Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
E’ ORMAI EVIDENTE QUELLO CHE DENUNCIAMO DA UN ANNO: C’E’ UN TICKET XENOFOBO LEGA-M5S… FICO: “UNO STATO CHE CARICA I RIFUGIATI NON MI RAPPRESENTA”
Poche parole ma sufficienti a scatenare un putiferio.
Oltre alle critiche, prevedibili, da sinistra, le dichiarazioni di Di Maio creano una frattura enorme nel M5S.
Con il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico, a sua volta in corsa per la premiership, che si mette alla guida dell’altra anima del Movimento, quella che non si sente “rappresentata da uno Stato” che carica i rifugiati.
Sentito dall’AdnKronos, il deputato Carlo Sibilia fa l’acrobata sostenendo che le posizioni dei due siano “compatibili”, ma basta leggere le dichiarazioni in fila per capire che la distanza è abissale e incolmabile.
La posizione reazionaria di Di Maio, infatti, allinea M5S sulla Lega,.
Sostenendo l’operato delle forze dell’ordine il vicepresidente della Camera appoggia anche le scelte del Comune di Roma, accusato dalla sinistra di non aver cercato soluzioni alternative allo sgombero, nonostante lo stabile fosse occupato da quattro anni.
“Prima i romani, poi gli immigrati”, è l’ordine delle priorità di Di Maio per il quale non si può “ancora una volta usare questa questione contro la Raggi”, già al centro di nuove polemiche per l’ennesimo cambio in giunta.
Sull’altro fronte c’è Fico, leader dell’area “ortodossa” del movimento.
“Uno Stato che si organizza in questo modo per sgombrare un palazzo abitato da bambini, donne e uomini che hanno oltretutto lo status costituzionale di rifugiati è uno Stato che non mi rappresenta”, scrive su Facebook il presidente della Vigilanza Rai. “La mediazione culturale e il dialogo si attuano ad oltranza. Il questore di Roma e il prefetto di Roma hanno sbagliato […]. Voglio affermare con forza che il dialogo, la cooperazione, l’integrazione, la mediazione culturale, l’inclusione partendo proprio dai più deboli della nostra società debbono essere valori fondanti di tutte le politiche e voci importanti del bilancio. In un’ epoca in cui il terrorismo colpisce il cuore delle nostre città , la risposta di tutta la società deve essere una politica attiva per la pace, rivedendo anche le parole che si usano, gli atteggiamenti che si hanno e analizzare i problemi sia a valle che a monte per non vedere semplicemente una parte della realtà . La guerra e la violenza sono sempre evitabili e non sono mai uno strumento di risoluzione di qualsivoglia tipo di conflitto”.
Mentre M5S si divide, la sinistra attacca la “deriva leghista impressionante” dei grillini e incalza il Viminale chiedendo chiarimenti sull’uso della forza.
Giulio Marcon, capogruppo dei deputati di Sinistra Italiana-Possibile, parla di un ticket Di Maio-Salvini per le elezioni.
“Di Maio ancora una volta sta dalla parte di Minniti e approva l’operato brutale e inaccettabile” di polizia e prefettura.
E ancora: “Di Maio – prosegue il capogruppo della sinistra – pur di giustificare una sindaca evanescente si lancia nella distinzione tra esseri umani di serie A (sarebbero i romani, ma da come è ridotta la città non sembra proprio) ed esseri umani di serie B (i rifugiati) e ripropone la solita solfa del business sui migranti (che qui non c’entra proprio niente) in buona compagnia di Salvini”.
Il Pd, dal canto suo, cammina sulla linea sottile tra l’attacco politico alla giunta Raggi e la difesa del ministero dell’Interno. Ma il presidente dem Matteo Orfini è critico con le forze dell’ordine.
“Il Comune di Roma è inesistente”, è la premessa di Orfini che però giudica “inadeguata anche la gestione da parte delle forze dell’ordine” nell’eseguire lo sgombero. “Non si risponde alla povertà con le cariche e con gli idranti”, afferma l’ex commissario del Pd di Roma.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
“BASITA DALLA POSIZIONE DI DI MAIO CHE CONTRADDICE ANNI DI BATTAGLIE DEL M5S”
Caro Beppe Grillo,
ho deciso di scriverti dopo le ultime prese di posizione del Movimento da te fondato e che io rispetto profondamente come ho sempre dimostrato di fare.
Io, a differenza di tanti, soprattutto politici, credo di avere buona memoria.
Non ho dimenticato il fatto che tu sia stato uno dei primissimi a dimostrare a me, e a ciò che purtroppo la mia identità personale ha rappresentato e rappresenta in questi anni difficilissimi, la tua particolare sensibilità per i diritti umani.
Non ho dimenticato il tuo coraggioso invito al primo “VaffaDay” a Patrizia Moretti, madre divenuta anch’essa, suo malgrado, simbolo per la battaglia di giustizia e verità sugli abusi di Polizia.
Non ho dimenticato di essere io stessa stata invitata da te e dal tuo Movimento a tante altre iniziative anche in Parlamento, tutte caratterizzate dalla battaglia per il riconoscimento dei diritti umani.
Io e Fabio Anselmo, che credo tu ben conosca, abbiamo accolto con entusiasmo il tuo invito alla conferenza che avete organizzato alla Camera dei deputati per discutere sulla prima approvazione del disegno di legge sulla tortura che è stato poi modificato.
Ho avuto l’onore di conoscere e lavorare insieme a Fabio, con numerosi deputati del tuo Movimento che stimo e rispetto profondamente quali Alessandro Di Battista, Giulia Sarti, Vittorio Ferraresi e me ne dimentico certamente altri ai quali chiedo umilmente scusa.
Quello che leggo oggi su HuffPostsulla presa di posizione di un tuo esponente di spicco (a proposito dello sgombero di piazza Indipendenza) mi lascia assolutamente basita. Spero ci sia un errore.
Giustificare quella frase terribile che non voglio nemmeno ripetere ma che aveva tutta l’aria di essere un ordine impartito in una operazione di ordine pubblico, e che comunque mai e poi mai avrebbe dovuto essere pronunciata da un Pubblico Ufficiale che rappresenta lo Stato, significa, al di là delle motivazioni, veritiere o meno che l’hanno ispirata, voler legittimare di fronte ai cittadini un qualcosa di molto simile alla legge del taglione, comunque un atteggiamento che ancora, per il momento, la nostra Costituzione vieta. Per fortuna.
Caro Beppe, io mi sono sentita orgogliosa del fatto che anche la Sindaca Raggi abbia voluto costituirsi parte civile con il comune di Roma affianco a me e alla mia famiglia per il nuovo processo per la morte di Stefano, ma, ti prego, fa che il Movimento da te fondato non perda la sua preziosa identità proprio in una materia così delicata come il rispetto dei diritti umani.
Mi affido a te.
Ilaria
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
FARSA PADANO-SICULA: IL PRESIDENTE NAZIONALE DI “NOI CON SALVINI” ATTAGUILE SCARICA MUSUMECI, DUE ORE DOPO IL LEGHISTA GIORGETTI LO RECUPERA
“Mi spiace prendere atto che a distanza di mesi l’amico Nello Musumeci non è riuscito a portare a compimento il mandato di ricompattare il centrodestra siciliano. Adesso faccia un passo indietro lui per il bene del centrodestra in quanto ho appurato che non ci sono più le condizioni per una sua candidatura unitaria”.
Così il segretario nazionale di Noi con Salvini, Angelo Attaguile, che alcuni mesi addietro ha fatto un passo indietro “per il bene dell’unità della coalizione”.
Il deputato nazionale è quindi pronto a riprendere la sua candidatura a governatore che in conferenza stampa aveva ricevuto l’investitura del leader Matteo Salvini: “Siamo pronti a correre da soli se non si dovesse trovare un candidato in grado di ricompattare la coalizione- aggiunge Angelo Attaguile – e sono pure disposto a sacrificare il mio ruolo nazionale per restare qui in Sicilia a fianco dei miei conterranei che decideranno di sposare il nostro progetto di sincero rinnovamento e rilancio. In ogni caso rimetteremo ogni decisione al nostro leader Matteo Salvini, che ci darà le indicazioni a cui attenerci”. Attaguile punta a realizzare liste senza deputati uscenti che siano in carica da due mandati consecutivi
Nel primo pomeriggio la presa di posizione di Giancarlo Giorgetti, vice segretario della Lega che prende le distanze dalle parole pronunciate da Attaguile.
“La questione della candidatura alla presidenza della regione Sicilia la sta seguendo direttamente Matteo Salvini nell’ottica di un centrodestra unito. In questo senso l’unica proposta presa in considerazione è Nello Musumeci, in grado di ripulire, rilanciare e dare un futuro migliore alla Sicilia. Posizioni diverse da queste sono espresse a titolo personale e non corrispondono alla posizione del movimento Ncs e Lega”.
Meno male che il motto è “uniti si vince”: neanche riescono a mettersi d’accordo tra quattro gatti.
(da “Sicilia Live“)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
TRE SCHIERAMENTI SENZA IDEE CHE SI FANNO CONCORRENZA SULLA PELLE DEI POVERI DEL MONDO
Come cittadino italiano e romano non pago le tasse da una vita perchè la polizia possa sgomberare a colpi d’idranti nel cuore della capitale un gruppo di rifugiati etiopi ed eritrei con regolare permesso, scampati a guerre e persecuzioni, picchiando madri davanti agli occhi dei figli.
Ho pagato le tasse e tante, poichè ho sempre guadagnato, perchè lo Stato non affronti il problema della povertà con i manganelli e la polizia sgomberi le strade dai criminali.
Le pago perchè la giunta Raggi faccia pulizia sì, ma non di povera gente, piuttosto delle montagne d’immondizia che crescono perfino più del numero di assessori 5 Stelle e stanno trasformando la città più bella del mondo in una discarica a cielo aperto.
Pago le tasse perchè il ministro Minniti nei fatti e non a parole combatta ‘ndrangheta, mafia e camorra, che non sono mai state tanto potenti, invece di fare la guerra alla Caritas e a Medici Senza Frontiere, organizzazioni dalle quali onestamente non mi sento minacciato. Anche se capisco che sia meno pericoloso e più redditizio in termini di voti.
La caccia al migrante sta diventando il tema dominante e condiviso di tre aree politiche, centrodestra, Pd e Cinque Stelle, che sono già in campagna elettorale, ma non hanno uno straccio d’idea, neppure vaga, sul come affrontare i seri problemi del Paese.
Certo non “l’invasione” di 150 mila rifugiati su una popolazione di 60 milioni di abitanti, ma vogliamo far ridere?
Piuttosto il livello record di giovani che non lavorano e non studiano, il progressivo declino industriale, l’esponenziale crescita delle mafie, il dissesto idrogeologico, il più alto consumo di territorio del continente, la catastrofe di una scuola tenuta in vita soltanto dal sacrificio degli insegnanti peggio pagati d’Europa, un ruolo sempre più marginale nell’Unione.
Su questi temi la politica nazionale non ha nulla da dire o da proporre. Encefalogramma piatto.
Il leader reale del centrodestra, Matteo Salvini, non ha mai lavorato un giorno nella vita e quindi non s’interessa del settore.
Il Pd è ridotto a una protesi dell’ego arroventato del suo leader, che ha dimostrato ad abundantiam nel libro appena pubblicato di non avere alcuna proposta seria da offrire agli elettori, ma soltanto vendette da consumare nel caso remoto che gli italiani lo rimandino a Palazzo Chigi.
I nuovi dei 5 Stelle non sono in grado di amministrare Comuni e quindi figurarsi la Nazione, per giunta hanno assunto in fretta il costume trasformistico dei vecchi.
Così il premier in pectore Di Maio, noto più che altro per l’uso avventuroso della lingua madre, si scaglia contro i governi condonisti responsabili della tragedia di Ischia, mentre i Comuni 5 Stelle cementificano ovunque, da Bagheria a Roma a Torino, autorizzando colate di centri commerciali e abusi edilizi, con la scusa dello stadio o dell’eredità del passato o degli abusi di necessità (fenomeno estinto in Italia da vent’anni) e magari domani di una infanzia difficile.
In assenza totale di programmi, piani industriali, semplici visioni del futuro del Paese, i tre schieramenti si fanno concorrenza nella caccia al capro espiatorio.
E’ davvero difficile spiegare oltre la cortina di Chiasso che in un paese dove le mafie vantano un giro di affari di 150 miliardi l’anno, tre volte il valore della Borsa di Milano, il ministro dell’Interno è impegnato in una polemica quotidiana, ormai da mesi, con Medici Senza Frontiere, Emergency, la Caritas e ora anche l’Unicef e papa Francesco.
(da “Huffingtonpost“)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
IL J’ACCUSE: “NON HA VOLUTO COSTRUIRE GLI ALLOGGI PER NON CONSUMARE IL SUOLO”… “E’ TROPPO IMPEGNATA A PARLARE AL TELEFONO CON CASALEGGIO E GRILLO”
“Ieri è stato un punto di svolta nella storia di Roma, non si era mai vista una cosa del genere. Ho partecipato durante i miei dieci mesi da assessore a tre sgomberi, anche se non avevo la delega. Ieri è mancata la politica, forse erano troppo impegnati a parlare al telefono con Milano o con Genova…”.
Lo ha detto intervistato su Sky Tg24 l’ex assessore all’Urbanistica della giunta di Virginia Raggi Paolo Berdini, dimessosi mesi fa per contrasti con la sindaca.
Berdini ha poi parlato dei soldi stanziati dalla Regione per le “soluzioni alternative” e che però non sono stati utilizzati: “Avevo fatto un piano chiamato ‘un tetto per tutti’, dopo incontri con l’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale) e la Regione — perchè i soldi stanno in Regione — per merito di Gabrielli (all’epoca prefetto di Roma, ndr) avevamo trovato 150 milioni. La risposta del sindaco Raggi quando ho proposto di costruire piccole abitazioni, tutte pubbliche, è stato che M5s è contro il consumo di suolo, che non bisogna costruire nulla. Però gli fanno costruire lo stadio della Roma”, ha aggiunto Berdini.
“Da quando sono andato via del piano non si sente più parlare”, ha concluso.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
IL PD CERCA DI EVITARE CHE IL MINISTRO DEGLI INTERNI TRASCINI IL PARTITO ALLA DISTRUZIONE ELETTORALE
Il ministro Minniti non vuole autorizzare ulteriori sgomberi a Roma se non ci saranno soluzioni alternative. Lo riferisce il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ai microfoni di SkyTg24. Manconi spiega che la dichiarazione “non è virgolettabile” ma è un ragionamento che il numero uno del Viminale “ha comunicato”.
La dichiarazione di Manconi, che in questi giorni si è speso in prima persona sullo sgombero di Palazzo Curtatone, va interpretata.
Le “soluzioni alternative” sono quelle che di cui ha parlato il capo della polizia Franco Gabrielli nell’intervista rilasciata oggi a Repubblica, facendo riferimento alle delibere della Regione e di Tronca in cui si stanziavano fondi per l’emergenza abitativa che potevano essere spesi anche per chi, in stato di bisogno, venisse sgomberato dalle palazzine occupate come quella di via Curtatone.
Gabrielli ha criticato il Comune e la Regione Lazio per non essersi mossi per tempo, sostenendo che proprio l’inerzia degli enti locali ha causato il caos a Piazza Indipendenza.
La frase di Minniti, sulla scia di quanto detto da Gabrielli, vuole dire che il ministero dell’Interno si è reso conto che muoversi a Palazzo Curtatone senza il concerto di Comune e Regione ha causato tutte le critiche a cui la sua gestione politica è stata sottoposta in queste ore, provenienti anche — ma non solo — da sinistra.
Prima che l’indignazione popolare gli faccia saltare la poltrona, meglio ripiegare sulla soluzione politica, insomma.
Giocare coi soldatini per sentirsi realizzati può essere pericoloso.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
CHI VEDE RICONOSCIUTO LO STATUS DI RIFUGIATO E’ IN REALTA’ ABBANDONATO A SE STESSO
Insediamenti informali di rifugiati come quello in via Curtatone — edifici occupati nelle grandi città , baraccopoli in aree rurali — non esistono soltanto a Roma, ma in tutta Italia, e sono l’effetto più evidente di un problema strutturale: l’assoluta assenza nel nostro paese di politiche e azioni concrete finalizzate a favorire l’inclusione sociale dei rifugiati.
Una persona che cerca protezione nel nostro paese ha diritto — secondo norme internazionali, a partire dalla Convenzione di Ginevra, comunitarie e nazionali — a un posto in un centro di accoglienza per tutta la durata della procedura di asilo, procedura che raramente si conclude prima di un anno.
All’ottenimento di un titolo di soggiorno permanente per asilo politico o protezione sussidiaria, il rifugiato viene invitato a lasciare il centro, spesso entro pochi giorni, senza ulteriori misure di supporto e accompagnamento all’integrazione.
Uomini, donne e bambini.
Tale criticità è resa ancora più drammatica dalla natura dei centri di accoglienza all’interno dei quali le persone devono attendere lo svolgimento della procedura di asilo. Per quasi il 90% dei posti dell’attuale sistema di accoglienza, si tratta di strutture a carattere emergenziale (per esempio i cosiddetti “Centri di Accoglienza Straordinaria”), dove gli enti gestori, spesso improvvisati, non sono tenuti a fornire servizi finalizzati all’inclusione sociale dopo la conclusione del periodo di accoglienza: si parla qui semplicemente di corsi di lingua italiana, o di orientamento al lavoro e formazione professionale.
Il risultato è che all’uscita dai centri, i rifugiati si ritrovano autorizzati a permanere regolarmente sul territorio dello Stato, a essere titolari sulla carta di diritti assimilabili a quelli del cittadino italiano, ma a non avere di fatto alcuno strumento per un inserimento sociale.
Questo processo che dura da anni — da almeno la cosiddetta “Emergenza Nord Africa”, nel 2011 — sta creando situazioni come quella di via Curtatone e, più in generale, sta producendo sacche di marginalità che sarà sempre più difficile gestire.
Le istituzioni preposte hanno deciso semplicemente di non agire, rimandando da un’elezione a un’altra l’adozione delle misure necessarie: il Piano Nazionale Integrazione previsto da una legge del 2014 non è stato mai messo in atto dal Ministero dell’Interno; le amministrazioni comunali si ostinano a non considerare queste persone come propri cittadini — alcune delle persone sgomberate in via Curtatone vivono a Roma dal 2004 — titolari di diritti fondamentali come il diritto a una casa o il diritto alla salute, continuano a ignorare persino l’esistenza degli insediamenti informali, salvo poi ricorrere a sgomberi forzati, non concordati con i residenti, in mancanza di qualsiasi soluzione abitativa alternativa, nemmeno per le categorie più vulnerabili, che non siano soluzioni last minute, temporanee e parziali.
L’adozione immediata di politiche nazionali in tema di integrazione dei rifugiati, una gestione compartecipata a livello locale tra istituzioni e concordata con i residenti e attori rilevanti della società civile, non andrebbero solo nella direzione di garantire ai rifugiati l’accesso ai diritti fondamentali, tema ormai sempre meno popolare.
I rifugiati eritrei ed etiopi di via Curtatone abitavano la palazzina dal 2013 e non si erano mai registrati episodi di violenza (il palazzo era costantemente oggetto di controlli da parte delle forze dell’ordine).
Gestire tutto nella maniera cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, ha portato a livelli di violenza che non s’erano mai visti.
Violenza già manifestata. Violenza incubata per i tempi a venire.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
RICHIAMATO L’AMBASCIATORE UNGHERESE ALL’AJA… ONORE A GAJUS SCHELTEMA PER AVER AVUTO IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA’
Una crisi diplomatica tra Paesi membri sia dell’Unione europea sia della Nato, crisi probabilmente senza precedenti nel dopo-guerra fredda, è esplosa tra l’Ungheria e l’Olanda.
Il governo ungherese, ha annunciato il ministro degli Esteri Pèter Szàjjà¡rto, ha richiamato in patria per consultazioni l’ambasciatore magiaro all’Aja, ed esige immediate spiegazioni e scuse pubbliche per le controverse dichiarazioni rese a media critici ungheresi dal capo della missione diplomatica dei Paesi Bassi.
Gajus Scheltema, ambasciatore olandese a Budapest in fine missione, aveva concesso un’intervista al media critico 168 ore, denunciando certe pratiche di governo e di polizia magiare in modo insolitamente duro: in sostanza, ha paragonato il governo di maggioranza in Ungheria agli ultrà islamisti.
In particolare, l’ambasciatore Scheltema aveva attaccato la linea dura e, secondo lui, senza distinzioni di Budapest verso i migranti, e il fatto che il popolare premier Viktor Orbà¡n abbia parlato delle ondate migratorie asserendo che possono portare in Europa anche terroristi.
Come è noto Budapest ha ermeticamente chiuso la sua frontiera sud e sudest con una doppia, invalicabile barriera in filo spinato.
Piຠvolte Ue e Corte europea lo avevano criticato, ma le parole dell’ambasciatore Scheltema vanno ben oltre, per il paragone appunto tra un governo eletto e gli ultrà islamisti. sottolienando che sono due facce della stessa medaglia della intollleranza, come è evidente a chi abia un minimo di cervello.
“Quando è troppo è troppo, vogliamo scuse pubbliche, non ci accontenteremo di scuse private”, ha sottolineato il ministro Szàjjà¡rto, capo della diplomazia ungherese.
All’Aja il ministro degli Esteri olandese ha detto che l’incidente “è quantomeno fastidioso, non capisco cosa l’ambasciatore abbia voluto dire”.
Olanda, Commissione europea, singoli Stati dell’Ovest della Ue hanno piຠvolte criticato sia la linea dura sui migranti sia la stretta sull’operato di ong straniere in Ungheria, obbligate a dichiararsi “finanziate dallo straniero” se operano con aiuti internazionali, come è ovvio per Medici senza frontiere e altre ong simili.
Resta da vedere se e come la crisi possa essere risolta, e se l’escalation dei toni tra i due governi non minacci di salire.
Ma almeno Orban ha trovato uno che gli ha ricordato quello che è.
(da agenzie)
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Agosto 25th, 2017 Riccardo Fucile
NEL VIDEO DI FANPAGE UN ATTO DI ARBITRARIA VIOLENZA DELLA POLIZIA, ANCHE UNA DONNA PRESA PER IL COLLO CON UN MANGANELLO E COLPITA SENZA MOTIVO
Non solo il funzionario che incitava a “spaccare le braccia” ai rifugiati politici che l’Italia avrebbe dovuto proteggere per legge, ma anche minacce ai giornalisti e un pestaggio da polizia stalinista.
Il tutto documentato da un video di Fanpage che sta facendo il giro della rete e che dovrebbe far intervenire la magistratura.
A proposito della quale va sottolineato che ai quattro fermati non è stato contestato alcun tentato omicidio, ma solo resistenza a pubblico ufficiale e lesioni (quali non si sa, visto che i tredici feriti sono tutti tra i rifugiati eritrei).
A dimostrazione che la bombola lanciata che ha provocato orgasmi a Salvini e Di Maio in realtà , come era evidente dal video, non poteva colpire nessuno per il semplice motivo che non c’era nessuno nel raggio di almeno 20 metri.
Ma torniamo al nuovo video (link https://www.youtube.com/watch?v=4fmRBSJwHPA).
Si possono ammirare quattro poliziotti alle prese con due persone che erano a Piazza Indipendenza ieri.
Un agente colpisce scientificamente tre volte l’uomo nei testicoli, mentre un suo collega lo tiene fermo.
Lo stesso agente afferra poi la donna per il collo col manganello, per colpirla al fianco quando è oramai immobilizzata.
Può darsi che questi metodi nella Russia stalinista (e non solo) fossero una prassi e piacciano anche ai cultori dei regimi militari di destra, finchè non toccherà a loro, come già accaduto in passato.
Gabrielli faccia pulizia, la misura è colma.
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