Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
TI DO’ UN REDDITO E IN CAMBIO DAI AL TUO SINDACO 8 ORE LAVORATIVE ALLA SETTIMANA GRATUITE DI PUBBLICA UTILITA’: ALLA FINE LA PROPOSTA SI E’ RIDOTTA A SCOPIAZZARE UNA PRASSI DI VENT’ANNI FA
Un’intera campagna elettorale giocata sul reddito di cittadinanza, per poi scoprire che si tratta nè più nè meno dei vecchi lavori socialmente utili. Chapeau.
Oggi il ministro Di Maio ha tirato fuori il coniglio dal cilindro. E al congresso Uil ha annunciato urbi e orbi il decreto Dignità : “Obiettivo del reddito di cittadinanza non è dare soldi a qualcuno per starsene sul divano ma è dire con franchezza: hai perso il lavoro – il tuo settore è finito o si è trasformato – ora ti è richiesto un percorso per riqualificarti e essere reinserito in nuovi settori. Ma mentre ti formi e lo Stato investe su di te, ti do un reddito e in cambio dai al tuo sindaco ogni settimana 8 ore lavorative gratuite di pubblica utilità “.
E i tempi? “Sicuramente nel 2018”. E mentre Di Maio lo dice, il ministro dell’Economia Tria dal Lussemburgo replica: “Non si è mai entrati in questo dettaglio non mi è stata mai espresso questa idea da parte del ministro Di Maio quindi non posso esprimermi nè a favore nè contro”.
Tria ha aggiunto che “per il 2018 i giochi sono quasi fatti, dobbiamo concentrarci su quegli interventi di riforme strutturali che non hanno costi, ma che sono importantissimi, come far ripartire gli investimenti pubblici”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
PRESENTARE L’IMMIGRAZIONE COME SE FOSSE UN PROBLEMA DI SICUREZZA E FOMENTARE ODIO HA GENERATO UN CLIMA IMMOTIVATO DI PAURA
Italiani razzisti? No. Ma certamente spaventati. Il 48% vive infatti una situazione di incertezza rispetto a temi come l’immigrazione, l’integrazione e l’accoglienza.
“Hanno ancora una grande capacità di provare empatia e compassione verso chi è in difficoltà . Ma questa loro dote è soffocata dalla paura. Una paura che vivono sulla propria pelle”, spiega Chiara Ferrari, che ha curato la ricerca di Ispos su un campione di 2 mila persone sul loro approccio ai temi dell’immigrazione e dei rifugiati.
Questi italiani incerti rappresentano il gruppo maggioritario e “si sentono abbandonati dalle istituzioni, che non sono state in grado di gestire l’accoglienza e l’integrazione”.
La ricerca è stata presentata questa mattina a Palazzo Marino, durante il convegno “Voci di confine: la migrazione è una storia da raccontare. Per davvero”, organizzato da Amref Health Africa onlus.
“Le migrazioni sono tutti i giorni in prima pagina, quasi sempre come un problema di mero ordine pubblico, di sicurezza, e nei continui tentativi di criminalizzare le ong – sottolinea Guglielmo Micucci, direttore di Amref-. Tutto ciò influisce sulle attitudini e i comportamenti dei singoli, aumentando le paure e i pregiudizi”.
Durante la ricerca sono stati condotti anche dei focus group con alcuni degli intervistati. “Di fronte alla domanda su chi sono gli immigrati c’è chi ha risposto che o sono dei perseguitati o sono clandestini -racconta Chiara Ferrari-. E gli altri? Tutto quelli che sono in Italia da decenni e lavorano? Sono come scomparsi dall’immaginario dell’opinione pubblica”.
La ricerca di Ipsos traccia il profilo di altri gruppi di italiani, minoritari rispetto a quello degli incerti e spaventati.
Ci sono innanzitutto i cosmopoliti (il 12% degli intervistati), i più favorevoli all’accoglienza e ottimisti sul futuro del nostro Paese.
All’estremo opposto troviamo i cosiddetti nazionalisti ostili (7% del totale), gruppo con i valori più chiusi.
In mezzo i cattolici umanitari (16%), aperti all’immigrazione per ragioni di carattere religioso, e i difensori della cultura (17%) più preoccupati di difendere l’identità dell’Italia.
I risultati dello studio evidenziano, più in generale, che in Italia serpeggiano un’insoddisfazione diffusa per lo status quo.
Il 43% degli intervistati è pessimista sul futuro della società , mentre solo il 19% è dell’opinione opposta. Il restante 38% è o insicuro o neutrale.
C’è poi una profonda sfiducia per la situazione politica: il 73% del campione ritiene che i partiti tradizionali e i politici non si preoccupino della gente comune,e il 60% che il sistema economico attuale favorisca solo i ricchi e i potenti.
La visione delle prospettive economiche, però, è più ottimistica: le percentuali di coloro che si aspettano miglioramenti, peggioramenti o stabilità delle condizioni sono molto vicine fra loro.
Sull’immigrazione la maggior parte della popolazione (57%) pensa che abbia un impatto negativo sul Paese, specialmente dal punto di vista economico. Tutto ciò alimentato da diversi fattori. Innanzitutto la convinzione che gli immigrati, rispetto agli italiani, siano spesso disposti a lavorare di più per un salario inferiore (la pensa così il 73% del campione). Il 42% circa è convinto poi che i migranti possano diventare una minaccia per il nostro Paese, mentre il 50% asserisce che se il governo italiano non è in grado di gestire la situazione, i cittadini dovrebbero prendere il controllo. E l’integrazione viene vista come qualcosa che difficilmente potrà realizzarsi. Il 44% degli italiani pensa che gli immigrati non si sforzino di integrarsi nella nostra società , mentre solo il 29% è dell’opinione opposto (il 25% è indeciso). Ciononostante, la stragrande maggioranza degli intervistati (72%) sostiene che sia giusto il principio dell’asilo politico e che chi è perseguitato abbia diritto di trovare rifugio in altre nazioni, compresa la propria (solo il 9% è contrario).
“Noi vogliamo invertire questa tendenza -aggiunge il direttore di Amref-, assumendoci la responsabilità di narrare le migrazioni, moltiplicando le voci e l’impatto delle esperienze dirette, delle storie, dei dati che possono rivelare il vero volto della migrazione e anche le opportunità che essa rappresenta”. “Voci di confini” oltre che il titolo del convegno di oggi, è anche un progetto per lanciare una nuova narrazione delle migrazioni e coinvolge 16 organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani, enti locali di confine, associazioni delle diaspore, imprese sociali, enti di ricerca.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO ISTAT DIMOSTRA LE CONTRADDIZIONI DI UN PAESE CONDIZIONATO DALLE PALLE DIFFUSE DA CHI HA INTERESSE A FOMENTARE PAURE
Siamo un Paese in cui un italiano su tre reputa la zona in cui abita ad alto rischio di criminalità . E per questo motivo non si ritiene per niente al sicuro quando di sera esce da solo.
Un senso di insicurezza che peggiora decisamente se si guarda solo alla popolazione femminile: il 36,6% delle donne, addirittura, di notte non va mai in giro senza essere accompagnata.
Sono alcuni dei dati più importanti del rapporto “Sicurezza dei cittadini”, elaborato dall’Istat in relazione agli anni 2015 e 2016.
Il dato sulla percezione della sicurezza nella propria zona di residenza è in netto peggioramento, con quasi il 12% di intervistati in più che dichiara di aver paura tra le strade della propria città rispetto al rapporto precedente (2008-2009).
Tre italiani su cinque, inoltre, ammettono di essere molto preoccupati circa la possibilità di subire furti in casa.
Al contrario, migliora il giudizio sul degrado sociale e ambientale della zona in cui si vive, come succede già dal 1997-1998: diminuisce infatti il timore di subire uno scippo (-6,3%), una rapina (-7,1%), il furto dell’auto (-6,7) o una violenza sessuale (-14%).
Il 23,4% dei cittadini è stato testimone di atti di vandalismo contro il bene pubblico, il 12,5% vede persone che si drogano e sono poco meno quelli che assistono a scene di spaccio.
E si riduce anche l’influenza della criminalità sulle abitudini di vita: dal 48,5% al 38,2%. Unica eccezione: la percezione della presenza di prostituzione, in aumento.
DONNE E ANZIANI I SOGGETTI PIU’ INSICURI
Come già anticipato, le donne si sentono molto meno al sicuro degli uomini: solo l’8,5% della popolazione maschile infatti tende a non uscire di sera per paura di eventuali aggressioni. E quando anche si decidono a uscire, il 35,5% delle donne continua a ritenersi in pericolo.
Anche gli anziani, sia uomini che donne, hanno una percezione dell’insicurezza simile. “A fronte di tali preoccupazioni – spiega l’Istat – la quota di persone che ha sperimentato la paura concreta di essere sul punto di subire un reato nei tre mesi precedenti l’intervista è pari al 6,4%”.
UNO SU DUE CRITICA LE FORZE DELL’ORDINE
Quasi un italiano su due non ha piena fiducia nella capacità delle forze dell’ordine di controllare il territorio: il 46,4% degli intervistati dà una valutazione negativa. Nel 2008 era il 38,4%.
L’opinione nei confronti degli agenti migliora leggermente nelle cittadine di piccole dimensioni. Gran parte delle persone infatti reputa che le forze dell’ordine non siano presenti a sufficienza nelle strade o che non siano abbastanza numerose.
Tra le regioni nella quali paura e preoccupazione sul fronte della sicurezza sono più marcate ci sono Lazio, Lombardia, Campania e Puglia.
I SISTEMI DI DIFESA INDIVIDUALI
Se gli italiani hanno sempre meno fiducia nelle forze dell’ordine, va da sè che nel tempo abbiano iniziato a elaborare sistemi di difesa individuali e familiari.
In tre case su quattro sono stati installati sistemi di sicurezza. Ma aumentano anche gli escamotage per fare da deterrente a eventuali intrusioni: il 55,7% degli intervistati ha affermato infatti di lasciare le luci accese in casa quando ese, o di chiedere sempre a qualche vicino di controllare la sua casa di tanto in tanto.
Più di un individuo su quattro, inoltre, seleziona le strade da percorrere quando esce di sera, evitando quei luoghi o quelle persone che ritiene più pericolose. Le regioni in cui c’è molta paura da questo punto di vista sono il Lazio e la Lombardia, seguite da Campania e Puglia.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
INSEGNANTE PICCHIATO, MINACCIATO E INSULTATO… GIOVANI DELINQUENTI OMOFOBI E UN VECCHIO PADRE CHE HA IL CORAGGIO DI DENUNCIARE
Benvenuti nella scuola dell’indifferenza, che cresce i futuri campioni del facciamoci i fatti nostri. Andazzo già dilagante.
“Prof sei gay? Sei gay? Sei gay?” La domanda si fa tormento, viene condita con l’esibizione di coltelli, minacce, danni all’auto, spintoni. Due anni di inferno.
Il prof vorrebbe sparire, a scuola per un po’ non si vede più. Viene ricoverato in ospedale per danni psichici, rientra nei casi previsti dalla legge 104 che sostiene le persone colpite a vario titolo da invalidità .
A scuola il vicepreside fa Ponzio Pilato. Avvertito dal prof che un ragazzo sguaina un coltellaccio in classe, ritiene di non dover intervenire. Gira le spalle. Forse sotto sotto collude.
Le società che si ammalano di discriminazione. L’omofobia è una bella occasione per chi vuole fare il giustiziere: chi aggredisce è convinto che sta dando una lezione, e che ha dalla sua il pensiero della maggioranza. Spesso non ha neanche torto. Vale a dire, occhio alle società che si ammalano di discriminazione, dove la maggioranza diventa insana, nevrotica, cieca.
E i sani sono i coraggiosi esperti di controcanto. Ma qui non si tratta solo di maggioranza omofobica, che già basterebbe.
Al pregiudizio che colpisce indisturbato si aggiunge l’insegnamento dei più grandi, implicito sottinteso e per questo potentissimo: facciamoci i fatti nostri.
Il vecchio padre che denuncia. La domanda si impone: chi è autorevole? Come mai nella scuola di oggi un prof può essere tanto attaccabile? I giustizieri in erba quale pensiero inespresso condividono? Che idea hanno non solo dei froci, ma dei professori?
A rivelare i fatti il genitore che non ha età , quello che sarà papà finchè avrà vita.
Il padre settantenne del prof denuncia tutto a più riprese alle forze dell’ordine. E punta il dito contro le istituzioni che hanno lasciato il figlio alla mercè dei giovani teppisti.
I fatti nostri però non sono così separati dai fatti degli altri. La scuola dell’indifferenza alleva i figli di tutti servendo il veleno del “me ne frego”.
Cresce i corrotti e i manganellatori di domani, un domani che minaccia di arrivare presto.
I danni sono per tutti, aggrediti, aggressori, spettatori. Di indifferenza parlò Moravia scandagliando il male così diffuso oggi da essere mal comune, dipingendo l’ignavia dei giovani e i piani precisi e violenti dei più grandi.
Nel caso del prof perseguitato dagli alunni – che ha per teatro la Puglia, ma qui è la Puglia a riflettere buona parte del Paese -, le cose vanno a rovescio. Gli ignavi sono gli adulti, e i giovani si fanno persecutori non di un coetaneo ma di un prof.
Nessuno si taglia addosso su misura i panni dell’autorevolezza. Il primo a non farlo è in fondo il perseguitato, che reagisce ma poi non ce la fa a denunciare perchè ridotto a insegnante isolato.
Entra in scena il genitore che non ha età , ma che all’anagrafe di anni ne ha più di settanta. Si muove come uno che sa, che conosce la voce profonda dei diritti, del rispetto, della giustizia. E non la zittisce.
Uno che diresti fuori dall’agone sociale, e che invece vive, lotta, resta preziosa risorsa. Dà fiato ai tanti genitori che lottano e che sono intervenuti sulla vicenda resa nota da poche ore.
Colpisce questa frase, commenta Roberta Mesiti presidente Agedo Roma (Associazione genitori e amici degli omosessuali): “Mio figlio non è stato tutelato dalle istituzioni”. Lo dice il padre. “Non è il primo prof vituperato — continua Mesiti — Qui si apre una riflessione sulla scuola che riguarda ragazzi e famiglie. Quale rispetto ha la famiglia nei confronti della scuola? Secondo punto: noi genitori Agedo sentiamo che mancano tutele e garanzie della dignità dei nostri figli, oggetto quotidiano di aggressioni varie e svariate, che vanno dallo sguardo di disprezzo al pestaggio”. Purtroppo, lamenta Roberta Mesiti, si fa sentire il ruolo ormai ridotto a quasi nulla che un tempo rivestiva Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e non solo) con le sue preziose strategie di sensibilizzazione.
Che non sia mai ‘troppo tardi’. La scuola, dicono padri e madri impegnati nel sociale, è ridotta a straccio da calpestare. “Da troppo tempo si favoleggia di una comunità educante che tale non è. Adolescenti soli a fare i conti con le loro identità e quindi alla ricerca del consenso del gruppo. Il “corpo” docente ( è quasi un ossimoro) arroccato sulla difensiva, indifferente ed in qualche modo complice. Come rompere queste solitudini che ci fanno dimenticare quel compito educativo che la Costituzione affida alla scuola?”, si chiede Angela Nava, presidente Cgd (coordinamento genitori democratici).
Il genitore settantenne diventa una sorta di portavoce, segnala la forza della scuola che non deve venire mai a mancare. Vuole denunciare, ci riesce, va fino in fondo, non si fa smontare.
Forse perchè ha frequentato una scuola diversa, lontana da quella che oggi ci vuole indifferenti, ignoranti, manovrabili. Era adolescente negli anni Sessanta.
Alla tivvù trasmettevano “Non è mai troppo tardi”. L’italia alle prese con il boom economico capiva bene che l’insegnamento è indispensabile per il cittadino in grado di esercitare una delle più alte vette della mente: il pensiero critico che discerne, analizza, soppesa, valuta. E interviene.
Tutto il contrario della odierna lezione di indifferenza. Nella nostra italietta ignava e violenta, che tanto somiglia agli scenari moraviani, occorre lavorare molto e sodo perchè ormai non sia “troppo tardi”.
(da Globalist)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
SI VEDE CHE FARSI DI COCA E’ UNO DEI VALORI DELLA CULTURA SOVRANISTA CHE DOBBIAMO PROTEGGERE DALL’INVASIONE.. NON SIA MAI CHE GLI STRANIERI FACCIANO DIMINUIRE LA PERCENTUALI DI “FATTI”
C’è troppa cocaina nelle acque dei fiumi, soprattutto quelli vicino alle grandi città .
E a farne le spese sono i pesci, “drogati” dalla presenza della sostanza e a rischio sopravvivenza.
Le più esposte a questa minaccia, spiegano gli scienziati, sono le anguille, perchè già in pericolo di estinzione e dalle carni molto grasse, un fattore che favorisce l’accumulazione della droga.
Ad affermarlo è uno studio coordinato da Anna Capaldo dell’Università Federico II di Napoli, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.
La prova è arrivata da un esperimento condotto dai ricercatori: alcuni esemplari di anguilla europea sono stati messi in delle vasche con una concentrazione di cocaina pari a quella trovata nei fiumi (come il Tamigi).
Dopo pochi giorni di esposizione, dalle analisi delle carni è risultato che la droga si è accumulata nel cervello, nei muscoli, nella pelle e in altri tessuti.
Un problema visibile anche dopo dieci giorni di “riabilitazione” delle anguille in vasche prive di cocaina.
“Questi animali affrontano migrazioni anche di 6mila chilometri, che richiedono riserve di energia e muscoli in perfetta salute per essere completate”,spiega all’Ansa Capasso. Ma la cocaina rischia di impedirlo, perchè dalle analisi i muscoli sono risultati danneggiati e con cambiamenti negli ormoni presenti. E l’anguilla non è l’unica specie ad essere esposta: anche “i pesci stanziali potrebbero avere conseguenze dalla presenza di cocaina nell’acqua a queste concentrazioni”, aggiunge la scienziata. “Inoltre bisogna pensare che sono presenti anche molte altre sostanze pericolose, da altri stupefacenti a farmaci a metalli e l’effetto combinato è da valutare, cosa che vorremmo fare in uno studio successivo“.
E l’uomo? Sulle possibili conseguenze delle tracce di cocaina nelle anguille — che finiscono sulle nostre tavole — per la salute umana la ricercatrice è cauta. “Abbiamo visto che c’è una certa bioaccumulazione nel muscolo, che è la parte che mangiamo. Non sappiamo però cosa succede quando l’animale muore, e l’effetto che ha la cottura. Anche qui servono altre ricerche”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
KONATE FERITO ALL’ADDOME: “SALVINI FERMI LA SUA PROPAGANDA”… GLI ISTIGATORI ALL’ODIO A PIEDE LIBERO COME SEMPRE, O CI PENSA LA MAGISTRATURA O LA GENTE SI DIFENDERA’ DA SOLA
Aggressione razzista in pieno centro a Napoli. Vittima un giovane richiedente asilo del Mali, Konatè Bouyagui, di 22 anni. E’ stato ferito due notti fa da sconosciuti che, da un’auto in corsa, gli hanno esploso contro dei piombini con un fucile ad aria compressa. “Sparavano e ridevano”, ha raccontato agli inquirenti
Bouyagui è uno chef e socio del ristorante multietnico Kikana, gestito a Napoli insieme ad altri rifugiati e richiedenti asilo provenienti da diversi paesi dell’Africa.
È diventato un volto popolare, perchè come cuoco ha partecipato quest’anno a una puntata di Masterchef Italia, talent show culinario.
E’ anche il presidente della cooperativa Tobili, recentemente premiata da Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, nell’ambito del progetto Welcome
Il ferimento, secondo quanto denunciato dallo stesso Bouyagui, è avvenuto due giorni fa nel centro cittadino con colpi sparati da un fucile a pallini.
“Sparavano e ridevano – ha raccontato alla polizia – ho cominciato a tremare tutto. Erano in due, 30enni, in una macchina scura. Mi hanno sparato e si sono messi a ridere. Poi sono scappati via. Io ho continuato a camminare fino alla mia abitazione, poi ho chiamato un amico e sono andato in ospedale”.
Bouyagui è stato ferito all’addome. Medicato in ospedale è stato dimesso con 10 giorni di prognosi.
“Ho avuto paura di morire. Questo governo – ha detto lo chef del Mali – ce l’ha con le persone di colore come me, è razzismo. Ormai siamo preoccupati anche quando rientriamo a casa la sera. Purtroppo è tutta colpa di questo clima che si sta creando in Italia. Ci sono persone influenzate dal tormentone dei politici contro gli immigrati. Sono persone che pensano che siamo tutti clandestini, che rubiamo, che non siamo brava gente. La verità è che gli italiani purtroppo non sanno neanche la differenza tra un immigrato e un richiedente asilo. Io sono venuto dal Mali 5 anni fa. Nel mio Paese non c’era stabilità . E chiedere lo status di rifugiato è un diritto. Perchè significa provenire da luoghi dove c’è la guerra o dove si è perseguitati o discriminati ”
Cosa direbbe al ministro Salvini? “Che l’immigrazione – ha risposto Bouyagui – non ha colore. Non è solo quella dei neri. Gli chiedo di fermare la sua propaganda, altrimenti se andiamo avanti così scateniamo una guerra. Se noi continuiamo a essere bersaglio, se gli italiani ci sparano addosso, saremo costretti a difenderci. Io spero di no. Ma a quel punto chiedo al ministro: come andrà a finire? Il prossimo colpo contro di noi, potrebbe essere un proiettile vero”.
Dura anche la presa di posizione dell’Unhcr che chiede vengano espressamente stigmatizzati i crimini d’odio. “Si tratta dell’ennesima aggressione – ha detto Felipe Camargo, rappresentante dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati per il Sud Europa – ai danni di persone richiedenti asilo o titolari di protezione, persone che in Italia cercano sicurezza e diritti. In un clima sempre più caratterizzato da tensioni e intolleranza condanniamo questo episodio di violenza e ci auguriamo che i responsabili vengano individuati senza esitazioni”.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
VERGOGNOSO: CONCESSA LA LIBERTA’ PROVVISORIA AL BRANCO DI 5 VIOLENTATORI DI UNA SEDICENNE
Le proteste, le mobilitazioni di piazza, lo slogan ‘yo si te creo’ rilanciato in tutto il mondo: tutto questo non ha impedito a un tribunale della Navarra di concedere la libertà provvisoria ai cinque giovani della Manada, il branco che nel 2016 ha violentato una giovane di 16 anni a Pamplona, durante la festa di San Fermin.
In primo grado i giudici avevano sostenuto che non si trattava di ‘aggressione sessuale’ ma solo di ‘abuso’, ritenendo non dimostrabile la violenza.
La reazione delle piazze era stata immediata, come lo è stata all’annuncio della nuova, scandalosa provocazione dei giudici: molte organizzazioni femministe hanno avvertito che se la Manada dovesse uscire dal carcere, “occuperemo le piazze”.
Ma visti i precedenti, forse non basterà ancora a garantire giustizia alla vittima, che ora saprà che i cinque mostri che l’hanno violentata possono tornare liberi per strada.
(da agenzie)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
“I DATI CHE FANNO TESTO SONO QUELLI DEL PORTALE DELL’IMO DA CUI RISULTA CHE LA LIFELINE BATTE BANDIERA OLANDESE ED E’ REGISTRATA PER NAVE DI RICERCA E SALVATAGGIO”
“La nostra nave batte bandiera olandese“, ha fatto sapere la ong Mission Lifeline, proprietaria della nave che su Twitter ha pubblicato anche un documento a dimostrazione della sua provenienza.
Dati che confermano quanto verificato da ilfattoquotidiano.it sulla base dei dati consultabili sul portale ufficiale dell’Imo, l’Organizzazione marittima internazionale. “I dati riportati su quel portale — spiegano fonti della Guardia costiera — hanno priorità : sono tendenzialmente i più affidabili e su quelli si basano i controlli nei porti”.
I dati contenuti nella foto pubblicata dalla Ong per rafforzare la tesi della bandiera olandese corrispondono a quelli registrati sul portale www.gisis.imo.com,
Sul registro Imo, la Lifeline è registrata come Search&Rescue: “La tipologia di attività su Imo è prevalente”, ribadiscono fonti a Ilfattoquotidiano.it.
Da queste considerazioni emerge quanto sia pretestuosa la polemica sulla bandiera della nave che è olandese sembra ombra di dubbio.
Siginificativo il fatto che Toninelli e Salvini continuino a parlare di “nave pirata” dsa sequestrare quando persino la Guardia costiera italiana conferma che la nave è registrata legittimamente in Olanda per attività di ricerca e salvataggio.
Un altro capitolo indegno di questa tragica farsa.
Tutto per non accogliere 239 disperati solo perchè salvati da una Ong.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 22nd, 2018 Riccardo Fucile
MALTA INDEGNA QUANTO IL GOVERNO ITALIANO… PER TONINELLI “E’ LO SPECCHIO DELL’ATTEGGIAMENTO DELL’EUROPA”: BRAVO, DILLO A ORBAN E AI SUOI DEGNI COMPAGNI DI MERENDA
Malta rifiuta qualsiasi tipo di intervento in favore della Lifeline, la nave della Ong tedesca che da ieri naviga con 224 migranti a bordo soccorsi in zona Sar libica e rifiutati dall’Italia.
Il governo maltese ha risposto negativamente alla richiesta di concessione del porto avanzata ufficialmente dalla Capitaneria di porto italiana. Disponibilità solo per un “soccorso mirato a pochi casi di prima emergenza”
Un rifiuto prevedibile che fa dire al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: “La disumanità di Malta è lo specchio dell’atteggiamento dell’Europa. La Lifeline è ferma nelle acque Sar dell’isola e in grande difficoltà , con un carico di oltre 230 migranti a fronte di una capacità di accoglienza in sicurezza di circa 50 persone. Nessun altro Paese sta coordinando le operazioni, dunque le responsabilità maltesi sono ancora maggiori”.
Nella nota di risposta di Malta al governo italiano quello della Lifeline è “un caso di post Sar”, visto che il soccorso è avvenuto in zona ricerca e soccorso di Tripoli e la nave non è in imminente pericolo.
“I maltesi – aggiunge Toninelli – non hanno alcuna giustificazione per il loro atteggiamento. Noi non ci stiamo. E’ l’Europa che deve intervenire per rimediare alla disumanità di Malta, per salvare ora i migranti di Lifeline”
Alla fine di una movimentata mattinata la capitaneria italiana aveva chiesto ufficialmente a Malta di far attraccare la Lifeline. E anche il ministero degli Esteri spagnolo è in contatto con Malta, Italia e Francia per trovare una soluzione all’attracco della Lifeline.
Che l’attegiamento di Malta sia vergognoso in questo caso è conclamato, ma è ridicolo accusare gli altri di essere “disumani” da parte di un governo che “disumano” lo è per primo, quando avrebbe potuto intervenire con la nostra Guardia costiera e prelevare i profughi, accogliendoli in un nostro porto.
Da che pulpito viene la predica: da un ministro che invece che soccorrere la nave ha pensato bene di diffondere falsità sulla sua bandiera, in sintonia con un razzista che invoca l’arresto persino dell’equipaggio per un reato inesistente.
La verità è che 239 esseri umani vengono lasciati in alto mare per una squallida operazione politica.
(da agenzie)
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