Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
IL FIGLIO DI DARIO FO E FRANCA RAME: “QUALE SAREBBE IL CAMBIAMENTO PROMESSO? CHIUDERE I PORTI O RIDURRE LE TASSE AI RICCHI?”
“Certo che sono allarmato dalle posizioni sull’immigrazione, è una situazione molto pericolosa, c’è il rischio che l’Italia sia complice di nuovi massacri in Libia ma l’alternativa quale sarebbe? La politica fatta da Minniti? E prima di lui da Berlusconi e Monti?”.
Jacopo Fo, scrittore attore e fumettista, figlio di Dario e Franca Rame, che come suo padre ha sostenuto da sinistra il movimento di Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio, quando è nato il governo gialloverde ha ingoiato il rospo con l’ironia. Salvini era un “comunista padano”, Grillo un “metacomunista” … La loro alleanza – diceva – è nata da un complotto di Cossutta per portare i comunisti al governo.
Ora però l’ironia cede il passo alla preoccupazione per il peso specifico di Matteo Salvini sulle scelte del governo.
Pentito di aver votato M5?
“Il mio è stato un voto di necessità , che avrei dovuto votare? Il Pd che per anni è stato dietro ai deliri napoleonici di un Renzi che voleva cambiare la Costituzione? Io come tanti ho votato il M5S sperando in un vero cambiamento. Mi sono dato un tempo per giudicare questo governo. Aspetto i fatti, mi sono detto. Certo se i fatti sono chiudere i porti a donne bambini e disperati o la flat tax a favore dei ricchi tornerò a non votare come ho fatto per molti anni. E poi c’è un problema di misura”.
In che senso?
“Matteo Salvini dice che gli immigrati ci costano cinque miliardi ma la mafia e la ‘ndrangheta ci sono costano 100 miliardi all’anno. Quindi, partendo dallo slogan vincente ‘prima gli italiani’, come la mettiamo?”.
Molti elettori di sinistra che il 4 marzo hanno votato M5S hanno già disertato le urne. A Pisa per uno su due si è astenuto domenica scorsa. L’inizio di uno smottamento a sinistra per Di Maio?
“Li capisco. Ho molti amici nei cinquestelle. Il disagio c’è, inutile negarlo. Il nostro problema non è l’Europa nè l’immigrato come Salvini continua a sostenere. Il problema è la burocrazia che è una tassa del 10% su tutti e lo spreco di soldi pubblici. Ma la narrazione della Lega sull’immigrazione ha vinto. Gli italiani vogliono questo. E non da oggi. Quando Berlusconi fece l’accordo con Gheddafi nessuno si è scandalizzato. Anche a sinistra. E anzi oggi qualcuno lo rimpiange. Del resto dopo essere stati rincoglioniti da vent’anni di Isole dei famosi e Grandi fratelli con finti litigi, risse per gioco e linguaggio osceno non stupisce che gli italiani stiano con Salvini. Per ora, s’intende. Poi alla prima tragedia lo vedremo”.
(da “La Repubblica“)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
LUI CHE “HA LAVORATO TUTTA LA VITA IN AFRICA” SA CHE “IL FUTURO DEGLI AFRICANI E’ IN AFRICA” … MA SE E’ STATO SOLO 4 MESI (10 ANNI FA) IN CONGO DI CHE CAZZO PARLA?
L’ex parlamentare M5S Alessandro Di Battista è, come tutti sanno, a San Francisco. Dopo aver lasciato la politica il Dibba ha deciso di dedicarsi alle sue grandi passioni: il viaggio, la famiglia e il giornalismo d’inchiesta.
In questi giorni Di Battista è stato zitto mentre il governo M5S-Lega parlava di chiudere i porti e Danilo Toninelli farneticava sul fatto che le persone a bordo dell’Aquarius in realtà fossero già “sbarcate” oppure spiegava che il respingimento in mare della Aquarius fosse diverso dalla “chiusura dei porti” invocata da Salvini.
Che ne pensa il “cooperante” internazionale Di Battista? Oggi ci gha reso edotti del suo pensiero.
Ci spiega che il «futuro degli africani è in Africa». Dibba lo dice perchè lui «ci ha lavorato in Congo». Anzi, lui «c’ha lavorato tutta la vita in Africa».
Strano, perchè l’ultima volta che ho controllato Alessandro Di Battista risultava avere 39 anni. Di questi quasi 40 anni il Dibba ha trascorso nella Repubblica Democratica del Congo — lavorando per tutta l’estate del 2008 — ben 4 mesi.
Sia chiaro, nessuno vuole mettere in dubbio le capacità analitiche di Di Battista che spiega che siamo di fronte ad una «deportazione di sistema che consente l’abbassamento salariare in italia» (ancora tutta da dimostrare).
Per inciso non c’è nessuna regola che dice che o si accolgono i migranti o si creano migliori condizioni di vita nei paesi d’origine. Si possono fare entrambe le cose, ma la visione del mondo di Di Battista è troppo manichea.
Limitiamoci ai fatti, Di Battista è stato in Congo quattro mesi e dice di averci lavorato tutta la vita. Magari in quei quattro mesi è diventato il più grande esperto di Congo. Ma il Congo non è l’Africa.
Dai dati del Viminale e da quelli della Guardia Costiera risulta che non ci siano state richieste d’asilo da persone provenienti dal Congo e che tra le persone salvate in mare tra il 2014 e il 2017 quella congolese non compaia mai nella lista delle principali nazionalità dichiarate.
E non risulta nemmeno che la Repubblica Democratica del Congo sia tra i paesi con il più alto tasso di emigrazione.
Questo non vuol dire che il Congo non sia stato un paese d’emigrazione (o di provenienza di rifugiati). Semplicemente significa che nonostante la decennale esperienza di Di Battista e il suo master in diritti umani l’ex deputato del M5S non è nella posizione di fare lezioni sull’Africa.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
“HA DETTO DI NO DICENDO CHE NON PRENDE PER IL CULO CHI L’HA VOTATO. CHE BRUTTA FIGURA, SEMBRAVAMO I ROMANI DEI FILM QUANDO VANNO A MILANO”
L’imprenditore Luca Parnasi e gli uomini del suo gruppo puntavano a esportare il suo sistema corruttivo a Milano.
E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere nove persone. Il gruppo, incaricato di portare avanti il progetto per la costruzione del nuovo stadio della Roma, puntò a corrompere l’assessore all’Urbanistica di Milano, Pierfrancesco Maran (Pd), proponendogli l’acquisto di una casa.
Un tentativo caduto nel vuoto – hanno appreso gli investigatori durante le intercettazioni telefoniche – perchè Maran respinse la “proposta in modo sdegnato” dicendo in modo netto: “Qui non si usa”.
In un’intercettazione, gli uomini del gruppo Parnasi fanno un resoconto dell’incontro: “Siamo andati a parlare con l’assessore Maran, gli abbiamo proposto un appartamento ma lui ha risposto di no dicendo che lui ‘non voleva prendere per il c… chi lo ha votato’. Abbiamo fatto una brutta figura, sembravamo i romani dei film quando vanno a Milano”.
Maran sceglie di non commentare la notizia
A Palazzo Marino Maran, classe 1980, non è nuovo. E’ stato l’assessore più giovane della giunta guidata da Giuliano Pisapia e, in seguito, il secondo assessore più votato nella giunta dell’attuale sindaco Giuseppe Sala (dopo Pierfrancesco Majorino che però aveva fatto le primarie).
E’ laureato in Scienze Politiche e ha lavorato come consulente aziendale. Prima consigliere di Zona 3, poi consigliere comunale, dal 2011 al 2016 è stato assessore alla Mobilità . Ed è in questo periodo, con l’amministrazione arancione, che si è fatto notare: è lui che ha introdotto in l’Area C (la zona a traffico limitato del centro) e i sistemi di car sharing free floating.
Nella giunta Sala dal 2016 si sta occupando del piano di riqualificazione di sette scali ferroviari dismessi.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
AVEVANO CHIESTO ANCHE DI INTERVENIRE SULLA STAMPA PER CAMBIARE ARTICOLI SGRADITI
Mazzette, assunzioni di figlio, consulenze fittizie: il sistema guidato dall’imprenditore e immobiliarista Luca Parnasi, finito agli arresti insieme ai suoi più stretti collaboratori e a politici e dirigenti di primo piano del Movimento Cinque Stelle, del Pd e di Forza Italia, era basato sulla corruzione sistematica di pubblici ufficiali del Comune di Roma e della Regione Lazio.
Con l’obiettivo finale di ottenere il via libera al progetto del nuovo stadio dell’AS Roma (del tutto estranea dall’inchiesta della procura di Roma), un affare che per il gruppo Parnasi vale centinaia di milioni di euro.
Le intercettazioni telefoniche e ambientali, ii messaggi Whatsapp e delle caselle di posta elettronica, le analisi dei movimenti bancari segnalano come l’imprenditore, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, aveva puntato molte fiches per assoldare politici che potevano aiutare il suo gruppo in Consiglio regionale, oltre a «pubblici ufficiali» di punta del Campidoglio come Luca Lanzalone, principale consigliere della sindaca Virginia Raggi sulla questione dello stadio, poi promosso alla presidenza di Acea, e oggi principale consigliere della giunta del M5S.
TERREMOTO LANZALONE
Secondo le accuse del pm Paolo Ielo, che ha coordinato l’inchiesta — uno degli stralci di quella partita dalle intercettazioni sul costruttore Sergio Scarpellini — Parnasi e i suoi uomini avrebbero «offerto a Luca Lanzalone (indagato e arrestato per concorso in corruzione, ndr) diverse utilità , e tra queste svariati incarichi professionali, al fine di corromperlo, acquisendone il costante asservimento agli interessi del gruppo imprenditoriale».
Il fedelissimo della Raggi, vicino anche ad Alfonso Bonafede neoministro della Giustizia e ad altri maggiorenti del Movimento, Luigi Di Maio su tutti, avrebbe usato i suoi poteri di mediatore per gli «interessi del Parnasi e del suo gruppo…in violazione dei doveri istituzionali di imparzialità e correttezza».
In cambio di «lucrosi incarichi dello studio legale Lanzalone & Partners, in persona di Luciano Costantini (socio di Lanzalone, ndr) e Stefano Sonzogni». In pratica, dicono i magistrati, Parnasi ha dato o promesso a Lanzalone varie consulenze.
La prima evidenza è nella «promessa del conferimento, da parte dei referenti della Sgr Dea Capital di un incarico assolutamente inutile e assegnato per finalità corruttive» per l’assistenza legale in alcuni rapporti tra l’azienda e il Comune di Marino, amministrato dai grillini, «per la quale veniva formulato un preventivo da 50 mila euro quale compenso base, di ulteriori 40 mila euro — oltre a un importo variabile per diverse decine di migliaia di euro — in base all’esito della prestazione».
Non solo. Parnasi — per tramite di una persona di fiducia, Mariangela Masi, avrebbe girato a Lanzalone un altro incarico legale da 12.500 euro, più un’altra commessa «in ordine alla ristrutturazione di fondi, legati alla realizzazione presso la vecchia Fiera di Roma di un polo di intrattenimenti» e un palazzetto.
In cambio Lanzalone, spiegano i magistrati romani, ha elaborato «una soluzione tecnica» per il progetto dello stadio della Roma «finalizzata a consentire un immediato inizio dei lavori senza il ricorso a procedure d’urgenza», in modo da evitare ricorsi «con conseguente allungamento dei tempi. Si tratta di un’escamotage individuato dal pubblico ufficiale nell’interesse esclusivo del privato per eliminare gli ostacoli frapposti alla realizzazione del progetto». Lo stesso Lanzalone avvertiva poi Parnasi di ogni step amministrativo.
I rapporti tra i due sono costanti, e apparentemente idilliaci.
Tanto che Lanzalone chiede a Parnasi un’intervento sul sito Dagospia, che aveva pubblicato un articolo sul suo conto e sulla sua vita privata che aveva — come si legge dalle intercettazioni — già «agitato Di Maio». Parnasi, per risolvere il problema, si affida all’ex pidduista Luigi Bisignani. Prima, però, chiede il permesso all’uomo forte dei Cinque Stelle.
«Con Bisignani, se vogliamo fare una prova di forza, io ci posso parlare in tempo reale», chiosa Parnasi attovagliato con l’avvocato di Virginia al roof garden dell’hotel Eden
«Se lo fai è meglio per evitare che evitassero a menarla su cose che non hanno senso», ringrazia Lanzalone.
Bisignani si muoverà , il «contenuto sgradito» dell’articolo verrà modificato (ma Roberto D’Agostino, titolare del sito web, spiega a L’Espresso che i cambi erano dovuti soprattutto all’arrivo di una querela arrivata da una signora citata nel pezzo), ma il colloquio tra i due seduti al roof dell’Eden, registrato dai pm, continua: è lì che Parnasi prospetta a Lanzalone i vari «incarichi corruttivi».
I POLITICI
Parnasi, secondo i pm, corrompe altri politici.
In primis i grillini, ora al potere e principale obiettivo delle attività criminose di Parnasi e dei suoi collaboratori. Il capogruppo dei grillini Paolo Ferrara, è indagato per concorso in corruzione.
Fedelissimo anche lui di Virginia, Ferrara — che ha votato a favore della conferma della dichiarazione di pubblico interesse del progetto del nuovo stadio — avrebbe «scambiato la sua funzione pubblica» che viene «mercificata per la realizzazione di un’interesse privato».
Al di là dei rapporti assai amichevoli tra Luca Parnasi e il consigliere grillino, i pm hanno scoperto che il gruppo avrebbe offerto a Ferrara un progetto per il restyling di un pezzo del lido di Ostia. «L’interesse personale e non pubblico del Ferrara nella vicenda» scrivono i pm «appare evidente vista la circostanza che proprio il collegio di Ostia costituisce il suo bacino elettorale».
Non solo: che Parnasi non abbia un reale interesse nella riqualificazione della spiaggia è chiaro dalle frasi captate dai collaboratori che “regalano” a Ferrara il progetto: «Fare immediatamente sta roba di Ostia», chiarisce Luca Caporilli, uomo di Parnasi «Ma per incassare su Tor Di Valle», ossia il luogo su cui deve sorgere lo stadio.
Se ai consiglieri forzisti di Regione e Comune Adriano Paolozzi e Davide Bordoni vengono girate utilità e/o somme di denaro per la campagna elettorale (entrambi i politici erano impegnati nelle rpocedure amministrative dello stadio), l’ex assessore regionale dell’Urbanistica Michele Civita, piddino e uomo vicino a Nicola Zingaretti, chiede a Parnasi direttamente l’assunzione del figlio. Parlano al caffè Doney di Via Veneto. Non sanno di essere intercettati.
Parnasi: «Che mi vai?»
Civita: «Io ti voglio chiedere una cortesia per mio figlio…tu me l’avevi detto no?»
Parnasi: «Sì sì
Civita: «Allora, ovviamente per ragioni di opportunità …nulla che riguarda le tue società ! Ovviamente! Però tu mi avevi detto che qualcuno…lui è laureato in economia…Se ti mando il curriculum…
Parnasi: «No non mandarmi il curriculum mandami la mail….Tu non ti preoccupare! Io ho già un’idea…di una società molto seria…Lui sta all’Eur no? Sta sempre vicino a te? Io avevo in testa una società che si chiama 8BE Consulting…».
Il titolare verrà chiamato da Parnasi il giorno dopo, e gli raccomanderà il figlio «dell’uomo di Zingaretti. Una persona seria, per bene».
(da “L’Espresso”)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
LE INTERCETTAZIONI: ASSUNZIONE DEL FIGLIO PER CIVITA (PD), 25.000 EURO PER PALOZZI (FI), LAVORI RESTYLING A OSTIA PER FERRARA (M5S)
La chiave per fare affari era quella di “foraggiare” la politica. Per questo, Luca Parnasi, titolare di Eurnova, il principale contraente del progetto dello stadio della Roma, era rassegnato: “Spenderò qualche soldo sulle elezioni…che poi con Gianluca vedremo come vanno girati ufficialmente con i partiti politici eccetera… anche questo è importante perchè in questo momento noi ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro ed è un investimento che io devo fare…”.
Così diceva, intercettato dai carabinieri, a uno dei suoi collaboratori il costruttore da ieri in carcere, aggiungendo poi che si trattava di “un investimento molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto però la sostanza che la mia forza è quella che alzo il telefono…”.
E, infatti, quasi trecento pagine dell’ordinanza raccontano di soldi in contanti, fatture per operazioni inesistenti, assunzioni di amici e parenti e consulenze, tante consulenze.
Un modo di fare che gli inquirenti hanno definito “asset d’impresa”, insomma, appunto, una specie di garanzia sul futuro.
Ecco così che dalle carte spuntano, le contropartite.
Promesse di consulenze per 100 mila euro a Luca Lanzalone, presidente Acea, vicinissimo alla sindaca Virginia Raggi e consulente della giunta capitolina per tutto l’affare dello stadio.
Parnasi gli aveva anche garantito il suo aiuto nella ricerca di una casa e di uno studio a Roma.
All’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita, in cambio dell’asservimento della sua funzione, il gruppo Parnasi aveva promesso l’assunzione del figlio in una delle società .
Per l’attuale vicepresidente della Consiglio Regionale, Adriano Palozzi, Parnasi avrebbe erogato fatture per operazioni inesistenti pari a 25 mila euro.
Infine l’attuale capogruppo M5S, Paolo Ferrara, avrebbe ottenuto da Parnasi un progetto per il restyling del lungomare di Ostia.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
TROPPO IMPEGNATI A CACCIARE GLI IMMIGRATI PER POTENZIARE LE GUARDIE CARCERARIE E RENDERE VIVIBILI LE CONDIZIONI DEI DETENUTI
E’ rientrata la rivolta nel carcere di massima sicurezza di Ariano Irpino, dove un gruppo di detenuti aveva sequestrato un agente di polizia penitenziaria.
Un’azione voluta dai reclusi per segnalare le difficili condizioni che si registrano all’interno del penitenziario.
Per circa un’ora — dalle 15 alle 16 – si sono vissuti momenti di grande tensione. Tra lanci di oggetti e minacce i detenuti hanno costretto un agente di custodia in servizio a rifugiarsi all’interno di un gabbiotto per evitare il peggio.
All’interno del penitenziario sono intervenuti agenti di polizia e carabinieri in assetto antisommossa che hanno riportato la situazione alla normalità .
Sul posto era presente il procuratore aggiunto di Benevento Giovanni Conzo, che ha coordinato le indagini in contatto anche con il procuratore capo Aldo Policastro.
Il direttore del penitenziario Gianfranco Marcello ha cercato di isolare il padiglione dove si è registrata la protesta. L’agente di polizia penitenziaria che era stato sequestrato dai detenuti è stato poi costretto alle cure dei medici dell’ospedale di Ariano, dove è stato ricoverato in un comprensibile stato di choc.
Alcuni dei detenuti protagonisti della rivolta saranno ora trasferiti in altre strutture detentive.
Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria parla di “sequestro annunciato in un carcere praticamente in mano ai detenuti” e denuncia una “situazione esplosiva” all’interno della casa circondariale di Ariano Irpino.
Solo i minsitri degli Interni e della Giustizia non se ne sono accorti.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
NESSUNO HA OFFESO L’ITALIA, CHI VUOLE FAR PARTE DELLA BANDA DEI VOMITEVOLI SI INDIGNI PURE E NON ROMPA I COGLIONI … CI SONO DUE ITALIE: UNA IGNORANTE E RAZZISTA E UNA CIVILE, OGNUNO STIA DOVE SI TROVA MEGLIO
Il ministro dell’Economia Giovanni Tria oggi non si è recato a Parigi per incontrare il suo omologo Bruno Le Maire. Continua così lo scontro diplomatico nato dopo le esternazioni del partito di maggioranza e del Governo guidato da Emmanuel Macron sulla vicenda Aquarius, alla quale non è stato concesso l’accesso ai porti siciliani, violando la legge e per le quali la catena di comando del governo italiano dovra’ rispondere in sede giudiziaria.
Ieri il portavoce di Macron aveva definito “cinica e irresponsabile” la posizione del Governo Conte, mentre il portavoce di En Marche! aveva parlato di comportamento “vomitevole”.
Parole non rivolte agli italiani ma a un governo razzista che viola le norme internazionali, quindi si indignino quelli che l’hanno votato, ma nessuno pretenda che si sentano offesi quelli che non hanno portato il cervello all’ammasso.
Se l’Italia si è distinta in accoglienza il merito va ai governi che l’hanno fatto in passato tra tanti errori e limiti, non certo a chi i profughi vuole vederli marcire nei lager libici e demanda alle autorità di Tripoli il lavoro sporco.
Senza contare che Macron non è il solo, stessi concetti sono stati espressi dalla Spagna e poche ore fa dal leader liberale belga Guy Verhofstadt che ha denunciato la mano di Mosca dietro i vari partiti sovranisti che vogliono distruggere l’Europa.
Quindi le critiche al governo italiano vengono da sinistra e da destra.
Se poi in Italia la destra viene identificata nella fogna salviniana non è certo colpa di chi dice la verità , ma di quei milioni di italiani che pensano solo ai cazzi loro.
Se non fossero riconglioniti da decenni non avrebbero votato prima Berlusconi e oggi Salvini, ma avrebbero cercato di costruire un partito civile, fondato su merito, legalità e solidarietà sociale, come in altri Paesi.
Ci si lamenta perchè altri Paesi europei non accolgono. Lo diciamo da anni, quando altri a destra se ne fottevano.
Allora diamo i dati ufficiali: solo il 31,4% dei richiedenti asilo arrivati in Italia e Grecia sono stati ricollocati nei Paesi Ue (impegno firmato tre anni fa da tutti i Paesi).
Su un totale di 98.255 ne sono stati collocati solo 30.834 .
Ci sono Paesi come la Svezia che, rispetto all’impegno, ne hanno accolto l’80,9%, la Germania il 37,2% (ma si sono presi 700.000 siriani), la Francia il 25,1% (ma ne hanno 80.000 loro in carico).
Sapete quanti dovevano prenderne altri Paesi?
Ungheria 1294 (accolti ZERO), Polonia 8162 (accolti ZERO), Rep. Ceca 2691 (accolti ZERO), Slovacchia 902 (accolti ZERO), Austria 1953 (accolti 39), Bulgaria 1302 (accolti 60), Croazia 968 (accolti 82), Romania 4180 (accolti 728) e ci fermiamo qua per non tediarvi.
Almeno 25.000 profughi non sono stati accolti nei Paesi dell’Est, quegli stessi Paesi che, grazie ai contributi europei, hanno incrementato il Pil alla faccia nostra.
Avete sentito UNA PAROLA di Salvini o di Di Maio contro la fogna di questi Paesi?
Allora datevi una risposta sulle vere responsabilità della situazione, su chi ha interesse a disinformarvi e sul gioco sporco posto in atto dai vomitevoli.
Conte non va a Parigi? E chi se frega.
Vada a Budapest, a Praga, a Varsavia se ha le palle e batta i pugni sul tavolo.
Non facciamo parte della categoria di chi si fa prendere per il culo da un clandestino dell’umanità .
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
FRATELLI D’ITALIA A CACCIA DI POLTRONE: ORA VUOLE COPASIR O VIGILANZA RAI
Si consolida l’asse Salvini-Meloni in Parlamento.
Oggi la contropartita è la concessione della vicepresidenza della Camera a Fabio Rampelli, di Fratelli d’Italia, che sostituisce il leghista Lorenzo Fontana diventato ministro della Famiglia.
Inoltre al posto del ministro cinquestelle Riccardo Fraccaro andrà nel ruolo di questore Federico D’Incà , (M5s).
Si tratta di un ulteriore passo di avvicinamento verso un possibile ingresso nella maggioranza del partito di Giorgia Meloni.
Fdi punta però anche a una delle due Commissioni di garanzia che spettano all’opposizione, Copasir e Vigilanza Rai, specie la seconda, che è nel mirino pure di Fi.
(da agenzie)
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Giugno 13th, 2018 Riccardo Fucile
IL VOMITEVOLE E’ UN MENTITORE , TAROCCA PERSINO I DATI UFFICIALI DELLO STESSO VIMINALE
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini oggi è intervenuto in Senato per informare il Parlamento sulla vicenda della nave Aquarius, l’imbarcazione della Ong SOS Mediterranee trattenuta al largo delle coste italiane dopo che aveva preso parte ad alcuni eventi SAR coordinati dall’IRMCC di Roma della Guardia Costiera italiana. Salvini ha raccontato la storia di come l’Italia ha cercato di chiedere a Malta di intervenire in una serie di eventi di salvataggio che si sono verificati in una zona di competenza italiana per spiegare che su Aquarius l’Italia è nel giusto (non è così).
Ma è sulle cifre dei richiedenti asilo che il ministro si è dedicato alla disseminazione di alternative facts.
Nel corso del 2018 sono state presentate 28.613 domande d’asilo.
Questo numero — che si evince facilmente dai dati messi a disposizione dal Viminale — riguarda le domande presentate nel corso del 2018.
Questo non significa che i richiedenti asilo che hanno presentato domanda tra gennaio 2018 e maggio 2018 siano arrivati nel nostro Paese in quel periodo.
I dati del Ministero dell’Interno infatti dicono che da inizio anno ad oggi (13 giugno 2018) sono arrivati in Italia 14.486 migranti.
Nel periodo gennaio-maggio ne sono sbarcati 13.430.
Diverse sono invece le cifre delle domande esaminate nel corso del 2018, che potrebbero essere state presentate nei mesi precedenti.
Se si prende in considerazione questo secondo set di dati il totale ammonta a 40.123. Matteo Salvini in Senato ha detto che «Nel 2018 ci sono state 42mila domande d’asilo» l’affermazione è sbagliata perchè al limite quel numero (che non è quello corretto) è quello delle domande prese in esame il cui iter è concluso.
Il ministro dell’Interno ha detto che «solo a 7 su 100 viene riconosciuto lo status di rifugiato politico, più un 4% di protezione sussidiaria».
Per Salvini quindi c’è «una maggioranza assoluta delle domande che viene respinta perchè non ha fondamento». Ma non è così.
Perchè è vero che mediamente solo il 7% delle richieste d’asilo viene accolta. Ed è vero che ad un altro 4% viene concesso lo status di protezione sussidiaria.
Una persona che gode della protezione sussidiaria ha visto riconosciuto il pericolo di vita o di persecuzione qualora dovesse tornare al paese d’origine e ottiene un permesso di soggiorno rinnovabile della durata di 5 anni, l’accesso alle strutture sanitarie e all’istruzione scolastica, insomma diventa un immigrato regolare e può lavorare.
Salvini però non dice che un altro 30% (circa) ottiene il riconoscimento della protezione umanitaria che viene concesso per «seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano», dura un massimo di due anni (rinnovabile) e dal momento che consente di poter lavorare nel nostro paese può essere anche convertito in permesso di soggiorno per lavoro.
Nel complesso nei primi cinque mesi del 2018 sono state 15540 (su 40 mila) le persone che hanno ottenuto il riconoscimento di uno di questi tre status; il 38% del totale delle domande esaminate. Quindi non 7 su 100 come ha detto Salvini.
Non bisogna poi dimenticare che nel computo non sono inseriti i casi che sono ancora in attesa di una decisione.
Secondo l’European Asylum Support Office (EASO) in tutta Europa ci sono circa 400 mila domande d’asilo ancora pendenti, naturalmente non tutte sono state presentate in Italia.
Nel corso del 2017 a fronte di 81.527 domande esaminate il 42% delle richieste è stato accolto in varie forme.
Vale la pena ricordare che contrariamente a quanto si possa pensare non è vero che tutti quelli che sbarcano in Italia chiedono automaticamente di poter accedere ai meccanismi di protezione; nel 2017 sono arrivati 119.369 migranti.
Salvini ha detto che l’Italia è uno dei paesi più accoglienti, anche qui i dati lo smentiscono.
Altra informazione interessante, non tutti quelli che fanno richiesta d’asilo devono per forza provenire da paesi come Siria o Iraq dove “c’è la guerra”.
C’è anche chi viene dal Venezuela (un paese dove secondo il M5S va tutto bene) o dalla Georgia.
Durante il suo intervento Salvini ha rammentato quello che ha detto ieri sera a Otto e Mezzo ovvero che i primi per sbarco in Italia come numero «sono i tunisini: andrò presto dal mio collega tunisino perchè mi sembra che la Tunisia sia un paese libero, non è vittima di guerra e carestia. Cercherò di portare tutti gli aiuti del popolo italiano perchè questi ragazzi possano crescere nel loro paese invece che mettersi in viaggio su un barcone».
Ora, a parte il fatto che nel 2011 la Tunisia è uscita da 23 anni di regime guidato da Ben Alì — e che il Paese è stato colpito da diversi attentati terroristi negli ultimi anni — è vero da gennaio ad oggi quella tunisina è la nazionalità dichiarata più rappresentata. Ma i tunisini corrispondono ad appena il 20% del totale.
Seguono i cittadini eritrei, che dai dati del Viminale si evince siano tra le nazionalità che più vedono riconosciute le richieste d’asilo.
Salvini poi se l’è presa con le Ong dicendo che «Non è possibile che siano associazioni private, finanziate chissà chi, a imporre tempi e modi dell’immigrazione».
Ma non è vero, perchè ad imporre i tempi delle migrazioni sono i trafficanti e per quanto riguarda le partenze dalla Libia chi “gestisce” i campi di concentramento. Prima del 2011 era Gheddafi a imporre i tempi e non risulta che la Lega si sia mai chiesta se veniva finanziato da Soros.
Salvini, che ricordiamolo è un sostenitore della teoria del complotto del Piano Kalergi, ha aggiunto che «l’oggetto della prossima informativa sarà da dove vengono queste sovvenzioni, perchè io amo il volontariato ma quando leggo che dietro c’è Soros qualche dubbio inizia a venirmi su quanto sia spontanea questa generosità ».
Ad oggi però le famose inchieste del Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sulle Ong non hanno portato alcun risultato.
E non sorprende che Salvini non abbia portato le prove in Senato: non ci sono.
Il ministro dell’Interno ha ringraziato il Primo Ministro spagnolo dicendo però che «i numeri che dicono che l’Italia ospita 170mila migranti richiedenti asilo, mentre in Spagna sono circa 16mila».
Le statistiche di Eurostat però indicano come i cinque paesi che ospitano sul loro territorio il maggior numero di migranti irregolari provenienti da paesi extra UE sono stati, nel 2016, Germania (370.555) Greecia (204.820), Francia (91.«985), Regno Unito (59.895) e Austria (49.810).
Cosa vuole chiedere Salvini all’Europa?
Il ministro Salvini dopo aver parlato di Soros, le Ong e la Spagna si è rivolto all’Unione Europea: «Se l’Europa c’è, batta un colpo adesso o taccia per sempre..», ha detto raccontando di aver ottenuto la solidarietà di molti colleghi europei.
Salvini ha chiesto all’Europa di far diventare le frontiere italiane frontiere europee, chissà cosa ne pensano i sovranisti che fanno parte dell’alleanza di governo gialloverde.
Il vicepremier, dopo aver riferito di contatti con esponenti di altri Paesi, ha ribadito che c’e’ una attenzione che non c’è mai stata, sta a noi adesso giocarci le carte in maniera propositiva non solo negativa» ed ha affermato che «il regolamento di Dublino va superato, hanno provato a imporci una norma che avrebbe ulteriormente aggravato la situazione in Italia. Abbiamo concordato un ‘no’ costruttivo e penso che con il collega tedesco e austriaco proporremo noi una nostra iniziativa, sul fronte interno e sul fronte esterno»
L’eurodeputata Elly Schlein però ieri su Facebook ha scritto che «la Lega non ha MAI partecipato a nessuna delle 22 riunioni di negoziato che abbiamo svolto nel corso di due anni sulla riforma di Dublino».
Quella riforma che va a superare il principio del “paese di primo approdo” e che stabilisce un nuovo meccanismo di “ricollocamento” dei migranti basato sulla redistribuzione delle quote dei richiedenti asilo e non di chi ha già ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato.
Per la cronaca durante il voto all’Europarlamento la Lega si è astenuta mentre il M5S ha votato contro. È questa l’idea di “no costruttivo” di Salvini?
(da “NextQuotidiano”)
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