Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
“A SALVINI NON IMPORTA NULLA DEL GOVERNO, UN MANDATO DA MATTARELLA GLI SERVIREBBE SOLO PER LA VISIBILITA’ DI CERTIFICARE LA SUA LEADERSHIP NEL CENTRODESTRA”… BERLUSCONI: “PER ORA NON CI SONO LE CONDIZIONI PER ROMPERE”
Andate a parlare con Gianni Letta, contrario sin dall’inizio all’accettazione della legge elettorale perchè avrebbe messo in atto una dinamica mortale: la “salvinizzazione” di Forza Italia.
Novella Cassandra, allora allontanata dai tavoli negoziali per la prima volta, in questo dopo-voto ha espresso il suo disappunto a più di un interlocutore.
E non è caso che un suo influente amico, Luigi Bisignani questo malcontento lo ha affidato a un’intervista a Lettera43: “Berlusconi si è lasciato convincere da consiglieri inesperti a rimanere schiacciato sulla Lega. Eppure era stato avvertito autorevolmente”.
Ecco, Berlusconi è schiacciato perchè non ha ascoltato l’autorevole consiglio del principe della sua diplomazia affidandosi a meno nobili pareri di chi, per inesperienza o calcolo, si è buttato nelle braccia di Salvini.
E il ribaltamento epocale dei rapporti di forza, in questo contesto, ne annulla margini di manovra. A questo punto, non c’è alternativa al rispetto dei patti sottoscritti in campagna elettorale: chi arriva prima, esprime il candidato.
È questo che si sono detti Berlusconi e Salvini nel breve colloquio di Arcore. Colloquio ad alto impatto simbolico, nel day after del voto, che comunica un senso di unità e compattezza del centrodestra in vista di una fase di incertezza di qui alle consultazioni.
La via per Berlusconi è obbligata e, almeno per ora, le condizioni per “rompere” e tentare un altro schema non ci sono adesso che nelle urne sono stati travolti gli interpreti dell’establishment e, con essi, le larghe intese.
Anche se la sconfitta brucia ad Arcore, perchè per la prima volta davvero le urne hanno certificato il tempo che passa.
È davvero storica e l’anziano leader per primo ha capito che consegna alla storia il centrodestra per come lo ha concepito e interpretato. Il realismo però impone di stare al gioco, nella consapevolezza che è nelle mani del vincitore perchè “non possiamo permetterci di spaccare il centrodestra”.
Ecco la trappola. Se Salvini, come sembra, pretenderà di essere indicato come premier Berlusconi gli ha assicurato che non dirà di no al Quirinale, quando sarà , pur nella consapevolezza che trappola alimenta trappola.
Perchè il suo incarico non è in grado di “allargare” la maggioranza e dunque di far nascere un governo.
C’è poco da fare: con questi numeri non è questione di qualche responsabile, occorrerebbe un’interlocuzione, se non un accordo, con un’altra forza politica. Occorrerebbe, ad esempio, che Salvini indicasse un nome terzo magari per tentare di esplorare la via di un dialogo col Pd, tipo “governo delle astensioni”, provarci almeno per allargare.
Invece il leader della Lega dà l’impressione di voler stringere, con l’obiettivo di continuare la sua battaglia per l’egemonia del centrodestra.
L’impressione dei big azzurri, per nulla sbagliata, è che in verità la partita di Salvini sia questa: “Non gli importa nulla del governo. Si vuole giocare la carta di un mandato, massimizzando la sua visibilità e il suo ruolo di leader, ma vuole stare all’opposizione di un accrocco fatto da Di Maio e altri, per poi sfidarlo al prossimo giro da leader incontrastato del centrodestra. Centrodestra che nel frattempo si è sbranato”.
E torniamo alla “salvinizzazione”, spettro che agita i sonni di Gianni Letta.
Che, a più di un interlocutore, in queste ore ha ripetuto il suo “mai” a un governo col leader della Lega.
Voce sempre più isolata perchè i primi a voler cadere consapevolmente tra le sue braccia sono i più vicini al Cavaliere: l’avvocato Niccolò Ghedini, ad esempio, ma più in generale il partito del Nord, consapevole che non può stare fuori dal ricambio politico-generazionale che si è aperto nel centrodestra.
È un processo nuovo e rilevante se addirittura l’ex capogruppo Renato Brunetta ha proposto delegazioni comuni al Quirinale per gestire le consultazioni, finora terreno esclusivo della diplomazia lettiana.
Sulle spoglie di Forza Italia è già in atto una dinamica di contesa.
Il nome di Antonio Tajani è scomparso nella lunga notte elettorale, assieme all’illusione di una guida “moderata” nella coalizione.
Ed è ovvio che Salvini, proprio oggi si è affrettato a precisare che mai e poi mai sosterrà un governo Di Maio, perchè il suo orizzonte politico è la guida del centrodestra. E un accordo con i Cinque Stelle comprometterebbe l’esito dell’Opa lanciata.
La salvinizzazione del centrodestra che fu berlusconiano è prospettiva più allettante rispetto ad essere lo junior partner di Luigi Di Maio.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
PD 27,34%, CENTRODESTRA 22,3%, M5S 17,9%… MAIE PRIMO IN SUDAMERICA, UN SEGGIO PROBABILE A + EUROPA
C’è un posto dove il Pd ha vinto: è fuori dall’Italia.
Nel voto all’estero infatti il partito di Matteo Renzi è in testa. Secondo i dati del Viminale, il Partito democratico – a più della metà delle schede scrutinate – è in testa con 204.240 voti (27,34%) seguito dalla coalizione di centrodestra con 167.201 voti (22,38%) e dal Movimento 5 Stelle con 133.645 (17,89%).
Per quanto riguarda le quattro ripartizioni, il Pd è in testa in Europa e in Africa-Asia-Oceania-Antartide ma viene superato dal centrodestra in America Settentrionale e soprattutto in Sudamerica dove – sempre secondo i dati del Viminale – i dem arrivano terzi dopo Usei (Unione sudamericana emigrati italiani) e Maie in testa.
d è proprio il Maie che in queste ore ha espresso soddisfazione per i numeri che stanno arrivando: “Siamo il primo partito in Sudamerica”, ha detto Ricardo Merlo. Fiduciosi anche dal partito +Europa di Emma Bonino dove si spera che sarà eletto un deputato.
(da agenzie)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
MA E’ SCONTRO NEL PARTITO: “VIA SUBITO”
“Lascio la guida del Pd, doveroso aprire una pagina nuova”. Il segretario dem Matteo Renzi parla al Nazareno, dopo la netta sconfitta delle politiche. Ma precisa subito che resterà in carica fino alla composizione delle Camere e alla nascita del nuovo governo.
Una pesante ipoteca sul futuro del partito.
Significa che sarà proprio l’attuale segretario a guidare le consultazioni al Colle. Renzi avverte: “Saremo all’opposizione, il Pd non sarà mai il partito-stampella di un governo di forze anti-sistema”.
E ancora: “Da Di Maio e Salvini ci dividono tre elementi chiavi: il loro anti-europeismo, la loro anti-politica e l’odio verbale che hanno avuto contro i militanti democratici”, quindi, “nessun inciucio, il vostro governo lo farete senza di noi. Provate se ne siete capaci, noi faremo il tifo per l’Italia”.
Rivendica i successi del governo di centrosinistra: “Siamo orgogliosi dei nostri risultati, ora riconsegnamo le chiavi convinti che di aver contribuito a creare un Paese migliore. Il nostro errore è stato non votare nel 2017”.
Pone anche paletti per la scelta del prossimo segretario dem: “Non deve essere espressione di caminetti ristretti” e chiede nuovamente le primarie. “Poi cosa farò io? Il senatore semplice”.
In pratica dimissioni sì, ma congelate. Fino al nuovo governo. O a nuove elezioni. Tanto che nel partito esplode il malcontento.
Espresso subito da un veterano, il capogruppo dem al Senato Luigi Zanda: “La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo. Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide di darle, si danno senza manovre. Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più segretari”.
Stessa posizione di un’altra big storica del partito, Anna Finocchiaro: “Le dimissioni si danno, non si annunciano”. E Cuperlo: “Da Renzi, coazione a ripetere gli errori. Chiedo l’immediata convocazione della direzione”. Dal fronte renziano, intervengono Ascani e Anzaldi.
La prima dice: “Zanda vuole inciuci e caminetti o vuole candidarsi a segretario”. Il secondo: “Da Zanda polemica senza senso”.
Poi scende in campo Andrea Orlando, ministro della giustizia ancora in carica. E le sue sono parole durissime: “Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressochè solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature. Invece siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all’individuazione di responsabilità esterne. Lo stesso gruppo dirigente che ci ha condotto alla sconfitta oggi si riserva il compito di affrontare, senza nessuna autocritica, questa travagliatissima fase per il Pd e per il Paese. Noi siamo, tanto quanto Renzi, contro i caminetti ma anche contro i bunker.” Alessandro Di Battista, dal Movimento 5 Stelle, fiuta subito l’aria di tempesta: “Un discorso così strampalato non l’ho mai ascoltato, Renzi è veramente in confusione e non se ne rende nemmeno conto, pur di non dimettersi realmente è disposto a frantumare quel che resta del Pd e cosa pensa il Pd?”
L’addio alla segreteria dem di Matteo Renzi (era stato eletto l’8 dicembre 2013 con il 67,5% dei voti) stamani sembrava questioni di minuti poi la sua prima uscita pubblica di commento al voto è slittata fino al tardo pomeriggio, dopo essere stato per ore chiuso nel suo ufficio insieme ai fedelissimi e aver deciso la strategia
(da “La Repubblica”)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
LA GRILLINA: “VOTO DIFFICILE, TORNO A FARE LA MAMMA”
Aumenta il vantaggio di Nicola Zingaretti sugli avversari nella corsa a governatore del Lazio. A metà circa dello spoglio Zingaretti è avanti con il 34% su Parisi che si ferma al 30%. La cinquestelle Roberta Lombardi si attesta intorno al 27%, Sergio Pirozzi intorno al 4,5%.
La proiezione è stata accolta con un boato al comitato di Zingaretti, in piazza di Pietra. Al Tempio di Adriano è arrivato anche il poplare attore Luca Zingaretti, fratello del presidente uscente della Regione. Una sala gremita attende con ansia i risultati finali delle elezioni.
Quando lo spoglio è arrivato a circa metà delle sezioni Stefano Parisi continua a sperare. “Direi proprio che ci sono le possibilità . Certo che ci credo. Siamo testa a testa e la partita è ancora aperta”, ha detto a cronisti e ospiti raggiunti nella sala allestita all’Hotel Savoy a Roma, accolto al suo arrivo da un applauso.
“Si va un po’ a rilento ma attendiamo i risultati”, ha aggiunto. “Se i dati sono questi non c’è una maggioranza in consiglio che consenta autonomia sia nel caso di vittoria di Zingaretti che in caso di vittoria del centrodestra. Ma sarei un po’ cauto in questo momento”.
Parisi è anche tornato sulla candidatura del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che ha corso da solo con una lista civica di area centrodestra. “La scissione di Pirozzi ha pesato molto. Non ha avuto senso di responsabilità e se avesse avuto a cuore gli interessi della Regione e non gli interessi di Zingaretti oggi non ci sarebbe partita”.
La candidata cinquestelle Roberta Lombardi, virtualmente sconfitta nella corsa alla Regione, intorno alle 20 ha annullato il suo punto stampa e ha affidato la sua analisi del voto a un post su Facebook.
“Prima di tutto vorrei ringraziare chi mi ha sostenuto in questo percorso: il mio staff, gli attivisti, i candidati, la mia famiglia e soprattutto i miei bambini che, da domani, riavranno la loro mamma”, ha scritto Roberta Lombardi.
“Sapevamo che sarebbe stato difficile, il voto regionale – ha scritto ancora Lombardi – è sempre una partita a sè e abbiamo raggiunto un risultato molto importante: abbiamo incrementato i consensi territoriali rispetto al 2013 e per questo possiamo ritenerci soddisfatti. Io ho dato il massimo, tutti abbiamo dato il massimo e lo ritengo un grande risultato. Il MoVimento 5 Stelle oggi – ha concluso – è il primo partito nel Lazio e in Italia, sono felicissima per il risultato raggiunto alle politiche: il nostro è un progetto comune. Siamo dei portavoce, dietro c’è un progetto grandissimo e continueremo a portarlo avanti sempre. Per quanto mi riguarda, c’è chi diceva che un vincitore è un sognatore che non ha mai mollato. E io per questo, oggi, sento di aver ottenuto la mia vittoria”.
Pirozzi: “Risultato straordinario”.
“I dati non sono ancora definitivi ma penso che quello che abbiamo ottenuto oggi sia un risultato straordinario, senza partiti dietro, con una scarpa e uno scarpone, credo che questo basti a dare il senso di un risultato straordinario”. Lo ha detto il sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio, Sergio Pirozzi, commentando i dati, ancora parziali, dello scrutinio per le elezioni regionali in corso”.
(da “la Repubblica”)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
SWG: PESCATO VOTI ANCHE TRA GLI ASTENSIONISTI
A risultati ormai quasi definitivi, con M5s e Lega tra i vincitori delle urne, nella fotografia dei flussi elettorali scattata da Swg si vede il Movimento 5 Stelle, guidato da Di Maio e pronto a salire al Quirinale, che “cannibalizza” il Pd.
E la Lega, guidato da Matteo Salvini. che prosciuga Forza Italia e recupera voti all’astensionismo.
Per valutare i flussi in uscita dal Partito democratico — guidato al momento da Matteo Renzi dato per dimissionario — la società prende a riferimento il 40% ottenuto alle europee del 2014.
I dem hanno perso in collegi che potevano essere considerati dei fortini come la Salerno di Vincenzo De Luca.
Oltre il 15% di chi quattro anni aveva dato il suo voto al Partito democratico ha scelto questa volta di non andare alle urne.
Mentre un terzo degli elettori dem ha cambiato idea, preferendo in gran parte il Movimento guidato da Luigi Di Maio (il 16,8%) ma anche +Europa (il 3,4% dei vecchi elettori Pd).
Basti pensare al “cappotto” realizzato dai pentastellati in Puglia.
Un 8% degli oltre 11 milioni di elettori che avevano scelto il Pd per farsi rappresentare a Bruxelles ha invece cambiato completamente schieramento, optando per il centrodestra, mentre solo il 4% ha optato per la nuova formazione di sinistra Liberi e Uguali.
Per LeU, comunque, i “pentiti” del Pd rappresentano comunque il 34,6% degli elettori.
Un 11,9% invece alle precedenti politiche del 2013 non aveva votato.
I campioni della conquista dei vecchi astenuti sono però i leghisti, che ottengono voti da chi non era andato a votare nel 2013 per il 29,5%.
Ma il Carroccio — con Matteo Salvini che fa sapere che non ci saranno alleanze strane — ha raggiunto il suo risultato anche grazie ai voti drenati a Silvio Berlusconi. Alla scorsa tornata infatti aveva votato Fi il 25,5% di chi stavolta ha scelto la Lega. Tra chi aveva preferito il partito azzurro nel 2013, peraltro, ben il 14,7% quest’anno ha lasciato perdere e non è proprio andato a votare.
Anche i grillini rispetto al 2013 hanno recuperato molti astenuti (il 19,5% di chi li ha votati il 4 marzo non avevano votato alle europee).
Tra gli elettori che invece hanno cambiato il proprio orientamento, il 9,8% proviene dal Pd.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
COMPLIMENTI AGLI ELETTORI MORIGERATI E “NON RAZZISTI” DI MACERATA CHE HANNO VOTATO LEGA
A Macerata, città di cui si è molto parlato nelle ultime settimane e dove il 3 febbraio l’ex candidato della Lega Luca Traini sparò dalla sua auto a diverse persone africane, ha votato il 77,09 per cento degli aventi diritto contro il 78,61 per cento di cinque anni fa.
La coalizione che all’uninominale ha preso il maggior numero di voti è quella di centrodestra: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia hanno ottenuto per ora il 37,9 per cento circa e la Lega è, all’interno della coalizione, il partito più votato (oltre il 21 per cento, con più di undici punti di distacco da Forza Italia).
Il Movimento 5 Stelle è arrivato al 31,8 per cento e la coalizione di centrosinistra guidata dal PD ha superato di poco il 23 per cento (il PD ha ottenuto circa il 20 per cento).
Seguono Liberi e Uguali (2,5 per cento circa), CasaPound (1,2 per cento circa), il Popolo della Famiglia (1 per cento circa) e Potere al Popolo (poco meno dell’1 per cento).
I risultati del plurinominale alla Camera (con 640 sezioni scrutinate su 769) nel collegio Marche 1 in cui era compresa anche Macerata sono questi: il centrodestra è al 35,5 per cento circa, il M5S al 35,4 per cento e il centrosinistra al 21,8 per cento. Al Senato il Movimento 5 Stelle è stato invece il partito più votato con il 35,1 per cento, seguito dalla coalizione di centrodestra quasi al 33 e dal centrosinistra al 24,5.
(da agenzie)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
72 PERSONE SONO STATE SALVATE DALLA NAVE AQUARIUS, GLI AMICI DI MINNITI HANNO PUNTATO ALLA COLLISIONE CON LA NAVE INVIATA DALLA NOSTRA GUARDIA COSTIERA
Sarebbero 21, tra cui quattro donne, una delle quali incinta, le vittime del nuovo naufragio nel Mar mediterraneo di cui hanno riferito i 72 migranti salvati da un mercantile di passaggio e ora a bordo della nave Aquarius di Sos Mediterranee.
E da ieri non si hanno più notizie di una barca che aveva lanciato l’Sos.
La nuova tragedia è avvenuta sabato notte. Questo il racconto di uno dei superstiti: “Eravamo in 51 a bordo di una barca in legno, ma quando nella notte è cominciata ad entrare acqua e la gente è andata in panico, l’imbarcazione ha cominciato ad affondare e le persone sono cadute in acqua. C’erano cinque donne a bordo, quattro sono annegate, una di loro era incinta, io ho perso mio fratello”, ha raccontato un giovane gambiano.
Trenta i sopravvissuti a questo naufragio soccorsi dal mercantile di passaggio che ha poi preso a bordo altre 40 persone a bordo di un gommone intercettato poco dopo. Tutti sono stati poi trasbordati sulla Aquarius che, poche ore prima, era stata costretta dalla Guardia costiera libica a fare da spettatore nelle operazioni di salvataggio di un’altro gommone con una settantina di persone a bordo che sono state ricondotte in Libia.
Da bordo della Aquarius arriva poi la denuncia di un comportamento aggressivo tenuto ieri mattina da una motovedetta libica che sarebbe addirittura entrata velocemente in rotta di collisione con la nave umanitaria impegnata, su richiesta della sala operativa di Roma, nelle operazioni di ricerca di un gommone.
“I libici – accusano i volontari di Sos Mediterranee – hanno deviato la loro rotta solo all’ultimo minuto e ci hanno poi intimato via radio di allontanarci dalla zona. Solo dopo hanno dichiarato di assumere il coordinamento delle ricerche”.
“La carenza di un dispositivo di salvataggio – denunciano da bordo della Aquarius – ha avuto ancora una volta un grosso costo di vite umane. Almeno 21 persone sono morte e avrebbero potuto essere salvate se fossero state soccorse in tempo e siamo ancora senza notizie da ieri mattina di una barca in difficoltà . E il comportamento dei guardiacoste libici rende ancora più pericoloso il tratto di mare più rischioso al mondo”. La Aquarius con i suoi 72 superstiti a bordo sta ora facendo rotta verso la Siciia.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
UN VIDEO MOSTRA UOMO INCAPPUCCIATO, A TERRA TRACCE DI BENZINA
Un uomo incappucciato, poi la porta in fiamme della moschea di via Turazza, in zona Stanga, a Padova.
Intorno alle 2 una pattuglia dei carabinieri in perlustrazione ha notato il fuoco che avvolgeva l’ingresso del luogo di preghiera. L’incendio, di lieve entità , è stato spento velocemente e i danni alla struttura sono lievi. A terra c’erano tracce di un liquido accelerante, forse benzina.
La telecamera di sicurezza che si trova vicino al centro di Via Turazza mostra l’immagine di un uomo incappucciato.
Si accende una sigaretta e butta un fiammifero davanti alla porta del centro islamico, una sala di incontri culturali e di preghiera, dove già sabato qualcuno aveva notato una scatola di cartone, dalla quale si sentiva provenire odore di benzina, ma questo non ha fatto scattare l’allarme.
(da agenzie)
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Marzo 5th, 2018 Riccardo Fucile
UN COLPO AL CERCHIO E UNO ALLA BOTTE, UNA PRESIDENZA A CALDEROLI E UN GOVERNO CON IL PD SENZA RENZI… AL NORD VINCENTI RAZZISTI E CHI NON VUOLE PAGARE LE TASSE, AL SUD CHI CERCA RISCATTO MA ANCHE CHI ASPETTA IL REDDITO SENZA FARE NULLA, OVUNQUE CHI CREDE ANCORA ALLA BEFANA
I risultati elettorali ormai hanno delineato il quadro che si temeva, ovvero che nessuna coalizione o partito avrebbe raggiunto una autonoma maggioranza.
L’unica coalizione che veniva accreditata di tale possibilità era il centrodestra ma si è fermato al 37/37,5%, quindi mancano oltre 20 senatori e 55 deputati all’obiettivo, troppi per qualsiasi tentativo di lobby.
Era una occasione unica ed è stata fallita perchè il Paese si è spaccato tra un nord a trazione leghista e un sud dove a fare manbassa è stato il M5S.
Mattarella potrebbe dare anche un incarico a Salvini, ma andare in Parlamento a chiedere la fiducia e farsi impallinare non crediamo sia nelle corde del leghista.
Altro sviluppo potrebbe avere un incarico al vero vincitore di queste elezione, ovvero Di Maio e il M5S, erede delle politica democristiana dei due forni.
A suo favore giocano due fattori: il centrodestra non può permettersi “aperture” ai Cinquestelle in un ruolo subalterno e quindi è costretto a chiudere la porta, mentre il Pd, se si libera di Renzi, ha le carte per giocarsi un’alleanza che lo rimetterebbe in circolo, assicurandogli per qualche tempo l’ossigeno necessario per sopravvivere e rilanciarsi.
Non sarà una trattativa facile, ma è l’unica strada percorribile e anche corrispondente all’ambizione di Di Maio, premier a qualsiasi costo perchè la regola dei due mandati gli impone di giocarsi la carta “ora o mai più”.
Un’alleanza del genere non sarebbe indigesta neanche alla strategia di Salvini che potrebbe così stare all’opposizione senza dover dimostrare che le balle raccontate in campagna elettorale fossero irrealizzabili.
Una strategia di “mettersi alla finestra” in attesa di un voto anticipato dove cercare di ribaltare le carte.
C’è pero la controindicazione: se l’alleanza Di Maio-Pd regge 4-5 anni non è detto che gli equilibri nel centrodestra restino quelli attuali, in un contesto politico dove in un paio di anni si passa ormai dall’altare alla polvere.
La sensazione è che il centrodestra abbia perso il biglietto vincente della lotteria e sarà difficile che sia “baciato dalla fortuna” una seconda volta in tempi brevi.
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