Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
C’E’ UN DISEGNO PRECISO PER AFFOGARE CHI SCAPPA DALLE GUERRE E BLOCCARE I DISPERATI NEI CAMPI DI STERMINIO LIBICI
La Procura di Catania ha disposto il sequestro della nave della ong spagnola ProActiva Open Arms, da ieri ormeggiata nel porto di Pozzallo (Ragusa) dove è avvenuto lo sbarco di 218 migranti.
Il porto di Pozzallo è l’approdo sicuro assegnato alla nave dopo il caso esploso due giorni fa nel Mediterraneo, quando la ProActiva Open Arms è sfuggita a un inseguimento di una motovedetta libica che minacciava di aprire il fuoco se i membri della ong a bordo non avessero consegnato le donne e i bambini raccolti da un gommone. Il caso si è sbloccato dopo una richiesta formale del governo spagnolo a quello italiano.
*Associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina è il reato ipotizzato dalla Procura di Catania.
Secondo l’accusa ci sarebbe una volontà di portare i migranti in Italia non consegnandoli ai libici.
Indagati dal procuratore Carmelo Zuccaro il comandante e il coordinatore a bordo della nave, identificati, e il responsabile della ong, in corso di identificazione. Il fermo è stato eseguito su indagini della polizia della squadra mobile di Ragusa e del Servizio centrale operativo (Sco) di Roma.
“Hanno istituito il reato di solidarietà “: questo il commento polemico dell’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che difende il comandante della Open Arms.
“Poichè il decreto legge 286 del 1998 dice chiaramente che non commette reato chi soccorre persone, devo dedurre che hanno istituito il reato di solidarietà …”.
“Non ho potuto ancora leggere il provvedimento – aggiunge Lo Faro – perchè, nonostante io sia il legale del comandante, hanno notificato il fermo e l’avviso di garanzia a un legale d’ufficio. Aspetto di leggere il provvedimento, ma non è pensabile che esista un reato di solidarietà umana”.
(da agenzie)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
QUALCUNO LA INFORMI CHE IL TRATTATO DI CAEN CUI FA RIFERIMENTO A SPROPOSITO NON E’ MAI STATO RATIFICATO… QUINDI SI RILASSI, NESSUNO CI PORTA VIA NULLA
La notizia di possibili cessioni di acque territoriali alla Francia è priva di ogni fondamento, “l’accordo bilaterale del marzo 2015 non è stato ratificato dall’Italia e non può pertanto produrre effetti giuridici”.
Lo precisa la Farnesina in una nota stampa che viene genericamente indirizzata “relativamente alle dichiarazioni di alcuni esponenti politici”.
Nella nota non è fatto alcun nome ma appare evidente il riferimento a Giorgia Meloni, che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post in cui si scrive che “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato. Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”.
Aggiungendo “chiediamo inoltre l’intervento del presidente della Repubblica Mattarella affinchè questo trattato, che importa variazioni del territorio italiano, sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento come previsto dall’articolo 80 della nostra Costituzione”.
Meloni annuncia anche di aver presentato con Guido Crosetto “un esposto alla Procura di Roma contro Paolo Gentiloni per fare piena luce su questa storia dai contorni torbidi”.
Che invece tanto torbidi non sono.
Questo perchè il famoso accordo, di cui si parla dal 2016, non è stato ratificato dal Parlamento italiano: «I confini marittimi con la Francia sono pertanto immutati e nessuno, a Parigi o a Roma, intende modificarli”.
E quanto alla data del 25 marzo, “essa, come informa l’ambasciata di Francia a Roma, riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».
Dal ministero degli Esteri italiano sottolineano che “a breve si terranno consultazioni bilaterali previste a scadenze regolari dalla normativa UE al solo fine di migliorare e armonizzare la gestione delle risorse marine tra i Paesi confinanti, nel quadro del diritto esistente”.
La storia dei mari della Sardegna va avanti da un paio di anni, quando anche all’epoca mancava la ratifica del Parlamento italiano.
All’epoca venivano raccontati come “ceduti da Renzi” e la tematica è stata oggetto anche di un’interrogazione del M5S al Senato, dopo il racconto di un sequestro, chiaramente illegittimo, di una barca italiana in zona
Un’altra interrogazione è stata presentata dalla senatrice PD Donatella Albano.
Anche all’epoca si sottolineava che il Trattato di Caen non era ancora in vigore, perchè appunto mancava la ratifica.
Che non è mai arrivata, ma la Meloni, che siede da una vita in Parlamento, evidentemente non lo sa.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
EMANUELE DESSI’ AMMESSO NEL GRUPPO M5S AL SENATO… ERA STATO AL CENTRO DELLE POLEMICHE ANCHE PER I POST VIOLENTI E L’AMICIZIA CON IL CLAN SPADA
Il portavoce Emanuele Dessì, finito al centro delle polemiche per la casa popolare in affitto a 7 euro al mese, per le amicizie con il clan Spada di Ostia e i post violenti, potrà iscriversi al gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle al Senato della Repubblica.
E’ quanto si apprende da Danilo Toninelli capogruppo al Senato. Non è stato riscontrato, infatti, alcun profilo di incompatibilità , nè sono emersi elementi di natura penale, civile o anche fiscale che impediscano a Dessì di partecipare alla vita politica del gruppo in cui è stato regolarmente eletto.
Inoltre, per il M5s, “la richiesta che egli stesso ha avanzato al comune di Frascati, di rideterminazione del canone abitativo con effetto immediato, anticipando quindi di circa un anno le verifiche previste dalla normativa, risulta un gesto apprezzabile che rimuove anche eventuali ostacoli di opportunità , fatto sempre salvo che il canone abitativo finora corrisposto da Dessì è previsto dalla legge”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
A 1900 METRI HA SOCCORSO E PORTATA A VALLE IN PREDA ALLE DOGLIE UNA PROFUGA, ORA RISCHIA 5 ANNI PER IL RIDICOLO REATO DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
Una guida alpina francese è stata messa sotto inchiesta dalla magistratura di Brianà§on per aver soccorso una donna migrante, incinta all’ottavo mese, che assieme alla sua famiglia stava tentando di attraversare il confine tra Italia e Francia.
La donna è stata soccorsa a 1.900 metri di altitudine nei pressi del passo del Monginevro, ha dato alla luce un bimbo poche ore dopo essere stata soccorsa e la guida alpina ha probabilmente salvato la vita a lei e al piccolo.
Ma la linea tenuta dalla magistratura francese è molto intransigente e il soccorritore rischia una pena fino a 5 anni di carcere per traffico di esseri umani.
Anche 30 passaggi al giorno
L’episodio è avvenuto all’inizio della settimana, è stato reso noto da alcune associazioni umanitarie e rilanciato dalla stampa d’Oltralpe dove l’episodio ha suscitato vasta eco.
Benoit Duclos, questo il nome della guida alpina, fa parte del gruppo «Refuge solidaiere»: da tempo i volontari della zona di montagna a cavallo del Piemonte e della Savoia sono impegnati in operazioni di soccorso; i migranti respinti alla frontiera di Ventimiglia si avventurano sempre più spasso lungo i passi e i sentieri ad alta quota, incuranti delle condizioni climatiche, senza la minima conoscenza di quello a cui vanno incontro ma determinati a raggiungere la Francia.
Le autorità segnalano che vengono rintracciati fino a 20-30 stranieri al giorno che tentano il passaggio illegale tra Italia e Francia.
L’avvistamento e la corsa in ospedale
Benoit Duclois si trovava con alcuni volontari nella zona tra il Monginevro e Claviere quando ha avvistato mentre arrancava nella neve alta un gruppo di persone. Si trattava di una famiglia nigeriana: un uomo, due bimbi di 2 e 4 anni e una donna.
Quest’ultima è subito apparsa quella in maggiori difficoltà : respirava a fatica, era sfinita anche perchè era in avanzato stato di gravidanza.
Le guide hanno subito prestato soccorso e sono riusciti a condurre tutto il gruppo fino al loro fuoristrada per condurre la famigliola a valle. Dovevano raggiungere l’ospedale più vicino ma alle porte di Brianà§on, secondo quanto riportato dai media francesi, una pattuglia della Gendarmerie ha bloccato l’auto guidata da Duclois contenstandogli il fatto che aveva a bordo dei clandestini privi di documenti.
Proprio in quegli istanti, per di più, la donna ha cominciato ad avvertire le doglie del parto e la guida ha supplicato che venisse consentito di raggiungere l’ospedale al più presto.
Vite salvate e reati
Nulla da fare: la guida alpina è stata trattenuta dai poliziotti e condotta in caserma. È stata comunque fatta arrivare un’ambulanza che ha portato la partoriente in ospedale dove è venuto alla luce un maschietto.
Mamma e neonato stanno bene e verrebbe da parlare di lieto fine. Non per Benoit Duclois, che il 14 marzo scorso ha ricevuto un avviso di comparizione e l’accusa formale di violazione delle leggi sull’immigrazione.
La Francia sta cercando in tutti i modi di fermare gli ingressi via terra nel suo territorio ma d’altra parte proprio l’intervento dei volontari ha fino a oggi scongiurato la perdita di vite umane lungo la nuova rotta tra le montagne aperta dai migranti e dai passeurs.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
I FAUTORI “DELLA BOTTE PIENA E DELLA MOGLIE UBRIACA”: IL LIBERO MERCATO EUROPEO E’ UNA MANNA PER FARE SOLDI, MA FACCIAMO FINTA DI ESSERE MODERATAMENTE SOVRANISTI
Nei giorni passati dal voto l’attenzione da parte degli analisti si è appuntata giustamente sul nesso tra i successi di Lega e 5 Stelle e il rispettivo «sottostante» territoriale, il Nord per i primi e il Sud per i secondi.
Un tema che però non è stato ancora sufficientemente focalizzato riguarda il rapporto tra i copiosi voti raccolti da Matteo Salvini al Settentrione e i protagonisti della ripresa economica.
Gli ultimi dati dell’economia reale di cui disponiamo mostrano, pur con lo strumento imperfetto rappresentato dalle indagini a campione, che almeno in tre regioni del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna) i livelli della produzione industriale e delle esportazioni sono non solo sostenuti ma in continua crescita.
Ebbene mettendo in relazione i distretti che maggiormente hanno usufruito del commercio internazionale e della capacità di vendere all’estero – come ha fatto Luca Orlando sul Sole 24 Ore – e i voti alla Lega non dico che c’è perfetta sovrapposizione ma le due tendenze si accompagnano, hanno fatto un pezzo di strada assieme.
Si può concludere quindi che Salvini al Nord non ha rastrellato voti solo tra coloro che si considerano i perdenti della globalizzazione – la versione padana dei forgotten men – ma anche tra i vincenti dell’apertura dei mercati?
Per cercare di rispondere è meglio procedere un passo alla volta.
I sondaggisti concordano nel sostenere che la Lega ha catalizzato su di sè i consensi delle piccole imprese e delle partite Iva, quello che una volta era il popolo dei capannoni e oggi dopo la Grande Crisi ha un’identità più differenziata.
Nonostante la buriana dei sette anni di recessione sia passata, anche chi è riuscito a restare in piedi e non ha chiuso bottega si sente abbandonato e vessato da burocrazia e tasse.
Molti di loro in passato avevano votato il partito del «fare» rappresentato da Forza Italia e invece questa volta hanno trovato la risposta che cercavano in Salvini grazie un mix politico capace di sommare i temi di cui sopra e l’enfasi sui problemi della sicurezza.
Ma fin qui parliamo di orientamenti assodati.
Più intrigante è tentare di capire ciò che lega il successo di Salvini ai vincenti della globalizzazione.
Se nel nuovo triangolo della ripresa ’18 tra Varese, Bologna e Treviso aumenta il numero delle imprese che ha cambiato struttura e mentalità rispetto al pre crisi, si allungano le catene di fornitura oltre il perimetro del vecchio distretto e un numero maggiore di Pmi ne entra a far parte guadagnandone in stabilità e longevità , tutto ciò vuole dire che l’apertura dei mercati, lo sviluppo del commercio internazionale hanno favorito questi processi e hanno messo al sicuro molte aziende dal dipendere esclusivamente dal mercato interno.
Ma perchè votare Lega? Un’interpretazione che viene da Roberto Weber parla di una sorta di sovranismo temperato, si esporta alla grande ma si rimane legati a una visione che potremmo definire di patriottismo economico.
Si fa zapping sulla proposta identitaria della Lega senza metterla in contraddizione con i trend dell’economia reale.
Non si aderisce in toto al verbo sovranista ma se ne condivide/utilizza una quota parte, quella che rimanda all’orgoglio nazionale.
Una seconda interpretazione dell’abbinata ripresa economica-voto alla Lega viene da Luca Comodo di Ipsos che sottolinea il peso dell’issue «immigrazione» nell’orientamento degli operatori economici settentrionali, anche di quelli più aperti ai commerci.
È come se si volesse la botte piena e la moglie ubriaca, si vive pienamente dentro un’economia aperta e se ne usano con abilità gli spazi di crescita ma non si condivide in toto la globalizzazione e si abbraccia una visione securitaria per contenere l’impatto dell’immigrazione.
Un doppio binario che si nutre – per i sondaggisti – anche con il calo di fiducia verso la Ue che coinvolge un po’ tutti, anche i ceti professionali considerati in passato più europeisti.
(da “il Corriere della Sera”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
SPARITO OGNI RIFERIMENTO AL MOVIMENTO, BEPPE SEMPRE PIU’ GUARDIANO DELLA RIVOLUZIONE TRADITA
La separazione è compiuta, il cordone ombelicale rotto.
Il padre ha lasciato libero il figlio, anche se lo osserva (e brontola) da lontano. E il figlio, come tutti i figli, si prende la sua libertà : non chiama mai, e quando deve, lo tratta in modo sbrigativo, come si fa con un genitore ingombrante e un po’ castrante. La rottura si è compiuta qualche giorno fa, quando silenziosamente dal nuovo blog, creato a gennaio, è sparito anche l’ultimo legame con il Movimento.
I link al neonato Blog delle Stelle e alla piattaforma Rousseau sono stati rimossi.
Oggi un alieno che leggesse l’home page di Grillo non troverebbe traccia di quel movimento che proprio lui fondò ormai molti anni fa.
Non è una casualità , ma un segnale politico, che si accompagna ad altri indizi disseminati da settimane. Grillo ormai è diventato il Guardiano della rivoluzione. Una Rivoluzione non ancora tradita, ma messa a rischio da una mutazione genetica incarnata dal blazer e dai toni felpati di Luigi Di Maio.
La «partnership per il blog con finalità commerciali», come la chiamò a ottobre Davide Casaleggio, si è rotta.
Grillo si è ripreso la sua creatura, il suo archivio e i proventi della pubblicità . A guardare ora l’home page, l’unico collegamento con i 5 Stelle, beffardamente, è «Anvedi Roma», una sezione dedicata alla Capitale.
E se guardi il Blog delle Stelle, trovi solo l’altro fondatore, Gianroberto Casaleggio, con i suoi Aforismi. La separazione ha prodotto anche un effetto, che a pensarlo un anno fa, sarebbe stato clamoroso.
Il blog di Grillo, nell’ultimo mese, è andato a picco e ha dimezzato le visite. Parlare di immortalità cerebrale, robotica, di Phobos e Deimos non paga.
Il crollo verticale è stato accompagnato da un picco del Blog delle Stelle, che lo ha superato nel ranking dei siti, secondo Similarweb, dominio dedicato al traffico web: ora è al numero 759 su 1.279 nella classifica dei siti italiani più cliccati.
La separazione rende libero Grillo e gli fa guadagnare qualche soldo in più, perchè nonostante il crollo, stavolta sono tutti suoi (anche se il 2018 ha già visto sestuplicare i suoi redditi).
Ma il divorzio lo rende libero di esprimersi. Alla vigilia del voto, spiega che «è finita l’epoca del vaffa». Annuncio dolente, accompagnato da un altro: «Sto impazzendo». All’indomani del voto, Grillo fa sapere di essere contrario agli inciuci e per spiegarlo meglio pubblica un video in spiaggia dove fa un vortice di alleanze improbabili tracciate sulla sabbia.
Il nuovo Grillo, libero dalle minacce di causa, dalla necessità di essere responsabile e cauto e di mediare tra le parti – tutte doti che non fanno parte del suo bagaglio di guitto geniale – va a Torino e annuncia il clamoroso sì alle Olimpiadi. I 5 Stelle si spaccano e Di Maio non fa i salti di gioia.
Ma ormai Grillo si muove sul lato selvaggio (come da canzone di Lou Reed, Walk on the Wild Side, sparata a palla il giorno del voto).
E incarna in pieno il Movimento delle origini, spontaneista, esagerato, maleducato, in perfetta sintonia con la base. Raggiunta la connessione sentimentale con i militanti, lancia la resistenza, fa il guastatore e annuncia: «Non mollo».
E lo dice ai tanti che vorrebbero uccidere il padre castrante, a chi si sente adulto e autonomo, a chi pensa di poter prendere le redini della famiglia senza rendere contro al patriarca. C’è una premonizione, aggiunta come postilla al «non mollo»: «Io sono sempre con voi e sarò la vostra voce quando non ne avrete più».
Quando il Movimento sarà partito, le 5 Stelle istituzione e i suoi «portavoce» siederanno sulle soffici poltrone ministeriali.
Certo, potrebbe essere un gioco delle parti. Lui e Di Maio potrebbero essersi divisi i ruoli, per restare di lotta e di governo, concavi e convessi.
Ma solo il tempo, e il governo, ce lo diranno.
(da “Il Corriere della Sera”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
UNA MAGGIORANZA FRAGILE, UN ALLEATO DEVASTANTE, UN IMMOBILISMO CONGENITO
Venne narrato da molti come un cambio storico purchessia: la fine del crocettismo e l’avvento del musumecismo. Ora, su Nello già si staglia lo spettro politico di Saro: la maledizione del regno che fu.
Le similitudini deteriori risaltano. Una maggioranza parlamentare fragile, un travagliatissimo assessorato da esposizione e la presenza dell’ubiquo Gianfranco Miccichè.
Frammenti d’amarcord. Rammentate, la scena un po’ da istituto Luce sotto gli stucchi della magione presidenziale, dopo le elezioni regionali?
Rosario Crocetta che si congeda, crogiolandosi da mattatore ormai in disuso, tentando invano di rubare la scena. Nello Musumeci che parte in quarta, nella celebrazione della sudata vittoria. E traccia il solco: “Siamo consapevoli della gravità del momento, ma pensiamo che la Sicilia sia redimibile. La Sicilia ha il diritto di tornare a sperare e noi politici abbiamo il dovere di essere portatori di speranza. Voglio coinvolgere gli scettici e i rassegnati. La sfida la vinceremo tutti insieme”. Alè!
Ben poco resta, fin qui, di quell’annuncio glorioso.
E va bene che bisogna dare tempo al tempo, ma l’incipit del musumecismo, in certi riflessi, rispecchia davvero l’inceppamento, quel consueto macinare a vuoto, con meno rumore, ma con lo stesso esile costrutto. Ecco il sortilegio del crocettismo.
Lo stesso attuale governatore, per esempio, ha ammesso onestamente la complessità di certi conti che non tornano.
E le fibrillazioni nel centrodestra, con i ‘ribelli’ forzisti sul piede di guerra, contro il leader perenne Miccichè (sempre e comunque lui) che annuncia rappresaglie e scomuniche, compongono un viatico ispido per i futuribili snodi parlamentari.
Intanto, l’Ars procede con un ritmo dei lavori che è uno schiaffo in viso ai siciliani, con sedute da sei minuti e diciannove secondi.
Preciso preciso a quando c’era Saro: scarso impegno in aula, maggioranza allo stato gassoso, polemiche e veleni a mai finire tra gli scranni dei privilegiati di Palazzo dei Normanni.
Come chiamarla, se non maledizione?
E c’è il rapporto contraddittorio con l’ineffabile prof Vittorio Sgarbi che, in pochi mesi da assessore ai Beni culturali, è stato quieto e rasserenante come una ruspa lanciata a bomba contro un muro.
Se ne è ricavata l’impressione di un incarico labile, subìto da Musumeci, per onorare un pagherò elettorale, con breve sfolgorio di marketing.
Anche Crocetta annoverava tra i suoi assessori personaggi di indubbio richiamo nazionale, con la scadenza incorporata. Figure, politicamente scomode e impalpabili, difficilmente gestibili, convocate perchè servivano da tappezzeria istituzionale a tempo. Il professore Zichichi e il maestro Battiato erano, certo, un tantino più contenuti.
Tuttavia, nella diversità delle storie, non è cambiata l’identica esaltazione dell’effimero nella disgraziatissima terra che avrebbe bisogno di solidità e terapie di lunga durata.
Infine, si annota la rilevantissima presenza del medesimo convitato di pietra: quel Gianfranco Miccichè che tenne indirettamente a battesimo il successo del crocettismo, togliendo ossigeno elettorale all’allora sconfitto Nello e che adesso, da presidente dell’Ars, aleggia sul musumecismo con velleità da santo patrono.
Un particolare non secondario per cabala e smorfia. E non sono sono tre indizi che si avvicinano a una prova?
Smorfia e cabala, dunque, sembrerebbero concordare: l’Ars eternamente in panne, l’assessore riottoso e sfuggente, l’ombra di Gianfranco nel panorama di macerie stratificate e buone intenzioni che non giungono mai a compimento.
(da “Sicilia Live”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
SONO 373.265 LE PENSIONI LIQUIDATE ALL’ESTERO, CIRCA 60.000 SONO GIA’ COLORO CHE “SI VANNO A GODERE LA PENSIONE” ALL’ESTERO
“Addio Italia, vado a godermi la pensione all’estero”. Sono sempre di più i pensionati che, dopo avere lavorato e versato i contributi in Italia, decidono di varcare il confine e trasferirsi in un altro paese o, comunque, di prendere la residenza all’estero.
Itinerari previdenziali ha indagato il fenomeno e ha cercato di spiegarlo.
In particolare, il quinto Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano a cura del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, per il 2016, ha contato 373.265 prestazioni pensionistiche liquidate all’estero per un importo complessivo di poco più di 1 miliardo (per la precisione, 1.057.428.584 euro).
A sua volta, questo numero va ripartito tra cittadini italiani, che rappresentano la maggioranza dell’82,6%, e stranieri (17,4 per cento).
La maggior parte dei pagamenti è destinata all’Europa, il che significa che il Vecchio continente è la principale meta dei pensionati che percepiscono il pagamento della prestazione oltre confine. Seguono l’America settentrionale, l’Oceania e il Sud America.
Occorre fare delle distinzioni. Innanzi tutto, di queste oltre 373.265 prestazioni, 227.367 rappresentano pensioni di vecchiaia, 132.479 ai superstiti e 13.419 di invalidità .
Soprattutto, però, l’84% delle prestazioni riguarda pensioni calcolate in “regime di convenzione internazionale”, vale a dire frutto di contributi versati in parte in Italia e in parte all’estero, mentre il restante 16%, pari a 59.537 prestazioni per poco più di 559 milioni di euro, corrisponde a prestazioni calcolate in “regime nazionale”.
In altri termini, la contribuzione durante gli anni di lavoro è stata interamente versata in Italia.
E’ su quest’ultimo dato del 16% delle prestazioni complessive, che fotografa appunto i pensionati italiani “in fuga” all’estero, che si concentra il centro studi di Itinerari previdenziali, presieduto da Alberto Brambilla, ex sottosegretario al Welfare dal 2001 al 2005, sotto il governo di Silvio Berlusconi.
“Benchè di rilievo numerico ancora contenuto — si legge nel rapporto — i dati obbligano a fare i conti con i pensionati italiani che ‘fuggono’ verso l’estero. Un fenomeno di grande interesse sociale che pare riconducibile a due ragioni principali: il costo della vita e i possibili vantaggi fiscali”.
“Da un lato, la ‘migrazione’ è motivata dalla ricerca di paesi con un costo della vita minore rispetto all’Italia e riguarda prevalentemente, anche se non solo, le pensioni di importo modesto, a volte integrate al minimo o con maggiore sociale, e quindi non soggette a tassazione in Italia e per le quali non è richiesta l’applicazione delle convenzioni contro la doppia imposizione fiscale. Dall’altro lato, però, la scelta di trasferirsi è riconducibile anche ai vantaggi fiscali offerti da taluni paesi e riguarda prevalentemente le pensioni di importo medio-alto, assoggettate ad alte aliquote Irpef che, nel paese estero scelto, incide normalmente in misura di gran lunga inferiore o non incide affatto, in virtù di convenzioni che evitano la doppia imposizione o che addirittura esentano il pensionato residente per un periodo di cinque o dieci anni dal pagamento delle imposte”.
Per meglio comprendere il ragionamento, occorre ricordare che il pensionato che risiede all’estero per di più di sei mesi può domandare all’Inps (Istituto nazionale di previdenza sociale) il pagamento della pensione lorda, optando in questo modo per la tassazione esclusiva nel paese di residenza oppure per l’applicazione del trattamento fiscale più favorevole (ad esempio, imposizione fiscale in Italia solo al superamento di determinate soglie di esenzione).
Quindi, secondo Brambilla, i pensionati con gli assegni più corposi, per andarsi a godere gli anni dopo l’addio alla professione, tendono a scegliere mete con aliquote Irpef meno onerose che in Italia (dove l’imposizione fiscale sul reddito non è certamente leggera).
Una “fuga” oltre confine che va a sommarsi a quella dei molti giovani che, invece, si trasferiscono all’estero in cerca di lavoro.
(da “Business Insider”)
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Marzo 18th, 2018 Riccardo Fucile
LA GIOVANE ERA MADRE DI UNA BIMBA DI OTTO MESI
E’ stata pugnalata più volte, poi il suo corpo è stato gettato all’interno di un pozzo artesiano, in contrada Stallaini, nelle colline sopra Canicattini Bagni, comune del Siracusano.
Vittima una giovane di 20 anni, Laura Petrolito, mamma di una bimba di 8 mesi. A denunciarne la scomparsa era stato ieri sera il padre, che non era riuscito a mettersi in contatto con la figlia e neanche con il compagno.
Da questa mattina è sotto interrogatorio nella caserma dei carabinieri di Canicattini Bagni Paolo Cugno, il compagno di Laura Petroliti. I due erano usciti di casa per una passeggiata lasciando il figlio di 8 mesi con il nonno, il padre di Laura. Non hanno fatto più rientro. In serata l’uomo ha iniziato a chiamare entrambi i cellulari senza ottenere alcuna risposta e poi ha avvisato i carabinieri, nella convinzione che alla figlia potesse essere successo qualcosa. Sarebbe indiziato dell’omicidio.
In base ad una prima ispezione cadaverica, la donna sarebbe stata uccisa ieri sera intorno alle 22. Il cadavere, buttato nel pozzo, è rimasto incastrato tra le lamiere e non è arrivato in fondo. L’assassino ha provato a spingerlo giù, poi lo ha coperto con il coperchio in ferro e si è allontanato.
Gli investigatori dell’Arma stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita della ragazza e anche delle persone a lei più vicine, compreso il compagno, con il quale però – a quanto sembra – i rapporti non non erano più quelli di un tempo.
“Quella di questa mattina è una notizia di quelle che non vorresti mai sentire — ha dichiarato il Sindaco di Canicattini Bagni, Marilena Miceli -. Una notizia drammatica che ha scosso tutta la comunità canicattinese. Una donna, una giovane mamma, non può morire in questo modo violento. Tutta la città ferita si stringe attorno al figlioletto di Laura, l’altra vittima di questa assurda tragedia, e ai familiari. Auspichiamo che le forze dell’ordine e gli inquirenti facciano piena luce e soprattutto rendano giustizia per la morte di una giovanissima mamma. Una vera e propria follia che come Comune non ci stancheremo di arginare e curare attraverso azioni di sensibilizzazione”.
(da Sicilia Live)
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