Destra di Popolo.net

RENZI: “POSSIBILE UN’INTESA A TRE SULLA LEGGE ELETTORALE”

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

“VOTARE PRIMA RIDUCE RISCHI INSTABILITA'”… “LARGHE INTESE? NECESSARIE SE NON CI SONO I NUMERI”

Intesa sul sistema tedesco puro ed elezioni anticipate in autunno, chi vince governa ma se non ci sono i numeri si ricorrerà  alle larghe intese, con primo obiettivo la manovra economica.
Questo il quadro che delinea Matteo Renzi in un’intervista al Messaggero in cui si dice convinto che un accordo a tre – Pd, M5S e Forza Italia – sulla legge elettorale è possibile ed è quanto richiesto dal Quirinale per portare il Paese al voto.
Legge elettorale.
“Il presidente della Repubblica ci ha chiesto di fare un accordo sulla legge elettorale e noi veniamo da una cultura istituzionale per cui gli appelli del presidente della Repubblica sono impegni vincolanti per i partiti” […] “È noto a tutti che avrei voluto tutt’altro tipo di sistema elettorale: il sistema tedesco non è la mia prima scelta, anzi” […] “Se i 5 Stelle scelgono il sistema tedesco lo fanno perchè sanno che conviene a loro. E che un’alternativa potrebbe penalizzarli. Dunque non mi fido che abbiano a cuore l’interesse generale: mi fido del fatto che faranno i loro interessi” […] “Lo sbarramento deve essere al 5%: se deve essere modello tedesco, che tedesco sia anche lo sbarramento” […] “Il sistema tedesco è un passo avanti per uscire dalla palude, ma non è la soluzione per tutti i problemi. Il rischio di non avere una coalizione per governare è molto alto”
Capitolo Patto del Nazareno.
Matteo Renzi non prevede di incontrare Silvio Berlusconi, ma non esclude che, in assenza di numeri per governare da solo, possa tornare una maggioranza di larghe intese.
Larghe intese.
“Il Pd non chiede le elezioni anticipate. Ma non le teme. Siamo la prima forza politica del Paese, noi facciamo politica con i voti e non con i veti” […] “La Merkel in Germania corre per vincere, da sola. Non per fare la grande coalizione. Se non ci sono i numeri, è ovvio che debba fare accordi con altri partiti. Per noi sarà  lo stesso” […] “Il mio obiettivo è sconfiggere Berlusconi, non allearmici. Poi è ovvio dipende da quanti voti ciascuno prenderà “. […] “Non vedo Berlusconi da oltre due anni. Non avrei problemi a incontrare nè lui, nè altri leader. Ma al momento non è in agenda”.
Capitolo elezioni, secondo il segretario del Pd votare in autunno, quando vota anche la Germania, ridurrebbe il rischio di instabilità  sui mercati.
Quando votare.
“Le elezioni tedesche sono sempre uno spartiacque nella politica europea, nel bene e nel male. Dunque votare con Berlino (alle urne il 24 settembre, ndr) avrebbe un senso per molti motivi a livello europeo e consentirebbe al nuovo Parlamento di impostare senza perdere nemmeno un giorno cinque anni di politica economica” […] “Dopo le elezioni tedesche e fino al voto, l’Italia sarà  l’osservata speciale dei mercati. L’eventuale anticipo del voto non genera l’incertezza, la riduce. Tuttavia non saranno i mercati a decidere che cosa faremo, ma il presidente della Repubblica”. […] “Se si vota a febbraio, questo Parlamento farà  la legge di bilancio, se si vota in autunno la legge verrà  votata dal prossimo Parlamento”
Capitolo voucher, Matteo Renzi si schiera con il Governo Gentiloni: “La partita è totalmente giocata dall’esecutivo” dice, sottolineando che “noi non cerchiamo trappole nè incidenti parlamentari. Faremo tutto ciò che il Governo indicherà “.
Capitolo Rai, il segretario Pd non scarica il “suo” Antonio Campo Dall’Orto. “Sinceramente mi dispiace che si sia dimesso” sottolinea, nega di essere il mandante politico, “la persona che conosco meglio nel Cda, Guelfo Guelfi, è l’unico ad aver votato a favore del suo piano”.

(da “Huffingtonpost”)

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M5S A CACCIA DI CLASSE DIRIGENTE TRA MANAGER GRADITI AI POTERI FORTI E GRANDI COMMIS

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

LA STRATEGIA DI GRILLO E CASALEGGIO: SI SONDA TRA NOMINE, CONVEGNI E BLOG

«Il Movimento 5 Stelle dovrebbe scoprire la responsabilità  nazionale e aggregare persone competenti». L’auspicio di Gustavo Zagrebelsky non è rimasto lettera morta. Da due mesi, a partire dal convegno di Ivrea per ricordare Gianroberto Casaleggio, il M5S cerca docenti, magistrati, imprenditori, manager, scienziati.
Una «riserva repubblicana» spendibile in ministeri, Authority, istituzioni di garanzia, enti e aziende pubbliche.
Il vincolo di militanza varrà  per i candidati al Parlamento, non per la squadra di governo. Allo scouting lavorano Grillo, Casaleggio e una manciata di parlamentari su tre canali: nomine, convegni, blog.
L’errore da non ripetere
Roma docet: senza èlite non si governa. Dopo un anno, Virginia Raggi è ancora senza capo di gabinetto. Al Consiglio di Stato si ride ricordando il giorno in cui la sindaca bussò alla porta del presidente Pajno, come a un ufficio di collocamento, chiedendogli un giudice in prestito.
Memori di questo e altri pasticci, Grillo e Casaleggio hanno avocato le nomine nelle aziende municipali, Ama (rifiuti) e Acea (acqua, energia).
In pochi mesi sono piovuti centinaia di curricula di manager. Per l’Acea le opzioni ideologiche del Movimento (acqua pubblica) rischiavano di incendiare i rapporti con i soci privati, i francesi di Suez e Caltagirone.
Il giro di nomi per la presidenza è stato vorticoso.
Un filone cattolico portava all’economista Leonardo Becchetti e al giurista Salvatore Sica. Emissari della borghesia romana pro Raggi sponsorizzavano altri due giuristi: Vincenzo Zeno Zencovich e Ugo Mattei. Il primo, romano con passato radicale e legami trasversali (assiste la Boschi su Banca Etruria), è il maestro di Pieremilio Sammarco, con cui la Raggi fece pratica legale.
Mattei, torinese, padre del referendum sull’acqua (recentemente invitato a parlarne in Vaticano), intrattiene buoni rapporti anche con Chiara Appendino.
Ma Grillo e Casaleggio hanno esautorato la Raggi (i francesi di Suez hanno trattato direttamente con i vertici) collocando alla presidenza Acea l’avvocato di fiducia Luca Lanzalone, genovese.
Per l’amministratore delegato, esponenti romani del M5S (gli stessi che si fanno vedere al circolo canottieri Aniene) hanno chiesto consiglio ad Aurelio Regina, già  vicepresidente di Confindustria, uomo di raccordo tra i poteri capitolini.
Il prescelto è Stefano Antonio Donnarumma, manager noto (arriva dalla multiutility milanese A2A) e gradito a Caltagirone.
Se le scelte in Acea parlano al mondo industriale, quelle in Ama consolidano i rapporti con ambientalisti e cattolici.
Come presidente e amministratore è stato designato Lorenzo Bagnacani. Manager emiliano già  voluto da Pizzarotti e Appendino per le aziende rifiuti di Parma e Torino, arriva con l’imprimatur di Walter Ganapini, ambientalista storico stimato da Grillo. Anche gli altri due membri del Cda sono esperti del settore: Andrea Masullo è un esponente dell’ambientalismo cattolico romano; Emmanuela Pettinao della fondazione dell’ex ministro verde Edo Ronchi.
Lo scouting nei convegni
Il secondo filone della caccia alla classe dirigente si snoda con convegni tematici. Qualche giorno fa alla Camera hanno dialogato con il M5S gli economisti Mariana Mazzucato (University College London, neokeynesiana stimata anche da D’Alema), Giovanni Dosi (Sant’Anna di Pisa), Pasquale Tridico (Roma Tre) e Corrado Spinella, fisico del Cnr.
Ma agli osservatori più smaliziati non è sfuggito un altro nome: Paolo De Ioanna. Consigliere di Stato, capo di gabinetto di Ciampi e Padoa-Schioppa, figura di peso nei Palazzi romani.
Poi c’è Vito Cozzoli. Alto funzionario della Camera (era capo di gabinetto allo Sviluppo Economico con Federica Guidi, rimosso da Calenda), alla presentazione del suo libro ha invitato Luigi Di Maio (unico a chiamarlo pubblicamente per nome). Evento ospitato in pompa magna dal Centro studi americani, di cui Gianni De Gennaro è presidente e Cozzoli consigliere (nel suo curriculum rapporti con il governo Usa); il direttore è Paolo Messa, consigliere di amministrazione Rai.
Tra magistrati amministrativi e grand commis, sensori degli equilibri di potere, non mancano quelli stimati dal M5S.
Come Sergio Santoro, già  capo di gabinetto con Alemanno, e Oberdan Forlenza. Attenti ai segnali: in pochi giorni il Tar Lazio ha assestato un micidiale uno-due (Colosseo e musei) al governo Pd.
Dal Consiglio di Stato (dove Renzi non è mai piaciuto) filtra un raffreddamento dei rapporti anche con Maria Elena Boschi.
Le attenzioni del M5S verso i magistrati sono molteplici. Al convegno di Ivrea c’era Stebastiano Ardita, pm siciliano che con Piercamillo Davigo ha fondato la corrente togata Autonomia e Indipendenza.
All’ultimo momento avevano dato forfait il procuratore di Milano, Francesco Greco, e il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone. Assenze scevre da pregiudizi, tanto che Cantone sarà  protagonista del prossimo convegno del M5S, assieme a Davigo e a due magistrati antimafia siciliani: Nino Di Matteo (pm del processo Stato-mafia) e Gioacchino Natoli (fu pm del processo Andreotti, ora è distaccato al ministero della Giustizia).
Mercoledì alla Camera parleranno anche il presidente emerito della Consulta Ugo De Siervo e due membri degli organi di autogoverno dei magistrati amministrativi (Giuseppe Conte) e contabili (Giacinto Della Cananea).
Sconosciuti al grande pubblico, non alle èlite. Conte è docente a Firenze e allievo di Guido Alpa, storico presidente nazionale degli avvocati.
Della Cananea, docente a Tor Vergata e presto bocconiano, è allievo di Sabino Cassese, ministro con Ciampi e poi giudice costituzionale.
Nel mondo giuridico sono state apprezzate le designazioni di Franco Modugno alla Corte costituzionale e Alessio Zaccaria al Csm.
Giuristi seri e non carrieristi, chiamati dal M5S senza logiche di appartenenza. Modugno, emerito alla Sapienza, fu interpellato da un deputato grillino mentre guardava in tv una partita della Juve, di cui è tifoso sfegatato.
Un suo allievo, Alfonso Celotto (docente a Roma Tre), è al lavoro per dare vita a un think tank indipendente con docenti e magistrati.
Celotto è stato anche intervistato sul blog di Grillo, come il presidente emerito della Consulta Valerio Onida e altri esperti: dal fisico Valerio Rossi Albertini ai sociologi del lavoro Domenico De Masi e Giuseppe Della Rocca; dallo scienziato Guido Silvestri al politologo Alberto Aubert. Paolo Magri (direttore dell’Ispi, docente bocconiano e segretario italiano della Commissione Trilateral) è stato relatore al convegno di Ivrea.
Una squadra da costruire
La caccia alla classe dirigente può avere esiti diversi. Quello minimalista: stabilire relazioni con le èlite. Quello estremo: tenere in panchina i ragazzotti del Movimento (ambiziosi, non sempre adeguati) e schierare una squadra di governo qualificata e inattaccabile.
I sogni proibiti si chiamano Tito Boeri, liberal bocconiano presidente dell’Inps nominato da Renzi con cui manifesta distanza; Tomaso Montanari, storico dell’arte e pupillo di Salvatore Settis, alfiere della gestione pubblica dei beni culturali e neo presidente dell’associazione Libertà  e Giustizia; Davigo, Onida o Zagrebelsky.
Alla base c’è un ragionamento che un dirigente pubblico, non privo di simpatie grilline, sintetizza così: «Finora il M5S, alla prova del governo, ha dimostrato di non determinare soluzione di continuità : se la città  funziona, come Torino, continua a funzionare. Se è un disastro, come Roma, resta un disastro. Il punto, in vista delle elezioni nazionali, è che l’Italia assomiglia più a Roma che a Torino. Anche i grillini se ne sono resi conto».

Giuseppe Salvaggiulo
(da “La Stampa”)

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PISAPIA LANCIA GIORGIO GORI PER LA SFIDA A MARONI ALLE REGIONALI DELLA LOMBARDIA

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

“E’ UN CANDIDATO GIUSTO, SE NON SAREMO UNITI REGALIAMO LA VITTORIA AL CENTRODESTRA”

È la strada dell’unità , quella che ora traccia Giuliano Pisapia: è così che il centrosinistra dovrà  presentarsi alle Regionali. E non solo. Perchè, dice l’ex sindaco sperando in un election day nel 2018, “mi sembrerebbe anomalo se si andasse insieme alle elezioni in Lombardia e divisi a quelle nazionali: i nostri elettori e amici non capirebbero se si trovassero di fronte a due coalizioni diverse”.
Ma adesso, il fondatore di Campo progressista fa un passo in più. E per la scalata al Pirellone apre le porte alla candidatura di Giorgio Gori.
Eccolo, il nome che potrebbe riunire le anime del centrosinistra in Lombardia. Perchè di questo Pisapia è sicuro: la coalizione qui si farà .
“Non solo perchè è l’unico modo per vincere le elezioni, ma perchè in questi anni abbiamo lavorato insieme, e nella maggior parte dei comuni siamo insieme ad affrontare la sfida. Se non ne siamo consapevoli regaleremo la Lombardia al centrodestra o ai 5 Stelle”. E a guidare la corsa potrebbe essere proprio il sindaco di Bergamo.
“Sicuramente Gori potrebbe essere un candidato giusto”, dice Pisapia. Che non esclude l’ipotesi. Anche perchè, aggiunge l’avvocato, ci sono “almeno altre due personalità  impegnate in Lombardia politicamente e non solo “, che potrebbero spendersi per l’impresa. Ma lui stesso spiega come, ad esempio, un ritorno in patria del ministro delle Politiche agricole in questo momento sia difficile: “Tra questi ci potrebbe essere anche il ministro Maurizio Martina, ma mi sembra che sia impegnato in altre sfide”.
Sono state prove di dialogo quelle andate in scena tra Giuliano Pisapia e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio: entrambi lì, sullo stesso palco di un incontro organizzato dalle Acli; entrambi a rilanciare la necessità  di un “centrosinistra forte e unito” per non regalare spazio a centrodestra e grillini. E alla fine si torna sempre al volto lombardo della coalizione che sfiderà  Roberto Maroni. Un candidato che, dice l’ex sindaco, potrà  essere scelto attraverso due strade.
Una via è quella delle “primarie”. La seconda, però, sarebbe un’investitura diretta di “un candidato che l’intera coalizione crede che possa essere vincente”. In quel caso, sembra essere il sottinteso, si potrebbe anche non chiamare a raccolta il popolo dei gazebo. “Ma credo che siano i diretti interessati a dover decidere – è la precisazione finale – io oggi non ho nessun ruolo politico e partitico”.
Quasi un modo per dire che no, lui non sarà  una carta da giocare direttamente.

(da agenzie)

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PRO E CONTRO DEL SISTEMA ELETTORALE TEDESCO SECONDO IL POLITOLOGO D’ALIMONTE

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

“MOLTO DIPENDE DALLA SOGLIA: SE SARA’ DURA RIDURRA’ A QUATTRO I PARTITI IN PARLAMENTO”… “SE SARA’ IN SALSA ITALIANA NON RISOLVERA’ IL NODO GOVERNABILITA'”

Tra convenienze e tattiche politiche e voglia di voto anticipato, la politica italiana va verso una nuova legge elettorale sul modello tedesco, “una decisione del genere equivale all’accettazione del ritorno al proporzionale”.
Una scelta strana per Matteo Renzi, “l’alfiere della Terza Repubblica diventerebbe il restauratore della Prima. Infatti il sistema tedesco è al 100% un sistema proporzionale”. Lo scrive sulle pagine del Sole 24 Ore il politologo esperto di sistemi elettorali Roberto D’Alimonte, il quale lega tuttavia la valutazione sulla riforma alla soglia di sbarramento che prevederà .
In Germania “la soglia del 5% è uno strumento potente” spiega D’Alimonte, che formula alcune simulazioni dell’effetto di una legge elettorale a seconda della soglia che verrà  prevista in base ai sondaggi attuali (con il Pd al 29,3%, M5S al 28,6%, Lega al 13% e FI al 12,4%).
PRIMO CASO.
“Con la soglia al 5% prenderebbero seggi solo 4 partiti. I “magnifici quattro”: Pd, M5S, Lega Nord e Forza Italia. Di per sè questo non è un male. Sarebbe una drastica e salutare semplificazione del quadro politico. Una cosa mai vista in Italia dal 1946. Chissà  se la Consulta avrà  qualcosa da ridire. L’Italicum da questo punto di vista era meno distorsivo. Con tanti partiti che non arrivano al 5% i “magnifici quattro” sarebbero sovrarappresentati”.
C’è poi un problema di coalizione di governo. “Con i dati di oggi ci sarebbero due coalizione che si contenderebbero la maggioranza assoluta dei seggi. Il fatidico 51% potrebbe andare a Pd e Forza Italia, ma anche a M5S e Lega. Potrebbe essere una roulette. Proprio l’esito che la cancellazione del ballottaggio dell’Italicum voleva scongiurare”.
SECONDO CASO.
Con la soglia al 2,5% sarebbero otto i partiti rappresentati in Parlamento – con l’ingresso anche di Fratelli d’Italia, Mpd, Ap, Sinistra Italiana – e si “ridurrebbe il rischio di una possibile maggioranza M5S-Lega Nord”, ma si “indebolirebbe Pd e Forza Italia rendendo necessaria una coalizione tra Berlusconi e i partiti a sinistra del Pd”.
In definitiva, secondo D’Alimonte, “il tedesco non è la panacea dei nostri problemi di governabilità  post-referendum costituzionale a condizione che resti un tedesco vero e non un tedesco in salsa italiana” ad esempio con l’escamotage delle vittorie nei collegi.
Questo perchè “senza la soglia al 5% il tedesco in salsa italiana sarebbe il trionfo della rappresentatività  e il funerale della governabilità “.

(da “Huffingtonpost”)

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MERKEL AUMENTA IL VANTAGGIO NEI SONDAGGI

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

HA PRONTO UN “PIANO SEGRETO” PER L’EUROPA: NOVITA’ SU INVESTIMENTI, DIFESA E MIGRANTI

Angela Merkel prende il largo nei sondaggi e pensa già  al nuovo mandato da cancelliera tedesca.
Secondo il quotidiano Faz, è in via di definizione un piano per il rilancio dell’Europa, che passerà  attraverso una nuova strategia per gli investimenti e per l’immigrazione.
Nel corso di un evento in Baviera, la cancelliera invita i Paesi dell’Ue a “stare uniti” dinanzi alle nuove incertezze che vengono dagli Stati Uniti e dalle altre sfide. “I tempi in cui potevamo fare affidamento sugli altri sono finiti, come ho potuto osservare negli ultimi giorni” ha detto la Merkel, servono relazioni amichevoli con Usa, Regno Unito e Russia, ma “noi europei dobbiamo veramente prendere in mano il nostro destino”.
“Tuttavia – ha insistito – dobbiamo sapere che dobbiamo lottare noi stessi per il nostro futuro e il nostro destino di europei”. Al centro del dissenso e della delusione, come noto, in particolare la posizione statunitense sulla lotta al riscaldamento globale e l’adesione agli impegni assunti su scala internazionale nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
L’ultima rilevazione condotta per la Bild assegna al blocco conservatore di Angela Merkel un consenso attorno al 38%, con la socialdemocrazia di Martin Schulz ferma al 25%. Sembra quindi finito quell’effetto Schulz che subito dopo la sua candidatura aveva portato la Spd testa a testa nei sondaggi con la Cdu.
La Frankfurter Allgemeine am Sonntag scrive oggi che Angela Merkel avrebbe un “piano segreto” per l’Europa con “più sfaccettature” e si preparerebbe a nuove aperture dopo le elezioni federali.
Nel piano per l’Europa ci sarebbero più aspetti: prioritario è il tema della gestione della crisi dei profughi e dunque la stabilizzazione della Libia. Il secondo punto è la difesa: su questo “Merkel vuole spendere più soldi” e a Bruxelles “si potrebbe costruire un comando centrale per un impegno militare comune”. Con la Brexit, Londra, che ha sempre frenato, non è più un ostacolo al progetto della difesa comune. Mentre le nuove minacce rappresentate da Mosca e Donald Trump comportano “una apertura dai Paesi dell’est”.
Il pilastro numero tre di questo piano è la politica economica. Fra le idee concrete sul tavolo un bilancio comune dell’eurozona e un ministro delle finanze. Opzioni che trovano favorevoli Emmanuel Macron e Wolfgang Schaeuble.
Fra le varianti prese in considerazione, si legge ancora, “un governo economico dell’eurozona potrebbe anche introdurre titoli propri. Alla fine ne risponderebbero i Paesi membri, non solo la Germania”.
Questa opzione sarebbe comunque cosa “differente dai classici eurobond”, stando all’entourage di Merkel, che avrebbe “simpatia” per questi scenari. Se alla guida della Bce andasse il tedesco Jens Weidmann, come Merkel vorrebbe, Berlino potrebbe aprire ad altre “concessioni”. E comunque la candidatura del falco della Bundesbank Weidmann “potrebbe ammorbidire chi non trova positivo questo entusiasmo per l’Europa” in Germania.

(da “Huffingonpost”)

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MERKEL SCARICA TRUMP: “IMPOSSIBILE ORMAI FIDARSI DEGLI USA”

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

“NOI EUROPEI DOBBIAMO PRENDERE IL DESTINO NELLE NOSTRE MANI”

Addio fiducia tedesca negli Stati Uniti. E’ questo il primo risultato tangibile e gravido di conseguenze del G7 appena conclusosi a Taormina.
Stando a quanto riferisce oggi la stampa tedesca online, la due giorni siciliana ha segnato profondamente le convinzioni di Angela Merkel.
“I tempi in cui potevamo fare pienamente affidamento sugli altri sono passati da un bel pezzo, questo ho capito negli ultimi giorni”, ha spiegato la cancelliera in un discorso tenuto in occasione di una manifestazione politica organizzata dal partito cristiano sociale bavarese (Csu) in una grande birreria-tendone di Monaco di Baviera. “Noi europei dobbiamo davvero prendere il nostro destino nelle nostre mani”, ha aggiunto frau Merkel scatenando gli applausi dei circa 2000 presenti.
“Tuttavia – ha insistito – dobbiamo sapere che dobbiamo lottare noi stessi per il nostro futuro e il nostro destino di europei”.
Al centro del dissenso e della delusione, come noto, in particolare la posizione statunitense sulla lotta al riscaldamento globale e l’adesione agli impegni assunti su scala internazionale nell’ambito dell’Accordo di Parigi.
Posizione di distacco e scetticismo che la Casa Bianca non pare intenzionata a riemettere in discussione, malgrado Trump abbia ripetuto anche alla conclusione del vertice di Taormina di voler analizzare meglio il dossier dal punto di vista degli interessi nazionali americani.
Voci raccolte da una agenzia di stampa, la Aixos, hanno anzi rilanciato oggi che l’intenzione del presidente sarebbe quella di sfilare gli Stati Uniti dall’accordo parigino.

(da “La Repubblica”)

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MACRON SPIEGA IL MOTIVO DELLA SUA “VIGOROSA” STRETTA DI MANO A TRUMP

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

“UN MOMENTO DI VERITA’, MOSTRA CHE NON SI FANNO CONCESSIONI”

“La stretta di mano con Trump è stato un momento di verità “. Il presidente francese torna sulle immagini che hanno fatto il giro del mondo in cui era chiaro il vigore con cui stingeva la mano del presidente americano.
Qualcuno ha ipotizzato che The Donald non sia uscito “indenne” da quel momento di incontro e in molti si sono domandati se quella forza fosse intenzionale o meno.
Ora Macron chiarisce i dubbi.
“Non è stato un gesto innocente. Si deve mostrare che non farai nessuna piccola concessione, anche solo di natura simbolica”, ha spiegato il presidente francese a Le Journal du Dimanche.
L’ufficio di Macron ha confermato a The Associated Press la veridicità  dei commenti del presidente a Le Journal du Dimanche.
Nel loro primo incontro, a margine del Vertice della Nato, il presidente francese e l’inquilino della Casa Bianca si sono stretti a lungo e con forza la mano, quasi da perderne il fiato.
Ad un certo punto, Trump è sembrato voler mettere un termine al saluto, ma è stato Macron a non mollare. Per questo motivo molti lo hanno interpretato come un gesto di intesa diplomatica fra i due leader.
D’altronde Donald Trump è conosciuto per la sua tenace “stretta”.
Così il suo omologo francese ha voluto “sfidarlo” proprio sul suo campo di battaglia. “Donald Trump, il presidente turco e il presidente russo sono in una logica di equilibrio di potere, che non mi dà  fastidio” ha detto il capo dello Stato francese, che potrebbe anche essersi ispirato dalla tecnica di Justin Trudeau per evitare strette di mano invasive del Presidente degli Stati Uniti.

(da “Huffingtonpost”)

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SONDAGGIO SCENARI POLITICI: M5S 28,1%, PD 27,9%, FORZA ITALIA 12,3%, LEGA 11,2%, FDI 4,5%, AP 3,2%, MDP 2,8%

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

IL GOVERNO GENTILONI FOTOCOPIA DEL PRECEDENTE PER IL 57% DEGLI ITALIANI

Governo Gentiloni fotocopia, o quasi, di quello che lo ha preceduto, guidato dal ri-eletto segretario del Partito Democratico Matteo Renzi.
È l’idea che si sono fatti gli italiani secondo un sondaggio di Scenari Politici condotto per l’HuffPost.
Secondo la rilevazione, il 57 per cento degli intervistati ritiene che l’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni sia sostanzialmente uguale a quello guidato da Renzi.
Solo per il 26 per cento invece il governo, sempre a guida Pd, sia migliore rispetto a quello che lo ha preceduto per mille giorni.
Infine, per il 17 per cento era meglio il governo, caduto per le dimissioni del premier in seguito alla bocciatura del referendum costituzionale del 4 dicembre.
Quanto alle intenzioni di voto, nelle rilevazioni di Scenari Politici il Movimento 5 Stelle, a sette giorni dall’ultimo sondaggio, ha sorpassato il Partito Democratico, passando dal 27,6 al 28,1 per cento.
Indietreggiano invece i democratici, passando dal 28,1 al 27,9 per cento nei consensi dell’elettorato italiano.
Perde punti il Movimento Articolo-1 dei fuoriusciti Pd (dal 3,3 al 2,8 per cento).
Calano anche Forza Italia al 12,3% (-0,2%) e Lega al 11,2 (-0,3%).
Fdi si attesta al 4,5%, AP al 3,2%, Sinistra Italiana all’ 1,7%, Lista Pisapia all’1,9%

(da “Huffingtonpost”)

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L’ABBRACCIO DI TRUDEAU AL SINDACO DI AMATRICE E’ GIA’ UN SIMBOLO

Maggio 28th, 2017 Riccardo Fucile

IL PREMIER CANADESE A PIROZZI: “TRANQUILLO, SO COSA DEVO FARE”

È arrivato ad Amatrice per portare solidarietà  alla cittadina colpita dal terremoto. Ma non solo. Prima di partire Trudeau ha abbracciato il sindaco del paese reatino devastato dal terremoto della scorsa estate, Sergio Pirozzi: “Ti aspetto ancora qui, mi raccomando”, gli ha detto il sindaco. “Non preoccuparti, so quello che devo fare”, ha risposto il premier canadese, che è poi ripartito in elicottero.
Durante il pranzo Trudeau ha salutato uno ad uno i volontari e gli amatriciani presenti, accompagnato dalla moglie Sophie, con la quale proprio oggi ha festeggiato l’anniversario delle nozze.
Per entrambi, durante il pranzo, due varianti di pasta, rigorosamente all’amatriciana, una confezione omaggio con i prodotti tipici locali e un ricettario con i piatti del Lazio.
Durante la visita, mano nella mano con la moglie, ha reso omaggio con un mazzo di fiori da porre deposto al Memoriale alle vittime del sisma.
Grande commozione e segno della croce davanti al monumento realizzato nel giardino pubblico dei bambini di Amatrice.
La coppia canadese ha così lasciato il centro della cittadina reatina per andare a pranzo nell’area food, costruita e inaugurata lo scorso gennaio.

(da agenzie)

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