Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
A POZZALLO I PROFUGHI APPENA ARRIVATI, PENSANDO SIA UNA PERSONA SERIA, LO APPLAUDONO, LUI NEANCHE RINGRAZIA…POI INSULTA IL GOVERNO TUNISINO: “ESPORTA GALEOTTI”
Tra un annuncio di querela a Saviano, che lo aveva accusato di voler far morire le persone in mare, una risposta all’uomo della finanza Soros, secondo il quale la Lega prende soldi dalla Russia, un no a Dublino e alla “Sicilia come campo profughi” d’Europa, il neoministro Matteo Salvini fa il suo programmato show anche a Pozzallo.
In uno stanzone dell’hotspot i migranti stanno imparando l’italiano.
Sono un centinaio, in gran parte arrivati dalla Tunisia venerdì sera. Tra loro ci sono anche molti bambini.
Nel bel mezzo della lezione vedono arrivare la figura di un uomo, è stato detto loro che è il ministro dell’Interno. Non sembrano spaventati.
Salvini viene accolto da un applauso ma lui resta immobile, distaccato. Non stringe mani e oscilla tra la consapevolezza del suo nuovo ruolo istituzionale e l’abitudine da capo politico che sul tema immigrazione ha sempre insistito fino a farne il proprio marchio propagandistico.
E’ la dimostrazione plastica della pochezza dell’essere umano.
nel giorno in cui sono morti in mare trentacinque tunisini riesce a dire: “Non mi sembra che in Tunisia ci sia la guerra, epidemie e pestilenze. Non è possibile che la Tunisia sia la prima fonte di clandestinità . Parlerò con il mio omologo perchè mi sembra che non stia esportando gentiluomini ma galeotti”.
Martedì non sarà al vertice dei ministri degli Interni a Lussemburgo “perchè si vota la fiducia al Senato”, spiega. “Diremo no alla riforma del regolamento di Dublino”. Regolamento che prevede che sia lo Stato di approdo ad essere competente della domanda di protezione internazionale.
Invece di essere presente, la solita fuga, teme di non essere all’altezza con chi la materia la conosce.
Il pallino è sempre lo stesso. In una parola: espulsioni. Mai che parli di integrazione, rispetto delle convenzioni che abbiamo firmato, solo cazzate.
Come quando fa un errore da scuole elementari: “I respingimenti sono troppo costosi? È più costoso mantenere qua 176mila persone negli alberghi o nelle case con 35 euro al giorno per un costo ogni due anni di 50mila euro cadauno”.
Peccato che 35 euro x 365 giorni x 2 anni faccia 25.550 euro cadauno.
Ma i numeri per chi non capisce una mazza sono dettagli.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
SOUMAILA SACKO ERA IN PRIMA FILA NELLE DENUNCE DELLO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI STRANIERI NELLA PIANA DI GIOIA TAURO… MA CASO STRANO SALVINI, ABITUATO A VISITARE I CAMPI ROM, NON E’ MAI ANDATO A “DENUNCIARE” I CRIMINALI ITALIANI CHE PAGANO TRE EURO L’ORA LA MANODOPERA STRANIERA
Un omicidio di chiaro stampo razzista in terre dove la criminalità la fa da padrona: era un attivista sindacale dell’Usb (Unione sindacale di base), Soumaila Sacko, il ragazzo 30enne del Mali ucciso nel Vibonese nel corso di una sparatoria.
Un ragazzo da sempre in prima fila nelle lotte sindacali per difendere i diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro e costretti a vivere in condizioni fatiscenti nella tendopoli di San Ferdinando (Rc).
E proprio l’Unione sindacale di base, per protestare contro la sparatori che ha causato il ferimento di altri due migranti del Mali, ha indetto per domani, lunedi’ 4 giugno, una giornata di sciopero dei braccianti agricoli.
I tre migranti, tutti con regolare permesso di soggiorno, stavano raccogliendo delle lamiere nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla” di San Calogero (Vv), quando un uomo è sceso da una Fiat Panda premendo quattro volte il grilletto del fucile.
Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Vibo Valentia, escludono che i tre migranti stessero compiendo un furto in quanto non esiste nessun proprietario che possa rivendicare l’asportazione del materiale (lamiere) abbandonato
Sulla vicenda è intervenuta la Usb con una nota molto dura:
Dopo Abdel Salam a Piacenza un altro lavoratore migrante, il ventinovenne maliano Soumaila Sacko, interno al percorso di lotte di USB tra i braccianti della piana di Gioia Tauro, è stato ammazzato ieri sera mentre insieme ad altri migranti si trovava nei pressi di una fabbrica dismessa forse per cercare lamiere o cartoni con cui costruire la propria baracca. È stato raggiunto da uno dei colpi di fucile sparati da 150 metri da sconosciuti. Nessun motivo dietro l’aggressione, nessun rapporto era mai esistito tra i migranti che si spaccano la schiena nella raccolta di agrumi della Piana e l’assassino. Basta la pelle nera, basta sapersi protetto e condiviso dalle dichiarazioni del neoministro degli interni Salvini, di quello prima Minniti e di quello prima ancora Alfano.
Legittima difesa, respingimenti, pugno di ferro, fine della pacchia è sulla scorta di queste indicazioni che l’assassino ha ritenuto un suo diritto aprire il tiro al bersaglio su Soumaila e i suoi fratelli.
Non c’è un solo responsabile, non c’è nessuna casualità , c’è un clima di odio costruito ad arte da chi cerca di scaricare sui migranti la rabbia di chi è colpito dalle politiche di attacco alle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie richieste dall’Unione Europea e attuate da tutti i governi.
Che i tempi sarebbero stati duri per i migranti e per chi si organizza per ottenere i propri diritti si era capito dal giorno dopo le elezioni del 4 marzo e durante tutta l’ignobile farsa della nascita del nuovo governo.
Minacce ad ogni piè sospinto ai migranti, truce e continuo appello a una legalità che non è giustizia sono stati il leit motiv di un clima che ieri, a San Calogero, si è materializzato nell’assassinio di Soumaila e il ferimento di un altro fratello migrante.
Daremo una risposta, la più grande possibile, a questo omicidio, cominciando dallo sciopero generale dei braccianti proclamato dall’Usb per lunedì 4 giugno e dalla manifestazione nazionale già convocata a Roma il 16 giugno a Roma.
(da Globalist)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
IL MEDICO DEI MIGRANTI: “AIUTARLI A CASA LORO? DA QUELLA CASA LI ABBIAMO COSTRETTI A FUGGIRE, COLONIZZANDO, AFFAMANDO E SACCHEGGIANDO”… “RISPEDIRLI INDIETRO DOVE? NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO LIBICI, TRA STUPRI DI MASSA, TORTURE E RIDUZIONE IN SCHIAVITU? MA SALVINI SA DI COSA PARLA?”
Se c’è un uomo simbolo di una Italia solidale, generosa, impegnata in una solidarietà fattiva, quotidiana, nei confronti di migranti e rifugiati che in questi anni sono sbarcati sulle coste siciliane, quest’uomo è Pietro Bartolo, 62 anni, il “medico dei migranti”, impegnato da una vita ormai a Lampedusa, reso famoso dal film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, vincitore nel 2016 dell’Orso d’oro a Berlino.
Nel giorno in cui il neo ministro dell’Interni Matteo Salvini, è a Pozzallo, il “medico dei migranti” parla in esclusiva con HuffPost.
“Mi auguro con tutto il cuore — afferma il dottor Bartolo — che Matteo Salvini si renda conto di non essere più in campagna elettorale, dimostrando da ministro dell’Interni non solo equilibrio, lungimiranza ma anche umanità nei confronti dei più indifesi tra gli indifesi”.
Quanto poi all’affermazione del titolare del Viminale: “E’ finita la pacchia”, rivolta ai migranti, Pietro Bartolo risponde così: “Certo, la pacchia deve finire, ma per quelli che lucrano sulla pelle e sulla vita di migliaia di disperati, per le organizzazioni criminali che prosperano con il traffico di esseri umani. Si concentri su questi delinquenti, il ministro Salvini, e lasci stare coloro che chiedono solo di poter vivere una vita dignitosa per sè e i propri figli”.
Un mantra che ha caratterizzato gli ultimi tempi, è stato quello di “Aiutiamoli a casa loro”.
Il “medico dei migranti”, ha qualcosa da dire in proposito: “Certo, aiutiamoli a casa loro, anche perchè da quella ‘casa’ li abbiamo costretti a fuggire, colonizzando, affamando, saccheggiando i Paesi di origine. Ma oggi, prima di tutto dobbiamo aiutarli a ‘casa nostra’, rendendola per loro più vivibile, accogliente, inclusiva”.
“E’ finita la pacchia”. E il messaggio che il neo ministro dell’Interni Matteo Salvini ha rivolto ai migranti. Lei che dal 1992 è il responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa, cosa si sente di rispondere al nuovo titolare del Viminale'”.
“Gli direi di ragionare come un uomo di governo e non come un leader politico in perenne campagna elettorale. Mi auguro con tutto il cuore che Salvini faccia questo salto di responsabilità , con giudizio e razionalità . Spero davvero che cominci a ragionare, a riflettere, a mostrare lungimiranza. E a mostrare anche un po’ di umanità . Perchè di esseri umani stiamo parlando, una umanità sofferente che fugge da situazioni che di umano non hanno nulla ma che tanto assomigliano a un inferno in terra. Salvini ha ripetuto in campagna elettorale che bisogna rispedirli indietro. Dove? Nei campi di concentramento da cui in moti sono riusciti a fuggire a fronte di tanti altri che in quei lager sono statti uccisi, torturati, violentati? Rispedirli nei Paesi di origine? Ma Salvini dovrebbe sapere che ciò è impossibile senza l’accordo dei Paesi in questione. E allora? Cosa si spera: che muoiano tutti nel Mediterraneo? Si dice che l’abito non fa il monaco. Ecco, io mi auguro che non valga per Salvini, e che l'”abito” di ministro, con le responsabilità che comporta ricoprire questo ruolo, lo porti a ragionare e a muoversi con senso di responsabilità “.
Quella del 2017, è stata una estate caldissima nel Mediterraneo, con le polemiche sul ruolo delle Ong e con una emergenza senza fine. C’è il rischio che questo scenario si ripeta, magari aggravato, anche per l’estate che bussa alle porte?
“Le statistiche relative agli ultimi 12 mesi indicano una riduzione importante degli sbarchi. Ma non credo, francamente, che l’Italia possa andare fiera di ciò. Perchè sappiamo che questa riduzione è dovuta in buona parte dagli accordi che il precedente governo italiano ha stretto con la Libia. E quando parlo di accordi, non mi riferisco solo al sostegno dato alla Guardia costiera libica, che non ha certo brillato in umanità , ma anche a quelli, mai smentiti, con milizie e tribù che controllano i porti libici da cui partono le carrette del mare. Vede, solo pochi giorni fa abbiamo potuto raccogliere, nel centro medico di Lampedusa, le testimonianze di persone che erano riuscite a fuggire dai lager libici. Testimonianze da far accapponare la pelle. Racconti di abusi, sevizie fisiche e psicologiche, di stupri di massa, di persone vendute come schiavi. No, non dobbiamo essere orgogliosi di queste ‘riduzioni’. Al nuovo primo ministro, il professor Conte, e ai capi dei due partiti al governo, Di Maio e Salvini, vorrei chiedere se è loro intenzione rinnovare quegli accordi o cambiare rotta e se sì, quale sarebbe questa rotta? Non possono più giocare di rimessa, sono al governo, hanno il potere del fare. Vediamo come intendono utilizzarlo. Certo, la partenza del ministro dell’Interni non è che induca all’ottimismo, anche perchè Salvini insiste su una narrazione che gli ha portato voti ma che con la realtà ha ben poco a che fare…”.
Vale a dire?
“Spesso, quando si affronta il tema dei migranti, si parla senza conoscere, basandosi solo su bugie raccontate spesso dai partiti, e in questo la Lega di Salvini si è rivelata maestra. La narrazione secondo cui i migranti ci rubano il lavoro, i migranti portano le malattie, i migranti attentano alla sicurezza delle nostre città , i migranti costano allo Stato…Questa narrazione porta consensì perchè indica un ‘nemico’ contro cui scagliarsi, a cui imputare tutto il peggio. Così si possono conquistare voti, vincere le elezioni, ma se poi non si cambia registro e si fa di questa narrazione falsificante la base per scelte di governo, allora le cose sono destinate a mettersi davvero male…”.
Resta quel monito: “E’ finita la pacchia”…
“Anch’io spero che la ‘pacchia’ finisca: quella delle organizzazioni criminali che si arricchiscono con il traffico di esseri umani, alimentando il caporalato, organizzazioni che prosperano anche perchè possono contare, in Europa, sui ‘colletti bianchi’, che quei soldi riciclano e reinvestono.
In questi mesi, anche in piena campagna elettorale, da più parti si è ripetuta l’affermazione: “Aiutiamoli a casa loro”. Cosa significa per Lei questa affermazione, dottor Bartolo?
“Aiutarli a casa loro è la cosa più importante, ma non la più immediata. Perchè oggi e in un futuro prossimo, la cosa più urgente, decisiva, è aiutarli a casa nostra, rendendo questa casa più vivibile, accogliente, inclusiva. Dico questo non solo perchè spinto da principi umanitari che dovrebbero essere ancora parte fondante della civiltà europea, ma perchè sono fermamente convinto che queste persone che arrivano da noi non siano una minaccia ma al contrario una ricchezza, e là dove, penso all’esperienza di tanti comuni e realtà locali, l’integrazione è avvenuta, queste persone, tolte dalla clandestinità , si sono rivelate importanti per la crescita, non solo culturale ma economica e sociale, delle comunità locali. Penso, solo per fare un esempio, all’esperienza di Mazara del Vallo, per restare alla mia Sicilia. Certo, la prospettiva è quella di ‘aiutarli a casa loro’, ma per realizzarla l’Europa deve avere il coraggio e l’onesta dell’autocritica. Perchè la quasi totalità delle persone che bussano alle nostre porte, provengono da Paesi che l’Europa ha colonizzato, affamato, ridotto a campi di battaglia, sostenendo regimi sanguinari, dittature feroci utili però a perpetuare certi interessi. Di quella ‘casa in fiamme’, i Sud del mondo, l’Europa è in parte, grande, responsabile. Non dobbiamo dimenticarlo mai”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“LA FASCIA DI CAPITANO? SAREBBE UN BEL SEGNALE”
Al ritorno da protagonista a tutti gli effetti di Mario Balotelli in Nazionale mancava un unico particolare, solo in apparenza simbolico: la sua presenza in conferenza stampa accanto al ct.
Una lacuna che è stata colmata oggi a Vinovo, alla vigilia della partita di domani con l’Olanda allo Stadium. Che Balotelli non giocherà .
Ma anche senza scendere in campo, il protagonista incontrastato è lui. Le sue parole contro il razzismo sono ancora una volta un messaggio secco.
La fascia da capitano?
“Devo essere sincero. Fare il capitano, per me, non cambierebbe più di tanto. Io sono in questa Nazionale per fare gol, non per fare il capitano. Per gli altri potrebbe essere un bel segno: soprattutto per gli immigrati africani, sarebbe un segnale forte per chi come me è originario dell’Africa. Ma quello che serve, da me, sono principalmente i gol”
L’ignoranza genera muri?
“Parlare di persone che non ti capiscono è più semplice che parlare di razzismo. Il razzismo è un discorso troppo complicato. Io l’ho vissuto sulla mia pelle, quando ero più piccolo. Non so se sia razzismo o gelosia. Di sicuro fa molto male e dà fastidio. E’ ora che l’Italia diventi più aperta come altri Paesi, come la Francia e l’Inghilterra. E’ ora di svegliarsi”.
Quanto ha scoperto, in compenso, che tanta gente le vuole bene e che ancora, vedi striscione di San Gallo, ce n’è altra che non cresce?
“E’ difficile parlare di chi non ti vuole bene. E’ più facile parlare di quelli che mi vogliono bene. L’ho sempre saputo che ci sono gli uni e gli altri, come per tutti: persone che ti vogliono bene e altre che non ti capiscono. Ma io ringrazio le prime, poche o tante che siano: mi sono sempre concentrato su di loro e continuerò a farlo”
Lei ha sottolineato l’importanza dell’integrazione: la preoccupa il governo con la Lega e con Salvini ministro dell’interno?
“Non sono ancora un politico: quando lo farò, potrò rispondere”.
Che cosa sente di dare a questa Nazionale, oltre ai gol?
“I gol sono il mio compito, perchè un attaccante dovrebbe fare quelli. Ma la mia presenza è anche per fare gruppo. E questo è un bel gruppo veramente”
Vedeva ostracismo nei suoi confronti, prima, magari da parte di qualche senatore?
“Facciamo che non riparliamo del passato, pensiamo al presente”.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
UN’ACCOZZAGLIA DI VALLIGIANI REAZIONARI, UN PREMIER SERVITOR DI DUE PADRONI E UNO DISPOSTO A TUTTO PUR DI PARTECIPARE ALL’APERICENA CON L’ABITINO DELLA FESTA… PROSSIMA FERMATA ALLA EUROPEE
La stanchezza per una novantina di giorni affogati nel confusionismo e nei secondi fini sottotraccia, costellati da furberie iper-spregiudicate e puerili ingenuità , non dovrebbe esimere dalla presa d’atto delle contraddizioni/giravolte che ne emergono; immortalate dalla rituale foto di gruppo del nuovo governo, in cui l’unico elemento che accomunava il preponderante gruppo dei maschietti erano i loro pantaloni che “cadevano” male (con l’inelegante effetto a sbuffo sulle rispettive calzature): il presidente Sergio Mattarella ha suscitato un vespaio per un ministro anti-euro per poi bearsi di ritrovarne due (l’originale Paolo Savona agli Affari europei e il suo clone Giovanni Tria a quelli economici); il neo vice presidente Luigi Di Maio, che per poter partecipare all’apericena di venerdì scorso al Quirinale con l’abitino della festa (e salvare pro tempore la ghirba presso i suoi) accetta di ingoiare il non ingoiabile, da un ministro già consulente di Brunetta ed estensore dei programmi di Forza Italia a un suo collega che si è salvato dai tribunali che lo processavano per atti compiuta da presidente Impregilo solo grazie alla prescrizione assicurata dalla berlusconiana legge Cirielli (e gli standard etici M5S?); il neo vice presidente Matteo Salvini che liquida “non siamo al mercato” la marcia indietro del co-equipier che, sempre scarso in geografia, confondeva la Washington degli impeachment con la sceneggiata napoletana, e poi s’inerpica sulla poltrona ministeriale per assecondare la propria bulimia da annessioni elettorali (trumpianamente rinominate “Italy first”); un premier servitore di due padroni come Arlecchino, il cui tratto conclamato di modernità culturale è la devozione campanilistica per un frate di Pietrelcina.
Dove si possano scorgere tratti di novità in questo quadro, allo scrivente non è dato capire.
Non certo un programma, denominato “contratto” come scappellamento al presunto up-to-date del privatismo Neo Lib, che contiene soltanto ammiccamenti per le rispettive tifoserie.
Il Di Maio che parla inglese lo definisce “alla tedesca”. Cosa ci sia dell’odiata Germania (alibi per tutti i cultori del complottismo lamentoso per i nostri guai) nel documento, anche in questo caso non è dato sapere.
Semmai il tratto di politica Made in Deutschland è la “der Grosse Koalition” tra Lega e 5S su cui si fonda l’attuale assetto governativo, speculare a quanto si è faticosamente realizzato a Berlino, ora e più volte in passato.
Un accordo temporaneo tra forze politiche egemoni per superare un’impasse o procedere alla rispettiva legittimazione.
Dunque, la fine del bipolarismo Forza Italia — PD/DS/PDS, su cui abbiamo (malamente) campato negli ultimi vent’anni, ora viene soppiantato da un analogo stato nascente bipolare; che vorrebbe giustificarsi sostituendo le vecchie segnaletiche destra/sinistra con le vaghezze tipo nuovo vs. vecchio, popolo contro Palazzo, i più contrapposti ai meno.
Pura sociologia d’accatto a uso propagandistico elettorale.
Semmai il problema è che — al di là delle convergenze temporanee e dei tatticismi — le Grandi Coalizioni sono delle ammucchiate di scopo, il cui arco temporale è limitato al ripristino di condizioni competitive tra i contraenti.
E se l’ambiguità giova a Salvini, coprendo l’essenza reale del suo partito (un’accozzaglia valligiana di reazionari) e i suoi disegni occultati nella coltre demagogica (l’accaparramento di potere), il giorno in cui i Cinquestelle si daranno una guida politica meno sprovveduta dell’attuale, capiranno che le proprie sorti sono del tutto alternative a quelle dell’odierno socio.
E dovranno iniziare a differenziarsi, pena l’usucapione da parte della Lega.
Una presa d’atto che non dovrebbe tardare prima delle elezioni europee 2019. Che potrebbe essere anche la data di scadenza dell’esperimento giallo-verde con striature di nero.
Pierfranco Pellizzetti
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
SARANNO ACCOLTI GRATIS NELLE CASE DEI SAVONESI E I LEGHISTI SI ATTACCANO AL TRAM… LA SOLIDARIETA’ BATTE IL RAZZISMO
Accolti nelle case dei savonesi. Gratuitamente, con un gesto che parla il linguaggio della solidarietà .
È questa la risposta che arriva dalla Caritas diocesana il giorno dopo in cui l’amministrazione di centrodestra, a Palazzo Sisto, ha votato la mozione della Lega che propone di incrementare la Tari ai cittadini che affittino le case ai richiedenti asilo politico.
Una polemica, quella del consiglio comunale, che ha scatenato dure reazioni tra la minoranza.
Caritas non ha voluto rispondere a parole. Ma con i fatti.
Raccontando un’esperienza, “Il rifugiato a casa mia”, che si svolge a Savona da anni e che compie il percorso opposto a quello sostenuto dalla Lega.
I profughi non sono “causa” di un incremento delle tasse, ma anzi vengono accolti gratuitamente nelle abitazioni dei savonesi, che hanno accettato di aderire al progetto. In alcuni casi, invece, gruppi di famiglie hanno pagato a spese proprie l’affitto dei richiedenti asilo, in abitazioni nel cuore del quartiere in cui risiedono.
Così che ciascun nucleo ha potuto accompagnare in un percorso di integrazione i giovani arrivati dall’Africa.
Ottenendo, strada facendo, un doppio risultato: i giovani stranieri sono diventati autonomi anche economicamente entrando a far parte del quartiere e, quindi, evitando il rischio di emarginazione.
«Le esperienze che abbiamo vissuto sono molto belle — racconta Eleonora Raimondo, Caritas, che ha seguito i progetti-. A Villapiana hanno aderito circa 14 famiglie, che hanno scelto di pagare un affitto a un ragazzo nigeriano, giunto in Italia sui barconi, dopo una permanenza difficile in Libia. Con il tempo, si è sviluppato uno stretto rapporto di amicizia e le stesse famiglie hanno aiutato il giovane a ottenere il ricongiungimento familiare. Ora, nella stessa casa, vivono anche la moglie con le due bimbe. Non solo. Le famiglie si sono preoccupate di mandare all’asilo i bambini perchè potessero imparare da subito l’italiano».
Lieto fine anche per l’esperienza della Villetta.
«Qui — racconta Eleonora-, per un primo periodo, hanno aiutato il ragazzo nigeriano a pagare l’affitto. Ha trovato una compagna e si sono sposati in Comune. Lui, ora, sta seguendo un tirocinio e le famiglie lo sostengono solo nel pagamento delle utenze. Il problema è che, qualche settimana fa, gli è arrivato un conguaglio pesantissimo. Il quartiere è intervenuto, ancora, per un aiuto, il tutto alla vigilia delle nozze in Chiesa. Con fatica, gli amici savonesi hanno messo da parte anche una busta con del denaro per i festeggiamenti».
(da “Il Secolo XIX”)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“TRA LORO C’E’ UNA STRETTA RELAZIONE, GLI ITALIANI AVREBBERO DIRITTO DI SAPERE”… CON COMODO, QUANDO LA MAGISTRATURA ITALIANA AVRA’ TEMPO
Dopo la lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera, George Soros al Festival dell’Economia di Trento ha attaccato frontalmente la Lega e Salvini: “C’è una stretta relazione tra Matteo Salvini e Putin. Non so se Putin effettivamente finanzia il suo partito, questa è una questione che l’opinione pubblica italiana ha il diritto di approfondire, l’opinione pubblica italiana ha diritto di sapere se Salvini è a busta paga di Putin”.
La frase su Salvini a busta paga di Putin è stata pronunciata in risposta a chi dal pubblico chiedeva se fosse preoccupato dell’influenza della Russia sul nuovo governo italiano.
Soros si è anche detto “molto preoccupato” della vicinanza del nuovo governo alla Russia, ricordando che “questo è un aspetto su cui si trova d’accordo il nuovo governo, hanno detto che sono a favore della cancellazione delle sanzioni contro la Russia”.
Putin “cerca di dominare l’Europa, non vuole distruggerla ma sfruttarla perchè ha la capacità produttiva, mentre l’economia russa sotto Putin può solo sfruttare le materie prime e le persone”.
È “una forte minaccia e sono davvero preoccupato, c’è una stretta relazione tra Matteo Salvini e Putin”.
Soros ha detto la sua anche su Trump: “Credo che il presidente Trump sia una minaccia per il mondo compresa l’America e non capisce gli elementi base dell’economia. La deregulation bancaria è solo uno degli aspetti negativi della sua politica”.
Questo perchè “dare uno stimolo fiscale negli Usa in un periodo di quasi piena occupazione apre al rischio di fattore negativi per l’economia”.
Il fatto che Trump “si sia liberato di tutti i consulenti che avrebbero potuto impedirgli di fare errori in economia è molto pericoloso per il mondo e l’Europa sarà la vittima maggiore”.
Per questo Soros si augura che “duri poco e che già con le elezioni di mid term possa essere messo in difficoltà ”.
Quanto alla politica estera, “mettendo in discussione gli accordi con l’Iran, il maggior successo estero della politica di Obama “Trump “mette in crisi l’alleanza atlantica. Ma l’Europa senza gli Usa non ce la può fare”.
In più “ha cercato di danneggiare anche la Cina, ma la Cina è l’unica potenza che può resistere agli Stati Uniti. Trump l’ha capito e ora sta cercando di fare accordi con Pechino”.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
“SALVINI E DI MAIO RISCHIANO PARECCHIO SE NON MANTENGONO LE PROMESSE”… “GLI ITALIANI LI HANNO PREMIATI PERCHE’ ATTUALMENTE NON C’E’ UNA ALTERNATIVA”
«L’elettorato fatica a esprimersi su Giuseppe Conte: fino a due settimane fa non lo conosceva nessuno. Poi bisogna vedere se la gente interpreterà la sua figura come politica o tecnica. Nonostante il profilo sia più legato a quest’ultima dimensione,il fatto che sia stato nominato da Mattarella sulla base di un accordo tra due partiti ci fa pensare a un giudizio sostanzialmente benevolo da parte della maggioranza degli italiani, che dai sondaggi pre-voto non è che fossero proprio favorevoli a un governo del Presidente. In ogni caso con questa operazione sia Salvini che Di Maio rischiano parecchio». Fabrizio Masia, direttore generale di Emg Acqua, non ha dubbi: «L’opinione degli elettori e la tenuta dell’esecutivo passeranno, in quest’ordine, dalla flat tax, dalla legge Fornero, e dal reddito di cittadinanza. Famiglie e aziende vogliono risposte su questi tre punti».
Chi si è giocato meglio le carte tra Salvini e Di Maio?
«Dall’incarico a Cottarelli al Conte bis il leader dei 5 Stelle ha recuperato. Salvini, se non fosse partito il governo, avrebbe potuto presentarsi a nuove elezioni con una credibilità ancora maggiore. Poteva vincere con tutta la coalizione di centrodestra o solo con la Meloni. I 5 Stelle, invece, in caso di voto immediato e di un’eventuale sconfitta avrebbero dovuto rimandare di alcuni anni il tentativo di andare al governo. Di Maio ha portato a casa un grande successo».
Il rapporto tra Lega e Forza Italia è finito?
«È da vedere, però già si parla di tradimento, ognuno in questi giorni ha fatto dichiarazioni a nome proprio…».
Avverte la spaccatura pure tra gli elettori di centrodestra?
«Una parte dell’elettorato di Forza Italia guarda con simpatia alla Lega, ma l’altra ha in sè dei forti tratti di moderazione e si oppone al populismo, termine di cui stiamo abusando. Poi le distanze tra Berlusconi e Salvini sono evidenti».
Stando ai vostri sondaggi, cosa pensa la gente delle mosse di Mattarella?
«La maggioranza degli italiani, anche se in misura molto contenuta, non ha gradito la vicenda Savona. Ciò però è comprensibile, perchè se mettiamo insieme chi ha votato 5 Stelle, Lega e Fratelli d’Italia arriviamo al 60 per cento».
Perchè ai rispettivi elettori l’accordo Lega-M5S piace?
«Parte di loro non è su posizioni così distanti a livello politico. Inoltre entrambi i partiti si assomigliano molto sotto l’aspetto comunicativo: sanno parlare alla pancia rispetto ad altri schieramenti, hanno posizioni piuttosto dure nei confronti dell’Ue. Poi bisogna pensare che la gente si pone anche queste domande: “Qual è l’alternativa? È meglio accettare questa soluzione, che almeno un risultato me lo dà , o andare avanti a cercarne un’altra che magari non arriverà mai?”. Infine c’è un’altra componente da non sottovalutare, e cioè la possibilità che in caso di nuove elezioni il proprio partito potesse perdere».
Qual è la prima cosa che chiedono gli italiani?
«Al di là dell’appartenenza politica, la stragrande maggioranza degli intervistati mette al primo punto la creazione di nuovi posti di lavoro. Poi, tra i sostenitori del governo gialloverde, diciamo così, il punto di incontro è sicuramente l’abolizione della legge Fornero, e il motivo è semplice: in Italia ci sono circa 17 milioni di pensionati”.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2018 Riccardo Fucile
IL RICOLLOCAMENTO IN EUROPA DI 35.000 RICHIEDENTI ASILO ENTRO SETTEMBRE 2017, COME DA IMPEGNO FIRMATO DALL’EUROPA, SI E’ FERMATO A 12.000… SALVINI VADA DAL SUO AMICO ORBAN E LO PRENDA A CALCI IN CULO, ALMENO GIUSTIFICA LA SUA PRESENZA SULLA TERRA
Matteo Salvini ha indicato come primo obiettivo da ministro quello di dare «una bella sforbiciata a quei 5 miliardi di euro» che l’Italia spende per «mantenere gli immigrati».
Il Documento di economia e finanza 2018 fotografa bene la situazione: «La previsione di spesa per le operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione da sostenere nel 2018 è compresa tra 4,6 e 5 miliardi».
E questo al netto dei contributi europei: 80 milioni per il 2018.
La cifra che l’Italia prevede di impiegare quest’anno è superiore a quanto speso nel 2017 (4,3 miliardi) e tutto questo nonostante il crollo degli sbarchi (oltre il 70% in meno).
La spiegazione c’è: «La diminuzione degli sbarchi — spiega il Def — non si riflette in una proporzionale riduzione di persone con necessità di accoglienza».
Il motivo di questo problema è semplice: non funziona il piano Ue dei ricollocamenti, che prevedeva 35mila partenze dall’Italia entro settembre 2017, mentre fino a oggi sono stati trasferiti in altri paesi Ue solo 12mila migranti.
Sul nostro territorio ci sono ancora 174mila persone nel circuito dell’accoglienza.
E non funziona a causa di gente come Orbà n, che viene però portata in palmo di mano da Salvini e Meloni.
In ogni caso l’accoglienza si prende “solo” il 68% delle risorse, il 19% viene speso nelle operazioni di soccorso in mare e oltre il 12% in istruzione e assistenza sanitaria. In accoglienza vera e propria l’Italia spenderà nel 2018 circa 3.4 miliardi di euro.
«Diminuire la spesa — confermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa — non è facile e spendere meno in accoglienza e più in rimpatri è ancora più difficile. Il Viminale stima 4mila euro per ogni espulsione, Frontex 5.800. Espellere 500mila irregolari costerebbe tra i 2 e i 3 miliardi».
Il punto vero è un altro: «Questa cifra non andrebbe a togliersi dalla spesa per l’accoglienza, ma ad aggiungersi: gli irregolari rimpatriati, infatti, sono fuori dal circuito dell’accoglienza»
Quindi Salvini deve trovare i soldi.
Li chiederà all’Europa?
(da “NextQuotidiano”)
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