Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
NON SOLO: IL GEOMETRA ANGELO SALA HA LO STIPENDIO PIGNORATO DAL TRIBUNALE PER COSTRINGERLO A ONORARE I CREDITORI MAI PAGATI… LE STRANE PROMOZIONI DELLA SUA CONVIVENTE: DA UN MODESTO LIVELLO A3 A DIRIGENTE A 100.000 EURO L’ANNO
Affidereste la Juventus a un manager (non laureato) che nel cv “vanta” il fallimento della sua squadradell’oratorio? E che è formalmente nullatenente perchè il suo stipendio è stato pignorato dal tribunale il quale ha ordinato di girarlo ai creditori mai pagati?
Voi forse no, il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, è di parere differente.
Tanto che dal 1° febbraio 2017 ha consegnato le chiavi di Aler Milano — la società che gestisce oltre 72 mila alloggi di edilizia popolare occupati da oltre 350 mila cittadini nella città metropolitana, l’azienda più grande d’Italia in fatto di edilizia popolare, gravata da un buco da oltre mezzo miliardo di euro — al geometra Mario Angelo Sala, proprietario della fallita “Edilmeg srl”.
Dalla sua, Sala vanta, oltre a 27 esami superati al Politecnico (che però non ha mai finito), un diploma da dirigente del Coni e l’esperienza maturata nei tre anni da commissario straordinario prima e presidente poi delle Aler di Como, Busto Arsizio, Monza-Brianza, Varese, società confluite in un’unica azienda dopo la riforma regionale del 2015.
Altra freccia all’arco di Sala è la ferrea amicizia con il presidente Maroni, cementata dagli anni nei quali il Geometra è stato segretario provinciale della Lega a Como.
Un’amicizia così salda, che quando a fine 2016 l’ex prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi (quello intercettato al telefono con l’olgettina Marysthell Palanco che chiedeva un favore personale spendendo il nome di Berlusconi e alla quale rispondeva gentile che si sarebbe messo a disposizione, pregandola di «salutare il Presidente») ha rimesso il mandato di presidente di Aler Milano con due anni di anticipo e senza dare spiegazioni, Maroni non ci ha pensato su due volte e ha voluto il fidato e leghistissimo Sala.
Una nomina che ha fatto storcere parecchi nasi.
Anche nella maggioranza, lato Forza Italia. Tra i più contrari, i consiglieri regionali di M5s, guidati dalla capogruppo Iolanda Nanni, la quale lo scorso aprile, nel giro di dieci giorni ha presentato ben due interrogazioni sulla nomina.
Con la prima, dal titolo “Criticità relative alla nomina del Sig. Mario Angelo Sala a presidente di Aler Milano”, la Nanni ha svelato come Sala fosse proprietario del 90% della “Edilmeg srl”, impresa di costruzioni comense fallita il 13 maggio 2005.
Riferiva come lo stesso Sala fosse stato oggetto il 15 dicembre 2015 di una sentenza del tribunale di Como che riconosceva un suo debito non saldato di 50 mila euro e imponeva il pignoramento dello stipendio.
Sempre nello stesso documento, la Nanni chiedeva conto della sfolgorante carriera di una dipendente di Aler, l’ing. Maria Cristina Cocciolo, assunta nel 2008 come “funzionaria di livello A3” dall’azienda di Como, Busto Arsizio, Monza-Brianza, Varese, e divenuta sotto Sala, Direttore dell’Area Gestionale, con le pesanti deleghe ad “appalti e acquisti”, “personale” e “tutela del patrimonio”.
Quando Sala è stato “promosso” a Milano, la Cocciolo lo ha seguito, con la stessa qualifica e uno stipendio di oltre 100 mila euro l’anno.
La consigliera ha sottolineato la singolare coincidenza per la quale “a far data dal giorno 15/09/2016 il Signor Sala abbia spostato la propria residenza a Como in via A… n.22. Nel contempo, con atto pubblico del 6/12/2016, la signora Maria Cristina Cocciolo risulta acquisire la proprietà di un immobile sito proprio in via A…. n.22 in Como, circostanza che, quantomeno, solleva dei dubbi circa la tipologia di rapporto che possa intercorrere tra Mario Angelo Sala e l’ing. Maria Cristina Cocciolo».
Non contenta, Nanni ha scavato ancora, denunciando nella seconda interrogazione, le “85 promozioni di carriera registrate in Aler di Varese-Como-Monza Brianza-Busto Arsizio nel mese di dicembre 2016”, cioè nell’ultimo mese della presidenza Sala.
Per Nanni, una pioggia di regali che aveva sollevato le obiezioni dei sindacati.
La giunta non ha ancora risposto agli inquietanti quesiti posti dalla consigliera.
Di sicuro non si tratta del miglior viatico per colui che dovrà gestire quel nido di spine che è Aler Milano, un’azienda soffocata dai debiti, dalla morosità elevata e dalla difficilissima gestione.
Per comprendere le sfide che il neo presidente è stato chiamato ad affrontare, basta leggere l’introduzione del Bilancio di previsione 2017 che recita: «La difficoltà sul fronte delle entrate, ordinarie e straordinarie, risultano ovviamente ancora più rilevanti e significative in una realtà in crisi come quella di Aler Milano: l’ammontare dell’esposizione per i mutui nei confronti delle banche, pari a circa 204.100.000 rende sempre più difficoltosa la situazione finanziaria di Aler”
Una situazione pesante destinata in poco tempo a diventare drammatica, perchè «la carenza di risorse economiche ordinarie ha impedito di procedere nell’arco degli ultimi anni alla realizzazione degli interventi manutentivi “di conservazione” della funzionalità e dell’efficienza del patrimonio, pregiudicando la piena agibilità dello stesso». Cioè quel che c’era non è stato manotenuto ed è destinato a deteriorarsi.
Inoltre, mancano talmente tanti soldi, che le imprese vincitrici degli appalti «non avendo la certezza di pagamenti puntuali, si sono limitate a garantire la messa in sicurezza o l’eliminazione degli stati di pericolo (…). Ne consegue che si sono dovuti rimandare gli interventi non strettamente essenziali», con la conseguenza che «il numero delle opere differite si sta accumulando e ha raggiunto livelli preoccupanti» e che le «manutenzioni “ordinarie” devono essere considerate manutenzioni d’emergenza”.
Capito l’antifona?
La speranza per i 350 mila milanesi delle case popolari è che l’amico di Maroni non faccia fare ad Aler la stessa disgraziata fine della Edilmeg srl.
(da “L’Espresso”)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO SMANTELLA L’IMMAGINE DELL’UOMO DEI POTERI FORTI: “POCHI CONOSCONO IL SUO IMPEGNO, QUANDO LA UE CI HA CHIUSO LE BANCHE, LUI SI ERA OFFERTO DI VENIRE AD ATENE PER TROVARE UNA MEDIAZIONE E CONVINSE HOLLANDE A RIAPRIRE I NEGOZIATI”
L’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, uno dei riferimenti della sinistra in europa, ha invitato i francesi a votare per Emmanuel Macron, “il solo ministro in Europa” ad aver fatto “tutto il possibile” per aiutare Atene nella crisi del debito.
In una intervista al quotidiano Le Monde, Varoufakis dice di comprendere “che gli elettori progressisti abbiano tutte le ragioni di essere in collera” contro il programma social-liberale di Emmanuel Macron, ma “rifiuto di far parte di una generazione di progressisti europei che avrebbe potuto impedire a Marine Le Pen di vincere la presidenza francese e non l’ha fatto”.
“Durante il mio mandato da ministro delle finanze, Emmanuel ha mostrato una parte di lui che pochi progressisti conoscono”, afferma Varoufakis. Mentre “la ‘troika’ e il governo di Berlino strangolavano i tentativi del nostro governo di liberare la Grecia dal debito, Macron è stato il solo ministro in Europa a fare tutto il possibile per aiutarci”, afferma ancora.
Varoufakis racconta che, a fine giugno 2015, “quando l’eurogruppo aveva deciso di chiudere le nostre banche per punirci”, Macron avrebbe convinto il presidente Franà§ois Hollande a riaprire i negoziati “proponendo di recarsi in incognita ad Atene” per una mediazione.
L’Eliseo metterà poi un veto su questa missione per non irritare la cancelliera tedesca Angela Merkel, secondo Varoufakis. “Schiacciando la primavera greca, la troika non ha solo assestato un colpo alla Grecia, ma anche all’integrità e allo spirito dell’europa. Macron è stato il solo membro del sistema che ha tentato di opporsi. Penso sia mio dovere fare in modo che i francesi progressisti facciano la loro scelta avendo piena consapevolezza di ciò”, conclude Varoufakis.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
I RISULTATI: MACRON 34,83%, BIANCA 36,12%, ASTENSIONE 29,05%… SECONDO I SONDAGGI SOLO UN 15% ORIENTATO PER LA PEN
Nella consultazione interna indetta dal leader Jean-Luc Melenchon, la sinistra radicale di France Insoumise si è pronunciata per due terzi in favore dell’astensione o della scheda bianca per domenica prossima al ballottaggio fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen.
Le tre scelte possibili erano scheda bianca o annullata, astensione o voto per Emmanuel Macron.
Ma secondo i sondaggi tra un 15% degli elettori del candidato di Francia Indomita — protagonista di una strepitosa rimonta negli ultimi giorni di campagna elettorale precedente al primo turno — potrebbero ripiegare in occasione del secondo turno sulla Le Pen, ma pur sempre la metà di quelli che potrebbero votare per Macron.
Mentre la maggioranza si asterrà .
I risultati pubblicati sul sito di France Insoumise dicono che hanno votato 243mila iscritti: 84mila hanno scelto l’opzione Macron, mentre 87mila hanno scelto la scheda bianca e 70mila l’astensione.
Non volendo dare indicazioni di voto per il secondo turno, Mèlenchon aveva scelto di lasciar parlare i suoi sostenitori, chiamando a pronunciarsi le 440mila persone che lo avevano espressamente appoggiato sulla piattaforma jlm2017.fr.
Da parte sua, Mèlenchon si è limitato a criticare i due candidati, definendo Emmanuel Macron il candidato “della finanza estrema” e Marine Le Pen quella della “estrema destra” riconoscendo però che la leader del Front National è peggiore perchè se entrambi i candidati attaccheranno gli interessi dei lavoratori, Le Pen andrà “a guardare nelle culle per vedere chi è francese e chi non lo è”.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
DOPO MESI LO MANDANO IN VIAGGIO PREMIO AD HARVARD CON IL COMPLETINO NUOVO… PARLERA’ NELL’ATENEO DEI FIGHETTI, SI TROVERA’ A SUO AGIO
Il Vice presidente della Camera Luigi Di Maio domani incontrerà gli studenti dell’Università di Harvard.
Ad Harvard Di Maio terrà una lezione per spiegare a studenti e docenti l’argomento che conosce meglio: il MoVimento 5 Stelle.
L’incontro è sponsorizzato da Yes Europe Lab, un gruppo di cittadini europei che vive all’estero e che “dice Sì all’Europa”.
Il titolo dell’incontro è “A Conversation with Luigi Di Maio: Understanding the Five Star Movement and the Role of Direct Democracy in Italy“.
Di Maio spiegherà ad Harvard come funziona il M5S e il ruolo della Democrazia Diretta in Italia.
Il che forse potrebbe rappresentare un problema perchè non è che la democrazia diretta del M5S funzioni poi così bene. Non sappiamo se Di Maio parlerà dell’importante ruolo di un Capo Politico non eletto e di quello del figlio del fondatore che ha ereditato il partito.
Ma non è quello che si dirà quello che interessa a Di Maio. Quello che conta è che che si parlerà del M5S in una dele più esclusive e costose università del mondo
Alla notizia lo scrittore Roberto Saviano ha risposto pubblicando un post, in inglese, diretto anche all’Harvard Ash Center for Democratic Governance and Innovation nel quale spiega i dettagli della vicenda delle Ong.
E ironicamnte scrive: “Di Maio potrebbe parlare di cultura del sospetto e del cinismo in politica”.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
A QUANDO UNA MEDAGLIA PURE ALL’ARBITRO CHE HA VIOLATO IL REGOLAMENTO E ANDREBBE RADIATO A VITA?… PERSINO L’ONU HA ESPRESSO SOLIDARIETA’ AL GIOCATORE
Un esempio per l’alto commissario Onu, da squalifica per i regolamenti del calcio: il paradosso di Sulley Muntari, il giocatore ghanese del Pescara protagonista di un diverbio con l’arbitro Minelli che non è intervenuto mentre alcuni tifosi del Cagliari intonavano ‘buù razzisti, si compie con il turno di stop il giudice sportivo gli ha comminato.
Muntari era stato espulso per doppia ammonizione (una per proteste, la seconda per aver lasciato il campo senza autorizzazione durante il diverbio).
Il giudice ha deciso di non adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti del Cagliari con una motivazione esilarante ovvero perchè “considerato che i pur deprecabili cori di discriminazione razziale sono stati percepiti nell’impianto in virtù anche della protesta silenziosa in atto dei tifosi ma, essendo stati intonati da un numero approssimativo di soli dieci sostenitori e dunque meno dell’1% del numero degli occupanti del settore (circa duemila), non integrano dunque il presupposto della dimensione minima che insieme a quello della percezione reale è alla base della punibilità dei comportamenti in questione, peraltro non percepiti dagli Ufficiali di gara (come refertato dall’Arbitro), a norma dell’art. 11, comma 3, CGS”.
Ovvero come arrampicarsi sugli specchi, con una motivazione smentita da altre fonti che parlavano di un numero ben superiore di razzisti o dementi vari.
Dieci persone non si sentono neanche se tutto lo stadio stesse zitto, andate a prendere per il culo qualcun altro.
Comunque ora (in)giustizia sportiva è fatta: Muntari insultato e suqalificato, feccia razzista in libertà perche la polizia di Minniti non ha avuto tempo di identificare i colpevoli.
Magari diamo pure una medaglia all’arbitro di Varese che ha violato il regolamento non sospendendo la partita come prevede la Fifa.
Anche l’Onu scende in campo a fianco di Sulley Muntari.
Quanto accaduto a Cagliari domenica scorsa non è passato inosservato all’estero e il giocatore del Pescara è diventato simbolo ed esempio di lotta al razzismo.
Zeid Ra’ad al-Hussein, alto commissario Onu per i diritti umani, si è schierato al fianco del centrocampista ghanese che chiedeva all’arbitro di interrompere la gara per i cori discriminatori nei suoi confronti.
“E’ un motivo di ispirazione per tutti noi che ci occupiamo di diritti umani — l’elogio di Zeid -. Il problema del razzismo richiede una maggiore attenzione da parte della Fifa”. L’alto commissario delle Nazioni Unite ha anche annunciato che fra qualche settimana sarà presente a una gara internazionale per diffondere il messaggio che “il razzismo e qualsiasi espressione di intolleranza non possono trovare spazio nei grandi eventi sportivi”.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
LA VERITA’ E’ CHE LE ONG FUNZIONANO E FRONTEX NO
Luigi Di Maio aveva 7 anni quando nel dicembre del 1993 Beppe Grillo venne al Teatro Nazionale a Milano insieme a tanti artisti (Dario Fo, Franca Rame, Paolo Rossi, Claudio Bisio, Antonio Albanese, Luca Carboni, Lella Costa, Enzo Jannacci, i Nomadi, ecc ecc tutti coordinati da Stefano Benni) per un evento organizzato dall’Associazione per la pace (che allora coordinavo insieme a Luisa Morgantini) e il Consorzio Italiano di Solidarietà per gli aiuti e i profughi della ex Jugoslavia.
Fu una bella serata, il teatro strapieno, e -se non ricordo male- raccogliemmo quasi 60milioni di lire. Fabrizio De Andrè non potè partecipare e ci mandò un assegno di 5milioni di lire, “così ci pagate il service”, mi disse.
In quei mesi i profughi arrivavano a frotte (in quel decennio più di 120mila, solo dalla ex Jugoslavia) e noi ci davamo da fare per accoglierli nelle famiglie, nelle scuole in disuso, nelle sedi delle parrocchie, negli appartamenti presi in affitto.
Con le strutture delle Ong, delle associazioni di volontariato e i gruppi di solidarietà li andavamo a prendere nelle zone di guerra o li accoglievamo nei punti di arrivo (quelli che riuscivano ad arrivarci): ad Ancona, a Trieste, a Gorizia.
Non c’erano gli scafisti, ma i “signori della guerra” -con lo stesso pelo sullo stomaco- con i quali dovere fare i conti: tre volontari bresciani furono trucidati nel maggio del 1993, a Gorni Vakuf, in Bosnia Erzegovina mentre portavano gli aiuti.
Ci fu tanta solidarietà e tanto slancio popolare, ma ci furono anche un bel po’ di insulti: la Lega già c’era baldanzosa contro i terroni e gli “stranieri” e allora come oggi (ma oggi in compagnia però di altre forze politiche che vogliono spartirsi il bottino del consenso anti-migranti) lanciava anatemi, prevedeva invasioni e se la prendeva con le associazioni di volontariato e le Ong (“chi le paga?”, chiedevano i leghisti: come si vede la storia si ripete) che ospitavano gli “immigrati”.
E c’era una grande inazione delle istituzioni. Con il volontariato riuscivamo a supplire la latitanza della comunità internazionale (e nazionale). Come oggi.
Nel frattempo -in questi quasi 25 anni- le condizioni di estrema povertà e le guerre si sono moltiplicate (in Africa, nel Medio Oriente, nel Mediterraneo) e le persone che cercano di scappare sono sempre di più.
E cosa fanno oggi politica e istituzioni? Invece di fare i corridoi umanitari si fanno i blocchi navali e i muri, invece di accogliere in modo umano si fanno i campi lager, invece di andare alle radici dei problemi si affronta con il populismo penale una tragedia mondiale.
L’Italia nel 2017 stanzia 200 milioni per l’Africa. Non per “aiutarli a casa loro”, ma “per non farli venire a casa nostra”: quei soldi servono non per la lotta alla povertà , ma per il contrasto all’immigrazione.
Alla Libia regaliamo non attrezzature sanitarie o macchinari industriali, ma 10 motovedette. E ora se la prendono con le Ong, ma in realtà il vero obiettivo è l’accoglienza. Dopo il reato di clandestinità , magari ci proporranno l’introduzione del reato di solidarietà .
La verità (che brucia) è che l’azione di solidarietà delle navi delle Ong ha avuto un grande successo (decine di migliaia di migranti salvati), mentre Frontex è stato un clamoroso fallimento.
L’Italia ora ci prova con accordi militari come quello con la Libia: un pugno nello stomaco a chi crede nei diritti umani e nella solidarietà .
Ed è per questo che se la prendono con le Ong, sulla base di illazioni di un procuratore che formula le sue accuse con i “forse”, i “secondo me”, le “ipotesi” non corroborate da alcun atto giudiziario.
Ma il vero obiettivo dei denigratori delle Ong non è tanto scoprire qualche opacità , bensì delegittimare tutte le attività di soccorso in mare, soprattutto se hanno successo come è il caso delle navi dei volontari.
Da quella serata al Teatro Nazionale sono passati molti anni.
Di Maio è diventato adulto e un aspirante premier e si occupa molto di rumeni e migranti da respingere.
Uno spettacolo come quello del 1993 Grillo non lo farebbe certamente più, troppo preso dalla promozione di un diverso triste avanspettacolo: quello della strumentalizzazione dell’immigrazione come merce elettorale per la quale Di Maio, Salvini e Alfano sono entrati in competizione.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
ED E’ FIN TROPPO EDUCATA CON CERTI PENDAGLI DA FORCA CHE DIFFAMANO EMERGENCY SUL WEB
Smontare le false notizie sul ruolo delle Ong, e in particolare della sua Emergency.
È quello che sta facendo, con una serie di post sulla sua bacheca Facebook, Cecilia Strada, presidente dell’associazione fondata da suo padre Gino e da sua madre Teresa Sarti.
Cecilia Strada torna così sulla polemica di questi giorni nata dalle accuse del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro nei confronti di alcune Ong, diventata poi terreno di scontro politico anche all’interno del Governo.
Strada però si focalizza su alcune false informazioni che circolano sui social e soprattutto su alcuni argomenti che i detrattori dell’operato delle Ong hanno utilizzato per attaccarla.
“Cose che ho scoperto oggi, grazie ai profondi contributi di commentatori che non mi conoscono: che mio padre ha la residenza a Montecarlo (Cecilia ha inviato l’icona ‘me la sto facendo addosso dal ridere’), che io non ho mai “pulito in cesso in vita mia” (pensa che invece qualche anno fa mi si accusava di “aver fatto la cameriera”, come se aver fatto la cameriera fosse un’esperienza professionale indegna), che nel bilancio di Emergency le fonti di entrata non sono dettagliate (ragazzi, un bilancio è come un libro: si comincia dalla prima pagina, si legge da sinistra a destra perchè è scritto in italiano, si arriva in fondo alla pagina poi si volta e si continua nella pagina successiva…si chiama leggere, e se ci provate vedete che nel bilancio ci sono tutte le informazioni che cercate). E altre illuminazioni minori. Però, quante cose si imparano ogni giorno 🙂
Gli interventi di Cecilia Strada sono cominciati il 30 aprile, innescati da una serie di accuse su twitter: “Su Twitter oggi ci sono un saaaacco di persone che parlano, diciamo così, un pò a vanvera. Io sono sempre supergentile ed educata sul lavoro, ma, ehi, oggi è domenica e incredibilmente sono di riposo, perciò: ma perchè c…. non fate nomi e cognomi, anzichè buttare calunnie e offese a caso?”, si è sfogata la presidente di Emergency che criticato in due post distinti quanti, a suo giudizio, “lanciano il sasso e nascondono la mano”, tirando in ballo tutte le Organizzazioni non governative che si occupano di migranti.
“Sarebbe tutto più comodo e semplice, ci vediamo in tribunale e morta là. O no? Mi sembra più onesto – continua Strada – che non lanciare il sasso e nascondere la mano. Dai! (Visto che è ancora domenica, aggiungo: eh, c….. Scusa Ufficio delle risorse umane, ma oggi son di riposo. E baci)”.
Nel primo pomeriggio, la presidente aveva pubblicato un altro post, dai toni più pacati, dove denunciava quanti insultavano Emergency invitandola a “vergognarsi”. “Risultato del calderone di fango di questi giorni sul soccorso in mare : gente che mi scrive per insultarmi e invitarmi a “vergognarmi” perchè “portate qui quelli muscolosi e ve ne fregate dei bambini che muoiono di fame in Africa”, scriveva Strada per poi fare un elenco di tutte le attività di Emergency.
“Ora: non stiamo lavorando nel soccorso in mare (purtroppo, aggiungerei, avessimo soldi a sufficienza avremmo probabilmente preso anche una nave); da circa 23 anni – spiegava Strada – Emergency aiuta la gente “a casa loro”, compresi questi famosi bambini affamati (chi ci critica ne ha mai visto uno? Ne ha mai aiutato uno? Mah!) per un totale di 8 milioni di persone; da 10 anni Emergency lavora anche in Italia, con ambulatori fissi e mobili aperti a chiunque ne abbia bisogno (chi ci critica ne ha mai visto uno? Ne ha mai aperto uno?)”.
Continua il post: “Se metà del tempo buttato per scrivere insulti e ingiurie fosse impiegato per fare qualcosa di positivo per l’Italia, probabilmente diventerebbe un Paese bellissimo in un paio di mesi, ma evidentemente è più facile e comodo sfogare la frustrazione dietro una tastiera che non darsi da fare. Alla luce di tutto questo, semplicemente: io non mi vergogno. Nemmeno un pò. Chi ci insulta può dire lo stesso? E buona giornata a tutti”, concludeva.
(da “Huffingtonpost”)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
DOPO IL PROCURATORE DI SIRACUSA, ANCHE IL PRESIDENTE PADANO DEI SERVIZI SEGRETI SMENTISCE CLAMOROSAMENTE SALVINI E DI MAIO E ASSESTA UNA MAZZATA AI DIFFAMATORI
Non esiste nessun dossier degli 007 italiani sui presunti rapporti tra Ong e scafisti.
La smentita arriva direttamente dal presidente del Copasir, Giacomo Stucchi. “Con riferimento alle notizie circolate circa l’esistenza di un rapporto (dossier) predisposto dai Servizi segreti italiani e attestante rapporti tra scafisti e Ong per il controllo del traffico dei migranti nel Mediterraneo, dopo le verifiche del caso, alla luce di informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento”, afferma in una nota il presidente del Copasir.
Stucchi smentisce così in maniera categorica le dichiarazioni del leader leghista Matteo Salvini, che due giorni fa aveva parlato di un dossier dei servizi su scafisti e Ong.
Dossier che non esiste e non è mai esistito.
Proprio come non esiste, secondo la Procura di Siracusa, “nessun elemento investigativo” che indichi la possibile esistenza di legami tra le organizzazioni in questione e i trafficanti di esseri umani.
Alla Procura di Siracusa “non risulta nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra Ong o parti di esse con i trafficanti di migranti. Nessun elemento investigativo”.
Così il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano, in Commissione Difesa del Senato, sul caso dei presunti legami tra organizzazioni non governative e trafficanti al centro di un’indagine partita dalla Procura di Catania.
Il magistrato ha aggiunto che ci sono Ong più collaborative con l’autorità giudiziaria e altre meno, chiarendo tuttavia come la Procura siracusana non abbia mai interpretato questa circostanza “come un ostacolo alle indagini, ma come un atteggiamento ideologico, una sorta di coerenza: loro sono a favore del migrante e non a favore della polizia”.
“A noi come ufficio – ha spiegato Giordano nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Difesa del Senato – non risulta di asseriti collegamenti, obliqui o inquinanti, tra Ong e trafficanti, eppure abbiamo sentito centinaia di persone in proposito. Certo, c’è Ong e Ong, c’è struttura e struttura: ci sono organizzazioni che si servono di imbarcazioni perfette, conformi ai codici di navigazione, e che hanno un atteggiamento collaborativo con la polizia giudiziaria, e organizzazioni che si servono di imbarcazioni molto meno efficienti e che hanno un atteggiamento molto meno collaborativo”. “Ma questo – ha spiegato il procuratore – non lo interpretiamo come una volontà di ostacolo alle indagini o un favoreggiamento di altri reati ma come un atteggiamento ‘ideologico’, coerente con chi svolge un tipo di lavoro umanitario e che di per sè è a favore del migrante”.
Chi getta “fuoco politico” sulle Ong che salvano vite nel Mediterraneo compie “un atto ipocrita e vergognoso”. Con queste parole monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, fondazione Cei, condanna indirettamente i politici – da Luigi di Maio (M5S) a Matteo Salvini (Lega Nord) – che in questi giorni hanno sparato a zero sulle organizzazioni non governative che operano al largo delle coste libiche, sulla scia dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catania.
Secondo monsignor Perego, nuovo arcivescovo di Ferrara, “è giusto che la Procura e la Magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale nel Mediterraneo, perchè i migranti non siano doppiamente vittime”. Ma un conto è vigilare, un altro sfruttare le indagini a fini politici.
“Però il fuoco politico indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane – di fronte alle morti che sono passate a oltre 5 mila nel 2016 rispetto alle 3 mila del 2015 – con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile, è stato un atto ipocrita e vergognoso”.
Al Senato ha parlato anche Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere. “È una polemica odiosa e strumentale che ci lascia profondamente indignati. Noi lavoriamo in totale trasparenza e collaborazione, ma chiediamo rispetto per il lavoro di tante Ong che si sono sostituite alle autorità pubbliche e il cui lavoro al momento rappresenta l’unica possibile soluzione-tampone a un problema che spetterebbe ad altri gestire”, ha dichiarato De Filippi.
“Non riceviamo 1 euro da Soros” e “non riceviamo un centesimo dalle istituzioni europee e dai governi dei Paesi membri per il nostro dissenso con alcune politiche Ue”, ma “riceviamo un cospicuo sostegno dalle donazioni dell’8 per mille”, ha chiarito in audizione Marco Bertotto, advocacy di Msf, rispondendo a una domanda del parlamentare M5S, Vincenzo Santangelo, sui finanziatori, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l’impatto delle attività delle organizzazioni non governative.
Sulle Ong è intervenuto in Senato anche il responsabile del Gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina, sostituto commissario Carlo Parini, che ha spiegato come a bordo delle navi delle Ong ci sia una separazione tra l’equipaggio e il personale delle Ong.
“Spesso sono navi prese in affitto da armatori, dove dunque gli equipaggi non possono decidere autonomamente cosa fare ma devono eseguire quanto gli viene chiesto dal personale delle Ong”.
“Ciò non vale invece – ha aggiunto – per quanto riguarda il Moas, dove invece tutto è dell’organizzazione, equipaggio e operatori, lavorano in simbiosi. Loro possiedono eccellenti imbarcazioni, strumentazioni di bordo molto moderne, operano con droni alla ricerca di migranti”. Ma anche nel caso del Moas, ha sottolineato, “non abbiamo mai avuto notizia di coinvolgimenti con trafficanti”.
(da agenzie)
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Maggio 2nd, 2017 Riccardo Fucile
IN UNA COSA SBAGLIANO LE ONG: NEL NON CHIEDERE UN MILIARDO DI EURO DI DANNI , COSI’ POI CERTI RIFIUTI UMANI LI VEDRESTE MENDICARE AI BORDI DELLE STRADE
“E’ giusto che la Procura e la Magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attualenel Mediterraneo, perchè i migranti non siano doppiamente vittime. Però il fuoco politico indistintamente sulle nove Ong che operano nel Mediterraneo per salvare le vite umane – di fronte alle morti che sono passate a oltre 5 mila nel 2016 rispetto alle 3 mila del 2015 – con risorse di fondazioni bancarie e di privati, della società civile, è stato un atto ipocrita e vergognoso”. Così monsignor Giancarlo Perego, direttore di Migrantes, fondazione Cei.
Parole che pesano.
Proprio oggi si ricomincia e questa volta il dibattito sul ruolo delle navi delle Ong nelle operazioni di soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia si sposta al Senato dove la quarta commissione, che aveva aperto un’indagine conoscitiva nei mesi scorsi dopo che Repubblica aveva anticipato l’esistenza di un’inchiesta alla Procura di Catania, proseguira’ nell’ultima tornata di audizioni che dovrebbe precedere le conclusioni che il presidente Nicola La Torre ha annunciato per la prossima settimana.
Con l’interesse riacceso dalla forte polemica politica riesplosa nei giorni scorsi dopo le nuove dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, si è ripreso con l’audizione di un altro magistrato, il procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano, competente sugli sbarchi che avvengono nel primo porto italiano per numero di arrivi, quello di Augusta.
E Giordano smentisce seccamente l “certezze” di Zuccaro: “A noi come ufficio non risulta nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra ong o parti di esse con i trafficanti di migranti. Nessun elemento investigativo”:
Nel pomeriggio tocca ai rappresentanti di Medici senza frontiere, una delle Ong- insieme a Save the children – che per la lunga attivita’ e solidita’ a livello mondiale, il procuratore Zuccaro ha escluso dal novero dei sospetti.
“Chiediamo rispetto per le tante Ong che si sono spesso sostituite alle autorità pubbliche”, la “odiosa e strumentale polemica di queste settimane ci ha profondamente indignati, non per le accuse alle Ong, ma ci preoccupa l’avvelenamento del clima”.
Così il presidente di Medici senza Frontiere Onlus, Loris De Filippi, in audizione presso la commissione Difesa del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul contributo dei militari italiani al controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo e l’impatto delle attività delle organizzazioni non governative.
“Che si indaghi, che sia fatta chiarezza. Ciò che stiamo facendo da tre anni è tutto trasparente, tutto tracciabile. Noi non abbiamo nulla da nascondere”, ha detto Stefano Argenziano, coordinatore dei programmi sulle migrazioni di Msf invitato alla Camera da Sinistra Italiana.
“Non sono le Ong a dover essere messe sul banco degli imputati ma i Paesi dell’Unione europa che non hanno saputo offrire alternative all’operazione Mare nostrum, quei Paesi che non sono stati capaci di affrontare il problema”, ha aggiunto ribadendo la necessità di aprire “canali sicuri e legali” per i migranti.
Argenziano ha assicurato che Medici senza frontiere “continuerà a fare quel che fa da anni in stretto coordinamento con la Guardia costiera.
“Non possiamo riportare i migranti soccorsi sulle coste libiche, altrimenti sarebbero respingimenti” secondo le convenzioni e gli accordi internazionali.
Cosi’ il responsabile advocacy di Medici senza Frontiere Onlus, Marco Bertotto, in audizione presso la commissione Difesa del Senato, rispondendo alle domande del parlamentare di Forza Italia, Maurizio Gasparri.
Per Gianni Rufini, direttore Amnesty International, inoltre, “le voci calunniose sulle Ong generano danni che rischiano di tradursi in una delle più grandi catastrofi umanitarie che il Mediterraneo abbia mai visto. Si sta cercando di togliere la solidarietà
Domani invece il piatto forte delle audizioni, nel pomeriggio davanti ai commissari siedera’ proprio il procuratore di Catania preceduto in mattinata dall’ammiraglio Donato Marzano, comandante della squadra navale.
Giovedi mattina invece tocchera’ all’ammiraglio Vincenzo Melone, comandante generale delle Capitanerie di porto che coordinano tutte le attivita’ di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, una audizione da cui si attende una importante fonte di chiarezza sulle reali regole di ingaggio con cui si muovono le navi delle Ong.
Chiudera’ le audizioni fin qui programmate una delegazione del Moas, la Ong maltese, una di quelle su cui si accentrano gli accertamenti degli inquirenti.
Per la prossima settimana, il presidente della quarta comimissione La Torre ha preannunciato la relazione conclusiva
E se le ong sono indignate monsignor Perego dopo aver parlato di fuoco politico ipocrita e vergognoso, rincara la dose. “Sono troppi coloro che stiamo accogliendo? 175.000 persone se accolte in maniera diffusa negli ottomila comuni italiani, valorizzando percorsi personali di accompagnamento e di integrazione, utilizzando le risorse disponibili per un servizio nuovo e per figure – educatori, mediatori, ecc. – che possono essere utili per creare e favorire dialogo e inserimento sociale sul territorio credo sia un atto intelligente e di responsabilità . Tanto più in un Paese che sta morendo – nel 2016 150.000- morti in più rispetto alle nascite – e che può trovare un suo futuro in percorsi di ‘meticciato’, come più volte ha detto il cardinale Angelo Scola – come è sempre avvenuto nella storia italiana, questa volta in maniera pacifica”, ha aggiunto.”E’ chiaro che anche nell’accoglienza diffusa dei migranti l’Europa deve finalmente svegliarsi dal sonno e promuoverla in tutti i e 27 paesi europei”.
Per quanto riguarda infine “la situazione drammatica e instabile della Libia”, il direttore di Migrantes ha fatto presente che “l’ha creata l’Europa e le incaute scelte europee non possono essere pagate solo da coloro che oggi sono costretti a mettersi in mare e arrivano da noi, cioè i migranti.
(da agenzie)
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