Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
MONTA LA POLEMICA VIA TWITTER DOVE MOLTI HANNO CHIESTO DI NON DIFFONDERE LE IMMAGINI DI CHI LOTTAVA TRA LA VITA E MORTE
“La gente scatta foto e gira video invece di aiutare i feriti su La Rambla”: è questo il messaggio che è iniziato a circolare sui social network già pochi minuti dopo che un furgoncino ha falciato i passanti nel centro di Barcellona, quando i primi soccorsi iniziavano ad arrivare e tanti spagnoli e turisti tentavano di dare una mano a poliziotti e medici.
Alcune persone che si sono trovate sulla via centrale della capitale catalana nel pomeriggio del 17 agosto, infatti, hanno subito preso in mano il cellulare per dare testimonianza audiovisiva di quanto stava accadendo, un atteggiamento che ha ottenuto forti critiche in rete.
Come riporta La Vanguardia, è stato in particolare Twitter lo scenario della polemica. “La rivoluzione tecnologica ci permette di fare foto alle vittime invece di aiutarle” ha “cinguettato” ad esempio un’utente. “È questa la nostra evoluzione?” si è chiesta quindi la donna, ottenendo centinaia di apprezzamenti e diversi commenti.
Un’altra ragazza, invece, si è calata nei panni di chi era sdraiato sulla strada in attesa di soccorsi: “Se sto per morire, non voglio venir ripresa, voglio che qualcuno rimanga con me. Nessuno desidera morire da solo, tanto meno così”. Anche il suo tweet – da quasi 3mila “mi piace” – ha alimentato il dibattito, tanto che diversi utilizzatori del social network hanno sottolineato, al contrario, la necessità di scattare foto e registrare video, data l’importanza storica dell’evento.
La polemica, a ogni modo, non è stata cosa solo spagnola, tanto che anche nella versione italiana della piattaforma di San Francisco in molti hanno lanciato messaggi chiedendo agli altri utenti di non condividere e diffondere le immagini di chi lottava tra la vita e la morte su La Rambla.
“Avere rispetto delle vittime. Non fare il gioco dei terroristi” scrive infatti un utente, chiedendo di non retwittare post con scatti o filmati di chi giace a terra al centro della città . “Invece è un bene che tutti vedano! Che tutti sappiano!” gli controbatte un uomo, dimostrando che il dibattito sul potere emulativo di immagini scioccanti e sulla contrapposta necessità di testimoniare è ancora vivissimo.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
ATTACCO A MINNITI: “LA LIBIA NON E’ UN LUOGO SICURO PER SBARCARE RICHIEDENTI ASILO, NON FATE FINTA DI NON SAPERLO”
A molti questo confinamento dei migranti in Libia non piace. 
È di ieri un attacco frontale da parte di due esperti delle Nazioni Unite contro la Ue e contro il codice di comportamento.
«Il nuovo piano d’azione europeo e il codice di condotta dell’Italia per le Ong – sostengono il relatore Onu per i diritti dei migranti, il cileno Felipe Gonzalez Morales, e quello contro la tortura, lo svizzero Nils Melzer – rischiano di portare a un aumento di morti nella traversata e violano i diritti dei migranti».
I due, come già la collega Agnes Callamard, criticano l’Europa e il governo italiano perchè stanno tentando di «intrappolare immigrati e rifugiati in Libia».
L’accusa è innanzitutto per il ministro Marco Minniti, ispiratore delle nuove politiche. Non per caso, pur senza nominarlo, citano le sue parole sulla «frontiera europea che oggi è ormai spostata in Libia», ma per rovesciarne il senso.
L’Italia e gli europei – accusano Gonzalez Morales e Melzer – stanno provando «a spostare le frontiere europee in Libia», contravvenendo però, secondo loro, al diritto internazionale.
«La Libia, semplicemente, non può essere vista come un luogo sicuro per sbarcare richiedenti asilo, anche se la politica dell’Ue nega questo».
Ricordano che i migranti in Libia sono soggetti a crudeli organizzazioni criminali di traffico di esseri umani, a detenzioni arbitrarie, violenze, stupri, tortura e morte.
E criticano espressamente anche la missione tecnico-logistica della Marina militare italiana di sostegno alla Guardia costiera di Tripoli.
«Attenzione che la presenza di una missione navale in acque libiche potrebbe essere considerata una violazione da parte dell’Italia del principio di non-respingimento e delle obbligazioni conseguenti».
I campi di detenzione per migranti in Libia sono lager indegni. L’Unhcr e l’Oim, due agenzie delle Nazioni Unite, nei giorni scorsi hanno visitato il Nord e l’area di Cufra per organizzare nuovi campi di assistenza e progetti di rimpatrio volontario.
(da “La Stampa”)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
IL GHOSTWRITER DELLE MEMORIE DEL PRESIDENTE FA IL SUO PRONOSTICO SULLA PERMANENZA DI THE DONALD ALLA CASA BIANCA
Il ghostwriter che nel 1987 scrisse le memorie di Donald Trump “L’arte di fare affari” prevede che il presidente Usa getterà la spugna prima della fine del suo mandato.
Lo scrittore Tony Schwartz ha twittato che “Trump si dimetterà ” prima che l’indagine sui legami tra la sua campagna e la Russia “non gli lasci scelta”.
“Il cerchio si sta chiudendo a enorme velocità ” ha twittato lo scrittore.
“Trump si dimetterà prima che Mueller (il procuratore speciale che indaga sul Russiagate ndr) e il Congresso non gli lascino scelta”.
“La presidenza Trump è di fatto finita” ha aggiunto.
“Sarei sorpreso se sopravvivesse fino a fine anno, più probabile che si dimetta in autunno, se non prima”.
Schwarz trascorse 18 mesi con Trump mentre scriveva la sua autobiografia, che divenne un bestseller.
Lo scorso anno si è sfogato con il New Yorker durante la sua campagna elettorale, dicendo di aver “messo il rossetto a un maiale”.
“Ho un profondo rimorso per aver contribuito a mettere Trump in una luce che gli ha portato attenzioni più ampie e lo ha reso più attraente di quanto sia” ha detto al periodico.
(da agenzie)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
I CAZZARI BECERODESTRI DANNO IL MEGLIO DI SE’ SUI SOCIAL… IN REALTA’ SONO LORO I MIGLIORI FIANCHEGGIATORI DELL’ISIS CHE VUOLE CHE ODIO PORTI ALTRO ODIO… UNA VITA CHE SPECULANO SUI MORTI
Dopo la farfalla che sbatte le ali a New York e causa un temporale a Tokio ecco che la politica
dell’accoglienza del governo italiano (e della Boldrini) è in grado di causare un attentato in Spagna.
Le connessioni neurali dei razzisti italiani si sono accese come un albero di Natale alla notizia della strage di Barcellona, e tutti gli indizi puntano contro la Presidente della Camera (e le ONG)
Mandante, istigatrice, diretta responsabile.
Queste le accuse che vengono rivolte alla Presidentessa della Camera Laura Boldrini subito dopo che è stata diffusa la notizia dell’attentato terroristico di Barcellona. Ancora non si sapeva l’identità degli attentatori ma già i razzisti dell’Internet, quelli che credono che la Boldrini sia la responsabile dell’invasione organizzata dell’Italia da parte dei migranti provenienti dall’Africa.
I complottisti del piano Kalergi, istruiti da trasmissioni televisive come La Gabbia di Gianluigi Paragone e da politici come Matteo Salvini e Daniela Santanchè che da anni parlano di “sostituzione di popolo” per descrivere i fenomeni migratori, ormai non hanno più bisogno di imbeccate e sanno sempre che la colpa è degli islamici amici della Boldrini.
L’odio del Giornale per Laura Boldrini
A dare la stura all’odio nei confronti della terza carica dello Stato è stato ieri il direttore del Giornale Alessandro Sallusti che a poco più di un’ora dall’attentato già se la prendeva con la Boldrini.
Il motivo ovviamente era noto solo a Sallusti, ma purtroppo non è il solo a pensarla così. Più o meno contemporaneamente al tweet di Sallusti dalla redazione del quotidiano fondato da Indro Montanelli Paolo Giordano chiedeva a gran voce la presenza della Boldrini sulla Rambla, luogo della strage di ieri.
Uno spettacolo davvero penoso che ha lasciato esterrefatto Domenico Naso del Fatto Quotidiano che incredulo ha provato a chiedere spiegazioni a Giordano.
Le spiegazioni, se così le possiamo chiamare, di Giordano sono deliranti: la Boldrini deve prendersi la responsabilità delle sue “posizioni radicali”.
Quali che siano non è noto di saperlo, e sarebbe curioso scoprire che nell’Italia del 2017 essere anti-razzisti è una posizione radicale.
Anche perchè sempre su Twitter Laura Boldrini aveva duramente condannato la strage islamista condannando l’azione dei terroristi.
Eppure c’è chi vorrebbe che la Boldrini andasse “sulla Rambla” per farsi investire dai suoi “amici terroristi”.
Nel frattempo il tweet di Giordano ha fatto scuola e c’è chi si rammarica che la Boldrini non fosse ieri sulla Rambla tra le vittime.
Ma non è solo al Giornale che ieri si parlava di Barcellona e delle responsabilità di Laura Boldrini.
Diversi utenti mettevano in correlazione le scelte del PD e della Boldrini con l’attentato avvenuto in Spagna. Il tutto prima ancora che gli inquirenti abbiano concluso le indagini e appurato come è stato pianificato e organizzato l’attentato.
Ma è chiaro a tutti che nè il PD nè la Presidentessa della Camera hanno partecipato all’organizzazione della strage.
Ma la Boldrini ha una colpa che la rende il capro espiatorio perfetto: non odia i migranti.
Per i razzisti però tutti i migranti sono direttamente responsabili di ogni attentato (di matrice islamista). La responsabilità penale non è più personale, è collettiva.
E quindi la Boldrini finisce sul banco degli imputati assieme ai molti innocenti che nulla hanno a che fare con l’odio dei terroristi dell’ISIS (o chi per loro) nei confronti della società europea.
Non era ancora chiara l’identità dell’attentatore, che è stata diffusa dalla polizia catalana solo oggi, eppure tutti erano certi che si trattasse di una “risorsa” della Boldrini.
Ed è ovvio che alla Boldrini, nota simpatizzante del terrorismo islamico, dispiaccia più per i “poveri terroristi” che per le vittime.
Nella narrazione distorta dei cazzari razzisti italiani — che evidentemente hanno qualche difficoltà a leggere — chiunque non predichi l’odio cieco nei confronti di ogni straniero allora sta con i terroristi.
Anzi, per fortuna che ci sono loro, i nostri valorosi patrioti da tastiera che lottano contro lo Ius Soli temendo l’invasione.
Perchè sono loro le vittime, ed è la Boldrini con le sue “azioni scellerate” a strappare questi commenti violenti dalle tastiere della ggente.
Quelli che danno la colpa alle ONG
Alla ggente stupisce anche il “silenzio delle Ong su Barcellona”. In fondo non sono state loro a portare nel nostro Continente i terroristi? Poco importa che fino ad ora gli attentati terroristi siano stati commessi da cittadini europei, residenti in Europa da anni o addirittura nati in Belgio, Francia e Regno Unito. Sono gli sbarchi a causare gli attentati.
Non c’è fino ad ora nessuna correlazione causa—effetto tra gli sbarchi e gli attentati terroristici, eppure i seminatori d’odio che siedono anche in Parlamento hanno raccontato così bene questa storia che ormai sono in molti a crederci.
Ed infatti ecco che si prende di mira lo Ius Soli, e si ridicolizzano i manifestanti dei gessetti colorati. Anche loro finiscono nel mucchio dei responsabili. Manovrati probabilmente dalla Boldrini&Co.
E non c’è pietà nemmeno per gli abitanti della città colpita dall’ennesimo attacco terrorista. C’è chi sotto sotto ci gode ricordando come qualche tempo fa gli abitanti di Barcellona fossero scesi in piazza per manifestare a favore dell’accoglienza dei rifugiati.
Ben gli sta, twitta un razzista palesemente shockato dalla notizia della strage: hanno voluto favorire l’invasione? E allora di cosa si lamentano.
Buon proseguimento ai sovranisti fiancheggiatori dell’Isis, entrambi dediti a predicare odio e ad alimentarsi a vicenda.
Due volti della medesima medaglia: quella della ignoranza e della intolleranza.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
CATTIVO GUSTO: IL DIRETTORE DELL’OSSERVATORIO SULLA SICUREZZA DELLA LUISS PARLAVA MENTRE SULLO SFONDO SI VEDEVANO LE PERSONE MANGIARE TRANQUILLAMENTE
Alessandro Orsini, Direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza internazionale della Luiss, ieri è intervenuto al TG3 per analizzare l’attentato di Barcellona.
La curiosità è che Orsini era in collegamento da un ristorante e mentre parlava dei fatti drammatici di ieri sera si vedevano le persone ai tavoli mangiare tranquillamente.
La scelta della location non è passata inosservata su Twitter, dove in molti si sono interrogati sull’opportunità della scelta della location.
Un pizzico di comicità involontaria e di cattivo gusto nella tragedia di ieri che il servizio pubblico ci ha regalato.
Quando sarebbe bastato intervistare l’esperto o all’aperto, visto che fuori non nevicava, o almeno con lo sfondo di una parete.
Potenza dei media.
(da “NextQuotidiano“)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
ERA IN VACANZA CON LA FIDANZATA… SU FB SCRIVEVA: “NASCIAMO SENZA PORTARE NULLA, MORIAMO SENZA PORTARE VIA NULLA. ED IN MEZZO LITIGHIAMO PER POSSEDERE QUALCOSA”
C’è il nome di un altro italiano dalla triste Spoon River delle vittime dell’attentato di Barcellona. 
Si tratta di Luca Russo, 25 anni, residente a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Originario di Marostica, il giovane si sarebbe laureato in ingegneria energetica a Padova appena un anno fa.
Era in vacanza nella città catalana con la fidanzata, Marta Scomazzon: anche la ragazza sarebbe stata travolta dal furgone ed è ferita in modo non grave.
I due prestavano insieme servizio di volontariato presso la Croce Verde di Bassano.
La conferma della morte di Luca Russo e dell’altro giovane italiano, Bruno Gulotta, è arrivata intorno alle 13.30.
Con il capo dell’Unità di crisi della Farnesina che ai microfoni del Tg1 ha detto: “Confermo le due vittime italiane. Siamo in contatto con i loro familiari e li stiamo assistendo. Ci sono stati anche tre feriti, due dei quali sono stati dimessi. La terza, Marta, è la fidanzata di Luca Russo, ed è ancora ricoverata in ospedale per alcune fratture, ma non è non in condizioni gravi”.
Pochi minuti dopo la conferma della morte di Luca, sul profilo Facebook della sorella è apparso un appello: “Aiutatemi a riportarlo a casa”.
E intanto sono numerosi gli amici che stanno invece lasciando un ultimo saluto a Luca sotto l’ultimo messaggio che il ragazzo aveva postato sul suo profilo Facebook e che oggi suona drammaticamente profetico: “Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. Ed in mezzo litighiamo per possedere qualcosa”.
Il Presidente della regione veneto Luca Zaia,ricorda il giovane su Facebook: “Il Veneto perde uno dei suoi figli e la memoria non può che ritornare all’attentato del Bataclan, in cui è stata barbaramente uccisa la nostra Valeria Solesin”. Per poi aggiungere: “Ho dato disposizioni affinchè le bandiere dei palazzi regionali siano poste a mezz’asta in segno di lutto per Luca, alla cui famiglia ci stringiamo con sincero affetto, assicurando che la Regione è a disposizione per qualsiasi necessità “.
Bassano del Grappa, dove si sta già organizzando per stasera una fiaccolata in onore del ragazzo, si stringe intorno alla sua famiglia.
“Non conoscevo direttamente Luca ma quello che mi stanno raccontando i suoi amici è toccante” dice il sindaco Riccardo Poletto.
“Tutti me lo descrivono come un ragazzo eccezionale che aveva veramente voglia di fare e di fare bene”.
La città , racconta il primo cittadino, è incredula: “Lo sbigottimento e l’incredulità erano già grandi ieri quando non ci si capacitava di quello che era accaduto. Apprendere ora che la cosa ha toccato un nostro figlio, ci lascia senza parole”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
LA COMPAGNA: “TRAVOLTO DAVANTI AI DUE BAMBINI”… IL COMMOSSO RICORDO DEI COLLEGHI
La drammatica conferma di una vittima italiana arriva dai colleghi di lavoro: Bruno Gulotta, 35 anni, residente a Legnano e responsabile marketing e vendite di Tom’s Hardware, sito specializzato in tecnologia, è stato falciato dal furgone killer che ieri ha ucciso 13 persone sulla Rambla di Barcellona.
Lo racconta al telefono con Repubblica Andrea Ferrario, caporedattore del sito: “Sapevamo che Bruno era in vacanza a Barcellona con la compagna e i due figli piccoli. Dopo aver appreso dai tg dell’attacco abbiamo provato subito a contattarlo: ma il suo cellulare squillava a vuoto. Solo dopo alcune ore ci ha risposto la compagna Martina dicendoci che Bruno non c’era più”.
Un racconto terribile, quello fatto da Martina ai colleghi: la famiglia stava passeggiando sulla Rambla. Lei portava in braccio la figlia Aria, 7 mesi, in un marsupio agganciato al busto. Bruno la precedeva tenendo per mano l’altro figlio. Alessandro, 5 anni, che fra pochi mesi andrà in prima elementare.
La serena passeggiata familiare si è trasformata ben presto in incubo. Bruno Gulotta sarebbe stato uno dei primi ad essere travolto dal furgone guidato dal terrorista. E la compagna avrebbe fatto solo in tempo a tirar via il bambino che il padre teneva per mano trascinndolo lontano dalla traiettoria del mezzo.
Bruno Gulotta è rimasto a terra sanguinante, le gambe spezzate e scomposte ed è morto così, morto sotto gli occhi dei bambini.
“La famiglia”, raconta Ferrario “è rimasta illesa: almeno fisicamente. Alcuni parenti sono già in viaggio per raggiungerli e sostenerli. Noi stiamo cercando di capire in che modo possiamo renderci utili. Faremo tutto il possibile”.
Un ricordo di Bruno è apparso già nelle prime ore del mattino sul sito di Tom’s Hardware a firma di Roberto Buonanno, country manager dell’azienda: “il nostro collega Bruno aveva postato su Facebook le tappe del suo percorso e tutto sembrava procedere esattamente come uno si aspetterebbe da un viaggio di vacanza”.
C’era anche una foto della Rambla, forse scattata il giorno prima. “Gulotta – aggiunge Buonanno – era un punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto. Per noi di Tom’s Hardware era una colonna portante. Chiunque entrava in contatto con lui – clienti, fornitori o star del web – restava colpito dalla sua gentilezza e dalla sua professionalità . Aveva una fame insaziabile di conoscenza ed era un vero smanettone, uno di noi, anche se poi aveva deciso di dedicarsi a tempo pieno al marketing e alle vendite, di cui era diventato responsabile. E in quel ruolo non ho mai conosciuto una persona più capace. Amava studiare ogni aspetto della propria vita e professione, era un lettore insaziabile e un avido ricercatore della perfezione”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 18th, 2017 Riccardo Fucile
UN PIANO UNICO CON ESPLOSIVO, MA MERCOLEDI’ LE BOMBOLE DI GAS ERANO ESPLOSE PER L’IMPERIZIA DEI TERRORISTI… L’ATTENTATORE DI BARCELLONA HA 17 ANNI ED E’ ANCORA IN FUGA… UN ITALIANO TRA LE VITTIME
C’è un italiano tra le 13 vittime dell’attacco di Barcellona: Bruno Gulotta, 35 anni, di Legnano, è
rimasto ucciso sulle Ramblas nel raid terroristico di ieri pomeriggio.
Gli attentati di Barcellona e Cambrils sono collegati tra loro e insieme sarebbero parte di un piano che prevedeva anche un attacco con esplosivo.
È questa la pista su cui sta lavorando la polizia catalana all’indomani della strage sulle Ramblas di Barcellona e a poche ore dal conflitto a fuoco di Cambrils nel quale 5 terroristi sono rimasti uccisi. La prova sarebbe nel legame tra l’attentato di ieri pomeriggio e l’esplosione avvenuta mercoledì notte in una casa nel comune di Montecarlo de Alcanar Platja, 110 chilometri a sud di Tarragona e una novantina a sud di Cambrils.
La violenta esplosione ha causato sette feriti tra gli abitanti delle abitazioni vicine: tra questi, secondo quanto riporta il sito Diari de Tarragona, “quattro francesi, un italiano, un marocchino e uno spagnolo”.
La caccia all’uomo.
L’autista in fuga ha rubato un’auto, ha ucciso il proprietario a coltellate, ha forzato un posto di blocco sulla Diagonal ferendo un agente. Poi è scappato a piedi ed è tuttora ricercato. Secondo la polizia, si tratta del 17enne Moussa Oukabir, arrivato in Spagna da una settimana (Il suo profilo Facebook è stato messo offline).
Sarebbe stato lui alla guida del furgone che ha travolto decine di persone sulle Ramblas, dileguandosi dal luogo dell’attacco con il volto semicoperto da un berretto. Moussa è il fratello di Driss Oukabir, 28 anni, l’uomo che s’è recato alla polizia per dire che il fratello minore gli avrebbe rubato i documenti per poter noleggiare nella località di Santa Perpetua de la Mogoda due furgoni, uno utilizzato nell’attacco a Barcellona. L’altro ritrovato in serata a Vic, a nord del capoluogo catalano. Ma i poliziotti non gli hanno creduto e lo hanno arrestato.
L’esplosione ad Alcanar
Lo ha confermato al quotidiano ‘El Periodico’ il capo dei Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero, aggiungendo che nell’esplosione ad Alcanar un uomo era morto mentre maneggiava bombole di gas e un altro era rimasto ferito ed è stato arrestato. Secondo i vicini, nella casa abitavano due fratelli magrebini. Ad Alcanar, nel luogo dell’esplosione, sono state trovate almeno 20 bombole di gas. L’uomo ferito è stato ricoverato nell’ospedale Virgen de la Cinta. Secondo El Periodico, tra le macerie della casa crollata sono stati trovati documenti che riletti ora consentono di stabilire il collegamento con la strage di Barcellona.
I Mossos d’Esquadra hanno interrogato il ferito, originario dell’enclave spagnola di Melilla, in Marocco, ma l’uomo si è rifiutato di rispondere alle domande ed è stato arrestato. Il sindaco di Alcanar, Alfons Montserrat, ha riferito che ieri sera una scavatrice inviata per rimuovere le macerie ha causato accidentalmente una seconda esplosione nella quale sono rimasti feriti sei agenti dei Mossos d’Esquadra (uno dei quali è grave), due vigili del fuoco e il ruspista.
L’attacco di Cambrils
Gli indizi raccolti confermano dunque che l’azione di Barcellona non è stata opera di un lupo solitario, ma di una cellula vera e propria. Ulteriori elementi si attendono dalla identificazione dei cinque terroristi uccisi stanotte a Cambrils.
L’attacco bloccato dalla polizia era stato organizzato con dinamiche simili a quella vista a Barcellona, ma avrebbe potuto avere conseguenze anche più gravi se i terroristi fossero riusciti a scendere dall’auto e a sparare tra la gente: intorno a mezzanotte un’Audi A3 ha imbucato a tutta velocità il lungomare della cittadina balneare, travolgendo diverse persone prima di essere intercettata da una pattuglia dei mossos d’esquadra.
Nel conflitto a fuoco sono stati uccisi cinque terroristi (quattro sul posto, uno è morto in ospedale). I terroristi indossavano delle cinture imbottite, ma gli artificieri hanno accertato che erano finte e non c’era esplosivo. Una sesta persona collegata all’attacco è stata arrestata più tardi per le strade della cittadina. L’attacco ha causato il ferimento di sei civili e di un poliziotto.
Un morto italiano a Barcellona
Bruno Gulotta, 35 anni, di Legnano, l’italiano tra le vittime di Barcellona, era il responsabile marketing e vendite di Tom’s Hardware. La conferma che fosse tra i morti dell’attentato è arrivata dal sito di tecnologia per cui lavorava. Gulotta era in vacanza con la famiglia; la compagna Martina e i due figli piccoli erano con lui al momento dell’attacco. L’ambasciata italiana in Spagna ha reso noto che tra i feriti dell’attacco sulle Ramblas risultano tre italiani, due dei quali sono già stati dimessi.
Lo ha detto a ‘Voci del Mattino’ (Rai Radio 1) l’ambasciatore Stefano Sannino.
“I tre feriti italiani – ha poi spiegato l’ambasciatore a Sky Tg24 – sono stati ricoverati in ospedali di Barcellona, due sono già stati dimessi e l’altro ha riportato fratture ma la sua condizione di salute non è grave nè complessa”.
L’ambasciatore ha ricordato che “si sta lavorando in stretto contatto con le autorità catalane e la magistratura spagnola”. La procura di Roma ha aperto un fascicolo. Tra gli altri feriti vi sarebbero poi 26 cittadini francesi (11 dei quali in gravi condizioni) e quattro australiani; una australiana compare tra i ‘dispersi’.
Non è stata diramata invece alcuna nota ufficiale sull’identità e la nazionalità delle vittime. La polizia ha confermato soltanto che tra esse vi sono tre cittadini tedeschi e uno belga.
I tre arresti e l’uomo di Barcellona in fuga
Al momento, dunque, sono tre le persone arrestate perchè collegate in qualche modo agli attentati. Il primo è Driss Oukabir, l’uomo che ha denunciato il furto dei suoi documenti con i quali è stato poi noleggiato il furgone utilizzato per l’attacco di Barcellona. Oukabir, residente a Ripoll, è stato fermato quando si è presentato al commissariato per fare la denuncia di furto.
Il secondo arrestato è un cittadino di Ceuta – enclave spagnola in Marocco – che è stato fermato a Cambrils poco dopo il conflitto a fuoco nel quale sono stati uccisi cinque terroristi. Il suo nome è collegato alla casa di Alcanar dove c’è stata l’esplosione mercoledì sera.
Il terzo sottoposto a fermo è l’uomo rimasto ferito nell’esplosione di Alcanar; anche lui viene dall’enclave spagnola in Marocco. Nessuno di questi, precisa la polizia, può essere collegato direttamente all’attacco di Barcellona.
Resta ancora in fuga l’autore materiale della strage sulle Ramblas. L’unico sospettato, per ora, è Moussa Oukabir.
(da “La Repubblica”)
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