Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
ESSERE POVERI SAREBBE “INDECOROSO” PER LA VISTA
I poveri in coda per avere un pasto alla mensa pubblica non piacciono al presidente leghista del Municipio 2.
Samuele Piscina, che già si era contraddistinto per aver fatto rimuovere le bandiere arcobaleno dalle finestre del consiglio di zona, adesso se la prende con l’organizazione laica “Pane Quotidiano”, che distribuisce pacchi alimentari a migliaia di senza tetto e famiglie bisognose.
Le code si allungano fuori dalla sede in viale Toscana e in viale Monza.
Code di italiani e stranieri che due volte al giorno attendono umilmente di avere in regalo pane, latte e altri generi di prima necessità .
E proprio su quest’ultima si concentra Piscina: “Abbiamo inviato una lettera agli assessori Majorino, Maran, Tasca e Rozza per denunciare la situazione di estremo degrado venutasi a creare nell’area circostante all’edificio che ospita l’Associazione Pane Quotidiano, sito in viale Monza 335”, scrive assieme a Luca Lepore, a assessore alla Cura del territorio e Demanio e Sicurezza dello stesso Municipio.
La soluzione? “Chiediamo agli assessori di individuare una struttura più idonea allo scopo , dislocata in area non prossima ad abitazioni e a luoghi frequentati quotidianamente da adulti e bambini.”
Se ne deduce che per i leghisti i poveri non sono belli a vedersi, meglio che i pacchi di pasta se li vadano a prendere in aperta campagna, magari in posti non serviti da mezzi pubblici, così fanno anche un po’ di moto che gioverebbe alla loro salute.
Altrimenti che potrebbero pensare i bambini? Che al mondo non esistano solo dei coglionazzi, ma anche delle persone normali?
(da agenzie)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
CON UN OCCHIO AL REFERENDUM, TANTE MICRO-MISURE CHE PREMIANO MONDI LONTANI: PENSIONATI, IMPRESE, SINDACATI E POPOLO DI DESTRA
Nessuna scossa, nessuno shock, nessuna ideona: la manovra 2017 è fatta da tante piccole misure con uno smaccato occhio al consenso elettorale. Non a caso va a premiare mondi molto lontani fra loro: pensionati, grandi industrie, sindacati, piccole imprese, enti locali, presunti evasori e dipendenti pubblici. Del resto il referendum è vicino
La terza legge di bilancio dell’era Renzi-Padoan segna una specie di ritorno al passato recente ovvero ai governi Monti e Letta, quando i presidenti del consiglio andavano ripetendo che per far ripartire il paese era meglio concentrarsi su tanti piccoli interventi che mettere tutte le (pochissime) risorse su un solo tavolo.
Ovvero quando si sprecavano le metafore sul lavoro di cacciavite (Enrico Letta), sulle tante piccole idee che messe in fila fanno una ideona (Corrado Passera), sul grande piano di piccole opere (Pier Luigi Bersani).
Sono passati poco meno di tre anni e l’attuale presidente del Consiglio sembra tornare sulle orme dei suoi predecessori, peraltro per sua stessa ammissione: dieci giorni fa durante una iniziativa elettorale ha anticipato i contenuti della manovra ammettendo che non ci sarebbe stato “nessuno shock fiscale ma tanti passettini”.
Effettivamente i passettini sono tanti e ognuno di questi guarda va nel verso di una precisa categoria sociale, e ovviamente un bacino elettorale.
Si può partire dalla numerosa categoria dei pensionati, a cui l’anno prossimo andranno quasi 2 miliardi di euro in più fra estensione della quattordicesima e anticipo pensionistico.
Poi ci sono i dipendenti pubblici, ai quali fra rinnovo del contratto e nuove assunzioni per medici e forze dell’ordine andranno altri 2 miliardi.
A essere contenti sono sicuramente i sindacati, che con questa manovra sono tornati a essere interlocutori del governo, incassando più soldi per i pensionati (categoria più numerosa per Cgil, Cisl e Uil) e qualcosina per gli statali.
E’ andata sicuramente bene anche agli imprenditori, sia quelli piccoli (un miliardo al fondo di garanzia per le pmi) che a quelli grandi (Industria 4.0 e sforbiciata all’Ires). Qualche miliardo arriva poi anche ai bistrattati enti locali.
Senza dimenticare la misura più popolare, soprattutto in quegli ambienti che di solito sono insofferenti a tasse e balzelli: la chiusura di Equitalia, la mini-sanatoria sulle cartelle e il rinnovo della voluntary disclosure (quest’ultima è una misura che agevola il rientro dei capitali nascosti all’estero).
Ebbene, se traduciamo i miliardi dati a queste categorie in voti sonanti, ci si accorge di tutta l’abilità politica del presidente del consiglio.
Renzi infatti è stato capace di fare un’operazione di redistribuzione delle poche risorse a disposizione – non più di una decina di miliardi al netto del disinnesco delle clausole di salvaguardia – in modo da non scontentare nessuno, o quanto meno scontentare il meno possibile.
Ma è appunto in questa sapiente distribuzione di pani e di pesci che si nasconde la vera inefficacia della legge di bilancio.
Come visto in passato, solo una grande frustata può far schiodare l’economia italiana dalla sfilza di zero virgola.
Insomma, con il cacciavite si può forse vincere un referendum, di certo non si può dare un futuro all’Italia.
Gianni Del Vecchio
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
RESTANO FORTI DUBBI SULLE COPERTURE REALI… 15 MILIARDI DALLA FLESSIBILITA’ UE E ALTRI 10 DA PREVISIONI MOLTO OTTIMISTICHE
Stop al pagamento degli interessi e delle more sulle cartelle di Equitalia, che chiuderà per confluire nell’Agenzia dell’Entrate entro sei mesi, nessun taglio al Fondo sanitario nazionale, il bonus ‘mamma domani’ al settimo mese di gravidanza, 500 euro una tantum a migrante per i Comuni che ospitano gli extracomunitari.
Sono queste alcune delle novità , rispetto alle anticipazioni degli scorsi giorni, che trovano spazio nella legge di bilancio e nel decreto fiscale approvati dal Consiglio dei ministri.
Una manovra che ha un valore di 26,5 miliardi di euro.
Spese e coperture nello scheletro della legge di bilancio: ecco come ha preso forma
MISURE
15,1 miliardi per bloccare l’aumento dell’Iva
Sono disinnescate le clausole di salvaguardia: in questo modo si annulla l’aumento dell’Iva, previsto per il prossimo anno, dal 10 al 13% e dal 22 al 24 per cento.
2,5 miliardi per il pacchetto competitività
A tanto ammontano le risorse destinate al rilancio degli investimenti delle imprese e al varo del piano nazionale Industria 4.0. L’intero pacchetto ammonta oltre 20 miliardi di risorse in otto anni e include la conferma del taglio dell’Ires dal 27,5 al 24 per cento. Nasce l’Iri, l’imposta sul reddito d’impresa: sarà destinata alle piccole imprese che oggi sono soggette all’Irpef
1,9 miliardi per l’Ape e la 14esima alle pensioni più basse
Il pacchetto pensioni prevede l’introduzione dell’Ape, cioè l’anticipo pensionistico, che potrà essere chiesto dall’anno prossimo a partire dai 63 anni di età , quindi fino a 3 anni e sette mesi prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia (per gli uomini, le donne la raggiungono ancora l’anno prossimo a 65 anni e 7 mesi). Le risorse serviranno anche ad aumentare l’importo delle quattordicesime delle pensioni più basse.
600 milioni per le famiglie, riforma Irpef nel 2018
Tra le misure finanziate c’è la conferma e la stabilizzazione del bonus bebè e del bonus baby sitter. Viene introdotto il bonus “mamma domani” al settimo mese di gravidanza e il voucher di mille euro per sostenere il costo dell’asilo nido.
1 miliardo a università e scuole
Le risorse saranno destinate a università , incentivi per le scuole materne paritarie, sostegno alle scuole non statali che hanno alte percentuali di studenti disabili. Tra le altre misure per la scuola, inserite in manovra, c’è la stabilizzazione dell’incremento del Fondo per il diritto allo studio, la no tax area per i redditi bassi e borse specifiche per gli studenti più meritevoli.
500 milioni contro la povertà , risorse per il Fondo non autosufficienza
La manovra prevede lo stanziamento di 500 milioni per finanziare la lotta alla povertà e 50 milioni di euro da destinare al Fondo nazionale per la non autosufficienza, che fornisce sostegno a persone con gravissima disabilità e agli anziani non autosufficienti
1,9 miliardi per il rinnovo dei contratti degli statali e assunzioni polizia
Le risorse serviranno a rinnovare i contratti del pubblico impiego e per riorganizzare il comparto delle Forze armate e della polizia, prevedendo nuove assunzioni.
Terremoto e bonus ristrutturazioni
Nelle spese previste per il prossimo anno sono incluse anche una parte dei 4,5 miliardi stanziati per la ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto lo scorso 24 agosto e una parte dei 3 miliardi, sotto forma di incentivi, destinati al bonus per le ristrutturazioni, che interesserà anche condomini e alberghi.
100 milioni per i Comuni che accolgono i migranti
Ai sindaci che accolgono sul proprio territorio i migranti al 15 ottobre sarà riconosciuto un contributo specifico di 500 euro una tantum a migrante. Il totale delle risorse è pari a 100 milioni di euro.
Fondo sanità a 113 miliardi, 1 mld per vaccini, farmaci e precari
Due miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale, che dagli attuali 111 miliardi passerà a 113 miliardi nel 2017. Un miliardo andrà al piano vaccini, a un fondo per i farmaci oncologici innovativi e alla stabilizzazione dei precari, medici e infermieri.
COPERTURE
4 miliardi da stop more e sanzioni su cartelle Equitalia
La vera novità sul fronte delle coperture riguarda la stima, pari a 4 miliardi, che il Governo stima di incassare dalla rottamazione degli interessi e delle more sulle cartelle esattoriali ancora pendenti. Le multe si pagheranno ancora, ma non appunto le sanzioni e le more. Come previsto nel decreto fiscale, collegato alla manovra, Equitalia sarà assorbita, entro sei mesi, dall’Agenzia delle Entrate.
3,3 miliardi dalla spending review
La spending review sale da 2,6 miliardi, indicati dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso di un’audizione sul Def in Parlamento, a 3,3 miliardi. Si tratta di tagli su beni e servizi. Sono previsti 1,2 miliardi di risparmi nella sanità grazie ad acquisti Consip.
2 miliardi dalla voluntary disclosure
La riedizione del rientro dei capitali dall’estero porterà , secondo le previsioni del Governo, a un incasso pari a 2 miliardi di euro. Dalla riorganizzazione dei fondi 2016 arriveranno invece 1,6 miliardi.
Oltre 15 miliardi al centro della trattativa sulla flessibilità con Bruxelles
6,5 miliardi di flessibilità sono stati già concessi dalla Commissione europea. Per un ulteriore margine bisognerà aspettare la risposta di Bruxelles che esaminerà il Documento programmatico di bilancio dove il rapporto deficit-Pil per il 2017 è stato fissato al 2,3%, in rialzo rispetto al 2% riportato nell’ultima nota di aggiornamento del Def.
(da “Huffingtonpost“)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
CONCLAVE BUNKER M5S AD ANGUILLARA IN UN AGRITURISMO SEGRETATO: BOCCHE CUCITE E CELLULARI VIETATI
Ritiro bunker per i 5Stelle capitolini. Un modo per fare squadra e conoscersi meglio.
La convocazione ufficiale è arrivata venerdì pomeriggio, anche se il week end fuori porta era già nell’aria da luglio.
Ai consiglieri e agli assessori è stato chiesto di mantenere la massima riservatezza e per evitare fughe di notizie nella prima mail neanche era stata indicata la destinazione.
“Dove andiamo? Boh”, dicevano tra i loro i convocati. “Andiamo a fare spogliatoio”, ribatteva un altro a Palazzo Senatorio.
Solo a tarda sera, sempre via mail, sono state comunicate le indicazioni stradali. Si apprende che la riunione top secret sarà in zona Anguillara, non lontano dal lago di Bracciano, per intendersi, in un agriturismo.
Una due giorni, full immersion, per parlare di ciò che è stato fatto finora e dei progetti futuri.
La sindaca Virginia Raggi raggiungerà la sua squadra sola in serata perchè impegnata prima a Milano per i funerali di Dario Fo, a cui non è voluta mancare, e poi alla commemorazione per il 73esimo anniversario della deportazione degli ebrei romani dal ghetto.
La giornata clou sarà domenica quando il primo cittadino ascolterà i suoi e poi – viene spiegato – indicherà obiettivi e scadenze.
Verso mezzogiorno alcuni consiglieri rispondono al telefono mentre sono in strada: “Sarà un team building”, dice il capogruppo Paolo Ferrara, che aggiunge: “Ma non posso dire di più. Sarà un modo per parlare tra noi”.
Non ci sono quindi in programma corsi esterni tenuti da esperti, bensì uno scambio di idee tra consiglieri e assessori. Il tutto in vista dalla scadenza più importante, cioè la legge di bilancio con tanto di piano di rientro in vista dell’incontro che Virginia Raggi avrà con il premier Matteo Renzi proprio per parlare del debito di Roma.
Non è la prima volta che i grillini adottano questo metodo.
Già i parlamentari, non molto tempo fa, nel marzo scorso si erano riuniti con Beppe Grillo in un casale.
Adesso il sindaco Raggi, finita settimane fa sotto attacco per uno stile non propriamente grillino, recupera terreno anche così: “Facciamo squadra”, va dicendo per compattare i suoi dopo i malumori in seguito al caos che ha coinvolto l’assessore all’Ambiente Paola Muraro.
Quest’ultima presente al ritiro bunker. Ritiro bunker, che tra le raccomandazioni diffuse ai partecipanti ha quella di usare il cellulare il meno possibile.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
TENSIONE AL CONFINE DOPO IL REFERENDUM CHE PENALIZZA I LAVORATORI ITALIANI
Poche parole dal significato esplicito. “Vi piace venire in Italia a fare la spesa perchè costa meno? Ecco allora, visto che non ci volete a lavorare in Svizzera (visto l’ultimo referendum) siete pregati di fare la spesa a casa vostra. I supermercati li avete. Dalla prossima volta che vi vediamo a comprare in Italia vi squarciamo le gomme della macchina e non solo…”.
La sintassi è decisamente incerta ma non le minacce.
Un volantino anonimo è comparso sulle auto di targa ticinese nel parcheggio di un supermercato di Como: la struttura è molto vicina al confine ed è spesso frequentata da svizzeri che, visto il cambio favorevole, preferiscono fare la spesa in Italia
La tensione al confine è alimentata dal recente esito del referendum “Prima i nostri” voluto oltre frontiera.
Consultazione che ha stabilito come, a parità di condizioni, in caso di assunzione debba essere favorito un cittadino elvetico a scapito di uno straniero.
I frontalieri italiani ovviamente saranno i primi a essere colpiti quando il provvedimento sarà attuato.
(da “La Repubblica“)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO LA SINDACA DI ODERZO, ALTRO COLPO LETALE ALL’IPOCRISIA PADAGNA SUI DIRITTI CIVILI…. SALVINI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI
La Lega Nord è contraria alle unioni gay e ha dato ordine ai suoi sindaci di non celebrare i riti civili in municipio, pena scomuniche politiche.
Ma che cosa accade se ad essere unite, davanti a un’autorità comunale di fede padana sono due donne con la tessera del Carroccio in tasca?
Già , perchè il sindaco Silvia Susanna ha unito Beatrice Giuseppe e Lucia Ducceschi, che attualmente si trovano a Tenerife, ma che fanno sapere di avere la tessera leghista in tasca. Cosa inaspettata in un partito da sempre schierato contro unioni gay e adozioni da parte di coppie omosessuali.
Intervistate dalla Tribuna di Treviso, Beatrice e Lucia hanno dichiarato: “Siamo pronte a scendere in piazza e a protestare”. L’allusione è al rischio di provvedimenti disciplinari della Lega contro il sindaco.
E raccontano la loro storia: “Abbiamo fatto la domanda il 14 luglio scorso quando la legge mancava ancora dei decreti attuativi e del via libera del Consiglio di Stato. Non c’è stato alcun problema per la presentazione. A fine settembre il Comune ci ha chiamato per redigere l’atto preliminare”.
In quell’occasione hanno appreso che il sindaco stesso le avrebbe unite civilmente. “Sabato 1 ottobre il sindaco ha officiato la nostra unione civile con le frasi di rito, aggiungendo i suoi personali auguri”.
E proseguono: “Ci è piaciuta a tal punto la disponibilità e la professionalità di Silvia Susanna che abbiamo deciso di tesserarci con la Lega a Musile. Anche per questo ci dispiace molto per la polemica che si è scatenata. Dalla nostra esperienza possiamo solo dire che in Italia ci vorrebbero molti più sindaci come questi. Ci siamo sentite bene, siamo state accolte con il sorriso e senza pregiudizi. Insomma, siamo state trattate da cittadini di serie A”.
Eventuali punizioni? Se le fanno, siamo pronte, con i nostri amici, a scendere in piazza per protestare”.
A Oderzo il sindaco Maria Scardellato aveva officiato lunedì scorso l’unione di Pasquale e Andrea, che si sono uniti dopo undici anni di convivenza. Ma subito il segretario regionale Gianantonio Da Re aveva dichiarato che nella Lega esistono “principi chiari a precisi” che erano stati contravvenuti dalla Scardellato.
Il segretario di Treviso, Dimitri Coin, si era spinto ancora più in là : “La Scardellato si pone fuori dal partito. Ci saranno sicuramente delle ripercussioni perchè il partito viene prima delle persone”.
Ma il fronte sembra essersi incrinato. Anche perchè lo sponsor politico del sindaco Susanna è Gianluca Forcolin, vicepresidente della Regione Veneto. Che è sceso in campo a difenderla: “Susanna ha la mia fiducia. Io avrei esercitato l’obiezione di coscienza, ma non è obbligatorio”.
Rimane da capire se Salvini deciderà di accogliere la decisione dei sindaci o, al contrario, di epurare chi non ha seguito la linea del partito.
In ogni caso sarà un bagno di sangue elettorale, l’ipocrisia padagna non paga.
(da “Tribuna di Treviso”)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
CRESCE IL NUMERO DI CHI CHIEDE IL PASSAPORTO DI DUBLINO… SONO 37.000 I BRITANNICI CH HANNO RIVENDICATO IL DIRITTO ALLA DOPPIA CITTADINANZA … IL DOCUMENTO PERMETTE DI VIAGGIARE E LAVORARE NEI PAESI UE
«Basta, è ora di farlo». Niall Flynn ricorda il momento esatto in cui l’ha pensato e scritto: nel Somerset, al Glastonbury Festival, con più di duecentomila persone radunate per uno dei più grandi appuntamenti musicali di ogni estate inglese dal 1970 a oggi. ù
«Il 24 giugno mi sveglio ancora mezzo ubriaco e arriva la doccia fredda: ”Ce ne andiamo dall’Europa, la vittoria di Leave è certa”, dice mio padre via sms.
È allora che rispondo: “È ora di farlo. Papà , divento irlandese anch’io”».
Il padre, che è nato in Irlanda, lo invita a mantenere la calma. « Let the dust settle first », aspetta che le cose si sistemino
A quattro mesi di distanza, Niall ha compiuto 22 anni, si è laureato a Birmingham, pensa al futuro e la sbornia è passata.
Ma non la determinazione: se l’Inghilterra lascia l’Europa, allora lui va dall’Irlanda
Ci dev’essere anche Niall in quella sfilza di numeri che impressiona.
Da Brexit in poi, più di 37mila britannici hanno chiesto il passaporto irlandese, rivendicando il loro diritto alla doppia cittadinanza.
A settembre, dalla Gran Bretagna sono arrivate 7.500 domande per il passaporto di Dublino; più del doppio dello stesso mese nel 2015, quando erano 3.400.
Non è un caso, ma una curva che cresce dal 23 giugno di Brexit sotto gli occhi di ambasciate, uffici, ministeri: a luglio +70% di richieste rispetto al 2015, ad agosto +104%. Settembre è boom: +120%. Stesso trend dall’Irlanda del Nord: qui le domande per il passaporto “del Sud” crescono di due terzi
È l’altro “ Remain”: la corsa a una doppia cittadinanza, il modo che tanti britannici con radici irlandesi hanno trovato per mantenere un piede nella scarpa d’Europa.
«Questo è solo l’inizio: lei pensi che con le varie migrazioni circa un terzo degli abitanti del Regno Unito può vantare una qualche discendenza irlandese», commenta dall’isola dei trifogli David D’Arcy.
Lui ha fondato la costola irlandese della campagna per “restare”, Irish4Europe.
Prima del voto ha chiamato all’appello tutti i discendenti di Dublino in Gran Bretagna: «Passate parola, dite agli amici di restare con noi nell’Unione»
Ma non è bastato. «Il disastro è avvenuto, siamo stati vittime di politici cinici», dice il grande romanziere irlandese John Banville. «Capisco chi fa di tutto per mantenere i legami con l’Ue».
E allora eccoli, inglesi, scozzesi, gallesi, nord irlandesi, che affollano le comunità irlandesi delle loro città . «Vengono anche da noi a Camden. Tra una birra e un concerto si informano su come fare. Molti sono irlandesi di seconda generazione», spiegano dal London Irish Centre.
L’ambasciata irlandese, anche in Italia, assiste al fenomeno e snocciola regole: «Se sei nato in Irlanda entro il 2005, se genitori o nonni sono irlandesi, puoi avere diritto alla cittadinanza e al passaporto».
Una sfilza di discendenti d’Irlanda ha deciso di non aspettare che i politici sbrighino i negoziati di addio, lunghi almeno due anni. Meglio mettere subito in tasca la garanzia di poter viaggiare o lavorare in Europa.
«Pensano davvero che noi, cresciuti con l’Erasmus in tasca, accettiamo di rimanere isolati?», si infervora Niall. «Io già prima mi sentivo un po’ irlandese, come papà . Anzi, come tanti della mia età , mi sento libero di essere del mondo, un “bastardo”. Ora, ad ascoltare questi politici che attaccano migranti e lavoratori stranieri, mi viene la nausea. Io mi tengo ben stretto alla Ue»
Strano scherzo della Storia, la piccola grande Irlanda diventa ora l’isola felice dei filo-Unione. Lei, che finì dentro quell’acronimo impietoso, “PIIGS”, “maialino d’Europa” con Portogallo, Italia, Grecia, Spagna, ultime ruote nel carro di crescita e sviluppo.
Poi è tornata a crescere, ora è l’approdo sicuro dei Remain.
Eppure anche l’Irlanda disse in passato i suoi “no” all’Ue. Nel 2001 un referendum sancì il “no” al trattato di Nizza.
Otto anni fa gli elettori dissero “no” allo stesso trattato di Lisbona che ora, con l’articolo 50, disciplina l’addio britannico.
«Siamo solo pragmatici, non euroscettici », spiega l’ambasciatore d’Irlanda in Italia Bobby Mc-Donagh. «Anzi l’87% è euro-ottimista. Da noi non esistono partiti xenofobi anti Ue. Dopo una storia di conflitti, negli ultimi trent’anni un delicato percorso di pace aveva risanato le ferite».
McDonagh allude alla sorella Nord Irlanda, che ora con Brexit sembra più lontana; eppure Belfast avrebbe preferito il “Remain”, tuttora si discute di “confini morbidi” per attenuare le fratture di Brexit.
«Basta con le barriere! », dice Niall. «Un mio amico di origini francesi ha chiesto il passaporto di Parigi, come tanti coetanei: non vogliamo esser isolati. Nessun Paese può rimanere un’isola, neppure l’Inghilterra».
Francesca De Benedetti
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO TRILATERAL E LOBBISTI, “LUIGI IL DEMOCRISTIANO” SI MUOVE CON PRUDENZA PER NON INIMICARSI LA BASE GRILLINA
Luigi Di Maio e le imprese sembrano avere un rapporto complicato negli ultimi mesi. Dopo il forfait last minute registrato a Cernobbio poco più di un mese fa, quando il vicepresidente della Camera aveva disertato soltanto pochi giorni prima dell’inizio l’appuntamento sul lago di Como, oggi Di Maio ha fatto il bis.
Come scrive il Corriere della Sera, l’esponente M5s era atteso al convegno di Capri dei giovani imprenditori.
All’ultimo però avrebbe addotto generici “impegni”, che gli avrebbero impedito di essere presente all’incontro a cui sono attesi anche Maria Elena Boschi e Mara Carfagna.
A nulla, spiega il quotidiano di Via Solferino, sarebbero valsi i tentativi degli organizzatori di slittare a una data successiva o a partecipare soltanto in video.
“Ci interessava il confronto, è un’occasione persa”, ha detto Gay al Corriere.
Il vicepresidente della Camera, dopo il doppio forfait Cernobbio-Capri, sembra quindi lanciare il segnale di volersi smarcare dai cosiddetti “poteri forti”, dopo che invece in passato era sembrato proprio Di Maio il volto più dialogante del Movimento con l’establishment.
Alcuni mesi fai l’incontro con 28 ambasciatori Ue, quindi l’incontro all’Ispi insieme a uno dei vertici della Trilateral Commission, iinfine l’incontro a porte chiuse con un gruppo di lobbisti che aveva creato più di qualche malumore e che lo aveva costretto a giustificarsi a posteriori con un post su Facebook.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 15th, 2016 Riccardo Fucile
A LUGLIO LA DECISIONE, IL PARLAMENTO FU INFORMATO: ORA I MAGGIORDOMI DI PUTIN FANNO FINTA DI INDIGNARSI, PRIMA DORMIVANO
Il Parlamento è stato informato della missione italiana in Lettonia il 26 luglio scorso.
È stato il ministro della Difesa Roberta Pinotti – due settimane dopo il vertice di Varsavia convocato il 9 luglio proprio per riesaminare l’impegno della Nato nelle aree di crisi – a confermare l’invio di una compagnia composta da 140 soldati al confine con la Russia nel 2017.
Componenti di un contingente più ampio, da 4 a 6 mila militari, in cui l’apporto più consistente proverrà da Stati Uniti e Gran Bretagna che invieranno almeno mille uomini ciascuno.
Inizialmente sarà a guida canadese, secondo quanto concordato nella riunione tra capi di governo alla quale aveva partecipato il presidente Matteo Renzi concedendo il proprio assenso.
In quell’occasione fu proprio il premier a sottolineare «il bisogno della Nato di unità e coesione per affrontare le nuove sfide sul terreno della sicurezza, dalla lotta al terrorismo al cybercrime ».
I 140 soldati ad Adaz Cam
Il battaglione multinazionale avrà un comando a rotazione che, dopo il Canada, coinvolge Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Sarà di stanza ad Adazi Camp e avrà il compito di presidiare i confini, così come era stato chiesto dai Paesi del blocco dell’Est nel timore di avanzamenti della Russia.
I 140 soldati italiani dovrebbero provenire dall’Esercito. I dettagli si stanno mettendo a punto e non è escluso che si possano impiegare anche altri reparti.
Bisognerà attendere l’approvazione dei piani di intervento per stabilire quali siano le necessità indicate dalla Nato e scegliere di conseguenza i reparti da inviare.
In Lettonia insieme agli italiani ci saranno canadesi e portoghesi. In Estonia andranno i soldati britannici, mentre in Lituania si è deciso di schierare le forze tedesche
La missione di «polizia aerea
Fino a qualche mese fa sono stati impegnati per la sorveglianza delle frontiere nei Paesi baltici quattro velivoli dell’Aeronautica che hanno partecipato a una missione di «polizia aerea» durata circa un anno.
Su questa volontà di essere parte attiva nell’Alleanza, Pinotti è stata esplicita nel suo intervento di fine luglio di fronte alle commissioni Esteri e Difesa del Senato in seduta congiunta e ha dichiarato: «L’Italia non si è mai tirata indietro; ha sempre partecipato, attivamente e convintamente, alle scelte che riguardano l’Alleanza Atlantica, e ha sempre onorato gli impegni che da esse discendono. Naturalmente, il Parlamento sarà pienamente coinvolto quando si tratterà di definire la consistenza, la durata e gli oneri della nostra partecipazione».
Dunque quando i dettagli saranno decisi, ci sarà una nuova informativa che servirà a rendere edotto il Parlamento sugli aspetti tecnici, mentre sono già stati illustrati quelli politici ma nessun voto perchè – come viene sottolineato in ambienti della Difesa – «la scelta è già stata comunicata e rientra nella natura della partecipazione alla Nato»
La sicurezza nei Baltic
Nella relazione di tre mesi fa della stessa Pinotti viene sottolineata «l’attenzione della Nato verso gli sviluppi ad est, adottando misure definite “di rassicurazione” per gli alleati orientali».
E dopo aver evidenziato «le difficoltà nel dialogo con Mosca evidenti da alcuni anni, in particolare dopo il conflitto in Georgia, nel 2008, e più ancora con l’annessione della Crimea e il conflitto nel Donbas» insiste sulla «volontà dell’Italia e non solo, di mantenere ben aperto il dialogo con la Russia che rappresenta un partner fondamentale per la sicurezza in Europa e per la lotta al terrorismo. Non possiamo permetterci di alzare nuovi muri, nè proporre nuove contrapposizioni anti storiche e dannose per tutti».
Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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