Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“ABBIAMO INIZIATO PRIMA DELL’ALBA, FACEVA FREDDISSIMO, MA E’ STATO ANCHE EMOZIONANTE: HO VISTO LA NEVE PER LA PRIMA VOLTA”
Quando l’ha visto sulla sua strada, la pensionata a passeggio su un’imbiancata via Verolengo ha prima tirato a sè la borsa.
Poi, dopo averlo guardato con diffidenza, lo ha ringraziato.
Che soddisfazione inaspettata per Peter Ekamaye, nigeriano di 38 anni, arrivato 8 mesi fa in questa città che «a volte – ammette – non è sempre peaceful con gli stranieri».
Lo confida con un sorriso questo rifugiato spazzaneve. Uno dei cento richiedenti asilo che ieri volontariamente si sono dati da fare per tutta la mattina per cancellare il pericolo di scivoloni sui marciapiedi di scuole, giardini e fermate dei bus.
«Abbiamo iniziato alle sei prima dell’alba – aggiunge Peter –. Faceva freddissimo. Ma è stato anche emozione: ho visto la neve per la prima volta».
Ieri, Torino si è risvegliata ricoperta da una coltre bianca di un paio di centimetri -Abbastanza per far scattare il piano antineve del Comune affidato, in aggiunta ai 300 spazzini di Amiat, a 750 addetti.
Tra cui un folto gruppo di richiedenti asilo di alcuni centri di accoglienza cittadini. Come quelli gestiti dalla cooperativa Isola di Ariel.
«Mercoledì, i responsabili del servizio ci hanno chiesto se, qualcuno dei nostri ospiti, aveva voglia di dare una mano. La nevicata era stata annunciata. Ma si temeva defezioni nelle squadrette costruite attingendo alle liste di collocamento».
Alla chiamata alle armi, o meglio alla pala, hanno aderito in ottanta.
Una gran parte abitante nel grande centro di via Aquila. Gli altri, invece, vivono in altre residenze: come quella di via Cecchi in Aurora o a Moncalieri.
«La nostra cooperativa in passato ha stretto un patto di collaborazione con il quartiere e la città – aggiunge la presidente Perrone –. Alcuni dei nostri ospiti ha già lavorano volontariamente per ripulire i marciapiedi e i giardinetti».
Questa volta, però, hanno fatto di più. Hanno spazzato la neve dai marciapiedi di quasi tutti i quartieri. «Quando abbiamo proposto il servizio, in molti hanno accettato di partecipare anche se non era previsto un rimborso», dicono dall’Isola di Ariel.
La mobilitazione degli spazzaneve provenienti da Nigeria, Senegal, Mali e Gambia è stata fondamentale per contribuire a ripulire gran parte di città .
«C’è chi è partito alle cinque di mattina e, in bus o a piedi, ha raggiunto i punti di raccolta previsti da Amiat».
Un toccasana per Torino che è stata costretta a convivere con l’ennesima giornata di caos ferroviario.
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
LA “MINISTRA” DEGLI ESTERI GRILLINA NON HA CONSEGUITO IL DOTTORATO DI RICERCA ALLO IUE DI FIESOLE COME HA INVECE SCRITTO NEL CURRICULUM
Emanuela Del Re, designata da M5S come ministro degli Esteri in caso di vittoria alle elezioni, non avrebbe conseguito il dottorato di ricerca all’Istituto Universitario europeo (Iue) di Fiseole che ha inserito nel suo curriculum.
Lo scrive l’agenzia di stampa AGI che si avvale di un fact checking di Pagella politica.
L’ateneo, sentito da Pagella Politica, ha specificato che “Emanuela Del Re è stata ammessa all’IUE ed è stata registrata come ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali nel 1997”.
Ma ha aggiunto che, “come risulta dal database pubblico Cadmus (http://cadmus.eui.eu/), la ricercatrice summenzionata non ha discusso la sua tesi”. Attualmente, Del Re è ricercatrice e docente presso l’UniCusano, università telematica di Roma, come del resto moltissimi tra assessori e candidati ministri M5S. Del Re risulta tra gli abilitati, a decorrere dal novembre 2014, al ruolo di professore di seconda fascia nel settore “Sociologia generale”.
Nella prima pagina del suo curriculum vitae, disponibile sul sito dell’Università di Roma “La Sapienza” (dove Del Re è stata docente di alcuni corsi) si legge: “1997 — 2000, PhD — Research Fellow, Istituto Universitario Europeo (IUE) (Fiesole, Italy).
Titolo della tesi: “The role of International Electoral Observation in democratization processes””.
Poichè è specificato il titolo di “PhD” e quello della tesi, sembrerebbe che Del Re abbia conseguito il titolo.
Sulla pagina istituzionale di Del Re nel sito di UniCusano non e’ disponibile un curriculum pubblico.
Il PhD, secondo il dizionario Garzanti, è: “(Doctor of Philosophy) terzo livello di laurea; equivale alla libera docenza e conferisce il dottorato”.
Nel caso di Emanuela Del Re il PhD, secondo quanto riferito dall’IUE, non è stato in effetti conseguito e la tesi, il cui titolo si legge nel curriculum di Del Re, non è mai stata discussa.
Un altro curriculum vitae, disponibile sul sito Academia in un profilo che sembra essere quello di Del Re, ripete: “PhD (Research fellow) in “Social and Political Science” at the European University Institute (Fiesole, Florence) (1997-2000)”.
Nello stesso CV si legge che Del Re è “currently Tenured professor” presso UniCusano, nonostante, come abbiamo visto, la pagina istituzionale dell’università indichi il suo ruolo come “ricercatore”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
NON SOLO UN PASSATO POLITICO NEL CENTRODESTRA, MA UN MARITO AI VERTICI DELLL’UFFICIO CHE CURA I CONTRATTI CON LE FORZE ARMATE
Elisabetta Trenta, 51 anni, ha un presente da analista sui temi della sicurezza, tra docenze e collaborazioni varie, e un futuro (forse) da ministra della Difesa e vicepremier dell’eventuale governo Di Maio.
Ma, racconta oggi Mauro Favale su Repubblica, nel suo curriculum manca l’esperienza politica da consigliera comunale con i democristiani di destra:
Perchè nel curriculum della Trenta non c’è traccia degli anni passati sui banchi del consiglio comunale di Velletri prima (dal 1997 al 1999) e in giunta poi (nei primi anni zero), eletta col Ccd a sostegno di Bruno Cesaroni, farmacista di An, il sindaco nipote del podestà di Velletri.
Eppure quell’esperienza resta centrale nella formazione della donna, l’ala “destra” del governo (al momento virtuale) a 5 Stelle.
«È una ragazza di campagna che ha maturato la sua esperienza in un comune agricolo», dice di lei Lamberto Trivelloni, leader dell’Udc a Velletri ai tempi in cui la Trenta muoveva i suoi primi passi in consiglio comunale. «È di un’onestà specchiata», assicura Trivelloni.
Alla fine Repubblica accusa Elisabetta Trenta anche di potenziale conflitto d’interessi:
Al ministero, in realtà , sono in pochi a ricordarla sotto il sole iracheno mentre non manca chi segnala il suo matrimonio con un colonnello dell’Arma ai vertici di Segre difesa l’ufficio che, accorpato alla direzione nazionale armamenti, si occupa di tutti i contratti delle forze armate.
Un potenziale conflitto di interessi visto che, da ministra, punta a «investire nel personale e nella tecnologia per assicurare al paese forze armate più moderne e più capaci di fronteggiare le nuove minacce».
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
ANDREA GIARRIZZO CORRE AD ENNA.. DICE DI AVER INVENTATO L’APP PIU’ SCARICATA DEL 2012 (POI RIMOSSA PERCHE’ ILLEGALE) E DI ESSERE “ITALIANO DELL’ANNO AGI DEL 2017” (TITOLO INESISTENTE)
Definirlo impresentabile è scorretto. Piuttosto un furbetto del curriculum.
Andrea Giarrizzo, 25 anni, è il candidato grillino a Enna per l’uninominale (Camera). Professione: imprenditore sociale e divulgatore di imprenditorialità giovanile, come si legge sul curriculum che ha presentato alle parlamentarie M5S.
Sul web molti articoli lo presentano come «startupper di successo». Ma da qualche settimana è finito nel mirino di alcuni esperti hi tech che mettono in dubbio i suoi titoli. Lo accusano di scarsa trasparenza, termine caro ai Cinque Stelle.
IL CASO DELL’APP ILLEGALE
La prima esperienza lavorativa elencata da Giarrizzo è l’ideazione di YouTube Downloader, un’app con cui nel 2012 avrebbe vinto un concorso di Samsung. Ma quel programma era illegale: permetteva di scaricare da YouTube contenuti protetti da copyright. Venne rimosso dopo due giorni e il «premio di 100 mila dollari non mi venne consegnato». Ciononostante il candidato grillino continua a parlarne come un successo («È stata l’app più scaricata di quell’anno», sostiene, con toni trionfalistici). IL SITO FANTASMA
Poi, nel cv, parla di Startup Super School. «Un programma di accelerazione imprenditoriale rivolto ai giovani», come lo definisce lui, dedicato agli studenti di superiori e università . «Non solo italiane, ma anche estere: siamo stati in Messico e Croazia», dice.
Gli esperti del settore, però, fanno notare che la pagina ha un traffico quasi inesistente. «È praticamente un sito fantasma, con un inglese sgangherato. Non dichiara la partita Iva, come previsto dagli obblighi legge: così è impossibile controllare il fatturato. E la pagina Facebook ha solo 1500 like.
Un po’ poco per una realtà definita come internazionale», dice Simone Ridolfi, ad di Moovenda, piattaforma di cibo a domicilio. È stato lui a «denunciare» Giarrizzo pubblicamente con un post su Facebook, ritenendo che un «personaggio così danneggia gli startupper veri». «Dopo quel messaggio ha rimosso il curriculum», racconta ancora Ridolfi, che aggiunge: «È tutta aria fritta, è la classica persona che fa un passo e lo trasforma in maratona».
L’INCONGRUENZA NEL CV
Tra il curriculum di Giarrizzo presentato alle Parlamentarie M5S (gennaio 2018) e quello presente su Linkedin c’è poi un’incongruenza: nel primo risulta iscritto, dal 2012, alla triennale di informatica all’università di Catania. Nel secondo, invece, si è laureato nel 2017. Possibile che si sia dimenticato di segnalarlo nel cv consegnato ai grillini?
Ma non finisce qui. Sotto la voce «Riconoscimenti» si legge il titolo «Italiano dell’anno per l’Agi». Ma, come ha confermato la stessa agenzia giornalistica, quel titolo non esiste. Giarrizzo era solo citato, insieme ad altri 19, in un articolo in cui alcuni millenials facevano una riflessione sul futuro. Il secondo «riconoscimento» esposto sul curriculum, invece, fa sorridere: «Uomo dell’anno», con tanto di «targa d’oro» pubblicata su Facebook. Il premio arriva dal comune di Piazza Armerian, 21 mila abitanti in provincia di Enna, a pochi chilometri da casa di Giarrizzo. La stessa città dove ha frequentato l’istituto tecnico.
NEL MIRINO DEGLI STARTUPPER
Di sicuro al ragazzo intraprendenza e carisma non mancano, come si vede in un video in cui parla ad alcuni giovani imprenditori al Parlamento europeo. E non sbaglia i congiuntivi. «Ha talento nelle pubbliche relazioni, ma non è uno startupper di successo», conclude Ridolfi. Forse i vertici M5S si sono lasciati ammaliare da un giovane, senza dubbio brillante, senza approfondire il suo curriculum gonfiato. L’unico momento in cui non ha millantato competenze è stato durante la presentazione dei candidati grillini, sul palco insieme a Di Maio: «La mia più grande competenza è semplicemente la gioventù».
(da agenzie)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
LA MACCHINA DELLA PROPAGANDA RUSSA HA CONCENTRATO GLI SFORZI NEGLI ULTIMI MESI PER CONDIZIONARE IL VOTO IN ITALIA
Dopo il Russiagate, le accertate interferenze russe nelle elezione presidenziali Usa del 2016, potremmo presto iniziare a parlare di ‘Italiagate’.
È quanto emerge da uno studio del quotidiano spagnolo El Pais secondo il quale “la macchina della propaganda russa ha concentrato i suoi sforzi negli ultimi mesi in una campagna di disinformazione sulla situazione dei migranti in Italia con l’obiettivo di favorire i partiti dell’estrema destra alle elezioni di domenica”.
I partiti citati sono “la Lega, il partito xenofobo di Matteo Salvini, parte della potente coalizione di centro-destra guidata da Silvio Berlusconi” e anche “Casa Pound, formazione esplicitamente fascista”.
Il quotidiano ha scoperto che analizzando il flusso delle notizie sui social media di 1.055.774 messagi da 98.191 utenti è emersa una rete di attivisti anti immigrati che hanno usato link a notizie pubblicate dal sito russo Sputnik (di proprietà del governo russo, che tra le tante versioni ne ha una italiana) per diffondere la falsa immagine di un’Italia invasa da profughi responsabili della disoccupazione e dell’inflazione in una crisi aggravata dall’inazione dell’Ue.
Tra gli esempi citati da El Pais alcuni titoli di Sputnik tra cui: “Nel 2065 la quota di immigranti in Italia potrebbe superare del 40% la popolazione” o “Il caso dei migranti è’ l’inzio di una guerra sociale”.
El Pais aggiunge che la società ‘Data Analytics’, specializzata nello studio dei flussi e dell’uso dell’intelligenza artificiale per l’analisi dell’opinione pubblica sui social media, ha fornito un totale di 3.164 fonti come notizie, blog e video, pubblicati tra il primo febbraio ed il 31 luglio 2017, da cui emerge il ruolo sempre di Sputnik nel radicalizzare il dibattito sui migranti.
Sputnik, su questo tema, sottolinea El Pais, sarebbe il secondo più influente media in Italia dopo l’Huffington Post Italia.
Oltre a Sputnik esiste una galassia di piccoli siti web concentrati sul messaggio anti-migranti come “Tutti i crimini degli immigrati”, “Il populista”, “Italia Patriamia”.
Un segnale dell’attivita della cosiddetta “fabbrica dei troll” — usata dai russi nel 2016 negli Usa — sarebbe il numero di finti profili e account (in gergo ‘bot’) usati per alimentare le polemiche.
Sul tema dei migranti analizzando i messaggi su Twitter l’85,2% proviene da messaggi su Twitter.
Di questi 42.481 utenti (il 53% del totale) pro immigrati che hanno prodotto ‘solo’ 219.187 tweet (27% del totale), ce ne sono quasi la metà , 25.325 anti immigrati (il 32% del totale) che pero’ hanno prodotto 562.168 cinguettii, pari al 68% del totale.
(da “NextQuotidiano“)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“SE NON RIUSCIAMO A SISTEMARE TUTTE LE STANZA ASSEGNATE VENIAMO PUNITE: CI PAGANO MENO ORE ANCHE SE ABBIAMO LAVORATO L’INTERO TURNO”
“Ci sono volte in cui la vescica mi fa davvero male perchè trattengo la pipì per tutto il giorno”, “Siamo in molte, ormai, ad avere paura quando andiamo a lavoro”, “Come posso sapere se pagherò l’affitto se non ho la certezza di quanto avrò in busta paga?”.
Siamo al Grand Hotel et de Milan di via Manzoni, storico albergo milanese a due passi dalla Scala e dal quadrilatero della moda, forse tra i più noti 5 stelle lusso della città .
Qui i clienti pagano dai 500 ai 1.500 euro a notte per soggiornare nelle camere che hanno ospitato anche il compositore Giuseppe Verdi .
“Le 15 cameriere ai piani, invece, vivono una realtà di mobbing e stipendi ridotti senza alcuna giustificazione”, racconta Marco Palvarini, delegato sindacale Sial Cobas.
“Da poco più di anno una governante ci controlla e segna su un foglio quante camere puliamo nelle 8 ore di lavoro. Se non riusciamo a sistemare tutte le camere che ci sono assegnate, la governante lo segnala alla società che ci punisce pagandoci meno ore anche se abbiamo lavorato l’intero turno o pagando permessi non richiesti al posto delle ore lavorate”, racconta Nancy Carolina Arce, 52 anni di cui 13 passati a pulire le stanze dell’hotel di Milano.
Nega la versione delle cameriere, però, Roberto De Zorzi, fondatore e ceo di Iniziative Venete, società che da dicembre 2016 ha in mano la gestione della pulizia delle camere del Grand Hotel. “Le cameriere sono assunte e pagate a ore, non in base al numero di camere pulite, assolutamente non a cottimo”.
“Una lavoratrice può fare circa 8 camere in 8 ore di lavoro. È ovvio che se vengono assegnate più camere saranno necessarie ore di lavoro extra oppure la lavoratrice non ce la farà a finire il numero di camere assegnate”, spiega, però, Monica Palleschi dell’amministrazione del Grand Hotel du Milan, raccontando di aver segnalato la circostanza a Iniziative Venete.
Infatti, “per non avere lo stipendio ridotto, in molte si fermano dopo l’orario di lavoro a terminare le camere visto che al momento sono assegnate 10-12 camere al giorno”, continua la 54enne Maria Addamiano, che da 25 anni è in servizio all’albergo milanese.
“Il risultato di questa gestione è che, da un anno a questa parte, nessuna cameriera ha mai trovato in busta paga quanto previsto nel contratto di assunzione”, spiega Silvia Tagliabue di Cobas, evidenziando come manchi talvolta addirittura un terzo dello stipendio.
“Non so più quanto guadagno — continua la lavoratrice Nancy Carolina Arce — ogni mese ho una busta paga diversa. Ne ho parlato con la direzione dell’albergo ma mi hanno risposto che loro non sono più i miei datori di lavoro”.
In effetti, i problemi per le lavoratrici sono iniziati con l’esternalizzazione del 2011, ovvero quando le cameriere ai piani sono passate da essere dipendenti dell’hotel a dipendenti di cooperativa.
Un passaggio che, in pratica pratica, ha coinciso con il cambiamento di sei datori di lavoro in sette anni, liquidazioni non pagate e mensilità mai pervenute.
“Le situazioni pregresse sono state molto gravi per queste lavoratrici — conferma l’amministrazione dell’hotel — tanto che come Grand Hotel stiamo cercando noi stessi di sanare le retribuzioni non corrisposte dai loro datori di lavoro. Il personale è per noi al primo posto, se ci fossero nuovi problemi verificati interverremo senza alcun dubbio”.
“Ci hanno tolto la dignità del nostro lavoro, abbiamo tutte paura di non finire in tempo quindi nessuna di noi fa pause e spesso, quando torno a casa, mi metto a piangere dallo stress accumulato — continua Teresa Addamiano — Vorremmo la certezza della paga, vorremmo essere rispettate come lavoratrici”.
Accanto a Teresa, anche Nancy racconta di un ambiente di lavoro “pesante”, dove “se non hai finito le camere che ti sono assegnate a fine giornata ti viene rinfacciato di esserti presa qualche minuto per bere un caffè o semplicemente esserti seduta a riposare le gambe”.
Stando ai sindacati, sei lavoratrici hanno patologie muscolo scheletriche e quasi tutte denunciano stati d’ansia ed esasperazione con ricadute sulla qualitaÌ€ del sonno e sull’organizzazione della propria vita.
Da qui la richiesta, rifiutata da Iniziative Venete, di introdurre delle pause (nella proposta di 15 minuti ogni tre ore) in aggiunta alla pausa pranzo di 30 minuti non retribuita. “C’è la mia disponibilità a concedere pause prestabilite ma è chiaro però che non saranno retribuite”, dice al fattoquotidiano.it De Zorzi.
“Lavoriamo in un hotel a 5 stelle — continua Maria Addamiano — e so che per pulire un bagno devo mettermi in ginocchio, anche perchè poi ci sarà il controllo della mia superiore che passerà un fazzolettino negli angoli per vedere se c’è polvere. Il problema non è lavorare, anche se ho le ginocchia viola, il problema è quando ti toccano lo stipendio, e quando senti di non essere rispettata”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
LI AVETE VOLUTI, ORA VE LI GODETE: QUANDO AGLI ISTIGATORI ALLL’ODIO SI APRONO LE PORTE DELLA TV INVECE CHE QUELLO DI SAN VITTORE SI ARRIVA A QUESTO… E SIAMO SOLO ALL’INIZIO
A Pavia indignazione e allarme montano sui social dopo la condivisione di immagini che mostrano un adesivo con la dicitura “Qui ci abita un antifascista” attorno al logo barrato della rete antifascista.
I denuncianti affermano di aver trovato il “marchio” incollato alla porta di casa o al cancello della propria abitazione.
Immediata la reazione del sindaco di Pavia, Massimo De Paoli: “Vi serviranno troppi adesivi per appenderli a tutti i campanelli di Pavia”, ha scritto su Facebook, rivolgendosi agli autori del gesto.
Quindi ha postato ‘Linea Gotica’ il secondo album del Consorzio Suonatori Indipendenti.
Immediata solidarietà è arrivata da Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri (Roma), coordinatore de L’Italia in Comune, il partito dei sindaci nato lo scorso 3 dicembre che raccoglie oltre 400 tra sindaci e amministratori locali di tutta Italia.
Pascucci ha sfidato gli autori del gesto e ha attaccato un adesivo alla porta del Comune con la scritta “Qui c’è un sindaco antifascista”.
Sospetti sulle sigle di estrema destra presenti a Pavia, Forza Nuova e CasaPound comprese.
Sull’identikit degli autori c’è chi non ha dubbi. “Sciogliere subito CasaPound e Forza Nuova”, scrive il ‘marchiato’ Alessandro Caiani, dopo aver diffuso la foto che lo riguarda. Casapound – chiamata in causa da Caiani – si chiama fuori e, in un comunicato firmato dal presidente Gianluca Iannone, dichiara di essere “assolutamente estranea a quanto avvenuto a Pavia”.
Molte persone hanno reagito all’intimidazione appendendo alle proprie caselle postali un cartello con la scritta: “Signori fascisti, non venite da me, so già d me di essere orgogliosamente antifascista”.
Come scrive Anna Ghezzi sulla Provincia Pavese, “il raid è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, alla vigilia dell’appuntamento elettorale. Tra le persone che si sono svegliate con la porta marchiata ce ne sono alcune implicate nei processi per gli i fatti del 5 novembre (gli scontri con la polizia, in concomitanza di una manifestazione convocata da Forza Nuova, CasaPound ed altri gruppi di estrema destra, ndr)”.
Tra i “marchiati” anche l’assessore alla cultura Giacomo Galazzo, storici attivisti dell’Anpi ma anche persone del tutto estranee alla militanza ma che si sono esposte sui social contrastando la propaganda neofascista.
Ed è partito un tam-tam virtuale per accertare quanti abbiano ricevuto una simile attenzione. L’autore o gli autori dell’azione hanno agito in un contesto di scontro politico e secondo modalità che inducono all’immediato paragone con il trattamento subito dagli ebrei nell’Italia delle leggi razziali più che alla Colonna infame manzoniana.
L’intimidazione appare ispirata a logiche naziste, come denunciato da Gabriele Duci sul suo profilo Facebook. Questa mattina mi son svegliato e ho trovato questa gradita sorpresa accanto al citofono. Negli anni ’30 fascisti e nazisti marchiavano i negozi degli ebrei. Negli anni 2000 i neofascisti marchiano le case dei cittadini che si sono espressi pubblicamente contro il fascismo. Evidentemente le cattive abitudini non passano. Anche perchè, sono gli stessi di allora, solo se la prendono con soggetti diversi. Questo adesivo me lo sono meritato perchè mi sono espresso pubblicamente, anche su questo gruppo, contro il fascismo. Io non sono un violento, non appartengo a nessuna associazione o partito (e pensate un po’, non sono neanche comunista), sono solo un libero cittadino che rifiuta ogni forma di fascismo, come ogni persona a cui sta a cuore la propria libertà e quella degli altri. Libertà che questi schifosi cercano di limitare con l’intimidazione mafiosa del “so dove abiti”. Quell’adesivo sono orgoglioso di tenerlo accanto al citofono, così come le tantissime altre persone che come me l’hanno ricevuto. Sono sicuro che molti altri ora lo vorranno, provvederemo a stamparne più possibile!»
(da agenzie)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
INSAF DIMASSI E’ IN ITALIA DA QUANDO AVEVA 9 MESI E SI ERA ESPRESSA PER LO IUS SOLI… HA DENUNCIATO ALLA POLIZIA IL DELINQUENTE RAZZISTA… A COSA PORTANO I SEMINATORI DI ODIO QUANDO NON SI METTONO IN GALERA
Si nasconde dietro il nome «Tiberio Patriota» e schermato dal profilo fake ha insultato e minacciato Insaf Dimassi, 20enne modenese di origini tunisine, studente di Scienze politiche all’Alma Mater e volto di Italiani senza cittadinanza.
È successo sotto un post pubblico sul suo profilo Facebook: il suo post attira l’attenzione e la rabbia di un utente che non è tra i suoi amici di Facebook, di cui ancora non si conosce il nome ma al quale la polizia postale, a cui la 20enne ha presentato denuncia, potrebbe risalire.
«Rassegnati brutta schifosa bertuccia africana maomettana, intanto lo ius soli non l’avrete mai ! Ma se un giorno dovesse accadere…non riuscirete mai a trovare un rifugio dove potervi nascondere da noi patrioti italiani!».
Con queste parole l’utente ha insultato pubblicamente Insaf.
Il post proseguiva poi con altre ingiurie legate al colore della pelle e come se non bastasse si chiudeva con un «Onore a Traini», l’attentatore di Macerata.
Insaf, su suggerimento anche di persone vicine, ha deciso di denunciare tutto alla polizia e lo ha fatto due giorni fa.
«Ci ho riflettuto molto – ha scritto sempre sul social – ho deciso di denunciare il soggetto che mi ha rivolto queste parole di odio e disprezzo. Sinceramente leggere quello che mi ha scritto non mi ha fatto nè caldo nè freddo, non saranno certo le parole di un fascistello da strapazzo ad intimorirmi, ma questi soggetti non possono rimanere impuniti, e per quel che mi riguarda non ci sarà mai spazio per l’odio».
Il sedicente Tiberio Patriota le aveva inviato lo stesso messaggio anche in privato rincarando la dose di insulti, salvo poi cancellare il commento pubblico, che però è gia nelle mani della Postale.
«Posso supporre – ha messo a verbale Insaf – che le attenzioni rivolte alla mia persona siano dovute al mio impegno sociale, politico e alle apparizioni sui media nazionali».
La ventenne, nata in Tunisia e arrivata in Italia quando aveva 9 mesi, è figlia di cittadini italiani che hanno però ottenuto la cittadinanza pochi mesi dopo che la figlia era diventata maggiorenne, senza quindi potergliela trasmettere.
Insaf, che è e si sente italiana a tutti gli effetti, studia all’università e lavora come cameriera nel week end pagando le tasse come ogni altro studente e lavoratore, ma domenica non potrà votare.
Anche per questo nel corso degli ultimi mesi è stata in prima linea nella battaglia per lo Ius soli, partecipando a trasmissioni e dibattiti tv. «Era capitato – racconta la giovane – che sotto qualche video della Rai in cui apparivo ci fossero commenti dispregiativi legati allo Ius soli. Non mi era mai arrivato alcun messaggio di odio diretto a me. Per questo ho deciso di denunciare».
(da agenzie)
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Marzo 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“PENSAVANO CHIEDESSI L’ELEMOSINA, SONO SDEGNATO DOPO CHE HO VISSUTO PER TANTI ANNI IN QUESTA CITTA'”… A COSA PORTANO I SEMINATORI DI ODIO QUANDO NON SI METTONO IN GALERA
Viene cacciato via da un bar del centro storico di Palermo, a poca distanza dal Teatro Massimo, perchè di colore.
A denunciare l’episodio su Facebook è lo stesso protagonista della vicenda, Yacoub Said, che si sente “sdegnato”. “Sono stato cacciato fuori da un bar a Palermo perchè sono nero e un nero non si può permettere di sedersi perchè secondo il signore tutti i neri sono dei mendicanti che chiedono l’elemosina – scrive Yacoub su Facebook – Mi sento sdegnato dopo che ho vissuto in questa città per tanti anni e quello che ho fatto per questa città , grazie”.
“Non mi è mai piaciuto scrivere le mie cose su Facebook – inizia il suo post – ma vorrei approfittare di questo momento per denunciare un atto di discriminazione razziale o il razzismo nei miei confronti e nei confronti di chi subisce e non parla mai è ora di dire basta”. Yacoub posta anche la foto con lo scontrino che contiene il nome del bar in centro.
Numerosi gli attestati di solidarietà al giovane.
Arianna Campisi scrive: “Hai fatto bene a pubblicare il nome del bar e ciò che è successo perchè è veramente inammissibile! Tu non far caso all’ignoranza e sii sempre fiero di te e del tuo colore di pelle, testa alta sempre”.
Roberta Erre scrive: “Non ti conosco ma mi sento mortificata di essere concittadina di queste persone. Stupidità e ignoranza, cafoneria e inciviltà . Condivido il tuo Post per denunciare quest episodio raccapricciante”.
E rivolta al bar: “Spero perdiate la vostra clientela”. Qualcuno scrive anche che alcuni camerieri del bar, interpellati sull’episodio, avrebbero detto di aver pensato che “si trattasse di un mendicante”.
Francesco Carollo scrive: “Non te la prendere. Il razzismo esiste solo fra gli ignoranti e I deboli, è un atto di rivalsa nella vita di chi non si sente considerato. I cretini sono ovunque. Sii sempre te stesso”.
E Yacoub risponde: “Grazie a tutti per il vostro supporto davvero thank you everybody, merci a tout le monde”. E aggiunge: “Non possiamo lasciare gli ignoranti rovinare questa bellissima città “.
Secondo il gestore del bar, Giacomo Tarantino, sentito dall’AdnKronos, “il cameriere ha fatto allontanare il ragazzo nero perchè pensava che fosse un mendicante, o un vucumprà che voleva vendere della merce ai clienti. Solo dopo abbiamo capito che era un cliente. Siamo davvero dispiaciuti per questa vicenda”.
Per il gestore “forse il ragazzo che serve ai tavoli si è espresso male – dice ancora Tarantino – lo ha scambiato sicuramente per un venditore di cianfrusaglie. Ma niente di che. Non ha mica alzato la voce. Lo ha semplicemente invitato ad allontanarsi, ma non perchè è nero. Sia chiaro. Non c’è niente di tutto questo”.
E ribadisce: “Siamo davvero molto dispiaciuti, invito chiunque a venire al bar per vedere come siamo, sempre gentili con tutti. Non siamo razzisti, lo ribadisco. Solo che a volte capitano cose sgradevoli, sono vicende che si possono evitare, ma purtroppo ormai è successo”.
Dopo avere capito che Yacoub Said non era un mendicante, ma un giovane cliente che vive regolarmente a Palermo da molti anni, lo stesso cameriere ha invitato il giovane di colore a tornare e a sedersi. “Volevamo anche offrigli il caffè – spiega ancora Tarantino – ma il ragazzo si è offeso e se n’è andato. Ripeto: Siamo tutti molto dispiaciuti per l’accaduto”.
(da agenzie)
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