Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
IN ITALIA ABBIAMO PIU’ COMANDANTI (87.000) CHE TRUPPA (83.000) E GODONO DI MOLTI PIU’ PRIVILEGI DEI POLITICI
Quella contro i vitalizi ai parlamentari è la battaglia più facile che ci sia: consenso sicuro al 99,99%. Dopo anni e anni di martellante campagna “contro la casta” (ma in realtà contro la politica) fatta dal pornogiornalismo, il popolo televisivo si è convinto che sono dei “privilegi rubati”.
Che poi sia una materia complessa, che lo stato di diritto non preveda leggi e provvedimenti punitivi retroattivi, che le “indennità differite” (questo il vero nome) non siano assimilabili alle pensioni, e che l’istituto avesse delle ragioni e fosse legittimo, poco importa; l’importante è assicurarsi lo scalpo degli ex parlamentari come “simbolo”, per “dare un segnale” (ma è accettabile che le istituzioni siano ridotte a strumenti di propaganda?).
Comunque sia, se i vitalizi sono da abolire oppure no, lo deciderà la Corte Costituzionale che verrà investita del problema, e dirà finalmente una parola definitiva (piaccia o no, le regole sono queste)
Ciò che voglio far notare è che mentre tutti, spesso con la bava alla bocca, se la prendono con i vitalizi politici (cifra da risparmiare, meno di 40 milioni di euro), a nessuno dei “giustizialisti” è mai venuto in mente di contestare, o almeno chiedere chiarezza, su un altro tipo di vitalizi, quelli dei militari (forse perchè la casta degli ex parlamentari è un facilissimo bersaglio, mentre per colpire i militari ci vuole coraggio?).
Ecco qui qualche cifra, se al Ministero del Lavoro e degli Interni avessero voglia di alzare veramente la testa e farsi dei nemici importanti:
1- Nel mondo militare italiano abbiamo più comandanti che comandati (87mila tra ufficiali e sottufficiali, 83mila tra graduati e truppa): circa 6,5 miliardi di soli stipendi. Agli alti ufficiali, per ridurne il numero esorbitante, viene garantito uno scivolo d’uscita grazie al quale essi vengono esonerati dal lavoro continuando però a percepire lo stipendio per i successivi 7 anni, anticipandone l’accesso a 53 anni e abolendo l’obbligo di aver maturato i requisiti per la pensione anticipata.
2- Il recente riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze armate prevede aumenti retributivi generalizzati per 400 milioni di euro ogni anno, di cui beneficeranno in particolare i circa diecimila ufficiali superiori promossi per decreto da “direttivi” sottoposti a contratto pubblico a “dirigenti” con tutti gli aumenti automatici previsti per le carriere dirigenziali.
3- Gli ufficiali con 13 anni di servizio percepiscono lo stipendio del colonnello, pur non essendolo, e con 23 anni quello di generale di brigata, pur non essendolo. Con 15 anni di servizio percepiscono l’intero trattamento economico di colonnello, e con 25 anni quello di generale di brigata.
4- Tutti gli ufficiali superiori (anche maggiori e tenenti colonnello) sono promossi dirigenti (come colonnelli e generali) con aumenti automatici propri delle carriere dirigenziali.
5- Ma è il capitolo “pensioni”, cioè i vitalizi militari, quello più scandaloso:
– maturazione anticipata della pensione di anzianità : a 57 anni e 7 mesi con 35 anni di contributi invece che a 61 e 7 mesi come gli altri dipendenti pubblici;
– maturazione anticipata della pensione di vecchiaia: a 60 anni e 7 mesi invece che a 66 anni e 7 mesi come gli altri dipendenti pubblici;
– indennità di ausiliaria per i primi 5 anni di pensione (50% della differenza tra ultimo stipendio e pensione stessa) e maggiorazione della pensione ordinaria in quanto calcolata considerando come retribuzioni anche quanto percepito in ausiliaria;
– per percettori di indennità di volo e/o di aeronavigazione: maggiorazione calcolata sulla base del numero di anni in cui è stata percepita tale indennità ;
– per gli ufficiali laureati: riconoscimento d’ufficio di 6 anni di laurea (dati tratti da Mil€x, Osservatorio sulle spese militari italiane).
Ce ne sarebbe da divertirsi. Ma la battaglia contro i privilegi militari è rischiosa e richiede impegno.
Meglio continuare a vincere facile con immigrati, rom ed ex parlamentari.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
E NOI FINANZIAMO QUESTA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E QUALCHE INFAME NEGA PERSINO GLI ABUSI
Da medici hanno semplicemente fatto il loro lavoro. Ma oggi, davanti al sonno della ragione verso cui si sta incamminando ancora una volta l’Europa, i loro referti sono la testimonianza più forte: la prova della tortura sistematica degli stranieri in Libia. Queste anamnesi e queste diagnosi sono state compilate dai dottori italiani a bordo delle navi delle Ong, le organizzazioni non governative che hanno colmato l’assenza degli Stati nel Mediterraneo.
Nei dodici mesi del 2017, giorno dopo giorno durante la navigazione verso i porti indicati dalla centrale operativa di Roma della Guardia costiera, hanno visitato circa diecimila persone soccorse al largo.
Da gennaio a dicembre: praticamente dall’intesa con Tripoli dell’allora ministro dell’Interno, Marco Minniti, fino alla vigilia dell’ascesa del suo successore Matteo Salvini.
Due governi, una linea di continuità : vista dalla parte delle vittime, c’è poca differenza tra il patto del Viminale con i trafficanti, che in cambio di denaro hanno ridotto le partenze dei gommoni, e il respingimento collettivo dei profughi in acque internazionali, come è avvenuto con la nave Aquarius.
I governi europei, a cominciare da quello italiano prima guidato da Paolo Gentiloni e oggi da Giuseppe Conte, non si sono mai posti troppe domande su cosa accada a uomini, donne e bambini rimasti bloccati al di là del mare.
Ora esistono risposte cliniche che confermano le violenze.
Aggressioni con catene, tubi di gomma, ferri roventi, scariche elettriche, acido sulla pelle sono la quotidianità .
Spesso per estorcere altro denaro o solo per imporre la legge del più forte nei campi di detenzione. È tutto scritto nella carne dei richiedenti asilo visitati.
La parola in arabo vuol dire magazzini: sono i luoghi in Libia dove i trafficanti ammassano le persone che cercano di arrivare in Europa. Ecco cosa racconta chi è sopravvissuto all’orrore. E ora la procura arresta un presunto torturatore
Sono cittadini di Nigeria, Palestina, Eritrea, Mali, Togo, Ghana, Senegal, Guinea Conakry, Marocco, Sierra Leone.
In quattro casi le vittime hanno dichiarato di essere state torturate già nelle loro città di provenienza in Senegal, Nigeria e Palestina. I medici, che chiedono l’anonimato perchè dalle loro diagnosi nessuno possa risalire ai pazienti, hanno tradotto nel linguaggio scientifico quello che vedevano: cicatrici, ustioni, esiti di fratture.
«I nostri referti», racconta un chirurgo, «sono la minima punta dell’iceberg per svariate ragioni: a volte, per i tempi stretti della navigazione o per le condizioni a bordo non sufficienti a garantire la privacy. Riuscivamo a visitare il trenta per cento delle persone. I certificati di vittime di tortura li abbiamo compilati soltanto per coloro che hanno avuto la forza e l’urgenza di raccontare il perchè di certe ferite fin dalle prime ore dopo il soccorso».
I certificati, conformi al protocollo di Istanbul per l’accertamento delle torture, sono stati poi consegnati agli interessati perchè possano così documentare la loro domanda di protezione umanitaria. E, se richiesti allo sbarco, sono stati depositati agli Uffici di sanità marittima del ministero della Salute.
Il governo italiano è quindi informato. Ecco alcuni dei casi, così come sono stati descritti dai medici nei loro referti.
Ragazzo, 18 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa due mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, martello, attrezzi per saldatura), in cui ha riportato lesioni contusive e ustioni. All’esame obiettivo il paziente si presenta lucido e coerente nel suo racconto. Si sono riscontrate le seguenti lesioni – Torace: a livello pettorale e dorsale diverse cicatrici compatibili con esiti di ustione. Arti: ad entrambi gli arti superiori e inferiori diverse lesioni cicatriziali, alcune ad evoluzione cheloidea (crescita anormale di tessuto, ndr), compatibili con esiti di ustione.
Ragazzo, 21 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante il viaggio in Libia. Riferisce in particolare di essere stato colpito con scariche elettriche multiple a livello del torace, circa tre settimane fa. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Torace: a livello emitoracico destro si rileva cicatrice cutanea compatibile con ferita da elettrocuzione (scarica elettrica nel corpo umano, ndr).
Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi durante la prigionia in Libia circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato torturato con pratica di contusioni multiple e ripetute sulle piante dei piedi con tubo di gomma. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Arti inferiori: deficit funzionale di entrambi i piedi associato a sindrome dolorosa cronica e deficit contrattile, postumo di lesioni contusive a carico della pianta di entrambi i piedi, compatibili con il racconto del paziente (pratica della falanga). Si indica valutazione ortopedica ed eventuale studio elettromiografico per inquadramento diagnostico del deficit degli arti inferiori e approccio terapeutico mirato. Necessita altresì di supporto nutrizionale per severo stadio carenziale da malnutrizione cronica.
Ragazzo, 22 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in un periodo di circa dodici mesi di prigionia. Riferisce episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (bastone, ferro), in cui ha riportato lesioni contusive agli arti e al dorso. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Arti: ad entrambi gli arti superiori (in particolare braccio e gomito sinistri) diverse lesioni cicatriziali, lineari, compatibili con esiti di contusione; inoltre tumefazione dorsale senza segni di sicure fratture della mano sinistra da recente lesione contusiva (due giorni fa), compatibile con il racconto del paziente; deficit funzionale dell’arto inferiore sinistro per dolore riferito subcronico postumo a lesioni contusive a carico del dorso e dell’arto stesso.
Ragazza, 23 anni. La paziente riferisce di essere stata vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa tre settimane fa. Riferisce di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma), in cui ha riportato lesioni contusive al volto e agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Capo: cicatrice ipertrofica frontale, compatibile con lesione da punta. Arti: a livello del braccio sinistro, cicatrice lineare compatibile con lesione da lama; al braccio destro lesioni lineari cicatriziali-ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma.
Ragazzo, 24 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese dalla fine del 2014, ragione per cui ha affrontato il viaggio in Libia e in mare. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a sospensione per incatenamento degli arti inferiori e a pratica ripetuta di contusione dei piedi (falanga). Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Arti inferiori: a livello sovramalleolare di entrambi i piedi si riscontrano esiti cicatriziali di lesioni ulcerative. Riferisce dolore cronico a carattere neuropatico a livello plantare di entrambi i piedi, compatibile con lesioni croniche indotte da pratiche riferite dal racconto del paziente.
Ragazzo, 25 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa un anno fa. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello dell’orecchio sinistro e di aver riportato ustioni da contatto con ferro incandescente a livello della caviglia destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Orecchio sinistro: a livello del margine superiore del padiglione auricolare sinistro si apprezza cicatrice compatibile con ferita da taglio. Arto inferiore destro: a livello di caviglia destra, apprezzabile cicatrice circolare compatibile con pregressa ustione da oggetto incandescente
Ragazzo, 27 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di torture/maltrattamenti, occorsi in Libia negli ultimi due mesi, in seguito ai quali ha riportato contusioni multiple e in particolare al ginocchio sinistro; ferita d’arma da fuoco al polso sinistro e perdita ungueale da estrazione cruenta al terzo dito della mano destra. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Arti: all’arto superiore sinistro presenza di cicatrice lineare al polso compatibile con esito di ferita da arma da fuoco; al terzo dito della mano destra, assenza di unghia compatibile con quanto riferito dal paziente; ginocchio sinistro normoatteggiato, tumefatto al comparto mediale e dolente alla flessione e al carico, compatibile con esiti di trauma contusivo.
Ragazzo, 29 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi nel proprio paese d’origine circa un mese fa, ragione per cui ha affrontato il viaggio. Riferisce in particolare di aver riportato ustioni a livello di entrambi i piedi da contatto con liquido bollente. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Piedi: a livello dorsale di entrambi i piedi si confermano esiti di lesioni compatibili con ustioni, in attuale evoluzione di guarigione. Arto inferiore destro: ginocchio destro tumefatto e dolente, non deformità articolari, carico mantenuto; verosimile contusione compatibile con trauma distorsivo da caduta (riferito da altezza del muro di cinta).
Uomo, 30 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti nel proprio Paese circa dieci anni fa, motivo per cui è partito. Riferisce in particolare di essere stato ferito con lama a livello del viso e dell’arto superiore destro, inoltre riferisce percosse con corpo contundente a livello della volta cranica. Viene riferito inoltre trauma da caduta da altezza circa un anno fa durante imprigionamento in centro libico in cui ha riportato trauma agli arti inferiori. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Capo: a livello della volta cranica parietale sinistra, cicatrice compatibile con ferita da corpo contundente; a livello del mento inoltre cicatrice lineare compatibile con ferita da lama. Arti inferiori: caviglia sinistra dolente al carico (riferito dolore cronico conseguente alla caduta); gamba destra in asse, dolente dopo deambulazione prolungata. Sintomi compatibili con esiti di fratture misconosciute conseguenti al trauma riferito dal paziente. Regione lombare: dolore cronico riferito conseguente alla caduta da altezza, compatibile con lesione vertebrale misconosciuta.
Uomo, 32 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia in almeno due episodi, uno nel novembre 2016 e uno circa tre settimane fa. Riferisce diversi episodi di maltrattamenti/violenza inflitti con diversi strumenti (lame, tubo di gomma, sospensione, falanga, strozzamento con corda) in cui ha riportato lesioni contusive agli arti, al dorso e al collo. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Capo: dolore alla pressione in regione periauricolare in sede di contusione. Collo: dolore sottomandibolare e anteriore dove si apprezzano esiti ecchimotici in evoluzione lineare; ipofonia marcata e dolore alla deglutizione concomitanti, compatibili con le lesioni subite. Dorso: multiple lesioni lineari ecchimotiche compatibili con lesioni da tubo di gomma. Arti: a livello di spalla sinistra cicatrice lineare compatibile con lesione da tubo di gomma; terzo dito mano destra: escara (necrosi del tessuto, ndr) ungueale e deficit funzionale tendineo compatibile con lesione secondaria a percosse riferite; braccio destro: esito cicatriziale cheloide compatibile con lesione da punta. Ginocchio sinistro: al cavo popliteo, esiti cicatriziali da ferita lacera compatibile con lesione da punta. Piedi: multiple lesioni ecchimotiche a entrambi i piedi, dolore cronico al carico del piede sinistro.
Uomo, 33 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa due mesi fa. Riferisce in particolare aggressione con acido in cui ha riportato ustioni chimiche agli arti. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Arti: a livello del gomito sinistro, estesa area cicatriziale ad evoluzione retraente-cheloidea; a livello della gamba sinistra cicatrice lineare compatibile con quanto riferito dal paziente.
Uomo, 35 anni. Il paziente riferisce di essere vittima di tortura/maltrattamenti, occorsi in Libia circa una settimana prima del viaggio in mare, in seguito ai quali ha riportato ferite multiple da contusione, elettrocuzione, incatenamento, contatto con sostante corrosive. Nel corso dell’esame fisico si sono riscontrate le seguenti lesioni — Capo: dolore emicranico sinistro esacerbato dalla digitopressione compatibile con trauma contusivo riferito (percosse); cicatrice frontale destra compatibile con lesione ulcerativa da contatto con sostanza corrosiva; cicatrice labbro superiore esito di ferita lacero-contusa compatibile con percosse riferite. Collo: a livello cervicale, lesione ulcerata infetta compatibile con lesione da contatto con sostanza corrosiva. Torace: a livello dorsale destro, esiti ecchimotici lineari compatibili con percosse. Arti: a livello di avambraccio sinistro, multiple lesioni ulcerative compatibili con contatto con sostanza corrosiva; piede destro: a livello perimalleolare mediale, ferite ulcerate infette compatibili con contatto con sostanza corrosiva; a livello di entrambi i piedi, esiti ecchimotici da sfregamento (catene). Riferita immersione in acqua ed elettrocuzione.
Uomo, 37 anni. Il paziente riferisce di essere stato vittima di tortura/maltrattamenti durante la detenzione in Libia. Riferisce in particolare di essere stato sottoposto a diverse pratiche di violenza tra cui sospensione per stiramento degli arti superiori, lesioni multiple e ripetute da taglienti, contusione da punta agli arti e al volto e a livello dorso-lombare, bruciature da sigarette. Si sono riscontrate le seguenti lesioni — Volto e collo: cicatrici lineari multiple compatibili con lesioni da tagliente; lesioni contusive orali con perdita di alcuni elementi dentari. Torace: a livello dell’emitorace anteriore sinistro, cicatrici da ustione compatibili con lesioni da bruciatura di sigaretta. Addome: lesione lineare circonferenziale, compatibile con lesione da tagliente. Arti superiori: multiple lesioni lineari al braccio e avambraccio destro compatibili con lesioni da arma da taglio. Arti inferiori: a livello delle cosce, cicatrici compatibili con lesione da tagliente; a livello della gamba sinistra, in regione pretibiale, cicatrice compatibile con ferita lacero-contusa da punta, come riferito dal paziente.
Stupro e malnutrizione. I casi di stupro sono stati trattati una volta a terra: «Pressochè la totalità delle donne africane, anche se sposate o madri», raccontano i medici. Alle torture si aggiunge la “malnutrizione severa critica in adolescenti e adulti”: «Rappresenta un indice di mancato accesso al cibo ed è necessario il ricovero urgente», spiega un’operatrice della missione umanitaria: «Ricordo sette somali adulti con grave disabilità associata: anchilosi degli arti inferiori da postura fetale obbligata, prolungata per mesi, per lo spazio limitatissimo nella prigione libica. In altre parole, non era più loro possibile distendere le gambe. Ce ne siamo accorti quando li abbiamo visti strisciare sui gomiti con gli arti inferiori fissi in quella posizione. Per il resto del viaggio sono stati portati in braccio dall’equipaggio. Allo sbarco in Italia ci aspettava il medico dell’Ufficio sanità marittima. Quel giorno l’ho visto piangere».
(da “L’Espresso”)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
OCCORRE SFATARE PREGIUDIZI NON BASATI SULLA REALTA’ E DELINEARE STRATEGIE
Come il cambiamento climatico, la migrazione è una questione globale che deve essere affrontata sia a livello locale che internazionale.
Diversi tentativi di cooperazione internazionale con l’obiettivo di regolare i flussi migratori hanno fallito. La crisi europea in materia di asilo del 2015 ha rivelato che, anche in contesti altamente integrati e cooperativi come l’UE, l’assenza di preparazione, la confusione politica e la disinformazione generano risposte politiche inadeguate ed umanamente costose.
A livello globale, dalla Convenzione del 1990 sui diritti dei migranti ai “global compacts” attualmente discussi, i tentativi di coordinare le politiche e di promuovere la governance globale non sono si sono dimostrati in grado di fornire soluzioni innovative e di forte impatto.
Il recente afflusso di richiedenti asilo siriani in Europa ha messo i leader e l’opinione pubblica dell’UE di fronte all’evidenza di una crisi umanitaria che in realtà si manifesta soprattutto nel Sud del mondo. Questo particolare afflusso di rifugiati è entrato in risonanza con discussioni più ampie sull’immigrazione, l’integrazione e la diversità nelle società europee già provate dalla crisi economica del 2008. Il trattamento della crisi migratoria in Europa risente oggi della confusione tra questioni politiche a breve e lungo termine come la regolamentazione in materia di asilo e migrazione, il dibattito sui diritti, la politica economica che non possono essere affrontati esclusivamente a livello nazionale.
Al di là dell’Europa, l’emergere o il consolidamento delle crisi politiche in materia di migrazione e asilo richiede una reazione urgente di tutte le parti interessate. Scienziati, organizzazioni della società civile, attivisti, cittadini e decisori politici devono unire le forze per ottenere una migliore comprensione dei fenomeni migratori sia forzati che volontari, delle loro determinanti e delle loro conseguenze per le società di accoglienza ed i paesi di origine.
Così facendo, forniremo delle basi per l’elaborazione di politiche basate sull’evidenza e la conoscenza al di là delle costruzioni e dei discorsi ideologici che tendono ad occupare i dibattiti nei media e nell’arena politica oggi.
È ormai urgente cambiare approccio :
Le politiche migratorie e di asilo in Europa, Nord America e in altri paesi (Kenya, Arabia Saudita, ecc.) costituiscono una minaccia senza precedenti recenti ai diritti umani delle popolazioni mobili ed al diritto di asilo.
Dagli anni ’90 in poi, i tentativi delle Nazioni Unite o di organizzazioni regionali come l’UE di regolamentare la migrazione e l’asilo sono falliti (la Convenzione del 1990 sui diritti dei migranti, gli accordi di Dublino in Europa, fino ai “global compacts”) e sono crollati di fronte alla prova dell’arrivo dei flussi di rifugiati (Iraq, Siria, Sud Sudan, Birmania) o delle crisi politiche sorte attorno alla questione della diversità e dell’integrazione dei migranti.*
Le opzioni strategiche adottate dai paesi dell’OCSE negli ultimi dieci anni – costruire muri, e costose esternalizzazioni del controllo dei flussi- non impediranno la migrazione, nè cambieranno i fattori fondamentali che influenzano la migrazione come spesso ripetono gli scienziati e come hanno mostrato precendenti esperienze.
La mancanza di comprensione dell’impatto della migrazione nelle società di arrivo dei migranti si traduce costantemente in politiche fallimentari. I discorsi ispirati all’ideologia e alla paura prevalgono nelle società europee e si impongono nell’agenda politica. Le conoscenze scientifiche e specialistiche in materia di migrazione e asilo non vengono ascoltate.
Esistono controversie scientifiche in materia di migrazione e asilo. Tuttavia, su alcune questioni vi è un ampio consenso tra gli esperti che viene sistematicamente ignorato nel processo decisionale :
Le migrazioni avvengono per lo più all’interno di regioni non tra i continenti e i migranti si trovano principalmente nel sud del mondo, in particolare i rifugiati
Oggi vi sono 246 milioni di migranti nel mondo, solo il 3,4% della popolazione mondiale, molto meno che nel 19 ° secolo*
Le restrizioni sui visti riducono la mobilità degli immigrati già presenti nel paese ospitante: i lavoratori migranti rimangono invece di ritornare nel proprio paese o altrove
L’assenza di opportunità di visto per i richiedenti asilo nei paesi di origine e di transito aumenta anche le pratiche criminali come la tratta umana.
La chiusura delle frontiere non limita solo la mobilità umana, ma anche gli scambi e i trasferimenti di fondi, know-how, idee al di là delle frontiere
Il rapido accesso ad un’abitazione, all’istruzione ed al mercato del lavoro formale aumentano la qualità dell’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo nelle società di accoglienza, riducendo ulteriormente le disuguaglianze e le privazioni di diritti
I comportamenti dei migranti in termini di fertilità raggiungono rapidamente i modelli demografici nei paesi ospitanti riducendo l’impatto dei flussi migratori sulle dinamiche demografiche dei paesi d’accoglienza
Il finanziamento dello sviluppo può aumentare l’emigrazione dai paesi più poveri. La relazione tra sviluppo economico e migrazione è molto più complessa di quanto sembrano assumere a fondamento della propria azione le attuali politiche.
L’effetto degli afflussi di immigrati sul mercato del lavoro e sulla crescita dei paesi d’arrivo è complessivamente neutro o positivo, a seconda delle condizioni economiche e dinamiche ed in ogni caso non vi è evidenza di un impatto negativo.
Al fine di comprendere gli effetti delle migrazioni umane è fondamentale un’analisi che tenga conto sia dei contesti specifici che delle dinamiche globali. Di recente sono emerse preoccupazioni relative alla mancanza o alla qualità inaffidabile di dati relativi al fenomeno migratorio. Oltre ai dati, riteniamo che delle premesse analitiche solide e chiare siano necessarie per elaborare delle politiche che abbiano come obiettivo una regolamentazione sana ed efficiente dei movimenti delle popolazioni. Le politiche one-size-fits-all e basate sull’ideologia non funzionano.
Esortiamo quindi a rompere con soluzioni politiche miopi ed inadeguate che oltre a generare situazioni di crisi umanitarie comportano un ulteriore inasprimento delle relazioni politiche. Chiediamo un cambiamento radicale di paradigma nel trattamento dei fenomeni migratori e dell’asilo internazionale. Chiediamo un cambiamento basato su approcci razionali, realistici, scientificamente informati ed umani
Chiediamo una riunione di emergenza di scienziati, esperti, rappresentanti della società civile, responsabili politici e leader politici in materia di migrazione e asilo.
Seguono 500 firme di ricercatori europei. Tra cui:
Marzio Barbagli, sociologo, Istituto Cattaneo e Università di Bologna
Chiara Saraceno, sociologa e filosofa, Collegio Carlo Alberto Torino
Giuseppe Sciortino, sociologo, Università di Trento
Jean Jouzel, climatologo, vicepresidente GIEC, Francia
Mireille Delmas-Marty, giurista, Collège de Franc
Franà§ois Hèran, demografo, Collège de France
Patrick Boucheron, storico, Collège de France
Thomas Piketty, economista, EHESS-Paris School of Economic
Steven Vertovec, antropologo, direttore del Max Planck Institute for the Study of Religious and Ethnic Diversity, Gà¶ttingen (Germania
Michèle Lamont, sociologo, Harvard Universit
Andrew Geddes, politologo, direttore del Migration Policy Centre, European University, Itali
Christina Boswell, politologa, decana ricerche in scienze sociali, University of Edinburgh, Scozi
Peter Scholten, politologo, direttore del consorzio International Migration, Integration and Social Cohesion (IMISCOE) Erasmus University Rotterdam, Paesi Bassi.
Pieter Bevelander, direttore del MalmචInstitute for Studies of Migration, Diversity and Welfare (MIM) Università di Malmà¶, Svezi
Ferruccio Pastore, direttore del FIERI (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sulle Migrazioni), Torino
Dina Vaiou, geografa, Technical University of Athens (NTUA), Grecia
Sabrina Marchetti, sociologa, Università di Venezia
Maurizio Ambrosini, sociologo, Università di Milan
Fabio Amato, geografo, L’Orientale di Napoli
Tiziana Caponio, politologa, Collegio Carlo Alberto
Roberta Ricucci, sociologa, Università di Torino
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
UNA RACCOLTA DI FIRME DA INVIARE A MATTARELLA
“Denunciamo come anticostituzionale, moralmente inaccettabile e contraria ai più elementari diritti umani la politica sull’immigrazione del governo Salvini-Di Maio”. Comincia così la lettera con cui più di 200 intellettuali prendono posizione contro i porti chiusi dall’esecutivo gialloverde.
L’appello è ancora aperto, raccoglie una lunga lista di firmatari in crescita e solo al raggiungimento di un numero definitivo verrà inviata al capo dello Stato.
Ma i professori coinvolti hanno sentito il bisogno di renderla pubblica subito per non rimanere in silenzio davanti a un’altra lettera, pubblicata il 26 giugno su Repubblica, questa volta di una studentessa a Concita De Gregorio. “Io mi domando e dico”, scrive Margherita Ciancio, “che cos’altro stanno aspettando personaggi pubblici e intellettuali di ogni ambito ordine grado a schierarsi in massa, in prima linea, per sostenere duramente e inequivocabilmente la libertà d’espressione?”.
E il mondo a cui la studentessa si rivolge fa sapere che si sta già muovendo. “Raccogliere le firme di tanti colleghi per questo Appello sul tema delle politiche sui migranti ha richiesto svariati giorni — e ancora ne stanno pervenendo per l’invio successivo al Presidente della Repubblica Mattarella”, spiega Elena Gagliasso, a nome di tutti gli atri.
“Tuttavia pensiamo sia giusto risponderle subito con quel che abbiamo: far sentire a questa studentessa (e ai tanti che sottoscriverebbero le sue parole) che ci siamo, che un collegamento di pensiero critico c’è, ed è in marcia”.
Di seguito, il testo integrale della lettera e i nomi dei 215 firmari:
Presa di posizione pubblica contro la politica in tema di migrazioni del governo Salvini-Di Maio
Siamo insegnanti, docenti universitari, scrittori, artisti, attori, registi, economisti, membri della società civile. Denunciamo come anticostituzionale, moralmente inaccettabile e contraria ai più elementari diritti umani la politica sull’immigrazione del governo Salvini-Di Maio. Nel futuro non assisteremo senza opporci con tutti i possibili mezzi legali al respingimento di navi umanitarie, alla minaccia di “censimenti” di tipo etnico-razzista o ad altri fatti di questa gravità .
Denunciamo come ugualmente pericoloso, incostituzionale e inaccettabile l’intero asse politico europeo di orientamento razzista e nazionalista cui questo governo guarda ideologicamente.
Da sempre i flussi migratori sono naturali ed essenziali per le civiltà umane; il rispetto della diversità culturale, del diritto d’asilo e del diritto all’integrazione, principi duramente conquistati dall’Europa, sono l’unica strada che è necessario regolare e percorrere, naturalmente a livello europeo. Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di impedire come anticostituzionale ogni provvedimento ispirato a discriminazione etnico-razzista o lesivo del diritto d’asilo.
Tra i firmatari: Giancarlo Consonni (Prof. Emerito, Politecnico Milano) Marta Fattori (Prof. Emerito, Univ. Roma La Sapienza) Lia Formigari (Prof. Emerito, Univ. Roma La Sapienza) Sergio Givone (Prof. Emerito, Univ. Firenze) Guido Martinelli (già Dir. SISSA, Univ. Roma La Sapienza) Giorgio Nebbia (Prof. Emerito, Univ. Bari) Giorgio Patrizi (Univ. Campobasso, Premio Flaiano per la letteratura 2015) Francesco Remotti (Prof. Emerito Univ. Torino).
Firmatari
1. Velio Abati, insegnante (GR) 2. Michele Abrusci (Univ. Roma Tre) 3. Ilaria Agostini, 4. Vittorio Agnoletto (Univ. Degli Studi, Milano La Statale) 5. Nadia Alba Agustoni (scrittrice) 6. Luca Alberti, Impiegato comunale 7.Myriam Alcalay (Univ. Milano La Statale) 8. Carla Maria Amici (Univ. Salento) 9. Nadia Andrea Andreani (Univ. of Lincoln) 10. Antonella Anedda (scrittrice), 11. Livia Apa (CESAC, Univ. Napoli l’Orientale) 12. Bruno Apolloni (già Univ. Milano La Statale) 13. Giuseppe Aragno (storico) 14. Luca Archibugi (scrittore) 15. Gennaro Avallone, 16. Damiano Baldassarre (Univ. Milano La Statale) 17. Anna Baldinetti (Univ. Perugia) 18. Ivan Bargna (Univ. Milano-Bicocca) 19. Vincenzo Bavaro, 20. Luca Bernardini (Univ. Milano La Statale) 21. Maria Grazia Betti (Univ. Roma La Sapienza) 22. Dario Bevilacqua, funzionario amministrativo del Min. Politiche agricole 23. Piero Bevilacqua (Univ. Roma La Sapienza) 24. Francesca Biancani (Univ. Bologna e Cedej/IFAO, Cairo) 25. Alessandro Bianchi (Univ. Bari) 26. Nadia Boaretto, 27. Vittorio Boarini, 28. Costanza Boccardi, 29. Olivia Bonardi (Univ. Milano La Statale) 30. Luca Bonardi (Univ. Milano La Statale) 31. Luca Boniardi (Univ. Milano La Statale – PhD) 32. Rossella Bonito Oliva, (Univ. Napoli l’Orientale) 33. Sara Borrillo (Univ. Napoli l’Orientale) 34. Sergio Botta (Univ. Roma La Sapienza), 35. Caterina Botti, (Univ. Roma La Sapienza) 36. Giuseppina Brunetti (Univ. Bologna), 37. Mario Cacciola, 38. Silvia Caianello, (Cnr. Napoli) 39. Chiara Calabrese (ècole Des Hautes ètudes En Sciences Sociales Parigi) 40. Roberto Cammarata (Univ. Milano La Statale) 41. Lucio Capoccia (Pontificia Universitas Urbaniana, Roma) 42. Paolo Caporali (Associazione Centro Orientamento Educativo) 43. Piero Caprari, 44. Sergio Cardone (artista) 45. Lorenzo Casini (Univ. Messina) 46. Giovanna Cassano, 47. Paola Causin (Univ. Milano La Statale) 48. Stefania Cavaliere, 49. Paolo Cavallari (Univ. Milano, La Statale) 50. Federica Letizia Cavallo (Univ. Ca’ Foscari Venezia) 51. Mariacristina Cavecchi (Univ. Milano La Statale) 52. Marco Celentano, (Univ. Cassino) 53. Carlo Cellamare (Univ. Roma La Sapienza) 54. Martina Censi, 55. Claudio Cernesi (già Univ. Modena e Reggio) 56. Iain Chambers (Univ. Napoli l’Orientale) 57. Raffaella Chiaramonte (Univ. Milano, La Statale) 58. Francesco Chirico, 59. Silvana Citterio (già dirigente scolastico, Milano) 60. Emanuele Coco, (Univ. Catania) 61. Amalia Collisani (Univ. Palermo) 62. Raffaella Colombo (Univ. Milano La Statale) 63. Giancarlo Consonni (Prof. Emerito, Politecnico Milano) 64. Roberto Cornelli (Prof. Università di Milano-Bicocca) 65. Angelo Corrado, 66. Francesco Correale (CNRS-Universitè de Tours) 67. Riccardo Corsi, 68. Carlo Cosmelli, (Univ. Roma La Sapienza) 69. Luca Crescenzi, 70. Federico Cresti, Univ. Catania 71. Xheni Dani, Libera professionista – ONG diritti umani 72. Francesca Davoli, 73. Marina De Chiara, (Univ. Napoli L’Orientale) 74. Gregorio De Paola, 75. Sara de Simone, (Univ. Trento) 76. Giovanni Destrobisol, (Univ. Roma La Sapienza) 77. Donatella Di Cesare (Univ. Roma La Sapienza) 78. Patrizia Di Paola, insegnante 79. Valentina Dorato (Univ. Roma La Sapienza) 80. Christiana Elevati (Consulente per il Terzo Settore e la Cooperazione Internazionale – MI) 81. Maria Cristina Ercolessi (Univ. Napoli L’Orientale) 82. Paolo Falzone (Univ. Roma La Sapienza) 83. Bernardo Fantini, (Univ. Ginevra) 84. Stefano Farris (Univ. Milano La Statale) 85. Aldo Femia (ISTAT), 86. Cristiana Fiamingo (Univ. Milano la Statale) 87. Gentile Francesco Ficetola (Univ. Milano La Statale) 88. Sara Forcella (Univ. Roma La Sapienza – PhD) 89. Elena Gagliasso (Univ. Roma La Sapienza) 90. Gianluca Gaias (Univ. Cagliari — PhD) 91. Elisabeth Galvan (Univ. Napoli l’Orientale) 92. Alfonso Gambardella, già dirigente scolastico (SA) 93. Alice Garbagnati (Univ. Milano La Statale) 94. Elena Gardenghi (Servizio internazionalizzazione, Univ. Bologna) 95. Sonia Gentili (Univ. Roma La Sapienza) 96. Gennaro Gervasio (Univ. Roma Tre) 97. Riccardo Ghidoni (Univ. Milano La Statale) 98. Federica Giardini, (Univ. Roma Tre) 99. Sergio Givone (Prof. Emerito, Univ. Firenze), 100. Piero Graglia (Univ. Milano La Statale) 101. Hykel Hosni (Univ. Milano La Statale) 102. Clelia Iacobone (insegnante, BA) 103. Teresa Iaria (Accademia di Belle Arti, Brera) 104. Francesco Indovina (Univ. Sassari) 105. Giorgio Inglese (Univ. Roma La Sapienza) 106. Ombretta Ingrascì (Univ. Milano La Statale) 107. Addolorata Intini, 108. Luca Jourdan (Univ. Bologna) 109. Cristina Lavinio (già Univ. Cagliari) 110. Luigi Lay (Univ. Milano La Statale) 111. Flaminia Lenti (insegnante di italiano L2, Caritas di Roma) 112. Gaetano Lettieri (Univ. Roma La Sapienza) 113. Eugenio Lombardi (Presidente Ecomuseo Urbano del Nord Barese e del Laboratorio Urbano, Bari) 114. Aurora Loprete – (PTA Univ. Milano La Statale) 115. Emanuele Lupo (attivista Cosenza) 116. Gianfrancesco Lusini, 117. Maria Immacolata Macioti (già Univ. Roma La Sapienza) 118. Noemi Magugliani (National Univ. of Ireland Galway — PhD) 119. Giuseppe Maimone (CoSMICA- Univ. Catania) 120. Massimo Mamoli (Univ. Milano) 121. Franca Mancinelli (scrittrice) 122. Laura Marchetti (Univ. Foggia) 123. Carlo Mariani (Univ. Roma La Sapienza) 124. Enzo Marinari, 125. Lucia Martines (Univ. Genova) 126. Pietro Masina (Univ. Napoli l’Orientale) 127. Jari Mazzoleni, 128. Severino Meloni, 129. Beatrice Mezzacapa, 130. Silvano Milani (Laboratory of Medical Statistics, Biometry and Epidemiology “G.A. Maccacaro”, Univ. Milano La Statale) 131. Carmela Morabito, (Univ. Roma Torvergata) 132. Rosanna Morabito, (Univ. Napoli L’Orientale) 133. Silvia Morgutti (Univ. Milano La Statale) 134. Giuseppe Moricola, 135. Silvio Morigi, Univ. Siena e Milano La Statale) 136. Maurizio Maugeri (Univ. Milano La Statale) 137. Giuseppe Molteni (Univ. Milano La Statale) 138. Giorgio Nebbia (Prof. emerito, Univ. Bari) 139. Noemi Negrini (Univ. Milano La Statale) 140. Caterina Nocella, 141. Giuseppe Notarbartolo di Sciara (Fondatore e presidente onorario Istituto Tethys) 142. Francesco Novelli (insegnante) 143. Assunta Nigro, 144. Roberto Oberti (Univ. Milano La Statale) 145. Paolo Oddi (Avvocato, socio ASGI) 146. Stefano Ossicini, 147. Salvatore Pace, 148. Silvana Palma (Univ. Napoli L’Orientale) 149. Anna Pasolini, 150. Paola Pastorino (insegnante) 151. Giorgio Patrizi (Univ. Campobasso, Premio Flaiano per la letteratura 2015) 152. Maura Pazzi (Medici senza Frontiere) 153. Cinzia Daniela Pieruccini (Univ. Milano La Statale) 154. Sandra Petrignani,(scrittrice) 155. Daniele Petrosino (Univ. Bari) 156. Antonio Pezzano (Univ. Napoli l’Orientale) 157. Giulia Piccolino (Loughborough Univ. – UK) 158. Gian Piero Piretto (Univ. Milano La Statale) 159. Antonio Pirillo (Impiegato Univ. Milano La Statale) 160. Rita Pizzi (Univ. Milano La Statale) 161. Patrizio Ponti (Univ. Milano la Statale e Save the Children) 162. Antonio E. Pontiroli già Univ. Milano La Statale) 163. Romeo (Bruno) Portesan (regista e attore – MI) 5 164. Elisa Postinghel (Loughborough University – UK) 165. Ida Regalia (Univ. Milano, già Dir. Dip. Studi del Lavoro e del Welfare) 166. Olga Rickards (Univ. Roma Tor Vergata) 167. Ivo Rigamonti (Univ. Milano La Statale) 168. Sandro Rinauro (Univ. Milano la Statale) 169. Gabriella Rossetti (già Univ. Ferrara) 170. Katherine Russo (Univ. Napoli L’Orientale) 171. Gaetano Sabetta (Pontificia Università Urbaniana di Roma) 172. Francesco Salsano (Univ. Milano la Statale) 173. Matteo Salvalaglio (Univ. College London) 174. Francesco Santopolo, 175. Giuseppe Saponaro, (già Univ. Roma La Sapienza) 176. Alba Sasso, (già Univ. Roma La Sapienza) 177. Enzo Scandurra (già Univ. Roma La Sapienza) 178. Christian Schlitt (International Centre for Pesticides and Health Risk Prevention — Az. Ospedaliera Luigi Sacco) 179. Rocco Sciarrone (Univ. Torino) 180. Simone Sibilio (Univ. IULM) 181. Angelo Sironi (Univ. Milano La Statale) 182. Isabella Soi (Univ. Cagliari) 183. Anna Solimini, insegnante (Trani) 184. Edgardo Somigliana (Univ. Milano La Statale) 185. Anita Sonego (Cons. Comunale Milano) 186. Claudia Spadaro, 187. Anna Sparatore (Univ. Milano La Statale) 188. Lucina Speciale (Univ. Salento) 189. Paolo Spinicci (Univ. Milano La Statale) 190. Paolo Stellari (Univ. Milano La Statale) 191. Alba Rosa Suriano (Univ. Catania) 192. Maria Suriano (Univ. Witwatersrand, Johannesburg – RSA) 193. Flavien Tchamdjeu, Univ. Bocconi 194. Tiziana Terranova (Univ. Napoli l’Orientale) 195. Alberto Toni (scrittore), 196. Ida Toscano (architetto – NA) 197. Francesco Trane, 198. Emanuele Troisi (insegnante) 199. Luigi Trucillo (scrittore), 200. Raffaele Urselli (Univ. Napoli l’Orientale) 201. Giorgio Valentini (Univ. Milano La Statale) 6 202. Luigi Valvalà (insegnante) 203. Michela Venditti, 204. Armando Vitale (già dirigente scolastico – CZ) 205. Augusto Vitale, (Istituto Superiore Sanità Roma) 206. Claudia Vitali (Univ. Pavia – studente) 207. Angelo Vulpiani, (Univ. Roma La Sapienza) 208. Josè Pablo Werba, Responsabile Unità Prevenzione Centro Cardiologico Monzino, Milano) 209. Raùl Zecca Castel (Univ. Milano-Bicocca – PhD) 210. Alberto Ziparo (Univ. Firenze) 211. Elisa Veronica Zucchi (attrice) 212. Flavia Zucco (già Cnr Roma)
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
IERI VOLEVA ABOLIRLO, OGGI PENSA DI ESTENDERLO AI 19ENNI
Dietrofront del neo ministro della Cultura Alberto Bonisoli sul bonus cultura ai giovani fino ai 18 anni.
In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano in occasione di una visita nella città terremotata di Visso e, auspicando un coinvolgimento dell’industria culturale nelle opportunità da dare ai giovani, afferma che il bonus Cultura promosso dal governo Renzi è uno strumento utile e, anzi, andrebbe esteso anche oltre i 18 anni.
“I ragazzi li hanno usati anche per i festini a base di alcol”, aveva detto il ministro destando non poche polemiche.
“L’ho letto su diversi articoli e mi è stato confermato da molti. Ma non è questo il punto. Il bonus è uno strumento: non è sbagliato di per sè, ma è sbagliato farlo come gancio elettorale. […] Non erano stati previsti fondi per il 2020, che, guarda caso, è un anno senza elezioni”.
Quindi il nuovo governo, a detta del ministro Bonisoli, è pronto a finanziare ancora il bonus.
“È giusto dare agevolazioni ai ragazzi per abituarli a consumare cultura, ma mi piacerebbe chiamare a raccolta la stessa industria culturale con investimenti generosi. Penso per esempio a uno sconto fisso per i 18enni, e pure per i 19enni, perchè non è che l’anno dopo finisce tutto. […] L’obiettivo è dare maggiore attenzione a chi ha meno soldi, ma anche a chi ha situazioni di disagio importanti”.
Le polemiche erano nate quando il ministro aveva annunciato, invece, l’intenzione proprio di eliminare il bonus da 500 euro per i 18enni: “La 18 App? Vale 200 milioni. Meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe”, aveva detto il ministro.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
INTASCAVA LA TASSA DI SOGGIORNO DEL GRAN HOTEL PLAZA DI ROMA, INDAGATO PER PECULATO
Aveva intascato la tassa di soggiorno per quattro anni, dal 2014 al 2018, invece di versarla al Comune di Roma. Per un totale di 2 milioni di euro, somma che oggi il gip Giovanni Giorgianni, su richiesta della procura, ha provveduto a sequestrare a Cesare Paladino.
L’uomo, accusato di peculato, è amministratore unico della società che gestisce il Grand Hotel Plaza, struttura a 4 stelle nella centralissima via del Corso.
La figlia di Paladino, Olivia, manager nella stessa struttura, è la compagna del presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Secondo quanto accertato dagli uomini della polizia municipale, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Alberto Pioletti, l’imprenditore si sarebbe illecitamente appropriato di oltre 300mila euro per l’anno 2014, di oltre un milione e 500mila euro per gli anni 2015, 2016 e 2017 e di circa 88mila euro per l’anno in corso per un totale di oltre due milioni di euro.
La tassa di soggiorno è stata codificata nel 2010 e prevede un contributo a carico di chi alloggia nelle strutture alberghiere della Capitale da applicare secondo criteri di gradualità .
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
L’IMPRENDITORE AVEVA CHIESTO DI ESSERE ASCOLTATO DAI PM
È terminato l’interrogatorio, durato complessivamente 11 ore, di Luca Parnasi, figura chiave dell’indagine della Procura capitolina sul nuovo stadio della Roma, ex amministratore unico dell’Eurnova arrestato quindici giorni fa nell’ambito dell’inchiesta della Procura sul nuovo stadio della Roma.
Dopo la prima tranche di ieri, interrogatorio fiume che si è protratto fino alle 22, oggi nuovo confronto tra il costruttore e i pm di piazzale Clodio durato circa sei ore.
L’atto istruttorio si è svolto nel carcere di Rebibbia dove Parnasi si trova detenuto dopo il trasferimento dal San Vittore di Milano.
Luca Parnasi ha ammesso tutto: quello che era contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare, quello che emergeva chiaramente dalle intercettazioni telefoniche e ambientali e forse anche di più.
“Ho pagato tutti i partiti”, è quanto avrebbe sostanzialmente confermato davanti agli inquirenti.
Nel corso dell’atto istruttorio, l’indagato avrebbe ammesso, in tema di finanziamenti alla politica, di avere elargito denaro, dazioni fatte per un tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con tutti i partiti, avrebbe ribadito a chi indaga così come emerge dalle carte dell’inchiesta. “Ho pagato tutti”, ha raccontato, in sintesi, il costruttore ai magistrati.
Come sospettavano i pm e i carabinieri del nucleo investigativo che per mesi hanno monitorato ogni sua mossa, il costruttore, interessato a non conoscere ostacoli di alcun tipo nella realizzazione del nuovo stadio della Roma, non aveva scrupoli nè imbarazzi a elargire denaro e altre utilità a chiunque, a esponenti politici, movimenti, fondazioni o partiti, che fossero di maggioranza o no.
Somme in chiaro, tracciate, di cui sono stati spiegati significato e scopo, più altri contributi su cui dovranno essere fatti approfondimenti investigativi per capire se di natura lecita o illecita.
Parnasi pagava per risultare simpatico, per aggirare possibili intoppi di natura burocratica e incassare autorizzazioni e ‘via libera’ di tipo tecnico, per velocizzare l’iter amministrativo di determinate procedure, per mantenere rapporti cordiali con chiunque, o anche solo per accreditarsi negli ambienti che contano in vista di futuri progetti imprenditoriali da intraprendere non solo a Roma.
Lo dicono le carte istruttorie, e di fatto lo avrebbe confermato lo stesso Parnasi nel ‘faccia a faccia’ con i pm. “Io pago tutti”, aveva detto in una delle tante intercettazioni contenute nel provvedimento restrittivo del gip Maria Paola Tomaselli.
“Sulle elezioni spenderò qualche soldo – aveva aggiunto a un suo collaboratore in un’altra conversazione captata dagli investigatori – è un investimento che devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…”.
Tra i chiarimenti forniti agli inquirenti da Parnasi molti hanno riguardato la figura dell’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone (consulente di fatto del Comune di Roma) per l’abbattimento delle cubature nel progetto della struttura di Tor di Valle.
Il costruttore, che coltiva la speranza di ottenere in brevissimo tempo gli arresti domiciliari, dovrebbe affrontare il delicato argomento che riguarda l’attività di finanziamento alla politica che i magistrati hanno già ribattezzato “sistema Parnasi”.
(da agenzie)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
INFATTI NEL CONSIGLIO DEI MINISTRI NEANCHE SE N’E’ PARLATO, IN OGNI CASO SAREBBE LA UE A FINANZIARE L’ACQUISTO (QUANDO NON SI SA)… IL MEGLIO DEL MEGLIO DEGLI INSUCCESSI DEL MINISTRO: DAI ROM A EMBRACO
Matteo Salvini è la star di questi primi cento giorni del governo Conte.
Non c’è argomento d’attualità del quale non si sia occupato, non c’è dossier che non abbia promesso di risolvere.
Dalla chiusura dei porti — decisione che spetterebbe al collega Toninelli — alla questione dell’accesso a scuola per i bambini non vaccinati (tema di competenza della ministra Grillo e al ministro Bussetti) passando per la battaglia per la difesa del riso italiano dalla concorrenza asiatica (il commercio estero viene gestito del ministro dello sviluppo economico Di Maio).
A questo attivismo mediatico del ministro dell’Interno fa da contraltare il numero di decreti firmati da Salvini: nessuno.
Le dodici motovedette che l’Italia ha già donato alla Libia
Ma Salvini non è certo uno che si fa scoraggiare. Sa che più si agita sui social più il suo consenso aumenta. E dal momento che fra qualche tempo sarà costretto a cambiare strategia (prima o poi dovrà fare davvero qualcosa e non limitarsi a proclami e annunci) è intenzionato ad andare fino in fondo.
Ad esempio ieri durante il question time di ieri alla Camera Salvini ha dichiarato che «Nel Consiglio dei ministri di questa sera verranno donate 12 motovedette libiche, con conseguente formazione dell’equipaggio a cura delle autorità italiane per continuare a salvare e a proteggere vite e Mar Mediterraneo».
Qualche giorno fa, prima della sua visita a Tripoli, era uscito l’annuncio della “donazione” di dieci motovedette alla Libia (finanziate con i fondi UE).
Su Twitter Salvini ha postato la notizia: “12 unità navali oggi donate dal Governo italiano alla Guardia costiera libica”. Dalle parole ai fatti.
Peccato però che se si va a vedere il comunicato stampa relativo ai provvedimenti presi durante il Consiglio dei ministri del 27 giugno 2018 si scopre che Salvini non ha proposto di donare dodici motovedette alla Libia (su proposta di Salvini il Consiglio ha invece ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Sogliano Cavour (Lecce), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata). Forse giugno deve essere il mese delle motovedette al Viminale.
Nell’aprile 2017 Minniti promise di donare “entro giugno” dieci motovedette alla Libia.
Lo sciacallaggio di Salvini su Embraco
Le motovedette per ora quindi non ci sono, e non si sa se al Consiglio dei ministri non se ne è proprio parlato oppure se si aspettano i fondi europei per finanziare la donazione delle imbarcazioni alla Libia. Per Salvini però è cosa fatta.
La politica degli annunci è fatta anche di questo. Ma c’è dell’altro.
Succede infatti che Salvini si prenda dei meriti che non ha. Poco più di una settimana fa Salvini aveva detto di essere passato “dalle parole ai fatti” con la demolizione di una casa abusiva demolita in un campo sinti.
Qualcuno potrebbe aver avuto l’impressione che sia stato l’arrivo del Ruspa al Viminale a dare il via all’operazione. Eppure l’iter giudiziario era iniziato nel 2008 e l’autorizzazione all’abbattimento era giunta l’11 maggio scorso (il governo Conte si è insediato il 1 giugno).
Idem per la visita del ministro in una delle ville sequestrate ai Casamonica, Salvini ha promesso «la riforma del sistema di gestione dell’Agenzia per i beni confiscati e sequestrati» ma nel frattempo è la Regione Lazio che sta lavorando per abbatterla.
Prendiamo ad esempio la risoluzione della vertenza Embraco.
Due giorni fa è stato raggiunto un accordo che ha consentito di salvare i posti di lavoro di tutti i 417 dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri. I lavoratori dell’Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, passeranno dal 16 luglio al gruppo israeliano-cinese Ventures.
La situazione era stata gestita dal governo Gentiloni e in particolare dall’ex ministro Calenda che ha lavorato assieme al presidente della Regione Chiamparino, ai sindaci e alle rappresentanze sindacali
Ma per Salvini questo non rappresenta un problema. Su Twitter il ministro ha cinguettato giulivo dicendo che con i lavoratori di Embraco “ho vissuto fin dal primo momento la crisi e mi sono battuto per una soluzione”.
Salvini è anche ministro del Lavoro (ma non era Di Maio?).
Il tweet non è poi diverso da un altro del 26 giugno dove il Ruspa lodava un’operazione dei Carabinieri all’interno di un campo Rom sottolineando che in quel preciso campo era stato anche lui qualche mese fa. C’è un nesso causale tra la presenza di Salvini e i sequestri? La risposta è no.
Allo stesso modo verrebbe da chiedersi quale sia stato l’impegno concreto di Salvini su Embraco. Negli articoli di giornale che hanno seguito la crisi non si trova alcuna proposta avanzata da Salvini.
Al contempo l’eurodeputato PD Brando Benifei fa presente che quando a Bruxelles si tenevano le riunioni su Embraco assieme a Chiamparino e ai sindacati Salvini non si è mai fatto vedere. Eppure era ancora un europarlamentare quindi sarebbe stato quello il luogo perfetto per far sentire il suo sostegno.
In realtà qualcosa Salvini l’ha fatta. A febbraio ha ricevuto una delegazione dei lavoratori di Embraco e si è fatto fotografare durante un evento della campagna elettorale con in mano una maglietta con scritto “Embraco Whirlpool Licenzia”. Salvini è stato vicino ai lavoratori di Embraco?
Come tutti i politici in campagna elettorale certamente sì. Si può considerare un impegno concreto? No.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 28th, 2018 Riccardo Fucile
ORA SI SCOPRE CHE MANCANO LE COPERTURE MA NON SOLO… LA LEGA NON VUOLE RIDURRE I CONTRATTI PRECARI SU PRESSIONI DELLA CONFINDUSTRIA
Il Decreto Dignità era stato annunciato come primo provvedimento da parte del ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio il 14 giugno scorso.
Avrebbe dovuto contenere norme che vietavano la pubblicità del gioco d’azzardo, l’eliminazione di spesometro e studi di settore, i disincentivi alla delocalizzazione e, soprattutto, le norme contro la precarietà nella Gig Economy.
L’unico provvedimento uscito dal consiglio dei ministri ieri è però un decreto che rinvia al primo gennaio 2019 l’obbligo di fatturazione elettronica per i benzinai.
I benzinai hanno così potuto rinviare lo sciopero che avevano annunciato per la prossima settimana, ma la rivoluzione si è fermata dal benzinaio per un motivo molto semplice: lo stop è stato deciso dal ministro dell’Economia Giovanni Tria con l’approvazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti perchè gli uffici della Ragioneria avrebbero avuto da ridire sulle coperture finanziarie di alcune misure, giudicate insufficienti e inadeguate.
“Il decreto dignità è un punto di partenza e se è pronto per stasera arriva stasera, sta facendo il giro delle sette chiese, bollinature varie. Il testo è pronto, deve essere solo vidimato dai 1000 organi di questo paese”, ha detto ieri Di Maio per spiegare che il provvedimento avrebbe potuto essere rinviato a lunedì o martedì.
Ora, i mille organi di questo paese esistevano da prima che Di Maio diventasse ministro e pare francamente improbabile che il ritardo sia dovuto alla burocrazia, come ha tentato di far credere il ministro del Lavoro e dello Sviluppo.
Perchè le mille bollinature andavano messe prima dell’approdo in CdM, non dopo.
I problemi sembrano invece essere proprio altri.
Ad esempio mancherebbero le coperture per l’abolizione dell’obbligo dello split payment, un meccanismo tributario mirato a contrastare l’evasione del pagamento dell’Iva quando si ha a che fare con la pubblica amministrazione, introdotto nel 2015 dal governo di
Matteo Renzi, che ha indubbiamente complicato la vita dei contribuenti onesti, costretti a gestire problemi di liquidità , ma dando ottimi risultati: nel biennio 2015-2016 c’è stato un maggior gettito Iva, pagata dai contribuenti disonesti, quantificabile in circa 3,5 miliardi.
Roberto Giovannini sulla Stampa segnala però una serie di altri problemi, politici, su altre norme previste dal decreto:
Eppure, le voci che trapelano lasciano intendere che i problemi che hanno suggerito di rinviare il varo del decreto (esclusa la parte sulla fatturazione elettronica, indispensabile per evitare lo sciopero dei benzinai) sono ancora più articolati.
Vanno al di là del tema delle coperture finanziarie, e riguardano sia il merito delle misure sia il loro impatto politico.
Il punto è l’intenzione da parte di Di Maio, in qualità di ministro del Lavoro, di ridurre il grado di flessibilità e di precarietà del mercato del lavoro.
Nel «decreto dignità » già era scomparsa la norma che avrebbe regolamentato il lavoro dei rider e degli altri lavoratori della «gig economy». Ma per il momento, nel testo c’è ancora la stretta sui contratti a tempo determinato, con il ritorno delle causali dopo i primi dodici mesi, il limite a 4 proroghe, l’aumento dei costi contributivi a carico delle imprese dell’1% per ogni nuovo contratto. Ieri Confindustria, Confesercenti e Confcommercio hanno protestato contro questa misura.
Una protesta, pare, che avrebbe trovato ascolto sia al ministero dell’Economia che al quartiere generale della Lega.
Insomma, ci sono altri e più cogenti problemi dietro il rinvio che dovranno a questo punto essere risolti entro una settimana.
E la Gig Economy può attendere. Così come la dignità .
(da “NextQuotidiano”)
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