Destra di Popolo.net

MERKEL RITROVA MACRON, ITALIA AI MARGINI: ACCORDO SUI RESPINGIMENTI DEI MIGRANTI REGISTRATI NEL PRIMO PAESE DI APPRODO

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

A SALVINI VIENE MENO L’APPOGGIO DI SEEHOFER E FINISCE STRITOLATO DALLA SUA ARROGANZA: L’IMMIGRAZIONE SECONDARIA RESTA A NOSTRO CARICO

Il governo gialloverde che doveva farsi valere in Europa rischia di rimanere ‘stritolato’ nel solito asse franco-tedesco, perenne e inscalfibile, oggi rinvigorito dall’intesa tra Angela Merkel ed Emmanuel Macron sui respingimenti dei migranti già  registrati nei paesi di primo approdo.
Come l’Italia o la Grecia, i due Stati Ue dove si riversa la maggioranza degli arrivi nel continente.
Il sostegno dell’alleato francese è proprio ciò che la Cancelliera cercava per arginare il suo ministro degli Interni, il bavarese Horst Seehofer, che sui respingimenti ha minacciato la crisi di governo a Berlino.
Nemmeno il dialogo avviato da Matteo Salvini con Seehofer riesce a scongiurare questo epilogo. Domani il ministro degli Interni cerca l’aiuto degli austriaci, ricevendoli al Viminale. E intanto annuncia “la proposta italiana per la gestione dei migranti, in arrivo tra 2-3 giorni…”.
Ora, con l’intesa rinnovata con Parigi, Merkel potrà  presentarsi al consiglio europeo di fine mese dimostrando allo ‘sfidante’ Seehofer di avere la collaborazione europea sul piano anti-immigrazione.
Insomma, il metodo di condivisione europea, strenuamente difeso dalla Cancelliera contro la determinazione del suo ministro ad andare avanti comunque con scelte unilaterali, è salvo. L’Italia decisamente meno.
Perchè il piano di respingimenti, messo a punto proprio da Seehofer, blocca proprio ciò che l’Europa ha sempre contestato all’Italia. E cioè l’immigrazione secondaria, quei migranti che prima chiedono asilo in Italia e poi si spostano verso il nord Europa. Ora il nord chiude le frontiere e l’Italia rischia di restare ‘gabbia’ di chi riesce a sbarcare.
“Sosteniamo il piano della Commissione europea per rafforzare Frontex, e vogliamo agire contro l’immigrazione secondaria. Serve un’armonizzazione delle norme sul diritto di asilo”, dice Merkel in conferenza stampa con Macron dopo il bilaterale a Maseberg, in Germania.
“Concordiamo sul fatto che quei migranti che vengono registrati in un Paese e vanno in un altro devono essere rimandati indietro al più presto”, dice Macron.
Intesa perfetta che dimostra il fiato corto delle intese ‘sovraniste’ di Salvini.
Il primo con cui il ministro legista ha avuto un colloquio appena insediato al Viminale è stato proprio Seehofer, ministro bavarese dei Cristiano-sociali, alleato della Merkel e intransigente sull’immigrazione perchè preoccupato dell’avanzata dei nazionalisti della Afd (Alternative fà¼r Deutschland) alle elezioni in Bavaria il prossimo ottobre. Ecco cosa offre Seehofer. Sì certo: Merkel e Macron garantiscono il rafforzamento di Frontex. La commissione europea ha preparato una bozza di accordo per il consiglio europeo che prevede anche i centri sbarchi in Africa, per smistare lì sul posto i migranti che hanno diritto all’asilo e quelli che invece devono essere rimpatriati. Il tutto in collaborazione con l’Unhcr, che ha già  grosse difficoltà  a operare in terre instabili come la Libia, per dire.
Insomma, l’aiuto europeo sul blocco delle partenze in Africa è tutto da verificare. I respingimenti alle frontiere invece sono quasi una realtà . Qual è la contro-proposta italiana?
Salvini annuncia che sarà  pronta tra “due-tre giorni”. E intanto domani riceve al Viminale il vice Cancelliere austriaco e ministro della Funzione pubblica e dello Sport, Heinz Christian Stracke, e il suo omologo agli Interni del governo di Vienna, Herbet Kickl.
L’idea è di far leva sulle alleanze politiche nel blocco sovranista per chiedere aiuto. Ma l’Austria minacciò di chiudere il Brennero già  l’anno scorso. E quest’anno è difficile che non si trovi in sintonia con un piano respingimenti come quello di Seehofer.
La polemica sul censimento dei rom, cosa sulla quale Salvini oggi insiste, copre tutto questo ‘cul de sac’ europeo. Ma indispettisce le istituzioni comunitarie.
A Bruxelles c’è preoccupazione per le iniziative unilaterali del nuovo governo italiano: o meglio di Salvini che puntualmente riesce a coprire gli sforzi del premier Giuseppe Conte di cercare le intese che contano in Europa.
Ieri a Berlino il presidente del Consiglio si è ritrovato con l’approccio europeista di Merkel. Ma non è bastato: l’asse franco-tedesco prevale, soprattutto quando c’è un ministro dell’Interno in iper-attivismo dai toni forti.
Al fianco della Cancelliera tedesca, Macron torna a criticare la vicenda Aquarius, che pure sembrava archiviata dopo il bilaterale con Conte la settimana scorsa a Parigi. Non è così, evidentemente, se il presidente francese insiste: “Come già  detto con il premier Conte, lavoreremo insieme e coopereremo per la gestione dei migranti ma non risponderemo mai in modo positivo a strategie chiaramente non cooperative. Il problema di Aquarius inizia quando la Guardia costiera (italiana, ndr) carica migranti su una nave”.
Merkel promette di accogliere “le valutazioni dell’Italia sulla migrazione” perchè “vogliamo evitare che l’Europa si divida”. Già , ma ha di nuovo il coltello dalla parte del manico: come sempre, pure in una fase di estrema debolezza come quella attuale.

(da “Huffingtonpost“)

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IL BILANCIO DI ROUSSEAU SVELA UNA COSA INTERESSANTE SUL M5S E SU CASALEGGIO

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

PERCHE’ LE SPESE LEGALI PER LE CONDANNE PREGRESSE SUBITE DAL PARTITO DI GRILLO VENGONO MESSE A CARICO DELL’ASSOCIAZIONE ROUSSEAU?

L’Associazione Rousseau ha pubblicato il bilancio di esercizio del 2017, che “si è chiuso con 357.000 euro di ricavi grazie principalmente alle donazioni (di 29 euro in media) dei sostenitori e degli iscritti, a fronte di 493.000 euro di costi”.
Il bilancio evidenzia un disavanzo di gestione pari a 135.062 euro e un patrimonio netto negativo pari a 55.386 euro.
“Hanno contribuito significativamente ai costi — spiega l’Associazione presieduta da Davide Casaleggio — le spese dedicate alla sicurezza investiti per la tutela degli iscritti sulla piattaforma e gli accantonamenti precauzionali per le spese legali relative alle cause in corso pari a 89.000 euro”.
Nella nota integrativa si spiega che l’accantonamento per rischi si riferisce alla possibilità  di dover provvedere al pagamento degli oneri e delle spese derivati da cause legali in corso di definizione, così come è stato riferito e stimato dal legale che segue la relativa pratica.
Gli altri accantonamenti si riferiscono a pagamenti da effettuare, sempre per cause legali.
E quali sono queste cause legali delle quali l’Associazione Rousseau si preoccupa? Sono quelle del MoVimento 5 Stelle (o “5 Selle”, come scrivono nella nota).
Questo significa che sarà  l’Associazione Rousseau ad accollarsi “oneri” e “spese” derivati da cause legali “in corso di definizione”, come quella che a Genova contrappone alcuni iscritti della vecchia associazione del 2009 che non sono passati a quella del 2017 e   reclamano l’uso del nome, del simbolo e del sito del M5S.
Proprio quelle che più preoccupano il MoVimento, come scriveva Repubblica qualche giorno fa, e che sono seguite dagli avvocati Ronnie Rodino, Stefano Di Biase e Luciano Costantini dello studio Lanzalone di Genova.
Sì, proprio quel Luca Lanzalone che ha contribuito alla scrittura dell’attuale Statuto del MoVimento 5 Stelle, quello che Di Maio ha presentato alla vigilia delle elezioni 2018 tra Natale e Capodanno.
Com’è piccolo il mondo, vero?
Ma c’è un’ultima cosa interessante da notare. Il 5 febbraio scorso un tribunale ha sentenziato che il M5S Roma doveva pagare un totale di 30mila euro di sole spese di lite, in attesa della definizione dei danni, a Roberto Motta e Antonio Caracciolo, espulsi illegittimamente alla vigilia delle primarie per il sindaco di Roma nel 2015.
All’epoca il giudice dichiarò che a pagare dovevano essere l’associazione MoVimento 5 Stelle del 2009 e l’associazione MoVimento 5 Stelle del 2012. Ovvero, Grillo. Adesso si scopre che se e quando il M5S verrà  condannato in tribunale si è impegnata a pagare l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio.
Che tecnicamente con le decisioni sulle espulsioni non c’entra niente.
Non è curioso tutto ciò?

(da “NextQuotidiano”)

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OGGI I LEGHISTI DICHIARANO GUERRA A BENETTON PER LO SPOT CON I PROFUGHI SUL BARCONE

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

LA CAMPAGNA DI OLIVIERO TOSCANI: “HO FATTO VEDERE COSA STA SUCCEDENDO, SALVINI POTREBBE FARE IL TESTIMONIAL DELLA CARTA IGIENICA”

Una doppia pagina, senza alcun commento. Solo la foto di un gommone con a bordo decine di migranti soccorsi dalla ong Sos Med, ritratti da Kenny Karpov.
E in basso a destra, il marchio: United Colors of Benetton.
La pubblicità  provocatoria del gruppo, noto per le scelte radicali durante le campagne, scatena prima la reazione di alcuni leghisti veneti che invocano il boicottaggio del marchio trevigiano e poi del ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
In un tweet, Salvini si interroga in un tweet: “Solo io trovo che sia squallido?”.
Un invito ai cazzari della terra per riempire di improperi l’azienda.
Ma se Salvini non è razzista, perchè sarebbe squallida quell’immagine? Gli evoca forse la sua cattiva coscienza?
La campagna è stata ideata dal fotografo Oliviero Toscani, che a Radio Padova ha risposto alle polemiche: “Ho fatto vedere ciò che sta succedendo — ha spiegato Toscani — il problema è che una volta eravamo un Paese di brave persone, eravamo un Paese dell’onestà  e della generosità . Purtroppo questo piccolo benessere, che non è stato neanche a disposizione di tutti, ci ha fatto diventare egoisti e devo dire anche abbastanza ottusi“.
Toscani ha parlato anche dell’idea del censimento dei Rom, lanciata lunedì da Salvini: ” “Secondo voi è da prendere sul serio? Ormai ha preso il posto di Crozza. Crozza ormai non ha più lavoro, poveretto, bisognerà  fare qualcosa perchè c’è Salvini che gli sta portando via lo spazio”.
Poi la provocazione: “Per cosa Salvini potrebbe essere un buon testimonial? Per la carta igienica“, ha detto rispondendo ad una domanda dei conduttori del programma.

(da agenzie)

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LA LETTERA DI PIERCARLO, FATTORINO DI DELIVEROO A LUIGI DI MAIO: “IL NOSTRO NON E’ UN LAVORO SUBORDINATO”

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

“E’ UN LAVORO FLESSIBILE CHE PERMETTE A MIGLIAIA DI PERSONE DI POTER AUMENTARE LE ENTRATE IN ASSOLUTA LIBERTA'”

lavoro flessibile, che permette a migliaia di persone di poter aumentare le proprie entrate in assoluta e totale libertà .
Il Fatto Quotidiano oggi pubblica una lettera di Piercarlo, fattorino di Deliveroo, a Luigi Di Maio riguardo il Decreto Dignità  e le norme sulla Gig Economy che ha promesso il ministro dello Sviluppo e del Lavoro. La lettera parte dalla descrizione del lavoro:
Il nostro non è un lavoro subordinato, ma soprattutto se fosse un lavoro subordinato non potremmo avere la flessibilità  di cui disponiamo oggi. Cerco di spiegarle come funziona, almeno per Deliveroo, la piattaforma per cui io lavoro. Oggi posso scegliere (con anticipo di una settimana) quando lavorare, se lavorare un’ora, zero,o 50 (previa disponibilità ).     […] Posso ridurre, a un minuto prima dell’inizio, una o più di una delle ore che ho prenotato, senza ricevere nè ammonimenti, nè richiami, nè danni di reputazione nel rating. Posso inoltre, in caso di necessità , aggiungere un’ora non prenotata, per esempio per sostituire qualcuno, o per aumentata necessità . Con un contratto subordinato la mia libertà  sparirebbe, diventerebbe un normale lavoro, con un capo che mi dà  i turni, e io che devo accettarli, mi piaccia o meno. Deliveroo applica un sistema di cottimo (che lei vuole abolire) con garanzia di minimo orario.
Deliveroo paga 5 euro lordi a consegna (4 netti), con garanzia di fornire al rider 1,5 ordini ogni ora. Se, per mancanza di ordini non ci si arriva, Deliveroo riconoscerà  comunque l’equivalente: 7,5 euro lordi (6 netti). A maggio ho lavorato 58,4 ore, in base alle mia disponibilità , cancellando alcune ore prenotate per motivi personali (Deliveroo è il mio secondo lavoro). Ho incassato 574,58 euro lordi (459,67 netti), a fronte di 76 ordini consegnati (1,3 consegne di media ogni ora). In sostanza ho ricevuto una paga di circa 10 euro lordi l’ora (7,85 netti). Paga che, le posso assicurare, è superiore a molti lavori. […]
E poi spiega di quali tutele i rider abbiano davvero bisogno:
Serve garantire un minimo orario, serve togliere quel vergognoso tetto di 5.000 euro lordi l’anno che oggi la legge impone per le prestazioni occasionali. Bisogna valutare con l’Inps una soluzione per riconoscere le ore lavorate. Serve garantire trasparenza sull’eventuale rating del rider (come già  oggi fanno alcune app), ma la prego, non snaturi ciò che è, ovvero un lavoro flessibile, che permette a migliaia di persone di poter aumentare le proprie entrate in assoluta e totale libertà .
Ho creduto molti anni fa nel Movimento di cui lei oggi è capo politico, proprio perchè era diverso, non era ipocrita, sapeva capire più di altri i cambiamenti della società , le nuove esigenze e le nuove professioni, perchè non tutti vogliono stare in catena di montaggio sotto un capo che detta ordini, ci sono anche persone che nella vita fanno e hanno fatto scelte diverse, e suo compito è tutelare anche noi, non solo i dipendenti.

(da agenzie)

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DE MASI, IL SOCIOLOGO DEL LAVORO GRATIS E IL COMPENSO DA 183.000 EURO RICEVUTO DAL M5S

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

GLI SONO STATE AFFIDATE DUE ATTIVITA’ DI RICERCA

Domenico De Masi contribuisce a far sballare i conti del MoVimento 5 Stelle.
Il gruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera ha chiuso l’esercizio 2017 con i conti in rosso: i proventi arrivati nelle casse del Gruppo ammontano a 3 milioni 702mila euro (costituiti dal contributo unico erogato da Montecitorio), gli oneri toccano quota 4 milioni 413mila 429 euro.
E questo anche a causa delle spese per le ricerche commissionate al sociologo alfiere del lavoro gratuito, spiega la relazione di Laura Castelli, responsabile dei conti:
Tra le spese per i servizi più significative “assumono particolare rilievo i costi sostenuti per due distinte attività  di studio e ricerca commissionate al Prof. Domenico De Masi”, il quale “si è avvalso di appositi team di ricercatori al fine di sviluppare specifici studi sull’evoluzione del settore turismo e del settore cultura nei prossimi anni e sino al 2030”.
I risultati della ricerca sul turismo “sono stati presentati ed illustrati in occasione del convegno ‘Turismo 2030′” organizzato a Milano lo scorso 20 dicembre, mentre i risultati della ricerca sulla cultura “avrebbero dovuto essere presentati ed illustrati in occasione di un convegno organizzato per il mese di febbraio 2018, successivamente rimandato a causa delle imminenti elezioni politiche”, viene sottolineato nella relazione della Castelli.
Ma quanto hanno speso i 5 Stelle per le ricerche di De Masi?
Per avere un’idea della cifra basta spulciare la nota integrativa al rendiconto, che l’AdnKronos ha potuto visionare.
Alla voce “spese per studio e ricerca” corrisponde la cifra di 183mila 643 euro riguardante, “in modo particolare, due distinte ricerche-studio rispettivamente sull’evoluzione del turismo e della cultura nel prossimo futuro” commissionate a De Masi e alla sua squadra di ricercatori.
La voce comprende anche “altre attività  di approfondimento commissionate attraverso due distinti sondaggi ad Ipsos su tematiche ed iniziative legislativo-parlamentari”.
De Masi aveva contribuito anche al bilancio 2016 per la ricerca Lavoro 2025: il compenso incassato da De Masi è illustrato nel dettaglio nel rendiconto di esercizio del gruppo dei deputati del MoVimento 5 Stelle.
La ricerca è costata complessivamente 52.655 euro. Subito dopo è uscito il libro di De Masi.

(da “NextQuotidiano”)

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TOMMASO MONTANARI E L’ASSENZA DI DEMOCRAZIA INTERNA NEL M5S

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

IL DOCENTE DI STORIA DELL’ARTE IN PASSATO ERA STATO VICINO AI GRILLINI: “QUANTI ALTRI CASI LANZALONE CI SARANNO? DI MAIO NON E’ STATO SCELTO, E’ STATO IMPOSTO DALL’ALTO”

Tomaso Montanari, professore di storia dell’arte un tempo vicino al MoVimento 5 Stelle, sul Fatto Quotidiano di oggi va all’attacco dei grillini e punta il dito sull’assenza di democrazia interna della creatura di Grillo e Casaleggio; è questa assenza che porta al proliferare dei Lanzalone, secondo Montanari:
Quanti altri casi analoghi, infatti, covano sotto la cenere, in attesa di venire scoperti? Quanti altri Lanzalone hanno già  approfittato della totale scalabilità  del treno a 5 Stelle? Un treno che, rinunciando al gioco democratico con cui diventare, attraverso il consenso, capostazione, controllore o capotreno, si espone alla possibilità  che ogni passeggero prenda i comandi del locomotore e lo dirotti verso i propri fini.
D’altra parte, è proprio il rigetto di ogni dinamica democratica ad aver spinto Di Maio nel tunnel dal quale ora il Movimento non può uscire senza un bagno di sangue elettorale (avendo ormai perso per sempre i voti di sinistra e rischiando di cedere una gran parte di quelli di destra al vero capo del governo, Salvini).
Perchè in un partito democratico la leadership dovrebbe essere sempre contendibile: e invece la designazione dall’alto con cui Di Maio è stato unto si è dovuta bilanciare con la bizzarra trovata del mandato unico e irripetibile.
Un’unicità  che lo ha spinto ad andare al governo col diavolo, pur di farlo subito: salvo scoprire che il diavolo, come sempre, ti chiede in cambio l’anima.
Il Pd o Liberi e Uguali (per non parlare di Forza Italia) sono fulgidi esempi di non-democrazia di fatto. Ma la scelta di eludere il problema per paura di finire così, ha spinto a una sorta di autocastrazione che ha lasciato potenti solo i Lanzalone di turno.
E che poi i Lanzalone scrivano nientemeno che lo Statuto del Movimento è una sorta di allegoria della sostituzione della democrazia con la consorteria.
La lezione che i5 stelle dovrebbe imparare è dura, e assai ben nota: la democrazia è il sistema peggiore che abbiamo.
Tranne tutti gli altri.

(da “NextQuotidiano”)

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NOEMI CARROZZA, MORIRE DI BUCHE A ROMA, UNA VERGOGNA NAZIONALE

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

LA GIOVANE CAMPIONESSA DI NUOTO SINCRONIZZATO NON E’ MORTA PER UN MALORE, TESTIMONI CONFERMANO CHE LA CAUSA E’ STATO IL MANTO STRADALE DISSESTATO… SONO 50 LE VITTIME A ROMA DALL’INIZIO DELL’ANNO

Non è stato un malore ad uccidere Noemi Carozza, la ventunenne campionessa del nuoto sincronizzato azzurro morta venerdì scorso mentre a bordo del suo scooter percorreva via Cristoforo Colombo a Roma.
I testimoni dell’incidente hanno raccontato di non aver visto alcuna collisione. Insomma Noemi non sarebbe morta nè per un malore improvviso nè a causa di uno speronamento da parte di un altro veicolo.
Resta da chiarire cosa abbia potuto far perdere il controllo del mezzo alla ragazza. L’ipotesi per il momento è una sola: le cattive condizioni del manto stradale su quel tratto.
Le buche che hanno ucciso Noemi, Luca e Elena
In poche parole le buche ma anche le radici degli alberi che rendono quel tratto di strada estremamente pericoloso. Non ha dubbi Silvia, la madre di Noemi, che oggi al Messaggero ha dichiarto che la figlia «È morta per colpa delle radici».
La dinamica esatta deve essere ancora accertata dagli inquirenti ma la madre della ragazza è convinta che non possano esserci altre cause: «Un paio di testimoni l’hanno vista sbandare dopo aver preso le radici della Colombo — ha raccontato — Ha perso il controllo della moto ed è finita contro l’albero. Andava piano mi hanno detto che non superava i 60 km/h. Nel dicembre 2016, sempre sulla Colombo e probabilmente a causa delle radici degli alberi che hanno deformato la carreggiata, aveva perso la vita (sotto gli occhi del padre) un altro motociclista, il 17enne Luca Miozzi. Proprio sulla Colombo lo scorso anno il Comune di Roma aveva avuto la pensata di abbassare il limite di velocità  a 30km/h con la dicitura “strada dissestata” per evitare di tappare le buche.
È simile la dinamica di un altro tragico incidente, quello in cui ha perso la vita la 27enne Elena Aubry. Era il 6 maggio scorso e mentre Elena percorreva via Ostiense in sella alla sua moto quando a quanto pare a causa di buche e radici ha perso il controllo della sua moto ed è morta.
Per i Vigili di Roma Capitale però in quel tratto l’asfalto non presenta particolari problemi. La madre di Elena, Graziella Viviano, ha iniziato a combattere una battaglia contro le maledette buche di Roma (raccogliendo anche testimonianze di altri motociclisti vittime delle buche) affinchè incidenti come quello che ha visto coinvolta la figlia non abbiano più a ripetersi.
Sia nel caso di Elena che in quello di Noemi sono ancora in corso gli accertamenti, ma che le buche di Roma siano pericolose e mortali sono in molti a dirlo.
A marzo l’assessora Margherita Gatta prometteva un piano di intervento straordinario che avrebbe consentito il ritorno alla normalità  entro due mesi. Di mesi ne sono passati tre e la situazione non è migliorata in maniera sensibile.
Non tutte le vittime sono giovani, anche se purtroppo molti sono i ventenni “traditi” dalle buche.
Francesco Caporale aveva 53 quando nel dicembre 2016 è morto in sella alla sua moto lungo la Salaria, anche nel suo caso si è subito data la colpa alle buche. Fortunatamente non tutti gli incidenti sono mortali. Ma questo non significa che tutti se la cavino con qualche graffio.
Ad inizio giugno un motociclista ha postato sulla pagina di Virginia Raggi un “caro saluto” dall’ospedale dopo un incontro ravvicinato con una buca; risultato: quattro costole rotte, versamento al fegato ed un polmone schiacciato. Ma almeno è vivo. Orribili invece i commenti dei piccolifan del MoVimento 5 Stelle che difendono la sindaca dando la colpa alle amministrazioni precedenti e allo stesso motociclista.
Sulla vicenda della morte di Noemi è intervenuto anche l’avvocato Piergiorgio Assumma, Presidente Onvos — Osservatorio Nazionale per la tutela delle Vittime di Omicidio Stradale.
Secondo Assumma «Se fosse confermato il dato secondo il quale il cattivo stato del manto stradale della Capitale sarebbe responsabile di almeno 50 vittime dall’inizio dell’anno, ciò rappresenterebbe, in diritto penale, una ipotesi di colpa grave».
Dal momento che le ultime statistiche ufficiali risalgono al 2016 non è chiaro da dove abbia preso i dati Onvos, a marzo il Tempo riportava che al Corpo della Polizia locale risultavano 27 decessi per incidenti nel 2018.
A quella cifra però vanno sommati i dati raccolti anche dalle altre forze dell’ordine. Qualche anno fa il Codacons aveva calcolato che il 16% degli incidenti stradali a Roma avviene a causa delle buche e che quando la vittima è un motociclista o uno scooterista nel 95% dei casi è costretto a ricorrere a cure mediche.

(da “NextQuotidiano”)

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GIORGIA MELONI E I NOMADI CHE DEVONO NOMADARE

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

LEI CHE VAGA DA UNO SPAZIO POLITICO ALL’ALTRO ALLA DISPERATA RICERCA DI VISIBILITA’ MERITEREBBE UNA PIAZZOLA DI SOSTA

I grandi comici sanno che nel loro repertorio c’è sempre quella battuta che fa sganasciare il pubblico e se la giocano al momento giusto.
Lo stesso ragionamento vale per i politici e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni non è mica la figlia della serva: proprio per questo ogni volta che viene fuori l’argomento Rom — e Matteo Salvini si piazza al centro della scena — lei tira fuori il suo motto: “Se sei nomade devi nomadare”.
L’ha usato in tutte le campagne elettorali a cui ha partecipato in questi anni e non poteva che farlo ricicciare ieri su Twitter proponendo allo stesso tempo di allesitre delle piazzole di sosta temporanee dove si pagano le utenze e si sosta massimo sei mesi, «dopodichè ci si deve spostare, punto».
Il problema è che quel “nomadare” nell’epoca dei meme non poteva che fare la fine che ha sempre fatto: finire memato.
E allora ecco che gli Hipster Democratici si sono divertiti a farle il verso su FB, mentre il giornalista Roberto Renga su Twitter dice che la Meloni dovrebbe “melonare” e agli apolidi non rimane che… apolidare.
E mentre con il camper in tangenziale noi andiamo a nomadare, la Meloni continua con la sua battaglia matta e disperatissima per farsi notare dai media che sono tutti concentrati sulla prossima sciocchezza che dirà  Salvini.
Consapevole del fatto che con il governo dellaggente in carica non solo gli spazi politici per FdI si sono di molto ristretti, ma molti dei suoi cominciano a essere tentati di fare il grande salto verso quel partito che ieri i sondaggi davano addirittura sopra al MoVimento 5 Stelle.
D’altro canto il tentativo di imbucarsi alla festa del governo del cambiamento è miseramente fallito per l’opposizione proprio del M5S e a lei ora non resta che vagare da uno spazio politico all’altro alla disperata ricerca di visibilità .
Nomadare, appunto. A chi tocca nun se ‘ngrugna.

(da “NextQuotidiano”)

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TUTTE LE BALLE DI SALVINI SUL CENSIMENTO ROM, SINTI E CAMINANTI, IN REALTA’ NON PUO’ ESPELLERE NESSUNO

Giugno 19th, 2018 Riccardo Fucile

SOLO CHIACCHIERE, LA RUSPA DOVRA’ TENERLA IN GARAGE… IL PRECEDENTE DI MARONI CHE DOVETTE PURE RISARCIRE I DANNI

Dopo aver brillantemente risolto il problema dell’immigrazione e quello del riso cambogiano che invade le nostre tavole il ministro Salvini aveva del tempo libero e ha pensato di mettere mano ad una vecchia questione che da sempre lo affascina — in primo luogo “da papà ”   ma anche in quanto Ruspa: gli “zingari”.
Il censimento su base etnica di Salvini è illegale
L’idea di Salvini è di rifare quello che all’epoca fu definito un censimento, un’anagrafe. Non una vera e propria schedatura su base etnica, ha precisato successivamente il Viminale che ha rassicurato che non saranno prese le impronte digitali di nessuno. Anche perchè nel frattempo il ministro del Lavoro Di Maio aveva detto che «qualsiasi ipotesi di schedatura e censimento degli immigrati è incostituzionale, non si può fare».
Salvini ha aggiunto che «i rom italiani purtroppo ce li dobbiamo tenere in Italia perchè non li puoi espellere» lasciando intendere che tra le varie ipotesi c’è anche quella di provvedimenti di espulsione per i rom che non sono cittadini italiani (e qualcosa di simile sta cercando di fare il Comune di Roma con la proposta di rimpatrio assistito dei residenti del Camping River).
In verità  anche i rom non italiani non possono essere espulsi, ad esempio quelli che sono cittadini comunitari (ad esempio che provengono da Romania o Bulgaria) non possono essere espulsi.
Ci sono poi quelli che sono originari della ex Jugoslavia (Bosnia, Serbia, Montenegro) arrivati in Italia scappando dalla guerra (quindi in teoria sarebbero anche stati rifugiati) e che in quanto apolidi non possono essere espulsi.
Purtroppo per Salvini il ministro dovrà  tenere la ruspa in garage.
Quanti sono i rom in Italia che possono essere espulsi?
Come sempre da qualche tempo Salvini ha poi corretto il tiro ricordando di essere un papà  e precisando che lui sta pensando ai bambini (così come pensava a quelli dell’Aquarius, anche quello nato a bordo della nave): «Non vogliamo schedare, tuteliamo i bambini».
È lo stile governativo di Salvini: promettere la linea dura contro una particolare categoria di persona facendo però sapere che lui “sta dalla parte dei bambini”; un po’ come Trump quando separa madri e figli al confine con il Messico.
Ma quali sono i veri numeri della popolazione di origine rom e sinti?
I dati in Italia oscilla tra le 120mila e le 180mila persone che si identificano come Rom, Sinti o Caminanti. Numeri molto simili a quelli dell’invasione dei migranti raccontata da Salvini in Senato (secondo Salvini 170mila persone).
Solo una minoranza della popolazione dei cosiddetti nomadi stimata in 26mila persone, vive in baraccopoli autorizzate o «tollerate».
In 148 baraccopoli «formali» vivono 16.400 persone, di cui il 43% è italiano. La città  preferita dai rom e dai sinti è Roma con 17 campi autorizzati e 300 insediamenti.
Salvini, che è bravo ad agitare paure nei confronti delle minoranze (con l’aiuto dei mass media) ha deciso che dopo i migranti era il turno dei rom.
Il problema spinoso di cui dovrà  occuparsi il ministro del governo del cambiamento sarà  quello di seguire le orme del suo predecessore e compagno di partito Roberto Maroni, il quale ha fatto sapere che «Ho già  seguito questa strada, non sui rom ma sui campi nomadi. Tra il 2008 e il 2009 avevamo avviato questo censimento per garantire la sicurezza di chi viveva in quei luoghi, con particolare riferimento ai bambini”-
Senza volerlo Maroni ha risposto anche al social media manager della Lega che oggi rilancia di quando il PD “faceva il censimento dei Rom” e se ne vantava pure.
Il punto è che il censimento fatto in Emilia Romagna era un censimento sulla popolazione residente dei campi e non — come ha proposto Salvini prima di correggere il tiro — un censimento sulla popolazione di etnia Rom, Sinti e Caminanti.
Quando la Lega e Maroni finanziavano i campi rom della Capitale
E fa bene Maroni a ribadire la differenza tra le due cose, perchè quella che l’ex ministro dell’Interno fece tra il 2009 e il 2011 fu una vera e propria schedatura su base etnica.
Una delle vittime di quel censimento, Elviz Salkanovic, fece causa allo Stato italiano perchè quel “censimento” violava l’articolo 43 del testo unico sull’immigrazione e l’articolo 2 comma 1 del decreto legislativo del 2003. Lo Stato fu costretto a risarcire Salkanovic. Il censimento invece non servi a nulla, perchè i campi rom continuano ad esistere.
Ma è importante che Salvini abbia deciso di mettere mano alla questione dei campi. Un po’ perchè così si scoprirà  — nonostante quello che ha dichiarato ieri Alfonso Bonafede a Otto e Mezzo — che a Roma la strategia della sindaca sui campi è fallimentare.
E poi tornerà  a galla la vicenda che ha visto come protagonista proprio il leghista Maroni.
Correva l’anno 2008, Gianni Alemanno era diventato sindaco di Roma, al Governo c’era Berlusconi e Maroni era al Viminale. Alemanno annuncia la sua “rivoluzione copernicana” per quanto riguarda la gestione dei campi nomadi e delle presenze dei rom nella Capitale: sgombero dei campi abusivi, “riduzione” della popolazione nomade residente da 7200 a 6000 persone.
Per risolvere il problema e dare una mano al sindaco il Governo emana il decreto “emergenza nomadi” che dà  speciali poteri al prefetto della città  di Roma. Ma questo non basta al sindaco: Alemanno infatti chiede ed ottiene da Maroni un finanziamento di 30 milioni di euro per poter affrontare “l’emergenza”.
Nel 2011 il governo stanziò altri 60 milioni di euro per fronteggiare “l’emergenza” in 5 regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Piemonte e Veneto); di quei 60 milioni un terzo finirà  in Lazio.
E proprio all’interno di quel Piano Nomadi venne avanzata la proposta del PD di censire i rom nei campi milanesi. Successivamente il Consiglio di Stato infatti avrebbe giudicato incostituzionale il ricorso alla legge 225 del 1992 per dichiarare lo stato d’emergenza per la “questione nomadi”.
Ma la parte più interessante è la fine che fecero quei soldi.
Perchè proprio nel 2014 il MoVimento 5 Stelle (proprio quello alleato con la Lega) ricordava come l’inchiesta su Mafia Capitale avesse portato a galla il business milionario sulla gestione dei campi Rom.
Business finanziato dai soldi elargiti dal ministro leghista al sindaco Alemanno. Alessandro Di Battista spiegava quattro anni fa a Bersaglio Mobile che la Lega vuole “lucrare sulla disperazione della gente, i rom, gli immigrati, gli italiani che non ce la fanno più”.
Oggi il M5S è felicemente al governo con la Lega e Salvini può proporre censimenti su base etnica.

(da “NextQuotidiano”)

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