Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA AL BUIO ALLA TERZA VOTAZIONE AL SENATO… EMERGE LA VERITA’: SALVINI HA RIFIUTATO DI VOTARE UN TERZO NOME IN CAMBIO DI UNA DICHIARAZIONE CHE NON AVREBBE APPOGGIATO ALLA CAMERA UN CINQUESTELLE… HA PRESO PER IL CULO GLI ITALIANI, COME SEMPRE
È saltato tutto. In tarda sera Silvio Berlusconi a Palazzo Grazioli, stremato e furioso. Circondato da tutto lo stato maggiore di Forza Italia pronuncia parole di fuoco verso Salvini: “Il centrodestra è morto. Morto. Si facciano il governo tra loro. Noi saremo all’opposizione”.
La mossa del leader leghista su Anna Maria Bernini è stata letta come un affronto totale: “È una dichiarazione di guerra, e guerra sia”.
Col passare delle ore è un crescendo da ambo le parti. A insaputa dell’interessata, fedelissima di Berlusconi, il leader della Lega dichiara che è la candidata di tutto il centrodestra. Poi, dopo la reazione di Berlusconi, arriva il sostegno dei Cinque Stelle. I singoli senatori, poi Di Maio, poi Di Battista. Tutti si dichiarano pronti a votare la Bernini.
Si materializza attorno al nome dell’ex ministro berlusconiano una maggioranza che, sulla carta, può eleggerla alla terza votazione. Senza neanche i voti di Forza Italia. Anzi “contro” il candidato ufficiale di Forza Italia Paolo Romani.
È una mossa vissuta come un affronto. Si precipita a palazzo Grazioli per un immediato gabinetto di guerra tutto lo stato maggiore del partito. Arriva anche Umberto Bossi.
Anna Maria Bernini, che non era stata neanche avvisata da Salvini, ha un faccia a faccia con Berlusconi: “Presidente, come sempre la decisione è nelle tue mani”. Poi arriva la dichiarazione pubblica: “È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito”.
La questione è politica per Berlusconi, non numerica.
La scelta non può essere “subita”, dopo un comunicato ufficiale in cui Forza Italia aveva annunciato che il suo candidato era Paolo Romani. Il patto siglato due giorni fa che prevedeva l’indicazione di Salvini come premier va in frantumi perchè la mossa viene letta come l’anticipo di una manovra che porta dritti al governo Cinque Stelle-Lega.
La “prova” di questo, per Berlusconi, arriva nel tardo pomeriggio quando viene recapitata al leader leghista una proposta, attraverso gli ambasciatori: “Azzeriamo tutto e scegliamo un nome terzo, ma a una condizione: che Salvini dichiari l’indisponibilità a sostenere un Cinque Stelle alla Camera”.
La proposta viene rifiutata con una dichiarazione pubblica: “Vista la disponibilità dei Cinque a sostenere un candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei Cinque Stelle alla presidenza Camera”.
Parole che chiudono ogni interlocuzione, almeno per ora.
Il candidato di Forza Italia al Senato resta Paolo Romani, altro segnale di un conflitto totale, in una coalizione che non c’è più. E così la terza votazione prevista per domani mattina è al buio.
A mezzanotte anche al quartier generale arrivano notizie confuse di quel che accade nel centrodestra. Oltre alla disponibilità da parte di Salvini a votare il candidato dei Cinque Stelle alla Camera non c’è nulla.
E non è chiaro quale sia il candidato della Lega al Senato, perchè in verità Salvini non ha ancora deciso se rompere fino in fondo il centrodestra o meno.
Perchè non c’è un piano che porta al governo con i Cinque Stelle, dove farebbe lo junior partner di Di Maio.
Circolano diversi nomi, come possibili candidati della Lega da sottoporre ai Cinque Stelle. A partire da quello di Giulia Bongiorno, ma c’è anche Lucia Borgonzoni, il cui curriculum è però assai modesto. A poche ore dall’inizio della terza chiama, il centrodestra come entità politica non c’è più.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
I RETROSCENA DI UNA GIORNATA CONVULSA
“Stiamo lavorando per darvi un nome accettabile”. È l’ora di pranzo quando negli uffici della Camera in cui è chiuso Luigi Di Maio squilla un telefono. All’altro capo della cornetta uno dei principali tessitori della rete di Matteo Salvini.
I 5 stelle sono all’angolo. Il no su Paolo Romani alla presidenza del Senato rimane incrollabile, il centrodestra resta tetragono, rischiano di saltare tutti gli schemi, e di rotolare sul tavolo dei veti incrociati la testa del candidato presidente stellato alla Camera.
Verso le 17.30 il leader della Lega piomba come una furia nel Transatlantico del Senato. Sorride sotto i baffi, aspetta che tutte le telecamere si accendano. Poi sgancia la bomba: “Per senso di responsabilità abbiamo deciso di cambiare candidato”. Fa per andarsene ma un cronista lo blocca: “Chi è?”. “È Anna Maria Bernini”.
I 5 stelle esultano. Per tutto il giorno hanno guardato con preoccupazione alla testardaggine della coalizione avversaria, immobili come chi sa di aver calpestato una mina e cerca di scampare all’esplosione.
Al punto che nei conciliaboli tra i senatori a metà mattina avanza l’ipotesi di votare un candidato del Pd: “Perchè no? — è il ragionamento — nel caso arrivasse al ballottaggio con Romani e fosse un buon profilo?”.
Circola il nome di Luigi Zanda, più per testare il Pd che per convinzione, qualcuno cita Emma Bonino. Non una vera e propria strategia, più una mossa disperata per uscire dall’angolo.
Poi la telefonata, e il fiato sospeso. Quello della Bernini, così come quello della collega Maria Elisabetta Casellati, sono due nomi potabili. Lo dicono in tutte le salse i senatori. Anche se una parte del gruppo fatica a votare un azzurro, chiunque esso sia. Uno di quelli più in vista dice che “significherebbe rilegittimare Berlusconi”
Gli occhi puntano su Palazzo Grazioli, dove si riunisce l’ennesimo vertice di centrodestra, investito dall’ira di Silvio Berlusconi.
Perchè Salvini si è spinto oltre. Quando il presidente pro tempore Giorgio Napolitano inizia a leggere le schede votate, oltre alle tante bianche, su cinquantasette è vergato il nome della professoressa, senatrice di Forza Italia. Cinquantotto sono i senatori della Lega.
Difficile, dopo una mossa così plateale, tornare su Romani. Profilo bruciato. Così come difficile che sia proprio la Bernini il vero candidato. Un boccone troppo duro da mandare giù dall’ex Cavaliere. Minaccia di far saltare il banco. Che nella fattispecie coincide con la presidenza della Camera per il Movimento.
Dal Carroccio parte un altro dispaccio in direzione della war room di Di Maio: “Dovete darci un segnale, dire apertamente che il problema non era un candidato di Forza Italia, ma la condanna che gravava su Romani. Se no Silvio non lo reggiamo”. In cambio l’assicurazione che la Lega terrà il punto su una Montecitorio stellata. Qualche tempo per rifletterci, poi Di Maio twitta: “Per la presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile”.
Che sia la Casellati, o un quarto nome rispondente alle stesse caratteristiche.
Parte la batteria. Alessandro Di Battista segue il capo politico, coprendone la decisione: “Se Salvini propone la Bernini al Senato ritengo che il Movimento 5 Stelle debba votarla. Punto. Se Salvini propone un nome Di Forza Italia è un problema suo. Noi non votiamo impresentabili e condannati (come Romani) come abbiamo sempre detto”. Stefano Buffagni: “Bisogna rispettare il voto dei cittadini”. Serve la più ampia copertura politica per una decisione che scontenta una parte del gruppo al Senato.
Il tutto per tutelare la candidatura di Roberto Fico, destinato allo scranno più alto di Montecitorio. Anche se il nome di Riccardo Fraccaro rimane in pista come piano B. E infatti il leader del Carroccio risponde: “Vista la disponibilità dei 5 stelle a sostenere un candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei 5 stelle alla presidenza della Camera. Aspettiamo di conoscere nomi”.
Quasi fosse una scelta comunicativa studiata al millimetro, l’ex presidente della Commissione di vigilanza Rai passa tutto il giorno alla Camera accanto al capo politico. Ma più in generale i big si muovono insieme, costantemente, compatti.
Di Maio viene scortato dal vertice dei pretoriani. Ci sono Alfonso Bonafede, Vincenzo Spadafora, Stefano Buffagni (manca solo Fraccaro, impegnato come segretario d’Aula). Gli fanno da scudo, proteggono i canali di comunicazione, salgono e scendono sempre insieme gli scaloni che portano all’ufficio del leader, scene plastiche in un andirivieni senza soluzione di continuità tra le votazioni in aula e le mille riunioni per cercare di diradare la nebbia. Che al mattino è molto densa.
Per Di Maio un sorriso tirato, poche laconiche parole: “Sono sempre ottimista”. Non suonano molto convinte. Man mano l’aria si rasserena. Soprattutto dopo che avrebbe ricevuto un paio di telefonate dal leader leghista. Un gioco di sponda che accende qualcosa in più che una speranza.
Sempre che Salvini tenga il punto. E che il fragile castello di carte sopravviva alla notte.
In quel caso, domani mattina si potrebbe già arrivare all’elezione dei due presidenti. E i 5 stelle otterrebbero il primo tassello di un grande disegno. Che ha come casella d’arrivo Palazzo Chigi.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
“INDISPONIBILE A ESSERE IL CANDIDATO DI ALTRI, SENZA IL SOSTEGNO DEL MIO PRESIDENTE E DEL MIO PARTITO”
”È del tutto evidente che sono indisponibile ad essere il candidato di altri senza il sostegno del presidente Berlusconi e del mio partito”. Lo scrive su Twitter la senatrice di Forza Italia, Anna Maria Bernini.
In serata, è stata ricevuta da Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli: era nell’aria che avrebbe rinunciato alla candidatura alla presidenza del Senato proposta da altri partiti come ”atto ostile” nei confronti di Forza Italia e “non concordata con i partner della coalizione”.
Nel pomeriggio, infatti, è tutto cambiato nel centrodestra. Quando Matteo Salvini ha annunciato di votare Bernini per ‘bruciare’ Paolo Romani al Senato è scoppiato il patatrac. L’ira di Silvio Berlusconi a stento contenuta.
A palazzo Grazioli, dove il Cav ha riunito una sorta di ‘consiglio di guerra’ con lo Stato maggiore azzurro, è un gran via vai. In serata arriva Umberto Bossi, da sempre alleato storico. Poi a varcare il portone di via del Plebiscito è Anna Maria Bernini per un ”breve colloquio” con l’ex premier.
Il clima interno alla coalizione è incandescente: si valuta ogni opzione. Non si sa chi voterà Forza Italia al terzo scrutinio. ”La notte porta consiglio” dice il neo deputato Alessandro Cattaneo, uno degli ultimi rimasti in Transatlantico dopo il secondo scrutinio andato a vuoto a Montecitorio, insieme ai parlamentari Roberto Occhiuto, Maria Stella Gelmini e Gregorio Fontana.
C’è preoccupazione delle ricadute di una rottura dell’alleanza Forza Italia-Lega. Cosa succederà ? Si ricomincia da zero? Ogni schema è saltato. Si corre il rischio di dare un via libera a M5S-Lega per entrambe le presidenze o lotta dura senza paura?
(da agenzie)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
DURANTE UN COMIZIO DEL 2013 IL LEGHISTA DEFINI’ “ORANGO” L’EX MINISTRA KYENGE
E’ nulla la deliberazione di insindacabilità adottata dal Senato, nella seduta del 16 settembre 2015, delle “opinioni” espresse dal senatore Roberto Calderoli nei confronti dell’allora ministro dell’Integrazione, Cècile Kyenge Kashetu.
Lo ha deciso la Corte Costituzionale accogliendo il ricorso con il quale il Tribunale di Bergamo ha promosso conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato: per la Consulta, “non spettava al Senato affermare che il fatto per il quale pende il procedimento penale a carico del senatore Roberto Calderoli davanti al Tribunale ordinario di Bergamo concerne opinioni espresse da un membro del Parlamento nell’esercizio delle sue funzioni, ai sensi dell’articolo 68, primo comma, della Costituzione”.
Calderoli – ricorda la sentenza – è imputato del reato di diffamazione per aver offeso l’onore e il decoro dell’onorevole Kyenge con frasi pronunciate nel corso di un comizio tenuto ‘alla presenza di una platea di circa 1.500 spettatori’, nell’ambito di una festa indetta dalla Lega Nord, e poi ampiamente diffuse da organi di stampa a tiratura nazionale”.
Per la Consulta, il ricorso è fondato “sotto entrambi i profili per cui esso è promosso”. Quando, infatti, le Camere “sono chiamate a deliberare sull’insindacabilità di opinioni espresse da loro componenti, esse debbono compiere una valutazione sulla riconducibilità di dette opinioni alle funzioni parlamentari”: ma “è di esclusiva spettanza del giudice valutare se le dichiarazioni ascritte al parlamentare diano luogo a una qualche forma di responsabilità giuridica, ovvero concretino la manifestazione del diritto di critica politica, di cui egli, al pari di qualsiasi altro soggetto, fruisce ai sensi dell’articolo 21 della Costituzione”.
Inoltre, sempre secondo la Consulta, “le opinioni espresse dal senatore Calderoli non hanno alcun nesso funzionale con l’esercizio dell’attività parlamentare”: “Per il loro tenore testuale”, le frasi ‘incriminate’ “non risultano ex se riconducibili a opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni parlamentari. La prerogativa parlamentare di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione non può essere estesa sino a ricomprendere gli insulti – di cui è comunque discutibile la qualificazione come opinioni – solo perchè collegati con le ‘battaglie’ condotte da esponenti parlamentari”.
(da agenzie)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
IL CASO DELLA RAGAZZA CHE SI E’ RIFIUTATA DI SERVIRE IL GELATO A SALVINI
Si chiama Nadia Mohammedi, ha 20 anni, è figlia di un’italiana e di un algerino da sempre in Italia, scrive il Corriere della Sera.
Lavorava in una gelateria di Milano, ma si è rifiutata di servire Matteo Salvini perchè “è uno che semina odio, che gioca col razzismo per fini elettorali”, dice.
La capisco perfettamente. Vi spiego perchè.
Nadia è una ragazza italiana sulla carta d’identità ma, come chiunque abbia un genitore straniero, è anche un crocevia: è frutto dell’incontro e dell’incrocio tra due culture.
Anche se vive in Italia si sente sempre a metà strada, partecipa di entrambe le nature, direbbe chi ha dimestichezza con il linguaggio minimo della filosofia, ma di nessuna delle due completamente: non è al 100% nè l’una nè l’altra. Una parte di lei si sente sempre in qualche modo diversa.
Questo sentimento è alimentato quotidianamente dallo stillicidio razzista con cui Salvini foraggia la propria macchina politica e accarezza il ventre dell’elettorato leghista.
Nadia è l’esatto esempio di ciò che per Attilio Fontana mette in pericolo la razza bianca: “Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano — diceva il 15 gennaio il candidato leghista alla Regione Lombardia, poi eletto governatore — dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate”.
Ecco, Nadia è il frutto del matrimonio misto da cui secondo Fontana l’Italia deve difendersi per tutelare la purezza dell’italico genoma.
Un insulso appello arrivato al culmine dell’operazione di criminalizzazione dell’immigrazione che Matteo Salvini ha avviato anni or sono e che accomuna la narrazione leghista a quella dei partiti dell’estrema destra: “Invasione“, “sostituzione etnica”, immigrazione programmata”, “pulizia etnica contro i padani” i mantra utilizzati dal leader leghista nella campagna elettorale pluriennale che lo ha portato al 17% a livello nazionale
Il rifiuto opposto da Nadia a servire il gelato al leader della Lega è la conseguenza naturale di tutto ciò.
E’ la risposta fisiologica di chi si sente additato ed escluso. Perchè è esattamente con questo tipo di messaggi che si crea esclusione, che si costruiscono le banlieue ideologiche e culturali. Escludendo.
Ed è stato attraverso un processo, anche se infinitamente più complesso, di esclusione che a Saint Denis e a Molenbeek sono cresciute generazioni di reietti privati di ogni possibilità di riscatto sociale, che hanno trovato nel jihad l’unico orizzonte in grado di dare un senso alle loro esistenze.
E’ accaduto perchè sono state escluse, fisicamente, ma anche e soprattutto culturalmente.
A furia di additare e di allontanare, alla fine gli allontanati e gli additati si sentono esclusi e magari trovano pure il modo di rispondere, anche con un gesto di disobbedienza minima come quello di Nadia.
E il fatto che il suo papà “è un elettore proprio di Salvini” e la sua mamma “è stata assessore di Forza Italia a Corsico” non conta.
Oggi i più insofferenti sono i giovanissimi, ma ancor di più lo saranno da grandi i bambini figli di immigrati di oggi, se il clima non cambierà .
E’ per questo che sorprendono i commenti di eminenti giornalisti cinquantenni altoborghesi che rimproverano la ragazza disobbediente perchè non si risponde al razzismo con il razzismo: chissà se in vita loro si sono mai sentiti bersagliati per la loro razza o per le loro origini.
A 50 anni viene naturale ragionare sull’opportunità di un gesto, a 20 no.
A 20 anni hai il diritto di farti girare le palle se una parte dello schieramento politico fa di te, delle tue origini e di parte della tua famiglia un bersaglio.
Il problema del Paese. Il capro espiatorio.
E hai il diritto di dirlo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
LA RUOTA DI SCORTA MELONI CHE VOLEVA LA FIRMA DEL PATTO ANTI-INCIUCIO COME MAI NON DENUNCIA QUELLO CHE TUTTI SAPEVANO TRA SALVINI E DI MAIO?
E’ rottura nel centrodestra.
Silvio Berlusconi si scaglia contro la Lega dopo la svolta di Matteo Salvini, che lancia il nome di Anna Maria Bernini come presidente del Senato invece di sostenere il candidato di Forza Italia Paolo Romani.
La reazione del leader di Forza Italia non si è fatta attendere: “Dalla Lega arriva un atto di ostilità a freddo”, dice il Cavaliere. I voti del Carroccio a Bernini “rompono l’unità della coalizione del centrodestra e smascherano il progetto per un governo Lega-M5S”.
Lo scontro si consuma durante una giornata di fumate nere sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, dove per ore si è continuato a cercare una soluzione al rebus delle presidenze.
Poi la mossa del leader leghista che ha spiazzato Forza Italia: Bernini, esponente di Forza Italia come Romani, anzichè scheda bianca come il resto della coalizione. Berlusconi convoca in serata i vertici azzurri a Palazzo Grazioli, dove riceve anche Umberto Bossi, ma la linea non sembra cambiare sul nome di Paolo Romani.
C’è un voto mancante nella Lega su Anna Maria Bernini, spiegano fonti del Carroccio, sarebbe quello di Umberto Bossi . Poco dopo Bossi è andato a Palazzo Grazioli per incontrare Silvio Berlusconi
Da Giorgia Meloni arriva un appello a fare un passo avanti perchè “questo delicato passaggio sulle presidenze delle Camere non si risolva in un liberi tutti”. La leader di Fratelli d’Italia si dice disponibile ad un nuovo vertice dei partiti di centrodestra “nella speranza che ci sia ancora un margine per ricomporre”.
Più sibillino Ignazio La Russa: per il senatore di FdI la mossa di Salvini è una “boutade” per smuovere lo stallo: “Sta a Berlusconi”, aggiunge, “trovare il colpo magico per sventare chi tenta di divaricare il centrodestra”.
“La decisione della Lega — non concordata con gli alleati di centrodestra, di votare strumentalmente la collega Bernini al Senato, contravvenendo così agli accordi raggiunti nella giornata di ieri — rappresenta una provocazione che mette seriamente a rischio la tenuta della coalizione. Un comportamento assurdo, che Salvini dovrà spiegare in primo luogo agli elettori di centrodestra”.
Lo dichiara il capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta. “Ci siamo presentati alle elezioni uniti, con programmi condivisi, con medesimi valori e con patti chiari. Se la Lega vuole distruggere tutto e fare un governo con il Movimento 5 stelle lo dica subito e se ne assuma la responsabilità . Basta prese in giro, basta giochetti di Palazzo intollerabili”, conclude.
(da agenzie)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
COME SE FORZA ITALIA AVESSE VOTATO BOSSI QUANDO IL CANDIDATO ERA SALVINI… LA TRAPPOLA DI BERLUSCONI STA FUNZIONANDO, E’ EVIDENTE L’INCIUCIO TRA SALVINI E DI MAIO
La Lega ha votato per Anna Maria Bernini alla seconda votazione al Senato per l’elezione del presidente di palazzo Madama.
Ad annunciarlo Matteo Salvini mentre sono ancora in corso le votazioni. “Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità , per uscire dal pantano. Speriamo che anche altri abbiano lo stesso senso di responsabilità “, ha detto il segretario del Carroccio. Salvini ha riferito ai giornalisti di aver comunicato al Cavaliere la scelta della Lega di votare per Bernini.
Pochi minuti prima delle dichiarazioni di Salvini, l’agenzia Adnkronos ha battuto la notizia di un incontro tra il leader della Lega e il Movimento 5 Stelle.
“A questo punto tocca ai 5 Stelle dare il loro contributo”, ha affermato il capogruppo alla Camera della Lega, Giancarlo Giorgetti.
Berlusconi, intanto, ha deciso di riunire il vertice di Forza Italia.
Prima delle parole di Salvini, Forza Italia aveva ribadito di tirare dritto su Paolo Romani candidato alla presidenza del Senato, la Lega no. “In base agli accordi assunti tra i leader del centrodestra e confermati da ultimo ieri sera nella riunione dei capigruppo, il presidente Berlusconi e Forza Italia alla terza votazione al Senato confermano l’indicazione di voto del senatore Paolo Romani come candidato della coalizione di centrodestra”, ha scritto Forza Italia in una nota.
(da agenzie)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
ALLA CAMERA I FORZISTI ESTASIATI PER LE MOSSE DEL CAPO, BRUNETTA IMPERVERSA ALLA BUVETTE
Lo spettro di Silvio Berlusconi aleggia su Montecitorio nel giorno della prima seduta della Camera.
“Berlusconi è come Mick Jagger”, dice soddisfatto in Transatlantico il neo-deputato Andrea Ruggieri, nipote di Bruno Vespa e compagno della showgirl Anna Falchi.
Il suo leader, 82 primavere e una condanna definitiva sulle spalle, ha ancora voglia di dominare il palcoscenico. Il fattore B piomba con forza sui palazzi della politica romana, dove forse qualcuno pensava di essersi liberato di una figura ingombrante.
Le ultime mosse dell’anziano ex premier hanno sparigliato le carte e tolto certezze agli altri partiti.
Impuntarsi sul dialogo diretto con Luigi Di Maio, che non può sedersi al tavolo con lui, e sul nome di Paolo Romani per la guida del Senato, ha consentito a Berlusconi di far saltare i ponti tra Matteo Salvini e i 5 Stelle.
Rimettendo Forza Italia al centro del ring.
“Adesso siamo sulla breccia”, commentano ringalluzziti i forzisti, mentre passeggiano per i corridoi di Montecitorio. Mostrano gli sms ricevuti in mattinata, che li invitano a non scrivere nulla sulla scheda per l’elezione del presidente.
“Berlusconi è sempre lungimirante, ed è arrivato a Roma da pochi giorni”, commenta il neo-deputato siciliano Francesco Scoma.
Renato Brunetta si aggira tra il Transatlantico e la buvette con aria quasi sprezzante.
E ripete di fronte ai cronisti la strategia del suo partito per stanare i 5 Stelle: “Per il bene del Paese, è giusto che si incontrino i leader per individuare le figure più autorevoli per le presidenze”, scandisce il capogruppo uscente di Forza Italia, mentre le schede bianche si ammassano nelle urne sotto il banco della presidenza.
Gli fa eco Annagrazia Calabria: “Di Maio è stato vicepresidente della Camera, sa come funziona”. Alla prima votazione, conquistano due preferenze Brunetta, Alfonso Bonafede e due deputati di Leu: Rossella Muroni e Nico Stumpo. Quest’ultimo, appresa la notizia, sorride e scuote la testa, come a dire: “Questi sono matti”.
Sulla presidenza di Palazzo Madama, gli azzurri tirano dritto su Paolo Romani.
Al terzo scrutinio, quello da cui verranno fuori i due nomi per il ballottaggio, “noi votiamo Romani, che è il nostro candidato ma anche di tutto il centrodestra”, sottolinea Brunetta.
L’ipotesi che i 5 stelle votino un senatore del Pd non lo spaventa: “Faccino pure”, dice, mutuando il linguaggio del ragionier Ugo Fantozzi.
Che ai forzisti interessi stabilire un’interlocuzione con il Pd, lo si vede dai colloqui ripetuti tra Brunetta e alcuni big del partito già di prima mattina. Alle nove e trenta discute prima con Dario Franceschini e poi con Lorenzo Guerini. “Votiamo scheda bianca”, annuncia Ettore Rosato, uscendo dalla riunione del gruppo dem in Sala della Lupa.
Al vertice partecipa anche il ministro dello Sport Luca Lotti, che mostra ai colleghi i video delle sue azioni più belle alla partita del cuore disputata pochi giorni fa.
“Finchè non c’è un accordo politico, non si arriva a nulla”, commenta il “gigante” di Fratelli d’Italia Guido Crosetto. Nessuno si aspetta granchè. Il clima di distensione è testimoniato dal numero di caffè battuti dal bar della buvette poco dopo le 14: 1500.
I bancomat sono stati presi d’assalto, e al piano terra il contante finisce in fretta. Forse qualcuno aveva voglia di festeggiare le rinnovate disponibilità economiche. Si discute, si passeggia, e si attendono indicazioni dalle alte sfere.
Dentro l’aula, i rapporti di forza tra i partiti sono cambiati profondamente.
Il blocco centrale è occupato dalla pattuglia a 5 Stelle, che da sola conta 228 deputati. Di Maio siede di fianco a Roberto Fico. Il capo politico dei 5 Stelle, malgrado le manovre di Berlusconi, ha un aspetto rilassato. Scruta con soddisfazione le dimensioni del suo gruppo parlamentare. Uscendo dal catafalco, la cabina elettorale posta sotto la presidenza, imbuca la scheda lentamente, a favore di fotografi.
Lontanissimo dallo stato maggiore grillino, c’è Andrea Cecconi, ex fedelissimo del leader, espulso dal Movimento dopo lo scandalo rimborsi. Ha definito “carta igienica” il contratto di dimissioni firmato prima del voto. Oggi siede da solo, subito dietro i banchi del Partito democratico, e fa parte del gruppo Misto.
Non rispondono alla prima chiama nè Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini e nome forte per la presidenza, nè il premier Paolo Gentiloni, impegnato nel Consiglio europeo a Bruxelles.
Accanto ai 5 Stelle ci sono i leghisti. 124 deputati da tutta Italia. Anche loro votano scheda bianca: “Ma Salvini ce lo ha detto: da un momento all’altro magari cambia tutto”, dice uno di loro. Durante lo spoglio, il presidente provvisorio Roberto Giachetti se la prende con Vittorio Sgarbi, che ride con i colleghi. “Chi non è interessato esca”, dice Giachetti, dopo aver tentato di placare le risate suonando la campanella.
Alla fine Sgarbi abbandona l’aula, ma all’esterno abbondano i colleghi pronti a scherzare assieme a lui. Per fare sul serio, bisognerà aspettare almeno fino a domani.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 23rd, 2018 Riccardo Fucile
LA RUSSA CI VEDE BENE: “IL M5S VUOLE SPACCARE IL CENTRODESTRA E C’E’ QUALCUNO NEL CENTRODESTRA CHE NON E’ PROPRIO CONTRARIO CHE CIO’ ACCADA”
Forza Italia tira dritto su Paolo Romani candidato alla presidenza del Senato, la Lega no. “In base agli accordi assunti tra i leader del centrodestra e confermati da ultimo ieri sera nella riunione dei capigruppo, il presidente Berlusconi e Forza Italia alla terza votazione al Senato confermano l’indicazione di voto del senatore Paolo Romani come candidato della coalizione di centrodestra” si legge in una nota di Forza Italia.
“Il M5S sbaglia a porre veti, ma sbaglia anche chi si arrocca su un solo nome” dice invece Matteo Salvini, che fa il punto sull’andamento del negoziato al termine della prima votazione di Palazzo Madama. “Ognuno di noi, in questo momento deve parlare con tutti e mettersi di lato di qualche centimetro, noi della Lega ci siamo messi di lato di un chilometro…”.
Secondo Salvini “se tutti fanno quello ha fatto la Lega si può chiudere entro domani sera. Di Maio l’ho sentito ieri, oggi non ancora. I 5 Stelle sbagliano a non parlare con Berlusconi, chi ha preso voti è un interlocutore”.
Al momento però i 5 Stelle insistono nell’indisponibilità a legittimare Berlusconi e quest’ultimo mantiene il punto sul capogruppo azzurro al Senato.
Il nostro nome resta quello di Paolo Romani, ribadisce però Silvio Berlusconi allo stato maggiore del suo partito.
L’ex premier insomma fa sapere che la linea non cambia e che ora devono essere gli alleati, Matteo Salvini per primo, a chiarire quale sia la linea del suo partito. Nessuna disponibilità a discutere di fronte al muro alzato dai Cinque Stelle indisponibili ad un incontro con il Cavaliere.
Forza Italia dunque proseguirà a votare scheda bianca anche nella seconda votazione e se la situazione non dovesse sbloccasi dalla terza, il nome su cui si punta è quello di Paolo Romani. Ora sta ai miei alleati, è il ragionamento del leader azzurro, uscire allo scoperto e rende note le loro intenzioni.
In Aula non è passato inosservato che il leader della Lega Matteo Salvini sia andato a cercare tra i banchi di Forza Italia la senatrice Licia Ronzulli, tra le collaboratrici più strette di Silvio Berlusconi. Salvini ha iniziato nell’emiciclo una fitta conversazione, che i due hanno proseguito in uno dei corridoi posti dietro all’aula.
“Io penso che ancora possa essere trovata una soluzione – spiega La Russa parlando con i cronisti – è giusta la richiesta di Berlusconi di un incontro. Il problema è che il Movimento 5 Stelle vuole spaccare il centrodestra e c’è qualcuno nel centrodestra” che non è proprio contrario che ciò accada.
(da “Huffingtonpost”)
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