Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
IL DOCENTE DI ECONOMIA AD HARVARD: “PER LA CRESCITA SERVE IL MODELLO DANESE”…”MACRON ABBINERA’ MAGGIORE FLESSIBILITA ALLE IMPRESE A MAGGIORI TUTELE DEI LAVORATORI”
Philippe Aghion parla sveltissimo, gesticola come un italiano e non ama essere interrotto. 
Ad Harvard – dove ora passa solo metà della sua vita da accademico – l’hanno ribattezzato «Speedy».
Con Jean Pisani Ferry è l’economista più vicino al neopresidente Emmanuel Macron. Si sono conosciuti ai tempi della Commissione Attali, il gruppo voluto da Nicolas Sarkozy per elaborare alcune proposte di rilancio dell’economia francese.
Aghion era già un famoso professore, il giovane Macron faceva l’umile mestiere dello sherpa: doveva anzitutto preparare materiale di lavoro. Aghion è a Bari per il simposio sulla crescita organizzato durante il G7 dalla Banca d’Italia.
Aghion, come sarà la Francia di Macron?
«Potrebbe somigliare molto alla Danimarca: un Paese che accetta la sfida della globalizzazione, scommette sull’innovazione ma coinvolge le persone in quel processo».
E come si raggiunge l’obiettivo?
«Bisogna conciliare ricette diverse: più competizione e meno tasse, sostegno alla ricerca di base, attenzione alla qualità della scuola. Per tutti».
È necessario sottolineare «per tutti»?
«In Francia il divario fra classi sociali è aumentato, ed è un problema molto serio. Lo status sociale determina sempre di più il successo scolastico. In molte periferie è normale avere classi con un numero altissimo di studenti. La ricetta Macron è fatta di cose molto tradizionali, come moltiplicare il numero degli insegnanti. Ma occorre avere anche il coraggio di migliorare la protezione sociale cambiandola».
In Danimarca la chiamano «flexicurity». È questo il modello?
«Occorre garantire più flessibilità alle imprese che vogliono assumere e licenziare e però aumentare le tutele ai singoli. Il rilancio del modello scandinavo è fatto di tre pilastri: politiche di sostegno all’innovazione, più scuola, più protezione sociale. Ne aggiungerei un quarto: più contrattazione aziendale, perchè il livello nazionale – in Francia come in Italia – è troppo forte».
Facile a dirsi, difficile a farsi. Il modello scandinavo è costoso, e il debito francese è ormai vicino a livelli italiani, vale quasi il cento per cento del prodotto interno lordo. Macron farà importanti tagli alla spesa pubblica?
«Ciò che conta è invertire la traiettoria della spesa. Macron cercherà di ridurre quella necessaria a finanziare i lunghi periodi di disoccupazione, le uscite dei Comuni e delle amministrazioni centrali. Il nostro modello di riforma della dirigenza pubblica è quello che applicò anni fa in Italia il vostro ministro Bassanini».
In una lezione alla Luiss questa settimana ha parlato di innovazione. Le imprese italiane e francesi condividono un problema: ne producono ancora troppo poca. Che fare?
«Il nuovo presidente vuole abbassare le tasse sui profitti delle imprese dal 33 al 25 per cento e quella sui redditi da capitale al 30 per cento: oggi in alcuni casi l’aliquota è doppia. Inoltre è intenzionato ad abolire la patrimoniale, a patto che non si tratti di rendite immobiliari: un modo per spingere il sistema ad aumentare il capitale di rischio».
L’innovazione è solo un problema di tasse?
«Non solo: in Francia c’è un serio problema di burocrazia. Le imprese – soprattutto quelle sopra i cinquanta addetti – sono costrette a troppi adempimenti. Bisogna semplificargli la vita: più semplificazione uguale più innovazione».
Tutto molto ambizioso e – insisto – costoso. Lei parla di tagli che valgono miliardi di euro.
«Prendo a esempio la Svezia: quando ebbero il coraggio di abbassare le tasse, imprese e occupazione aumentarono, e così anche le entrate fiscali. Troppe tasse uccidono le tasse, lo dice la nota curva di Laffer».
Dunque Macron chiederà all’Europa di fare più deficit?
«Macron vuole rispettare le regole. Non vuole fare più deficit, quel che conta è fare le riforme e accompagnarle con un uso intelligente della flessibilità . Quando Renzi chiedeva all’Europa di tenere conto degli sforzi del suo governo, aveva ragione».
Scusi se insisto: un modo elegante per dire più deficit.
«Nessuno ha intenzione di scappare dai vincoli di Maastricht. Occorre essere credibili, soprattutto agli occhi dei tedeschi. In Francia amiamo dire che la nostra spesa è come un millefoglie. Abbiamo trentotto sistemi previdenziali e più di cento sistemi assicurativi: un totale spreco di denaro. Lei non crede che a fronte di impegni precisi per riformare quel sistema l’Europa non conceda più flessibilità ?».
Alessandro Barbera
(da “La Stampa”)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
IL 90% ERA CONVINTO CHE AVREBBE VINTO, SOLO IL 5% PUNTAVA SULLA LE PEN
Cambio della guardia all’Eliseo: Emmanuel Macron è formalmente l’ottavo presidente della Quinta Repubblica.
E secondo gli italiani è senz’altro positivo.
Il 25%, infatti, ha gradito “molto” la sua elezione. Il 40% abbastanza, mentre solo il 23% risulta poco o per nulla soddisfatto. Lo dice il sondaggio dell’istituto Piepoli.
La maggior parte degli italiani (90%) dopo il ballottaggio di domenica 7 maggio contro Marine Le Pen riteneva che Macron avrebbe conquistato l’Eliseo.
Solo il 5% ipotizzava un trionfo della leader del Front National.
Secondo l’opinione dei nostri connazionali i risultati del primo turno delle elezioni in Francia hanno in parte rafforzato l’Europa (36%).
Ma il 45% ritiene che l’Unione non sia stata nè rafforzata nè indebolita dall’esito del voto.
(da “La Stampa“)
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Maggio 14th, 2017 Riccardo Fucile
IL PASSAGGIO DI CONSEGNE TRA HOLLANDE E IL NUOVO PRESIDENTE
Emmanuel Macron è l’ottavo presidente della Repubblica francese, a 39 anni è il più giovane della
storia del Paese.
Macron è stato investito ufficialmente dal presidente del Consiglio costituzionale Laurent Fabius che ha annunciato i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali.
Macron è arrivato all’Eliseo alle 10 di oggi, dove è stato accolto dal suo predecessore Franà§ois Hollande nell’atrio dell’Eliseo. Dopo aver percorso sotto una leggera pioggia il tappeto rosso, Macron ha salito i pochi gradini che lo separavano da Hollande con cui ha scambiato una breve stretta di mano.
Hollande e Macron si sono poi diretti nel Salone d’oro per il tradizionale colloquio a porte chiuse nell’ufficio presidenziale durato un’ora, dove il presidente uscente ha consegnato i codici nucleari al suo successore.
Una scena, scrive il sito di ‘Le Figaro’, che accende molte fantasie ma che in realtà è abbastanza complessa e delicata e che avviene alla presenza del Capo di Stato Maggiore. “Il codice segreto delle armi nucleari non è un pin di quattro cifre scritto su un foglio di carta, ma una combinazione più complessa, che assicura che solo il presidente possa dare l’ordine”, ha spiegato al quotidiano francese un ricercatore presso la Fondazione per la ricerca strategica.
Ma il vero passaggio di consegne viene poi fatto tra il Capo di Stato Maggiore e il nuovo presidente, nella centrale di comando ‘Jupiter’, che si trova sotto il palazzo presidenziale, deve è posizionato il sistema di comando centrale.
Successivamente, Emmanuel Macron, come Franà§ois Hollande e altri presidenti prima di lui, avrà a disposizione un sistema per dare l’eventuale ordine di ricorrere alle armi nucleari anche trovandosi lontano dall’Eliseo.
La moglie di Macron, Brigitte Trogneux, la nuova premiere dame, è arrivata 10 minuti prima del marito, indossando un completo azzurro intenso di Louis Vuitton con grandi bottoni e una giacca leggermente svasata. Un morbido chignon per i capelli, borsa e scarpe con tacco alto color sabbia.
Dopo che Macron ha riaccompagnato Hollande alla sua auto e ha atteso che il suo predecessore uscisse dall’Eliseo, si sono svolte le formalità e l’investitura ufficiale del nuovo presidente francese. Il presidente e la moglie hanno invitato membri delle rispettive famiglie ad assistere alla cerimonia nella sala delle feste dell’Eliseo.
Il discorso.
“Il 7 maggio i francesi hanno scelto lo spirito di conquista”, ha detto Emmanuel Macron nel suo primo discorso da presidente.
“I valori della Francia sono quelli della democrazia e della Repubblica”, ha detto il nuovo presidente francese. Macron ha più volte citato il futuro, alludendo – senza mai citarla – a Marine Le Pen che avrebbe invece rappresentato il passato: “Il mondo intero ha guardato le presidenziali e si è chiesto se i francesi avrebbero deciso di ripiegarsi sul passato, se avrebbero lasciato la scena della storia e avrebbero ceduto allo spirito di divisione, invece il popolo francese ha abbracciato il futuro”, ha detto Macron.
Poi il presidente ha promesso che darà ai francesi “il gusto per il futuro” e ha infine ribadito che “è arrivato il momento di guardare al futuro”.
“La mia prima esigenza sarà di restituire ai francesi la fiducia in se stessi che per troppo tempo è stata indebolita. Sarà un lavoro lento, esigente ma indispensabile”. “Il lavoro sarà liberato – ha detto ancora – le imprese saranno sostenute, la creazione e l’innovazione saranno al centro della mia azione”.
“Il mondo e l’Europa – ha continuato Macron – hanno oggi più che mai bisogno della Francia, di una Francia forte, sicura del suo destino, di una Francia che porti alta la voce della libertà e della solidarietà , che sappia inventare il futuro. Il mondo ha bisogno di quello che i francesi hanno sempre insegnato, cioè l’audacia della libertà , l’esigenza dell’uguaglianza e la volontà della fraternità “.
“La Francia è forte soltanto se prospera” ha detto il presidente, “la Francia è un modello per il mondo soltanto se è esemplare”. “Insieme – ha aggiunto – daremo l’esempio di un popolo che sa affermare i suoi valori e principi, quelli della democrazia e della Repubblica”.
L’Unione europea sarà “riformata e rilanciata”, ha poi promesso, “perchè ci protegge e ci permette di portare nel mondo i nostri valori. Abbiamo bisogno di un’europa più efficiente, più democratica, più politica perchè è lo strumento del nostro potere e della nostra sovranità “, ha spiegato Macron alla vigilia della sua prima visita ufficiale che ha come destinazione Berlino dove incontrerà la cancelliera tedesca Angela Merkel.
“Avrò la volontà costante di riconciliare e riunire l’insieme dei francesi”, ha detto. “Non cederò su nessuno degli impegni presi davanti ai francesi, dobbiamo costruire il mondo che i nostri giovani meritano”. “Per quanto mi riguarda – ha concluso Macron – da stasera sarò al lavoro”.
Macron ha quindi reso omaggio, nominandoli, ai suoi sette predecessori, da Charles de Gaulle a Francois Hollande e ha richiamato i loro sforzi “rimarchevoli” ricordando i punti cruciali delle loro presidenze. E ha concluso con “viva la Repubblica, viva la Francia”.
Al termine della cerimonia, dopo 21 colpi a salve, Emmanuel Macron si è recato agli Champs-Elysèes fino all’Arco di trionfo per il tradizionale saluto alla tomba del milite ignoto. Macron ha aspettato all’interno dell’Eliseo che la pioggia finisse, poi – visto che il temporale non accennava a smettere e che la cerimonia aveva già 20 minuti di ritardo sul programma – si è avviato protetto da due ombrelli tenuti aperti dal seguito. Cinque anni fa, Hollande (di cui Macron era consigliere) finì zuppo sotto il temporale alla prima uscita da presidente all’Arco di Trionfo: un’immagine che fece il giro del mondo e che in molti hanno voluto interpretare come simbolica degli anni difficili che lo avrebbero atteso.
Macron risalirà gli Champs-Elysees su un’auto militare, poi li ridiscenderà sulla sua nuova auto presidenziale scoperta: una DS7 Crossback, marca francese di lusso del gruppo PSA (prezzo base di listino 53mila euro) trasformata in auto ufficiale: ampio tettino apribile elettrico, barra in metallo per tenersi in piedi durante la marcia, led luminosi davanti e dietro, logo DS in tricolore francese blu-bianco-rosso. Hollande, cinque anni fa aveva scelto una DS5 ibrida decappottabile.
Intanto Macron, come suo primo atto da presidente, ha scelto Alexis Kohler come nuovo segretario generale dell’Eliseo. Kohler, 43 anni, è stato capo di gabinetto di Macron quando era ministro dell’Economia nel governo Valls. Kohler ha un percorso tipico delle “grandes ecoles” francesi (Essec e Ena). E’ stato direttore al Tesoro poi è stato al Fondo monetario internazionale, quindi all’Agenzia delle partecipazioni statali.
Ma l’attesa, ora, è per il nome del primo ministro: il segretario di En Marche!, Richard Ferrand, presente all’Eliseo fra gli invitati, ha fatto sapere che il nome del primo ministro sarà reso noto nella giornata di domani e non oggi, come invece era stato detto nei giorni scorsi.
Franà§ois Hollande si è recato direttamente alla sede del partito socialista, in Rue de Solfèrino, dopo aver lasciato l’Eliseo. L’ex presidente è stato accolto dagli applausi e ha dichiarato “Lascio la Francia in uno stato molto migliore di come l’ho trovata”.
“Sono voluto venire qui”, ha aggiunto, perchè “senza di voi, senza il movimento che portate, senza la forza che incarnate, non sarei mai potuto essere presidente della Francia”. Hollande è stato accolto da due ali si sostenitori che lo hanno applaudito e gli hanno offerto rose rosse.
(da agenzie)
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