Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
A ROATE CANALE LA CURIA COSTRETTA A RINUNCIARE AL PROGETTO DOPO LE MINACCE E PER PAURA DI RITORSIONI…. VINCONO I DELINQUENTI, LO STATO DI DIRITTO NON C’E’ PIU’ NELL’ERA MINNITI
Se di vittoria bisogna parlare, hanno vinto «loro». Quelli che alla notizia del probabile arrivo di 24 profughi africani nella Casa delle Opere parrocchiali hanno affisso volantini di minacce.
Quelli che si sono ribellati al vescovo, accusandolo di «tramare» alle spalle dei residenti e di volersi intascare una parte dei 35 euro pro-capite quotidiani destinati agli «ospiti sgraditi».
E ha vinto il razzismo di chi, un mese fa, sui muri di Roata Canale, ha istigato alla rivolta.
“I locali della Casa delle Opere parrocchiali della Parrocchia Immacolata Concezione di Maria Santissima in frazione Roata Canale di Cuneo non verranno messi a disposizione della Ubuntu onlus”.
E’ il passaggio chiave di un documento consegnato da don Eraldo Serra ai parrocchiani di Roata Canale: mette la parola fine all’arrivo dei 24 richiedenti asilo nella piccola frazione di Cuneo.
Non verrà realizzato dunque alcun centro di accoglienza e recupero sociale per richiedenti asilo. La vicenda aveva fatto balzare agli onori della cronaca nazionale questa piccola comunità : prima i volantini anonimi, poi il post provocatorio del medico cuneese Corrado Lauro che ne contestava i forti toni razzisti.
Una vicenda che si era aperta con un annuncio nella messa di domenica 23 aprile e che si chiude ancora al termine di una celebrazione in parrocchia.
La decisione, conclusiva e definitiva, è stata comunicata al termine della messa delle 9:30, sempre da parte di Don Eraldo Serra. Il documento, con la sua firma in calce e il timbro della parrocchia, è stato consegnato dai chierichetti, direttamente nelle mani dei parrocchiani.
Ecco il testo integrale del documento:
“In merito alla Casa delle Opere parrocchiali si comunica che: in tutto il corso della trattativa con la Ubuntu onlus si è sempre posta con chiarezza la condizione che non ci fosse nessun costo a carico della Parrocchia; il 2 maggio in un incontro tra il Vescovo mons. Piero Delbosco e il Parroco è stata analizzata la situazione e si è concluso che non esistono le condizioni ambientali per realizzare il Progetto della Ubuntu onlus con l’utilizzo dei locali della Casa delle Opere parrocchiali; il 3 maggio il Presidente della Ubuntu onlus ha chiesto un incontro con il Parroco e nel corso dell’incontro il Parroco gli ha comunicato che non esistono le condizioni ambientali per realizzare il Progetto della Ubuntu onlus con l’utilizzo dei locali della Casa delle Opere parrocchiali; fino ad oggi non è stato richiesto al Parroco alcun altro incontro da Parte di altri soggetti.
La decisione conclusiva e definitiva è che i locali della Casa delle Opere parrocchiali della Parrocchia Immacolata Concezione di Maria Ss. non vengono messi a disposizione della Ubuntu onlus.
Grazie alle donne e agli uomini che hanno operato con onestà , sincerità e verità
Grazie alle donne e agli uomini che hanno dialogato. discusso, ragionato
Grazie alle donne e agli uomini che provano ogni giorno a costruire un mondo ricco di umanità , in cui sia bello crescere i propri figli
Grazie alle donne e agli uomini che, magari con tanta fatica. testimoniano che il Vangelo è dawero una buona notizia”.
Il concetto “non esistono le condizioni ambientali” fa chiaro riferimento alle minacce ricevute a fronte delle quali non c’è stato alcun intervento dello Stato per assicurare il rispetto della legge.
I profughi sarebbero stati ospitati in una struttura privata della Chiesa, quindi nessuno avrebbe dovuto e potuto mettere verbo.
Si è permesso a dei delinquenti di violare la legge in piena assenza di una presa di posizione del Ministero degli Interni.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
PER MONDARE I PECCATI DEL MONDO (GAY), CI MANCAVA PURE LA PROCESSIONE RIPARATRICE DI UNA ASSOCIAZIONE CATTOLICA ULTRAS
Sodoma risorge al centro della Pianura Padana.
Il 3 giugno infatti a Reggio Emilia verrà celebrato il Gay Pride Mediopadano. Un oltraggio alla pubblica morale e un insulto secondo il neonato Comitato Beata Giovanna Scopelli. Il quale per mondare i peccati del mondo (gay) ha indetto una processione riparatrice per chiedere perdono al Signore.
Come è possibile leggere sul blog “Chiesa e post concilio” i cui testi sono chiaramente delle trascrizioni da pergamene risalenti al Medio Evo: “il peccato impuro contro natura, come insegna il Catechismo, grida vendetta al cospetto di Dio e, quando palesato ed esternato in foro esterno, pubblicamente, attira ancor più l’ira del Signore sopra al popolo”.
Ecco perchè allora a Reggio Emilia è necessario organizzare una grande processione a riparazione dello scandalo pubblico provocato dagli omosessuali e dagli omosessualisti.
E così mentre i senza Dio e gli invertiti sfileranno per le strade della città e festeggeranno l’anniversario della prima Unione Civile i devoti penitenti pregheranno per salvare le anime di tutti.
Forse non di tutti, perchè si sa che i sodomiti devono bruciare tra le fiamme dell’inferno ma ci siamo capiti.
Secondo questi cattolici preoccupati il fatto stesso che il Gay Pride possa sfilare per le strade della città costituisce un’offesa inaudita al Sacro Cuore di Gesù.
È giunto il momento che i cattolici di buona volontà si uniscano in modo solido e coeso, come accadde nel gay pride del 2000 a Roma, ove tante realtà cattoliche si unirono per riparare pubblicamente alla manifestazione LGBT sotto il nome di “Comitato per una Roma cristiana“.
La volontà di questo gruppuscolo di cattolici, sostenuto tra gli altri da Radio Spada, è quello di spaccare in due la città .
Da una parte i peccatori dall’altra i penitenti. Solo gli ultimi sono coloro che stanno nel giusto e coloro che si salveranno.
Viene criticata anche la veglia di preghiera “per le vittime dell’omofobia, della transfobia” perchè «con la scusa di accogliere le persone omosessuali si accoglie l’omosessualità , non distinguendo più tra peccato e peccatore».
Il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi ha già annunciato che il 3 giugno sarà al Pride. La deputata reggiana M5S Maria Edera Spadoni ha espresso la sua contrarietà alla processione riparatrice: “Trovo queste posizioni davvero assurde, non fanno altro che alimentare l’odio e la disuguaglianza sociale”.
Il presidente di Arcigay Gioconda Alberto Nicolini chiede invece al vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca di prendere posizione per far capire da che parte sta la Chiesa. Nicolini fa notare che alla veglia del 14 maggio il vescovo era assente.
(da “NextQuotidiano”)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
NOTIFICATO ALL’EX ASSESSORE DELLA RAGGI L’AVVISO DI CHIUSURA INDAGINI: CONTESTATI 5 CAPI DI IMPUTAZIONI
Paola Muraro verso il processo. La Procura di Roma ha notificato all’ex assessore all’Ambiente della giunta Raggi l’avviso di chiusura delle indagini preliminari per i reati ambientali.
La chiusura delle indagini è l’atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio.
I pm romani hanno stralciato la posizione della Muraro dal maxi procedimento sull’associazione a delinquere e il traffico illecito di rifiuti, che vede come principale indagato il ras romano delle discariche Manlio Cerroni.
Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e il pm Alberto Galanti contestano alla Muraro ben cinque capi di imputazione tutti riguardanti il periodo in cui era consulente in Ama, e configurano ripetute violazioni dell’articolo 256 comma 4 legge 2006, appunto i «reati ambientali» compiuti all’epoca dei fatti, di singoli apparati degli impianti Tmb di Rocca Cencia e di via Salaria.
Questi reati, per natura, sono estinguibili attraverso il ricorso all’oblazione, rito alternativo al giudizio penale.
Per quanto riguarda l’altra accusa mossa dai pm alla Muraro, quella di abuso d’ufficio, una decisione dovrebbe arrivare a breve.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
LA ‘NDRANGHETA HA INTASCATO 32 DEI 100 MILIONI STANZIATI DAL GOVERNO PER IL CARA DI CAPO RIZZUTO, MA NESSUNO HA MAI DENUNCIATO CHE SI SPECULAVA SULLA PELLE DEI DISPERATI… SONO CAPACI SOLO DI FARE SPOT CON VISITE AI CIE PER ACCUSARE I PROFUGHI, POI CHIUDONO GLI OCCHI SULLA MAFIA CHE INCASSA PER 1000 PASTI E NE DISTRIBUISCE SOLO 500
I soldi per i profughi andavano alla ‘ndrangheta.
Su 100 milioni di euro stanziati negli ultimi 10 anni, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri, ne ha contati almeno 32 che sono finiti nella “bacinella” della cosca Arena.
È questo il numero più importante della maxi-operazione “Jonny” che stamattina ha portato all’arresto di 68 persone tra cui il governatore della Misericordie Leonardo Sacco e don Edoardo Scordio, parroco della chiesa di Maria Assunta di Isola Capo Rizzuto.
Sono loro, secondo gli investigatori della polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza, i veri promotori dell’organizzazione criminale che faceva capo al clan Arena. Grazie alle convenzioni stipulate con il ministero dell’Interno, la Misericordia in un solo anno, nel 2009, si è accaparrata 6 dei 13 milioni di euro per la gestione dei centri di accoglienza.
Attraverso la Misericordia e Sacco, infatti, la cosca Arena, era riuscita ad aggiudicarsi gli appalti indetti dalla prefettura di Crotone per le forniture dei servizi di ristorazione al centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto e di Lampedusa.
Appalti che venivano affidati a imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di ‘ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all’accoglienza dei migranti.
Secondo la Dda, la spartizione dei milioni di euro era “semplice”: Sacco prendeva l’appalto con la Misericordia che è una onlus e concedeva in subappalto i servizi ad altre società con scopo di lucro riconducibili agli Arena che di fatto gestivano la mensa.
“Leonardo Sacco — è scritto nel provvedimento di fermo — da circa 15 anni ha gestito, quale responsabile della Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, il centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto, nelle sue diverse articolazioni, in modo tale da distrarre, in favore delle diverse famiglie che compongono la criminalità organizzata isolitana, cospicue somme di denaro. Egli ha selezionato i subappaltatori del servizio mensa anche fra intranei al sodalizio isolitano. Ci si riferisce, evidentemente, ai cugini Antonio Poerio e Fernando Poerio, ad Angelo Muraca, i quali, con danaro della consorteria, hanno allestito imprese di ristorazione che, si ribadisce, hanno somministrato i pasti per i rifugiati”.
È proprio del cibo riservato agli ospiti del centro ha parlato in conferenza stampa Gratteri.
“Indagando sulla famiglia Arena — ha detto il magistrato — siamo arrivati all’interno del Cara di Isola Capo Rizzuto. All’interno sono successe cose veramente tristi: un giorno sono arrivati 250 pasti per 500 migranti. Ebbene 250 persone hanno mangiato il giorno dopo. Non solo era poco, ma solitamente era un cibo che si dà ai maiali. Questi si arricchiscono sulle spalle dei migranti. Questa è un’indagine che abbraccia quasi 10 anni di malaffare all’interno del Cara gestito in modo mafioso dalla famiglia Arena”. “Il Centro di accoglienza e la Misericordia sono il bancomat della ‘ndrangheta”, ha detto invece il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros dei carabinieri, secondo il quale è stata la cosca Arena a scegliere i suoi uomini: “E tra questi ci sono Sacco e il prete Scordio”.
Un’altra figura importante nell’indagine, infatti, è proprio quella del prete, don Edoardo Scordio che “riceve, senza alcun titolo, cospicue erogazioni di danaro dalla Misericordia. Solo per ricordare, fra le erogazioni più ingiustificate, basti fare riferimento ad una serie di note di debito, emesse dalla Parrocchia Maria Assunta ad Nives, cioè da Don Edoardo Scordio, e pagate da Misericordia fino alla concorrenza di 132.665 euro, per non meglio chiarita assistenza spirituale”.
Tra gli indagati anche il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Gianluca Bruno, che stamattina ha subito una perquisizione.
A lui si era rivolto l’indagato Antonio Poerio per lamentarsi degli sprechi commessi dal prete Scordio: “In sostanza Poerio — è scritto nel fermo — richiedeva a Bruno Gianluca un intervento per allontanare il sacerdote da Isola di Capo Rizzuto. Bruno Gianluca lo riteneva inopportuno dicendo testualmente ‘vedi che se se ne va lui….che te lo dico io….ci ripuliscono tutti’. Poerio Fernando (altro indagato, ndr) era d’accordo perchè temeva che il prete li accusasse: “che lui poi se la canta”. Bruno soggiungeva che era difficile trovare un adeguato sostituto di don Edoardo”.
In nome del business dei migranti, c’è stata anche la pace tra le due principali cosche del territorio: quella dei Grande Aracri e degli Arena, protagoniste in passato di una faida in cui i killer dei clan hanno utilizzato anche bazooka e kalashnikov. L’inchiesta ha fatto luce anche sul giro di scommesse in tutto il crotonese, gestito dagli indagati che avevano una “posizione dominante” nel settore della raccolta delle scommesse online e del noleggio degli apparecchi da intrattenimento. Le indagini delle fiamme gialle hanno consentito alla Dda di accertare che la società bookmaker Centurion Bet, in mano agli Arena, era presente in Italia con oltre 500 agenzie e aveva ramificazioni in tutto il mondo.
Proprio questa società avrebbe messo a disposizione i propri circuiti di gioco online alla società Kroton Games di Crotone. Espressione della cosca Arena, La Croton Game ha così incrementato i suoi volumi di fatturato, sottratti al fisco, per decine di milioni di euro.
Oltre agli arresti, sono stati sequestrati beni per 84 milioni di euro. I sigilli sono stati applicati all’intero patrimonio immobiliare riconducibile alla Fraternità di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 mq, successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal teatro Astorino e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per salvaguardarli da possibili sequestri. La Dda, inoltre, ha sequestrato la squadra di calcio di Isola Capo Rizzuto di cui Sacco era il presidente.
Ma sorge spontanea una domanda: in un Paese dove i parlamentari, anche di opposizione, possono entrare nelle carceri, fare verifiche sui contributi versati, raccogliere denunce e confidenze, visitare e persino pernottare nei Cie (Salvini insegna), come mai non si sono accorti di nulla in dieci anni?
O toccare gli interessi della ‘ndrangheta non era prudente?
Più facile accusare i profughi di essere privilegiati che scoperchiare gli interessi delle ‘ndrine? Il governo non ha controllato, certo, ma dove cazzo stavano i “controllori” della opposizione?
E’ un caso che personaggi calabresi legati anche agli attuali “sovranisti” siano a processo per associazione mafiosa, in quanto ritenuti al servizio della ‘ndrangheta?
Come mai tanti giornali di sedicente destra, pronti a fare titoloni quando un profugo orina per strada, non hanno mai fatto inchieste-denuncia sulla connivenza tra malavita organizzata e assitenza ai profughi?
O del fatto che metà profughi saltava pasto per mancanza di cibo non fregava una mazza a nessuno di questi campioni destrorsi della illegalità ?
Si vergogni tutta la politica, governo e opposizione, senza distinzioni.
(da agenzie)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
IL VERTICE CON LA MERKEL A BERLINO: “RIDISEGNARE L’EUROPA, RIFONDARLA STORICAMENTE”… MACRON: “ALL’EUROPA SERVONO INVESTIMENTI E BILANCI FLESSIBILI”
Un duo di testa unito e con un obiettivo preciso: riformare l’Europa, sburocratizzarla, rifondarla “storicamente”. All’indomani del suo insediamento all’Eliseo, il neo presidente francese Emmanuel Macron vola a Berlino per incontrare Angela Merkel e l’incontro suggella il rafforzamento dell’asse franco-tedesco, che si propone ora di stravolgere la road map di Bruxelles.
Una rivoluzione che si spinge addirittura a non considerare più un tabù la modifica dei Trattati, i pilastri dell’Unione europea. “Se serve” si farà , è la linea comune che viene illustrata al termine del vertice nella capitale tedesca.
“La modifica dei trattati era un tabù francese. Per me non lo è”, ha affermato il neopresidente francese durante la conferenza stampa congiunta tenuta al termine dell’incontro avuto con la cancelliera tedesca a Berlino. Macron è convinto che serva “una rifondazione storica dell’Europa” perchè ricorda “il messaggio di rabbia, di insoddisfazione e di preoccupazione del popolo francese”
Merkel e Macron usano espressioni inequivocabili per rendere evidente l’unità di intenti tra Germania e Francia: cooperazione, nuovo dinamismo nelle relazioni.
“Gli interessi della Germania sono legati a quelli della Francia. La Germania sta bene se l’Europa sta bene, e l’Europa sta bene se la Francia è forte”, sottolinea la Cancelliera tedesca.
Ma la parola che più di tutte rende evidente l’unità d’intenti tra i due Paesi è asse.
Il punto di caduta della nuova alleanza tra Berlino e Parigi è l’intera Europa. Non a caso Macron sottolinea che il rafforzamento dell’asse franco-tedesco “sarebbe utile anche per l’eurozona”.
E altrettanto evidente è il ruolo che il duo Germania-Francia vuole giocare a Bruxelles quando lo stesso presidente francese boccia, sonoramente, il piano Juncker, il piano di investimenti che rappresenta la risposta più forte che l’Unione europea è riuscita a dare per riportare il Vecchio continente su livelli di crescita accettabili. “Il piano Juncker – afferma Macron – non ha soldi freschi”.
La parola d’ordine del rottamatore europeo Macron è investimenti. Pubblici o privati che siano non importa. Il punto è un altro: all’Europa servono risorse autentiche, soldi freschi per avere bilanci più flessibili e quindi sostenibili. Un’Europa, insiste il nuovo inquilino dell’Eliseo, che sia in grado di giocare un ruolo più pesante nello scacchiere internazionale perchè, sottolinea, “oggi l’Europa difende meno bene le sue imprese di quanto non lo facciano gli Stati Uniti”.
Una linea, quella della Francia, che piace alla Germania. E a Berlino piace soprattutto il fatto che Macron abbia cestinato un progetto che alla Merkel non è mai andato giù (proverbiale la sua espressione, “Mai gli eurobond finchè vivo”, pronunciata nel 2012): gli eurobond.
Idea, quest’ultima, che invece l’attuale Commissione europea, guidata da Jean-Claude Juncker, ha più volte accarezzato. A scansare ogni equivoco ci pensa lo stesso presidente francese: “Non ho mai proposto i cosiddetti eurobond, non sono per la condivisione a livello comunitario del debito contratto in passato”.
Potenza di fuoco quella della Merkel e di Macron, che arrivano al faccia a faccia in un momento felice delle rispettive parabole politiche.
La Cancelliera ha incassato ieri la terza vittoria di fila alle elezioni regionali, trionfando nel feudo dell’Spd, il Nord-Reno Vestfalia, lanciando così la volata alla sfida contro Martin Schulz a settembre con l’obiettivo di arrivare al quarto mandato. Macron, dal canto suo, è fresco vincitore delle elezioni presidenziali in Francia e oggi ha messo il primo tassello al suo governo con la nomina del primo ministro Edouard Philippe.
I due leader giocano partite diverse in casa propria, ma quella europea conta sia per gli affari interni che per il ruolo che i due Paesi vogliono ritagliarsi in Europa.
“Ogni inizio è abitato da una magia”, afferma Merkel all’inizio della conferenza stampa citando Herman Hesse. Quello dell’asse franco-tedesco si propone di esserlo anche per l’intera Europa.
(da “Huffingtonpost“)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
QUALCHE MESE FA LA DAVANO TUTTI PER SPACCIATA, ORA E’ L’UNICA STATISTA EUROPEA CHE VA VERSO IL QUARTO MANDATO
Martin Schulz ha rimediato tre sconfitte in tre elezioni e la CDU si allontana sempre di più. L’ultima, quella in Nord Reno Vestfalia, è la più dolorosa per l’ex presidente dell’Europarlamento. Il Land con capitale Dà¼sseldorf è il suo seggio elettorale, quello dove è iniziata la sua carriera politica oltre ad essere considerato, con i suoi 13 milioni di elettori, un test importante in vista delle elezioni per il Bundestag del 24 settembre. Vittoria netta per la CDU che raggiunge il 33% delle preferenze, riuscendo a recuperare 14 punti percentuali in sole due settimane, e per FDP, il partito liberale che da tutti veniva considerato scomparso e che ha raggiunto il 12,6% dei consensi.
Il tre poteva essere il numero perfetto per iniziare la corsa alle elezioni generali di settembre con il massimo consenso e con la sicurezza di avere una base elettorale su cui puntare e invece quest’ultima debacle, sommandosi a quelle in Schleswig Holstein e Saarland, apre una crisi nel partito socialdemocratico tedesco, che si ferma al 31,4% (-7,7%) e cala al 27% nei sondaggi nazionali.
Oltre ad essere lo stato più popoloso, la Nord Reno Vestfalia (NRW), è considerata un feudo “rosso”, grazie a 46 anni di governo SPD, interrotti solamente tra il 2005 e il 2010 da una coalizione CDU-FDP.
Il Land più ad occidente è quello che ha vissuto maggiormente il processo di de-industrializzazione tedesca e conta ancora tassi di disoccupazione superiori alla media federale e indici di povertà piuttosto alti.
Ma non sono stati certo questi i temi della campagna elettorale, incentrata maggiormente sul tema sicurezza. Infatti, Colonia fu teatro di molestie sessuali durante la notte di capodanno del 2015 e la polizia del Land è sotto accusa per diversi fatti di cronaca, come per le indagini su Anis Amri, l’attentatore di Berlino, e per quelle sull’attentato al bus del Borussia Dortmund.
Armin Lauschet, lo Spitzenkandidat di CDU, ha saputo sfruttare questo senso di insicurezza, tanto da essere chiamato lo “sceriffo”, ed è riuscito a battere Hannelore Kraft, alla guida del Land in coalizione con i verdi dal 2010. Kraft che ha subito annunciato le proprie dimissioni sia dalla leadership regionale sia dalla vice-presidenza del partito.
FDP è tornato
Ma la vera sorpresa di queste elezioni è il partito liberale, FDP, che è riuscito a raddoppiare i consensi e ad arrivare al 12,6% delle preferenze dopo il successo nello Schleswig Holstein (10,8%).
Grazie al nuovo segretario federale e candidato in NRW, Christian Lindner, il partito si è rinnovato e ha puntato su una nuova ricetta fatta di istruzione, digitalizzazione e economia sociale di mercato.
Il risultato dimostra che i liberali possono avere una posizione autonoma e non dover vivere di voti sottratti ad Angela Merkel e che è possibile una coalizione con CDU nel parlamento di Dà¼sseldorf, scongiurando una GroàŸe Koalition tra socialdemocratici e democristiani.
Il treno Schulz si è fermato
Il nuovo anno aveva visto l’investitura di Martin Schulz come candidato cancelliere e la conseguenza fu un immediato aumento degli iscritti al partito e una notevole campagna mediatica che aveva portato l’ex presidente del Parlamento Europeo ad essere considerato una star, grazie al sorpasso di Spd su Cdu, almeno nei sondaggi. Ma i sondaggi non sono la realtà e dopo tre elezioni regionali si può definire concluso il cosiddetto “effetto Schulz”.
Il politico di Aquisgrana ha dichiarato che cambierà e sicuramente dovrà cercare di puntare più sulle idee che sulla propria immagine. Anche se le elezioni in NRW erano incentrate molto su temi locali, sembra strano che il partito socialdemocratico abbia perso quasi l’8%.
Questa sconfitta segna forse un nuovo inizio per Schulz, che non è riuscito ad intercettare nemmeno il voto degli elettori sotto ai 30 anni, proprio coloro che furono sostenitori della prima ora, ma è soprattuto un campanello di allarme per un politico che non si era mai confrontato sul proprio territorio nazionale.
In settimana, alla presentazione del programma politico del partito, ci sarà , molto probabilmente, un cambio di strategia mirato a fornire risposte concrete piuttosto che un’immagine “cool”.
Effetto Merkel
Se l’effetto Schulz non c’è si potrebbe dire che è iniziato l’effetto Merkel. La cancelliera gode di un alto consenso in patria e, superata la crisi dei migranti, ha riportato il proprio partito in testa ai sondaggi con il 37% delle preferenze.
Consensi che provengono da un cambio di strategia politica, in particolare nelle relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e con quello russo Vladimir Putin.
Inoltre, la Germania continua ad essere lo stato più ricco in Europa e gli ultimi dati parlano di un costante aumento dell’occupazione.
Sembra, quindi, sempre più probabile una riconferma a settembre, che la porterebbe a guidare il paese fino al 2021.
AFD in crisi
AFD è un partito in forte crisi, che ha visto la propria leader messa da parte a causa di dissapori tra la fazione più “centrista” e quella più a destra con simpatie neonaziste. Con il 7,3% in NRW è rimasto ben lontano dai risultati ottenuti in Meclemburgo Pomerania, quando nell’aprile del 2016, con il 20,8% superò il partito di Angela Merkel proprio nel suo collegio elettorale.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
UOMO FIDATO DI JUPPE’, IL SINDACO DI LE HAVRE HA UN PROFILO POLITICO CHE SI SPOSA BENE CON LA FILOSOFIA NE’ DI DESTRA NE’ DI SINISTRA
Emmanuel Macron ha nominato come primo ministro il repubblicano Edouard Philippe, sindaco di Le Havre ed esponente della destra moderata vicina all’ex candidato alle primarie Alain Juppè.
Il nuovo presidente della Repubblica francese, a poche ore dal passaggio di poteri con l’uscente socialista Franà§ois Hollande, ha scelto il politico di 46 anni per guidare l’esecutivo: un volto vicino ai conservatori, ma anche rappresentativo di una nuova generazione di politici che da tempo cerca di prendere le distanze dai partiti tradizionali.
La decisione è stata presa con gli occhi già rivolti alle elezioni legislative di giugno prossimo, quando Macron dovrà cercare di ottenere la maggioranza assoluta oppure pensare a formare una coalizione.
La sua nomina spacca inoltre molti degli equilibri a destra: Philippe è considerata una scelta “consensuale”, che aprirebbe la strada all’investitura con l’etichetta “La Rèpublique en Marche” di decine di candidati Republicains con l’etichetta della maggioranza presidenziale.
La nomina, sulla quale erano già circolate numerose indiscrezioni, riguarda un politico che Macron stima e conosce bene dal 2011, quando si incontrarono a una cena, ed ha anche lo scopo di scompaginare la destra Republicains.
Il nome di Philippe, braccio destro di Juppè, circolava da giorni perchè esponente della destra moderata ma molto stimato anche a sinistra.
Philippe, studi prestigiosi all’à‰cole nationale d’administration (Ena), militanza nel Partito socialista di Michel Rocard prima di trasferirsi nella destra neogollista.
E’ stato segretario generale dei Republicains quando il partito si chiamava Ump.
Nel 2007 ha fatto parte del gabinetto di Juppè, come ministro dell’Ecologia sotto la presidenza Sarkozy.
Nel 2010 Philippe è stato eletto sindaco di Le Havre, al posto di Rufenacht.
Nel 2014 ha promesso che in caso di riunificazione della Normandia, nel quadro della riduzione del numero delle regioni in Francia voluta da Francois Hollande, avrebbe percorso a nuoto il bacino del commercio di Le Havre e ha mantenuto la promessa.
L’annuncio del segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler, è durato appena cinque secondi ed è arrivato con tre ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Contemporaneamente all’annuncio Macron ha lasciato il palazzo presidenziale per raggiungere l’aeroporto militare di Villacoublay da dove decollerà l’aereo per Berlino, dove è atteso poco dopo le 17 per incontrare la cancelliera tedesca Angela Merkel. Subito dopo l’annuncio della nomina a primo ministro francese, Philippe si è recato nella sede del governo di palazzo Matignon per il passaggio dei poteri con il suo predecessore Bernard Cazeneuve.
Intanto la portavoce del presidente Emmanuel Macron, Laurence Haim, ha annunciato su Twitter che la lista dei ministri sarà resa nota domani a fine giornata.
Il presidente e il primo ministro, ha spiegato, si parleranno stasera al telefono e si vedranno domani mattina all’Eliseo per decidere la composizione del governo.
Haim ha precisato che Macron aveva scelto da qualche giorno Philippe e che i due si sono incontrati diverse volte nelle ultime settimane.
Durante il passaggio di poteri a palazzo Matignon, il primo ministro uscente ha rivendicato il suo essere di sinistra, il suo successore ha fatto altrettanto con il suo essere di destra.
“Lei ha detto di essere un uomo di sinistra, non ne dubitavo — ha detto Philippe — si dà il caso che io sia un uomo di destra. E tuttavia, abbiamo stima l’uno dell’altro e sappiamo che è l’interesse generale a dover guidare l’impegno di chi viene eletto. Lei è stato un esempio, un esempio di carattere”.
Nel ringraziare Cazeneuve, Philippe ha lodato la sua onesta, serietà , il suo senso dello Stato. E come lui ha sottolineato la comune origine in Normandia.
“I normanni sono ‘violentemente moderati’ — ha detto riprendo una frase del suo predecessore — ma a volte sono anche conquistatori. E lei è totalmente normanno. E io pure”.
Se Cazeneuve ha ricordato l’eredità di statisti francesi del passato di sinistra come Jean Jaures e Leon Blum, Philippe ha fatto altrettanto a destra con Charles De Gaulle e Georges Clemenceau.
Il passaggio dei poteri è terminato con un abbraccio fra i due leader politici.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
“QUESTE PRIMARIE SONO FASULLE, AVEVANO GIA’ BUTTATO FUORI MIGLIAIA DI ISCRITTI”…”SALVINI E’ COME RENZI, PENSA SOLO AL SUO CULO”… “DELL’IMMIGRAZIONE NON HA CAPITO NULLA”
Umberto Bossi non vedeva l’ora di un congresso federale che mettesse in discussione la leadership di Salvini, a cui non le ha mai mandate a dire. E visto che è stato accontentato, il fondatore del Carroccio, dopo aver votato per Fava, va giù ancora più pesante del solito: «Salvini è la brutta copia di Renzi, anche per lui prima il mio culo. La Lega è finita».
Bossi, e lei allora che fa?
«Valuterò la situazione. Ci sono migliaia di fuoriusciti dalla Lega, espulsi, che hanno messo assieme un partito a Milano. È abbastanza grande, sono in migliaia. Io potrei valutare la situazione, certo non lascerò che la richiesta di libertà del Nord finisca nel nulla. Sappiamo che la questione settentrionale alla fine vincerà , è una causa che va servita fino alla fine».
Un’altra Lega indipendentista?
«Stanno attorno a Bernardelli adesso, il proprietario dell’Hotel Cavalieri (Roberto Bernardelli, imprenditore, ex consigliere comunale, regionale e deputato della Lega, ndr). Gente che non è disposta ad abbandonare gli ideali per una sedia e per un posto».
Salvini ha fatto crescere la Lega però.
«Non è vero, è calata, io pigliavo 4 milioni di voti, ad ogni elezione il minimo era 4 milioni. I suoi sono sondaggi, i voti sono molti meno».
Il segretario non vuole tornare alla Lega partitino al servizio di altri, intesi come Berlusconi.
«Stupidaggini, non sa quello che dice. Lui pensa di guadagnare consensi sull’immigrazione, ma non ha capito niente».
Non è un problema l’immigrazione?
«Non è come pensa lui. Io ho cercato di capire il suo programma, secondo me non ne ha uno. Comunque mi ha risposto: io vado al Sud, parlo un po’ di immigrazione e mi danno milioni di voti. Gli ho fatto notare che al Sud non frega niente degli immigrati, perchè sbarcano lì ma poi vengono qui al Nord. Il problema del Sud è sempre lo stesso, lo sviluppo industriale che è stato mancato, e quindi i soldi che servono per lo sviluppo. Ma ormai il Nord non li può più dare, non è più come in passato. Il Nord si è impoverito con la crisi, non ha più una lira da regalare. E in più ha anche il problema dell’immigrazione. Perciò la strategia di parlare di immigrazione al Sud è completamente sbagliata».
Quindi va a sbattere?
«Sì, per forza. L’anno scorso c’è stato il record di fallimenti delle aziende. Mentre Renzi parlava di posti di lavoro, sono fallite 100mila aziende, quasi tutte al Nord».
Non è colpa dell’euro?
«No, l’euro non è nato per sviluppare l’economia. È nato, e l’Italia aveva partecipato spinta dal governatore della Banca d’Italia Guido Carli, perchè l’Europa sapesse mettere freno alle spese pazze dei vari governi italiani, una disciplina di bilancio pubblico».
Quindi anche la battaglia contro l’euro e la Ue è sbagliata?
«Certo, senza l’Europa il fallimento dell’Italia arriverebbe prima. L’Europa l’ha voluta soprattutto l’Italia. Se non ci fosse l’Europa a frenare, Roma prima di fallire si mangia il Nord. Carli aveva una visione sul futuro molto più lunga di Salvini».
Meglio allearsi con Berlusconi o con la Le Pen?
«Eh, Berlusconi. Anche lui vuole l’Europa come potere esterno. Non si unirebbe mai con Salvini nella guerra contro l’Europa. Quelli della Le Pen sono fascisti, sono stati fascisti non all’acqua di rose. Questi andavano a scoperchiare le tombe degli ebrei nei cimiteri. Io vengo da una famiglia antifascista. Mia nonna i fascisti l’hanno anche torturata».
Si aspettava più o meno voti per Salvini alle primarie?
«Queste elezioni sono falsate dal fatto che hanno buttato fuori un sacco di persone dalla Lega. C’era Fava, si è presentato lui, quello che c’era abbiamo preso, abbiamo fatto di necessità virtù. Bisogna vedere cosa succede nel consiglio federale. L’altra volta hanno fatto fuori soprattutto i membri del consiglio federale, così le scelte le faceva solo Salvini. Una cosa che non era mai successa nella Lega».
Paolo Bracalini
(da “il Giornale”)
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Maggio 15th, 2017 Riccardo Fucile
“MIA FIGLIA HA PERSO CONSENSO DOPO IL DIBATTITO IN TV: NON E’ CAPACE DI IMPRIMERE AL FN L’IMPULSO NECESSARIO”… “INFLUENZA NEGATIVA DEL SUO VICE PHILIPPOT”
Jean-Marie Le Pen, 89 anni tra un mese, ha fondato il Front National nel 1972 ispirandosi al Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante. Anche nel simbolo, una fiamma tricolore con il blu al posto del verde, i riferimenti erano precisi.
Sparita in Italia, la fiamma è rimasta – seppur più moderna e stilizzata – nel simbolo del Fn francese.
Ma Le Pen senior, da quel partito, è stato espulso due anni fa, proprio dalla figlia che lui stesso aveva designato come erede. E adesso parla a ruota libera.
Nel 2002 lei è arrivato al secondo turno come sua figlia quest’anno. Nel suo discorso subito dopo il primo turno lei disse: “Un uomo del popolo io sarò sempre, dalla parte di chi soffre.” Sua figlia ha detto: “Io sono il candidato del popolo”. Sembra che poco sia cambiato nel Front National.
«Per il Front National si conferma la correttezza dell’approccio che è stato il mio nel 2002 e che, in fondo, è anche quello di Marine Le Pen. Lei è costretta a parlare come me quando accenna ai problemi demografici globali, alle migrazioni di massa, all’insicurezza, alla disoccupazione. Non possiamo sfuggire alla realtà . Macron non parla di nulla. Ha delle parole: democrazia, coraggio, volontà . Ma gli toccherà occuparsi della realtà . E le realtà possono essere crudeli»
Quali realtà ?
«Tutte. L’Italia e la Spagna hanno già un tasso di fertilità sotto 1,3 figli per donna. Non possono alzarlo. Poichè sono i paesi in prima linea rispetto all’immigrazione di massa africana, saranno sopraffatti. È drammatico, ma è così. È quindi evidente che io, da vecchio uomo di mare, capisco il tempo molto meglio dei giovani marinai, come Macron»
Nel 2002, lei si era recato nel sobborgo di Argenteuil, quest’anno sua figlia è andata a incontrare i lavoratori della Whirlpool. È la stessa cosa?
«No, non è la stessa cosa. Argenteuil è una cittadina quasi musulmana, mentre alla Whirlpool ci sono degli scioperanti. Quando io arrivai ad Argenteuil, sono venuti fuori i servi del comune, gli arabi finanziati dal comune socialista».
I servi?
«Sì, è un termine un po’ dispregiativo per parlare del personale di servizio».
Sì, ma lei ha aggiunto “arabo”.
«Insomma, senta, in Francia, non si può più dire nulla. Mi hanno perseguitato perchè avevo detto che gli omosessuali non mi danno fastidio tranne che quando volavano in squadrone. Hanno paura delle parole, sono stato condannato anche due volte per aver parlato dei rom. Quando si è in una Repubblica, in una democrazia e, soprattutto nel mio caso, dopo 60 anni di vita pubblica e 50 da parlamentare, pensavo che si potesse esprimere un’idea. Ma in Francia ci sono argomenti tabù».
Che cosa ha pensato della performance di sua figlia nel dibattito televisivo tra i due turni?
«Penso che abbia perso molti consensi quella sera. Non credo che sia stato un buon dibattito. Se io fossi stato il candidato non avrei coinvolto dei giornalisti. Sarebbe stato meglio un giornalista per controllare i tempi degli interventi e un faccia a faccia tra i due candidati per farci entrare nello spirito di una elezione presidenziale. Invece sembrava un dibattito per le elezioni parlamentari».
Quella sera che cosa ha pensato di sua figlia?
«Mi ha fatto pietà ».
È il padre o il politico che ha avuto pietà ?
«Tutti e due. Lei sa che come padre ne ho subite di tutti i colori: sono persino stato estromesso dal partito da me fondato».
Sì, ma si tratta di sua figlia, le vorrà sempre bene?
«Più o meno».
Che cosa pensa del comportamento politico di Marine Le Pen e del suo collaboratore Florian Philippot, durante la campagna?
«Philippot ha un suo ruolo nel Front National, ma è di estrema sinistra. È un tecnocrate. È un signorotto della Repubblica. Non è che gli manchi talento, ma non mi piace la sua influenza. Credo che alla signora Le Pen manchi uno stato maggiore. E che lei non sia stata in grado di imprimere al movimento l’impulso emotivo necessario per la lotta. Essere un leader vuol dire sa per trascinare le persone. Lei ha talento, una presenza, ma non ha creato quello che speravo per il Front National».
Non pensa di aver minato la campagna di sua figlia con certi suoi commenti?
«No, niente affatto. Quando c’è stato l’omaggio solenne al poliziotto ucciso da un terrorista, per la prima volta un uomo della famiglia ha parlato e, inoltre, era un omosessuale. Non lo aveva mai fatto nessuno. È stato un colpo politico. Il fatto è che per me l’unico legame che conta è quello della carne e del sangue. Quindi l’ho detto. E ribadisco quello che ho detto su Macron: secondo me non può parlare di figli perchè lui non ne ha mai avuti».
(da “L’Espresso”)
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