PIETRO BARTOLO, IL MEDICO DI LAMPEDUSA: “SALVINI FACCIA IL MINISTRO, NON IL PROPAGANDISTA”
IL MEDICO DEI MIGRANTI: “AIUTARLI A CASA LORO? DA QUELLA CASA LI ABBIAMO COSTRETTI A FUGGIRE, COLONIZZANDO, AFFAMANDO E SACCHEGGIANDO”… “RISPEDIRLI INDIETRO DOVE? NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO LIBICI, TRA STUPRI DI MASSA, TORTURE E RIDUZIONE IN SCHIAVITU? MA SALVINI SA DI COSA PARLA?”
Se c’è un uomo simbolo di una Italia solidale, generosa, impegnata in una solidarietà fattiva, quotidiana, nei confronti di migranti e rifugiati che in questi anni sono sbarcati sulle coste siciliane, quest’uomo è Pietro Bartolo, 62 anni, il “medico dei migranti”, impegnato da una vita ormai a Lampedusa, reso famoso dal film “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, vincitore nel 2016 dell’Orso d’oro a Berlino.
Nel giorno in cui il neo ministro dell’Interni Matteo Salvini, è a Pozzallo, il “medico dei migranti” parla in esclusiva con HuffPost.
“Mi auguro con tutto il cuore — afferma il dottor Bartolo — che Matteo Salvini si renda conto di non essere più in campagna elettorale, dimostrando da ministro dell’Interni non solo equilibrio, lungimiranza ma anche umanità nei confronti dei più indifesi tra gli indifesi”.
Quanto poi all’affermazione del titolare del Viminale: “E’ finita la pacchia”, rivolta ai migranti, Pietro Bartolo risponde così: “Certo, la pacchia deve finire, ma per quelli che lucrano sulla pelle e sulla vita di migliaia di disperati, per le organizzazioni criminali che prosperano con il traffico di esseri umani. Si concentri su questi delinquenti, il ministro Salvini, e lasci stare coloro che chiedono solo di poter vivere una vita dignitosa per sè e i propri figli”.
Un mantra che ha caratterizzato gli ultimi tempi, è stato quello di “Aiutiamoli a casa loro”.
Il “medico dei migranti”, ha qualcosa da dire in proposito: “Certo, aiutiamoli a casa loro, anche perchè da quella ‘casa’ li abbiamo costretti a fuggire, colonizzando, affamando, saccheggiando i Paesi di origine. Ma oggi, prima di tutto dobbiamo aiutarli a ‘casa nostra’, rendendola per loro più vivibile, accogliente, inclusiva”.
“E’ finita la pacchia”. E il messaggio che il neo ministro dell’Interni Matteo Salvini ha rivolto ai migranti. Lei che dal 1992 è il responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa, cosa si sente di rispondere al nuovo titolare del Viminale'”.
“Gli direi di ragionare come un uomo di governo e non come un leader politico in perenne campagna elettorale. Mi auguro con tutto il cuore che Salvini faccia questo salto di responsabilità , con giudizio e razionalità . Spero davvero che cominci a ragionare, a riflettere, a mostrare lungimiranza. E a mostrare anche un po’ di umanità . Perchè di esseri umani stiamo parlando, una umanità sofferente che fugge da situazioni che di umano non hanno nulla ma che tanto assomigliano a un inferno in terra. Salvini ha ripetuto in campagna elettorale che bisogna rispedirli indietro. Dove? Nei campi di concentramento da cui in moti sono riusciti a fuggire a fronte di tanti altri che in quei lager sono statti uccisi, torturati, violentati? Rispedirli nei Paesi di origine? Ma Salvini dovrebbe sapere che ciò è impossibile senza l’accordo dei Paesi in questione. E allora? Cosa si spera: che muoiano tutti nel Mediterraneo? Si dice che l’abito non fa il monaco. Ecco, io mi auguro che non valga per Salvini, e che l'”abito” di ministro, con le responsabilità che comporta ricoprire questo ruolo, lo porti a ragionare e a muoversi con senso di responsabilità “.
Quella del 2017, è stata una estate caldissima nel Mediterraneo, con le polemiche sul ruolo delle Ong e con una emergenza senza fine. C’è il rischio che questo scenario si ripeta, magari aggravato, anche per l’estate che bussa alle porte?
“Le statistiche relative agli ultimi 12 mesi indicano una riduzione importante degli sbarchi. Ma non credo, francamente, che l’Italia possa andare fiera di ciò. Perchè sappiamo che questa riduzione è dovuta in buona parte dagli accordi che il precedente governo italiano ha stretto con la Libia. E quando parlo di accordi, non mi riferisco solo al sostegno dato alla Guardia costiera libica, che non ha certo brillato in umanità , ma anche a quelli, mai smentiti, con milizie e tribù che controllano i porti libici da cui partono le carrette del mare. Vede, solo pochi giorni fa abbiamo potuto raccogliere, nel centro medico di Lampedusa, le testimonianze di persone che erano riuscite a fuggire dai lager libici. Testimonianze da far accapponare la pelle. Racconti di abusi, sevizie fisiche e psicologiche, di stupri di massa, di persone vendute come schiavi. No, non dobbiamo essere orgogliosi di queste ‘riduzioni’. Al nuovo primo ministro, il professor Conte, e ai capi dei due partiti al governo, Di Maio e Salvini, vorrei chiedere se è loro intenzione rinnovare quegli accordi o cambiare rotta e se sì, quale sarebbe questa rotta? Non possono più giocare di rimessa, sono al governo, hanno il potere del fare. Vediamo come intendono utilizzarlo. Certo, la partenza del ministro dell’Interni non è che induca all’ottimismo, anche perchè Salvini insiste su una narrazione che gli ha portato voti ma che con la realtà ha ben poco a che fare…”.
Vale a dire?
“Spesso, quando si affronta il tema dei migranti, si parla senza conoscere, basandosi solo su bugie raccontate spesso dai partiti, e in questo la Lega di Salvini si è rivelata maestra. La narrazione secondo cui i migranti ci rubano il lavoro, i migranti portano le malattie, i migranti attentano alla sicurezza delle nostre città , i migranti costano allo Stato…Questa narrazione porta consensì perchè indica un ‘nemico’ contro cui scagliarsi, a cui imputare tutto il peggio. Così si possono conquistare voti, vincere le elezioni, ma se poi non si cambia registro e si fa di questa narrazione falsificante la base per scelte di governo, allora le cose sono destinate a mettersi davvero male…”.
Resta quel monito: “E’ finita la pacchia”…
“Anch’io spero che la ‘pacchia’ finisca: quella delle organizzazioni criminali che si arricchiscono con il traffico di esseri umani, alimentando il caporalato, organizzazioni che prosperano anche perchè possono contare, in Europa, sui ‘colletti bianchi’, che quei soldi riciclano e reinvestono.
In questi mesi, anche in piena campagna elettorale, da più parti si è ripetuta l’affermazione: “Aiutiamoli a casa loro”. Cosa significa per Lei questa affermazione, dottor Bartolo?
“Aiutarli a casa loro è la cosa più importante, ma non la più immediata. Perchè oggi e in un futuro prossimo, la cosa più urgente, decisiva, è aiutarli a casa nostra, rendendo questa casa più vivibile, accogliente, inclusiva. Dico questo non solo perchè spinto da principi umanitari che dovrebbero essere ancora parte fondante della civiltà europea, ma perchè sono fermamente convinto che queste persone che arrivano da noi non siano una minaccia ma al contrario una ricchezza, e là dove, penso all’esperienza di tanti comuni e realtà locali, l’integrazione è avvenuta, queste persone, tolte dalla clandestinità , si sono rivelate importanti per la crescita, non solo culturale ma economica e sociale, delle comunità locali. Penso, solo per fare un esempio, all’esperienza di Mazara del Vallo, per restare alla mia Sicilia. Certo, la prospettiva è quella di ‘aiutarli a casa loro’, ma per realizzarla l’Europa deve avere il coraggio e l’onesta dell’autocritica. Perchè la quasi totalità delle persone che bussano alle nostre porte, provengono da Paesi che l’Europa ha colonizzato, affamato, ridotto a campi di battaglia, sostenendo regimi sanguinari, dittature feroci utili però a perpetuare certi interessi. Di quella ‘casa in fiamme’, i Sud del mondo, l’Europa è in parte, grande, responsabile. Non dobbiamo dimenticarlo mai”.
(da “Huffingtonpost”)
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