Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
DI BUS HA SPESO 22,50 EURO IN UN ANNO, DI TAXI 2.484,24 EURO… EVVIVA UN PRESIDENTE DELLA CAMERA BUGIARDO
Roberto Fico, neo presidente della Camera, stamattina è arrivato a Montecitorio a bordo dell’autobus 85 dell’Atac partito dalla stazione Termini.
La notizia – per molti – è stata questa: vedere la terza carica dello Stato sul bus e non a bordo delle auto blu.
A guardar bene dentro il sito www.tirendiconto.it attraverso il quale il Movimento 5 Stelle mette nero su bianco tutte le spese dei suoi eletti si scopre però un’altra notizia: nel 2017 Roberto Fico di autobus ne aveva presi in tutto 15, per un totale di 22,50 euro rendicontati come spese di trasporto bus/metro.
Molto più alta era stata la cifra spesa dal nuovo presidente della Camera per i taxi: 2.486,24 euro in dodici mesi.
In media, quindi, Fico ha chiesto 207,2 euro ogni mese di rimborso per i taxi.
La trasparenza del Movimento 5 Stelle permette, attraverso il loro stesso sito, di conoscere per ognuno dei parlamentari la cifra restituita (con tanto di ricevuta del bonifico effettuato) ma anche la cifra spesa.
E così si scopre che Roberto Fico a Roma paga un affitto di 1.400 euro al mese e che per le utenze e le pulizie relative a quella casa spende circa 450 euro al mese .
Nei rendiconti sono presenti anche le spese per i collaboratori, la gestione dell’ufficio e le consulenze: saltano fuori spese di consulenza legale bimestrali (fanno eccezione maggio, luglio, agosto, settembre, novembre e dicembre) per importi che vanno dal 125 ai 3172 euro.
L’aggiornamento del portale della trasparenza grillina è fermo a dicembre 2017: chissà se adesso verrà ripristinato.
E chissà se magari il presidente Fico farà inserire l’abbonamento dell’Atac, o se quella di stamattina era solo una trovata di marketing politico.
(da “il Sole24ore”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI E DI MAIO TESSONO LA TELA DELL’INCIUCIO REAZIONARIO… INCASSATI I VOTI DEI GONZI, ADDIO AL REDDITO DI CITTADINANZA E FLAT TAX
Il “fattore B” irrompe sull’idillio. E rende complicata, nel negoziato sul governo, l’applicazione del metodo seguito da Salvini e Di Maio per l’elezione dei presidenti delle Camere. O meglio, ne complica l’esito.
Parliamoci chiaro: l’idillio è alla luce del sole. Non ci vuole un addetto ai lavori per capire che, se dipendesse dai due runner della Terza Repubblica, l’accordo si farebbe, anche in tempi rapidi. La volontà si sta già manifestando, passo dopo passo, giorno dopo giorno, dichiarazione dopo dichiarazione, in un lavoro di intesa su un possibile programma comune su cui il confronto tra gli sherpa è in fase avanzata. Ed è al centro di contatti ormai costanti.
Il leader della Lega, per la prima volta, si dice disponibile all’introduzione del reddito di cittadinanza e, attraverso i suoi più fidati titolari dei dossier economici, smussa, e non poco, gli angoli sulla misura simbolo della campagna elettorale: “Sulla flat tax — dice Armando Siri – non saremo ideologici”.
Aperture, nient’affatto banali, accompagnate dalla caduta di un’altra condizione irrinunciabile, fino a poco tempo fa, ovvero il suo incarico a formare il governo: “Pronto a fare il premier ma non dirò mai ‘o io o morte'”.
Segnali ricambiati da importanti attestazioni di “fiducia” verso Matteo Salvini da parte di Di Maio prima, Grillo poi.
E, anche in questo caso, da segnali sul programma, con uno speculare ammorbidimento su alcune misure simbolo della campagna penstastellata, a partire dal reddito di cittadinanza, scomparso da giorni dalle dichiarazioni ufficiali, al pari della lista dei ministri presentata, con una certa enfasi prima del voto. E con una sorta di “patto di non belligeranza sul Def”.
Però, parliamoci chiaro, in questo idillio c’è un gigantesco non detto, che si chiama Silvio Berlusconi.
Parlando con gli uomini vicini a Salvini e Di Maio, si capisce che è un non detto tale da far cambiare ancora una volta lo schema. Perchè per il leader della Lega basterebbe, diciamo così, “nasconderlo”, come nella trattativa con i presidenti. Basterebbe che il Cavaliere si affidasse a un volto potabile come coordinatore del partito, che rinunciasse alla sua ingombrante presenza pubblica e al riconoscimento di interlocutore nel lungo e complesso negoziato per il governo.
È chiaro il motivo: Salvini si presenterebbe al negoziato come leader del “centrodestra” nel suo insieme, dunque con una grande forza contrattuale del 37 per cento e non come possibile stampella (del 18 per cento) del leader pentastellato.
Per Di Maio invece Berlusconi dovrebbe mollare, consegnando le chiavi del centrodestra a Salvini, unico interlocutore riconosciuto.
Perchè già questo dialogo con la Lega non è facile per un pezzo dell’opinione pubblica che guarda ai Cinque Stelle. Berlusconi è indigeribile.
Anche se in un governo del genere si camuffasse, indicando personalità poco divisive (magari dei “tecnici” d’area) e rinunciando al ruolo di protagonista in nome di un sano realismo che subordina tutto alla tutela degli interessi aziendali.
Camuffamento in parte già in atto. Dalle parti di Arcore sono stati abbandonati i toni da campagna elettorale sui Cinque Stelle come di un pericolo che avrebbe affamato il paese, anzi addirittura di un pericolo per la democrazia
Resta il problema. Per i Cinque Stelle è impossibile votare la fiducia a un governo assieme allo “psiconano”, simbolo di ogni nefandezza.
Ve li immaginate i titoli sul “Grillusconi?”. Il punto non è se Berlusconi si nasconde o meno. Il punto è se c’è o non c’è. E non è un caso che i Cinque Stelle abbiano già iniziato a sottolineare le divisioni del centrodestra che, come mostra il voto alla Camera “non è affatto compatto”.
Ed è difficile, almeno per ora, che Di Maio possa rinunciare all’incarico, altra cosa che in queste ore trapela dalla war room pentastellata.
Ecco, e allora la questione sta nuovamente cambiando. Lo sa Di Maio, lo sa Salvini, lo sa la Meloni. Nelle prossime settimane all’ordine del giorno non c’è un governo centrodestra-Cinque Stelle, ma un governo Lega-Cinque stelle.
Concretamente, questo è l’unico perimetro possibile di un esecutivo “iper-politico”. Anche perchè, per inciso, Berlusconi può cambiare i toni, farsi concavo e convesso, usare la diplomazia e non la fanteria, ma non ha alcuna intenzione di nascondersi.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA MOLESTO: SARA’ UN NUOVO MODO PER DIVERSIFICARE IL SISTEMA DI IMPORTUNARE GLI ITALIANI
Il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata Paolo Castelluccio è stato arrestato con l’accusa di stalking nei confronti di una donna e ora si trova in carcere. Lo annuncia Sky Tg 24.
Domani — secondo quanto si è appreso — è prevista l’udienza di convalida dell’arresto eseguito ieri dalla Polizia.
Castelluccio, eletto nel 2013 con la lista del PDL, risulta iscritto al gruppo consiliare di Forza Italia ma durante la campagna elettorale per le recenti elezioni politiche ha annunciato di aderire a “Noi con l’Italia”.
Cinque anni fa, quando era in carica il precedente Consiglio regionale della Basilicata, eletto nel 2010, Paolo Castelluccio fu coinvolto nella “Rimborsopoli” lucana: il 24 aprile 2013 gli fu notificato un divieto di dimora con l’impossibilità di soggiornare nella città di Potenza.
A Castelluccio, 59 anni, imprenditore agricolo di Policoro (Matera), il divieto di dimora — riferito a rimborsi indebitamente percepiti tra il 2010 e il 2011 — fu revocato il 17 maggio del 2013, ma in seguito gli fu notificata dalla Digos la sospensione dall’attività consiliare per il periodo compreso tra il 24 aprile e il 17 maggio 2013.
Il dibattimento in primo grado sulla Rimborsopoli lucana è in corso presso il Tribunale di Potenza.
Nel 2016, per la stessa vicenda sui rimborsi, il consigliere regionale fu poi condannato dalla Corte dei Conti per un danno erariale di circa sei mila euro.
(da agenzie)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
PD ANCORA IN ALTO MARE, GIOCHI FATTI NEL M5S E NELLA LEGA, FORZA ITALIA PUNTA SUL ROSA
Per una volta uniti, almeno nella scelta dei capigruppo: è la missione del giorno per il Pd, che come tutti gli altri partiti rappresentati in Parlamento ha ormai ventiquattrore per scegliere a chi affidare i gruppi che si costituiranno oggi alla Camera e al Senato. Le nomine dei capigruppo dovranno essere fatte domani pomeriggio, l’appuntamento è alle 15,30 alla Camera e alle 16,30 al Senato.
In realtà , l’intesa sui nomi è ancora lontana. I nomi di bandiera, nel Pd, sono quelli di Lorenzo Guerini e Andrea Marcucci: il ticket renziano ha i numeri per eleggerli senza rischi, ma sul piano politico la partita è molto più complicata.
Se l’obiettivo è ricompattare le fila, asfaltare la minoranza non sarebbe un grande inizio. Tra gli altri nomi, i più pronunciati sono quelli di Monica Cirinnà , Anna Rossomando, Graziano Delrio e Matteo Richetti e Franco Mirabelli.
Ma la questione capigruppo si intreccia con le altre nomine imminenti, quelle dei possibili ruoli di vicepresidenza di Camera e Senato, e di questori e segretari: al Pd potrebbe andare una vicepresidenza sia alla Camera che al Senato, e i nomi in pole position sono quelli di Roberto Giachetti, Ettore Rosato o della cuperliana Barbara Pollastrini per Montecitorio, e dell’orlandiana Anna Rossomando, segretario uscente dell’ufficio di presidenza della Camera, per palazzo Madama dove le alternative potrebbero essere Roberta Pinotti, Gianni Pittella o la renziana Teresa Bellanova.
Per Forza Italia si punta a una soluzione rosa: Anna Maria Bernini al Senato e Maria Stella Gelmini alla Camera dovrebbero prendere il posto di Paolo Romani e Renato Brunetta, che per tranquillizzare i malpancisti che puntano al mio posto” ha già fatto sapere di non volere la riconferma. A Mara Carfagna andrebbe la vicepresidenza della Camera, mentre il questore uscente Gregorio Fontana dovrebbe essere riconfermato.
Giochi fatti, invece, per il M5S che fa un vanto della trasparenza: i due “portavoce” capigruppo sono Danilo Toninelli al Senato e Giulia Grillo alla Camera.
Fratelli d’Italia ha deciso di rinviare la nomina dopo la chiusura delle trattative per le vicepresidenze: per il momento dunque indicherà Fabio Rampelli e Ignazio La Russa, già incaricati delle trattative per la nomina dei presidenti di Camera e Senato.
Le nomine definitive, invece, arriveranno “comunque entro un mese”, spiega Guido Crosetto, in ballo per una vicepresidenza.
La Lega non ha ancora chiuso l’accordo, ma i nomi dati per probabilissimi sono quelli di Giancarlo Giorgetti alla Camera, dove prenderà il posto di Massimiliano Fedriga, e di Gian Marco Centinaio al Senato.
In alto mare invece la questione vicepresidenze: “E’ prematuro”, si limitano a commentare nel quartier generale del Carroccio.
(da “La Repubblica”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
“NON TUTTI NEL CENTRODESTRA HANNO RISPETTATO I PATTI” … MA PERCHE’ NON SI LAMENTA CON IL LORO COMPAGNO DI MERENDE PADAGNO? E’ LUI IL GARANTE DEL CENTRODESTRA
“Roberto ha ottenuto 422 voti, pari a oltre i due terzi dei componenti dell’Aula. Sono mancati tuttavia circa una sessantina di voti rispetto ai numeri che ci sarebbero stati se tutte le forze del centrodestra avessero rispettato i patti come hanno fatto la Lega e Fratelli d’Italia”.
Sono i capigruppo M5s, Danilo Toninelli e Giulia Grillo, a rilevarlo.
Evidentemente il voto non è segreto, visto che i due grillini hanno il potere di giudicare chi ha votato Fico (i compagni di merenda di Lega e Fdi) e chi no (i reprobi di Forza Italia)
“Questo a ulteriore dimostrazione – osservano, sempre dal Blog delle Stelle – del fatto che la coalizione del centrodestra non è per nulla compatta, contrariamente a quanto afferma oggi Berlusconi”.
“Mercoledì si voteranno i componenti dell’Ufficio di Presidenza al Senato e giovedì quelli della Camera. Saranno votazioni importanti perchè è negli Uffici di Presidenza che si possono eliminare i vitalizi ( li ha aboliti Monti da 5 anni, svegliaaaaaaaa n.d.r.) e gli sprechi, che come ha detto Roberto Fico saranno uno dei principali obbiettivi del suo mandato da Presidente della Camera. Il MoVimento 5 Stelle e soprattutto i suoi componenti nell’Ufficio di Presidenza gli daranno tutto il supporto necessario per garantire questo risultato e altrettanto faremo al Senato”, aggiungono.
Ottimo continuate a sparare bufale, fino a che c’è chi ci crede.
(da agenzie)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
LA SOLITA BUFALA LEGHISTA DI SPOSTARE UN MINISTERO AL SUD, ROBA VECCHIA DI OTTO ANNI, FINI’ IN FARSA COME SI ADDICE AI CARATTERISTI DA AVANSPETTACOLO
“Io ho letto le dichiarazioni di Salvini. Mi sembra che si concentri molto sull’attribuire finalmente più poteri al Comune di Roma Capitale. Questa parte sull’aumento dei poteri mi sembra condivisibile”.
Lo ha detto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, a margine di una conferenza stampa in Campidoglio.
Ma cosa ha detto Matteo Salvini sulla Capitale nell’intervista rilasciata oggi al Messaggero. Andiamo a leggere il testo.
«Nel centrodestra, il partito più votato a Roma e nel centro Italia è il nostro. E questo è indicativo di un messaggio che è stato capito. E’ fatto di autonomie e federalismo, con un ruolo forte per Roma. La centralità della Capitale italiana, in un Paese federale, è ancora più importante. Quello che non era maturo vent’anni fa, adesso lo è».
Cioè
«Io dico che in un sistema federale ma anche di tipo presidenzialistico, perchè le due cose per noi vanno insieme, il rafforzamento di Roma è essenziale. Se i territori contano di più -e penso al processo di autonomia avviato in Lombardia e in Veneto e che dovrà essere esteso a tutte le regioni che lo vorranno — anche lo status della Capitale deve cambiare».
Sta pensando a una legge per dare più poteri a Roma?
«Molti cittadini romani mi chiedono: portate via un po’ di ministeri, qui c’è troppo caos. Per esempio il ministero delle Infrastrutture potrebbe andare a Napoli o a Bari».
Ora, in primo luogo Salvini dice che il ruolo della Capitale deve essere rafforzato in un sistema federale e presidenziale.
È utile segnalare ai più distratti che attualmente non c’è un sistema federale e presidenziale e che per averlo bisogna fare le riforme costituzionali.
Ovvero, quelle riforme bocciate quando vennero proposte prima dalla Lega e poi dal PD.
In secondo luogo, quando arriva la domanda precisa del giornalista, Salvini dice che vuole spostare i ministeri.
Il che, converrete, magari farebbe avere meno traffico a Roma ma è l’esatto contrario del concetto di dare più poteri a Roma.
In più, a dimostrazione del fatto che nel programma di Salvini — come in quello dei 5 Stelle — c’è del buono e del nuovo ma quel che è buono non è nuovo e quel che è nuovo non è buono, questa idea è — diciamo — vecchiotta.
A parte la destinazione, infatti, è la proposta che la Lega fece nel 2011: spostare due ministeri a Milano e uno a Napoli.
Alla fine vennero inaugurate due sedi distaccate e morta lì.
E infatti il prefetto di Roma, Paola Basilone, ai cronisti che le chiedevano un commento sulla proposta di Salvini in un’intervista al Messaggero di trasferire i ministeri dalla Capitale al sud, oggi ha risposto: “Mi sembra una cosa già sentita molti anni fa. È segno dei tempi”.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
FERMATO PER UN’INFRAZIONE CONTESTATA IL GIORNO DOPO CON GRANDE SPIEGAMENTO DI FORZE
Tutta la storia è in questa fotografia. L’ha scattata, venerdì mattina, Michele Scola, avvocato civilista di Torino.
Appena uscito di casa, si è trovato ad attenderlo tre agenti della polizia municipale.
Le moto di servizio parcheggiate dall’altro lato della strada. «Favorisca i documenti, suoi e dello scooter».
Un controllo casuale? Certo che no. Quello che è successo, o almeno la sua versione, lo ha spiegato ieri lo stesso legale, attraverso un lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook, che in poche ore ha scatenato una valanga di reazioni.
In sintesi: «Giovedì ho portato mio figlio di cinque anni a scuola, come (quasi) tutte le mattine, in scooter – scrive Scola – C’era un vigile che con la sua moto bloccava l’ingresso alla strada della scuola. Parcheggio a un metro da lui, scendo e vengo redarguito perchè mi dice che il casco del bambino non è omologato. Gli spiego che è omologato, tolgo il casco a mio figlio, gli faccio vedere l’omologazione, ma continua a dirmi con tono molto duro e trattandomi piuttosto male che non lo è. Mio figlio è visibilmente spaventato dai toni (non i miei): lascio perdere, faccio finta di niente e me ne vado».
Tutto finito? No.
La mattina dopo l’avvocato esce di casa e si trova davanti i tre agenti. Uno è quello del giorno prima.
Questa volta i controlli proseguono per circa un’ora e l’uomo viene sanzionato perchè la revisione dello scooter è scaduta. «Hanno palesemente cercato di farmi perdere la lucidità . Chiedo se sia costume accettabile che due agenti si sottraggano al loro dovere per permettere ad un collega di organizzare quella che non ho paura a definire una vera e propria spedizione punitiva contro un cittadino che, ripeto, non ha fatto nulla. Se sia questo lo “spirito di corpo”».
Apriti cielo. Alle otto di sera il post sui vigili sfiora già le duemila condivisioni e i commenti, anche i più assurdi e non proprio cordiali, non si contano più.
Interviene anche l’ex consigliere Vittorio Bertola: «non è affatto la prima segnalazione di atteggiamenti simili da parte di alcuni vigili torinesi».
In serata è lo stesso assessore alla Sicurezza, Roberto Finardi, a replicare. «Partiamo dai fatti e dalle certezze: il bambino dell’avvocato stava viaggiando a bordo di uno scooter senza revisione, posizionato sul predellino anteriore e non sul sedile, come invece sarebbe stato opportuno per ragioni di sicurezza. Questo è quanto accertato e non è di poco conto anzi, direi, di assoluto rilievo perchè parliamo di bambini e di sicurezza stradale».
E il comportamento degli agenti? «Sarà oggetto di nostre verifiche e anche di un giudice. Ritengo sia un bene che una parte terza valuti e decida sui comportamenti tenuti da tutte le persone coinvolte. Aggiungo che nei commenti al post dell’avvocato si può leggere di tutto, cose forse anche oltre il limite del lecito, e pure su questo e, naturalmente, sugli autori dei post a commento il giudice sarà chiamato a valutare».
Così oggi, in Procura, dovrebbe arrivare sia la querela dell’avvocato, che ha affidato la pratica a un collega penalista, che quella del Comune, che ha già fatto preparare una relazione dettagliata sulla vicenda.
(da “La Stampa”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
RESPINTO IL RICORSO DELL’INPS CONTRO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE CHE AVEVA RICONOSCIUTO IL DIRITTO ALLE DONNE REGOLARMENTE SOGGIORNANTI
Il “premio nascita” di 800 euro una tantum va concesso a tutte le madri, anche a quelle straniere.
Lo ha confermato la Corte d’appello di Milano, che ha respinto l’appello dell’Inps contro l’ordinanza del Tribunale che riconosceva il diritto alla richiesta alle donne straniere regolarmente soggiornanti e non soltanto a quelle con permesso di soggiorno di lungo perioso o titolari di protezione internazionale.
Lo hanno reso noto l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, Avvocati per niente e Fondazione Piccini, che confidano nel fatto che l’istituto di previdenza “assuma una decisione definitiva sul punto, chiudendo il contenzioso e garantendo il rispetto pieno e senza riserve della decisione”.
L’Inps ha precisato sta già pagando da febbraio il bonus anche alle mamme straniere con qualsiasi permesso di soggiorno, ottemperando alle sentenze dei mesi scorsi che hanno dichiarato illegittima l’esclusione.
“A seguito della decisione di primo grado — che aveva ritenuto discriminatoria la restrizione operata dall’Istituto rispetto alla previsione di legge — l’Inps ha emanato il messaggio n. 661 del 13 febbraio 2018 con il quale ha dato esecuzione all’ordinanza, consentendo quindi a tutte le mamme straniere la presentazione delle domande, ma precisando che l’assegno viene pagato con riserva in relazione agli sviluppi futuri del giudizio”, sottolineano dal canto loro le associazioni.
“A questo punto, visto l’esito del giudizio di appello, il messaggio dell’Inps resta ulteriormente confermato. Tuttavia, se l’Istituto mantenesse la “riserva” sui pagamenti e decidesse di proseguire nel giudizio, i beneficiari che hanno nel frattempo ottenuto il titolo, resterebbero in una situazione di incertezza per altri anni, fino alla decisione della Cassazione“.
Per le associazioni, “la situazione sarebbe paradossale non solo perchè trattasi di prestazione che ha esattamente lo scopo di creare condizioni di maggiore serenità e sicurezza nel momento della nascita, ma anche perchè, in questo contesto, la singola mamma avrebbe interesse a garantirsi un titolo di credito proprio (cioè una decisione del giudice che riguardi espressamente il suo caso) distinto da quello che deriva dalla decisione sulla causa collettiva; in tal modo si perderebbe l’effetto “deflattivo” che le stesse associazioni perseguivano, con il rischio di una moltiplicazione di giudizi individuali, a spese della collettività “.
“Le domande di premio alla nascita presentate dalle donne straniere regolarmente presenti in Italia, in precedenza respinte in applicazione delle circolari n. 39/2017, n. 61/2017 e n. 78/2017 — aveva scritto l’Inps a febbraio — saranno oggetto di riesame alla luce dell’Ordinanza n. 6019/2017. Il riesame della domanda sarà effettuato su istanza della richiedente da presentarsi alla Struttura territoriale competente. I premi verranno corrisposti con riserva di ripetizione se, all’esito del giudizio di impugnazione del citato provvedimento giudiziale da parte dell’Istituto, emergerà un diverso orientamento giurisprudenziale”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 26th, 2018 Riccardo Fucile
SALVINI E MELONI IN DIFESA DI UN GOVERNO CRIMINALE… SONO I TRADITORI DELL’ITALIA, AL SERVIZIO DI INTERESSI IMPERIALISTI STRANIERI
“Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava”.
È il commento affidato ai social media di Matteo Salvini, a poche ore dalla notizia delle espulsioni di massa di diplomatici russi da parte di Paesi Ue e Nato sul caso dell’ex spia russa avvelenata in Gran Bretagna.
Iniziativa a cui ha aderito anche l’Italia, che espellerà due diplomatici russi nel corso di questa settimana.
Contro l’espulsione dei due diplomatici russi decisa dal governo Gentiloni si è espressa anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
“Inaccettabile che un governo dimissionario decida di espellere due funzionari dell’ambasciata russa. Sono gli ultimi colpi di coda di un governo asservito alla volontà di Stati esteri che per fortuna sarà messo presto nelle condizioni di non nuocere più gli interessi nazionali italiani”, scrive Meloni su Facebook.
Due traditori che difendono un regime criminale straniero contro ogni logica democratica e contro l’Italia.
(da agenzie)
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