Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
“SPERO SIA D’ESEMPIO PER CHI ARRIVA E PER CHI ACCOGLIE”.. DA 10 ANNI IN ITALIA, TANTI LAVORI, MA MAI STABILI: “IN OGNI POPOLO CI SONO BUONI E CATTIVI”
Quei momenti infiniti Samba li ricorda uno per uno. Le urla che sovrastano la telecronaca della partita dell’amato Senegal, la sua corsa verso la spiaggia, le donne che piangevano indicando un punto in mare, lui che si tuffa con tutti i vestiti, i due bambini che annaspano tra le onde e un attimo dopo gli si aggrappano addosso “con una forza che non avevo mai visto prima” e ancora lui che se li carica sulle spalle e li porta a riva.
Se gli parli di coraggio, si schermisce. “L’unico mio pensiero era che non morissero”, racconta ad HuffPost.
Cheikh Samba Beye, senegalese di quasi quarantaquattro anni, che tutti da queste parti chiamano Samba, è diventato una sorta di eroe, la personificazione dell’immigrato buono che fa qualcosa per il Paese in cui ha deciso di fermarsi a vivere.
E non in una zona qualsiasi, ma a Ventimiglia, la frontiera per antonomasia, il confine lungo il quale migliaia di migranti si accalcano nel tentativo di raggiungere la Francia, dalla quale vengono sovente respinti.
Vite sospese, che una parte della città accoglie, impegnandosi per un’integrazione possibile, un’altra guarda con diffidenza, chiudendo occhi e porte di casa.
I fratellini salvati da Samba sono figli di italiani residenti a Ventimiglia, la città dove lui vive, da solo, e lavora da anni, tuttofare in uno stabilimento balneare.
Il giorno dopo la mamma dei bambini gli ha regalato un telefonino nuovo, il suo era ormai fuori uso, ce l’aveva in tasca quando si era buttato a mare per salvarle i figli. “Mi ha fatto piacere, certo”, dice Samba, che però vorrebbe, e lo sottolinea, che il suo gesto fosse “in qualche modo un esempio. Per quelli che arrivano – scandisce – ma anche per quelli che accolgono”.
I primi, “devono rispettare le leggi”, i secondi “non devono giudicare dal colore della pelle, ma dal cervello, dal cuore, dall’anima, dalla voglia di impegnarsi”.
Ha lasciato il Senegal nel 2006, è stato in Spagna, poi in Francia; da una decina d’anni è in Italia: Monza, Busto Arsizio, Milano, Varese e infine Ventimiglia.
“Ho sempre lavorato”, aggiunge.
Cameriere, badante, domestico, “quando non c’è lavoro, non mi piace”. Mai niente di stabile, però, niente che gli abbia permesso di vedere pienamente riconosciuti i suoi diritti.
Viene da chiedergli se si sia mai pentito di aver lasciato il Senegal e per quale motivo abbia scelto di andar via. La risposta sembra dar voce ai migranti di oggi, le motivazioni del tutto inserite nell’attualità del dibattito in corso in Italia, in Europa, nel mondo. “Chi va via dal proprio Paese non ha altra soluzione – sospira Samba – altrimenti non lascerebbe la propria casa”.
Dal suo viaggio sono passati dodici anni, circa dieci dall’arrivo in Italia: è cambiata la situazione per chi vi giunge adesso? Per Samba “sì, in peggio, sembra si stia diffondendo molta diffidenza verso i migranti e invece in ogni popolo ci sono i buoni e i cattivi. Certo, anche le persone che arrivano devono comportarsi bene, considerare il Paese in cui si stabiliscono la propria casa, dunque non rovinarlo, ma contribuire a farlo progredire. Aiutarsi l’un l’altro, è questo che bisogna fare e io continuerò a farlo”.
Samba si ferma qui. Non dice che ogni mese invia gran parte di quello che guadagna ai propri familiari rimasti in Senegal, non dice che sta lottando per vedere riconosciuto il suo diritto a stare in Italia.
Questi particolari della sua vita li racconta Anna Santoro, sua amica storica, che, dopo il salvataggio dei due fratellini, ha indirizzato al sindaco di Ventimiglia, Enrico Ioculano, e alle redazioni di alcuni giornali, una lettera per chiedere che a Samba venga assegnata una medaglia al valore civile.
Richiesta poi supportata anche dal “Comitato per gli immigrati e contro ogni forma di discriminazione”.
“Ho conosciuto Samba a Milano anni fa e lo incontro a Ventimiglia dove vado in vacanza – spiega ad HuffPost – è una persona onesta, che ha sempre lavorato senza mai elemosinare. Credo non sia stato riconosciuto il vero valore, l’importanza del gesto, di così grande coraggio e umanità , che ha compiuto. In Francia, Macron ha dato la cittadinanza e un lavoro stabile al sans-papier maliano che ha salvato un bimbo, non vedo perchè da noi non si possa fare lo stesso. Quella spiaggia, mentre i due fratellini stavano affogando, era affollata, tanti erano lì, ma solo Samba ha avuto il coraggio di tuffarsi, mettendo a rischio la propria vita, che vale quanto quella di tutti”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
LA CANCELLIERA LEGHISTA ARRESTATA SIMONA AMODIO E IL POLIZIOTTO INNAMORATO PASSAVANO INFORMAZIONI A CARLO D’AGUANO
Più significativo il repulisti della procura all’interno dell’edificio che la ospita o l’incendio della Maserati di Carlo D’Aguano, il personaggio inquisito assieme ad agenti della polizia di Stato di servizio a piazzale Clodio, avvenuto la notte scorsa a Casal Monastero?
A preoccuparsi soltanto l’imprenditore indagato per l’affare sale-slot andato in scena a Roma e provincia nel 2017 e passato alle cronache come «operazione Babylonia», una delle più importanti e significative in città e nell’hinterland —, il sequestro di 46 esercizi commerciali e locali storici della capitale, la catena «Babylon», «Mizzica» di via Catanzaro e piazza Acilia, il «Macao» al gazometro, i «Dubai cafè»: il ramo di attività di Carlo D’Aguano — oppure gli stessi magistrati che hanno dato un deciso stop a quanto di illegale si stava consumando? Si vedrà .
Certo che quanto seguito stanotte agli arresti di ieri non lascia presagire nulla di buono
Il sofistico per gli atti richiesti dall’incarico, il lumbard per Matteo Salvini, il napoletano per Carlo D’Aguano.
Una Babilonia dalla quale non è detto non provenga la poliedricità linguistica di Simona Amodio, la cancelliera della procura della Repubblica romana arrestata con Angelo Nalci, il compagno poliziotto invece impegnato nel «servizio scorte» della questura.
Talmente tale da candidarsi con Matteo Salvini nelle elezioni a Roma del 2016, quelle che portarono Virginia Raggi al Campidoglio
Una figura decisamente di vertice quella di lei nel meccanismo congegnato al servizio dell’«imprenditore». Al quale, in cambio del compenso pattuito — alquanto «micragnoso» in verità —, venivano rivelati stato dei procedimenti e direzione delle indagini.
Così, secondo il Corsera, Angelo Nalci ne parla con Simona Amodio: «Io Carlo me lo voglio tenere, allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccioni’ lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura… lui… la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere».
Altra conversazione tra i due, dovuta al fatto che D’Aguano cercava «qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l’esistenza di procedimenti penali sul suo conto».
Una organizzazione di servitori dello Stato senza remora alcuna stando a quanto riferiscono le intercettazioni.
Nell’ordinanza, firmata dagli aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino e dalla pm Nadia Plastina si consta l’assenza di «vergogne», tutto scorre nel segno dell’intangibilità .
Simona Amodio: «Ma questa gente che pensa? Che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla procura, prima di Milano e poi quella di Roma? Se io voglio, arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no»
Tanto che agli arresti si è giunti per «corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio». Sei gli agenti arrestati, un altro ai domiciliari
Si diceva che l’inchiesta — condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo — rappresenta uno degli effetti dell’«operazione Babylonia» di un anno fa: 23 arresti, una cinquantina gli indagati, il sequestro di beni per il valore di 280 milioni di euro.
Due le associazioni per delinquere, distinte tra loro, ma l’aggravante mafiosa vale per entrambe, una divisione dei compiti funzionale alle caratteristiche territoriali.
Con al vertice, altrettante «piazze» della provincia, Monterotondo e Guidonia Montecelio. Nella prima — oltre all’usura e allo strozzinaggio — l’organizzazione presidiava il mercato delle slot-machine con diramazioni principalmente a Roma, compresa la manomissione del software di collegamento tra gli apparecchi e la rete dei monopoli di Stato, il Preu (prelievo erariale unico sugli apparecchi da intrattenimento)
Invece nella seconda città , viene «messo a reddito» parte del patrimonio derivante dalle principali attività del sodalizio: ben 200 appartamenti in vendita nel nuovo quartiere cittadino di Pichini provento di estorsioni, usura, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e il fraudolento trasferimento di beni o valori
A capo di una delle organizzazioni, Gaetano Vitagliano, elemento di spicco dei Mazzarella e poi degli Scissionisti del clan «Amato-Pagano», che convogliava sia i soldi delle piazze di spaccio di Melito (Napoli) sia quelli dell’usura e dell’estorsione del clan alleato di Monterotondo, quello guidato da Giuseppe Cellammare, ex boss della Sacra corona unita pugliese. Per questa parte, depositati 15 rinvii a giudizio a inizio mese.
(da Globalist)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
GLI EX PARLAMENTARI PRONTI A DARE BATTAGLIA SU UN PROVVEDIMENTO RETROATTIVO E INCOSTITUZIONALE
Ex deputati preparano class action contro Fico.
L’Associazione degli ex Parlamentari ha inviato a tutti i membri dell’Ufficio di presidenza della Camera una diffida stragiudiziale a non approvare la delibera che tagli i vitalizi agli ex deputati, con la minaccia di un’azione civile e amministrativa per danni rispetto alla quale risponderebbero personalmente e patrimonialmente ciascun membro dell’ufficio di Presidenza, compreso il presidente Roberto Fico.
Lo hanno annunciato in una conferenza stampa il presidente dell’Associazione Antonello Falomi e Peppino Gargani.
Nella conferenza stampa la delibera è stata definita “palesemente incostituzionale”, dato che per la prima volta si interviene retroattivamente sulla materia previdenziale.
I membri dell’Ufficio di Presidenza sono “consapevoli” del fatto che la delibera sia incostituzionale, ha spiegato Falomi, visto che ciò è stato rilevato dai pareri dei competenti uffici di Camera e Senato, rispettivamente il 26 e il 27 maggio.
Pareri, ha detto Falomi, che sono stati tenuti nascosti: “la trasparenza e lo streaming – ha ironizzato Falomi – valgono per prendere qualche voto in più, ma una volta preso il potere cala la saracinesca”.
E la consapevolezza della non costituzionalità è dimostrata anche dalla scelta di ricorrere a una delibera dell’Ufficio di Presidenza e non ad una legge, rispetto alla quale si può ricorrere davanti alla Corte Costituzionale, cosa impossibile per la delibera in base al principio dell’autodichia, cioè la giurisdizione interna della Camera.
Falomi e Gargani hanno quindi annunciato il ricorso non solo agli organi interni, ma anche al tribunale civile e al Tar.
“L’ufficio di presidenza – ha spiegato Gargani – in questo atti agisce come organismo amministrativo e non politico e quindi le sue delibere possono essere ricorse con azioni civili e amministrative”.
Davanti al Tribunale civile e al Tar i singoli membri dell’Ufficio di presidenza saranno chiamati a rispondere personalmente e patrimonialmente per i “danni” causati da questa delibera illegittima: “ci sono ex deputati – ha rilevato Gargani – che per svolgere l’attività parlamentari si sono dimessi dalla magistratura, o hanno sospeso l’attività professionale, sapendo di poter compensare con il vitalizio la pensione più bassa. Questa delibera arreca un danno patrimoniale che sarà risarcito dai tutti i membri dell’Ufficio di Presidenza”.
(da agenzie)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
PREMESSO CHE I VITALIZI SONO STATI ABOLITI NEL 2012, “IL SUPERAMENTO” RIGUARDA SOLO CHI L’HA AVUTO PRIMA DI QUELLA DATA… MA I PROFILI DI INCOSTITUZIONALITA’ SONO TANTI, TUTTO SI RIDUCE ALLA SOLITA PROPAGANDA DA QUATTRO SOLDI
È arrivato il grande giorno del taglio dei vitalizi dei parlamentari. Il MoVimento 5 Stelle aveva promesso di riuscire a farlo in quindici giorni, ci sono voluti quattro mesi ma finalmente alla Camera (al Senato non si sa) Roberto Fico ha annunciato di aver presentato la delibera che ridetermina la misura degli assegni vitalizi e delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata, nonchè dei trattamenti di reversibilità , relativi agli anni di mandato svolti fino al 31 dicembre 2011.
Cosa significa il “superamento” dei vitalizi
Come abbiamo ripetuto fino allo sfinimento i vitalizi propriamente detti sono infatti già stati aboliti nel 2011, non a caso Fico parla di “superamento”.
I parlamentari che sono stati eletti dopo quell’anno non hanno più diritto, per legge, a maturare un vitalizio.
Il vitalizio inteso come rendita parzialmente alimentata da un prelievo sull’indennità del periodo di esercizio della carica che veniva erogata sotto una certa soglia di età è stato abolito dalla riforma del 2012 che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo.
Rimanevano in essere fino ad oggi i vitalizi percepiti dagli ex parlamentari della Repubblica che avrebbero potuti essere ricalcolati già durante la scorsa legislatura grazie alla proposta di legge Richetti che però si è arenata al Senato.
Finalmente sappiamo a quanto ammontano i risparmi per le casse dello Stato. Risparmi che — è necessario ricordarlo — sono stati calcolati dal M5S tra le coperture per la realizzazione del programma di governo gialloverde.
Secondo i calcoli di Carlo Cottarelli e dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani il valore dell’eliminazione dei vitalizi avrebbe dovuto ammontare a circa 100 milioni di euro all’anno di risparmi.
A quanto pare saranno ancora meno.
Roberto Fico ha spiegato che con la delibera sui vitalizi presentata oggi verranno prodotti risparmi pari a 40 milioni di euro all’anno (su un totale di 206 milioni di euro di spesa annua per il Parlamento) generati dalla somma della rideterminazione dei trattamenti diretti e pro rata (30 milioni di euro) e da quella delle pensioni di reversibilità (che vale circa 10 milioni di euro).
Fatte le debite proporzioni, visto che al Senato i numeri sono decisamente minori il risparmio complessivo non dovrebbe superare gli 80 milioni di euro all’anno. L’ufficio di Presidenza ha fatto sapere che il totale dei vitalizi erogati dalla Camera ammonta a 1.405, di questi 1.338 saranno ricalcolati e dunque abbassati.
Fico fa sapere che il taglio nella maggioranza dei casi dal andrà dal 40 al 60%. Per gli altri 67 — che riguardano coloro che hanno versato contributi per 4-5 legislature — non verranno ritoccati.
Il taglio non sarà immediato. Gli emendamenti al testo andranno presentati entro giovedì prossimo (5 luglio).
La discussione avverrà nella settimana dal 9 al 13 luglio. Se approvata, la norma entrerà in vigore dal primo novembre 2018.
E all’appello manca ancora il contributo del Senato (dovrebbero essere 1.1195 i vitalizi da ricalcolare) dove l’iter non procede altrettanto “spedito”.
Nell’arco di una legislatura il risparmio per la Camera dovrebbe ammontare a 200 milioni di euro, briciole in confronto al bilancio dello Stato e alla quantità delle spese che il governo prevede di fare per finanziare il “contratto”.
Il presidente della Camera ha aggiunto che «l’ammontare dei trattamenti previdenziali rideterminati non può comunque essere inferiore all’importo del trattamento previdenziale maturato da un deputato che abbia svolto il mandato parlamentare nella sola XVII legislatura e che abbia maturato il diritto al compimento del sessantacinquesimo anno di età , corrispondente a 980 euro netti mensili».
Non risulta invece che sia stata affrontata la questione degli oneri pensionistici figurativi dei parlamentari sollevata a fine aprile dal Presidente dell’INPS Tito Boeri che aveva spiegato che si tratta di un privilegio che ammonta a circa il 24% della retribuzione e dal momento che la retribuzione precedente di alcuni parlamentari non si tratta di pochi soldi.
Secondo Boeri «nel giro di una legislatura si sta parlando di qualche decina di milioni di euro» i quali sommati a ricalcolo dei contributi dei vitalizi precedenti al 2012 potrebbero produrre fino 150 milioni di euro l’anno di risparmio per i conti pubblici.
Il MoVimento 5 Stelle festeggia la data storica mentre Fratelli d’Italia ricorda che sono stati loro — durante la scorsa legislatura — a presentare un’analoga proposta di modifica dei vitalizi sulla quale il M5S si era astenuto in Ufficio di Presidenza.
Il MoVimento però dovrebbe aspettare novembre per farlo visto che al momento è solo stata presentata la proposta di modifica del regolamento.
E soprattutto manca ancora il ricalcolo dei vitalizi al Senato quindi per ora la vittoria è solo a metà .
A complicare le cose c’è anche la battaglia annunciata dall’associazione degli ex parlamentari che già più volte ha promesso di voler fare ricorso chiedendo anche la restituzione delle tasse versate sui contributi tra il 1993 e 2011 che potrebbe costare fino a 150 milioni di euro.
Senza contare che i parlamentari con il vitalizio “ricalcolato” potrebbero anche chiedere la restituzione del contributo di solidarietà versato negli ultimi anni.
Il presidente dell’associazione ex parlamentari Antonello Falomi va all’attacco: «Noi chiediamo che si rendano pubblici i dati. Dei 1.240 ex deputati l’età media è oggi di 76 anni. Queste persone hanno un’aspettativa di vita su base Istat di 6 anni. Ci si sta accanendo per ragioni politiche nei confronti di una categoria di cittadini. L’equità sociale non c’entra nulla. Siamo di fronte a una vendetta politica. I parlamentari vengono trattati peggio degli altri cittadini visto che non esiste nessun cittadino italiano a cui sia stato applicato un simile livello di decurtazione».
Secondo Falomi la delibera sarà bocciata perchè contrasta coi principi costituzionali, ma questo non interessa alla maggioranza che vuole solo «avere a disposizione un anno, un anno e mezzo di propaganda prima delle prossime elezioni, portando lo scalpo dei vitalizi».
Ammesso e non concesso che i ricorsi trovare accoglimento il successo del M5S si potrebbe facilmente trasformare in una vittoria di Pirro.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
CONTROVERTICE DELLE ONG: UN APPELLO CHE PUO’ AIUTARE L’ITALIA A FAR VALERE LE PROPRIE RAGIONI
Il “controvertice della solidarietà ” può aiutare l’Italia a far valere le proprie ragioni al Consiglio europeo di domani.
Nel mirino dei sovranisti di ogni coloritura ideologica e latitudine geografica, le Organizzazioni non governative non si fanno da parte ma, alla vigilia del summit dei capi di stato e di governo, rilanciano la loro sfida nel nome della solidarietà e del rispetto dei diritti umani.
Una sfida che le Ong hanno portato nel cuore di Bruxelles, per far sentire la propria voce e avanzare le proprie proposte destinate ai 28 leader europei che si riuniranno in una complicata due giorni, in un Consiglio incentrato proprio su come affrontare l’emergenza immigrazione e come gestire al meglio l’accoglienza dei rifugiati.
In campo ci sono tutte le più importanti Ong, come Save the Children, Oxfam, Amnesty International, insieme ad Acli, Arci, Baobab Experience, Cgil, Emergency.
Un mondo che non predica ma pratica una solidarietà concreta, quotidiana.
Dalla parte dei più indifesi.
E che, forte di una esperienza indiscutibile, avanza proposte fattive, praticabili. Con una premessa decisiva: che i leader europei mettano da parte “gli egoismi nazionali” e facciano “la propria parte sull’accoglienza”.
Una premessa che porta poi con sè l’intervento su un punto che il premier italiano Giuseppe Conte porterà domani al tavolo del vertice e su cui Roma ha insistito in queste burrascose settimane nei contatti diplomatici a tutto campo e negli incontri bilaterali che Conte ha avuto con il presidente francese Emmanuel Macron e con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
L’iniziativa #EuropeanSolidarity punta a chiedere ai governi Ue che prenderanno parte al Consiglio europeo del prossimo 28 giugno “di abbandonare gli egoismi nazionali, modificare il regolamento di Dublino e dare finalmente sostanza al principio di solidarietà su cui è fondata l’Unione europea”.
“Chiedere asilo in Europa è un diritto, ma regole e politiche ingiuste continuano a far pagare a chi cerca rifugio l’incapacità dei Governi di affrontare sfide comuni con risposte comuni, come successo alle 629 persone bloccate in mare sull’Aquarius”, si legge nell’appello che invita alla mobilitazione dei cittadini europei.
“Il 27 giugno – spiegano i promotori – in decine di città europee scendiamo in piazza per chiedere al Consiglio europeo di non sprecare questa occasione storica e riformare il Regolamento di Dublino. L’obiettivo è quello di superare l’ingiusto criterio del “primo Paese di accesso” e sostituirlo con un sistema di ricollocamento automatico che valorizza i legami significativi dei richiedenti e impone a tutti i Paesi di fare la propria parte, come già chiedono i Trattati europei.
Il terreno d’incontro possibile tra la diplomazia dall’alto, quella dei Governi, e la “diplomazia dal basso”, quella delle Ong, è dunque la riforma del “Regolamento di Dublino”, che assegna i profughi al Paese di primo arrivo concentrando così troppo il problema solo sugli Stati mediterranei, come l’Italia.
“Il Regolamento di Dublino è inadeguato a gestire i flussi migratori”, ha ribadito Conte alla Camera. Un giudizio condiviso dalle Ong.
La sfida delle quali ha due pilastri fondamentali, due obiettivi strategici da raggiungere: l’attivazione di corridoi umanitari per quanti fuggono da guerre, disastri ambientali, povertà e fame, e l’istituzione di un unico diritto d’asilo europeo.
Tra le Ong promotrici del “controvertice della solidarietà “, inveratosi in oltre 120 manifestazioni in tutta Europa (in Italia, tra le città coinvolte, Roma e Firenze), c’è Oxfam.
“In questo momento le persone che cercano riparo in Europa si stanno scontrando con frontiere chiuse, porti chiusi, respingimenti effettuati anche illegalmente come nel caso dei minori a Ventimiglia. Bambini, ragazze, donne incinte. A nessuno è risparmiato questo trattamento. Al largo delle coste italiane, intere famiglie oggi sono intercettate e riportate in Libia per ritrovarsi nuovamente vittime degli abusi e delle torture da cui sono scappate, in Grecia restano invece intrappolate in campi sovraffollati con servizi di base del tutto insufficienti. Sono queste le basi su cui si fonda l’Unione Europea? — afferma la direttrice delle campagne di Oxfam Italia, Elisa Bacciotti — E se l’Europa non è in grado di garantire la tutela dei diritti fondamentali di queste persone sul proprio territorio, nel Mar Mediterraneo, come può garantire una analisi accurata delle richieste di asilo nei Paesi di transito? Il fallimento rappresentato dall’accordo con la Libia sulla protezione delle persone parla da solo”.
In questo contesto Oxfam chiede quindi all’Unione Europea di assumere una prospettiva europea condivisa e solidale. “Le politiche disumane adottate dagli Stati Uniti per separare i bambini migranti alle loro famiglie hanno sollevato un’ondata di orrore e incredulità — continua Bacciotti – Eppure nonostante la maggioranza dei leader europei concordino sulla necessità di adottare un approccio europeo alla gestione della crisi migratoria, continuano a non voler trovare una soluzione europea comune, che consentirebbe ai migranti di essere trattati con rispetto e dignità . In questa direzione perciò chiediamo al Consiglio Ue di domani e venerdì di utilizzare questa occasione per arrivare alla definizione di una riforma del sistema di richiesta di asilo a livello europeo”.
A preoccupare, inoltre, è l’atteggiamento assunto dal Governo italiano nelle ultime settimane “E’ fondamentale che l’Italia sciolga qualsiasi ambiguità rispetto alla proposta di una riforma del Trattato di Dublino nella direzione di una ridistribuzione automatica e obbligatoria dei richiedenti asilo tra i Paesi Membri, senza aver paura di scontentare i paesi del cosiddetto blocco di Visegrad — aggiunge – Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia su crisi migratoria e emergenze umanitarie – Allo stesso tempo desta grande preoccupazione l’atteggiamento assunto dal Governo rispetto alle operazioni di salvataggio in mare, che rischia di avere come unica conseguenza un braccio di ferro a livello europeo, che per tutta l’estate potrebbe consumarsi sulla pelle di uomini, donne e bambini in cerca di salvezza. Per questo chiediamo che l’Italia riapra i propri porti alle navi, anche a quelle delle Ong, cariche di persone in fuga dalla Libia. Il protrarsi di una posizione di assoluta chiusura assieme ad una maggiore collaborazione con le autorità libiche rappresenterebbe una negazione dei diritti umani fondamentali verso persone che non hanno più nulla”.
Una mobilitazione che non dura un solo giorno.
A dare continuità è la campagna Welcoming Europe- Per un’Europa che accoglie, che ha l’obiettivo di raccogliere 1 milione di firme nei prossimi 12 mesi in almeno 7 Paesi membri.
Firme che saranno consegnate alla Commissione europea con la richiesta di presentare un atto legislativo di riforma in materia di immigrazione, volto a superare le difficoltà dei Governi nazionali nella gestione dei flussi migratori.
Nello specifico la campagna chiede: di impedire la criminalizzazione di atti umanitari nei confronti dei migranti; creare canali di accesso sicuro verso l’Europa, allargando ad attori della società civile la possibilità di fare da sponsor per l’ingresso in Europa dei rifugiati; proteggere le vittime di abusi, rafforzando meccanismi di tutela e di denuncia in particolare nella gestione delle frontiere esterne; garantire l’introduzione di canali di accesso per lavoro.
La sfida delle Ong è quella di riuscire a coniugare legalità e sicurezza nell’affrontare il fenomeno delle migrazioni. In questa direzione si muove la proposta di istituire dei percorsi legali per l’ingresso dei migranti extra-comunitari nell’Ue, come i corridoi umanitari che l’Italia ha sperimentato con successo. In tante città d’Europa i partecipanti alla giornata di mobilitazione hanno portato con sè il simbolo della manifestazione: un origami a forma di barca.
La “barca della solidarietà “. Una “barca europea”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
RICALCA LA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO DEL 12 APRILE 2016 FINITA NEL NULLA COME SEMPRE
Presentata con grande enfasi qualche giorno fa al vertice informale di Bruxelles sulle migrazioni la European Multilevel Strategy for Migration di Giuseppe Conte.
Del resto i dieci punti della proposta avanzata dall’Italia, che il presidente del Consiglio ha definito «nuovo paradigma di risoluzione dei problemi» spiegando che si tratta di un «radicale cambio di approccio sul tema» non rappresentano una soluzione immediata al problema delle migrazioni.
Perchè la multilevel strategy di Conte è un documento che nasce vecchio
Anche perchè di fatto quei dieci punti tratta di argomenti e di proposte che sono già state presentate negli ultimi tempi. Una su tutte quella di rivedere il regolamento di Dublino abolendo il criterio che sia il paese di primo approdo ad occuparsi dell’esame delle richieste d’asilo (come già chiesto dal Parlamento Europeo) e di introdurre un meccanismo che distingua tra porto sicuro di sbarco e lo Stato competente ad esaminare richieste di asilo; in pratica una redistribuzione dei richiedenti asilo e non più di chi lo status di rifugiato lo ha già ottenuto. Anche questa una cosa che fa parte della proposta di modifica avanzata dall’Europarlamento.
Ma c’è di più, perchè in buona sostanza la strategia italiana assomiglia molto, pure troppo, alla risoluzione del Parlamento europeo del 12 aprile 2016 sulla situazione nel Mediterraneo e la necessità di un approccio globale dell’UE in materia di immigrazione.
Questo non significa certo che il presidente del Consiglio — o chi per lui — ha copiato quello che già era stato ampiamente discusso in sede europea. Significa solo che la proposta italiana sull’immigrazione non aggiunge nulla di nuovo.
Leggendo il testo della risoluzione del Parlamento Europeo di due anni fa troviamo ad esempio lodi alle missioni europee di controllo sulle frontiere esterne e affermato il principio della solidarietà ed equa ripartizione della responsabilità «compresi gli obblighi di ricerca e soccorso».
Il documento faceva notare che, al 3 marzo 2016 «dei 39 600 richiedenti asilo ospitati nelle strutture di accoglienza italiane in attesa di essere assegnati ad altri Stati membri, ne sono stati effettivamente ricollocati soltanto 338, mentre in Grecia sono stati 322 i ricollocamenti effettuati sui 66 400 previsti».
Qualcosa su questo versante poi ha iniziato a muoversi, anche se come è noto diversi paesi — principalmente quelli del gruppo di Visegrad — si sono sempre rifiutati di farsi carico dei rifugiati.
Inoltre già nel 2016 l’Europarlamento esprimeva la sua preoccupazione per il fatto che gli Stati membri di primo arrivo (ovvero Italia, Grecia e in misura minore Spagna) dovevano farsi carico di «trattare le domande di protezione internazionale più complesse (e i ricorsi più complessi), organizzare periodi di accoglienza più lunghi, nonchè coordinare i rimpatri delle persone cui alla fine non sarà riconosciuto il diritto alla protezione internazionale» ribadendo che una nuova modalità di gestione del sistema avrebbe dovuto basarsi su un’equa ripartizione delle responsabilità a livello europeo e contemplando la possibilità di creare «un certo numero di punti di crisi (“hotspot”), a partire dai quali dovrebbe aver luogo la distribuzione nell’Unione».
La risoluzione affronta, così come la strategy italiana, il tema dei movimenti secondari dei richiedenti asilo attraverso l’Unione.
Ma soprattutto indicava nella creazione di una raccolta centralizzata a livello europeo delle domande d’asilo come una delle possibili soluzioni al problema; considerando — si legge — «ciascun richiedente asilo come una persona che cerca asilo nell’Unione, vista come un tutto unico, e non in un singolo Stato membro».
Nella sua proposta Conte scrive che «chi sbarca in Italia, sbarca in Europa». E non finisce qui, perchè la risoluzione del 2016 (un testo molto lungo e articolato) parla anche della necessità di rafforzare la cooperazione con i paesi terzi (di origine e di transito), sia per i rimpatri sia al fine di adottare una strategia di lungo periodo «per contribuire a contrastare i “fattori di spinta” che costringono le persone a mettersi nelle mani delle reti criminali di trafficanti, che vedono come l’unica possibilità per raggiungere l’Unione».
Nella proposta italiana si legge che l’UE deve combattere le organizzazioni criminali che alimentano false illusioni nei migranti. Nella risoluzione del 2016 si raccomanda la creazione di campagne di sensibilizzazione sui pericoli del viaggio e sui criteri di protezione umanitaria in modo da scoraggiare le partenze dei migranti.
Infine la risoluzione sottolinea che l’Unione dovrà definire regole più generali in materia di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi in cerca di occupazione al suo interno ( i cosiddetti migranti economici), nell’ottica di superare le lacune individuate nel mercato del lavoro dell’Unione.
Al punto 12 Conte scrive: «ogni Stato stabilisce quote di ingresso dei migranti economici». Questo rappresenta invece un passo indietro rispetto a quanto già detto due anni fa in materia di immigrazione.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
I MILITARI AVREBBERO AGITO PER OTTENERE UN ENCOMIO… SONO ACCUSATI DI FALSO IDEOLOGICO, CALUNNIA, DETENZIONE DI ARMI CLANDESTINE
Una falsa indagine contro un migrante per ricevere un encomio.
Questo il motivo che ha portato all’arresto di tre carabinieri in servizio alla compagnia di Giugliano, in provincia di Napoli, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli nord.
I tre carabinieri avevano arrestato un cittadino extracomunitario accusandolo falsamente di custodire armi clandestine per finalità di terrorismo internazionale.
Già sospesi dall’Arma i tre militari sono ora accusati di falso ideologico, calunnia, detenzione e porto illegale di armi clandestine.
Le indagini che hanno portato alla luce l’attività illecita dei tre carabinieri sono state condotte dalla Guardia di finanza di Aversa.
A coordinare l’attività investigativa è stato il procuratore della Repubblica di Napoli nord, Francesco Greco, in collaborazione con l’aggiunto Domenico Airoma. Secondo quanto si è appreso, i tre militari avrebbero portato a termine questa falsa indagine allo scopo di ottenere un encomio.
I carabinieri arrestati sono due sottufficiali ed un appuntato. Secondo il procuratore aggiunto della Repubblica, Airoma, “le articolate attività di indagine hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura cautelare”.
In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, i tre, “nell’ambito di attività di servizio istituzionale, procedevano a porre in arresto un cittadino extracomunitario, accusato falsamente di detenere armi clandestine per finalità di terrorismo internazionale”.
(da Globalist)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
“!I PROFUGHI NON POSSONO ESSERE RIMANDATI IN LIBIA. LA GUARDIA COSTIERA E’ COINVOLTA NEL TRAFFICO DI ESSERI UMANI”
Abbiamo assistito a mesi e mesi di campagna elettorale dove i due partiti di maggioranza si sono impegnati a criminalizzare il lavoro delle Ong.
Il vicepremier Di Maio le ha definite taxi del mare e ha pure provato a negare di averlo mai detto. Altri invece — ed è il caso del ministro dell’Interno Salvini — le hanno soprannominate “vicescafisti“.
Tutto in nome di rapporti e inchieste che avrebbero dovuto dimostrare il ruolo preponderante delle Ong nel far arrivare in Italia migranti e rifugiati.
I dati, quelli veri, però parlano chiaro; dei circa seicentomila migranti arrivati nel nostro Paese nel quadriennio 2014-2017 solo un sesto (poco più di centomila) è arrivato sulle navi delle Ong.
Gli altri lo hanno fatto a bordo di navi della Guardia Costiera, della Marina Militare, di assetti navali delle missioni di Frontex o di imbarcazioni mercantili
Perchè la procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione
Rimanevano le inchieste. Ma quella tolta al procuratore di Catania Carmelo Zuccaro — quelle delle “ipotesi di lavoro” sulle connivenze tra Ong e trafficanti — sulla Open Arms della Ong Proactiva è stata archiviata.
L’accusa era la solita: associazione per delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina.
Ovvero l’accusa che il MoVimento 5 Stelle, la Lega e altri partiti sovranisti hanno mosso alle Ong.
Nei giorni scorsi anche la Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione per l’accusa di associazione per delinquere (art. 416, comma 6, cp) e favoreggiamento dell’immigrazione irregolare (art. 12 D. Lgs 286 del 1998) nei confronti del personale di due Ong che operano nel Mediterraneo Centrale in operazioni di soccorso al largo della Libia.
La lettura del documento della Procura di Palermo è illuminante perchè fa chiarezza sul ruolo delle Ong e su come il loro operato nelle aree SAR di competenza italiana (ivi compresa la cosiddetta “area SAR libica”) si sia svolto entro il perimetro della legge italiana nonchè dei trattati internazionali.
La Procura osserva innanzitutto quello che andiamo spiegando da mesi: le operazioni di salvataggio da parte della Golfo Azzurro sono avvenute sotto il coordinamento del IRMCC della Guardia Costiera, con sede a Roma.
Si ricorderà che all’epoca dei fatti le Ong vennero accusate di aiutare i trafficanti libici favorendo il recupero dei motori usati per spingere al largo i gommoni. la vicenda fu anche oggetto di un servizio di Report dove non si metteva minimamente in dubbio l’impianto accusatorio (eppure in Italia vige il principio della presunzione d’innocenza).
Nella richiesta d’archiviazione la Procura scrive che alla luce delle indagini svolte «non si ravvisano elementi concreti che portano a ritenere alcuna connessione tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle ONG e i trafficanti operanti sul territorio libico».
In particolare «non è emersa la prova che i soggetti che materialmente tranciarono i motori fuori dei gommoni con a bordo i migranti facevano parte della ONG “Juventa”, nè d’altra parte una loro connessione di qualche tipo con i trafficanti». Insomma non ci sono prove, e non a caso nè Di Maio, nè Salvini nè altri sono mai riusciti a trovare una prova concreta.
Nessuno invece parla di come la guardia costiera libica sia coinvolta, secondo l’ONU, in operazioni di traffico di esseri umani.
Le attività di soccorso e assistenza umanitaria non costituiscono reato
Ma non c’è solo questo nella richiesta di archiviazione. Si parla anche di come la condotta delle Ong sia stata ineccepibile dal punto di vista del rispetto delle normative vigenti.
La Procura innanzitutto contestualizza l’operato delle Ong spiegando che «lo Stato responsabile per una determinata area SAR ha l’obbligo di andare in soccorso e di coordinare l’operazione di salvataggio e le adeguate misure di protezione». L’intervento della Ong quindi è giustificato dalle norme del diritto internazionale anche perchè — si legge — «occorre infine sottolineare come, allo stato, non vi siano acque SAR libiche ufficialmente riconosciute». Esattamente quello che abbiamo scritto qui.
Dal momento che le persone a bordo dei gommoni erano in pericolo (a causa del sovraffollamento dei gommoni e per la presenza a bordo di donne e minori) l’intervento degli operatori di soccorso (a maggior ragione se coordinati dal MRCC di Roma) era legittimo «anche se le condizioni meteorologiche non dovessero rappresentare, al momento del salvataggio, un problema».
Secondo la Procura non rappresenta un fatto di rilevanza penale nemmeno il mancato raggiungimento di altri porti di approdo più vicini al punto dei soccorsi perchè il cosiddetto place of safety non deve essere individuato esclusivamente riguardo la posizione geografica (come sostengono dalle parti di Salvini) ma in base al criterio del rispetto dei diritti dei migranti.
Ragion per cui, ad esempio, i migranti non possono essere rimandati in Tunisia (che non riconosce il diritto all’asilo politico), in Libia o in Niger.
Paesi questi ultimi dove — come spiega l’avvocato Fulvio Vassallo Paleologo — non esiste un’autorità statale in grado di garantire il rispetto dei diritti umani.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 27th, 2018 Riccardo Fucile
NON SI POSSONO ATTUARE RESPINGIMENTI DI MASSA, LO VIETA LA LEGGE INTERNAZIONALE, IL COMANDANTE HA FATTO BENE A RIFIUTARSI DI RESTITUIRE I MIGRANTI A UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, UNA SENTENZA GLI DA’ RAGIONE ANCHE IN ITALIA… SE SALVINI VUOLE REGALARE 12 MOTOVEDETTE AI LIBICI, LO FACCIA CON I SUOI SOLDI, GLI ITALIANI NON FINANZIANO ASSOCIAZIONI A DELINQUERE
L’unico vero vincitore si chiama Claus-Peter Reisch. il valoroso comandante della nave Lifeline, con a bordo 234 migranti rimasti in mare per oltre una settimana grazie alla vigliaccheria dell’Europa che per paura di perdere quattro voti di merda dei razzisti ha messo a rischio la vita di esseri umani
La nave è approdata al porto di Malta dopo aver ottenuto il permesso dal governo di La Valletta. I richiedenti asilo saranno ridistribuiti tra otto stati membri dell’Ue, già questo è penoso se si pensa che per salvare 234 vite devono concorrere otto governi, mentre i soliti razzisti dei Paesi dell’Est, tanbto cari a Salvini, se ne fottono e nessuno li caccia a calci in culo dalla Ue.
Ora la nave, come annunciato dal premier maltese, Joseph Muscat, è stata sequestrata e verranno avviate indagini sulla sua regolarità .
Non sarebbe la prima volta che le accuse interessate vengono smentite dai fatti.
1) Se la nave ha agito entro le 30 miglia era in acque internazionali.
2) In quel caso la Guardia Costiera italiana non poteva demandare l’intervento alla Guardia Costiera libica su cui pende un procedimento dell’Onu e quindi ben avrebbe fatto il comandante a rifiutarsi di consegnare i profughi ai ciriminali libici (come confermato da una recente sentenza del tribunale di Ragusa)
3) Nessuno nega più che la nave avesse diritto a battere bandiera olandese, ma si sostiene che le piccole dimensioni non permettevano un intervento di salvataggio di 234 persone. Bene, perchè allora non sono intervenute altre unità come è stato fatto nei giorni scorsi? Forse perchè qualcuno a bordo aveva definito razzista Salvini e si voleva fargliela pagare? Il comandante ha dimostrato che la nave ha accolto 234 persone lo stesso, sono altri gli infami che non l’hanno fatto e hanno lasciato vite umane a rischio per miserabili calcoli politici.
4) Salvini oggi annuncia che l’Italia fornirà gratuitamente altre 12 motovedette a quella banda di criminali collusi con i clan della Guardia Costiera libica.
Lo faccia coi suoi soldi, non con quelli degli Italiani che non finanziano criminali.
Neanche le abbiamo 12 motovedette, di che cazzo parla?
(da agenzie)
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