Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
L’EX POLIZIOTTO, ORA CONTRACTOR, AL TELEFONO RIVELA CONTATTI CON I SERVIZI SEGRETI, IL VIMINALE, LA SEGRETERIA DI SALVINI E LA TEMPESTIVA INTERPELLANZA DELLA MELONI… I GIOCHI SPORCHI VENGONO A GALLA
“Il nostro obiettivo? Era mettere la questione Ong sul tavolo politico. Per trovare soluzioni e imporre regole più rigide a chi operava nel Mediterraneo”.
Non c’era soltanto l’intento di denunciare in Procura, quindi, nè era stato sufficiente inviare più informative all’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise).
No, l’ex poliziotto Pietro Gallo, della Imi Security, aveva contattato, insieme con la collega Floriana Ballestra, anch’ella ex poliziotta, la segreteria di Matteo Salvini e quindi la Lega Nord.
Dice di aver provato anche con il M5S, con Alessandro Di Battista dal quale, però, non avrebbe ricevuto risposta.
Il Fatto ha provato a ricostruire alcuni passaggi a margine dell’inchiesta condotta dalla Procura di Trapani sulle ong Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza Frontiere.
Un’indagine — partita proprio dalle denunce di Gallo e del titolare della Imi Security, Cristian Ricci.
Uno dei personaggi chiave è proprio Pietro Gallo che è un testimone e non un indagato.
Abbiamo chiesto a Ricci quando ha assunto Gallo nella Imi. Risposta: “Settembre 2016, pubblicando un’inserzione”.
E quindi: l’ex poliziotto viene assunto a settembre e, nello stesso mese, già invia all’Aise un’informativa su alcuni episodi (poi riscontrati dalla Procura) che riguardano le Ong.
Il suo titolare, Cristian Ricci, sapeva che Gallo informava l’Aise?
“No — dice Ricci — l’ho saputo soltanto dopo”.
Una fonte riservata ci spiega che Gallo avrebbe contattato anche altri funzionari dei Servizi segreti. E che saprebbe che queste nuove informazioni, a breve, potrebbero essere pubblicate dai giornali.
Perchè Gallo informa l’Aise? Li informa una sola volta? Lo fa prima o dopo la denuncia alla Procura di Trapani?
Glielo abbiamo chiesto. Attraverso l’avvocato Vincenzo Perticaro, che lo assiste, Gallo ci fa sapere che, sui suoi rapporti con l’Aise, preferisce non rispondere.
Eppure non vi sarebbe nulla d’illecito. Perchè questo riserbo?
Il dato — peraltro — non sposterebbe di una virgola la solidità dei riscontri trovati dalla Procura di Trapani. Anzi. Di lì a poco, infatti, la Procura di Trapani, che da anni gestisce decine di fascicoli sull’immigrazione clandestina, può contare sull’èlite investigativa del ministero dell’Interno: lo Sco della Polizia di Stato.
Sarà un caso, ma fino a settembre, seppur sommersi di fascicoli, le indagini per questo reato, a Trapani, erano affidate a pochi instancabili agenti della Squadra Mobile.
Ma andiamo avanti.
Dagli atti emergono un paio di intercettazioni che meritano attenzione.
La prima. È il 27 febbraio 2016.
L’inchiesta è partita da soli cinque mesi. Ricci valuta di aprire una società a Malta. “Senti, io ho questa idea — dice Ricci a Gallo — …di fare una società a Malta con la quale lavorare… perchè pagando meno tasse… mi permette di aumentarvi lo stipendio…”. “Per me non è un problema… che me frega a me?”, risponde Gallo. Non gliene frega niente. Eppure, si sta parlando del suo stipendio.
Ricci lo incalza: “… ho paura che adesso si dica: ‘ora fa la società a Malta per non avere problemi’…”.
Al Fatto Ricci spiega: “Gli chiedevo se, secondo lui, creando una società a Malta, per motivi fiscali, qualcuno avrebbe potuto sospettare di noi”. Chi poteva sospettare?
“I poliziotti che indagano”, spiega Ricci.
Intanto Gallo, al telefono, lo tranquillizza. Ma Ricci insiste: “Non puoi sentire qualche…”. Ecco: chi dovrebbe sentire, Gallo, per tranquillizzare Ricci? “Volevo che lo chiedesse ai poliziotti che stanno indagando sulle Ong”, spiega Ricci, “e comunque questa società non l’ho creata”.
Gallo per tranquillizzare ulteriormente Ricci, aggiunge: “Gli interessi so’ altri Cristian. Gli interessi so’ soltanto… ma non bloccare Save the Children, blocca’ tutte ‘ste Ong, hai capito Cristian?”.
Come dire: a nessuno interessa se crei una società a Malta. Il motivo? Gli interessi sono altri. Quali? Bloccare le Ong.
Ma a chi si riferisce Gallo? “Credo — spiega Ricci — che si riferisse ad ambienti politici. Ma non so quali. Non so se millantava rapporti che non aveva”.
Il punto è che questa non è una chiacchiera da bar. Gallo è un testimone chiave; fa partire un’indagine sulle Ong; invia informazioni all’Aise; prova a contattare il M5S; sostiene di averne parlato, attraverso una sua collega, anche con la Lega.
Sa quel che dice: chi, secondo lui, era interessato a bloccare le Ong? “Io no”, spiega Ricci, “perchè la mia società lavora per loro”.
Si riferiva agli investigatori? Inimmaginabile. Perseguono reati. Non interessi.
Ma allora chi? Imprecisati “ambienti politici” come ritiene Ricci? O ambienti dei servizi, con i quali è entrato in contatto?
Gallo non intende spiegarlo. Eppure la sua profezia s’è avverata: le Ong in mare, in questo momento, sono pochissime.
Attraverso il suo avvocato ci fa sapere: “Preferisco non rispondere perchè ci sono indagini in corso”. Ma le indagini riguardano le Ong. Non chi — stando alle sue parole — avrebbe avuto interesse a bloccarle. Gallo evoca il segreto d’indagine?
Eppure, dopo l’apertura dell’inchiesta, si attiva per contattare la segreteria di Matteo Salvini. “Non pensava all’aspetto del reato — spiega l’avvocato Perticaro — ma al suo rilievo politico”.
È l’unico punto sul quale Gallo risponde: la politica.
Nelle intercettazioni appare bene informato sull’iter delle interrogazioni parlamentari. “La Meloni”, dice, “non sapevo che s’è affiancata a Salvini, me lo hanno detto stamattina… stanno facendo un’interrogazione parlamentare sulla Golfo azzurro… quell’articolo che ti ho inviato… un gran casino, capito?”.
È il 1° marzo, quando Gallo dice queste parole, e la leader di Fratelli d’Italia, quell’interrogazione parlamentare sulle Ong, la presenta nello stesso giorno. Anzi: nelle stesse ore.
“Mai conosciuto Gallo”, dice al Fatto la Meloni, “nè altri dipendenti della Imi Security. Lo stesso vale per l’intero gruppo parlamentare”.
E Salvini? Ci risponde con un sms: “Non conosco Gallo nè la società , ma li avrei incontrati volentieri”.
Forse — chiediamo — hanno contattato qualche parlamentare della Lega per presentare interrogazioni? Altro sms: “Può darsi, molti operatori della sicurezza ci danno suggerimenti”.
Nel frattempo Gallo, sempre attraverso l’avvocato, precisa di “aver contattato, insieme con Floriana Ballestra, che se n’è occupata personalmente, la segreteria politica di Salvini.
Che ha prima dato un riscontro telefonico, poi non ha fatto nulla di concreto. Sebbene — ci tiene a sottolineare — i due l’avessero informato di cosa avevano visto nel Mediterraneo”. Salvini, su questo punto, non risponde.
Di concreto, comunque, c’è l’inchiesta di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La procura indaga alcuni volontari di Jugend Rettet, Save the Children e Medici senza Frontiere, spiegando che, con l’esclusivo scopo di salvare vite, a volte hanno violato il codice.
Il reato più grave? Aver permesso che gli scafisti in un caso si riprendessero un barcone.
Forse avrebbero dovuto, disarmati, prendersi una raffica di mitra dai trafficanti.
Meglio stendere un velo pietoso.
Ovviamente la procura si è ben guardata da indagare su chi ha “tirato le fila” di questo disegno illecito volto a eliminare la scomoda presenza delle Ong davanti alla Libia.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
L’ANALISTA DELL’ISPI: “DA UNA PARTE ATTRAGGONO I GIOVANI VULNERABILI, DALL’ALTRA LE REAZIONI IDIOTE DI CERTE FAZIONI POLITICHE CHE INCITANO ALL’ODIO VERSO I MUSULMANI”
Sempre più giovani. Hanno 17 anni, come Moussa Oukabir, o come il suo amico Said Aallaa, compagno nella cellula che ha organizzato l’attentato, che ne aveva 18.
“Donne e giovani adulti, anche ragazzini, giocano un crescente ruolo operativo in attività terroristiche nell’Unione europea — si legge nel Terrorism situation and Trend Report 2017, pubblicato a giugno dall’Europol — non soltanto facilitando altre figure operative, ma anche partecipando in prima persona all’esecuzione di attacchi terroristici“.
Una deriva, commenta Arturo Varvelli, esperto di terrorismo dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, legata alla questione sociale nelle città europee: “L’esclusione crea estremismo, in Medio Oriente come in Europa. La dialettica politica con la quale abbiamo a che fare oggi, la radicalizzazione delle varie fazioni, non fa che accentuare lo scontro”.
Quasi un terzo delle persone arrestate nel 2016 in Europa per fatti di terrorismo (291) aveva dai 25 anni in giù.
Ne aveva 24 Anis Amri, autore della strage al mercatino di Natale di Berlino del dicembre 2016.
Due in meno Salman Abedi, il ragazzo di origine libica che il 22 maggio 2017 si è fatto esplodere alla Manchester Arena.
Poi ci sono i cuccioli: il ragazzino che nel gennaio 2016 provò a uccidere con un machete un rabbino a Marsiglia non aveva ancora festeggiato i 16.
La stessa età della marocchina che un mese dopo ridusse in fin di vita a furia di coltellate un poliziotto che l’aveva fermata alla stazione di Hannover, in Germania, per un controllo documenti.
Un anno in meno del 17enne afghano che il il 18 luglio 2016 aveva ferito cinque persone a colpi di ascia e coltello su un treno per Wà¼rzburg, prima di essere ucciso dalle autorità .
Moussa Oukabir è il primo under 18 a compiere una strage in territorio europeo. “Vorrei uccidere tutti gli infedeli e lasciare solo i musulmani che seguono la religione”, scriveva due anni fa su Facebook interpretando i pensieri di molti coetanei. Di anni ne aveva 15. Segno che il processo di radicalizzazione può cominciare molto presto, e non solo in quella Spagna la cui cronaca giudiziaria racconta da anni di una generazione sempre più sensibile alla fascinazione del jihad.
L’ultimo allarme è del 9 novembre 2016: quel giorno, il governo annunciava di aver smantellato a Ceuta una cellula riconducibile a Isis — tre uomini e una donna — che indottrinava e reclutava giovani, anche minorenni, attraverso Internet: il gruppo terroristico islamico, avvertiva il ministero dell’Interno, aveva diramato direttive per il reclutamento di candidati alla jihad sempre più giovani.
Ma il destino dei giovanissimi soldati del Califfato non è solo quello di rimpolpare le file degli aspiranti martiri.
Secondo il rapporto dell’Europol, i nativi digitali sono diventati il mezzo per sfruttare applicazioni o codici che permettono di raccogliere e spostare piccole somme di denaro grazie a trasferimenti criptati.
Se il 40% circa dei finanziamenti al terrorismo di matrice jihadista proviene da traffici illeciti, furti, rapine e truffe, la nuova generazione ha permesso alle organizzazioni di mettere in piedi raccolte fondi apparentemente legali e, attraverso coperture e piccole operazioni anonime, far confluirei soldi nelle mani dei vertici delle cellule.
Per raggiungere il risultato le organizzazioni hanno adattato al target la propaganda.
Si è passati “da Al Qaeda che aveva un messaggio più centralizzato sull’aspetto religioso — spiegava il 26 maggio il capo del Centro antiterrorismo di Europol, Manuel Navarrete Paniagua — a uno più pragmatico”, quello di Isis, incentrato sulla contrapposizione tra un mondo e una cultura occidentale ormai deviati e la Umma, la comunità musulmana.
La contrapposizione “noi-loro” da qualunque lato la si guardi è la chiave di lettura: “Molti di questi ragazzi vivono ogni giorno in una situazione di esclusione — continua Varvelli — stiamo assistendo a una radicalizzazione dello scontro che è proprio quello che i movimenti terroristici cercano. Da una parte, i jihadisti riescono ad attrarre le giovani menti vulnerabili, dall’altra ci sono le reazioni idiote di certe fazioni politiche che incitano all’odio e alla guerra contro i musulmani, facendo sentire questi giovani cresciuti in Europa ancora più esclusi dalla società in cui vivono. In questo, la dialettica e il livello sul quale si è deciso di portare lo scontro politico hanno le loro responsabilità ”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
“INOSSERVANZA DEI PIU’ ELEMENTARI DOVERI PROFESSIONALI” A LORETO MARE… E LA POLITICA CONTINUA A PARLARE DI CAZZATE LONTANE DAI PROBLEMI REALI
Al pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare di Napoli è arrivato alle 21.46 dello scorso 16 agosto. Vittima di un incidente stradale, un ragazzo di 23 anni aveva un politrauma, fratture multiple.
Scatta il ricovero in codice rosso. E iniziano ore di attesa che, secondo quanto denunciano i sanitari, potrebbero essere risultate fatali. Il ragazzo il giorno dopo è morto.
E’ il consigliere regionale della Campania, Francesco Borrelli, a rendere nota la storia. E lo fa diffondendo la denuncia presentata dal responsabile del Pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare, Alfredo Pietroluongo. “Dopo le indagini radiografiche e Tac veniva riportato in codice rosso dove i rianimatori constatavano un progressivo peggioramento delle condizioni generali ed un progressivo calo dell’emoglobina ai valori 7 – si legge nella denuncia – Si provvedeva a richiedere il sangue in urgenza e alle ore 1.04 avveniva il ricovero in Chirurgia con prognosi riservata ed in imminente pericolo di vita”.
“Ciò nonostante – continua la denuncia – il paziente rimaneva in codice rosso impegnando due unità infermieristiche del Pronto Soccorso con visibile disagio per il resto delle attività dello stesso pronto soccorso mentre le anestesiste intervenute rientravano in rianimazione”.
Passa ancora del tempo, fino alle ore 1.45 quando Pietroluongo scrive che “venuto a conoscenza del fatto che il paziente era in attesa da circa due ore di essere trasportato in un altro Presidio per eseguire una angioTac e la cosa si rallentava perchè non vi era accordo su quali infermieri avrebbero dovuto eseguire il trasferimento” chiede al medico che aveva in carico il 23enne “di provvedere ad accelerare i tempi dell’iter diagnostico anche perchè il codice rosso era bloccato da circa quattro ore”.
Il medico di turno risponde che “sapeva lui cosa doveva fare e che le cose andavano bene così”.
Nel frattempo viene deciso chi doveva accompagnare il paziente. Ma intanto “alle ore 3.30 il padre del ragazzo quasi in lacrime, infuriato, mi veniva a chiedere cosa si stava aspettando, preoccupato delle condizioni del figlio che peggioravano”.
Pietroluongo cerca di parlare con il medico che stava seguendo il caso e scoppia uno scambio di accuse.
A quel punto “mi precipitavo al Pronto soccorso chiedendo che un infermiere del Pronto soccorso si offrisse volontario per l’accompagnamento e raccomandavo di far partire immediatamente l’ambulanza con rianimatore e chirurgo a bordo”.
Il gruppo parte “ma senza rianimatore”.
Il 23enne arriva all’ospedale Vecchio Pellegrini: gli vengono trasfuse altre tre sacche di sangue e i medici criticano l’assenza dell’autoambulanza rianimativa, mezzo che non è stato ottenuto neanche per il ritorno al Loreto Mare dove il paziente rientra alle ore 8.30.
Viene condotto in rianimazione dove muore.
“A motivo di quanto esposto credo che i fatti evidenzino una superficialità di comportamento ed un disprezzo per la tutela dell’utenza ancora prima dell’inosservanza ai più elementari doveri professionali – conclude la denuncia – Chiedo ove mai si dovesse ravvisare una condotta omissiva di intervenire e di denunciarle alle autorità competenti”.
Chiederò al direttore dell’ospedale Loreto Mare di avviare un’indagine interna – dichiara Borrelli nel post – per fare luce sulla gravissima vicenda che ci è stata segnalata, relativa alla morte di un giovane di ventitrè anni, giunto al Pronto Soccorso in gravissime condizioni lo scorso 16 agosto e morto il giorno seguente dopo aver atteso per ore il trasferimento presso l’ospedale Vecchio Pellegrini”.
“La denuncia di ritardata assistenza, firmata proprio dal responsabile del Pronto Soccorso Alfredo Pietroluongo – continua il consigliere regionale – parla chiaramente di oltre quattro ore trascorse tra l’arrivo in codice rosso al Loreto Mare, la stabilizzazione del paziente e il successivo trasferimento al Vecchio Pellegrini, per di più senza ambulanza rianimativa. Un fatto gravissimo che deve essere approfondito in modo capillare poichè occorre comprendere la natura di questo ritardo e verificare se lo stesso abbia compromesso ulteriormente il quadro clinico del ragazzo già complesso”.
(da “La Repubblica“)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
PRONTO A TORNARE CON BERSANI… IL GOVERNO PENSA ALLA SUA SOSTITUZIONE
A settembre Vasco Errani non sarà più commissario per la ricostruzione del terremoto in centro Italia.
È quanto emerge da indiscrezioni riportate oggi dai quotidiani Qn e Corriere Adriatico.
“Nei piani del governo, Errani dovrebbe essere sostituito”, riferisce Qn. “Non solo: i governatori di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo — già oggi suoi vice — potrebbero vedersi attribuire nuove responsabilità ”.
La novità , riporta anche il Corriere Adriatico, “sarà comunicata lunedì prossimo a Palazzo Chigi in una riunione tra il premier Paolo Gentiloni, il capo della Protezione civile, fresco di nomina, Angelo Borrelli, e i quattro governatori di Marche, Lazio, Umbria e Abruzzo”.
Nessun commento per adesso da parte di Vasco Errani sulla conclusione del suo mandato di commissario per la ricostruzione del terremoto in centro Italia.
Da fonti del governo si ricorda che comunque il mandato di Errani da commissario scadeva il prossimo settembre.
Non solo: nell’articolo di Rita Bartolomei si racconta che Errani sarebbe pronto a candidarsi alle politiche. Con Pier Luigi Bersani e MDP.
Perchè, come racconta QN, Errani si era progressivamente allontanato da Renzi e aveva annunciato la necessità di un nuovo campo del centrosinistra in Italia:
Strappo avvenuto nella sua Ravenna — Errani è di Massa Lombarda, terra di frutteti e tessere Pci negli anni d’oro — pochi giorni dopo uno sfogo tempestoso a porte chiuse con i sindaci del terremoto.
«Siamo troppo indietro su macerie, casette e stalle che non sono compito mio», aveva perso la pazienza.
L’audio era diventato pubblico, diffuso da Panorama. «Nessun legame tra i due episodi», aveva assicurato poi l’ex governatore, guardando al futuro (politico): «C’è bisogno di un nuovo campo del centrosinistra in Italia. Non sono alla ricerca di vecchi vessilli e canzoni. La sinistra del Novecento ha esaurito la sua funzione. Ci vogliono idee nuove».
Quasi un programma di governo.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
OGGI MANIFESTAZIONI DI PROTESTA DELLE PERSONE CIVILI
Anche la magistratura si occuperà della morte dell’orsa KJ2, abbattuta alla fine di luglio in esecuzione di un’ordinanza della Provincia autonoma di Trento perchè ritenuta troppo pericolosa per l’incolumità delle persone.
Una morte che ha avuto grande eco nel mondo politico e sui social, scatenando la reazione delle associazioni animaliste.
La Procura di Trento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando il reato di uccisione di animali senza necessità , in base all’articolo 544 bis del Codice penale. L’inchiesta è stata avviata dopo la presentazione di una relazione redatta dal Corpo forestale provinciale in cui vengono precisati i motivi dell’abbattimento.
Secondo i forestali, alla base dell’intervento c’era il rischio di non potere salvaguardare la salute pubblica di fronte alle possibili nuove aggressioni da parte del plantigrado.
Intanto non accennano a placarsi le polemiche, che sui social hanno assunto toni molto accesi con attacchi personali al governatore Ugo Rossi e appelli al boicottaggio turistico del Trentino
Oggi alcune associazioni animaliste, dopo aver indetto una «giornata di lutto nazionale», hanno manifestato a Trento davanti al palazzo della Provincia e poi hanno realizzato un presidio a Terlago, paese teatro dell’ultima aggressione compiuta da KJ2 che le è costata la vita.
(da agenzie)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
LA SUA ESCLUSIONE DALLA DELEGAZIONE ERA STATA UNA DELLE CONDIZIONI DI PAPA FRANCESCO PER RICEVERE TRUMP
Che cosa ha rappresentato Steve Bannon nell’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca? Semplicemente un importante collaboratore della campagna presidenziale, oppure una pedina decisiva per il successo del tycoon?
Il leader della tendenza “Alt-Right” (destra alternativa), ha fornito a Trump tutte le potenti armi che hanno permesso al Presidente (digiuno di cultura e politica) di riallacciarsi al tradizionale lato oscuro della storia americana.
Le parole d’ordine che con i tweet Trump ha sparato a più riprese non sono altro che i motivi classici del nativismo anti-immigrati, del populismo della destra anti-establishment, del razzismo xenofobico espresso anche dal Ku Klux Klan, e dell’isolazionismo-protezionismo (“America First”) che nel 1939 si espresse nel comitato filonazista contro l’ingresso degli USA in guerra.
Bannon ha pilotato la campagna elettorale, consapevole che in un momento di crisi con il crollo delle aspettative nei giovani e con la crescente paura dei ceti bianchi di essere superati dai latinos, le fobie e le insicurezze che avevano creato le ondate reazionarie negli ultimi decenni dell’800, negli anni Venti e Trenta del Novecento e con il maccartismo, avrebbero avuto di nuovo effetto sull’elettorato bianco della metà dell’America “non-urbana”.
E così è stato.
Non è un caso che quando Trump è venuto a Roma ed è stato ricevuto da papa Francesco, la Santa Sede ha posto come condizione che dal gruppo presidenziale che aveva acceso ai palazzi vaticani fosse escluso proprio Bannon che pure era il più importante consigliere del Presidente.
Bannon, infatti, grazie alla sua caratura ideologica e alla politica condotta con la newsletter Breibart è stato, e continua ad essere, l’anello di congiunzione tra il team presidenziale e i gruppuscoli della destra estremista per lo più estranei allo stesso partito Repubblicano ma molto attivi in alcuni stati del profondo Sud e dell’Ovest, quali il KKK, i fondamentalisti evangelici, i nazistoidi ed anche i cattolici integralisti seguaci del card. Burke, oppositore di Francesco.
La vicenda di Charlottsville non è altro che la coda del credito che la candidatura Trump, tramite Bannon, ha dato ai gruppuscoli che di per se rappresentano ben poco se non quando trovano nel sistema politico una legittimazione come con l’attuale presidenza.
Nell’imprevedibilità di Trump, nessuno oggi può prevedere se l’uscita di Steve Bannon dalla Casa Bianca sia effettivamente la sua definitiva emarginazione dal gruppo presidenziale ( e quindi il ridimensionamento dei rapporti con i gruppuscoli estremisti di destra) o se, invece, si tratta di un ennesimo giro nell’otto volante della giostra intorno alla Casa Bianca.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
“FANNO SHOPPING DA PRADA COI NOSTRI 35 EURO, OCCUPANO LE NOSTRE PANCHINE”… MA SONO IL FAMOSO ATTORE SAMUEL JACKSON E IL GRANDE CESTISTA MAGIC JOHNSON IN VACANZA A FORTE DEI MARMI
Emanuele vede una foto sulle agenzie e gioca uno scherzo favoloso alla categoria dei razzisti da tastiera.
Pubblica la foto dei due afroamericani con il commento: “Ecco le rizorze della Boldrini che occupano panchine pagate con le nostre tasse.E vestiti di tutto punto con i nostri 35 euro quotidiani che escono dalle nostre tasche. Condiviti se zei indignato”
In men che non si dica “l’Internazionale dei cazzari” si scatena, condivide il post, rielabora la foto, “fanno shopping da Prada”.
Piovono centinaia di commenti: “siamo invasi, sembrano loro i padroni, le panchine prima agli italiani”.
Ma la burla travolge la confraternita xenofoba: in realtà sulla panchina nel centro di Forte dei Marmi, dove sono in vacanza, ci sono Samuel L Jackson e Magic Johnson, due star afroamericane in vacanza nel Mediterraneo in queste settimane.
Il popolarissimo attore di ‘Pulp Fiction’ e ‘Django Unchained’ e l’ex cestista dell’Nba hanno fatto acquisti al Forte e stanno trascorrendo le vacanze insieme: nei giorni scorsi erano a Portofino.
Abituati a taroccare i fatti per istigare all’odio razziale, questa volta i razzisti da tastiera sono rimasti loro vittime del tarocco.
E più si affannano in queste ore a far veicolare il post che li prende per il culo, più rimediano la figura che meritano.
(da agenzie)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
ALLE 22 DI SERA HANNO AGITO INDISTURBATI SOTTO GLI OCCHI ALLIBITI DI ROMANI E TURISTI, NESSUN CONTROLLO… MINNITI FAI UN BAGNO DI UMILTA’ E VATTENE A CASA: SE FOSSERO STATI TERRORISTI O VANDALI?
In mattinata Minniti aveva riunito i massimi vertici della sicurezza per annunciare “massima vigilanza” a Roma e Milano, sull’onda dell’attentato di Barcellona.
Peccato che il mago della “percezione di sicurezza” dei cittadini non abbia girato il suo spot alle 22 di sera in Piazza Navona, occasione nella quale romani e turisti hanno sicuramente “percepito” il grado di sicurezza loro garantito dal ministro degli Interni.
Tuffi e giochi d’acqua: violata nella notte la fontana del Moro in piazza Navona.
Basta leggere le agenzie e vedere il video che gira sui social.
L’ennesimo sfregio è avvenuto davanti agli occhi increduli dei tanti turisti e romani che ieri sera intorno alle 22 si trovavano nella piazza che, nonostante l’allerta terrorismo, era sguarnita di agenti e militari.
Nelle immagini – riprese dal giornalista di Radio Capital Andrea Lucatello – due ragazzi giocano tra i busti delle vasche per poi saltare fuori e scappare via.
L’ennesimo sfregio alla città in un’estate infuocata anche dalle polemiche sulla sorveglianza dei monumenti della capitale sempre più spesso violati dai “nuovi barbari”.
L’ultimo caso solo pochi giorni fa, quando qualcuno ha scaricato una lattina di olio per motore nella fontana di piazza Bocca della Verità .
Percepite, gente, percepite.
(da agenzie)
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Agosto 19th, 2017 Riccardo Fucile
NELLA SPIAGGIA DI CAGLIARI, LA REAZIONE DI TRENTA BAGNANTI SARDI IMPEDISCE IL PESTAGGIO DI UN RAGAZZINO SENEGALESE
Una trentina di bagnanti cagliaritani ha fatto cordone impedendo il pestaggio di un giovanissimo ambulante senegalese da parte di alcune coppie di turisti campani che si trovavano al Poetto, la spiaggia di Cagliari.
È accaduto ieri pomeriggio verso le 17, nei pressi dello stabilimento Le Palmette.
Senza alcun motivo concreto il gruppetto di turisti – una decina e tutti adulti sulla cinquantina – avrebbe iniziato ad urlare contro l’ambulante, richiamando l’attenzione degli altri bagnanti.
Gli aggressori hanno preso i bastoni di alcuni ombrelloni, dirigendosi verso il malcapitato ambulante.
A quel punto una trentina di bagnanti del luogo si è frapposto, facendo cordone attorno al ragazzo.
Il gruppetto di turisti è andato coraggiosamente via prima che sul posto arrivasse una pattuglia della Polizia chiamata dalle persone che hanno assistito al tentativo di aggressione.
Di pochi giorni fa un caso simile, sempre a Cagliari.
Un gruppo di persone su un bus è intervenuta a favore di un migrante a cui non era stato dato il tempo di obliterare il biglietto.
Bene, si comincia a reagire contro la fogna razzista.
(da agenzie)
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