Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
SUL REFERENDUM IL NO AL 40%, IL SI’ AL 37%
Dopo il caso di Goro, l’istituto diretto da Roberto Weber ha misurato anche l’attitudine all’accoglienza degli intervistati.
Diciamo che gli abitanti del piccolo Comune in provincia di Ferrara starebbero tutti in quel 22 per cento che risponde che alzerebbe le barricate se al proprio paese venissero assegnati dei migranti.
Al contrario tre quarti del campione, il 74%, accoglierebbe i migranti.
Su muri e barriere gli intervistati sono altrettanto netti.
Il 15 per cento risponde di essere favorevole a barriere a terra e in mare per bloccare l’afflusso di migranti. A questi si aggiunge un 4 per cento che risponde sì, ma ammette che è tecnicamente impossibile.
A fronte di questo 19 per cento, però, il 77 per cento contrario a alzare muri e barriere contro l’afflusso di immigrati.
Quanto al referendum, Ixe’ il No è al 40 per cento, lasciando il Sì al 37, mentre aumenta l’affluenza (dal 55 al 56) e calano gli indecisi, dal 25 al 23 per cento. All’interno degli elettori del Partito democratico le riforme sono sostenute dal 79 per cento (contro il 16 per il No), mentre si ribalta la proporzione all’interno degli elettorati di M5s, Lega Nord e Forza Italia (il 20 per cento degli elettori di questi tre partiti sono favorevoli alla riforma).
Quanto alla partecipazione al voto sembrano più motivati gli elettori di Pd e Lega Nord (77-78 per cento) e leggermente meno quelli di M5s e Forza Italia (rispettivamente 68 e 62 per cento).
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
FRUTTO DI UN GIGANTESCO ABUSO EDILIZIO, E’ “UNA RICOSTRUZIONE SOLO PER I CREDULONI CHE PAGANO 40 EURO”… AD ARCUGNANO ORA INDAGA LA PROCURA
Mentre il sole abbraccia i Colli Berici e colora le pietre intagliate disposte a semicerchi concentrici, il professor Franco Von Rosenfranz – «filantropo, imprenditore, arrangiatore, direttore di orchestra » e adesso pure grande esperto di archeologia – mostra tutto il suo orgoglio: «È passato di qui anche Giulio Cesare, di ritorno dall’Egitto con Cleopatra ».
La butta lì, neanche stesse parlando di due vecchi amici in gita domenicale.
E quando capisce di averla sparata grossa prova a frenare, a modo suo: «Abbiamo degli elementi per ipotizzarlo ma i nostri esperti stanno ancora cercando riscontri…». Questo signore in realtà si chiama Franco Malosso («Ma sono un Von Rosenfranz da parte di madre, se vuole le mostro la carta d’identità ») e vive ad Arcugnano.
Di sè dice poco, a parte che è «cittadino del mondo» e proprietario di una «società con sede in Inghilterra che si occupa di rilevazioni satellitari».
Per il resto occorre affidarsi alle biografie che si trovano su internet, dove si parla di lui come «il Maestro » capace con le sue sinfonie (è anche compositore), di farvi innamorare «non incontrando la persona perfetta, ma vedendo la perfezione in una persona imperfetta».
Ecco, questo è Franco Malosso-von Rosenfranz, secondo i suoi fan.
Invece, per il vicesindaco di Vicenza Jacopo Bulgarini D’Elci, è solo l’autore di «una delle più incredibili prese in giro dai tempi della Guerra dei mondi di Orson Welles».
Malosso sostiene di aver riportato alla luce, nel giardino di una grande casa sulle colline, nientemeno che l’«Anfiteatro Marittimo Berico»: un eccezionale sito archeologico che mescola reperti del periodo Neolitico con rovine greche (!) e romane.
Merito — dice — di uno smottamento di terreno che nel 2005 gli permise di scoprire quel tesoro perduto che comprende, oltre all’anfiteatro, i resti di templi pagani, il primitivo luogo dello sbarco degli Henetoi (i primi veneti), un’antichissima chiesetta e perfino «il reale luogo dove ha vissuto, almeno da adolescente, la Giulietta» che Shakespeare — chissà perchè, poi – preferì collocare a Verona, invece che ad Arcugnano.
«Sono ricostruzioni storiche solo per i creduloni», taglia corto Bulgarini D’Elci. E il sindaco del paese, Paolo Pellizzari, è ancora più categorico: «L’intero territorio comunale è mappato: i siti archeologici, veri o anche solo presunti, sono già censiti. E lì non c’è mai stato niente del genere».
Insomma, nel Paese della grande bellezza che non riesce a sfruttare come si deve le migliaia di opere d’arte ereditate dal passato, qualcuno avrebbe trovato il modo di crearne di nuove.
Basta parlare con i vicini di casa per capire che c’è qualcosa di poco chiaro.
«C’è stato un lungo viavai di camion carichi di terra e di betoniere», racconta una signora. Anni di lavori, quindi.
Per il sindaco, l’intero parco non è altro che il frutto di un gigantesco abuso edilizio, e infatti prima ha mandato i suoi vigili e poi ha spedito una segnalazione in procura. L’inchiesta è affidata al pubblico ministero Alessia La Placa che ipotizza irregolarità edilizie e ha disposto altre verifiche, affidate alla Forestale di Vicenza.
In realtà , l’inchiesta rischia di essere più complicata del previsto perchè se il curatore dei lavori è indubbiamente Malosso, la proprietà dell’area è invece della «Londomar Holdings», società di investimenti con sede nelle Isole Vergini, un paradiso fiscale irraggiungibile per le autorità italiane.
La rappresentante legale, infine, è Olga Zaytseva, russa di 50 anni che risulta risiedere a Milano, allo stesso indirizzo di un ristorante indiano e di una stireria.
E ora Malosso giura di aver perso il suo numero di telefono. Per lui è un dettaglio.
Ciò che conta, è vantare squadre di archeologi arrivate da tutto il mondo per ammirare il «suo» anfiteatro marittimo. E intanto pubblicizza l’area su internet e si fa pagare dai turisti 40 euro per il biglietto d’ingresso.
«Anche se non ci va mai nessuno», sibilano i vicini. In realtà , qualcuno lo visita con molto interesse.
Agli indipendentisti del Comitato di liberazione nazionale veneto, ad esempio, non è parso vero di imbattersi in quello che definiscono «un luogo carico di sacralità pagana paleo-veneta».
In fondo la loro è una battaglia che vive anche di simboli.
E tramontato il Dio Po caro alla vecchia Lega, credono di potersi finalmente riunire nel luogo esatto in cui ha avuto origine il Popolo Veneto.
Un’altra visita in programma è quella degli ispettori della Sovrintendenza per i Beni archeologici di Padova, che hanno avviato una verifica visto che, anche a loro, non risulta la scoperta di alcun anfiteatro.
Ma anche questo non sembra turbare l’imprenditore.
D’altronde, un von Rosenfranz non può certo curarsi delle piccole beghe della giustizia italiana. Preferisce invece godersi l’improvvisa notorietà . «Da quando ne parlano i giornali — assicura – fioccano le prenotazioni».
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
FISCHI ALLA MINORANZA PD, RENZI NE HA PER TUTTI… MA E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE ORMAI NESSUNO RIESCE A TRASCINARE IN PIAZZA GLI ITALIANI
La gente del Pd ha risposto all’appello ma l’obiettivo è stato ampiamente mancato.
La calca di gente si fermava all’obelisco nel mezzo di Piazza del Popolo: oltre, capannelli sparsi di persone tra i gazebo.
Dalla scalinata che porta al Pincio si vede una macchia, quasi a simboleggiare l’assenza di un pezzo di popolo. O meglio di un pezzo di partito.
Non è un caso che la folla si scaldi maggiormente quando il premier-segretario sul palco nella sua duplice veste attacca la minoranza. E l’arcinemico, il compagno Massimo D’Alema.
Matteo Renzi lo cita quasi all’inizio del suo intervento, ricordando la sua uscita sugli anziani che “non comprendono” il merito di questa riforma.
Gli anziani, che in piazza sono tanti (ma si vedono pure moltissimi giovani), mugugnano quando sentono il nome del Lider Maximo. Dal fondo della piazza si sentono i buuu.
L’anti-rockstar, come si è definito nella sua intervista a Rolling Stone, fa il suo ingresso sul palco sulle note di un pezzo che non a caso non ha nulla di rock: “O Sole mio”.
Sono le cinque circa, la luce del sole è quella giusta, arriva perpendicolare e “bacia” il volto del premier. Neanche questo è un caso.
La piazza, si diceva. Renzi puntava al gran pienone, l’organizzazione di un partito strutturato qual è il Pd ha provato ad accontentarlo: decine di pullman, sette treni, 4 aerei, annuncia il presentatore all’inizio del Concertone Pd: ” Siamo centinaia di migliaia”.
La foga è di gran lunga superiore alla folla, in piazza sono di meno, ma il colpo d’occhio è comunque assicurato. Anche gli organizzatori poi ammetteranno un numero inferiore: “50 mila”.
Sul palco gruppi musicali popolari come l’Orchestra di Piazza Vittorio o la Nuova Compagnia di Canto Popolare si alternano agli interventi di persone comuni.
Come Silvia, ragazza madre diventata insegnante e assunta grazie alla Buona Scuola: “Non è vero che ci hanno deportati, quella fatta dal governo è l’unica riforma che ha fatto qualcosa per noi”. Tesse le lodi di Renzi, la piazza applaude.
Sul palco sale Francesco Bocciardo, oro nei 400 stile libero alle paralimpiadi di Rio. Sta preparando la tesi di laurea sulla riforma costituzionale: “Voterò si perchè la riforma serve, è la risposta giusta per andare oltre il bicameralismo perfetto, a causa del quale non si fanno le riforme e l’Europa poi ci sanziona. Questa è una grandissima riforma”.
In piazza dirigenti del partito si confondono tra le persone: si vedono Orfini, Luca Lotti, Gianni Pittella, Alessia Morani. E poi Gennaro Migliore e Andrea Romano, due che qualche anno fa erano su due fronti opposti e oggi si ritrovano nella stessa piazza.
Quando arriva Renzi sul palco la piazza si anima. Un signore al telefono non si contiene: “Piazza del Popolo è gremita, che orgoglio essere del Pd”.
Il premier attacca la sinistra partendo dal caso americano: “Quando Bernie Sanders perde le primarie non va in giro a dire di votare per Trump”.
La platea risponde, partono i cori di disapprovazione tutti rivolti alla minoranza del Pd. Il segretario premier che non vuole (più) personalizzare il referendum viene acclamato per nome: “Matteo, Matteo, Matteo”.
Poi Renzi attacca il partito “che va da Brunetta a Travaglio, da Salvini a De Mita, il partito di chi vuole bloccare l’Italia, il partito del No”.
E via di “buuu” dal pubblico, le bandiere sventolano in aria. “Hanno fallito, se ne devono andare”, urla un ragazzo.
Renzi chiude il suo intervento, la piazza si svuota.
La festa è finita, si pensa già alla prossima, la Leopolda. La vera Piazza del Popolo di Renzi è lì, nella vecchia stazione di Firenze.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
SONDAGGIO SCENARI POLITICI: IL NO AVANTI DI 5 PUNTI
Se al referendum costituzionale del 4 dicembre vincesse il No, il presidente del Consiglio Matteo Renzi dovrebbe dimettersi.
È quanto emerge dal sondaggio fatto da ScenariPolitici per HuffPost. Secondo il 66% degli intervistati infatti il premier dovrebbe lasciare il suo incarico.
Solo il 24% vorrebbe che Renzi rimanesse a Palazzo Chigi nonostante la sconfitta al referendum.
Per Renzi le cose non vanno meglio nemmeno sulle preferenze.
Il fronte del No è sempre in testa, con una differenza di circa 5 punti col fronte del Sì. L’affluenza a oggi sarebbe bassa, con solo il 53% degli elettori convinti di recarsi alle urne.
Secondo le persone sentite da Scenari Politici poi il premier ha fatto un grave errore a personalizzare, in principio, la consultazione del 4 dicembre.
Per il 68% infatti la personalizzazione favorirà le ragioni del No.
La maggioranza degli intervistati confessa di andare a votare per il contenuto della riforma.
Solo il 37% dice che lo farà per dare un segnale al Governo.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
LA LEADER DEI PIRATI IN ISLANDA: “CON NOI AL GOVERNO TORNERA’ LA FIDUCIA NELLE ISTITUZIONI”
«Dobbiamo ricostruire una democrazia onesta e trasparente con una nuova Costituzione o il potere cadrà in mano ai Trump e alle Le Pen». Sorridente nel suo studio, la leader dei Pirati Birgitta Jà³nsdà³ttir narra la sua battaglia
Tra poche ore potrebbe dover governare, come si sente?
«Non me lo aspettavo. Ce la mettiamo tutta, siamo pragmatici, sappiamo che responsabilità decisive possono esserci affidate. Abbiamo consiglieri stranieri, tra cui la magistrata anticorruzione Eva Joly. Lei ha creato la nostra struttura, ci insegna a scovare i grandi evasori, i “criminali dai colletti bianchi”. Guidare la nazione deve indurre a molta umiltà . Farò del mio meglio per non deludere la fiducia, mantenere le promesse di un governo pulito, trasparente, giusto, anticorruzione. Di un cambiamento di sistema».
Cosa volete cambiare?
«Non solo le leggi, ma l’intera infrastruttura del sistema. Introdurre una nuova cultura: leggi e norme attuate, non solo votate. L’alternativa sono malcontento e sfiducia. Primo: dobbiamo restaurare la fiducia nelle istituzioni smantellando il loro ruolo di trampolini di potere. A partire da gente come l’attuale ministro delle Finanze, un evasore eccellente con soldi a Panama, che non si è dimesso. Poi dovremo creare un sistema d’informazione totale per il pubblico: forti media investigativi indipendenti con pieni poteri d’indagine. Senza i media i Panama Papers non sarebbero mai stati scoperti. Un potere che vuole evadere le tasse alle spalle d’un Paese con infrastrutture e servizi sociali a pezzi cerca sempre di nascondere e coi miliardi all’estero si rende complice di contrabbando, schiavitù, traffico d’armi e prostituzione, tutto. Alle spalle di ceto medio e ceti popolari, i cittadini normali, impoveriti dai loro anni al potere».
Sogna una svolta come quella dell’89 nell’Est?
«In un certo senso sì. È difficile: vogliamo salvare la democrazia rinnovandola, mentre è in crisi ovunque e ovunque i populisti la assediano. Seducendo gli sconfitti dalla globalizzazione, poveri e ceti medi, per cui i partiti democratici tradizionali non trovano più risposte convincenti. Noi progressisti e liberali nel mondo abbiamo bisogno urgente di una nuova visione comune da progettare insieme per i cittadini delusi altrimenti perderemo e i Trump e le Le Pen, gli estremisti, vinceranno e la democrazia diverrà apparenza e messinscena».
Quando i populisti seducono chiedendo più controlli e “no” a migranti o altre minoranze, come si può reagire?
«È difficile ma indispensabile spiegare che si tratta di un nuovo nazismo per non lasciare il mondo globale in mano a loro. Uno dopo l’altro colpiranno migranti, gente di colore, gay, ogni minoranza. Il mondo in mano a loro diverrebbe apartheid introdotta a rate e controllo totale di tutti. Ovunque in Europa il tempo stringe per i progressisti: bisogna convincere subito elettori, lavoratori, ceti medi che le ricette populiste sono errate e pericolose o perdere per sempre. Noi nuovi partiti siamo l’unica chance. Ridistribuendo ricchezza, senza suscitare troppe speranze. Chi sceglie i “populisti” è lasciato solo dai partiti tradizionali, teme di perdere tutto per colpa dei migranti, non di corrotti ed evasori. E la forbice ricchi-poveri si aggrava, esasperando paure e odii».
(da “la Repubblica”)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
LA IGNOBILE AFFERMAZIONE DEL VICE-MINISTRO D’ISRAELE… POI TEL AVIV SI SCUSA
Il terremoto? Una punizione divina all’Italia per essersi astenuta alla votazione dell’Unesco sulla Città Vecchia di Gerusalemme che, a giudizio di Israele e delle comunità ebraiche del mondo, ha negato i legami millenari di Israele con l’ebraismo
E’ bufera sulle parole del vice ministro della Cooperazione regionale di Israele Ayooub Kara (del Likud, il partito del premier Benyamin Netanyahu) in missione in questi giorni a Roma in Vaticano proprio sulla vicenda delle votazioni all’Unesco
Alla vigilia della visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella regione, tra Italia e Israele rischia così di riaccendersi una polemica che sembrava ormai chiusa.
“Fossero confermate le parole che riferisce il sito israeliano Ynet su quanto detto dal vice ministro israeliano – afferma dalla maggioranza Emanuele Fiano del Pd – Netanyahu dovrebbe chiedere le sue dimissioni immediate per indegnità e chiedere scusa agli italiani tutti. Se vere, sono parole vergognose e inaccettabili”.
“Il vice ministro Kara dimostra quali danni possa fare al suo paese un fanatico che parla come un fondamentalista di opposto segno religioso”, è invece la condanna di Fabrizio Cicchitto (Ncd), presidente della Commissione Esteri della Camera, che definisce “demenziali e inqualificabili” le dichiarazioni dell’esponente di governo israeliano.
In attesa di reazioni da Gerusalemme, in serata è arrivata la netta presa di distanze dell’ambasciata israeliana a Roma: “Le parole attribuite al vice ministro Kara non rappresentano assolutamente la posizione dello Stato di Israele. Ci sarà un controllo sulla vicenda. Israele ha massima considerazione delle sue importanti e amichevoli relazioni con l’Italia ed è vicino al governo e al popolo italiano per i tragici terremoti”, hanno riferito fonti della sede diplomatica all’ANSA.
L’astensione dell’Italia all’Unesco era stata attaccata con forza dall’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei) e criticata in seguito dallo stesso premier Matteo Renzi, che l’aveva definita “allucinante”, portando il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ad annunciare un cambio di indirizzo italiano nelle prossime votazioni. Prima delle parole di stasera, pace era stata fatta anche con Netanyahu, che anzi aveva lodato la reazione italiana e di Renzi in particolare.
Kara ha raccontato di aver avvertito proprio mentre si trovava in Vaticano la scossa che ha messo in ginocchio per la seconda volta l’Italia centrale.
“Passare attraverso un terremoto non è stata la più piacevole delle esperienze, ma – ha detto Kara secondo quanto riferito dal sito Ynet – abbiamo avuto fiducia che la Santa Sede ci avrebbe tenuto al riparo. Sono certo che il terremoto – ha affermato – sia avvenuto a causa della decisione Unesco, che il Papa ha fortemente disapprovato”.
Per Kara, Francesco “ha anche detto che la Terrasanta è legata alla Nazione di Israele”.
Druso israeliano, politico di lungo corso, ritenuto un ‘falco’, Kara non è nuovo ad uscite controverse.
Quando Ariel Sharon decise di abbandonare Gaza e di far uscire gli israeliani dalla Striscia abbandonando gli insediamenti, Kara sostenne che non dovevano essere impiegati soldati di origine drusa perchè erano contrari al disimpegno.
Stessa opposizione la dimostrò contro il ritiro di Israele dal Libano. Nemico giurato dell’Iran e sostenitore di un attacco militare da parte di Israele contro Teheran, Kara ha detto più volte che Israele non può fare la pace con i palestinesi perchè “non c’è nessuno con cui fare la pace”.
“Condanniamo le parole del viceministro Ayoub Kara. Sono inappropriate e non dovevano essere pronunciate. Il viceministro si è scusato per questo e ci associamo a queste scuse”. Lo ha detto il portavoce del ministero degli affari esteri israeliano Emmanuel Nahshon, durante lo shabbat.
Il premier Benyamin Netanyahu affronterà l’argomento direttamente con Kara al più presto possibile.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
A PRAMAGGIORE, IN VENETO, ZARAMELLA INNEGGIA ALLE BARRICATE, CONVOCATO DALLA DIGOS PRIMA NON SI PRESENTA, POI AMMETTE DI AVER RACCONTATO UNA BALLA
All’attenzione della Digos è finito, a Pramaggiore, il segretario leghista Giampaolo Zaramella.
Sulla sua bacheca aveva commentato i fatti di Goro e le successive dichiarazioni del commissario per l’immigrazione Mario Morcone.
Il post era esplicito, con l’invito a prepararsi a respingere i migranti in arrivo nel Veneziano. Un invito a replicare le barricat egli agenti della Digos che lo hanno denunciato.
“Prepariamoci anche noi ad accoglierli, perchè ne stanno arrivando anche qui dai 300 ai 400” ha scritto Zaramella. Una chiamata ad organizzarsi e dalla Questura di Venezia è partita una telefonata di convocazione. Lui non si è presentato.
E’ seguita una convocazione scritta e così il segretario leghista si è presentato nella caserma di Santa Chiara a Venezia, per evitare l’accompagnamento coatto.
Ha dovuto spiegare perchè avesse annunciato l’arrivo di qualche centinaio di extracomunitari nel Veneto Orientale.
Visto che l’arrivo non è previsto, è stato denunciato per procurato allarme, ovvero per aver indotto la popolazione a credere che ci fosse una situazione di emergenza.
In soccorso di Zaramella è sceso il vice presidente leghista della Regione Veneto, Gianluca Forcolin, che alla Nuova Venezia ha dichiarato: “Non ha detto prendiamo dei bazooka per accoglierli”.
In fondo il cognome Forcolin giustifica ogni pensiero.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
A CACCIA DI GIOVANI ELEGANTI E DI BELLA PRESENZA DA SPEDIRE IN TELEVISIONE E IN PARLAMENTO… A FARE GLI ONORI DI CASA LA DE GIROLAMO E LA BERNINI
Volti giovani cercansi, bella presenza, eleganza, dimestichezza col mezzo televisivo, presenza sui social.
Silvio Berlusconi ci riprova. Un evergreen: la selezione della nuova classe dirigente forzista da spedire intanto in TV e tra uno-due anni in Parlamento, al posto dei Brunetta, Gasparri, Matteoli e tutti quei volti sui quali il Cavaliere non punta più.
Il nuovo casting per una trentina di under 40 è stato “venduto” come l’apertura della Libera università della politica a Villa Gernetto.
Davanti alla platea ristretta, frutto di una preselezione di mesi, con Berlusconi, il fido Sestino Giacomini e il “selezionatore” Andrea Ruggeri, le due teacher d’eccezione: Nunzia De Girolamo e Annamaria Bernini.
Assente perchè all’estero Mara Carfagna.
“Vi parleranno loro perchè sono le più brave in TV e non solo, sono le più preparate, ci sanno fare e non a caso le ho fatte ministro”, ha esordito il padrone di casa.
E proprio di come ci si muova davanti alle telecamere hanno parlato le due parlamentari, oltre che dell”imminente referendum.
Anche se il vero protagonista della full immersion, cominciata nella villa vicino Monza alle 11 e protratta fino a sera, è stato lui, Silvio. “Ha parlato quasi sempre lui – raccontano i presenti – Di cosa? Dei suoi governi, di quanto sia importante la comunicazione in politica, del perchè voterà e occorra far votare No al referendum, di Europa, politica estera e infine del suo incontro col presidente Mattarella”.
Ripetendo anche in quella sede il giudizio positivo sul capo dello Stato, dopo il primo incontro.
Valentino Valentino, altro fedelissimo di questa nuova era post cerchio magico, si aggira in platea, sovrintende e controlla.
C’è anche Alessandro Cattaneo, capo della formazione. Seduti, in realtà non proprio giovani sprovveduti provenienti da qualche talent.
Under 40 sì, ma quasi tutti consiglieri regionali (della Puglia, della Lombardia, Veneto, Campania ), comunali, assessori, sindaci promettenti di piccoli centri, qualche laureato impegnato in master negli States.
Nuovo appuntamento con gli stessi giovani (e nuovi innesti) a breve. La pattuglia – dicono da Arcore – andrà ulteriormente selezionata, preparata, prima di essere spedita in TV e domani chissà .
È bastato che la notizia rimbalzasse in serata a Roma per far tremare e mobilitare molti parlamentari in carica da più legislature.
“È la conferma di quel che si sapeva, si sta preparando a darci il ben servito, ma non ci liquiderà così facilmente”, avverte dietro anonimato un ex uomo di governo berlusconiano.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 29th, 2016 Riccardo Fucile
GRAZIE AL PROGETTO “COLOUR IN FAITH” NOVE LUOGHI DI CULTO SONO STATI DIPINTI, AGGREGANDO LE COMUNITA’ DI ENTRAMBE LE RELIGIONI”… SIMBOLI DI UNITA’ E PLURALISMO
Chiese e moschee colorate di giallo per accendere il dialogo interreligioso nel Kenya a maggioranza cristiano, ma dove l’infiltrazione jihadista ad opera dei guerriglieri somali di Al-Shabaab sta rendendo sempre più insicuro professare la propria fede.
Si chiama «Colour in Faith» il progetto coordinato dall’artista colombiano Yazmani Arboleda e da Nabila Alibhai fondatori del gruppo civico inCOMMONS con sede a Nairobi, capitale del Kenya.
In totale nove luoghi di culto (cinque chiese e quattro moschee) sono stati dipinti in tutto il Paese aggregando le comunità di entrambe le religioni. Musulmani che hanno verniciato le pareti delle chiese e cristiani che lo hanno fatto con le tradizionali moschee bianco-verdi dello Stato africano.
«Il nostro obbiettivo è trasformare questi luoghi sacri in simbolo di unità e pluralismo — ha detto Arboleda a Quartz — abbiamo cercato di approfondire queste due religioni e trovare dei punti in comune per creare uno spazio di riflessione». «Il Kenya ha una storia alle spalle di pluralismo e convivenza religiosa, ma negli ultimi dieci anni le cose sono peggiorate e ci troviamo di fronte ad uno snodo cruciale» – afferma Nabila Alhibai, una delle ideatrici del progetto -. Non è stato facile cambiare le tradizioni degli imam locali, in un primo momento contrari all’idea di vedere ridipinte di giallo le loro moschee».
Il prossimo anno il Kenya andrà alle urne e sarà uno dei momenti più attesi in Africa soprattutto dopo i violenti scontri che hanno caratterizzato le presidenziali nell’ultima tornata elettorale. In aggiunta l’estremismo islamico minaccia di lasciare il segno. Progetti come inCOMMONS che abbracciano le comunità in tutto il Paese sono cruciali per cercare di garantire pace e dialogo nel Corno d’Africa.
Lorenzo Simoncelli
(da “La Stampa”)
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