Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
IL PROBLEMA SONO GLI ITALIANI IGNORANTI, SENZA DI LORO NON ESISTEREBBE SALVINI
A me oggi preoccupano gli italiani.
Se su Aquarius ci fosse tuo figlio, caro italiano che parli davanti a uno schermo, che faresti? Dai fallo questo sforzo di pensare che a bordo di quella comoda imbarcazione c’è il tuo bambino. Tanto non ti costa nulla, lo devi solo immaginare.
Sei mai stato in mezzo al mare per ore e ore quando è notte?
A leggere quello che scrivono le persone in queste ore su social viene il vomito.
Parlano di Africa senza essere mai stati.
Parlano di stare in mezzo al mare mentre stanno con il loro culo seduti su una poltrona.
Parlano di quella barca ma loro stanotte hanno dormito nel loro letto dopo aver dato il bacio della buonanotte al figlio.
Parlano di povertà senza aver mai messo piede in un centro di accoglienza, in un campo sinti, in una periferia, in un campo di raccolta di pomodori o di tabacco in Mozambico o Tunisia.
Parlano di Kenya dopo essere stati in vacanza chiusi nei loro resort con il “negretto” che li serviva e riveriva.
Snocciolano numeri senza aver mai guardato negli occhi un tunisino, un senegalese, una di quelle ragazze nigeriane che finiscono sulla strada.
Fanno i difensori dei diritti umani citando lo sfruttamento agricolo senza chiedersi chi sta dietro, senza inseguire uno di quei furgoni che ogni mattina passa a prendere i migranti sulle piazze.
Se la prendono con i migranti perchè gli italiani li sfruttano. Citano le prostitute dimenticando che ad andare con quelle donne non sono dei marziani ma i loro padri, i loro fratelli o amici.
Ah no, scusate: qualche volta fanno anche la carità , davanti alla Chiesa, al cimitero. La fanno senza nemmeno chinarsi ma buttando una monetina dall’alto al basso nel cappello di quel profugo, clandestino sfruttato che se stesse a casa sua è meglio (e in realtà lo pensa pure lui).
Questi italiani sono l’Uomo nero di Brunori Sas. L’avete ascoltata qualche volta questa canzone?
Non lo nego. Qualche volta anch’io su un treno regionale tra la musica indiana e le urla dei numerosi bambini di una famiglia africana, sono stato uomo nero ma mi sono fatto schifo da solo!
E ora a me questi italiani fanno schifo!
Il problema non è Salvini, sono gli italiani ignoranti!
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
“MALTA E’ UN’ISOLA-STATO E NON AVEVA ALCUN OBBLIGO GIURIDICO DI INTERVENIRE PERCHE’ NON C’E’ STATO UN SOCCORSO NELLA SUA AREA”…PARTE LA PRIMA DENUNCIA ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
“Quanta confusione su questa vicenda. Malta, per dire, non ha violato alcunchè e l’Italia, semmai, si è avventurata in un vicolo cieco da cui solo il provvidenziale intervento della Spagna ci ha tirati fuori. Qualcuno ora potrà cantare vittoria dal punto di vista politico, ma ha giocato d’azzardo perchè ci stava portando verso un gravissimo vicolo cieco”.
Gianfranco Schiavone è il vice presidente dell’Associazione studi giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e lo chiamiamo che aveva ancora la penna in mano per scrivere il primo ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo nella certezza giuridica, non politica, che l’Italia sia venuta meno ai suoi doveri di soccorso e accoglienza chiudendo i porti all’Aquarius carica di migranti che staziona a 35 miglia dall’Italia e 27 miglia da Malta.
“Se non si fosse fatta avanti la Spagna — dice — qualunque cosa fosse successa a quelle persone la catena di comando di chi ha disposto la chiusura dei porti italiani e del soccorso ne avrebbe risposto sul piano civile e penale. E’ giusto dirlo, perchè non si pensi che la chiusura dei porti possa essere la risposta dell’Italia”.
Schiavone mette i puntini sulle “i” rispetto alle molte imprecisioni di questi giorni. “La prima è che tutta questa storia abbia a che fare con il diritto marittimo e i soccorsi, quando tocca e investe qualcosa di ben più profondo e radicato a terra come l’assunzione di responsabilità degli obblighi di protezione, accoglienza e inserimento sociale. Se riconduciamo tutto, come a volte si è letto, ad una vicenda di soccorso geograficamente determinata il rifiuto di cinque risulterebbe incomprensibile. Dietro, infatti, c’è il problema di fondo della presa in carico delle domande di asilo. Il tema del regolamento di Dublino e dell’equa ripartizione tra gli Stati europei degli sforzi di accoglienza. Non le regole del soccorso”.
Eppure Salvini ha ingaggiato un braccio di ferro con Malta, era corretto sul piano del diritto?
“Non lo era affatto. Malta ha rifiutato molte volte di assumersi le proprie responsabilità , pur parzialmente giustificata in questo dalla sua particolare condizione di isola-Stato, anche quando le aveva formalmente. Ha infranto le normative cercando di scaricare in tutti i modi il fardello. In questo caso specifico però Malta non ne aveva perchè il soccorso è stato effettuato nelle acque Sar libiche, ammesso che si possa dire così perchè in realtà neppure esistono non essendo la Libia un Paese annoverabile tra quelli con porti sicuri, per come sono definiti negli accordi internazionali. Chi indirizzasse lì un barcone finirebbe per concorrere a una violazione sul soccorso in mare e sulla protezione giuridica e materiale delle persone che vengono soccorse. Detto questo è evidente nel caso della Aquarius che la competenza non potesse essere maltese per i motivi sopra detti ma neppure libica, ma solo italiana essendo il Paese che ha coordinato i soccorsi e cui è arrivata la chiamata in mare. Il centro di soccorso di Roma ha coordinato le operazioni fino a quando è arrivato l’altolà politico di Salvini che ha detto ‘no, noi non li prendiamo, li deve prendere Malta’”.
Cosa non vera appunto, Malta non aveva alcun obbligo giuridico di intervenire, non c’è stato un soccorso nella sua area.
“Inoltre Malta non ha un obbligo perchè non ha sottoscritto, a differenza dell’Italia, due emendamenti alle convenzioni importanti (Solas e Sar) in fatto di soccorso che dicono che lo Stato deve ridurre al minimo i rischi per la nave che presta assistenza, deve intervenire il prima possibile per organizzare lo sbarco. Integrazioni di buon senso che Malta non ha firmato così da sfilarsi dall’obbligo, ma noi sì e dobbiamo risponderne”.
In ogni caso Malta avrebbe potuto fare quel che, non tenuta sul piano del diritto, chiedeva l’Italia?
“E’ un altro punto da chiarire. Malta, come per altri versi l’Italia, ha caratteristiche particolari. E’ un’isola-stato di dalle dimensioni e capacità così ridotte da non consentire un adeguato pattugliamento. Non può neppure accogliere a terra all’infinito, detto che dopo la Svezia è al secondo posto in Europa per numero di richiedenti asilo con una media di 18,1 persone ogni mille abitanti, quando la media europea è di circa 5,9 e l’Italia sta anche sotto, nonostante tutto. Numeri che ci dicono un’altra cosa: nonostante il nostro Paese oggi sia oggettivamente esposto agli arrivi immediati e quel che ne consegne non è vero che è così esposto rispetto alla presenza di immigrati”.
Il rimpallo dei barconi però non è assolutamente incidentale.
“In fatto di regole e politiche di accoglienza proprio la vicenda dell’Aquarius rivela la debolezza dell’Europa. La comunità degli Stati è attraversata da una sorta di conflitto permanente fra quelli che cercano di ridurre l’impatto degli arrivi scaricando su altri i richiedenti asilo e quelli lontani dalle rotte di fuga che fanno muro, nonostante i principi di solidarietà ed equa distribuzione delle responsabilità sia un principio giuridico del Trattato sul funzionamento dell’Unione non accettano che venga avanti il principio della ripartizione. L’Europa deve fare dei passi avanti. Il regolamento di Dublino 3 ma anche le precedenti versioni hanno fissato il principio che, salvo i casi di ingresso regolare o riunificazione famigliare o il caso dei minori non accompagnati, la competenza sulle domande di asilo si radica nel primo Paese in cui arrivano i migranti e vengono salvati. E’ un criterio irragionevole, specie in casi come Malta ma anche per l’Italia. E’ necessario arrivare quanto prima a una nuova regolamentazione che considera l’Europa quale una casa comune nella quale le persone in fuga entrano dove possono ma la gestione della loro accoglienza e della loro integrazione sociale è un compito di tutti, sulla base di una ripartizione fondata su principi equi e oggettivi quali quelli individuati dal parlamento europeo nella proposta di riforma votata nel novembre 2017 e ignorata da tutti, in primis dall’Italia”.
Insomma, se Malta nulla c’entra Salvini ha forzato la mano giocando d’astuzia per imporre ad altri una soluzione del caso Aquarius.
“Esattamente, l’Italia sul piano giuridico aveva l”obbligo di proseguire e portare a termine le operazioni di soccorso che si sono fermate su input esclusivamente politico non supportato dal diritto e non privo di rischi. Che la Spagna abbia deciso di intervenire non elimina alcuna responsabilità . Qualcuno ora potrà cantare vittoria dal punto di vista politico ma ha giocato d’azzardo perchè stava portando l’Italia verso un gravissimo vicolo cieco. Se non si fosse fatta avanti la Spagna di qualunque cosa fosse successa a queste persone la catena di comando di chi ha disposto la chiusura dei porti italiani e del soccorso ne avrebbe risposto sul piano civile e penale. Questo va detto chiaramente a chi pensa che le cose si possano fare così, le cose sono andate in un certo modo grazie ad altri, alla Spagna in questo caso, non all’Italia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
LA VERGOGNOSA RESA AI RAZZISTI SEGNERA’ LA FINE DEL MOVIMENTO E’ LA CONVINZIONE DI MOLTI… QUANDO SI CERCA SOLO LA POLTRONA E NON LA DIFESA DI VALORI E’ LA FINE CHE CI SI MERITA
Nel primo pomeriggio Luigi Di Maio scende nella barberia della Camera. Mezz’ora di seduta, una ventina di giornalisti ad attenderlo. Quando esce, si infila velocemente dentro l’ascensore che lo porta al palazzo dei gruppi. Non mezza parola.
Tempo una manciata di minuti ed eccolo palesarsi su Facebook. E rispondere da quella tribuna alle domande sull’imbarcazione Aquarius, 629 persone a bordo, alla quale il tandem Matteo Salvini — Danilo Toninelli ha precluso l’accesso ai porti italiani: “Il nostro governo ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri Paesi europei affinchè non lasciassero ancora una volta da sola l’Italia nella gestione dei flussi migratori, che è un fenomeno che riguarda tutta l’Europa”. In quest’ottica, la mano tesa del governo spagnolo, che ha messo a disposizione il porto di Valencia, diventa così “un punto di svolta”: “Speriamo che questo non rimanga un gesto isolato ma che dia il via ad un approccio strutturale. Che deve passare prima di tutto per la modifica del Regolamento di Dublino”.
La linea del Movimento 5 stelle, d’altronde, si è da subito appiattita su quella della Lega. A partire dal comunicato congiunto che Toninelli ha firmato con il segretario del Carroccio. L’esponente 5 stelle, in quanto ministro delle Infrastrutture, ha la competenza tecnica sulle capitanerie di porto.
E fin da subito si è faticato a distinguere la sua linea da quella delle camicie verdi. “Ringraziamo la Spagna. È il segno di un nuovo vento di solidarietà che spira in Europa su questa emergenza. Ci siamo insediati da pochi giorni e già la musica sta cambiando”.
Si fa fatica a distinguere tra due posizioni differenti. Tanto più che lo stesso Giuseppe Conte — che al G7 aveva trovato un punto di mediazione tra le intemerate salviniane e la specificità della linea italiana — ha appoggiato in toto l’operato dei suoi ministri: “È una svolta importante: da oggi l’Italia non è più sola”.
*In serata ha riunito i ministri competenti (Salvini, Di Maio, Toninelli, Trenta) in una sorta di gabinetto di crisi. Perchè se è vero che grazie all’intervento iberico la crisi del momento sembra essere risolta, la grande preoccupazione del Movimento si può riassumere in questa domanda: cosa facciamo se Salvini ci impone questa stessa linea per ogni barcone che arriverà da qui alla fine dell’estate?
Per ora la risposta è semplicemente quella di non entrare in rotta di collisione con l’alleato.
Quando Filippo Nogarin, primo cittadino di Livorno, rende nota la disponibilità del porto cittadino per lo sbarco dell’Aquarius, da Roma partono telefonate infuocate. Il testo viene rimosso in pochi minuti. Più tardi è costretto a precisare: “È una posizione mia personale come sindaco della città . Dal momento in cui mi sono reso conto che questa cosa poteva creare dei problemi al governo mi è sembrato corretto rimuovere il post”.
Così tutti gli occhi vengono puntati su Roberto Fico. Il presidente della Camera, considerata la storia politica e lo scranno istituzionale dal quale parla, potrebbe essere il vero controcanto in maggioranza rispetto all’esibizione muscolare dei leghisti. È atteso a San Ferdinando, per portare le “condoglianze di Stato a Soumayla Sacko, il ragazzo barbaramente ucciso con un colpo di fucile alla testa”. Non più tardi di venerdì, aveva ribadito la necessità di “accogliere gli ultimi” incontrando Amnesty International.
Eppure rimane al coperto. In mattinata sente Nogarin, che lo chiama per un confronto. Quindi Toninelli. Solidarizza con il sindaco pentastellato. Poi però offre un assist al governo: “Fermo restando che la linea è sempre la cooperazione, l’accoglienza e il dialogo, il fatto che la Spagna abbia accettato l’idea di una solidarietà nel Mediterraneo più collettiva secondo me è un dato importante. Si pone una questione che deve essere affrontata dall’intera Europa”.
Come, non è dato saperlo. Perchè al vertice europeo di fine giugno è palese che non sussista una maggioranza che apra a una modifica del trattato di Dublino in senso favorevole ai desiderata del governo.
E la gestione complessiva della vicenda rischia di aprire un solco non indifferente tra Lega e M5s. Ma ancora di più tra la leadership stellata e una considerevole fetta della base parlamentare, per non citare quella elettorale.
Una delle persone più vicine a Di Maio non nasconde le proprie preoccupazioni: “Questa cosa rischia di schiacciarci. È il tema dei temi, e noi siamo in grandissima difficoltà “. La difficoltà del momento è risolta da una fonte che ha costante accesso nella war room: “Se penso che potrebbe esserci mio figlio in una di quelle barche lo andrei a prendere io stesso. Ma se guardo a come ci tratta l’Europa…”. Il punto è sempre quello: cosa facciamo in vista dell’estate? “Se non troviamo una linea nostra rimaniamo schiacciati”.
I consiglieri del capo politico vedono anche un errore di comunicazione: “Se Salvini alla linea della fermezza associasse anche la preoccupazione per le vite umane sarebbe tutto diverso, la narrazione sarebbe assolutamente differente e più gestibile. Ma così diventa un macello”.
Un deputato spiega: “Il problema è che è in gran parte un problema di cooperazione internazionale. E la Lega ha una storia nulla sulla cooperazione, lo slogan aiutiamoli a casa loro è, per l’appunto, solo uno slogan”. E quindi “è vero che bisogna attuare politiche di disincentivazione alle partenze, ma non puoi nemmeno fare politica sulla pelle della gente”.
Il senatore Nicola Morra si spinge appena un po’ più in là : “È evidente che siamo forze politiche alternative, sostanzialmente differenti”. Già . Il problema è che questa di pasta che dovrebbe essere differente finora non si vede traccia.
Al momento, come spiega un parlamentare di lungo corso, la situazione è più o meno questa: “Salvini sta lanciando su di noi un’opa ostile. E mentre lo fa, noi gli sorridiamo in faccia”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
L’AQUARIUS ANCORA IN ATTESA IN MARE, TENSIONE A BORDO, UN PROFUGO HA TENTATO DI BUTTARSI DAL PONTE
I 629 migranti a bordo della Aquarius andranno (forse) a Valencia ma gli 800 a bordo della nave Diciotti della Marina militare italiana arriveranno domani al porto di Catania.
Porti italiani chiusi, dunque, ma a singhiozzo e solo alle navi umanitarie.
È questa la decisione presa questa sera dal Viminale che ha assegnato alla Diciotti l’approdo a Catania. Decisione inevitabile visto che i migranti, soccorsi tutti da mercantili di passaggio chiamati dalla sala operativa di Roma e da motovedette italiane, sono stati trasferiti a bordo della capiente nave della Guardia costiera italiana alla quale certamente il governo non può inibire l’approdo in un porto italiano.
La Diciotti, dunque, con il suo consistente carico di persone arriverà domani aprendo così la strada a quella che è la linea del Viminale: porti aperti solo alle navi militari.
La Aquarius continua a rimanere ferma tra Italia e Malta.
È stato un pomeriggio ad alta tensione a bordo in attesa di comunicazioni ufficiali sull’assegnazione del porto sicuro in cui poter sbarcare le 629 persone salvate nel Mediterraneo sabato e da 48 ore in attesa.
Allarmato dal fermo della nave e poco convinto dalle spiegazioni del team di bordo, uno dei migranti ha tentato di buttarsi dal ponte della nave. “Sulla nave crescono ansia e disperazione a bordo – dice il team di Msf -. Abbiamo informato tutti sulla situazione attuale. Un uomo ha minacciato di buttarsi in mare, dicendo di aver paura di essere riportato in Libia”.
Le scorte per ora sono limitate a un altro pasto per domani.
Il team medico di Msf, che è a bordo della nave di Sos Mediterraneè, dice che si tratta comunque di persone provate da lunghi mesi di torture e violenza in Libia, alcune presentano ferite, altre ustioni da mix di carburante e acqua salata. A bordo ci sono sette donne incinte, 11 bambini piccoli e 123 minori non accompagnati.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
SANCHEZ HA DECISO DI SUA INIZIATIVA, INUTILE CHE SALVINI ESULTI, VISTO CHE MALTA GIUSTAMENTE NON HA ACCETTATO L’ATTRACCO CHE SPETTAVA ALL’ITALIA
Era solo questione di giorni prima che l’ineffabile macchina della propaganda di Lega e MoVimento 5 Stelle potesse intestarsi la prima grande vittoria del governo gialloverde.
Ed oggi eccola qui: la Spagna ha dichiarato di voler accogliere i 629 migranti a bordo della nave Aquarius. Subito il presidente del Consiglio ha trovato la forza di interrompere la consegna di gesti di solidarietà alle popolazioni del terremoto del 2016 per spiegare che si tratta di un grande successo dell’azione del suo esecutivo.
Conte ha ringraziato i ministri Salvini e Toninelli spiegando che è grazie al loro lavoro se il governo ha raggiunto “questo primo prezioso risultato”.
Vale la pena ricordare che Salvini non ha fatto altro che scavalcare il collega del M5S e annunciare la chiusura dei porti per impedire lo sbarco dell’Aquarius.
Non è stata intavolata nessuna trattativa con i partner europei; anzi il governo ha iniziato a fare pressioni su Malta chiedendo che i migranti sbarcassero a La Valletta. Dal momento che le 629 persone a bordo della nave della Ong SOS Mediterranee sbarcheranno a Valencia non si capisce esattamente dove sia il successo italiano.
Avremmo potuto parlare di successo — forse — in caso Malta avesse accettato le condizioni italiane.
Ma dal momento che l’Italia aveva torto dal punto di vista del diritto marittimo internazionale questo non è accaduto.
La Spagna è intervenuta quindi per fare quello che già si erano proposti di fare il sindaco di Napoli e quello di Livorno (quest’ultimo aveva prontamente cancellato il post su Facebook).
Ci sono stati contatti diplomatici con la Spagna? No. La sindaca di Barcellona Ada Colau si è offerta di accogliere i migranti. Il primo ministro Sanchez ha formalizzato la decisione da parte del governo. Il governo Conte si era invece rivolto al presidente maltese Muscat, che però ha risposto picche.
Curiosamente tutta la vicenda è stata gestita dal ministro dell’Interno Salvini e non dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi o da quello per gli affari europei Paolo Savona. Sanchez ha quindi tolto le castagne dal fuoco all’Italia, e non tanto perchè il nostro Paese aveva degli argomenti forti a suo favore quanto per un gesto di umanità . Mentre a sottolineare il calcolo fatto sulla pelle di uomini donne e bambini ci ha pensato il ministro del Lavoro Luigi Di Maio che su Facebook ammette candidamente di aver usato quelle persone come ostaggi quando scrive «Ora, qual è il punto: che il nostro governo ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri».
In realtà è il contrario: non c’erano motivi per non far sbarcare i migranti visto che secondo il Codice della navigazione stabilisce (all’art. 83) stabilisce che il Ministero dei Trasporti possa vietare «per motivi di ordine pubblico, il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale».
Dopo il provvido intervento del governo spagnolo ha ritrovato la voce anche il presidente della Camera Roberto Fico che da San Ferdinando (dove si è recato in visita ai compagni del bracciante maliano ucciso la settimana scorsa) ha detto che «Da tempo l’Italia chiede all’Europa di farsi carico con solidarietà sugli sbarchi. Il gesto della Spagna va in questa direzione e penso che questa sia la strada da percorrere, quella del rispetto della Costituzione, della solidarietà che però deve essere condivisa anche dagli altri Paesi europei».
Ma per farlo bisogna andarci a parlare in Europa; la deputata Dem Lia Quartapelle fa notare però che al momento i ministri gialloverdi hanno disertato tutti gli incontri con i colleghi europei.
E senza dubbio l’Europa può fare di più sul tema dell’immigrazione.
Peccato ci siano alcuni ostacoli: ad esempio l’opposizione dei paesi del gruppo di Visegrad al meccanismo di redistribuzione dei rifugiati; l’opposizione di Salvini e di Conte alla modifica del trattato di Dublino che prevede quote automatiche per la ricollocazione dei richiedenti asilo e il superamento del concetto del “paese di primo approdo” ed infine la mancanza di una politica comunitaria di gestione delle frontiere perchè ogni Stato membro vuole mantenere la sua quota parte di sovranità .
Chi è che non sta facendo la sua parte in Europa?
Oggi Salvini canta vittoria perchè i 629 della Aquarius andranno in Spagna; paradossalmente con le modifiche al regolamento di Dublino bocciate dal governo i richiedenti asilo a bordo della nave sarebbero stati redistribuiti nei paesi membri al momento dello sbarco.
Domani probabilmente ci dirà che è grazie al governo Conte che gli sbarchi sono diminuiti: i dati del Ministero dell’Interno dimostrano che non è così.
Oggi ci hanno detto che Malta non sta facendo la sua parte sull’accoglienza dei rifugiati. I dati dell’Unione Europea sul meccanismo di ricollocazione d’emergenza fanno vedere che Malta ha accettato rifugiati sia dalla Grecia che dall’Italia.
Anche la Spagna partecipa al programma di ripartizione ma ha accolto più rifugiati dalla Grecia che dall’Italia. Al tempo stesso la Spagna è uno dei punti d’accesso dei migranti (anche se in misura minore di Italia e Grecia).
I paesi del gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) invece continuano a rifiutarsi di farsi carico delle loro quote. Perfino la Bulgaria, che è un paese della frontiera europea che ha più di qualche problema con i flussi migratori ha accettato una piccola quota di rifugiati.
È con gli alleati sovranisti dell’Est Europa che Salvini e Conte dovrebbero fare la voce grossa.
C’è poi da chiedersi come sarà percepita la vicenda a livello europeo. In Italia il governo suona la grancassa e dice di aver vinto. Ma non è detto che gli altri Stati membri si facciano abbindolare. Potrebbero ad esempio far notare a Salvini (ed ad Orban) che in Europa c’è chi accetta volontariamente i migranti e che tutti devono fare la propria parte. Credere che questo giochino sulla pelle di seicento persone sia privo di conseguenze per il nostro Paese è una pia illusione e prima o poi Conte e Salvini si accorgeranno di dover pagare il conto. A meno che l’idea geniale del governo non sia quello di proporre in Europa le stesse modifiche del regolamento di Dublino che ha bocciato tre giorni fa.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
IL RICALCOLO CONTRIBUTIVO DI QUANTO VERSATO TRA IL 1996 E IL 2011 COMPORTERA’ UNA RIDUZIONE DELLA PENSIONE DEL 9-10%
La riforma gialloverde della legge Fornero per anticipare la pensione degli italiani, inserita da Lega e Cinque Stelle nel contratto di governo, rischia un esito rovesciato. Spiega oggi Repubblica che precari, donne, disoccupati, giovani e chi è impiegato nei mestieri più pesanti non solo non ne beneficeranno, ma faranno un passo indietro.
Chi rientra nei nuovi parametri si prepari a una sorpresa niente male: il ricalcolo contributivo di quanto versato tra il 1996 e il 2011.
«Dovevamo farlo già nel 1996, quando entrò in vigore la riforma Dini», spiega Alberto Brambilla, esperto previdenziale e consigliere del vicepremier leghista Salvini. «E invece si scelse un’altra strada».
Ovvero mantenere nel retributivo (pensione proporzionale agli ultimi stipendi) quanti già avevano più di 18 anni di versamenti. E affidare tutti gli altri al nuovo calcolo in base ai contributi, poi diventato universale nel 2012.
Ora, ricalcolare 16 anni col contributivo potrebbe tradursi in un taglio medio sull’importo della pensione del 9-10% che forse molti pensionandi non hanno messo in conto, quando sentono parlare di “quota 100”.
Senza pensare che tra 1996 e 2012 sono andati in pensione già oltre 3 milioni e mezzo di italiani.
E con un assegno più generoso di quanto spetterà a loro, perchè interamente retributivo. Motivo di contenzioso infinito.
Non solo: chi ha avuto carriere discontinue o brevi (come statisticamente accade nel Sud e per le donne) oppure interruzioni superiori ai 2 anni per cassa integrazione o malattia (per “quota 100” valgono al massimo 2 anni di contributi figurativi) rischia con la “riforma Brambilla” di posticipare l’uscita dal lavoro fino a 3 anni.
Prive di Ape sociale (a carico dello Stato), le professioni più gravose perderebbero un importante ombrello di protezione, senza altra rete.
Se non i 41 anni e mezzo di contribuzione: ma chi li ha, visto il nero e l’intermittenza che caratterizzano quei mestieri?
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
NELL’INTERVISTA AL CORRIERE STESSA LINEA DI PADOAN, ALTRO CHE GOVERNO DEL CAMBIAMENTO
L’intervista rilasciata ieri da Giovanni Tria al Corriere della Sera ha gettato nello sconforto più profondo i sostenitori del governo Lega-MoVimento 5 Stelle.
Il ministro dell’Economia scelto da Matteo Salvini e Luigi Di Maio ha voluto rassicurare tutti.
Ma ha ottenuto l’effetto di far preoccupare chi ha creduto alle promesse più estreme del governo del cambiamento.
Un intervento apparso in continuità con il passato su euro e debito, attento alla sostenibilità degli interventi sulle pensioni, “materia su cui non si improvvisa”, e poco propenso a ricorrere ad un aumento del deficit per rilanciare la crescita.
Le opposizioni leggono nell’intervista molti distinguo.
“O il ministro dell’Economia non ha letto il contratto di governo o forse lo ha letto e non ne ha condiviso una sola parola”, sintetizza l’ex ministro Sandro Gozi (Pd). “Tria ha raccontato un altro spartito”, chiosa Osvaldo Napoli di Forza Italia.
La chiave per leggere l’intervista di Tria è la necessità di mandare messaggi tranquillizzanti ai mercati.
“I fondamentali della nostra economia sono a posto”, premette prima di parlare dell’euro. ”La posizione del governo è netta e unanime — spiega — Non è in discussione alcun proposito di uscire dall’euro” e nemmeno che si “materializzino condizioni di mercato che spingano all’uscita”, su cui — dice — “ho la responsabilità che non avvengano”.
Gli articoli sui fondi che hanno speculato sui titoli di Stato dopo le prime notizie sulle bozze del contratto devono aver preoccupato il ministro.
Anche perchè le “short selling” allo “scoperto” sono regolate da una direttiva europea che impone limiti solo quando si supera il 5% del valore del titolo, una soglia impossibile da superare quando si parla di titoli di Stato.
Al MEF, nei palazzoni di via XX settembre, si è al lavoro per una ricognizione sulle coperture e sul gettito delle singole misure del “Contratto”.
Il punto sarà fatto martedì a Palazzo Chigi con Conti, Salvini e Di Maio. Per ora Tria è cauto. Rinvia a settembre alla nota di aggiornamento del Def, la cui preparazione “seguirà ad un dialogo costante con la Commissione Ue”.
“Credo che la nostra legislazione pensionistica possa essere migliorata — è la frase chiave sulle pensioni — ma lo si farà con attenzione alla sostenibilità ”
Niente cifre poi sulla pace fiscale, la sanatoria sulle liti tributarie, che il leghista Armando Siri, stretto consigliere di Salvini ritiene potrebbe dare 35 e 25 miliardi in due anni successivi e che alcune indiscrezioni ritengono, invece, non possa superare i 20 miliardi.
Il ministro dell’economia non parla mai di ”narrow patch”, il sentiero stretto del suo predecessore Carlo Padoan, ma conferma l’obiettivo di ridurre il debito nel 2018 e nel 2019 (“per quest’anno tutto è determinato e presidierò perchè nulla cambi”) e dice espressamente: “non puntiamo al rilancio della crescita tramite deficit spending”
E questo non può che far arrabbiare i sostenitori del governo Conte e far esultare gli account satirici su Twitter: “In pratica significa che non si faranno nè flat tax, nè riforma della Fornero, nè reddito di cittadinanza”, si scrive sul social network dove in molti sono arrabbiati perchè la scusa dei “governi precedenti” non è stata utilizzata mentre, come insegna l’esperienza romana, la palla di solito regge un paio d’anni.
Tria ha chiuso anche ai minibot, “creatura” di Claudio Borghi, deputato leghista tra gli alfieri dell’uscita dall’euro. E il silenzio dei leghisti e dei grillini eletti sull’intervista del ministro pare abbastanza eloquente.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
SI AVVICINA LA RESA DEI CONTI PER LA RAGGI
I volti di Roberta Capoccioni, Roberta Lombardi e Marcello De Vito servono a sintetizzare la sconfitta più cocente subita dal MoVimento 5 Stelle Roma da quando partecipa alle elezioni: il vento è cambiato, sì, e si sente soprattutto al Municipio III, dove con audacia e sprezzo del ridicolo i grillini hanno candidato la presidente uscente che era riuscita a inimicarsi ben quattro consiglieri eletti fino a far cadere la sua giunta.
All’epoca del voto a piazza Sempione la Capoccioni, sventolando un volantino di Roberta Lombardi, disse che la sua caduta era tutto un complotto contro la candidata governatrice del Lazio; poi la Lombardi ha (rovinosamente) perso e anche lei ieri è riuscita nell’impresa di arrivare terza: il 24 giugno sarà ballottaggio tra il candidato presidente del centrosinistra, Giovanni Caudo, e lo sfidante di centrodestra, Francesco Maria Bova.
Caudo è in testa con il 41,35% dei voti, seguito da Bova con il 34%,18: i due si sfideranno per la carica di minisindaco il prossimo 24 giugno.
Al terzo posto, fuori dai giochi e dal ballottaggio, la ex presidente, candidata del M5S, è rimasta ferma al 19,49%. Meno del 20%: una scoppola identica a quella presa dal PD di Renzi alle elezioni del 4 marzo.
Della sconfitta nel III Municipio è pienamente responsabile l’ala “lombardiana” del MoVimento 5 Stelle Roma, che si è intestardita senza alcuna logica prima nella difesa aprioristica e ridicola della Capoccioni nonostante l’evidente incapacità politica e amministrativa ben provata anche dalle dichiarazioni rilasciate a caldo a Repubblica Roma:
«Ho la coscienza a posto — esclama al telefono da casa di amici commentando il misero 20% — ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità ».
L’esito del voto però, secondo Capoccioni, «non corrisponde a una bocciatura per il Movimento — afferma — noi avevamo una lista di 25 persone nuove alla politica, gli altri almeno 100 candidati esperti, è un rapporto di 1 a 4 che chiaramente ci penalizza con un’affluenza così bassa».
Invece il voto nei municipi rappresenta una bocciatura fragorosa per l’amministrazione M5S: nell’VIII municipio, della Garbatella, il candidato del centrosinistra Amedeo Ciaccheri ha il 54% dei voti; dopo di lui quello del centrodestra Simone Foglio con circa il 25%; al ‘terzo posto’ il pentastellato Enrico Lupardini con il 13%.
Qui il M5S era caduto senza nemmeno l’umiliazione del voto in aula: il presidente allora grillino Paolo Pace si era dimesso perchè la sua maggioranza bloccava ogni sua iniziativa politica.
Poi il lungo commissariamento prima del voto, durante il quale la Giunta Raggi ha confermato i progetti di Pace, compresi gli ex mercati generali attorno ai quali nel MoVimento si era sviluppata una polemica risibile tra chi voleva bloccare i lavori per tutelare papere e germani e chi, dotato di senno, faceva notare che a iter autorizzativo ormai concluso era impossibile farlo senza finire nei guai.
Alla fine le vicende municipali all’VIII hanno dimostrato l’assoluta incapacità da parte del M5S a gestire anche il conflitto interno: un candidato considerato sgradito ma che era nella lista dei consiglieri è uscito qualche giorno prima della presentazione ufficiale senza alcuna motivazione. Lui ha fatto finta di niente salvo poi attaccarsi alla contestazione dell’accordo Lega-M5S. Perchè i grillini sono così.
Forse in qualche modo avvertito della scoppola in arrivo, negli ultimi giorni di campagna elettorale i grillini sono andati all’attacco della Regione Lazio, incolpandola degli scarsi, quando non nulli risultati dell’amministrazione su rifiuti e trasporti.
La tattica kamikaze e disperata non ha dato però i frutti sperati, salvo far uscire altra bava dalla bocca dei piccolifà ns che gironzolano su Facebook a dare la colpa alle amministrazioni precedenti.
La cittadinanza di Roma, fregandosene altamente della luna di miele del paese con il governo Conte, ha spiegato ai grillini che questi due anni passati a postare su Facebook sono abbastanza per giudicarli. E il giudizio è negativo.
Per le municipali di ieri soltanto un elettore su quattro si è preso la briga di presentarsi alle urne. Il dato definitivo sull’affluenza – allo scoccare delle 23 alle urne ha fatto capolino soltanto il 27% degli aventi diritto – segna un nuovo record al ribasso.
Nel III ha votato il 26,5% dei residenti, al VIII il 27,94%. Alle amministrative del 2016, la tornata che garantì alla sindaca Virginia Raggi lo scranno più prestigioso del Campidoglio, l’affluenza si attestò al 52,4% a Montesacro e al 50,6% alla Garbatella. Ma non è per l’affluenza che anche il Partito Democratico di Roma non può dirsi vincitore delle elezioni.
Perchè il professor Caudo che oggi accede al ballottaggio e Ciaccheri che con un clamoroso exploit forse riuscirà addirittura a portare a casa il risultato al primo turno non sono per niente un prodotto della classe dirigente romana: entrambi hanno sconfitto alle primarie i candidati indicati dai renziani della Capitale grazie all’appoggio di Nicola Zingaretti.
Il PD Roma è riuscito nel miracolo di riuscire a perdere le sue primarie anche se oggi i suoi azionisti di maggioranza esultano per la sconfitta dell’odiata Raggi, ottenuta grazie alla sconfitta dei candidati che aveva designato per il governo municipale.
Forse dopo l’esultanza sarà finalmente il momento della presa di coscienza: dopo la vittoria per il governatore in Regione ecco quella nei due municipi, a testimoniare che ci vuole qualcosa di diverso rispetto agli ultimi cinque anni di gestione del PD Roma per tornare a vincere nella Capitale.
Ma è probabile che oggi invece chi scrive e cancella post di esultanza per la condanna dell’ex sindaco Marino penserà di aver vinto per merito del suo apporto. E tutto rimarrà ancora una volta come prima.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2018 Riccardo Fucile
LE ACCUSE SONO CORRUZIONE, FALSO E TURBATIVA D’ASTA
Trattamenti di favore nei confronti di alcuni detenuti e utilizzo di personale e beni dell’amministrazione per esigenze private, come ad esempio la ristrutturazione della propria casa privata.
Sono gravi le accuse che la guardia di finanza e i carabinieri di Bergamo ipotizzano nei confronti dell’ex direttore del carcere di Bergamo finito agli arresti domiciliari insieme con altre cinque persone, tra cui il capo della polizia penitenziaria.
Sei sotto inchiesta.
Le ordinanze (tutte ai domiciliari) riguardano, oltre al direttore Antonio Porcino, da poco in pensione, e al comandante degli agenti della polizia penitenziaria, anche un commissario (quest’ultimo distaccato nel carcere di Monza), il dirigente sanitario sempre del carcere di Bergamo e due imprenditori di Urgnano (Bergamo).
Le accuse vanno dalla corruzione, alla turbata libertà degli incanti, al peculato, al falso ideologico, alla truffa ai danni dello Stato.
Le persone coinvolte complessivamente sono 27. Porcino è accusato anche di rapporti con “appartenenti alla malavita” conosciuti “in contesto di giochi presso il casinò di Saint Vincent”. Tra questi, è scritto negli atti dell’inchiesta, “tale Jordan, di ingenti capacità economiche e di probabile origine rom” che, dalle intercettazioni, “spacca i milioni” e ne chiede “l’amicizia”.
I favori a un imprenditore arrestato.
Le indagini nascono per far luce sul trattamento carcerario di favore garantito a un imprenditore arrestato nell’aprile dello scorso anno nell’ambito di indagini sulla realizzazione della Salerno-Reggio Calabria.
L’arrestato aveva di fatto evitato il regime carcerario ordinario, grazie a un lungo ricovero all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, grazie a certificazioni mediche attestanti un grave shock emotivo che non risulta che il detenuto avesse effettivamente subito. Ma, scrivono gli investigatori, sotto accusa ci sono anche “ulteriori false attestazioni relative a vicende che hanno interessato alcuni detenuti”.
Le accuse all’ex direttore.
Le indagini hanno poi fatto emergere altri fatti come false attestazioni sanitarie per far ottenere benefici economici (pagamento licenza non fruita all’atto del pensionamento, trattamenti privilegiati di quiescenza, riposo medico per patologie inesistenti e concordate) all’ex direttore Porcino.
Vi è poi l’accusa di utilizzo di personale della polizia penitenziaria e di materiali di proprietà dell’amministrazione per lavori di ristrutturazione dell’appartamento privato dell’ex direttore. Gli investigatori parlano anche di “assunzioni clientelari di personale nella casa circondariale di Bergamo”.
“Porcino si appropriò di due water nuovi”.
Stando alle indagini, l’ex direttore Porcino si sarebbe appropriato “a fini personali e di profitto” di alcuni beni dell’amministrazione penitenziaria tra i quali “due water nuovi e imballati e un circuito DVR ad otto canali (un videoregistratore digitale, ndr.)” e, il giorno prima di andare in pensione, “di plurime risme di carta”.
Distributori automatici sotto inchiesta a Monza.
L’inchiesta ha anche un’appendice che riguarda la casa circondariale di Monza: vengono contestato il reato di corruzione connesso alla stipula di contratto di fornitura in esclusiva di distributori automatici di alimenti, bevande e tabacchi.
(da agenzie)
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