Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO GLI IMMIGRATI ERAVAMO NOI PER CERCARE DI SFUGGIRE ALLA MISERIA E I BELGI CI INSULTAVANO CHIAMANDOCI “MUSI NERI” E “SPORCHI MACCARONI”
Aveva 83 anni, Mario Ziccardi. Era l’ultimo sopravvissuto della strage di Marcinelle, la miniera
dove 136 lavoratori italiani persero la vita in una devastante sciagura nel 1956.
I Belgi li trattavano più o meno come prigionieri di guerra. Erano i lavoratori italiani della miniera del Bois du Cazier a Marcinelle vicino a Charleroi.
Si erano sentiti spesso chiamare “musi neri” o “sporchi maccaroni”. Siamo nel 1956, ma le condizioni di vita dei minatori emigrati riportavano ad almento 10 anni indietro, quando le misere baracche dove alloggiavano erano state utilizzate prima come lager dai nazisti e poi come campo di prigionia per gli stessi tedeschi.
Il Belgio si trovava in quegli anni in una situazione opposta a quella dell’Italia stremata da una guerra perduta.
Aveva molte risorse e poca mano d’opera disponibile. Il nostro Paese invece mancava completamente di riserve energetiche, centellinate dai vincitori.
Decine di migliaia di italiani furono così spinti dalla fame a lavorare nei pericolosi cunicoli delle miniere del Belgio.
Braccia umane in cambio di carbone.
Il contratto prevedeva per i minatori un periodo minimo di un anno di lavoro, pena l’arresto in caso di rescissione da parte loro.
Per 8 anni fino al giorno della tragedia, gli italiani lavorarono giorno e notte in cunicoli alti appena 50 centimetri a più di 1000 metri dentro le viscere della terra, spesso vittima di esplosioni di grisù e di malattie gravi come la silicosi.
La speranza per 262 minatori, di cui 136 italiani, si spense poco dopo le 8,20 del mattino dell’8 agosto 1956.
Nel pozzo N.1, un impianto obsoleto in funzione dal 1930, si verificò un incidente ad un ascensore carico di carrelli di carbone. Uno di questi sporgeva di alcuni centimetri dal vano di carico e per un errore umano fu fatto partire verso la superficie.
L’attrito del carrello sporgente spezzò contemporaneamente cavi elettrici e tubazioni d’olio per macchinari ad alta pressione.
L’incendio si innescò immediatamente e invase presto le gallerie puntellate con travi di legno e prive di sistemi di sicurezza efficaci.
Presto dai due pozzi della miniera iniziarono a levarsi alte colonne di fumo, mentre la squadra di soccorso del Bois du Cazier distava ben 1,5 km dall’impianto.
Non fu neppure fermato il pozzo di aerazione, fatto che contribuirà ad alimentare l’incendio ed i gas letali da questo sprigionati.
Le fiamme furono domate solo 24 ore dopo con l’ausilio dei pompieri di Charleroi, ma i superstiti furono soltanto 13.
262 cadaveri giacevano inghiottiti nelle gallerie, ed i quotidiani uscirono con il titolo a cinque colonne “Sono tutti morti”.
Gli ultimi corpi furono recuperati il 22 marzo del 1957, mentre iniziava l’inchiesta sulle responsabilità della tragedia.
Come prevedibile, la Commissione belga nella quale furono chiamati anche alcuni ingegneri minerari italiani, scagionò la società delle miniere del Bois du Cazier in un iter pieno di omissioni e vizi di forma.
Nessuna tra le vittime ebbe giustizia nè risarcimento in quell’estate di 60 anni fa quando la vita umana valeva una manciata di carbone.
E quando gli immigrati con le pezze al culo eravamo noi.
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
BERLUSCONI SCENDE IN CAMPO IN SUA DIFESA: “NON CI FACCIAMO INTIMIDIRE”… LA RUSPA SERVE ANCHE A MANOVRARE IL FANGO, SILVIO DOVREBBE SAPERE COME FUNZIONA
Berlusconi a difesa di Brunetta. “Considero gli attacchi giornalistici dei quali è oggetto Forza Italia e il particolare il suo Capogruppo Renato Brunetta ben al di là del legittimo diritto di critica della nostra azione politica. Nè Forza Italia nè io ci siamo mai fatti intimidire da questo tipo di aggressioni e continueremo a lavorare con la serietà e la serenità di sempre per far uscire il Paese da questa delicata situazione di stallo e assicurare all’Italia un governo stabile”.
Il riferimento di Berlusconi è agli articoli apparsi su Libero e Il Tempo, quotidiani di proprietà del re delle cliniche Antonio Angelucci, deputato di Forza Italia, molto critici nei confronti di Renato Brunetta.
La denuncia di Brunetta.
“Non occorre essere lettori particolarmente attenti per scorgere un ‘medesimo disegno criminoso’ – mi si passi l’espressione, decisamente forte ma non troppo lontana dalla realta’ – negli attacchi concentrici che le testate giornalistiche del Gruppo Angelucci da tempo dirigono contro Forza Italia, cannoneggiandone il piu’ scomodo tra i suoi esponenti: il sottoscritto, professor Renato Brunetta. Editoriali che dalle colonne de ‘Il Tempo’, come da quelle di ‘Libero’, tentano di screditare e depotenziare l’azione politica di un parlamentare della Repubblica, facendolo bersaglio ricorrente di strali affilati ed avvelenati, quando non addirittura di autentiche contumelie”.
Lo dichiara l’onorevole Renato Brunetta, di Forza Italia. “Negli ultimi tre giorni – stante l’approssimarsi di delicate scadenze politico-parlamentari – gli attacchi sono diventati penalmente rilevanti”, ha aggiunto Brunetta.
Solidarietà di Forza Italia.
“Esprimo tutta la mia solidarietà personale e politica, anche a nome dei senatori di Forza Italia, al collega e amico Renato Brunetta per i vili e reiterati attacchi a cui è sottoposto sulla carta stampata e che trascendono ormai anche l’ammissibile divergenza di opinioni”, dichiara Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia. “Preso a bersaglio per lo stile battagliero, che da sempre lo caratterizza, con cui porta avanti fieramente i principi, i valori e i progetti del Presidente Berlusconi, l’onorevole Brunetta viene attaccato per sminuire l’opera e il risultato di tutta Forza Italia, che, grazie alla lungimiranza del nostro leader, ancora una volta ha portato al successo il centrodestra. E’ quindi con convinzione che ci stringiamo attorno a Renato contro una campagna denigratoria inaccettabile”.
Da quando Brunetta ha preso le distanze dalla Lega, chissà come mai è diventato bersaglio del presunto “fuoco amico”.
Non si lamenti, per ora non hanno ancora usato i metodi putiniani, il neo mito sovranista.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
“SEMBRAVA UNO SCAMPATO DA UN LAGER NAZISTA, ERA PELLE E OSSA, ERA STATO UN ANNO E MEZZO IN UN CENTRO DI DETENZIONE IN LIBIA”
Morto per fame. “Sembrava un uomo scampato da un lager nazista, era pelle e ossa, senza un filo
di adipe, con i muscoli ipotrofici. È stata una scena terribile”. Roberto Ammatuna era presente quando lunedì 12 marzo una nave della ong spagnola Proactiva Open Arms ha raggiunto Pozzallo, il Comune siciliano di cui è sindaco. Subito dopo l’attracco un medico del porto è salito a bordo per verificare – come si fa di consueto – che nessuno dei 92 migranti imbarcati fosse affetto da qualche malattia di carattere epidemico.
La sua attenzione è stata quindi catturata da un ragazzo incredibilmente magro, con evidenti problemi respiratori. Lo ha fatto sbarcare per primo.
Il giovane è stato condotto all’Ospedale Maggiore di Modica per una presunta tubercolosi polmonare.
Nel giro di qualche ora è morto in un letto d’ospedale mentre si apprestava a fare una Tac. “La causa del decesso è stata una cachessia – ossia un deperimento – polmonare”, specifica Ammatuna, che è anche il primario del pronto soccorso dell’ospedale di Modica.
Si chiamava Segen, aveva 22 anni, racconta Kepa Fuentes della missione di salvataggio. Segen era in fuga dall’Eritrea, il suo Paese d’origine.
Le condizioni di Segen, che pesava 35 chili per 1,70 m d’altezza, non erano invece state giudicate abbastanza gravi da giustificare un’evacuazione d’emergenza.
«Quando lo abbiamo soccorso era in ipotermia e presentava chiari sintomi di disidratazione e di malnutrizione», spiega Guillermo Caà±ardo, coordinatore del team medico di Open Arms. «Lo abbiamo riscaldato con delle coperte isotermiche, ha assunto cibo e acqua per via orale».
Prima di tentare la traversata del Mediterraneo, Segen in Libia c’era rimasto un anno e mezzo. Nei suoi racconti stentati aveva accennato a un «carcere» e aveva detto di essere stato trattenuto con la forza e schiavizzato.
“Troviamo casi sempre più gravi. Da quando l’Italia e l’Unione Europea stanno negoziando con la Libia, la condizione dei migranti che riescono a raggiungere le coste europee è in continuo peggioramento”.
“Che senso ha distinguere fra migranti economici e migranti politici?”, si chiede Ammatuna, il sindaco di Pozzallo, aggiungendo che i migranti a bordo della nave Proactiva su cui viaggiava Segen (alcuni dei quali sono affetti dalla scabbia) si trovano nel centro della cittadina siciliana. “Se non ci facciamo carico di loro, queste persone sono condannate a morte. Che sia di fame o per la guerra”.
(da “La Stampa”)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
EMERGENCY DENUNCIA: “ALMENO 30 COLPITI VOLONTARIAMENTE DAGLI AUTOMOBILISTI”
Erano in quattro, tre minorenni. Di sera andavano a caccia di neri. Salivano su una Fiat Punto targata DH510MV e iniziavano la ronda con i bastoni sotto ai sedili.
Ogni tanto rallentavano, accostando verso il ciglio della strada. Da un finestrino partiva la randellata.
Doveva essere abbastanza forte da far vacillare il migrante, uno qualunque, mentre in bicicletta stava tornando dai campi verso la baraccopoli.
Seba Traore, nato in Mali il 4 ottobre 1990. Isaka Yanogo, nato in Burkina Faso il 13 ottobre 1987. Idriss Yoada, nato in Costa d’Avorio il 2 marzo 1985. Kone Nouhoum, nato in Mali l’8 marzo 1984. Salifou Ganakini, nato in Burkina Faso il 1° gennaio 1973. Woude Keuta, nato in Mali il 6 giugno 1994.
Sono solo alcune delle vittime. Nasi spaccati. Braccia rotte. Fratture scomposte. Traumi celebrali con «temporanea perdita di coscienza».
A Saliu Ba, nato in Senegal il 10 marzo 1981, era andata anche peggio. «Quattro ragazzi di età giovanile, dopo essere scesi dal mezzo, lo colpivano armati di catene, bastoni, coltelli» ha scritto il gip Barbara Borelli nell’ordinanza di custodia cautelare. A Rosarno, in Italia.
Dove il segretario della Lega Matteo Salvini oggi verrà a ringraziare i suoi elettori, perchè proprio in Calabria ha conquistato il seggio da senatore.
Tutto era cominciato qui, quindi. Anche se non ce n’eravamo accorti.
Il 22 ottobre 2017 i carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, su mandato della procura di Palmi, avevano arrestato quattro ragazzi italiani per una lunga serie di aggressioni «con l’aggravante di aver commesso il fatto per finalità di discriminazione e odio razziale».
Ed è qui, dunque, che bisogna tornare. In questa baraccopoli che si allarga al centro di un distretto industriale fallito, fra i comuni di San Ferdinando e Rosarno, dove 2.500 braccianti vivono nelle pozzanghere, circondati dai loro stessi rifiuti, senza acqua da bere, senza bagni e senza alcuna voglia di arrendersi.
Secondo il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà , «solo il 10%» dei braccianti è irregolare. Secondo il mediatore culturale Mamadou Dia, della Ong Medici per i diritti umani, «praticamente tutti» lavorano in nero.
È, dunque, alla luce del sole, questa situazione di illegalità quotidiana e di violenza dei «bianchi» contro i migranti. Un mondo capovolto, rispetto a quello descritto da molti durante la campagna elettorale.
Ora la bidonville è presidiata dalle forze dell’ordine. Tre auto in rappresentanza dello Stato – polizia, carabinieri e guardia di finanza – stazionano ai confini estremi della città perduta.
Non si tratta più di una sola tendopoli, ma di una stratificazione di disastri.
C’è il campo mezzo bruciato dove a gennaio morì fra le fiamme Becky Moses, una ragazza di 27 anni partita dalla Nigeria. Le baracche scampate all’incendio sono ancora tutte abitate, fra la chiesa cristiana dell’Unione Africana, due chioschi di alimentari e le tende trasformate in officine per le biciclette, l’unico mezzo che collega i braccianti al resto del mondo.
Oltre una cancellata, si alza il muro di un capannone dove dormono altri 400 migranti. Era stato dato in gestione all’associazione umanitaria Augustus, prima che la convezione scadesse per problemi economici.
Il Comune di San Ferdinando è già stato sciolto per mafia tre volte, non può indire bandi superiori ai 40 mila euro. Tutto si esaurisce in fretta da queste parti, mentre la bidonville continua ad allargarsi sull’altro versante.
Ecco le tende azzurre sul prato con la scritta Ministero dell’Interno. E poi oltre, quella che tutti chiamano «la fabbrica», un altro capannone abbandonato pieno di essere umani pigiati stretti, a centinaia, sul pavimento.
Per avere almeno un posto dove dormire. «È la situazione più difficile di sempre», dice Alessia Mancuso di Emergency. «Il numero di persone è aumentato.
Molti lavoratori stagionali restano qui tutto l’anno. Ecco perchè soffrono di malattie respiratorie e problemi legati al fatto che non hanno nemmeno l’acqua potabile. Il clima politico non aiuta. Siamo preoccupati. Aspettiamo di capire».
Emergency gestisce un ambulatorio medico a Polistena, i migranti vengono trasportati avanti e indietro su dei pulmini. Quello che dice la responsabile del servizio è che nemmeno l’arresto di quei quattro ragazzi della Fiat Punto ha fermato le violenze: «Sono almeno trenta i ragazzi investiti da automobilisti che non si sono fermati», spiega Mancuso. «È questo che ci raccontano quando vengono soccorsi».
Ecco perchè erano nate le proteste dei migranti nelle strade di Rosarno. Non solo per le condizioni nei campi, dove la raccolta delle arance vale 20 euro alla giornata.
«Il mio amico era andato in bici a San Ferdinando per chiedere la carta di identità . L’hanno investito. Così non va bene, basta, deve finire. Guarda: è tutto fasciato». Passa il senegalese Mouhamadou Fall: «Ho il permesso di soggiorno dal 1986, prima facevo l’operaio in una fonderia di Brescia. Se viviamo qui, è perchè non abbiamo alternative».
«Posti come questo non devono più esistere», dice il direttore della Caritas Vincenzo Alampi detto Cecè. Sta girando fra le baracche per parlare con tutti.
«È un ghetto. Non si può chiamare in un altro modo. Ma loro non sono persone di quarta serie, sono una ricchezza per questa terra, l’agricoltura morirebbe senza i migranti. Io mi auguro che la politica capisca. Infierire sarebbe la cosa peggiore».
Il sole è già caldo. Quella in direzione di Gioia Tauro sembra una strada alla fine del mondo. Rifiuti e rovine, cani e costruzioni abbandonate. In bici vanno i migranti, tutti gli altri in auto. Ad ogni rumore, li vedi guardarsi le spalle.
Intercettato dai carabinieri, quando ormai aveva capito di essere sotto inchiesta, uno della banda dei bastoni parlava così a suo padre: «Scusa, mi trovo i neri in mezzo ai coglioni, alcuni camminano a bordo strada, altri sull’altro lato. Tu che fai?». Il padre: «Ma tu ti sei fermato?». «No, non mi sono fermato, ho continuato, che me ne fotte di quelli».
(da “La Stampa”)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
ACCUSE PESANTI: LE IMMAGINI DI UN VIGILE CHE PICCHIA UNA DONNA CON UN BAMBINO
Non ci sono solo perquisizioni arbitrarie a extracomunitari e botte a chi si ribellava, contanti
intascati e verbali falsi fra le accuse pesantissime mosse dal gip a quattro agenti della Municipale di Rimini, finiti ai domiciliari.
C’è anche un video che incastrerebbe uno di loro, in cui si vede il vigile picchiare una donna nera con un bimbo piccolo.
Secondo il video consegnato al nucleo delle Fiamme Gialle, che hanno portato avanti l’indagine “Old Franck”, l’agente, iscritto nel registro degli indagati, durante un controllo di routine in zona mare di Rimini avrebbe malmenato la donna, una delle tante che d’estate fanno treccine sulla spiaggia, facendola cadere a terra travolgendo con sè anche il figlio piccolo.
La notizia di reato trasmessa alla Procura della Repubblica nell’ambito dell’inchiesta è poi diventato uno stralcio della più corposa indagine coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Davide Ercolani, in cui si ipotizzano, fra gli altri reati, anche percosse, perquisizioni e ispezioni personali arbitrarie e violenza privata.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
NIENTE PIU’ RING PER “MISTERO”, ALIAS PANARARI, NEO CONSIGLIERE GRILLINO
Mistero abbandona il wrestling. E, nel caso accetti la nomina, dalla prossima seduta del consiglio siederà sui banchi dell’opposizione con il M5s in sostituzione di Ivan Cantamessi, dimissionario dopo essersi trasferito a Vicenza per motivi di lavoro.
Lo racconta la Gazzetta di Reggio:
È questa la vera identità del lottatore mascherato, candidato alle amministrative del 2014 con il M5s, risultando con 76 preferenze come il primo dei non eletti.
E ora chiamato di diritto a prendere il posto del consigliere dei 5 Stelle dimissionario.
È lo stesso Panarari ad annunciare su Facebook la sua intenzione di abbandonare il ring per dedicarsi ad altre avventure, parlando di nuovi progetti senza tuttavia citare direttamente il suo futuro impegno da consigliere, in attesa dell’ufficializzazione della nomina.
“Dopo tanti anni di wrestling e dopo tante sfide sul ring, è arrivato il momento di annunciare che domenica 18 marzo Mistero salirà sul ring per l’ultima volta — scrive sulla sua pagina personale — Nel corso dello show TCW a Montecchio Emilia concluderò un percorso che mi ha portato in decine di eventi, decine di palestre, decine di spogliatoi e migliaia di chilometri macinati. Un percorso che ho condiviso con molte persone, le più importanti delle quali saranno al mio fianco anche durante quest’ultima avventura da wrestler. Ringrazio tutte queste persone, dai lottatori agli arbitri, dai promoter a tutti gli addetti ai lavori. Ogni percorso assume valore in base alle persone che incontri nel tragitto, e devo dire, fatta qualche eccezione, che il valore è stato davvero elevato”.
(da “Huffingtonpost“)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
MA I QUATTRO CONSIGLIERI NON HANNO CAMBIATO IDEA, TANTO L’ITALIA NON OTTERRA’ I GIOCHI, QUINDI NON COSTA NULLA
Chiara Appendino ha inviato al Coni la manifestazione di interesse per le Olimpiadi e le
Paralimpiadi invernali 2026. Ora la questione passa a Giovanni Malagò che, d’intesa con il governo, dovrà mandare entro il 31 marzo la lettera al Comitato olimpico internazionale.
L’invio della lettera firmata dalla sindaca di Torino è stato fatto, dopo la lunga riunione di venerdì sera tra lei e i consiglieri comunali M5s, tra cui ci sono alcuni contrari con cui bisognava ricucire lo strappo: “Nel rispetto delle valutazioni personali dei singoli consiglieri, il gruppo consiliare del M5S Torino appoggia la decisione della sindaca Appendino con l’obiettivo di procedere compatti sullo studio critico e condiviso di quanto avverrà già da domani”, si legge in una nota degli eletti pentastellati.
Termina in questo modo una settimana di polemiche e confronti sui giochi olimpici. Lunedì scorso quattro consiglieri, che nei giorni prima avevano manifestato la loro contrarietà alla candidatura con delle controproposte rigide, si erano assentati dal consiglio comunale facendo venire meno il numero legale per il consiglio comunale.
Appendino, che aveva annunciato l’invio della lettera entro mercoledì, ha dovuto così rinviare la pratica. Nel frattempo mercoledì la sindaca ha incassato l’appoggio unanime del consiglio metropolitano, che raccoglie alcuni primi cittadini e consiglieri dei comuni della Provincia.
L’unanimità è stata raggiunta grazie a una mozione molto semplice, senza riferimenti agli effetti positivi o negativi dei Giochi del 2006, scritta in modo da trovare il più ampio consenso.
In seguito mozioni simili sono state depositate anche dal Pd e dalla Lega in consiglio comunale, a cui si aggiungerà quella scritta dal M5s nell’incontro di venerdì sera.
Pare essere stata raggiunta una “tregua olimpica”, che non cancella i dubbi dei “dissidenti” in parte condivisi anche da altri eletti pentastellati dall’attitudine più “lealista”.
Per questo “il Movimento 5 stelle lavorerà con serietà nei prossimi mesi per capire se esistano i presupposti di sostenibilità economica, ambientale e sociale per procedere ad una eventuale candidatura”, si legge ancora nella nota.
Se il Coni manderà a Losanna la manifestazione d’interesse di Torino, si aprirà una fase di dialogo con il Cio che a luglio renderà note le sue condizioni per la candidatura effettiva.
A quel punto la città dovrà decidere se continuare o meno con il percorso entro il 31 ottobre, quando il Cio renderà note le candidate ufficiali.
L’assegnazione dell’edizione 2026 dei Giochi olimpici invernali avverrà nel settembre 2019 a Milano, condizione che — da regolamento — dovrebbe impedire l’aggiudicazione a una città italiana.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL M5S A SOLI 3 PUNTI DAL CENTRODESTRA FERMO SOTTO IL 37%
Cosa fareste, se oggi si rifacessero le elezioni politiche dello scorso 4 marzo? Cioè, votereste per lo stesso partito o per un altro? E, se non avete votato, oggi ci andreste? E per votare chi?
Il sondaggio Demos&Pi, illustrato oggi su La Repubblica, mostra che a due settimane dalla consultazione elettorale le cose cambiate di poco: chi era andato bene va meglio ancora e chi era andato male peggiora.
Solo Liberi e Uguali, che aveva ottenuto un misero 3,2% superando di poco la soglia di sbarramento del 3%, si riscatta almeno in parte raggiungendo un più decoroso 4,2%.
Chi vince, di nuovo, nel sondaggio Demos, è il Movimento 5 Stelle che passa dal 32,7% ottenuto lo scorso 4 marzo al 33,8%,
La Lega sale dal 17,4% al 18,2%, Forza Italia scende dal 14% al 12,8%, Fdi si attesta al 4,8%, ma il risultato finale non cambia: il centrodestra resta sempre sotto il 37%
Il crollo del Pd non c’e’ visto che scenderebbe dal 18,7% al 18,4%.
Insomma se si tornasse a votare l’unica nota interessante è che il M5S da solo è ad appena 3 punti dal Centrodestra unito.
E a quel punto può solo accadere una cosa, visto che il centrodestra più di così non va: che l’elettorato Pd, se non cambia qualcosa all’interno del partito, si orienti verso un voto “tattico” e alla fine converga sul M5S per non far vincere il centrodestra trazione leghista.
Come peraltro già accaduto in molte elezioni amministrative.
(da agenzie)
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Marzo 17th, 2018 Riccardo Fucile
PER IL SI’ ALL’INCIUCIO SOLO IL 47% DEI GRILLINI E IL 59% DEI LEGHISTI
Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera pubblica oggi i risultati di un sondaggio in cui chiede
agli elettori di tutti i partiti cosa dovrebbero fare e quali alleanze dovrebbero scegliere nella prossima legislatura.
Il sondaggio mette anche a confronto gli orientamenti di una settimana fa con quelli di oggi, facendo notare i molti cambiamenti d’opinione in seno al campione.
Per quanto riguarda il governo MoVimento 5 Stelle — Lega i favorevoli sul totale degli elettori sono il 37%
Quelli del M5S che danno l’ok sono il 46%; quelli della Lega arrivano al 59% mentre quelli di Forza Italia sono spaccati nelle preferenze (l’alternativa proposta è quella della coalizione di centrodestra con il Partito Democratico).
In minoranza l’opzione dell’alleanza tra M5S e PD (28%) tra i grillini, mentre il 34% degli elettori dell’ex partito di Renzi dice sì all’alleanza con quello di Di Maio.
Secondo l’elettorato, poi, dovrebbe essere Di Maio a ricevere l’incarico dal presidente della Repubblica mentre sono in molti a pensare che questo governo dovrebbe durare fino alla fine della legislatura (43%).
(da agenzie)
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