Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
“IL 40% HA CAPITO LA PROVOCAZIONE, IL 30% SI E’ INDIGNATO DAVVERO, IL 20% HA CREDUTO CHE FOSSE UN REALE MEME RAZZISTA”… E ANCHE NINA MORIC LO CONDIVIDE
“Per la Boldrini: ecco le tue risorse, scarpe, magliette, pantaloncini, tutti firmati, un operaio o pensionato non può permetterselo.”. “Ditemi se queste persone scappano dalle guerre, io ci credo poco”.
Commenti che siamo abituati a leggere quotidianamente, ripetuti in fotocopia da anni. Commenti che ci troviamo a leggere anche questa volta che a postare la foto sui social network è nientemeno che Magic Johnson, uno dei più grandi cestisti della storia della Nba, mentre si rilassa insieme a Samuel L. Jackson su una panchina di Forte dei Marmi, dopo una giornata di shopping.
Una seconda foto mostra le due star di spalle davanti ad una folla di fan italiani che, nella vita reale, sono in fila per una foto o un autografo.
L’autore comico Luca Bottura, decide di tentare un esperimento sociale: prende l’immagine frontale, crea un meme palesemente ironico (“Risorse boldriniane a Forte dei Marmi fanno shopping da Prada coi 35 euro. Condividi se sei indignato!”), e aspetta di vedere che succede.
Nelle stesse ore, su Twitter, altri usano la stessa chiave: “A Forte Dei Marmi i migranti bivaccano nelle panchine del centro grazie ai nostri 35 euro. Vergogna!! 1!!!11!!”.
Le condivisioni arrivano sia da parte di chi si crogiola nell’ironia contro il populismo, sia da chi si indigna realmente per l’ennesimo affronto (!?!) ad opera degli immigrati. Il linguaggio del tweet rispetta tutti i canoni del razzismo che popola i social network, mentre quel “vergogna” finale seguito da punti esclamativi e numeri uno rivela, a chi possiede le giuste chiavi di lettura, le intenzioni satiriche dell’autore.
Centinaia di retweet, migliaia di risposte e mi piace, fin quando la foto viene rilanciata su Facebook da Nina Moric.
L’espansione virale della foto accelera grazie alle centinaia di migliaia di follower della showgirl.
“Vedere anche in località turistiche come Forte Dei Marmi e Milano Marittima immigrati che bivaccano sulle panchine con i nostri 35 euro è veramente troppo”, scrive la modella, usando un linguaggio prettamente populista.
A causa delle sue simpatie nei confronti di Casapound, il post di Nina Moric divide ancora di più il pubblico: da una parte chi crede che sia caduta nel tranello di scambiare le due star per immigrati, dall’altra chi si convince che siano veramente due profughi che fanno la bella vita a spese nostre.
Giunti a questo punto, la foto è arrivata sotto gli occhi di milioni di utenti. “Noi ridiamo e scherziamo ma qui in troppi non l’hanno capita” scrive un utente sotto il post di Nina Moric, centrando in pieno il problema.
C’erano una volta gli esperimenti sociali.
Poi sono arrivati i risultati degli stessi a dirci che il contenuto di un post sui social network viene utilizzato dagli utenti per confermare i propri pregiudizi, a prescindere da quale sia la verità .
Nessuno di noi è immune a questo fenomeno. Se pensate che i migranti vengano qui a bivaccare a 35 euro al giorno, quel post ve ne darà la conferma.
Se pensate che Nina Moric sia una estremista di destra incapace di ironia, il suo post ve ne darà la conferma.
Bottura stila anche le percentuali di reazioni al suo post: “Il 40 per cento ha capito la provocazione, il 30 per cento si è indignato davvero e un 20 per cento ha creduto che fosse un reale meme razzista”.
Difficilmente ci spostiamo dalla nostra idea, circondati da amici che la pensano come noi, che con i loro mi piace confermano ancora di più il nostro pregiudizio.
Ieri migliaia di persone hanno sorriso al pensiero di Samuel L. Jackson e Magic Johnson che campano a spese dello Stato italiano.
Altrettante, grazie alla stessa foto, hanno rinforzato il loro pregiudizio nei confronti degli immigrati.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
GASPARRI PUO’ INSULTARE CASALEGGIO NELL’ESERCIZIO DELLE SUE FUNZIONI… LA GIUNTA DEL SENATO LO SALVA DALLA QUERELA
Il Fatto Quotidiano oggi racconta come si comporta l’organo parlamentare che deve valutare le richieste di arresto che riguardano gli onorevoli, o le altre limitazioni della loro libertà personale (come perquisizioni e intercettazioni).
Nell’occasione, il giornale racconta come è andata una richiesta di procedere per diffamazione nei confronti di Maurizio Gasparri intentata (giustamente, viene da dire) da Davide Casaleggio:
Nel dicembre 2016 il vicepresidente del Senato è stato querelato per diffamazione da Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle, per uno dei suoi pirotecnici tweet d’insulti: “Esempio di scuola Casaleggio, offendono con falsi account e non accettano la verità :siete sterco.
L’elegante cinguettio del senatore berlusconiano è stato oggetto di una denuncia penale da parte di Casaleggio.
Il giudice ha sottoposto il caso alla Giunta, perchè valutasse se il tweet fosse o meno un’“opinione” espressa nel giudizio delle sue funzioni di parlamentare.
Ebbene sì, hanno decretato i colleghi a maggioranza (grazie all’asse Pd-Forza Italia): “lo sterco”di Gasparri è insindacabile.
Esiste un“nesso funzionale”— parole del senatore del Pd Giorgio Pagliari — tra l’insulto dell’onorevole e l’esercizio delle sue funzioni.
Non servono ulteriori commenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
POSSIBILE CHE A UNO SOTTO SCORTA RUBINO IN CASA? STRANO CHE IL LOQUACE MINNITI NON ABBIA NULLA DA DIRE
Misterioso raid nella casa romana del giornalista ragusano Paolo Borrometi, che da alcuni anni vive scortato per le minacce arrivate dopo le sue inchieste.
I ladri hanno portato via l’hard disk di un computer e gli appunti relativi ad alcuni articoli.
Borrometi, che è direttore del giornale online “La Spia” e lavora all’Agenzia Italia, si è occupato nelle sue inchieste dei traffici illeciti che ruotano attorno al mercato ortofrutticolo di Vittoria, dello scioglimento per mafia del Comune di Scicli e del racket delle agenzie funebri.
A dare notizia del raid è il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, che esprime solidarietà al giornalista: “Certo che è un furto molto strano quello che è accaduto nell’appartamento romano di Borrometi. Che la cosa poi avvenga a Roma è ancora più inquietante. Paolo è dovuto andare via dalla Sicilia per le sue inchieste sulla mafia — ricorda il governatore – e si ritrova a vivere gli stessi problemi, in passato Paolo è stato anche aggredito, con gli attacchi di una mafia che non si vuole rassegnare, che non accetta che sui giornali si possa scrivere la verità ”.
Crocetta si dice preoccupato “che possa accadere qualcosa di grave a Borrometi. Sono con Paolo e con quanti ogni giorno fanno il proprio dovere. Voglio dire a Paolo che siamo con lui e che la solidarietà dei siciliani onesti non gli mancherà mai”.
Ad aprile, il Tribunale di Ragusa ha condannato a un anno e otto mesi di reclusione il pregiudicato vittoriese Giambattista Ventura, per concorso in tentativo di violenza privata per le minacce al cronista.
Al processo, si erano costituti parte civile la Federazione nazionale della stampa, l’Ordine dei giornalisti e il Comune di Vittoria.
A Borrometi arriva anche la solidarietà della Federazione nazionale della stampa.
“Dopo le minacce, il pestaggio (Borrometi vive con una menomazione alla spalla), i messaggi minatori, da ultimo l’irruzione nella sua casa di Roma, da dove i “ladri” non hanno sottratto nulla, tranne supporti informatici e cartacei sulle inchieste relative ai clan mafiosi della Sicilia orientale che Paolo stava realizzando. Chiediamo che le Istituzioni proteggano al meglio lui e chi, minacciato, si impegna ogni giorno facendo solo il proprio dovere di denuncia. Ci appelliamo, infine, a tutti i media affinchè non lascino soli giornalisti come Paolo, amministratori, imprenditori e tutti coloro i quali sono particolarmente esposti, riprendendo le loro denunce, amplificandole, facendo sentire l’impegno attivo e solidale di tutta la professione”.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
NEL 2016 IL RECUPERO LOCALE E’ CROLLATO DEL 41%, PERSI 10 MILIONI DI EURO
Lo Stato li ha tartassati senza pietà , tagliando loro 40 miliardi di euro in otto anni, costringendoli ad aumentare le imposte ai cittadini che li hanno votati.
Ed ecco servita la vendetta dei comuni e dei sindaci italiani: la Corte dei Conti registra un crollo del 41,3% delle entrate tributarie derivanti dagli accertamenti realizzati dall’Agenzia delle Entrate con il loro aiuto.
In pratica i comuni hanno smesso di battere cassa, di fare controlli, di stanare debitori, elusori ed evasori tramite gli strumenti a loro disposizione (ad esempio la verifica delle utenze domestiche).
Si è passati da 16,8 milioni di euro a meno di sette (6.938.4000), toccando così il punto più basso da quando lo Stato ha deciso di incentivare la compartecipazione egli enti locali all’accertamento dei tributi erariali (iva, irpef, irap) tramite il riconoscimento di una parte delle somme recuperate.
E’ come se quasi la metà delle città italiane avessero smesso di fare da sostituto d’imposta nella lotta e nel recupero dell’evasione, la più grande piaga per il bilancio e lo sviluppo dell’Italia.
Lasciar correre quasi mille evasori l’anno nel 2016 ci è costato 10 milioni di euro.
Il calo del 2016 conferma un trend in atto da anni.
Per la precisione si è scesi da 3.455 accertamenti del 2012 a 1.156 del 2016 passando per i 2.916 del 2013, i 2.701 del 2014 e i 1.970 del 2015.
Considerando l’intero quinquennio 2012-2016 la diminuzione degli accertamenti realizzati con il contributo dei comuni raggiunge il 66,5%.
Il dato che impressiona di più, oltre all’evidente segnale di cedimento ai furbi d’Italia, è che la quota di recupero riconosciuta ai comuni per l’attività dal 2012 al 2017 è stata elevata al 100% rispetto al 30 riconosciuto prima del 2005.
Il paradosso è dunque che l’intera “fetta della torta” andrebbe agli stessi comuni che si rifiutano però di apparecchiare la tavola e di brandire forchetta e coltello. Diverse sono le ragioni di tale disimpegno.
“Anzitutto — spiega all’Adnkronos Guido Castelli, delegato Anci alla fiscalità e sindaco di Ascoli Piceno — abbiamo notato che rispetto alle nostre segnalazioni l’Agenzia delle Entrate ha sempre maggiori difficoltà a lavorarle. All’inizio, quando la normativa fu introdotta vi fu una adesione significativa dei Comuni, soprattutto nelle regioni del Centro. Siccome tale attività di segnalazione comporta un lavoro e l’impiego di risorse da parte dei comuni nel tempo gli Enti hanno deciso di concentrare l’attività di collaborazione, che all’inizio riguardava anche casi di piccola evasione, sui casi più significativi dai quali ci si attende un risultato economico in termini di recupero adeguato. E ciò anche per evitare di utilizzare risorse per una attività dispendiosa non sempre in grado di produrre un ritorno”.
Va anche detto che il meccanismo per una buona parte d’Italia non è mai partito, specie al Sud dove intere metropoli e grandi città come Napoli, Bari, Foggia, Caserta, Taranto, Avellino e Cosenza sono rimaste inattive.
Alcune amministrazioni comunali ‘renitenti’ si ritrovano anche al centro nord: Lodi, Sondrio, Biella, Vercelli, Grosseto, Lucca, Pisa, Siena, Belluno, Rovigo e Treviso. Non a caso esattamente un’anno fa la Cgia di Mestre, sempre su dati Viminale-Agenza delle Entrate, denunciava che “solo il 7% dei Comuni italiani si è attivato nella lotta all’evasione fiscale.
Su poco più di 8.000 Comuni presenti in Italia, infatti, solo 550 hanno dato origine ad un’azione collaborativa con l’amministrazione finanziaria”. Se il picco massimo è stato ottenuto nel 2012 (pari a 3.455 accertamenti), nel 2013 il dato è sceso a 2.916, nel 2014 a 2.701 e l’anno scorso a 1.970. Oggi siamo a 814 di meno.
A livello regionale i comuni che maggiormente hanno utilizzato lo strumento nel 2016 sono quelli della Calabria, con 230 segnalazioni seguiti dagli Enti della Lombardia con 161 segnalazioni e dall’Emilia Romagna con 160 segnalazioni.
Fanalino di coda la Basilicata con zero segnalazioni, preceduta da Valle d’Aosta con una segnalazione, Abruzzo con 4 e Molise con 5 segnalazioni. La lettura di questi dati nelle serie storiche però rivela la lenta disaffezione anche da parte delle aree virtuose: nel quinquennio il crollo più significativo nelle segnalazioni si è registrato proprio in Lombardia che è passata da 1.127 del 2012 a 161 del 2016 e in Emilia Romagna passata da 1.061 a 160.
Il trend lascia intendere che avanti di questo passo e il recupero dal basso dell’evasione sarà un ricordo.
Ma come rilanciare questo strumento di contrasto all’infedeltà fiscale?
Per Castelli la soluzione passa per il superamento dell’attuale meccanismo premiale. “Da tempo -spiega — i comuni chiedono un riordino delle loro funzioni. All’interno di tale processo occorre introdurre la lotta all’evasione tra le funzioni fondamentali obbligatorie. Solo così tutti gli Enti saranno tenuti ad impegnarsi in maniera strutturale e continuativa nel contrastare chi non paga le tasse”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
“CERTE COSE NON VALGONO TUTTO L’ORO DEL MONDO”: L’ATLETA SPAGNOLO RIBELLE AI MONDIALI MASTERS DI BUDAPEST
Il comitato rifiuta di eseguire un minuto di silenzio per le vittime di Barcellona e lui, in segno di protesta, decide di non tuffarsi dai blocchi di partenza e prenderselo lo stesso, quel minuto di silenzio in ricordo delle vittime.
È successo ai Mondiali Masters di Budapest, competizione aperta ad atleti con un’età uguale o superiore a 25 anni. Il nuotatore “ribelle”, che le immagini mostrano immobile sul trampolino mentre gli altri si lanciano a caccia di una medaglia, è lo spagnolo Fernando Alvarez.
Questa la sua testimonianza al quotidiano El Espaà±ol, ripresa da Eurosport:
“Avevo già nuotato venerdì nei 100m, poi i fatti di Barcellona hanno sconvolto un po’ tutti e così venerdì ho deciso di mandare una mail al presidente visto che ne avevo ricevuta una da loro per partecipare alla festa di chiusura. Non ho ricevuto risposta. Così, prima della gara dei 200m, sono andato a parlare ancora con la direzione, ma mi han detto che non potevano farci nulla perchè non si poteva perdere nemmeno un minuto visto lo schedule già prefissato della giornata. I fatti di Barcellona hanno colpito tutti, non solo noi spagnoli e credo sarebbe stato un buon gesto. E così quel minuto me lo sono preso comunque, fermo sul blocco mentre tutti si tuffavano. Non mi importa comunque, mi sento molto meglio così anche perchè certe cose non valgono tutto l’oro del mondo…”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
NON SI TROVANO CAMERIERI, BARISTI, PIZZAIOLI E COMMESSI… DOVE SONO GLI ITALIANI DISOCCUPATI?
Il lavoro c’è, i lavoratori no.
A Jesolo, uno dei lidi più popolati dell’estate, gli esercizi commerciali lanciano l’allarme: all’appello mancano circa 500 tra camerieri, baristi, pizzaioli, commessi e operatori vari che mancano all’appello.
Lo scrive la Nuova Venezia sottolineando come i titolari delle imprese siano costretti a ricorrere così all’aiuto di amici e parenti o a turni straordinari di 10-12 ore.
“Purtroppo è vero”, spiega il presidente della Confcommercio locale Angelo Faloppa al quotidiano veneto, “e chi lavora non ha più la professionalità e preparazione di un tempo. Mancano effettivamente centinaia di lavoratori nei vari settori e non si capisce perchè alla luce della tanta disoccupazione che abbiamo in Veneto e nel Nord, figuriamoci al Sud.
Attualmente Jesolo dà lavoro a oltre diecimila persone, forte dei suoi 400 alberghi, diecimila appartamenti, camping, residence, villaggi, e circa duemila attività commerciali.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
“GENTILONI E MINNITI NON HANNO SPESO UNA PAROLA DI CONDANNA, SANNO SOLO PARLARE DI RIGORE PER LE ONG”
L’episodio è semplice: fai un’inchiesta sui razzisti e loro cercano di intimidirti, non conoscendo altro linguaggio che quello della minaccia e della sopraffazione. Un clichè.
Questa volta è toccato ad Andrea Palladino, uno dei migliori giornalisti d’inchiesta che abbiamo in Italia, per aver realizzato una serie di articoli d’approfondimento sul settimanale e sul sito di Famiglia Cristiana.
Che fa il collega? Comincia a seguire l’iniziativa di Generazione Identitaria, il cosiddetto progetto “Defend Europe”, ossia di armare una nave e di andare in giro per il Mediterraneo.
A salvare i migranti che affogano? Ma no, che scherziamo? A ostacolare gli interventi delle navi delle cosiddette Ong del mare
Il collega segue le rotte dell’imbarcazione, ne segnala i disastrati esiti: fermati in Egitto, arrestati per tre giorni ed espulsi da Cipro, avvertiti che sarebbero stati respinti a Catania, impossibilitati ad attraccare in Tunisia dai cordoni di pescatori tunisini che non li vogliono nei loro porti, in difficoltà ad approvvigionarsi di cibo e carburante.
E non è finita: vanno in avaria i motori e la Guardia Costiera italiana manda in loro soccorso — ironia della sorte — una delle navi delle Ong (ovviamente la Defend Europe rifiuta il soccorso, sarebbe stato uno smacco insopportabile essere salvati come dei migranti qualsiasi…).
Non solo. Palladino va anche a vedere chi sono, da dove vengono, qual è la loro storia passata, i collegamenti internazionali.
Ne esce un racconto quantomeno inquietante, che parla di svastiche, proclami razzisti e difesa della presunta identità europea.
Il gruppuscolo “identitario” allora pensa bene di lanciare all’umanità il proprio messaggio: postano su facebook un paio di video, e li fanno circolare nei circuiti della destra estrema italiana ed europea. Un primo, poi un secondo. L’esordio è un po’ piccato, prova a usare l’arma dell’ironia.
Ma Palladino e Famiglia Cristiana continuano, l’inchiesta prosegue.
Mette in rilievo contatti fra Generazione Identitaria e membri della società di security che ha fatto partire l’inchiesta di Trapani sulle navi delle Ong. Non solo.
Pubblica anche i contatti fra la stessa agenzia di sicurezza e i servizi segreti italiani. Ne parla tutta la stampa italiana, oltre 200 riprese. I neofascisti a questo punto s’arrabbiano, e di brutto. Evidentemente l’indagine giornalistica ha colpito nel segno.
Ed ecco il secondo filmato: sprezzante, diffamante, intimidatorio.
Insomma, il linguaggio che è proprio a questa gente. Un video messaggio letto a mo’ di proclama da tale Gian Marco Concas, sedicente portavoce di Defend Europe.
Il buon Concas ci prova. Tenta di spacciare la missione dei suoi ragazzotti razzisti come un trionfo e di dipingere Palladino come un cronista isolato e sacrificabile. Che errore. Un drammatico errore. Chi scrive ha coordinato dalla redazione di Famiglia Cristiana l’inchiesta (gentile Gian Marco, metta anche me fra gli isolati e sacrificabili, si segni il nome, si trova in calce all’articolo).
Chi scrive è in grado di rassicurare Concas e Defend Europe: l’inchiesta va avanti, Famiglia Cristiana ci metterà ancora più impegno e giornalisti. Seguirà passo passo Defend Europe.
Lo farà non con vuoti proclami ma con gli strumenti che le sono propri: scavare, approfondire, investigare. E raccontare fatti, circostanze, retroscena.
Ci piacerebbe, questo sì, che intervenisse il Governo italiano e il suo ministro dell’Interno, che hanno voluto tanto rigore dalle Ong ma finora non hanno speso una parola per condannare l’azione dissennata degli “identitari”.
Nè tantomeno per noi e il collega. Tanti giornalisti italiani stanno esprimendo forte e piena solidarietà ad Andrea Palladino.
Siamo convinti che altri colleghi e altre testate riprenderanno, rilanceranno e approfondiranno anche le inchieste che hanno tanto infastidito i “Razzisti del mare”.
Luciano Scalettari
(da “Articolo21”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
LA VALLETTA NON CONCEDE L’ATTRACCO, DICHIARATA LA FINE DELLA MISSIONE DURATA SOLO CINQUE GIORNI
Dopo la Tunisia anche Malta ha respinto la nave di “Generazione Identitaria” (franco-tedesca-italiana), la C-Star, che solo per qualche giorno — e con qualche problema tecnico — ha pattugliato le acque a largo della Libia “per impedire alle navi delle ONG di aiutare i migranti in mare, segnalandone la presenza alla Guardia Costiera libica”.
Il gruppo in una dichiarazione umoristica ha accusato il governo de La Valletta sostenendo che “mentre i terroristi di Isis sono accolti di ritorno in Europa senza alcun problema, attivisti patriottici sono tenuti fuori dal proprio continente”.
Su Facebook Generazione Identitaria ha scritto che “al nostro equipaggio è stato negato anche il rifornimento di acqua e generi di prima necessità per l’equipaggio. Una situazione assurda, disumanità a senso unico.
Si lamentano pure, in altri Paesi avrebbero sequestrato la nave e arrestato l’equipaggio.
Così alla fine gli eroi di Generazione Identitaria hanno dichiarato comunque conclusa la loro missione, che in tutto è durata ben cinque giorni nella zona Sar.
Gli altri li hanno impegnati imbarcando 20 clandestini cingalesi a 10.000 dollari a testa da Gibuti a Cipro, a essere bloccati per documenti taroccati a Suez, a farsi rifiutare l’attracco in tutto il mondo civile, a dover ricorrere all’intervento di una Ong per avaria al motere, a farsi cacciare dalla Guardia costiera libica.
La parte più curiosa della vicenda è che persino tra i sostenitori di Generazione Identitaria, direttamente sulla pagina Facebook, c’è chi si domanda se la loro sia stata un’operazione o una vacanza.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 20th, 2017 Riccardo Fucile
LA GUARDIA COSTIERA LIBICA INTIMA ALLA NAVE DEI MERCENARI IDENTITARI MONGOLI: “ALLONTANATEVI DALLA ZONA SAR, VALE ANCHE PER VOI”
Generazione identitaria, l’organizzazione dell’estrema destra europea in navigazione nel Mediterraneo, si sente in missione per l’Europa contro le Ong che salvano vite umane.
In questo sporco lavoro di rifiuto dei migranti, millanta di avere l’appoggio della Guardia costiera libica. Che però, in realtà , nel ponte di Ferragosto ha invitato la C-Star ad abbandonare le acque territoriali della Libia.
E la nave “nera” degli xenofobi se n’è andata con la coda tra le gambe..
Si sentono in missione per conto dell’Europa. Tallonano giorno e notte le navi impegnate nei salvataggi in mare, intimando loro — senza nessuna autorità — di allontanarsi dalla Sar zone, l’area di ricerca e salvataggio.
E si offrono in aiuto alla peggior guardia costiera del Mediterraneo, quella libica, accusata dalla stessa ONU di accordi con i trafficanti di uomini.
Generazione identitaria, l’organizzazione dell’estrema destra europea in navigazione nel Mediterraneo, sventola, con una certa esultanza, l’alleanza con la Libia (immaginiamo quella di al-Sarraj), raccontata così sul profilo Facebook ufficiale: «Oggi pomeriggio, mentre sorvegliavamo da ore la Golfo Azzurro, nave della ONG Open Arms, siamo entrati in contatto con una pattuglia della guardia costiera libica. Il suo capitano conosceva la nostra azione e l’ha appoggiata, abbiamo dunque collaborato. La pattuglia ha dato ordine alla Golfo Azzurro di abbandonare la zona il prima possibile: ‘partite e non fate più ritorno’. Ora stiamo seguendo la Golfo Azzurro per assicurarci che obbedisca all’ordine che le è stato impartito».
Insomma, si sentono abili e arruolati e annunciano: «Con la marina libica noi…». Missione compiuta? Le cose non stanno proprio così.
Ponte di Ferragosto, in pieno mar mediterraneo. La nave di Generazione identitaria vaga alla ricerca dell’obiettivo.
Due le unità delle Ong rimaste in zona SAR, sulla rotta della C Star, per continuare a salvare vite umane, la Golfo Azzurro, di Open arms, e la Aquarius, di Sos Meditarranèe, che entrano nel mirino della C Star.
I tracciati lasciati sulle carte nautiche appaiono come serpentine, con il vascello della destra europea che segue, affianca, fa pressione.
Sull’orizzonte appaiono le motovedette della Guarda costiera libica, anche lei alla caccia di Ong da allontanare, forte dell’appoggio — non solo politico — del Governo italiano.
Sui loro radar appare anche il battello, vecchiotto e un po’ malandato della C Star, arrivato da Gibuti, pieno di ragazzotti in camicia azzurra, con la bandiera della Mongolia accanto al vessillo “Defend Europe”.
– C Star, qui è la Guardia Costiera libica, mi sentite? Gracchia la radio sui canali aperti delle comunicazioni in mare.
– Guardia Costiera libica, qui è la C Star, vi sentiamo forte e chiaro! Rispondono, con un tono che trasuda entusiasmo.
Finalmente i libici, finalmente il rendez-vous tanto atteso dai maggiordomi identitari.
– Siamo pronti a seguire i vostri ordini, e se volete potete offrirci un canale dove potremo riportare tutto dell’azione delle Ong, aggiungono subito dopo.
La risposta libica arriva immediata:
“Abbiamo capito qual è il vostro lavoro, ma…”
e qui si sente una risata appena trattenuta…
– “anche voi non potete stare qui nelle nostre acque”
Seguono i saluti di rito, la C Star si allontana.
Peccato, la C-Star seguendo i trafficanti della Guardia costiera libica avrebbe potuto vedere e documentare come scorta i profughi e come lucra sui traffici di esseri umani.
Figuriamo se i libici gradiscono la presenza di cazzari mongoli che vanno a disturare i loro traffici.
(da “Famiglia Cristiana”)
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