Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
AVEVANO DIRITTO AL VOTO 15.000 “ISCRITTI MILITANTI CON UN ANNO DI ANZIANITA'” E SAPETE QUANTI AVREBBERO VOTATO? ESATTAMENTE 15.000, NON UNO DI MENO, NESSUNA SCHEDA BIANCA O NULLA… MA IN LIGURIA HANNO VOTATO SOLO 266 PERSONE…E A MILANO HA VOTATO SOLO IL 75% DEGLI AVENTI DIRITTO, APPENA 300 I VOTANTI… CASO STRANO DOVE C’ERANO ESPONENTI LOCALI CHE APPOGGIAVANO FAVA E CONTROLLAVANO LE SCHEDE, SALVINI HA AVUTO SOLO IL 67% IN EMILIA-ROMAGNA E IL 78% IN LOMBARDIA …E 3000 MILITANTI HANNO STRACCIATO LA TESSERA NEGLI ULTIMI DUE ANNI
Salvini aveva annunciato in consiglio federale che “se prendo meno dell’80% mi dimetto”, ma già stamane aveva negato di aver mai parlato di una percentuale precisa, segno evidente che ormai si sente un segretario dimezzato.
Solo questione di tempo, Maroni e Zaia sanno che occorre attendere il momento proprizio, leggi prossime amministrative che potrebbero indebolire ulteriormente la segreteria sovranista. Per ora hanno mandato in avanscoperta Fava per saggiare gli umori della base e aggiustare il tiro.
Fa da ariete invece Bossi che aveva lanciato un siluro contro il suo successore, prima dell’esito del voto: “Spero che vinca Fava, perchè se vince Salvini e la porta al Sud, la Lega è finita. Ci sono migliaia di fuoriusciti ed espulsi che hanno messo assieme un partito abbastanza grande, attorno a Roberto Bernardelli: io potrei valutare la situazione, sono per continuare la battaglia per la liberazione del Nord, non permetterò che il Nord venga tradito per qualche sedia in più”.
Ma sono i risultati ufficiali che destano molte perplessità e dettagliamo il perchè.
Non sono illazioni, sono numeri certi , forniti dalla Lega stessa, peccato che siano contraddittori.
Premesso che negli ultimi due anni c’è stata una emorragia di ben 3.000 militanti (ovvero iscritti con più di un anno di anzianità ) ufficialmente oggi, per quelle chiamate impropriamente primarie, votavano solo solo i “Soci ordinari militanti” (Som) con almeno un anno di anzianità al 31 dicembre scorso che contribuiscono concretamente alle attività politiche del movimento, a differenza dei “Soci ordinari sostenitori” (Sos).
Quanti sono? Secondo i dati ufficiali comunicati prima da Salvini erano 15.000.
E indovinate quali sono stati i risultati: votanti 15.000 tondi tondi , Salvini voti 12 405 (82,7%), Fava voti 2 595 (17,3%). Bianche o nulle ? Nessuna.
E già qua ci sarebbe da ridere.
Ma poi ci sono dati parziali che sono anche peggio: in tutta la Liguria sapete quanti sono stati i votanti? La miseria di 266 votanti (250 per Salvini).
E a Milano città ? Qua “sui circa 300 aventi diritto ha votato il 75%, e Salvini si è fermato poco sotto il 70% dei consensi, lasciando un buon 30% allo sfidante”.
Ma se a Milano ha votato il 75% degli aventi diritto, come possono a livello nazionale aver votato 15.000 su 15.000 aventi diritto?
Terzo aspetto: laddove Fava e Pini (Lombardia ed Emilia Romagna) si erano schierati contro Salvini e probabilmente avevano degli scrutatori, stranamente Salvini si ferma al 78% in Lombardia e al 67% in Emilia Romagna.
Nel mantovano uno dei risultati migliori per Fava: ha preso 114 voti, contro i 128 di Salvini.
Conclusione: all’interno della Lega, se togli i fedelissimi per Salvini che aspettano una sistemazione (per dirla come Bossi), la fronda è molto più elevata di quella che Salvini sta maldestramente cercando di dimostrare .
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
NEL VOTO REGIONALE LA CDU DIVENTA PRIMO PARTITO A DANNO DELLA SPD… SUCCESSO DEI LIBERALI, APPENA IL 7,5% AGLI XENOFOBI
Nel Land del Nord Reno-Westfalia, storica roccaforte socialdemocratica, la Cdu-Csu di Angela Merkel è in netto vantaggio con il 34,5% dei consensi nel voto regionale, stando agli exit poll divulgati dalla Zdf.
L’Spd avrebbe invece ottenuto il 30,5. Gli exit poll confermerebbero così i sondaggi della vigilia.
Se i risultati fossero confermati, per l’Spd sarebbe un risultato disastroso anche nell’ottica del voto nazionale di settembre: quelle del Nord Reno-Westfalia sono infatti elezioni talmente importanti che i tedeschi le chiamano “le piccole elezioni federali”.
Il Nord Reno-Westfalia è, con 18 milioni di abitanti, il più popoloso Land tedesco, cuore industriale della Germania.
I socialdemocratici lasciano sul terreno quasi 9 punti rispetto a cinque anni fa, schiacciati dai cristiano-democratici guidati in questo Land da Armin Laschet, che grazie ad una rimonta spettacolare rispetto ai sondaggi anche solo di poche settimane fa, conquistano il 34,5% dei consensi.
Tracollo dei Verdi, con il 6% appena sopra la soglia di sbarramento del 5% sotto alla quale non si entra nel parlamento regionale: nel 2012 avevano ottenuto l’11,33%.
Grandi trionfatori di questo voto anche i liberali della Fdp al 12%, con un balzo nettissimo rispetto a cinque anni fa, mentre i populisti di destra dell’Afd si fermano al 7,5%.
Crolla il partito della sinistra Die Linke, che con appena il 5%, è ad un passo dal non poter entrare nel Landtag, il parlamento regionale.
“Mi assumo la responsabilità del risultato, e mi dimetto dalla presidenza dell’SPD del Nord Reno-Westfalia e dalla vicepresidenza del partito. Le dimissioni hanno effetto immediato”. Lo ha detto la ministra presidente socialdemocratica del Land di Duesseldorf, Hannelore Kraft, subito dopo i risultati. “C’è stato molto impegno in questa campagna, ma purtroppo non è bastato”, ha aggiunto.
Nell’ultima elezione regionale prima dell’appuntamento di settembre Martin Schulz perde la sua Emilia. In Nordreno-Westfalia, il Land più popoloso della Germania, dove la Spd governa quasi ininterrottamente da mezzo secolo, la dèbacle dei socialdemocratici è pesante.
Soprattutto: la Cdu sorpassa i socialdemocratici con oltre il 34% e potrà nominare nel Land di Konrad Adenauer il suo terzo governatore dalla fine della guerra, Armin Laschet.
L’effetto Schulz sembra del tutto evaporato ma non è il caso di chiedersi, piuttosto, se sia in atto un “effetto Merkel”, una nuova luna di miele tra la Germania e la sua eterna cancelliera. Dalle elezioni di marzo in Saarland, passando per il voto in Schleswig-Holstein, all’appuntamento di oggi nella regione più popolosa della Germania, il successo della Cdu è crescente. La crisi dei profughi sembra alle spalle.
Non è ancora chiaro, in base alle proiezioni, se i cristianodemocratici potranno governare con i liberali o se saranno costretti a imbarcare la Spd per una grande coalizione. Ma secondo Laschet, intanto, “abbiamo ottenuto i due obiettivi che ci eravamo posti: arrivare primi e mandare a casa il governo rosso-verde”.
(da agenzie)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
PIU’ FRONTALIERI SIGNIFICA PIU’ BUSINESS E PIU’ PROSPERITA’ ALTRO CHE RUBARE IL LAVORO AGLI SVIZZERI: LA DISOCCUPAZIONE E’ CALATA DAL 3,6% AL 3,3%
Il nuovo miracolo italiano c’è: in Svizzera. Basta attraversare la frontiera, almeno non passando da quei valichi (in tutto solo tre, per la verità ) che gli svizzeri hanno deciso di chiudere di notte come misura dimostrativa contro gli italiani brutti e cattivi, scatenando una delle ricorrenti crisi da vicinato non troppo buono, peraltro endemiche da quando a Bellinzona è al potere la Lega dei Ticinesi, ostile alla libera circolazione di merci e soprattutto di persone.
Adesso si scopre che il Canton Ticino è il Paese di Bengodi di Boccaccio, la terra dove scorre latte e miele della Bibbia, il Klondike di Paperon de’ Paperoni. Oddìo, da Chiasso in su tutto diventa l’Eden, non si starà esagerando?
Eppure i dati pubblicati dal «Temps» di Ginevra, frutto di uno studio di sei banche della Svizzera romanda, sono inequivocabili: in quindici anni, dal 2000 al 2015, mentre il resto del mondo era colpito da una crisi micidiale, il Pil del Ticino è aumentato del 30,4%. Meno della Svizzera centrale (più 43%), ma più di Zurigo (25,4%) e anche della media nazionale (29,5%).
Di più: lo studio ha anche confrontato trecento regioni europee, classificandole sulla base del Pil per abitanti.
E qui la performance del Cantone italofono è ancora più clamorosa. Perchè, data ovviamente la «Greater London» al primo posto grazie alla City (con un Pil di 212.800 euro per abitante nel ’15), seguono il Lussemburgo (89.900 euro), la regione di Zurigo (89.571) e, appunto, ottimo quarto, il Canton Ticino (76.842).
La questione politica
E fin qui, buon per gli svizzeri in generale e i ticinesi in particolare. Dove il dato smette di essere solo economico per diventare politico e sociale, è che pare esserci una correlazione fra l’aumento della ricchezza del Cantone e il numero dei frontalieri, insomma di chi, in buona parte, la produce.
Continuando a dare i numeri: gli italiani che tutti i giorni vanno a lavorare dall’altra parte della frontiera erano 30.897 nel 2001, 36.215 nel 2006 e oggi, dati relativi al primo trimestre del ’17 e ufficiali perchè riportati dall’Ufficio federale di Statistica, sono 64.670, con un incremento del 3,65% su base annua.
Insomma, immigrazione di lavoro e Pil prodotto vanno di pari passo.
Quindi sembra smentita la tesi della Lega dei Ticinesi, che sostiene che di frontalieri ce ne sono troppi e che portano via il lavoro ai locali.
Anche qui, i numeri sembrano raccontare un’altra realtà . In aprile, rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, i disoccupati in Ticino sono calati dal 3,6 al 3,3% (par di sognare, abituati alle percentuali italiane più che triple), con 5.566 iscritti alle liste di collocamento. Meno 540 rispetto a marzo, 183 rispetto all’aprile del ’16.
«Beh, è quello che diciamo da sempre, anche e soprattutto agli svizzeri – commenta Eros Sebastiani, presidente della combattiva Associazione frontalieri -. Più frontalieri significa più business e più prosperità , altro che rubare il lavoro agli svizzeri. Anche perchè i frontalieri calmierano il mercato del lavoro e permettono così ai prodotti svizzeri di essere competitivi».
E poi elenca i punti del contenzioso fra le autorità del Ticino e chi vuole lavorare lì. Per esempio, il cosiddetto albo «antipadroncini» (sottinteso: italiani) che obbliga chiunque voglia lavorare nell’edilizia a iscrivercisi, pagare la relativa tassa e sostenere un esame.
A Berna sono favorevoli alla libera circolazione di persone e merci, e non hanno esitato a sacrificare il segreto bancario, mettendo in difficoltà le banche che lavoravano con gli italiani, pur di togliere la Svizzera dalla black list e salvaguardare l’industria nazionale.
Il 5 maggio, la presidente della Confederazione, Doris Leuthard, ha fatto una visita a Roma per appianare un po’ le relazioni bilaterali dopo le ultime tensioni.
(da “la Stampa”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
PER GLI ESPERTI GLI IMPIANTI NON SONO PERICOLOSI, MA LA BASE NON LI VUOLE … MEGLIO AFFOGARE NELLA MONNEZZA CHE PERDERE VOTI (MA COSI’ LI PERDONO LO STESSO)
Come previsto, le strade di Roma sono più pulite. Comune e Ama, l’azienda del Campidoglio che gestisce il servizio, hanno schierato 1800 mezzi e 4000 addetti impegnati 24 ore su 24, spendendo per straordinari una cifra che gli addetti ai lavori stimano in 2 milioni di euro.
Ciò non significa che l’emergenza sia dimenticata. Gli impianti sono sotto stress: per mandare il sistema in tilt basta un piccolo guasto o una chiusura per manutenzione.
Oggi deputati, dirigenti e militanti del Pd erano nelle strade armati di ramazze (mille persone in cinquanta punti della città ) per dimostrare contro la giunta M5S.
Il Pd cavalca le contraddizioni del Movimento 5 Stelle come Berlusconi fece con quelle del Pd nel 2008, quando Napoli era sommersa di rifiuti in campagna elettorale e la sinistra si opponeva alla costruzione del termovalorizzatore di Acerra.
La difficoltà di Virginia Raggi è analoga: le posizioni ideologiche del suo movimento e le cambiali elettorali firmate con i comitati di quartiere le impediscono di dire quali e quanti impianti vuole fare (e dove) per chiudere il ciclo dei rifiuti come accade in tutte le metropoli europee.
Incalzata da Bruno Vespa a «Porta a porta» sugli impianti di cui la Capitale necessita, la sindaca di Roma aveva annunciato: «Noi abbiamo scelto tre siti, il luogo non è importante, non lo dico stasera ma la Regione li conosce».
Circostanza smentita non solo dalla Regione (non risultano comunicazioni del Comune su nuovi impianti), ma anche dal piano rifiuti della giunta (dove se ne parla in modo generico) e da ambienti vicini al Campidoglio e a conoscenza del dossier. Decisa nel dire no alle discariche, viene smentita da un documento della città metropolitana (di cui è presidente) che individua i siti potenziali.
Poi ha intimato alla Regione di autorizzare gli impianti in stand-by, citandone però solo uno, naturalmente fuori Roma.
I Comuni delle altre Province sono sul piede di guerra. Del resto non è facile spiegare come Roma, che produce più del 50% di tutto il Lazio e ha la superficie comunale più grande d’Europa, pari a quella delle altre 8 maggiori città italiane messe insieme, pretenda di appioppare al resto della regione la sua immondizia.
Ieri Beppe Grillo sul blog ha annunciato per Roma due «separatori di immondizia come a Barcellona». A stretto giro gli ha risposto la Regione, ricordandogli che «Barcellona ha tre inceneritori e una grande discarica» e che il piano della giunta Marino, bocciato dalla Raggi, s’ispirava proprio agli eco-distretti catalani.
Inoltre i separatori a Roma già esistono (Salario e Rocca Cencia, più altrettanti privati) ma il Movimento 5 Stelle vuole chiuderli perchè «puzzano».
Così hanno promesso ai comitati locali in campagna elettorale, salvo omettere che puzzano anche le «fabbriche di materiali» che la Raggi propone in alternativa.
Nominata assessore prima di Natale in sostituzione di Paola Muraro, Pinuccia Montanari è favorevole agli impianti di digestione anaerobica dei rifiuti organici (una delle poche cose su cui è d’accordo con la Muraro).
Si tratta di una variabile del compostaggio con recupero energetico di biogas. Impianti a basso impatto ambientale, diffusi in tutta Europa e considerati all’avanguardia.
In quello vicino Padova, considerato un gioiello, arrivano anche i rifiuti romani (ma l’energia prodotta riscalda e illumina case, scuole e ospedali dei veneti).
Nemmeno tecnici e ambientalisti della rete «rifiuti zero» li osteggiano (secondo Legambiente, a Roma ne servirebbero almeno dieci). Falso che siano malvisti dall’Ue.
Eppure nel Movimento 5 Stelle (soprattutto nel Lazio, non in Lombardia per esempio) sono considerati il male quasi assoluto, al pari di discariche e inceneritori.
L’assessore Montanari ha provato in ogni modo a far uscire consiglieri comunali e attivisti dai pregiudizi ideologici.
Prima con una visita di gruppo a un impianto di Pinerolo, poi (a metà marzo, mentre preparava il piano rifiuti della giunta) con una riunione in Campidoglio, dando la parola a tre esperti tra i più stimati dal Movimento.
I quali hanno spiegato e, tecnicamente, convinto. Ma poi sono usciti dalla sala, lasciando soli i consiglieri.
Ne è seguita una discussione politica, in cui il realismo ha fatto a cazzotti con anni di convinzioni difficili da scalfire.
Alla fine i consiglieri possibilisti sono usciti sconfitti, riferendo che «almeno per ora» non sono in grado di far accettare politicamente gli impianti alla base del Movimento. La logica è quella del capogruppo Paolo Ferrara: impedisce che il tritovagliatore mobile di Ama, che potrebbe alleviare l’emergenza, sia spostato a Ostia, dove lui prende i voti.
Quindi niente impianti. E se nessuno se li prende nel Lazio, i rifiuti romani continueranno a viaggiare a caro prezzo per mezza Europa.
Giuseppe Salvaggiulo
(da “la Stampa”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
“A CHIAVARI CI SONO MOLTI INTERESSI, I CANDIDATI SONO SEMPRE GLI STESSI”… IL SOLITO FAVORE DI GRILLO AL CENTRODESTRA: A GENOVA A BUCCI, A CHIAVARI A LEVAGGI
Grillini esclusi dalla competizione elettorale di Chiavari.
La lista di Roberto Traversi non ha ottenuto la certificazione dal Movimento cinque stelle, il simbolo non è arrivato e l’architetto (d’intesa con il suo gruppo) ha deciso di non puntare sulla lista civica.
«Per una questione etica – spiega – Rispettiamo le regole fino in fondo. Il Movimento non era un mezzo per entrare in Comune. Ci stavamo preparando dal 2012, in questi anni abbiamo letto tutte le delibere, siamo stati, probabilmente, gli unici a farlo. A dicembre – aggiunge – avevamo programma e lista pronti, le persone ci sorridevano, per molti eravamo un punto di riferimento. Eravamo preparati e saremmo sicuramente entrati in consiglio comunale. Il 10 febbraio abbiamo inviato la domanda per la certificazione… e a 91 giorni dall’invio della documentazione integrale allo staff del Movimento cinque stelle non abbiamo ancora avuto una risposta».
L’architetto fa un passo indietro, chiede scusa ad attivisti ed elettori, ma precisa che sulla sua persona e sulla sua lista non gravano ombre.
«Siamo persone serie, incensurate, per ciascun candidato è stata richiesta la visura penale e non risultano situazioni per le quali potesse esserci negato il simbolo – garantisce Traversi – Siamo gli unici, in Liguria, a non aver ottenuto il simbolo. Ringraziamo quanti ci hanno sostenuto e ci scusiamo per l’accaduto, non saremo presenti a questa tornata elettorale, ma continueremo le nostre battaglie sul territorio, fondate sui principi a cinque stelle».
A chi dava fastidio la sua candidatura?
«Non lo so. A Chiavari ci sono molti interessi e le persone che si candidano sono sempre le stesse – risponde Roberto Traversi – Io ero l’unico a dire cose diverse».
In vista del voto cosa consiglia agli elettori Cinque stelle? «Di scegliere il candidato meno peggio. Non andare a votare è sempre sbagliato».
(da “il Secolo XIX”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
PROPONE UNA SOLUZIONE CHE E’ GIA’ ATTUATA E RIESCE A FARSI SMENTIRE ANCHE DAL CAMPIDOGLIO
Beppe Grillo ieri, nei ritagli di tempo tra un daiquiri e una scalata ecologica a Dubai, ha trovato la soluzione per i rifiuti a Roma: «A Barcellona c’è uno dei più grandi separatori di immondizia, non brucia niente, separa le materie prime dalle secondarie e poi vende alluminio, carta, vetro, plastica. L’immondizia diventa un risorsa. E questa potrebbe essere un’ipotesi. Ne mettiamo uno a Roma Nord e uno a Roma Sud. Fanno circa 2mila tonnellate a testa e risolviamo finalmente il problema dei rifiuti di Roma», ha scritto sul suo blog.
Le soluzioni semplici, si sa, sono le migliori.
Per questo Mauro Buschini, assessore Rapporti con il Consiglio, Ambiente, Rifiuti della Regione Lazio, ha fatto notare al comico che da queste parti ci erano già arrivati: “Di separatori di immondizia Roma ne ha 4 (i TMB) mentre Barcellona ha due mega-inceneritori ed una grande discarica. Se il modello è quello, Beppe Grillo dica, almeno, dove mettere la discarica: anche alla catalana, a noi va bene!”.
E ancora: “Il progetto degli Ecodistretti di AMA prendeva spunto proprio dagli Ecoparque di Barcellona, ma con la variante di eliminare gli inceneritori (presenti, invece, negli Ecoparque catalani). A bocciare gli Ecodistretti è stata il sindaco grillino di Roma, Virginia Raggi. Comunque, per ulteriori informazioni, Grillo ed i suoi possono andare sul sito www.amb.cat (sito ufficiale dell’area metropolitana barcellonese), dove si riferisce che, nel 2016, l’Amb ha 3 inceneritori e 1 discarica in esercizio. Tutto scritto e noto a tutti. Quasi a tutti. Ribadiamo, come riaffermato anche oggi dal Presidente Zingaretti, che la Regione e’ pronta ad aiutare Roma ad uscire da questa difficile situazione. Si deve aprire una nuova fase basata sulla collaborazione e sulla correttezza”.
Ma la parte divertente della vicenda non è questa.
È invece quella riportata dal Messaggero, dove si segnala che il Campidoglio nulla sapeva dell’ideona di Beppe e l’uscita del video pubblicato dal MoVimento 5 Stelle ovunque non era concordata con l’amministrazione Raggi.
Di più:
Il Campidoglio, quindi, vuole aprire due nuovi impianti? In realtà dalla giunta M5S schiacciano sul freno: quello di Grillo viene inquadrato come un contributo alla discussione politica sul tema rifiuti, ma nei piani dell’Ama, la partecipata comunale, non figura l’apertura di nessun nuovo sito di questo tipo.
Intanto ieri dall’estero è arrivato un nuovo apprezzamento della conoscenza delle lingue da parte della sindaca Virginia Raggi. “Roma somiglia più a Calcutta che a Berlino”, ha scritto il magazine francese Le Nouvel Observateur in un articolo intitolato “Roma crolla sotto la spazzatura”.
“Roma non è mai stata così sporca”, afferma il settimanale secondo il quale la città eterna “non offriva un tale spettacolo” nemmeno nell’immediato dopoguerra quando si vedevano pecore attraversare piazza del Popolo.
L’articolo prende spunto dall’iniziativa di ripulitura delle strade lanciata per domani da Renzi e punta il dito contro la sindaca, Virginia Raggi, che “è l’illustrazione perfetta dell’incompetenza dei grillini“.
La Raggi, si legge, “non manca di moltiplicare le gaffes — ha cambiato 5 membri del suo staff in tre mesi- e sottovaluta apertamente il problema della gestione dei rifiuti, fino a negare che vi sia urgenza. Parla di un complotto ordito contro la municipalità dai ‘poteri forti’ e il suo principale avversario politico, il partito democratico di Matteo Renzi”.
Ma Beppe non molla e si è fatto venire un’altra ideona per far tornare ad apprezzare la città : vorrebbe costruire un monumento ovale di 527 metri di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 metri.
L’arena all’interno misurerà 86 à— 54 m, con una superficie di 3.357 m ² e l’altezza attuale raggiungerà 48,5 m. Ha pronto anche il nome: vuole chiamarlo Colosseo.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
LE RESPONSABILITA’ DEI DUE PARTITI
Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, ambientalisti, sul Corriere della Sera di oggi ci ricordano che l’odierna emergenza rifiuti nasconde responsabilità bipartizan di PD e MoVimento 5 Stelle sulla monnezza.
Il PD perchè dopo la giusta decisione (del sindaco Ignazio Marino) di chiudere Malagrotta non ha fatto altro; il M5S perchè lavora sugli slogan e non sulla realtà :
La decisione sacrosanta presa nel 2013 da Marino di chiudere la discarica di Malagrotta ha reso tanto più urgente sciogliere questi nodi, ma da allora nulla di concreto è stato fatto: così oggi i rifiuti nella migliore delle ipotesi viaggiano per chilometri per essere smaltiti fuori dal Lazio, con costi rilevanti.
Quanto al M5S che governa Roma da quasi un anno senza avere fatto crescere di uno zero virgola la percentuale di differenziata, prima ha messo ad occuparsi di rifiuti un’assessora — Paola Muraro — totalmente inadeguata, ora continua a non dire con parole di verità e di trasparenza dove andrebbero realizzati gli impianti necessari a riciclare i rifiuti prodotti dai romani e anzi cavalcano un’insensata opposizione alla produzione di biometano.
L’attuale assessora Montanari fa bene a lanciare l’obiettivo ravvicinato del 70% di differenziata, fa male a lasciare in sospeso il punto decisivo del «che fare» sia con i rifiuti differenziati sia con la frazione residua indifferenziata.
Su questo la Giunta Raggi non dà risposte, teme di perdere consenso locale lì dove decidesse di realizzare compostatori e impianti per la produzione di biometano e per questo ha già fatto saltare il progetto Ama di realizzare i primi «ecodistretti»: eppure le scelte di localizzazione toccano a lei e soltanto a lei.
Nel caso dei Cinquestelle, questa «vigliaccheria» è irritante: da sempre si dicono paladini dei rifiuti zero, ma per azzerare davvero i rifiuti servono impianti oppure “rifiuti zero” diventa uno slogan vuoto che vuol dire, di fatto, centinaia di Tir che tutti i giorni scorrazzano per l’Italia.
Purtroppo, nessuno dei due attori di questa commedia sembra intenzionato a cambiare copione.
Non i Cinquestelle, tuttora troppo concentrati a prendersela con chi li ha preceduti, e tanto meno il Pd, che con la sceneggiata dei volontari con le ramazze annunciata da Renzi sta scadendo dalla commedia nella farsa. Certo se questo sarà nei prossimi mesi il livello generale del confronto tra i due partiti, c’è di che spaventarsi.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
MENO ADATTA A GOVERNARE ROMA: SEI PUNTI IN MENO DI MARINO… 27% PER MARINO, 21% PER LA RAGGI, MA IL 52% BOCCIA ENTRAMBI
Meno adatta a governare Roma e una colpa più grande, rispetto al suo predecessore, sull’emergenza rifiuti.
Secondo un sondaggio condotto da Scenari Politici per Huffpost, la sindaca della Capitale, Virginia Raggi, gode di una fiducia minore rispetto all’ex primo cittadino Ignazio Marino.
Marino distacca la Raggi di sei punti quando si parla del sindaco più adatto a governare Roma.
La Raggi fa peggio di Marino, ma anche dell’ex sindaco Gianni Alemanno, anche per quanto riguarda l’emergenza rifiuti.
Più in generale, la fiducia nei confronti di Virginia Raggi registra un trend tutt’altro che positivo: il 67% degli intervistati, infatti, è insoddisfatto dell’operato della sindaca.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
I VOLONTARI VANNO A PULIRE E CI TROVANO L’AMA… IMPROVVISAMENTE L’AZIENDA COMUNALE SI FA VIVA DOVE ERA ANNUNCIATA LA PRESENZA DEI “PULITORI”
L’iniziativa del Partito Democratico per pulire Roma è partita stamattina in un tripudio di post su Facebook. La pagina del Partito Democratico romano ha infatti pubblicato una serie di fotografie che ritraggono i volontari con le magliette gialle al lavoro.
L’iniziativa è benedetta da Matteo Renzi che sulla sua pagina ha elogiato i volontari e polemizzato con la giunta Raggi dicendo di non voler polemizzare con nessuno: «Oggi il Partito Democratico scende in piazza a Roma non per protestare come spesso fanno i partiti, ma per pulire, dare una mano, migliorare le condizioni di vita della Capitale. Lo facciamo senza polemiche con l’Amministrazione comunale, lo facciamo pagando di tasca nostra il servizio dell’Azienda dei rifiuti, lo facciamo perchè le #magliettegialle diventeranno sempre più un marchio di fabbrica del nuovo PD. Iscritti, simpatizzanti ma anche cittadini che non ci votano: a tutti un grazie per aver deciso di dedicare del tempo alla propria comunità . Il PD fa e farà formazione, scambio di idee, eventi sul territorio, forum di partecipazione, presenza sul web. Ma anche — quando serve — un bell’evento con le #magliettegialle per rimettere a posto gli spazi di tutti. Anche perchè è bastato l’annuncio della nostra iniziativa e subito il problema pulizia della città a Roma è diventato un tema di cui occuparsi e non più una questione da negare. Bene così, no? Anche questo è servizio pubblico».
C’è da segnalare però che proprio sulla pagina Facebook del PD non ci sono molti cittadini entusiasti per l’evento, che viene giudicato come una messinscena
Ma ci sono anche altri fatti curiosi da riportare.
Come quello che segnala la consigliera capitolina Giulia Tempesta: «Nel I municipio, oggi abbiamo deciso di dare il nostro contributo all’iniziativa #magliettegialle lanciata dal PD ROMA — Partito Democratico di Roma. Uno dei punti scelti è il Parco della Resistenza, con appuntamento alle ore 10.00. Casualmente abbiamo trovato mezzi e uomini Ama sullo stesso luogo dalle ore 9.00. Ne siamo felici e ci complimentiamo con il Comune di Roma per il tempestivo intervento, a cui ci stiamo unendo per contribuire a pulire il parco».
A integrazione della segnalazione di Tempesta c’è da ricordare che proprio ieri sul Messaggero erano usciti alcuni luoghi sui quali avrebbero agito le magliette gialle.
Tra questi c’era proprio il parco della Resistenza dell’8 settembre, ma anche il Colle Oppio e i giardini di Castel Sant’Angelo. Quindi piazza Bologna, piazza Lambertenghi (Nuovo Salario), le sponde del Tevere e, oltre il grande raccordo anulare, la zona di San Vittorino. Ricordiamo anche agli altri solerti operatori dell’AMA che, volendo, di domenica si potrebbe anche ripulire Lungotevere Testaccio.
Non c’è invece per ora traccia dei dieci finti attivisti PD pronti a controllare le eventuali porcate promessi dal M5S. Così come per ora non ci sono segnalazioni di volontari che sporcano per poi ripulire come aveva paventato un deputato della Repubblica italiana. Intanto un video del PD Nuovo Salario segnala il Juraggi Park, uno spettacolo che è possibile ammirare in tutti i parchi capitolini:
Intanto Michela Di Biase, capogruppo PD in Assemblea Capitolina, “ringrazia” il M5S: “Questa mattina nel concentramento delle #magliettegialle in Piazza dei Gerani con sorpresa abbiamo trovato il M5S che ha aderito alla giornata dedicata alla pulizia straordinaria della Capitale. Grazie all’iniziativa lanciata da Matteo Renzi la città si è mobilitata e anche il M5S ha sentito la responsabilità di dover essere partecipe attivamente per ridare dignità e decoro ad una capitale sull’orlo di una emergenza senza precedenti”.
(da “NextQuotidiano”)
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