Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
IL GOVERNATORE SOTTO PROCESSO PER I FAVORI ALLE SUE AMANTI CERCA OGNI MEZZO PER RINVIARE LE SEDUTE E LA SENTENZA CHE POTREBBE FARGLI PERDERE LA CARICA
Il mal di schiena di Domenico Aiello, suo difensore, non rallenterà il processo al governatore lombardo Roberto Maroni, imputato per presunte pressioni per far ottenere un viaggio a Tokyo e un contratto a due sue ex collaboratrici.
Il Tribunale di Milano ha, infatti, respinto l’istanza — la quarta — di rinvio del dibattimento per legittimo impedimento dovuto a motivi di salute avanzata dall’avvocato Aiello.
E, accogliendo la richiesta del pm Eugenio Fusco, ha aggiornato il dibattimento per il prossimo 18 maggio, giorno in cui dovrebbero essere sentiti gli ultimi testi citati dall’accusa: Roberto Arditti, ex direttore delle relazioni istituzionali di Expo e attuale consigliere per gli affari istituzionali di Palazzo Marino e Alberto Brugnoli, ex direttore di Eupolis. in questo modo sono stati dati anche i termini al legale nominato d’ufficio per assistere il presidente della Lombardia al posto di Aiello che, in accordo con il suo assistito, ha ritenuto di non farsi affiancare nemmeno da un collega di studio.
Maroni le ha provate tutte per rinviare le udienze, si è persino candidato l’anno scorso alle amminisrative per ottenere due mesi di rinvio per impegni elettorali.
In base alla legge Severino in caso di condanna Maroni perderebbe la carica, è evidente il tentativo di arrivare alla prossima primavera, alla scadenza naturale del mandato.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
249-286 SEGGI AL PARTITO DI MACRON, SOLO 15-25 A QUELLO DELLA LE PEN…210-220 AI REPUBBLICANI DI FILLON, 28-43 AI SOCIALISTI, 6-8 AL PARTITO DI MELENCHON
Alla vigilia del ballottaggio delle presidenziali francesi, Emmanuel Macron sale nei sondaggi: l’ultimo, realizzato da Elabe per BFM-TV e L’Express, lo dà vincente con il 62 per cento dei voti, contro il 38 dell’avversaria Marine Le Pen.
Tre punti in più rispetto ai dati diffusi prima del confronto tv di mercoledì scorso.
Il direttore degli studi politici dell’istituto Elabe, Yves-Marie Cann, attribuisce l’aumento a una quota di elettori di sinistra che avevano votato per Jean-Luc Melenchon al primo turno e che ora hanno scelto di appoggiare Macron: 54% di coloro che hanno votato per Melenchon esprimono un’intenzione di voto a favore di Macron, spiega Cann. “Sono 10 punti in più rispetto ad alcuni giorni fa”.
La vera sorpresa, tuttavia, sembra arrivare da un altro sondaggio che si è occupato delle legislative di inizio giugno e in base alle quali sarà formata la maggioranza che sosterrà poi il governo.
Nonostante En Marche! sia un movimento appena nato, dovrebbe riuscire ad ottenere la maggioranza in Parlamento ai danni dei partiti tradizionali.
E’ un sondaggio Opinionway, che assegna al partito di Macron fra 249 e 286 seggi, contro i 200-210 della destra. A petto del trionfo di En Marche!, ci sarebbe anche un autentico flop del Front National che otterrebbe soltanto 15-25 seggi. Il Partito socialista — che ha governato negli ultimi 5 anni — ne conquisterebbe tra 28 e 43, quella radicale di Jean-Luc Melenchon fra 6 e 8.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
STATO E COMUNE LATITANTI, PREFERISCONO IL DEGRADO PIUTTOSTO CHE ADEMPIERE AL PROPRIO DOVERE
Hanno creato scalpore e indignazione alcuni scatti fotografici che ritraggono due persone intente a consumare un rapporto sessuale in pieno giorno in centro a Roma.
Il “fattaccio” è avvenuto a Piazza Indipendenza a poca distanza dalla stazione Termini. Per molti si è trattata dell’ennesima dimostrazione del degrado della Capitale.
Ma come sempre in questi casi dietro quelle fotografie c’è una storia molto più complicata.
Le foto sono state scattate dalle finestre di un palazzo prospiciente la piazza dove ha sede la redazione del Sole 24 Ore.
La coppia era infatti sull’ingresso di Palazzo Curtatone l’ex sede Federconsorzi e Ispra. Nel 2013 il palazzo è stato occupato da più di quattrocento migranti provenienti da Somalia, Eritrea ed Etiopia. E dopo cinque anni l’occupazione continua ancora.
A complicare le cose c’è il fatto che gli “ospiti” di Palazzo Curtatone sono richiedenti asilo e quindi avrebbero diritto ad una sistemazione più consona e dignitosa.
A doverla garantire sono il Governo e il Comune di Roma che però da cinque anni hanno deciso di non farsi carico della situazione.
L’occupazione quindi è andata avanti e le autorità non hanno mai provveduto a sgomberare quello che in molti definiscono un “palazzo della vergogna”.
Meglio lasciare le cose come stanno, e poco importa che la proprietà (il fondo immobiliare Omega gestito da Idea Fimit) abbia più volte chiesto di poterne rientrare in possesso.
Nel 2015 l’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano aveva promesso che il governo si sarebbe occupato della questione definendola “prioritaria”.
Attualmente gli occupanti sono circa cinquecento e il palazzo è diventato un vero e proprio ghetto, una città nella città .
Nel frattempo la proprietà continua a pagare Imu, utenze e altre spese di amministrazione.
Il palazzo di nove piani prima dell’occupazione aveva un valore pari a 80 milioni di euro e fino ad ora Idea Fimit ci ha rimesso oltre 4 milioni di euro.
Nonostante i numerosi solleciti da parte dell’autorità giudiziaria il palazzo rimane una terra di nessuno.
Il “degrado” non è tanto il rapporto sessuale consumato all’aria aperta quanto il fatto che vengano lasciate prosperare forme di illegalità di questo tipo.
Tutti sanno dell’esistenza del problema e sono state fatte numerose interrogazioni parlamentari ai quali è stato risposto promettendo lo sgombero.
Sgombero che però non è ancora avvenuto. Questura di Roma e Ministero dell’Interno distano poche centinaia di metri così come il Ministero dell’Economia che sostanzialmente è dall’altra parte dell’isolato.
Dall’altra parte di Piazza Indipendenza c’è la sede del Consiglio Superiore della Magistratura, tutto intorno ci sono le ambasciate dei paesi stranieri (la più vicina è quella tedesca).
Siamo nel pieno centro di Roma, a due passi dai palazzi delle istituzioni ma nessuno fino ad ora ha voluto farsi carico della situazione.
Gli occupanti hanno le loro colpe ma la responsabilità maggiore è quella della politica che evidentemente preferisce questo genere di accoglienza ad una più ordinata e dignitosa.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL PADRE DI UNO STUDENTE IN CARCERE SENZA INCRIMINAZIONE: “VOGLIONO ESTORCERE ACCUSE CONTRO I LEADER DELL’OPPOSIZIONE”… E QUESTI DELINQUENTI, SECONDO DI MAIO, DOVREBBERO FARE DA MEDIATORI IN LIBIA
«Mio figlio, Fernando Caballero Galvez, è stato arrestato alle tre del pomeriggio del 6 aprile, e torturato con scariche elettriche. È ancora detenuto con l’accusa di terrorismo, senza essere stato incriminato in tribunale».
Chi fa questa denuncia è il padre di Galvez, Fernando Caballero Arias, che accusa il governo del presidente Maduro di «violare i diritti umani per restare al potere». Lo incontro a una messa per ricordare i caduti delle proteste in Venezuela, organizzata a Las Mercedes dal Foro Penal Venezolano, una ong di avvocati che difendono gratuitamente i detenuti politici.
Il foro accusa il regime chavista di torture, e Arias è disposto a metterci la faccia: «Mio figlio – racconta – ha 29 anni, e frequenta il quinto anno di Economia alla Universidad Central de Venezuela. Il 6 aprile stava partecipando a una marcia, che passava davanti al Centro Comercial El Recreo, quando ha visto una ragazza caduta a terra per i lacrimogeni. Si è fermato ad aiutarla, ed è stato arrestato dalla Guardia Nacional Bolivariana e della polizia».
Erano le tre del pomeriggio, e da quel momento è cominciato il calvario di Fernando: «Come prima cosa gli hanno rubato tutto, soldi e cellulare. Verso le sette della sera lo hanno portato nella sede del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional, Sebin, la polizia politica del regime. Lo hanno pestato con i bastoni, frustato con corde bagnate, e poi torturato con le scariche elettriche. Quindi lo hanno incappucciato e rinchiuso in una cella buia di isolamento. Volevano che confessasse di aver commesso reati, e soprattutto di essere stato spinto a farlo dai leader dell’opposizione. Le torture sono continuate fino alle 4 del mattino, quando lo hanno incappucciato di nuovo per portarlo nelle prigioni del Centro de Investigaciones Cientificas Penales y Criminalisticas, dove è ancora detenuto con l’accusa di terrorismo. Il suo caso è stato assegnato al Tribunal 23 de Control de Caracas, ma il giudice incaricato si è ricusato, e quindi è nel limbo. Detenuto, ma senza incriminazione: potrebbe restare così all’infinito. È una situazione angosciante per noi genitori, ma lui non si perde d’animo. Mi ha detto che è determinato a portare il suo caso alle estreme conseguenze».
Arias ha deciso di lanciare questa denuncia, con tutti i rischi che comporta, «perchè la comunità internazionale deve sapere cosa accade in Venezuela.
Una dittatura ha fatto un colpo di stato istituzionale, quando il Tribunale supremo ha esautorato il parlamento, e ora cerca di restare al potere con la repressione».
Alfredo Romero, direttore esecutivo del Foro Penal, descrive così la situazione: «Nel mese di aprile sono stati fatti 1.668 arresti, e oltre 600 persone sono ancora in carcere senza essere passate in tribunale. Abbiamo ricevuto oltre cento denunce di torture, che ora stiamo investigando: per confermarle in maniera ufficiale richiediamo il certificato del medico forense. Non sarebbe la prima volta, però. Durante la repressione del 2014 ci furono diversi casi, tra cui quello denunciato anche all’Onu di Juan Manuel Carrasco, violentato con una canna di fucile nell’ano». Tra le denunce sotto inchiesta ci sono quella del professore dello stato di Monagas Joel Bellorin, «torturato e poi messo davanti a una telecamera per registrare la confessione. Si è rifiutato, e quindi è stato nuovamente brutalizzato. Nello Stato di Merida invece hanno arrestato un quindicenne, di cui non posso fare il nome perchè è minorenne, picchiato con i bastoni nello stomaco».
La repressione sta diventando sempre più brutale: «La Guardia nazionale ormai usa i lacrimogeni per sparare sui dimostranti. Così hanno ucciso Juan Pernalete e ferito Jolita Rodriguez».
Le torture più ricorrenti, secondo Romero, sono «le scariche elettriche, le bastonature, le minacce di violenza sessuale, che nel caso delle donne sono costanti».
Gli arresti sono diventati selettivi: «Sono andati a prendere a casa un blogger che dava fastidio. Fanno le retate alla fine delle manifestazioni, prendendo anche persone estranee alla protesta, proprio perchè sono più impreparate e deboli. Lo scopo è costringerle a confessare, ma soprattutto ad accusare i leader dell’opposizione, così poi vanno ad arrestarli sulla base di queste accuse estorte con la tortura».
A marzo è stata scoperta anche una fossa comune, nel carcere della Penitenciaria General de Venezuela a San Juan de los Morros: «Non era legata alle proteste, ma dimostra lo stato del sistema. Il governo lascia che le mafie gestiscano le prigioni, e quando si ammazzano tra loro li butta nelle fosse comuni. Speriamo che questi metodi non vengano applicati anche ai detenuti politici».
Paolo Mastrolilli
(da “La Stampa”)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
IL VICEPRESIDENTE DEL FRONT NATIONAL PHILIPPOT PUBBLICA UN FALSO SMS ATTRIBUENDOLO AI FANS DI MACRON MA VIENE SMASCHERATO
Secondo Nicolas Vanderbiest, ricercatore specializzato in fake news sui social network, la massima autorità in materia, dietro l’operazione di furto delle mail dello staff di Macron ci sarebbe la comunità virtuale trumpiana della destra radicale “Alt Right”
In particolare, Vanderbiest ha indicato come responsabile Jack Posobiec, militante trumpiano già autore di diverse informazioni false durate le ultime presidenziali americane, tra i primi a rilasciare la notizia su Twitter, per poi essere ripresa anche da altri account di origine russa.
Sempre secondo il ricercatore belga, questo network sarebbe lo stesso che pochi giorni fa ha diffuso nel web una serie di fake news riguardanti presunti conti offshore di Macron.
Notizia ripresa dalla stessa Marine le Pen durante l’ultimo dibattito televisivo di giovedì, quando ha insinuato che il suo rivale potrebbe avere conti nascosti nel paradiso fiscale delle Bahamas.
Un’uscita che le è costata una denuncia da parte del leader di En Marche!
L’operazione di pirataggio ai danni di En Marche! non resterà “senza risposta” ha assicurato il presidente Hollande, aggiungendo che c’è un’inchiesta in corso che farà luce sull’accaduto.
Ieri, ultima giornata della campagna elettorale, il Front National è andato all’attacco del suo avversario postando sui social network una serie di false notizie, immediatamente smentite dalla rete e da alcuni media francesi.
Il vicepresidente del partito, Florian Philippot, ha twittato nel primo pomeriggio uno screenshot con degli sms attribuiti a militanti di En marche!. “La Le Pen sarà alla cattedrale tra pochi minuti. Venite a fischiarla e a spintonarla!” si legge nel messaggio, che continua con un invito a “distruggere” l’immagine della candidata rendendola “diabolica”. Secondo Philippot le immagini postate sarebbero la prova evidente che le dure contestazioni rivolte a Marine Le Pen durante la sua visita a Reims sarebbero state organizzate da alcuni sostenitori di Macron.
Il tweet è stato condiviso da quasi tremila utenti, tra cui anche David Rachline, direttore della campagna di Marine le Pen.
Ma come al solito sono stati smascherati, avevano fatto un fotomontaggio: a smentire questa notizia ci ha pensato il sito di Buzzfeed, che attraverso l’account Verifiè ha dimostrato che l’immagine postata dall’eurodeputato è un fake, visto che il sistema iOS dovrebbe segnare l’orario con 9h32 e non 9:32.
Un errore grossolano che dimostra a che livello di associazione a delinquere sono arrivati i lepenosi.
Anche il deputato Gilbert Collard si è reso protagonista di un episodio analogo, twittando un fermo immagine preso durante l’ultimo dibattito tra i due candidati. Nella foto si intravede quello che viene fatto passare come un auricolare all’orecchio di Macron, anche se da altre angolazioni risulta evidente che il candidato di En marche! non aveva nulla all’orecchio.
Uno squallore disgustoso di loschi figuri a cui domani il popolo francese darà la risposta che meritano.
(da agenzie)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
LE POSSIBILI ALLEANZE: L’UNICA RISICATA E’ UN ASSE PD-FORZA ITALIA E CENTRISTI… PD 30,4%, M5S 30,2%, FORZA ITALIA 13,1%, LEGA 12,3%, FDI 4,8%, AP 3%, MDP 2,1%
Le reazioni dell’opinione pubblica di fronte ai risultati di un’elezione sono spesso più influenzate dal raffronto con le attese dei cittadini che dall’analisi oggettiva dei dati.
E le primarie di domenica scorsa ne rappresentano un esempio.
La consultazione ha fatto registrare la partecipazione di oltre 1,8 milioni di elettori e la netta affermazione di Renzi (69%).
Nonostante l’affluenza sia risultata largamente inferiore a quella di tutte le primarie precedenti, l’opinione prevalente è che si sia trattato di un successo, dal momento che le previsioni erano decisamente peggiori: Renzi infatti aveva (scaramanticamente o tatticamente) fissato l’asticella sopra il milione e il nostro sondaggio, prima del confronto televisivo tra i candidati e degli appelli al voto, stimava al massimo 1,6 milioni di votanti.
Si è quindi verificato un risultato al di sopra delle aspettative: poco importa che la partecipazione si sia dimezzata rispetto alle primarie del 2007 e si sia ridotta di oltre un terzo rispetto a quelle più recenti (2013).
E poco importa che nelle zone di tradizionale insediamento del Pd si sia manifestata una disaffezione più elevata o che quasi un partecipante su due fosse un pensionato e i giovani abbiano disertato l’appuntamento.
Effetto bandwagon
Poco importa: si tratta delle analisi di politologi e commentatori. Per una larga fetta di opinione pubblica, invece, ha stravinto Renzi e hanno votato in molti.
E ciò si riverbera sulle intenzioni di voto post primarie che fanno registrare una crescita significativa del Pd che oggi si attesta al 30,4%, in crescita di 2,8 punti rispetto a metà aprile: pertanto si osserva il controsorpasso, sia pure di poco, sul Movimento 5 Stelle (30,2%), a distanza di 10 mesi da quando quest’ultimo era passato in testa.
È presto per dire se si tratti del classico effetto bandwagon (saltare sul carro del vincitore) o dell’apertura di una nuova fase per Renzi e il Pd.
Di sicuro appare come un’apertura di credito, tutt’altro che scontata, in attesa che venga definito un programma.
A seguire, nella graduatoria delle intenzioni di voto, si collocano Forza Italia (13,1%), in aumento dello 0,5%, che stacca la Lega (12,3%) in calo dello 0,5%.
Più staccati Fratelli d’Italia (4,8%), Alternativa popolare (3%), Sinistra italiana (2,4%) e Articolo 1-Mdp (2,1%).
La sinistra e i centristi fanno segnare un lieve arretramento. L’area grigia dell’astensione e dell’indecisione si attesta al 33,6%.
Tutte le ipotesi
A fronte di queste stime si conferma il forte rischio di ingovernabilità .
Simulando l’attribuzione dei seggi, infatti, attualmente il Pd otterrebbe 206 deputati e nemmeno sommando quelli di FI (87) e dei centristi (19) sarebbe in grado di raggiungere la maggioranza di 316.
Soltanto aggiungendo i parlamentari eletti nelle autonomie e altri scelti all’estero si avrebbe una maggioranza risicata.
Ovviamente ci si può sbizzarrire nelle ipotesi più fantasiose, indipendentemente dalla praticabilità politica delle stesse: per esempio il M5S (197) alleato con i sovranisti, cioè Lega (81) e Fdi (31).
Anche in questo caso la somma sarebbe inferiore alla maggioranza assoluta della Camera.
Al momento, dunque, l’unica maggioranza sicura sarebbe quella rappresentata dall’alleanza tra Pd e M5S. L’ipotesi di una lista unica tra SI e Mdp toglierebbe seggi ai dem, aumentando il rischio ingovernabilità .
E non contribuirebbe al raggiungimento di una maggioranza: la lista otterrebbe 28 seggi che sommati a quelli del Pd (197) e dei centristi (18) non risulterebbero sufficienti a formare un esecutivo. A meno che non si sommino i seggi di FI. Ma una tale maggioranza di intese «extra large» sembra fantapolitica.
Chi vuole il voto subito
Le incognite sono molte, a partire dalla legge elettorale, dalle alleanze e dalle leadership di tutti i contendenti (con eccezione del Pd). Per non parlare dei programmi e della data delle elezioni.
A questo proposito il sondaggio odierno fa registrare un aumento (+6%) di coloro che vorrebbero votare al più presto: oggi rappresentano poco più di un elettore su due (52%), mentre uno su tre (35%) preferirebbe che si votasse nel 2018 alla scadenza naturale della legislatura.
Sono soprattutto gli elettori pentastellati e del centrodestra a desiderare elezioni subito. Ma anche uno su quattro tra gli elettori del Pd vorrebbe andare presto al voto, probabilmente galvanizzato dal risultato delle primarie.
Intanto alle porte c’è una tornata elettorale amministrativa che coinvolge oltre 1.000 Comuni (tra i quali 21 capoluoghi di provincia e 4 di regione) e potrà fornire indicazioni interessanti in chiave nazionale.
E prima di allora i risultati delle presidenziali francesi e delle elezioni inglesi potranno influire sulle preferenze di voto di molti elettori italiani. Insomma, ci aspettano mesi politicamente intensi. Non c’è da annoiarsi.
Nando Pagnoncelli
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
PROMEMORIA PER GLI ATTUALI SEDICENTI FASCI DA AVANSPETTACOLO, PISTOLERI DEL NULLA
Il Codice penale Rocco in materia di legittima difesa che, per chi non lo ricorda, era ministro fascista recitava: “Perchè la giustificazione del fatto delittuoso possa essere considerata legittima, l’autore deve esserci stato costretto (e dunque non averne avuto altra possibilità che quella) per difendere un diritto proprio o altrui, da un pericolo che si sta manifestando nel preciso momento in cui il fatto che si vuol giustificare viene compiuto e sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa che si vuol evitare”.
Nel 2006 il governo Berlusconi con il suo ministro leghista Maroni, modificava l’articolo sulla legittima difesa nel senso che la “legittima difesa con armi proprie e improprie in caso di violazione di domicilio o del luogo di lavoro, quando si cerchi di difendere la propria o altrui incolumità o ci sia un pericolo di aggressione”.
Grazie al pasticcio combinato ieri alla Camera dei Deputati, in relazione alla riforma della legittima difesa, siamo arrivati al punto per cui l’Italia si è trasformata in un immenso far west, ma solo di notte, mentre prima non c’era distinzione fra il giorno e la notte.
Da giurista mi pongo una domanda: la formulazione del codice Rocco non era forse ben più avanzata e includente di tutta la possibile casistica, rispetto alla modifica del 2006 e — assolutamente — del brutto pasticciaccio combinato ieri?
La riforma di ieri è solo propaganda che riduce l’azione legislativa in un Parlamento svuotato, che risponde soltanto alle esigenze elettoralistiche.
Come siamo ridotti male se siamo costretti ad avere nostalgia di leggi fasciste.
Giuseppe Sarno
Avvocato e costituzionalista
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
A NOVEMBRE 2016 MOLTI CITTADINI CHIEDEVANO UNA IMMEDIATA VERIFICA PER GLI INGENTI QUANTITATIVI CHE SI STAVANO ACCUMULANDO
Il comitato di quartiere ‘Castagnetta Cinque Poderi’ di Pomezia aveva già segnalato al sindaco lo scorso inverno, con una lettera, il timore che nel piazzale della società Eco X potessero svilupparsi incendi.
La lettera è indirizzata anche al capo dei vigili urbani, ed è datata 3 novembre 2016.
A confermarne oggi telefonicamente il contenuto all’Ansa è il presidente del comitato Giuseppe Martinelli. Che aggiunge: “Dal Comune non abbiamo mai avuto una risposta. In un successivo incontro che abbiamo avuto con il Comune, ma per argomenti diversi, abbiamo ricordato loro la questione. Alcuni assessori e un dirigente hanno ammesso solo che si trattava di un grosso problema” ma senza prendere, spiega Martinelli, ulteriori provvedimenti.
Nella lettera si segnala “l’accumularsi di ingenti quantitativi di spazzatura con conseguenti miasmi maleodoranti presso i piazzali della società Eco X sita in Pomezia, via Pontina Vecchia km 33,381. La società opera da anni – si legge nella lettera – ma, almeno apparentemente, mai si era venuta a creare una tale situazione che sta generando qualche allarme tra la popolazione che teme per la propria salute e inquinamenti ambientali qualora dovesse insorgere qualche incendio. La Castagnetta, infatti, pur essendo un quartiere rurale, è abbastanza densamente popolato, limitrofo al centro cittadino – prosegue il testo – e ove insistono anche attività agricole, artigianali e scuole. Siamo quindi a chiedervi, nell’ambito dei compiti istituzionali di competenza, di voler effettuare una verifica quanto più immediata e, se possibile, nel volerci dare quelle informazioni necessarie per poter adeguatamente rassicurare la popolazione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 6th, 2017 Riccardo Fucile
ZUCCARO FACEVA MEGLIO A STARE ZITTO, UN MAGISTRATO PARLA CON GLI ATTI E LE PROVE
Il Procuratore di Catania è sempre stato uomo “prudentissimo” e la sua prudenza l’ha mostrata in pieno quando, insieme agli altri reggenti dell’Ufficio, prima della nomina di Giovanni Salvi, impose la richiesta di archiviazione (nonostante il dissenso dei sostituti titolari dell’inchiesta) delle indagini per mafia su Mario Ciancio (archiviazione poi rigettata dal Gup che impose prima un supplemento di indagini e quindi l’imputazione coatta).
Secondo il Gup, l’editore avrebbe intrattenuto attività imprenditoriali con un esponente di Cosa Nostra palermitana. “Il modus operandi e la presenza di elementi vicini alla mafia palermitana fanno ritenere con un elevato coefficiente di probabilità che lo stesso Ciancio fosse soggetto assai vicino al detto sodalizio” scrive il gup. “Attraverso i contatti con Cosa nostra di Palermo”, quindi, l’editore “avrebbe apportato un contributo concreto, effettivo e duraturo alla famiglia catanese”. Il riferimento è alle varianti urbanistiche che avrebbero fatto schizzare alle stelle il valore di alcuni terreni di proprietà dell’editore. Agli atti dell’inchiesta dei pm etnei, però, c’è dell’altro. “La contestazione si fonda sulla ricostruzione di una serie di vicende che iniziano negli anni ’70 e si protraggono nel tempo fino ad anni recenti; si tratta in particolare della partecipazione ad iniziative imprenditoriali nelle quali risultano coinvolti forti interessi riconducibili all’organizzazione Cosa Nostra, catanese e palermitana. Negli atti sono confluiti anche i documenti provenienti dagli accertamenti condotti in collegamento con le Autorità svizzere e che hanno consentito, attraverso un complesso di atti di indagine, di acquisire la certezza dell’esistenza di diversi conti bancari”.
Per Zuccaro in quel caso non c’erano prove sufficienti a sostenere l’accusa in dibattimento.
Questa prudenza non sembra averla avuta però nel caso ong. Le ste dichiarazioni sono a dir poco irrituali per un magistrato. Fortunatamente, per una volta, nessuno se l’è presa con i giornalisti che riportano dichiarazioni rese da fonte ufficiale e primaria come un Procuratore distrettuale titolare di uno degli uffici più delicati del Paese.
Le operazioni verità , tranne che sia recentemente cambiato l’ordinamento giudiziario del nostro Paese, un Procuratore le fa con un’indagine giudiziaria, supportata da prove concrete e dirette a soggetti individuati.
Immaginate se Giovanni Falcone si fosse lasciato andare ad interviste sul ruolo, che so, dei cugini Salvo. Ha fatto benissimo il ministro Orlando a ricordare seccamente a Zuccaro che i magistrati “parlano con gli atti”.
E va detto che ad oggi non vi è un atto giudiziario a supporto delle affermazioni di Zuccaro, che hanno avuto il solo risultato di gettare ombre su tutto il sistema che fa fronte, con difficoltà inenarrabili, ad una emergenza epocale nel Mediterraneo.
Ma soprattutto, certamente al di là delle sue intenzioni, ha avviato un’operazione politica che non compete ad un magistrato.
Zuccaro è diventato, suo malgrado, lo strumento di punta dei Salvini, dei Del Debbio e dei Belpietro, ma soprattutto del trasversale partito delle cannoniere.
Le sue affermazioni hanno finito per gettare ulteriore benzina sul fuoco, già di per se bene alimentato, del populismo xenofobo e razzista.
Si è parlato di fantomatici rapporti dei Servizi sulla questione, rapporti che, secondo quanto dichiarato dai vertici dell’Intelligence, semplicemente non esistono.
Abbiamo visto filmati che mostrano moto d’acqua accanto ai barconi ma non sappiamo niente di dove siano state girate quelle immagini, le immagini ci dicono a poche centinaia di metri dalla riva e di certo non è pensabile che le moto d’acqua scortino i barconi al largo, viste le ridottissime possibilità di navigazione di tali mezzi; si è parlato di conversazioni intercettate, ma nessuno le ha viste o sentite.
Insomma molte chiacchiere e scarsa sostanza, altro che operazione verità .
Non si capisce, infine, perchè mai delle organizzazioni criminali spietate che considerano i migranti meno di nulla, si preoccupino di stabilire un contatto, pagando dei soldi alle ong, per far salvare coloro che hanno già pagato il viaggio e al cui destino sono assolutamente indifferenti.
Stai a vedere che siamo di fronte ad organizzazioni criminali “umanitarie”.
Sul tema e sui dubbi che possono anche nascere dalla struttura e dai componenti di alcune ong (un esempio per tutte quelle maltesi che magari hanno l’interesse a deviare i recuperi verso i porti italiani) occorrono indagini serie.
Non ci sono e non ci devono essere organizzazioni o soggetti “intoccabili”, ci mancherebbe. Ma tali indagini vanno fatte con rigore e devono puntare ad ottenere prove che reggano in tribunale.
E a proposito di indagini sarebbe importante che le Procure italiane avviassero anche indagini serie sulla gestione dei migranti e dei richiedenti asilo una volta in Italia.
Lì ci sta ‘O Babbà . Non è necessario andare a scomodare l’inchiesta Mafia Capitale. Basta fare, ad esempio, quello che abbiamo fatto semplicemente con le telecamere della Rai a Reggello in provincia di Firenze, dove abbiamo raccontato come i migranti tenuti in condizioni inaccettabili, garantiscano un guadagno per centinaia di migliaia di euro ad società fantasma che agiscono fuori da qualsiasi controllo da parte delle prefetture. Su questo terreno non ho ancora visto alcuna operazione verità .
Il comportamento di Zuccaro infine stupisce profondamente per la scarsa consapevolezza del ruolo.
Certe affermazioni generiche le può fare l’uomo della strada al bar dello sport, non un magistrato con alta responsabilità , soprattutto se non ha nulla di concreto in mano.
Se invece vi fosse realmente un’indagine in corso questa dovrebbe essere protetta da una necessaria ed impenetrabile coltre di riservatezza, fino alla conclusione.
In entrambi i casi Carmelo Zuccaro doveva star zitto e lavorare.
Domenico Valter Rizzo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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