Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
SMANIOSO DI LEGITTIMAZIONE INTERNAZIONALE, CONTE ANNUNCIA IN ANTICIPO L’ACCORDO SUL COMMERCIO, MA L’INTESA IN REALTA’ E’ SOLO MINIMALE, CHISSA’ CHE AVEVA CAPITO… E VIENE CAZZIATO DA MACRON E DALLA MERKEL
Sono le undici del mattino in Canada, le 17 in Italia, la seconda giornata del G7 è iniziata da
poco e Giuseppe Conte parla già a favore di telecamere di accordo sul commercio raggiunto.
È il premier italiano nei fatti a dare la notizia che sarà redatto un documento comune e poco importa se la cancelliera Angela Merkel utilizzerà due ore dopo toni meno trionfalistici dei suoi.
Il presidente del Consiglio italiano, che solo mercoledì ha ottenuto la fiducia del Parlamento, inizia il suo lavoro da premer proprio tra i grandi della Terra e a Charlevoix porta tutta la sua voglia di legittimazione.
Quindi non si risparmia nelle dichiarazioni perchè è qui, dentro il Mansoir Richelieu, che Conte prova a dimostrare la sua autonomia da Luigi Di Maio e Matteo Salvini che lo hanno scelto alla guida del governo.
È evidente come arrivando in Canada il primo obiettivo di Conte fosse quello di cercare una sponda che rompesse l’isolamento al quale il premier sembra essere condannato.
In questa ottica sembra muoversi e infatti, al termine della seconda sessione di lavori, Donald Trump e Conte hanno un colloquio che viene definito cordiale. E anche in questo caso ecco che il presidente del Consiglio, sempre davanti alle telecamere, riferisce: “Trump è molto contento per la vittoria di due nuove forze politiche, M5s e Lega. All’esito di questo colloquio, il Presidente Trump mi ha invitato a Washington”.
Tra le altre cose si parla ancora del tema Russia.
Trump prende la parola e, con il tono irruente a cui ha abituato i suoi partner internazionali, esclama: “Giuseppe (Giuseppi, nella pronuncia del leader Usa, ndr.) ha ragione al 100 percento”.
Il riferimento è alla scelta del governo italiano di sostenere la posizione di Trump per un rientro della Russia nell’alveo del G8.
Più tardi la delegazione italiana preciserà che “non siamo in Canada per rompere con i nostri alleati europei. Abbiamo detto con forza qual è la posizione dell’Italia. La Russia deve entrare nel G8 ma per farlo serve un percorso improntato al buonsenso”.
Anche se poi è lo stesso ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, secondo quanto riporta Interfax, a dire che “la Russia non ha mai chiesto di essere reintegrata nel G8 e ritiene che il G20 sia il formato più promettente per il futuro”.
Tornando all’accordo sul commercio, malgrado l’annuncio prematuro e quasi spericolato di Conte, il presidente francese Emmanuel Macron precisa che il lavoro continuerà nei prossimi mesi “questo è solo uno step e non risolve tutto.
Macron ha sottolineato anche l’isolamento di Washington sul tema della lotta ai cambiamenti climatici, ribadendo che è assolutamente plausibile un “accordo a 6” che lasci fuori gli Usa.
La stessa cancelliera Merkel è molto cauta: “Sul commercio il G7 adotterà una posizione comune” anche se “questo non risolverà i dettagli del problema” dal momento che “con gli Stati Uniti rimangono concezioni differenti”.
Nel testo c’è l’impegno per ridurre le barriere commerciali e riformare l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “il più presto possibile”.
E’ l’accordo che hanno raggiunto i paesi del G7, come indica il testo che verrà inserito nel comunicato finale e che è stato visionato dall’agenzia Dpa.
“Sottolineiamo il ruolo centrale di un sistema internazionale basato su regole e continuiamo a combattere il protezionismo”, si legge.
Poco, nulla da giustificare il trionfalismo del premier italiano.
Del resto l’isolamento di Trump si è plasticamente visto quando il presidente americano ha lasciato in anticipo i lavori del vertice. Ufficialmente per preparare l’incontro di martedì 12 a Singapore con il nordcoreano Kim Jong-un, ma in realtà riservando l’ennesimo schiaffo agli alleati. Così come è stato plateale lo sgarbo di arrivare tardi alla colazione di lavoro dedicata alle donne, che ha provocato a Trump gli sguardi di disapprovazione di tutti i leader.
E l’immagine postata su Twitter dal capo ufficio stampa del governo tedesco la dice lunga sui rapporti tra i leader. Al fianco di Trump, come twitta lo stesso Conte, c’è proprio il premier italiano che sintetizza: “Sto difendendo gli interessi degli italiani”.
Conte prova a districarsi tra i grandi della Terra, ad avere il sostegno di Trump e a comunicarlo il più possibile. Ma poi, fuori da ogni previsione, arriva il commento di Salvini in diretta Facebook: “Complimenti al presidente del Consiglio Conte che finalmente ha rappresentato l’Italia con la sua dignità e il suo orgoglio, senza andare davanti ai potenti con il cappello in mano a dire ‘sissignore'”.
Ma a mettere il cappello su Conte è ancora una volta il vicepremier quasi mandando per aria ogni sforzo di legittimazione.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
I NERI DANNO TROPPO NELL’OCCHIO, DOVREBBERO COSPARGERSI DI FARINA PRIMA DI USCIRE DI CASA, MA NON LO VOGLIONO CAPIRE
C’è un problema di misura.
Matteo Salvini dice che gli immigrati ci costano cinque miliardi (ed esagera). Ma la ‘ndrangheta e la mafia ci costano più di 100 miliardi. Allora, prima gli italiani: occupiamoci dei calabresi e dei siciliani; in pianura Padana ci sono dieci milioni di terroni: rimandiamoli a casa. Che oltretutto i meridionali usano i diesel per dispetto per inquinare di più le città e asfissiare i padani. Lo fanno apposta.
E poi mangiano la ‘nduja, si strafogano di un peperoncino chiamato incendio doloso e poi scoreggiano dei gas anomali che devastano il clima e fanno dei buchi nell’ozono più grandi dell’Alaska.
E l’inquinamento urbano in Italia fa oltre 50mila morti e ci costa oltre 50 miliardi, secondo le stime più prudenti, ma però non ne parla nessuno per proteggere i calabresi.
Ve beh, pensandoci su sarebbe poi un problema rimandare i meridionali a casa (aiutiamoli a casa loro!).
Il fatto è che i meridionali quando sono arrivati al nord erano dei maniaci sessuali che facevano figli a manetta. Secondo gli ultimi rilevamenti, a Milano sono restati solo mille milanesi purosangue, gli altri hanno tutti sangue calabrese nelle vene. Se li rimandiamo a casa loro nella Padania restano in meno di 20mila. E senza neanche una pizzeria.
Senza contare quel demente di Donald Trump che imitando Salvini dice: “Prima gli americani”. Che tra l’altro è una stronzata perchè anche i messicani sono americani, ma Trump non lo sa.
Comunque dal 1850 a oggi 19 milioni di italiani sono emigrati all’estero e poi hanno trombato come ricci e si sono moltiplicati e adesso Trump dice che vuole rimandarci indietro 10 milioni di italoamericani che sono figli di immigrati illegali
Che poi senza immigrati saremmo nella merda: recentemente cinque milioni di italiani se ne sono andati e cinque milioni di immigrati sono arrivati e per la crisi delle nascite perdiamo altri 250mila cittadini l’anno.
Gli immigrati ci hanno salvati dallo spopolamento.
Inoltre, la storia dell’invasione di neri e musulmani è anche lei bugia diavolesca, i neri sono meno di 300mila e su cinque milioni il 53% sono cristiani, il 14% buddisti, induisti e sikh e il 32% musulmani.
I neri non sono tantissimi, il problema è che danno troppo nell’occhio e sembrano molti di più. Già se uscissero di casa solo dopo essersi cosparsi un po’ di farina, la situazione migliorerebbe. Ma loro questo non lo capiscono.
E anche la storia degli immigrati che stanno a nostre spese negli alberghi a cinque Stelle è una menzogna. Così come il fatto che diamo loro 35 euro al giorno a testa, che invece è quanto lo Stato spende per vitto e alloggio e corsi di inserimento.
In teoria, perchè siccome i controlli non ci sono alcuni bastardi italiani si rubano tutto e tengono gli immigrati peggio dei cani al canile. Vi ricordate la (non più) mafia di Roma che dicevano che l’immigrato rende più dell’eroina
E adesso dimmi: come è possibile che con 35 euro si paghi la pensione in un hotel a cinque Stelle e ti restano i soldi per pagare i corsi di italiano e quelli professionali?
E poi piantiamola anche con la storia della sicurezza.
È orribile quel che succede e sarebbe ora che in Italia ci fosse la certezza della pena, che sennò è chiaro che ai francesi e ai tedeschi gli conviene venire a fare le rapine da noi che rischiano la metà (questa non è una battuta!).
Ma comunque abbiamo 360 omicidi all’anno, all’inizio degli anni 90 erano più di mille e i furti nel 2017 sono diminuiti del 7% rispetto al 2016, del 23% dal 2014. Sembra assurdo ma siamo uno dei Paesi più sicuri del mondo.
Abbiamo invece il record europeo per il basso numero di colletti bianchi in prigione. E le opere pubbliche da noi sono le più care d’Europa. Se proprio volete dare i numeri date questi.
Ps: siccome in giro per la rete ci sono persone nervose che non vorrei offendere, preciso che non credo che il problema dell’Italia siano i calabresi. Si tratta di un gioco di rovesciamento che ha lo scopo di far riflettere sulla struttura delle idee stupide. È rivolta a chi pensa che il nostro problema siano gli immigrati.
Avrei potuto anche dire che ammettendo che gli immigrati ci costino cinque miliardi, l’evasione fiscale ne costa più di 100, la corruzione quasi 100, lo spreco energetico 40, la burocrazia 60 e l’inefficienza un mare e mezzo.
Il problema non sono gli immigrati e neanche l’Europa, il problema sono gli italiani.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
MARTINA: “HAI IL DOVERE DI SERVIRE TUTTI I COMUNI”… FASSINA: “DOPO AVER DETTO ‘LO STATO SIAMO NOI” CONTINUA A FARE USCITE PERICOLOSE”
Una frase pronunciata in un video su Facebook. 
Una dichiarazione che in pochi minuti suscita stupore e poi irritazione in tutta l’opposizione. “I cittadini italiani decideranno se mandare al ballottaggio e magari poi eleggere sindaco i candidati del m5s”, dice il ministro del Lavoro e dello Sviluppo, Luigi Di Maio. “Quello che posso dire io è che hanno tanto lavoro da fare queste persone, ma questa volta avranno dalla loro parte un governo nazionale che li potrà aiutare nel risolvere problemi complessi come le crisi aziendali”.
Da destra a sinistra, fioccano le critiche. Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, risponde via Twitter. “Caro Di Maio, siete il Governo della Repubblica, non il governo degli amici. Hai il dovere di servire tutti i Comuni, rispettando le scelte dei cittadini. Si chiama democrazia e senso dello Stato. Schiena dritta”.
Dura la reazione anche di Giorgia Meloni: “Matteo Salvini – replica la leader di Fratelli d’Italia- nostro alleato nella maggior parte dei Comuni che vanno al voto contro candidati cinquestelle, spieghi a Luigi Di Maio che i cittadini non si ricattano. Di Maio dice che ai cittadini conviene votare sindaci del M5S perchè così avranno un governo amico. Scusa Luigi Di Maio, e invece i Comuni che dovessero scegliere un sindaco di un altro colore non potranno parlare con i ministri grillini? I milioni di cittadini che voteranno sindaci di centrodestra o di Fratelli d’Italia non saranno ascoltati dal Governo Conte?”.
E Stefano Fassina, deputato di Leu: “Di Maio corregga e chiarisca le sue parole su sostegno del governo ai sindaci del m5s. Sono affermazioni gravi, in generale. Ancora più gravi oggi alla vigilia del voto. Il governo nazionale è a sostegno di ogni sindaco, senza guardare alle appartenenze partitiche perchè il sindaco rappresenta tutta la sua comunità , non soltanto una parte. Di Maio lo ricordi e lo dichiari. Dopo aver affermato che ‘adesso lo stato siamo noi’, il vice-presidente del consiglio continua a fare uscite pericolose”.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
I COMUNI CAPOLUOGO SONO 20, DI CUI 15 GOVERNATI DAI DEM
Dopo tre mesi, circa sette milioni di italiani sono di nuovo chiamati alle urne.
In 761 Comuni, di cui 20 capoluogo, si terranno le elezioni per il rinnovo dei consigli comunali e dei sindaci.
Si tratta di un test importante, seppur parziale, che non mancherà di avere riflessi sulla scena nazionale.
Ferme restando le peculiarità delle tornate locali, dall’esito del voto arriveranno le prime indicazioni sui partiti dopo il voto del 4 marzo.
Realtà importanti, come Siena e Vicenza e, volendo, Treviso, le città dei crac bancari che tanto sono costati al Partito Democratico in termini di voti.
O Ivrea, terra di Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Gianroberto, dove i grillini seppur in svantaggio sperano di arrivare al ballottaggio.
O Pisa, altra città rossa che il Pd non può permettersi di perdere.
E c’è poi la Lega, che nei sondaggi viene dato in ascesa sul piano nazionale nonostante lo stallo politico durato tre mesi e che potrebbe vedere un exploit anche nelle urne.
Partiamo dalle città dei crac bancari.
A Vicenza il Movimento 5 Stelle non avrà un candidato perchè la lista presentata dai militanti locali non è stata approvata. Sarà comunque dura per il Pd difendere la città amministrata per un decennio da Achille Variati, primo cittadino uscente, e con la maggioranza di un centrosinistra che schiera il fisico Dalla Rosa.
Il centrodestra si affida a Francesco Rucco e conta, sulla scia dell’alleanza gialloverde del Governo, di profittare dell’assenza del candidato M5S “rubando” i voti dei grillini. A marzo le politiche hanno registrato il centrodestra al 40,96%, con Lega al 25,84, Forza Italia al 10,24, Fratelli d’Italia al 5,54 e Udc all’1,1%.
E poi centrosinistra al 22,84 per cento con Pd al 21,32.
C’è poi Treviso, altra città che ha visto da vicino un crac bancario, quello di Veneto Banca di Montebelluna.
I risultati delle politiche di marzo erano a favore di Lega e centrodestra, che ha ottenuto il 41,59 per cento (Lega 27,12, Forza Italia 10,66, Fratelli d’Italia 4,25 e Udc 0,55 per cento).
Il centrosinistra è arrivato al 29,64 per cento, con il Pd al 23,18 e Più Europa al 5,28 per cento. I Cinquestelle con il 20,62% sono diventati terzo partito.
Anche qui il primo cittadino uscente è un dem, Giovanni Manildo, colui che riuscì a battere il sindaco sceriffo della Lega Gentilini. Se la dovrà vedere con Mario Conte, del Carroccio, e Domenico Losappio, grillino.
Infine la (ex?) roccaforte rossa Siena. Anche nella città del Montepaschi il Movimento 5 Stelle non presenta un suo candidato.
Si sfideranno il dem Bruno Valentini, dipendente dell’istituto di credito candidatosi nonostante la contrarietà di una parte del suo partito, e l’avvocato Luigi De Mossi del centrodestra.
Alle politiche il Pd è riuscito a confermarsi primo partito nella città che governa da decenni e lasciando quindi una speranza ai dem che la roccaforte non cada nelle mani della destra, che conta anche sui voti ottenuti da CasaPound il 4 marzo (551).
Dei venti capoluoghi, 15 vedono il Pd alla guida delle amministrazioni uscenti.
Come Pisa, altra città toscana dove il sindaco uscente non si ricandiderà per aver raggiunto il limite dei due mandati. Al suo posto i dem schierano l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Serfogli, il centrodestra invece appoggia il direttore del consorzio agrario Michele Conti mentre i grillini hanno scelto l’avvocato Gabriele Amore.
A Brescia il centrodestra schiera Paola Vilardi, avvocatessa esponente di Forza Italia. Il centrosinistra, invece, cercherà la riconferma del sindaco uscente Emilio Del Bono, sostenuto anche da LeU. Il candidato M5S è Guido Ghidini.
La vera partita si giocherà al ballottaggio, quando si potrebbe realizzare una convergenza giallo-verde. In Sicilia si vota in diverse città .
A Catania Enzo Bianco, sindaco uscente ed ex ministro dell’Interno, si ricandida e potrebbe anche farcela, ma dovrà vedersela con il deputato al Parlamento europeo forzista Salvo Pogliese, appoggiato anche dalla Lega, quanto l’insegnante pentastellato Giovanni Grasso.
Mentre a Messina Renato Accorinti, sindaco pacifista, cerca la riconferma contro il centrodestra di Dino Bramanti, il centrosinistra di Antonio Saitta e il Movimento 5 Stelle con Gaetano Sciacca.
Si torna a votare anche a Trapani, dopo l’elezione choc dell’anno scorso quando al ballottaggio non fu raggiunto il quorum necessario per eleggere l’unico rimasto in corsa dopo il ritiro dell’altro candidato sindaco (Girolamo Fazio), travolto da un’inchiesta di corruzione nel pieno della campagna elettorale.
Altra sfida interessante è quella di Imperia, dove si rivede l’ex ministro allo Sviluppo Claudio Scajola candidato con una serie di liste civiche.
Una sorta di redde rationem tutto interno al Centrodestra, quello tra Scajola – nel ciclone delle polemiche per la sua auto candidatura e accusato di voler spaccare il centrodestra – e Luca Lanteri del centrodestra, espressione di quell’onda portata in Liguria dall’attuale governatore Toti. Il Pd si presenta con Guido Abbo, Maria Nella Ponte per il M5S.
Infine, c’è la partita di Ivrea. Nella cittadina amministrata negli ultimi anni dal centro sinistra, ma anche patria del fondatore del Movimento 5 Stelle Casaleggio, la sfida è tra Igor Bosonin (appoggiato da Casapound), Maurizio Perinetti (sostenuto da Pd e civiche), Stefano Sertoli (appoggiato da Lega, Forza Italia e altre liste), Massimo Luigi Fresc (M5S), Francesco Comotto (appoggiato dalle liste civiche).
Si vota anche in due municipi di Roma, a Montesacro (III) e Garbatella (VIII), un piccolo test per la giunta Raggi, dopo le dimissioni dei due mini-sindaci per dissidi interni alla maggioranza.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA: “ORA SONO LORO L’ESTABLISHMENT”
“L’appello che facciamo alla politica è che si cominci a lavorare nell’interesse del Paese”. Così
Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, a margine del Convegno dei Giovani imprenditori.
“Ora questi gruppi politici, M5s e Lega, sono al governo del Paese, sono establishment e su questo abbiamo bisogno di scelte coerenti”, ha affermato il numero uno degli industriali
Boccia ha rimarcato che “bisogna entrare adesso nei fatti e nelle scelte, passare dai titoli alle scelte e alle priorità . Il governo è alla prova sulla scelta e sulle priorità “.
Dal convegno dei Giovani imprenditori, ieri, era emersa la contrarietà ai progetti di flat tax: “Non vogliamo pagare meno degli altri, vogliamo essere trattati con equità “, aveva detto il presidente Alessio Rossi.
“E se la flat tax è insostenibile per le casse dello stato diciamo: no grazie. Ci serve una tassazione giusta, non piatta. Sostenibile”.
Sul tema concorda Boccia: “Hanno ragione i Giovani Imprenditori. Il senso è che bisogna evitare di aumentare il debito pubblico perchè altrimenti diventa una nuova tassa sul futuro delle giovani generazioni”.
Il presidente ha poi sottolineato l’importanza di evitare “una continua campagna elettorale”, auspicando che la situazione di normalizzi dopo le amministrative del weekend, “perchè non vorremmo che avendo poi le europee a maggio si continui a lavorare più per la campagna elettorale e meno per il governo del Paese”.
Il leader degli industriali ha assunto una posizione duplice sulla Russia. Da una parte, ritiene che “le sanzioni dal nostro punto di vista economico andrebbero tolte perchè siamo un Paese ad alta vocazione esportativa”. Ma, parlando a Rapallo, ha chiuso a fughe in avanti solitarie: “Tutto questo va fatto all’interno di una compagine europea. Non possiamo fare le cose da soli”.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
L’ORGOGLIO DI UNA GRANDE DONNA: “CHI CI OFFENDEVA IN MODO BECERO E’ DIVENTATO DEPUTATO DELLA LEGA E CONTINUA A ESSERE SEGRETARIO DEL SAP”
E’ un urlo di dolore quello di Ilaria Cucchi. E’ una rabbia, è una indignazione, è l’ennesima rivolta contro il potere. Si fotografa con una maglietta. Sopra il volto sorridente del fratello. E’ orgoglio, è amore. Ilaria Cucchi non molla mai.
“Li affronteremo a viso aperto”, scrive.
Leggete questa lettera, l’ennesimno atto d’amore per il fratello morto.
Scrive in un post: “Caro Stefano. Facciamo schifo al ministro dell’interno. Ora chi ci offendeva in modo becero e greve è diventato deputato ma è rimasto segretario del sindacato di Polizia Sap. Si nascondono dietro immunità e ruoli ma sai cosa penso?
Penso che dobbiamo portare rispetto per le Istituzioni che rappresentano. Li affronteremo a viso aperto Stefano. Parleremo con loro. Ora rappresentano lo Stato perchè così si è voluto. Li inviteremo ad un pubblico dibattito che sicuramente non accetteranno mai. Perchè sono troppo importanti e non si abbasseranno a questo e perchè è più comodo offendere ed infangare gli ultimi che non si possono difendere dal palco delle conferenze stampa o dei social ma sempre evitando di confrontarsi con loro.
Prima gli italiani e poi i Cucchi gli Aldrovandi ecc. ecc.
Prima gli italiani che la pensano come loro e poi gli altri.
Siamo tutti danni collaterali ed i diritti umani sono sono solo uno scomodo optional. I diritti umani sono il problema. Non la corruzione. Non la criminalità organizzata
Che dici Stè andiamo a fare un salto al Ministero per parlare con loro?
Ti porto con la mia maglietta perchè tu non ci sei più ed è solo colpa tua. Ma perchè ti sei fatto pestare fino alla morte??
Al processo Cucchi bis, è una delle ultime novità di questa vicenda, si è scoperto anche che alcuni verbali vennero falsificati. Quanto ai pestaggi subiti da Cucchi e che provocarono la sua morte, il mese scorso un carabiniere depose al processo riferendo di aver saputo che il giovane era stato “massacrato di botte”.
(da agenzie)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
“DOPO UN ANNO DI INDAGINI NON HANNO RACCOLTO UNA SOLA PROVA PER SOSTENERE UN’ACCUSA INFAMANTE”…”NON CI RENDIAMO COMPLICI DEL CRIMINE DI FAR AFFOGARE ESSERI UMANI, LA STORIA CI DARA’ RAGIONE”
Il primo sbarco da quando Matteo Salvini è diventato ministro dell’Interno, è avvenuto al
porto di Reggio Calabria dove stamattina sono arrivati 232 migranti tra cui molti minori non accompagnati.
Sono stati salvati nei giorni scorsi e accompagnati in Italia a bordo della nave dell’Ong Sea Watch.
Durante le operazioni di sbarco, la responsabile Italia dell’organizzazione non governativa, Giorgia Linardi, ha replicato alla frase di Salvini sulle “ong che lucrano”.
“Le polemiche non sono nuove — sostiene la rappresentante della Sea-Watch — È da un anno che c’è una strategia e una campagna di denigrazione delle attività delle ong impegnate nella ricerca e nel soccorso in mare. Non è nostro interesse rispondere a insulti con altri insulti. Sappiamo esattamente quello che stiamo facendo. Sea Watch è l’espressione della società civile che si mette in mare per monitorare quello che succede, per testimoniare e denunciare un sistema di contenimento che adesso fa sì che l’Europa possa operare dei respingimenti ‘per procura’ da parte dei libici”.
“Sulle accuse delle ong che lucrano — conclude Linardi — ormai ci sono indagini in corso da più di un anno. Non è mai stata trovata nessuna base a livello giuridico per cui stiamo facendo qualcosa di male. Ottemperiamo all’obbligo di soccorrere chiunque è in difficoltà in mare stando alla normativa internazionale. Per noi non soccorrere queste persone o stare a guardare mentre vengono intercettate e riportate in Libia significa renderci complici di un crimine. Se poi invece soccorrerle e portarle in un porto sicuro significa andare contro accuse ed essere criminalizzati lo facciamo con la coscienza pulita perchè sappiamo di essere dalla parte giusta. Speriamo che questo un giorno ci venga riconosciuto”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
IL BALLERINO E’ UNO DEI VOLTI DEL MOVIMENTO ITALIANI SENZA CITTADINANZA E VITTIMA DA TEMPO DI CAMPAGNE DI ODIO SUL WEB… “PENSANO DI AVERE IL CULO PARATO DALL’ALTO MA IO NON HO PAURA DEI RAZZISTI”
Sonny è un ballerino professionista, star sui social, inviato della trasmissione Nemo su RaiDue, ma soprattutto uno dei “volti” del movimento degli Italiani senza cittadinanza.
Sonny è un tipo abituato agli insulti. A condannarlo, agli occhi di molti haters anonimi, è il colore della sua pelle e la “sfacciataggine” di volersi impegnare contro le discriminazioni e a favore della campagna per lo ius soli.
Ma in questi giorni l’odio contro di lui ha fatto un passo avanti, fuori dal web, nella vita reale, direttamente a casa sua.
L’ultimo insulto è infatti una scritta nera sul suo portone: “Sonny Merdeee” e una bella svastica per firma.
Quella di Sonny Olumati è una storia, che parte da lontano: nato a Roma 31 anni fa da genitori nigeriani, Sonny non ha ancora la cittadinanza italiana.
«L’ho chiesta nel 2004, ma per tutta una serie di problemi burocratici, dal certificato penale nigeriano che non arrivava, a un cambio di residenza non registrato, ancora non l’ho ricevuta». Sonny oggi è un ballerino professionista e studia al quinto anno di medicina
Ma tante sono le difficoltà per un “italiano senza cittadinanza”: «Giocavo nel vivaio della nazionale giovanile di basket — ricorda — e per colpa della mia nazionalità straniera non sono stato più convocato. E questa è solo una delle tante occasioni perse. Ancora oggi infatti giro con un permesso di soggiorno in tasca, col paradosso che alla voce “frontiera di ingresso” non c’è scritto nulla, naturalmente».
Ieri la scritta a casa sua. Lui stesso l’ha denunciato in un post su Facebook, intitolato Razzismo ai tempi della terza Repubblica: “Ieri mattina sono sceso per fare delle commissioni e al mio rientro a casa ho trovato questa scritta, sulla vetrata del mio portone. Ciò che fa più schifo (oltre allo stile da 3a elementare e alla totale mancanza di tecnica dell’autore) è la riesumazione di un simbolo come la svastica, per dare “un senso ideologico” e politico a un messaggio che di per sè non vuol dire niente (le teorie discriminatorie mancano sempre di basi logiche). Inoltre è da notare l’uso sintatticamente errato e plurale della parola “Mer*a” per sottolineare che l’insulto non è rivolto solo a me, ma a quelli come me. Sono abituato a questo genere di attacchi razzisti, ma è la prima volta che questo tipo di attacchi attraversano la barriera della rete e tentano di invadere il mio spazio personale. Ma è evidente che il clima politico che si è instaurato nel paese, fa pensare a questi minus habens di poter rimanere impuniti, di avere “il c*lo parato” (o vogliamo fare finta che non sia così?). Ma io non ho paura dei razzisti e nessuno deve averne. Mai più”.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 9th, 2018 Riccardo Fucile
CENTINAIA DI MIGLIAIA I PARTECIPANTI IN UN CLIMA DI FESTA PER LA DIFESA DEI DIRITTI CIVILI
A Roma è il giorno del Gay Pride 2018 e le persone hanno risposto presente. 
In centinaia di migliaia si sono radunati già dalle prime ore della mattinata tra piazza della Repubblica e piazza dei Cinquecento per manifestare a favore dei diritti LGBT.
Il tema di quest’anno è la “liberazione continua”, ispirato dai valori della Resistenza e della Costituzione.
Poi via alla sfilata dei carri. Dietro a quello di testa, la “Brigata arcobaleno”, spiccano quelli del Circolo “Mario Mieli” con le bandiere bianche e quello della “Muccassassina” con la sua musica a tutto volume.
In piazza anche le “famiglie arcobaleno”, oggetto qualche giorno fa di alcune discusse dichiarazioni del neoministro della Famiglia, Lorenzo Fontana. Madrina dell’evento è l’attrice Sabrina Impacciatore.
Vari i personaggi politici alla partenza: il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti; il vicepresidente Massimiliano Smeriglio; il vicesindaco di Roma, Luca Bergamo; la leader radicale Emma Bonino e la segretaria della Cgil Susanna Camusso.
Proprio quest’ultima ha criticato Fontana: «Le dichiarazioni del ministro non sono rincuoranti – ha detto alla partenza la segretaria -, così come non lo è avere un ministero della Famiglia al singolare. Significa non avere la percezione di come è la società ».
A fargli eco Nichi Vendola di LeU: «Ha proprio ragione il ministro Fontana – ha scritto polemicamente su Twitter l’ex governatore della Puglia – le famiglie Arcobaleno non esistono… Eh già !».
Preoccupata è anche Emma Bonino: «Il clima che si respira non è proprio propizio alle aperture verso le diversità – ha commentato durante il Gay Pride -. Un clima di chiusura che a me preoccupa molto e che rimanda alle democrazie illiberali. Ho cercato di attirare attenzione su questi temi che sono stati sottovalutati. Reagiamo almeno adesso».
«Che esista ancora in Europa e nel nostro Paese una sacca di omofobia è un fatto – ha aggiunto il vicesindaco Bergamo – e allora noi ci mettiamo la faccia. Questo è il luogo in cui si difendono i diritti, e le istituzioni devono stare in tutti i luoghi dove si difendono i diritti».
«Fontana, ma che vuole, chi è? E Salvini: ma noi avevamo bisogno di un ministro come lui? Dobbiamo riprenderci in mano tutti assieme, riprendere le redini del Paese, non sarà questo governo che lo cambierà . Oggi avete dimostrato che si può, bisogna osare. Se osiamo tutti assieme saremo vincitori». Così la partigiana ultranovantenne Tina Costa, dal palco al termine del Roma Pride 2018, ha polemizzato col ministro Lorenzo Fontana.
Alla fine del suo intervento la folla ha intonato “Bella Ciao”.
(da “La Stampa”)
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