Destra di Popolo.net

LA MELONI SI SUPERA: PRIMA ABBOCCA ALLA BUFALA E DOPO ESSERE STATA SMENTITA SI DA’ PURE IL MERITO DI AVER ABBOCCATO

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

LE CATTIVE LETTURE PRODUCONO BRUTTE FIGURE: IL “TRATTATO DI CAEN” NON ENTRA IN VIGORE “AUTOMATICAMENTE E UNILATERALMENTE”, NON SA NEANCHE DI COSA PARLA

Da un paio di anni almeno torna ciclicamente fuori la storia del mare italiano “ceduto” (o svenduto) alla Francia.
I responsabili di questo oltraggio alla sovranità  italiana sarebbero Matteo Renzi e Paolo Gentiloni che il 21 marzo del 2015 hanno firmato l’Accordo di Caen. Quell’accordo però non è mai entrato in vigore perchè non è mai stato ratificato dal Parlamento. Nessuno però dice che a quell’accordo hanno lavorato tutti i governi che si sono succeduti tra il 2006 e il 2012.
Oggi però c’è chi sostiene che dal 25 marzo i francesi potranno impossessarsi del mare italiano in seguito ad una ratifica “unilaterale” del trattato, la quale — ovviamente — non ha alcun senso ed infatti è già  stata smentita dal Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata di Francia a Roma.
La querelle sulle porzioni di mare “cedute” alla Francia esplose nel febbraio del 2016 quando le autorità  marittime francesi sequestrarono un peschereccio italiano, il Mina. A denunciare il “furto” fu il deputato Mauro Pili, di Unidos, che presentò il 12 febbraio un’interrogazione urgente al Ministero dell’Agricoltura.
Pili all’epoca pubblicò le foto dell’accordo tra Italia e Francia, accordo che prende il nome di Accordo di Caen. L’accordo, precisava la Farnesina in una nota del 18 febbraio 2016, «è stato firmato il 21 marzo 2015, dopo un lungo negoziato avviato nel 2006 e terminato nel 2012» ma «considerata la sua natura», l’Accordo di Caen deve essere sottoposto a ratifica parlamentare e quindi non è ancora in vigore.
Successivamente, il 25 febbraio 2016, il sottosegretario Benedetto Della Vedova rispondeva alle interrogazioni dei deputati Gianluca Pini, Mauro Pili, Mario Tullio e Manlio Di Stefano della Commissione Affari Esteri e Comunitari relative all’accordo del 21 marzo 2015 sulla delimitazione dei mari territoriali e delle zone sotto giurisdizione nazionale tra l’Italia e la Francia.
Della Vedova precisa che, come detto dall’allora Ministro degli Esteri Gentiloni in Parlamento, «l’Accordo di Caen non è in vigore nè per l’Italia nè per la Francia». Nella sua risposta Della Vedova ricordava che il negoziato è stato condotto dai diversi governi che si sono succeduti tra il 2006 e il 2012 (quindi sia di centrosinistra che di centrodestra) non è stato quindi Renzi a “regalare” i mari italiani alla Francia.
Il sottosegretario inoltre ricordavae ai deputati membri della III Commissione che «tale accordo non solo non “cede” nulla, ma anzi per la prima volta, fissando in modo chiaro le aree di competenza tra Italia e Francia, potrà  dare concreta attuazione all’obiettivo di proteggere i mari italiani anche oltre le 12 miglia dalla costa, che costituisce attualmente il limite del mare territoriale».
Il trattato ha lo scopo quindi stabilire fra l’Italia e la Francia dei confini marittimi certi e univoci dal momento che non esistono ad oggi trattati internazionali che regolano i confini marittimi tra Italia e Francia.
Ieri, 18 Marzo 2018, Giorgia Meloni ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un post in cui si scrive che “In assenza di un intervento del governo italiano, il 25 marzo entrerà  in vigore il Trattato di Caen con il quale verranno scandalosamente sottratti al Mare di Sardegna e al Mar Ligure alcune zone molto pescose e il diritto di sfruttamento di un importante giacimento di idrocarburi recentemente individuato. Per questo Fratelli d’Italia intima il governo in carica ad agire immediatamente per interrompere la procedura unilaterale di ratifica attivata dalla Francia presso Bruxelles, che in caso di silenzio-assenso da parte italiana, conferirà  de iure i tratti di mare in questione alla Francia arrecando un gravissimo danno ai nostri interessi nazionali”.
La Meloni chiede inoltre al Presidente Mattarella di intervenire affinchè il trattato sia sottoposto al voto di ratifica del Parlamento, come previsto dalla Costituzione. La Meloni ammette quindi di sapere che il Parlamento non ha mai ratificato il trattato ma crede alla bufala della “procedura unilaterale di ratifica”.
Dove l’ha letta?
Il giorno prima, il 17 marzo, La Verità  (il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro) denunciava come in base a “quel disgraziato trattato firmato da Gentiloni nel 2015, ma mai ratificato” la Francia abbia iniziato ad “intimidire i pescherecci italiani”.
In un’intervista sulla questione l’ex direttore di Panorame e neoeletto deputato di Forza Italia Giorgio Mulè annunciava di non voler cedere un millimetro ai francesi: “pattugliamo le acque che ci siamo fatti fregare”.
La notizia era già  stata data il 16 marzo dal Primato Nazionale, il quotidiano di CasaPound, che denunciava come dal 25 marzo, in mancanza di una decisione da parte del Parlamento e del Governo, le acque territoriali italiane sarebbero diventate francesi. Nell’articolo si legge che la Francia avrebbe iniziato una non meglio specificata procedura europea che in assenza di un intervento italiano porterà  “al decreto di annessione appunto il prossimo 25 marzo“.
Non solo la cartina che mostra i “nuovi” confini italiani è sbagliata ma anche la data del 25 marzo non ha alcun valore.
L’Ambasciata francese infatti ha fatto sapere che essa «riguarda semplicemente ‘una consultazione pubblica nel quadro della concertazione preparatoria di un documento strategico’ sul Mediterraneo che si riferisce al diritto ed alle direttive europee esistenti e che non è volta in alcun modo a ‘modificare le delimitazioni marittime nel Mediterraneo’».
Ancora una volta i sovranisti italiani hanno abboccato ad una bufala. Eppure oggi Giorgia Meloni dopo essere stata smentita sostiene che è merito suo e dell’esposto presentato da Fratelli d’Italia se Gentiloni ha precisato ufficialmente un concetto che era stato ripetuto allo sfinimento già  nel 2016.

(da “NextQuotidiano”)

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CALCI E PUGNI ALLA MAMMA PERCHE’ NON VUOLE PAGARE LA VACANZA A PRAGA: DUE SORELLE PADANE DENUNCIATE

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

LA MADRE SI ERA RIFIUTATA DI CONSEGNARE LORO LA CARTA DI CREDITO ED E’ STATA PESTATA A SANGUE   … LA MADRE FORSE NON AVEVA COMPRESO CHE BISOGNA TUTELARE LA FAMIGLIA TRADIZIONALE DALL’INVASIONE

Due sorelle di 17 e 20 anni di Castelfranco Veneto (Treviso) hanno pestato a sangue con calci e pugni la madre per aver negato loro il codice della carta di credito.
Le ragazze volevano organizzarsi una vacanza all’estero, a Praga, e avevano già  trovato la soluzione online. Al momento di pagare hanno chiesto gli estremi della carta di credito alla mamma, un’infermiera di 46 anni, e di fronte al suo rifiuto non hanno esitato a passare alle vie di fatto.
La donna è anche stata minacciata con un coltello, ma è riuscita a fuggire ed è corsa al pronto soccorso dove è stata medicata e dimessa con sette giorni di prognosi.
Per le due figlie è scattata la denuncia per lesioni da parte dei carabinieri di Castelfranco Veneto. Alla procura di Treviso per la 20enne, a quella di minori di Venezia per la più piccola.

(da agenzie)

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LA SINDACA DI BARCELLONA FA SCOPPIARE UNA CRISI INTERNAZIONALE: “LIBERATE LA PRO ACTIVA, STATE VIOLANDO LA LEGGE”

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

MENTRE IN ITALIA I SERVI RAZZISTI TACCIONO,   ALL’ESTERO SI COMINCIA A CAPIRE CHE IN   ITALIA SI TUTELANO SOLO I CRIMINALI LIBICI… QUALCUNO HA FATTO MALE I CONTI: A BORDO C’ERANO GIORNALISTI SPAGNOLI CHE HANNO VISTO E FILMATO TUTTO

Sarà  il Gip di Ragusa a decidere sulla richiesta di convalida del sequestro preventivo emesso dalla Procura distrettuale di Catania che ritiene che la Ong Proactiva, dopo essere stata autozzata dalla Guardia costiera italiana a intervenire in acque internazionali a 73 miglia dalla costa per porre in salvo oltre 200 naufraghi ed essere stata minacciata dai criminali della Guardia costiera libica, avrebbe dovuto consegnarli ai loro aguzzini
Gli episodi sono stati raccontati su Twitter da Oscar Camps, fondatore di Open Arms e dalla giornalista del quotidiano catalaono Ara Cristina Mas che era a bordo della Open Arms.
Nel frattempo si è aperto un caso internazionale tra Spagna e Italia, come era prevedibile quando non si applica la legge.
In primo luogo perchè la notifica del provvedimento è avvenuta senza un mediatore o un traduttore ufficiale. Il documento consegnato sarebbe stato scritto in italiano e non tradotto in spagnolo.
L’avvocato della Proactiva fa sapere che della questione si è interessato anche il Console spagnolo. L’avvocato Lo Faro fa sapere anche che “nonostante il comandante abbia nominato il difensore nella mia persona la Squadra mobile non l’ha comunicato alla Procura e la Procura quindi ha notificato gli atti ad un difensore d’ufficio”.
Nel frattempo la sindaca di Barcellona Ada Colau ha scritto su Twitter che «la città  di Barcellona ha un accordo di collaborazione con Proactiva Open Arms per soccorrere persone che rischiano la morte nel mare mediterraneo» chiedendo all’Italia di liberare la nave sequestrata.
ll ministro degli Esteri spagnolo Alfonso Dastis ha commentato la notizia del sequestro al suo arrivo al consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue dicendo che «Dobbiamo chiarire quali siano le accuse nei confronti dell’ONG”
Il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro è lo stesso che lo scorso anno è stato il grande accusatore delle ONG salvo poi dire in Senato che le sue erano solo ipotesi di lavoro e che non aveva prove certe
Secondo Oscar Camps — fondatore di Proactiva — impedire il soccorso in mare come hanno fatto i libici nei giorni scorsi e trasferire le persone salvate in un paese non sicuro è in contrasto con lo Statuto dell’ONU dei rifugiati.
Secondo Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) «nessuna delle condizioni richieste dal diritto internazionale marittimo e dal diritto internazionale in materia di asilo può essere soddisfatta in Libia».
Questo, spiega ASGI «sia in ragione dello stato di guerra civile in cui versa il Paese, sia in ragione della radicale mancanza di qualsiasi possibilità  di garantire il rispetto dei diritti umani fondamentali ai cittadini dei Paesi terzi che si trovano in Libia e a coloro che vi vorrebbero chiedere protezione internazionale».
Nessun rifugiato può infatti ottenere protezione in Libia dal momento che in Libia «non esiste alcuna norma di diritto interno che lo preveda» ed è anche per questo motivo che i rifugiati presenti in territorio libico «sono oggetto di detenzione arbitraria nelle carceri, in condizioni disumane e in generale sono oggetto di violenze sistematiche».

(da agenzie)

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IMPEDIRE IL SALVATAGGIO DEI RIFUGIATI E’ CONTRO LE REGOLE ONU, LA OPEN ARMS ERA A 73 MIGLIA DALLA COSTA IN ACQUE INTERNAZIONALI

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

IL GOVERNO DI MADRID PRONTO A PRENDERE POSIZIONE, IL MANDANTE VA CERCATO AL VIMINALE: AVANTI COSI’ MINNITI, CHE IL PD ARRIVA AL 5%… COME MAI ORLANDO NON MANDA UNA ISPEZIONE ALLA PROCURA DI CATANIA?

Sono stati interrogati a lungo i componenti dell’equipaggio della nave della ong spagnola Proactiva Open Arms. La procura di Catania, che ha chiesto il sequestro dell’imbarcazione al porto di Pozzallo, ha iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il responsabile dell’organizzazione non governativa spagnola, il comandante e il coordinatore della nave.
Già  qua qualcosa non torna.
Il provvedimento arriva dalla procura di Catania, e non da quella di Ragusa nel cui comprensorio si trova Pozzallo, poichè è ipotizzato un reato associativo, di competenza di una Direzione distrettuale, nella fattispecie quella di Catania, la procura che da oltre un anno indaga sul traffico di migranti dalla Libia e sul ruolo delle Ong senza aver mai chiuso l’indagine e al centro delle polemiche per non aver mai prodotto prove a quanto ipotizzato.
Il sequestro preventivo chiesto dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro è stato operato dallo Sco di Roma e dalla Squadra mobile di Ragusa.
Ma non finisce qua.
Perchè giovedi la nave della Ong viene inviata sul posto dalla Guardia Costiera italiana e provvede a recuperare i naufraghi, nonostante le minacce della Guardia Costiera libica che non aveva alcuna giurisdizione, in quanto l’intervento era stato attuato a 73 miglia dalla costa libica, in acque internazionali.
Solo venerdì sera, quando è stato dato il via libera alla nave della Ong per attraccare nel porto siciliano di Pozzallo, la Guardia costiera italiana aveva emesso un comunicato nel quale spiegava che «il coordinamento (dei due salvataggi di giovedì, ndr) veniva assunto dalla Guardia Costiera libica.
Caso strano dopo il presumibile intervento del Viminale che cercava di ostacolare come sempre le Ong. Una precisazione a posteriori per strizzare l’occhio ai criminali libici che pigliano mazzette per decidere chi può partire e chi no.
“Dobbiamo chiarire quali siano le accuse nei confronti dell’ong e quali giustificazioni abbia l’organizzazione”, commenta il ministro degli Esteri spagnolo Alfonso Dastis.
Il fondatore della ong Oscar Camps e la sindaca di Barcellona Ada Colau hanno convocato una conferenza stampa.
Secondo l’accusa, ci sarebbe la volontà  dell’ong di portare i migranti in Italia violando in questo modo gli accordi internazionali, una teoria tutta da dimostrare la prima, una affermazione inconsistente la seconda, visto che le convenzioni internazionali dicono l’opposto.
L’episodio contestato risale a qualche giorno fa: l’equipaggio si è rifiutato di consegnare i migranti alla Guardia costiera libica.
L’equipaggio, però, ai pm ha spiegato di essere stato minacciato di morte dai libici. Il caso si era comunque sbloccato dopo una richiesta formale del governo spagnolo a quello italiano.
Sarà  il Gip di Ragusa a decidere sulla richiesta di convalida del sequestro preventivo. La decisione dovrà  arrivare entro le 48 ore successive al deposito. Il Giudice per le indagini preliminari competente per territorio, in questo caso Ragusa, si esprimerà  soltanto sulla convalida del sequestro preventivo.
Intanto, il provvedimento di sequestro è ancora in fase di notifica. Della questione è stato informato il Consolato spagnolo in Italia.
“Il provvedimento è in corso di notifica – dice l’avvocata di Open Arms, Rosa Emanuela Lo Faro, che ieri sera, a caldo, aveva parlato di ‘reato di solidarietà ‘ – Non è stato nominato un mediatore e quindi il provvedimento è scritto in italiano. A tradurlo sono state le persone sul posto, credo sia un ispettore di polizia. È stata contestata chiaramente questa modalità  di notifica e di traduzione perchè manca un traduttore ufficiale. È intervenuto anche il console”.
“Proteggere la vita umana – osserva il fondatore della ong Camps – dovrebbe essere la priorità  assoluta di ogni corpo civile o militare che si rispetti, si chiami Guardia Costiera, salvataggio Marittimo o Marina: questo è previsto anche dal diritto del mare”.
“Non dobbiamo dimenticare — aggiunge su Twitter – che non solo i diritti umani delle persone in fuga in cerca di riparo sono in gioco, ma si stanno violando i diritti di tutti i cittadini dell’Unione Europea”.
La capo missione Anabel Montes e il capitano Marc Reig ieri hanno consegnato le registrazioni delle comunicazioni di giovedì.
Durissima la presa di posizione della ong spagnola: “Impedire il salvataggio delle vite in pericolo in alto mare con lo scopo di riportarle con la forza in un Paese non sicuro come la Libia – scrive in un tweet il fondatore, Oscar Camps – è in contrasto con lo Statuto dei rifugiati dell’Onu”.
Il salvataggio di migranti al centro dell’inchiesta della Procura distrettuale di Catania è avvenuto “a 73 miglia nautiche della costa libica, in acque internazionali”.
Quindi fuori dalla giurisdizione della guardia costiera libica.

(da “La Repubblica”)

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BERLUSCONI: “SE SALVINI PENSA SOLO AI SUOI INTERESSI CADONO LE GIUNTE REGIONALI”

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

SE LA LEGA PRENDE LA PRESIDENZA DEL SENATO IN ACCORDO CON IL M5S, FORZA ITALIA NON INDICHERA’ PIU’ SALVINI COME PREMIER DEL CENTRODESTRA

Berlusconi comincia a muoversi, a prendere le misure a Salvini, facendo sapere che il capo leghista è stato incaricato dal centrodestra solo a formare un governo, ma non è il leader del centrodestra.
Il messaggio sembra sia stato recapitato a molti protagonisti del difficile gioco politico post-elettorale.
E pare che sia arrivato anche a Luigi Di Maio. In sostanza, una cosa è l’elezione dei presidenti di Camera e Senato, tutt’altra la partita del governo.
E allora, sostiene l’ex Cavaliere, si tolgano tutti dalla testa che Forza Italia possa rimanere fuori da questo primo round: se la Lega vuole il più alto scranno di Palazzo Madama, al Quirinale non verrà  più indicato Salvini come premier.
A quel punto verrà  fatto un nome diverso, non più del Carroccio. Sarà  un esponente azzurro.
Berlusconi non crede, infatti, alla buona fede del leader leghista, è convinto che stia facendo il doppio gioco, nonostante lui rassicuri che mai e poi mai porterà  alla deflagrazione del centrodestra.
Ad Arcore però hanno già  caricato i cannoni.
Ieri in prima pagina Il Giornale titolava «La bugia della Lega». Matteo, è la tesi, apre a un governo con i 5 Stelle per la legge elettorale, ma alla fine sarebbe un esecutivo a tutti gli effetti.
A quel punto sarebbe fuori dalla coalizione, con tutto quello che ne consegue. Niente viene escluso, anche l’ipotesi di far saltare le giunte in cui il centrodestra governa insieme.
A rischio quindi Lombardia e Liguria, soprattutto, mentre nel caso del Veneto Forza Italia non avrebbe la forza di mettere in crisi la giunta guidata da Luca Zaia non foss’altro per i numeri bulgari che in quella Regione ha la Lega.
. Berlusconi non si fida e qualche giorno fa ne ha parlato al telefono con Roberto Maroni. L’occasione della telefonata è stato il compleanno dell’ex governatore lombardo. L’ex Cavaliere lo ha chiamato per fargli gli auguri e il discorso, ovviamente, è finito sul rompicapo post-elettorale.
E in particolare delle mosse di Salvini, sull’avvicinamento tra Matteo e Luigi, i due giovani leoni della politica che vorrebbero diventare i protagonisti assoluti di un nuovo bipolarismo, passando per un accordo sulla legge elettorale con premio di maggioranza. Con la Lega asso pigliatutto nel campo di Forza Italia, sul territorio, tra amministratori e la periferia.
Guarda caso ieri Maroni, ospite nella trasmissione «In Mezz’ora» da Lucia Annunziata, ha ripetuto in continuazione un concetto: mai un governo Lega-M5S.
Poi ha aggiunto di fare il tifo per «un governo di larghe intese che garantirebbe la compattezza del centrodestra e potrebbe durare un anno per una legge elettorale fatta bene. C’è già  la data: il 26 maggio 2019, quella prevista per le europee».
Maroni ha confermato che Berlusconi teme «l’Opa di Salvini su Forza Italia e vuole e a tutti i costi evitarlo». Così «come evitare elezioni anticipate in autunno». L’avvertimento di Maroni, chiaramente frutto della conversazione telefonica con Berlusconi, aveva come punto di caduta la sopravvivenza delle alleanze, a cominciare da quelle regionali. L’ha detto così: «Se ci fosse la rottura dell’alleanza, qualche conseguenza sul governo delle regioni ci sarebbe, è una questione di coerenza politica. Penso sia una cosa utile da evitare».
Anche per il governo di Luca Zaia, Maroni ha fatto notare che «è una questione di coerenza perchè io non posso governare con una forza politica che a Roma è invece all’opposizione». Problemi anche in Liguria, dove Toti «ha una maggioranza risicatissima. La vedo dura».
«Con la rottura dell’alleanza di centrodestra – ha concluso l’ex governatore – si tornerebbe a votare in Lombardia». In fondo Salvini è giovane, può aspettare. Lo sostiene pure Berlusconi. Matteo è «ambizioso e scalpita», ma se tiene fede al centrodestra unito e non mette i bastoni tra le ruote a un governo di larghe intese, non insistendo nell’essere lui il candidato premier, il prossimo anno potrà  andare a Palazzo Chigi.

(da “La Stampa”)

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TORNANO I POLITICI DI PROFESSIONE: IL PARLAMENTO RIPROPONE LA PIRAMIDE SOCIALE

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

UN PARLAMENTARE NEOELETTO SU QUATTRO HA GIA’ ESPERIENZE POLITICHE… I PROFESSIONISTI PREVALGONO TRA GLI ELETTI DELL’UNINOMINALE, I REDDITI MEDIO-BASSI CON IL PROPORZIONALE

Un quarto dei neoparlamentari chiamati a registrarsi oggi ha esperienze politiche pregresse.
Si tratta di parlamentari della scorsa legislatura o persone che provengono da Consigli regionali e comunali.
Un terzo degli eletti appartiene invece al ramo delle professioni: il 12% sono avvocati, il 3% medici, il 12% imprenditori, 2% dirigenti pubblici, 9% dipendenti pubblici, 9% dipendenti privati e 4% prof universitari.
Gli ultimi sono studenti e disoccupati, che insieme ricoprono solo il 4% degli eletti.
È la fotografia, riportata da Il Giornale, del nuovo Parlamento, sulla base di una ricerca condotta dalla società  di consulenza FB & Associati.
I ricercatori hanno censito le professioni dei neoeletti, per poi andare a vedere la correlazione tra mestiere e collegio d’elezione.
È qui che arriva il dato più interessante: le categorie professionali di alto livello e le libere professioni risultano essere in netta maggioranza tra gli eletti nei collegi uninominali, mentre le categorie più umili, con redditi medio-bassi, sono in maggioranza nei collegi proporzionali.
Il nuovo Parlamento, in altre parole, ripropone in scala la piramide sociale, un fenomeno che gli stessi ricercatori della FB & Associati chiamano “ritorno al notabilato di collegio”, quel sistema di raccolta della rappresentanza tipico dei primi cinquant’anni della storia dell’Italia unita.
Da questo modus operandi — sottolinea Il Giornale — non sono immuni neanche i Cinque Stelle: pur avendo più rappresentanti provenienti dai ceti medio-bassi rispetto agli altri partiti, anche loro hanno preferito candidare i professionisti nei collegi uninominali.

(da “Huffingtonpost”)

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GRILLO DA’ LA BENEDIZIONE AGLI INCIUCI: “SIAMO UN PO’ DEMOCRISTIANI, POSSIAMO ADATTARCI A QUALSIASI COSA COME LE PROSTITUTE”

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

NON AVEVAMO DUBBI, LO DICIAMO DA ANNI, POI CI SONO SEMPRE I PIRLA CHE CREDONO ALLE FAVOLE

Beppe Grillo sembra felice di non dover dare una risposta. M5S e Lega, si può fare? “Vi conosco, una smorfia e tirate le conclusioni” dice a Repubblica il fondatore del Movimento 5 Stelle, in veste di comico nei camerini del suo spettacolo Insomnia.
“Io non capisco più cosa è vero e cosa finto, se sono ancora il padre spirituale di un movimento oppure no. Non mollo, ma adesso un capo politico c’è e certe risposte deve darle lui”.
Tocca a Luigi Di Maio, ma Grillo un’idea su come debba comportarsi il Movimento in questa fase ce l’ha chiara, anche se comincia con un discorso più generale.
“Io sono come una prostituta in una città  senza marciapiedi: non so dove collocarmi. E il mio problema, anche prima del 4 marzo, è sempre stato non digerire. Così non dormo e non mi resta che pensare, pensare, da solo con me stesso. E dico che adesso la responsabilità  di tutti è dare all’Italia una visione per i prossimi vent’anni” […] “L’Italia ora deve riconquistare una visione lunga, a vent’anni. La sfida è cambiare il sistema culturale, il modo di pensare. Siamo rimasti alle idee e alle parole di mezzo secolo fa. Anche i meccanismi di comunicazione, dei media e della gente, sono gli stessi. Penso che dopo quello è successo sia tempo di uscire in mare aperto e di rovesciare gli schemi”.
Il problema, secondo Grillo, è dare visione, perchè “tra 20 anni saremo una nazione di vecchi e nessuno ci pensa: tutti a chiedersi chi fa il presidente, chi il ministro, chi il premier. Servono riforme, risorse, a cominciare dalle pensioni”.
Per fare questo, serve un nuovo M5S:
“La specie che sopravvive, anche in politica, non è la più forte, ma quella che si adatta meglio. Noi siamo un po’ democristiani, un po’ di destra, un po’ di sinistra, un po’ di centro. Possiamo adattarci a qualsiasi cosa. A patto che si affermino le nostre idee”. […] A noi preme affermare una visione per i prossimi vent’anni, definire la vocazione e il ruolo dell’Italia nel lungo periodo e in tutti i settori, dalla cultura all’economia. La priorità  sono i giovani e gli anziani, chi più è stato lasciato solo. Governare è affrontare il futuro con chi condivide una visione, non dividere le poltrone e poi scoprire di non avere una visione, tantomeno comune”.
Quale sia la visione non è dato sapere, ma per gli italiani abituati ad accostarsi ai lampioni dove battono le prostitute va bene lo stesso

(da agenzie)

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“HO UCCISO IO LAURETTA”: HA CONFESSATO IL COMPAGNO ITALIANO DELLA RAGAZZA VENTENNE CON UNA BIMBA DI OTTO MESI

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

L’HA MASSACRATA A COLTELLATE E POI ABBANDONATO IL CORPO… CHE VOLETE CHE SIA, E’ SOLO UN ITALIANO CHE HA IL SENSO DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE, MICA UN INVASORE

Tutti, a Canicattini Bagni, la chiamavano Lauretta. E tutti conoscevano la ragazzina bionda dal passato difficile che il paese montano in provincia di Siracusa aveva “adottato” da quando la mamma l’aveva abbandonata a soli 3 anni.
Così Canicattini da ieri piange una sua figlia uccisa a 20 anni e buttata dentro un pozzo in contrada Traditusu, nelle campagna di Stallaini al confine con il territorio di Noto.
Rabbiosa la condanna del paese nei confronti del compagno di 26 anni, Paolo Cugno, reo confesso della morte della ragazza.
“Litigavano — dicono in paese — ma come fanno tutti i giovani, mai alcun gesto di violenza”. E che il rapporto tra i due fidanzati non fosse in crisi lo confermano le parole della sindaca, Marilena Miceli, che da 17 anni segue la ragazza insieme con i colleghi dei servizi sociali del Comune.
Laura aveva incontrato Miceli insieme con la sua assistente sociale lo scorso venerdì e aveva annunciato loro che Paolo, muratore, aveva trovato un lavoro più stabile e che erano in cerca di una casa da affittare. Sorridente e fiduciosa, Laura ha salutato annunciando che si sarebbero riviste oggi per parlare di futuro.
Dopo l’abbandono da parte della mamma, infatti, la piccola era stata affidata ai servizi sociali che per evitarle ulteriori traumi l’hanno lasciata in casa con il papà  che l’ha accudita con amore e dedizione.
“Aveva appena 3 anni — dice la sindaca Miceli — e non abbiamo voluta strapparla ancora dagli affetti, così è entrata a far parte della famiglia di Canicattini Bagni perchè la nostra è una piccola comunità , ci conosciamo tutti e tutti siamo diventati ‘zii’ di Lauretta”.
Dal primo amore di Laura appena sedicenne è nato un bambino che i servizi sociali hanno deciso di affidare alla nonna paterna e che la ragazza vedeva spesso in attesa di raggiungere la serenità  e la maturità  necessaria per crescerlo da sola.
Due anni fa, Laura ha conosciuto Paolo e dalla loro storia è nato un altro bimbo che viveva con loro a casa dei genitori di lui, per un primo periodo, e fino a sabato dal padre di lei.
Sabato alle 19, la giovane coppia ha lasciato il bimbo al nonno materno per andare a fare una passeggiata in paese. Poco dopo le 21, poichè il piccolo aveva fame, il nonno ha chiamato Laura trovando però il telefono spento e poichè non riusciva nemmeno a mettersi in contatto con Paolo, ha chiesto aiuto alla famiglia di lui.
Entrambi i genitori dei ragazzi dopo le 22 si sono recati in caserma allarmati dal silenzio, facendo così scattare le ricerche che si sono protratte fino alle 5 del mattino tra le vie del paese e in periferia.
I carabinieri hanno setacciato le zone a ridosso di Canicattini senza trovare alcun segno dei ragazzi: scomparsa anche la macchina guidata dal giovane.
Alle 7, quando il papà  di Paolo, coltivatore diretto, si è recato in campagna ha notato il figlio in una stradina di contrada Tradituso come ha raccontato in caserma ai carabinieri dove lo ha accompagnato. I militari hanno dunque ripreso le ricerche nella zona in cui era stato ritrovato il figlio notando la presenza di un pozzo con il coperchio manomesso dove, poco dopo, è stato ritrovato il corpo di Laura.
Dopo l’incontro con il padre e, poi, all’arrivo in caserma, Paolo si è trincerato nel più assoluto silenzio e questo lo ha accompagnato per l’intera giornata di ieri durante gli interrogatori. Solo poco dopo le 22, il ragazzo ha confessato di aver ucciso la compagna accoltellandola e gettando il suo corpo nel pozzo di contrada Stallaini. Ed è sul luogo del delitto che i militari si sono recati subito dopo per rinvenire il coltello e la maglietta insanguinata dell’assassino, come da lui descritto.
Per l’intero pomeriggio e la notte, davanti alla caserma sono stati numerosi i familiari dei giovani fermi in attesa di conoscere l’esito dell’interrogatorio. E numerosi sono stati anche gli abitanti di Canicattini Bagni che hanno stazionato nei pressi della caserma; tra loro anche qualcuno che ha costretto i militari a intervenire per la presenza di pietre pronte a essere lanciate contro l’assassino.
Da ieri, a Canicattini Bagni si respira un’atmosfera luttuosa e di rabbia e oggi sarà  la giornata del silenzio e del rispetto per le due famiglie coinvolte nella tragedia. A distanza di 4 anni dall’omicidio di Marisa Ton, l’infermiera di 36 anni accoltellata dal marito per gelosia, il paese di 6mila anime piange un altro femminicidio nel mese che Canicattini ha dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne con una targa di condanna in piazza.
Secondo il medico legale Francesco Coco, che ha eseguito la prima ispezione cadaverica, Paolo Cugno avrebbe inferto alla compagna “almeno 6 coltellate”, al collo e al petto, e avrebbe poi cercato di nascondere il corpo. Agli inquirenti, ieri sera, avrebbe svelato anche il luogo in cui ha nascosto l’arma. L’assassino, in passato, avrebbe anche minacciato un uomo con una motosega.

(da agenzie)

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DONNA UCCISA, AVEVA APPENA ACCOMPAGNATO LA FIGLIA A SCUOLA: RICERCATO IL MARITO ITALIANO

Marzo 19th, 2018 Riccardo Fucile

LEI LO AVEVA DENUNCIATO QUALCHE GIORNO FA E COME AL SOLITO LO STATO NON AVEVA FATTO UN CAZZO, DEVE PENSARE ALLA PERCEZIONE DI INSICUREZZA DEI BUONI BORGHESI, NON ALLE DENUNCE REALI

Immacolata Villani, 31 anni, è stata uccisa mentre accompagnava la figlia a scuola. Le hanno sparato davanti a una scuola elementare nel quartiere di Boccia al Mauro di Terzigno (Napoli). Ricercato il marito.
Dopo aver sparato   l’uomo si è allontanato a bordo di uno scooter grigio. Immacolata Villani , secondo quanto riferiscono i parenti,   aveva denunciato qualche giorno fa il marito per maltrattamenti ed era tornata a vivere con il padre, a Terzigno, insieme alla loro unica figlia di 9 anni.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la donna era uscita dalla scuola dove aveva accompagnato la figlia ed era salita in auto, dove sembra ci fosse un’altra donna con lei, quando è stata avvicinata da un uomo a bordo di uno scooter che le ha intimato di scendere perchè dovevano parlare.
Poco dopo, mentre discutevano sotto la pioggia, si è sentito uno sparo e l’assassino è scappato. Per fortuna i bambini erano già  tutti in classe. Questo il racconto del fatto di genitori di altri alunni che stavano abbandonando il plesso dopo averli accompagnati. Il posto è transennato, sono in corso i rilievi di Carabinieri e Scientifica.
I bambini sono stati fatti allontanare da un’uscita laterale per evitare di passare davanti al cadavere della donna che è ancora a terra. Tutto è avanti davanti all’ingresso della scuola Domenico Savio, del quartiere di Boccia al Mauro, al confine con Boscoreale.
Acquisite immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, ma anche testimonianze di persone presenti sulla scena del delitto

(da “La Repubblica”)

argomento: violenza sulle donne | Commenta »

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