Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
“AQUARIUS COSTRETTA A UNA ODISSEA FORZATA E DEVASTANTE, IN VIOLAZIONE DELLE CONVENZIONI INTERNAZIONALI”… APPLAUSI SCROSCIANTI DEI 700 GIORNALISTI DI TUTTO IL MONDO CHE HANNO POTUTO VERIFICARE COME IL GOVERNO ITALIANO HA DISONORATO IL NOSTRO PAESE
La verità è una e una sola: sulla pelle di pochi disperati hanno sparso e cavalcato l’odio a fini propagandistici.
Come se il problema dell’Italia fossero alcune barche delle Ong (mentre il grosso dei soccorsi viene fatto da nomi militari e Guardia Costiera) e una inesistente invasione.
I numeri sono chiari. Ma è altrettanto vero che il governo di Polizia a guida Salvini stia cavalcando questa bolla xenofoba.
Non mancano le accuse all’Italia: “Quella vissuta in questi giorni dai 630 migranti che la nave Aquarius aveva soccorso nel Mediterraneo centrale è stata una “odissea forzata, pericolosa e devastante”, dovuta anche alla chiusura dei porti italiani, e deve suonare “come un campanello d’allarme per i leader europei”
Lo ha detto l’ong Sos Mediterranee, che ha la nave in noleggio gestendola in partnership con Medici senza frontiere
Concetto ribadito in una conferenza nella sala stampa allestita nell’edificio Veles i Vents della Marina Real Juan Carlos I, a Valencia.
Incontro stampa scandito dagli applausi dei cronisti e operatori tv ai responsabili della ong per la riuscita dell’operazione che ha portato a terra i 630 migranti, con il supporto fondamentale di Guardia costiera e Marina militare italiane con le loro unità Dattilo e Orione.
“Non è tollerabile che possa ripetersi una situazione come questa”, ribadisce la ong sottolineando anche il coraggio e la resilienza dei 630 naufraghi, insieme alla “professionalità e la profonda umanità dell’equipaggio della Aquarius”, tutti aspetti da “elogiare”, come pure “lo straordinario apporto che Sos Mediterranee ha ricevuto dalla società civile in Spagna e in tutta Europa”.
L’ong parla di “criminale inerzia degli Stati europei e che si è tradotta in oltre 13mila morti annegati bel Mediterraneo dal 2014, cioè “da quando i leader europei hanno detto ‘mai più dopo la tragedia di Lampedusa. L’Europa porta quei morti sulla propria coscienza”.
Di qui l’appello della Ong perchè tutti gli Stati membri della Ue si assumano le proprie responsabilità e mettano il soccorso in mare al vertice delle loro agende politiche.
Cominciando con l’elaborare un modello europeo di ricerca e soccorso per il Mediterraneo. Prevedendo un numero sufficiente di navi di soccorso, adeguatamente attrezzate ed equipaggiate, da dispiegare in Mediterraneo e permettendo una copertura ampia dell’area di soccorso.
E lo sbarco nel porto sicuro più vicino dev’essere assicurato “in tutti i casi, senza alcun ritardo, in accordo con i regolamenti marittimo.
(da Globalist”)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
LIQUAME DA FOGNA IN LIBERA USCITA, NECESSITA ENERGICA APPLICAZIONE DELLO SPURGATORE
Alla barbarie di messaggi di hater sui social non sfugge nemmeno il Papa.
I commenti a un tweet pubblicato dall’account ufficiale di Bergoglio – in cui invita all’accoglienza e alla solidarietà linkando un’iniziativa della Caritas, Gwa18, che propone di donare un pasto o dare ospitalità a migranti e rifugiati – sono numerosi gli insulti della fogna razzista.
La stessa che si era scatenata nei giorni scorsi quando il Cardinale Ravasi, citando un passo del Vangelo ‘Ero straniero e non mi avete accolto’, per esprimersi sulla vicenda della nave Aquarius e sulla chiusura dei porti decisa dal ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, è stato sommerso di insulti.
C’è chi come l’utente Anna Visconti, con bandierina italiana vicina al nome, suggerisce al pontefice di portarsi i clandestini in Argentina, la sua vera Patria e non in Italia. Chi invece chiede di accoglierli in Vaticano ‘perchè voi della Chiesa predicate bene e razzolate male’.
Forse qualcuno dovrebbe informarla che le strutture cattoliche hanno accolto migliaia di profughi
Un altro filone seguito è quello che, secondo gli utenti che hanno commentato il post del Papa, il Vaticano non penserebbe mai agli italiani ma sempre ai migranti.
Come se le mense della Caritas non dessero ogni giorno da mangiare a decine di migliaia di italiani
Tra le decine di post di insulti però, c’è anche quello di Domenico che sostiene Bergoglio scrivendo che la giusta via si mostra “Accogliendo. Condividendo. Rimuovendo le cause di tanta sofferenza”
Poverino, non ha ancora capito che il tempo del buonismo è finito, necessita operazione energica di spurgo della fogna maleodorante.
Perchè non siamo più lo zerbino d’Europa, siamo una fogna a cielo aperto.
(da agenzie)
argomento: Razzismo | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA GUARDIA CIVIL MINACCIA DI ARRESTARLI, PENSAVANO DI ESSERE IN ITALIA DOVE IL MINISTRO DEGLI INTERNI LI PROTEGGE
Non bastava Salvini: ora anche i neonazisti di Generazione Identitaria, nei mesi invernali impegnati al confine tra Italia e Francia a fare le battute di caccia al migrante, si mettono a dileggiare e provocare i migranti dell’Aquarius, da giorni al centro di quello che è ormai un caso internazionale.
Evidentemente, il gruppo nato da una costola di Defend Europe, quando la neve si scioglie si adatta alla stagione estiva e prende la via del mare.
E si sono fatti trovare anche a Valencia, dove hanno affisso un cartello rosso con scritto, in inglese: “No Way. You will not Make Europe your Home”, ossia “Non esiste! Non farete dell’Europa casa vostra”.
Il tutto mentre le operazioni di sbarco dell’Aquarius avevano luogo e i migranti da 5 giorni in mare venivano accolti da un altro cartello, in più lingue, che diceva al contrario “Benvenuti a casa”.
La Guarda Civil ha minacciato di arrestare i sedicenti ‘identitari’ come amano farsi chiamare e loro non l’hanno presa bene: su twitter, hanno infatti fatto una diretta in cui volevano apparire come le vittime del sistema che castra il loro pensiero, quando la cruda realtà dei fatti è che stavano dileggiando un gruppo di più di 600 disperati da giorni sballotati per mare.
Forse pensavano di essere in Italia dove un ministro degli Interni, futuro imputato dinanzi alla Corte di Gustizia europea, li protegge .
(da Globalist)
argomento: Razzismo | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
“E’ ASSURDO CACCIARE GENTE DISPERATA CHE CHIEDE SOLO AIUTO”… “L’IMMAGINE DELL’ITALIA E’ SCESA NELLA CONSIDERAZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SPAGNOLA”
“Soffro a vedere l’Italia che caccia gente disperata che chiede solo aiuto”. Giuseppe Grezzi è in Spagna da 18 anni, si occupa di mobilità sostenibile. Un po’ italiano e un po’ spagnolo, un po’ expat e un po’ figura istituzionale della città che in queste ore ha accolto l’Aquarius
Quarantacinque anni di cui 18 trascorsi a Valencia, in Spagna ci è capitato quasi per caso — per quanto casuale possa definirsi un amore sbocciato tra i banchi dell’università di Bologna e inseguito fino a quella che oggi può chiamare casa – l’assessore è impegnato in prima persona a coordinare la squadra che si occupa delle operazioni di sbarco e prima accoglienza di Aquarius, Orione e Dattilo, le navi cariche dei 629 migranti soccorsi nel mar Mediterraneo.
Grezzi, come stanno procedendo le operazioni?
Sta funzionando tutto, ci siamo organizzati in modo tale da non far restare le navi in alto mare più del necessario e di farle entrare nel porto il più velocemente possibile. I sanitari stanno effettuando i primi controlli medici, poi sbrigheremo le questioni legali. Dopodichè i migranti saranno smistati nei vari ospedali e centri di accoglienza individuati tra Valencia e paesi limitrofi. Sono già 200 i Comuni che si sono detti disposti ad accogliere.
Chi si sta occupando di dare la prima accoglienza ai passeggeri?
Abbiamo circa 2500 volontari, di cui 800 tra traduttori e traduttrici, che hanno offerto la propria disponibilità per rendere più agevoli le operazioni. Sono veri e propri traduttori, studenti di lingue, ma anche migranti che anni fa sono arrivati con i gommoni e che oggi vogliono aiutare i propri connazionali. Sono particolarmente utili soprattutto per le lingue che qui a Valencia non si studiano, come il ghanese o i vari dialetti senegalesi. Stanno contribuendo alla migliore accoglienza possibile.
Lei di cosa si sta occupando in questo momento?
Io gestisco in particolare la parte relativa ai trasporti. Guardando le dirette internazionali è possibile scorgere degli autobus rossi che escono dal porto, quelli sono i nostri bus urbani. Abbiamo messo a disposizione dieci navette, un servizio speciale che al termine del riconoscimento trasporterà i passeggeri nelle strutture in cui staranno nei prossimi giorni.
È stato nel porto di Valencia?
Abbiamo avuto consegna di non recarci al porto, i politici non possono stare là . Non si deve cercare la passerella, niente foto sul luogo dello sbarco. Rimarrò nel centro logistico, che è vicino al porto, insieme con il sindaco di Valencia e gli altri responsabili dell’accoglienza.
Come si sta vivendo lo scontro sull’accoglienza lì?
Sul tema dello scontro c’è stata molta tristezza, molti dibattiti. Da qui non si è capita molto la scelta del governo italiano, ma la reazione della società civile e delle istituzioni è stata spettacolare, all’altezza della situazione. C’è stato un enorme moto di solidarietà , si sono offerti in tantissimi: Comuni, associazioni, ma anche tante famiglie.
Come mai avete deciso di offrire il porto di Valencia come meta ultima di Aquarius?
Per capire questa decisione bisogna partire da lontano. Anche due anni e mezzo fa la regione e il comune di Valencia si offrirono di accogliere una nave, ma non fu possibile a causa del rifiuto del governo centrale. Da qualche settimana però il Partito Popolare è stato sfiduciato e al suo posto c’è il Psoe di Pedro Sanchez. Certo, ha una maggioranza molto piccola, ma non appena è scoppiata questa crisi umanitaria noi a Valencia ci siamo dichiarati ancora una volta disposti ad accogliere e questa volta è stato possibile andare fino in fondo, perchè il governo era d’accordo con noi. Quello che è cambiato è sostanzialmente l’orientamento del governo, noi ci siamo sempre stati. Avevamo un protocollo di gestione nel cassetto, siamo pronti ad affrontare questa emergenza da due anni e mezzo.
Invece tra la gente di Valencia com’è stata accolta la decisione?
In generale l’opinione è buona. Ci sono alcuni movimenti, qualche partito di estrema destra in particolare, che sta lanciando messaggi razzisti, ma sono gruppuscoli. La città sta reagendo molto positivamente. Il Partito Popolare nei giorni scorsi ha detto che di questo passo la Spagna diventerà un coladero, un colino, perchè stiamo aprendo dei buchi per chi vuole arrivare in Europa. Vogliono mettere paura, nonostante il PP si dichiari un partito cattolico. Sarebbero quelli che dovrebbero aiutare il prossimo, ma è un partito pieno di contraddizioni.
Tentativo di due anni fa a parte, è la prima volta che vi trovate ad accogliere un tale numero di persone?
Sì, un numero così alto sì. Sulla costa sud della Spagna, soprattutto in Andalusia, ogni tanto arriva qualche gommone dal Nordafrica, in particolare verso Melilla. Quindi le migrazioni verso la Spagna ci sono sempre state. Qui a Valencia mai. Al massimo qualche gommone sulle spiagge più a sud, ma mai così.
La decisione di Sanchez ha un po’ tolto le castagne dal fuoco al governo italiano. Se dovesse ripetersi una circostanza simile, sareste ancora disponibili ad offrire accoglienza?
Vedremo. Ma in nessun caso la soluzione è quella di chiudere i porti. Non possiamo permetterci di lasciare che la gente muoia in mare, c’è bisogno di una politica unica comunitaria per fornire aiuti umanitari. E poi c’è bisogno di arrivare ai problemi reali, cosa che troppo spesso non c’è la volontà di fare. Siamo noi a portare le guerre nei Paesi dell’Africa, siamo noi a esportare le multinazionali per avere materiali e risorse energetiche a basso costo. È facile dirlo a parole, lo so, ma la questione fondamentale è che queste persone stanno scappando dalla guerra o dalla fame o dalla disperazione. E noi gli abbiamo venduto il miraggio di un’Europa del benessere, com’è accaduto anche a noi italiani, quando siamo stati migranti cento anni fa in Argentina o negli Stati Uniti.
Tu che sei nato in Italia, come vedi da lì la situazione politica del nostro Paese?
La vedo molto complicata. Prima di tutto perchè si è fatto questa specie di matrimonio di convenienza, un’alleanza stranissima. Capisco che non volessero andare a elezioni perchè è rischioso, soprattutto per i 5 Stelle, ma adesso è la Lega che sta condizionando l’agenda, soprattutto riguardo la politica migratoria. Sono preoccupato. Strategicamente capisco la scelta del Pd di non dare un appoggio esterno ad un partito che di fatto li odia. Ma è un peccato, perchè i 5 Stelle hanno dei tratti interessanti. Qualche giorno fa parlando con un’emittente nazionale spagnola ho detto che dopo essere usciti dal ventennio berlusconiano, dopo aver dato un’immagine di noi così penosa al resto d’Europa e del mondo, oggi ritorniamo a essere visti come quelli che hanno cacciato gente disperata che chiedeva solo aiuto. Ed è un peccato davvero”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
“UN MILIONE DI LIKE NON VALE UNA VITA”… PECCATO CHE SIA STATO ZITTO QUANDO MINNITI HA GETTATO LE BASI DI UNA POLITICA CRIMINALE
«Salvini ha fatto il bullo con 629 disgraziati. E’ una colossale operazione di successo a livello mediatico, ma le cose non cambiano». Parole di Matteo Renzi, senatore del Partito democratico, intervistato da Lucia Annunziata a in «Mezz’ora in più», su Raitre.
Nel giorno dell’arrivo della nave Aquarius a Valencia, Renzi cita i messaggi sui social del viceministro leghista e incalza: «Un milione di like non vale una vita». Aggiunge: «Quello dell’Aquarius è solo uno spot».
Intanto, «Salvini ha concentrato tutto sui migranti e non si parla più di legge Fornero e flat tax: così aumentano il costo del gasolio e tagliano bonus cultura, bel governo del cambiamento. Dopo 105 giorni non sono state fatte le commissioni perchè non sono d’accordo sulle presidenze, non è mai successo in 70 anni di storia repubblicana».
Oggi i migranti, domani saranno le pistole per tutti, prevede Matteo Renzi a proposito del nuovo governo del cambiamento.
Poi le domande sull’inchiesta sullo stadio di Roma: «Io sono garantista, aspetto le sentenze – – sostiene Renzi -. Ma noi non urliamo “onestà ”, anche se dovremmo gridare “ma ‘ndo sta”?, visto che è ancora coinvolto l’uomo forte del sindaco». L’attacco al nuovo governo è totale: «Vorrei dare un abbraccio affettuoso a quel popolo di intellettuali, attori, cantanti, filosofi che l’anno scorso dicevano che noi del Pd non eravamo di sinistra, che l’M5S era la sinistra. I 5 Stelle ora sono complici di Salvini, una corrente a rimorchio della Lega».
Approfittando poi di un lapsus di Lucia Annunciata – che anzichè dire «Matteo Renzi» dice «Matteo Salvini» – ribatte: «Sbagliare Matteo? È capitato anche alla sinistra del mio partito che ha attaccato il Matteo sbagliato per anni…».
(da agenzie)
argomento: Renzi | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA LOTTA PER LA LEADERSHIP DI DUE CANDIDATI CON UN ELETTORATO VOLUBILE, RENZI INSEGNA
Non c’è stata alcuna luna di miele dopo il tormentato matrimonio tra i Cinquestelle e Lega perchè l’incompatibilità di carattere s’è palesata quasi subito, in occasione del respingimento della nave Aquarius e dell’inchiesta sullo stadio della Roma.
Il dissidio non si basa su inconciliabili letture dei fatti di questi giorni, del tipo i grillini contro e i salviniani a favore della linea più intransigente nei confronti dei migranti, oppure i primi in difesa e gli altri critici della giunta Raggi.
No: a minare in profondità il governo pentaleghista è la lotta per la leadership, dalla quale è peraltro escluso Giuseppe Conte, l’unico che istituzionalmente avrebbe il diritto a pretenderla.
Non c’è altro dietro il fuoco d’artificio di definizioni, frasi a effetto e hashtag forgiati e diffusi da Matteo Salvini, Luigi Di Maio ed epigoni, tutti prolifici, fantasiosi, talvolta inconsapevoli copy, come si usa appellare quanti si guadagnano da vivere inventando slogan.
L’elenco di parole, neologismi e locuzioni a loro attribuiti di recente è forzatamente incompleto: “è finita la pacchia” (Salvini sugli immigrati) e #chiudiamoiporti (idem), “l’abbiamo premiato per il lavoro fatto” (Di Maio su Luca Lanzalone, il superconsulente del Movimento 5 Stelle, poi arrestato per fatti corruttivi, al quale la giunta romana affidò per riconoscenza la presidenza della municipalizzata Acea che prevede un compenso di 240mila euro l’anno) e “finchè non arriveranno le scuse noi non indietreggiamo” (Di Maio, con piglio mussoliniano, sulle affermazioni offensive del presidente francese Macron all’indirizzo degli italiani) e “me l’hanno imposto” (la sindaca Virginia Raggi riferendosi ancora a Lanzalone, planato a suo tempo sul Campidoglio per volontà , dice ora lei, di Beppe Grillo e dei neoministri Alfonso Bonafede e Adriano Fraccaro).
Il segretario della Lega e il capo politico del Movimento 5 Stelle si muovono con obiettivi a breve diversi se non addirittura opposti.
Salvini sforna annunci ad alto ritorno d’immagine ed è premiato dalla maggioranza degli italiani che plaude al divieto alle navi delle Ong di attraccare ovunque, da Pozzallo a Trieste.
Le reazioni pubbliche di Di Maio e dei più noti esponenti del Movimento 5 Stelle appaiono invece mosse difensive nel tentativo di salvare la credibilità del partito dell'”onestà , onestà ” minata dallo scandalo romano, in attesa che la tempesta mediatico-giudiziaria si plachi.
Poichè i sondaggi danno ormai i potenziali voti per la Lega appena sotto quelli per i pentastellati, non c’è da illudersi che la campagna elettorale portata avanti dai due gruppi dal 2013 possa concludersi quando si passerà all’ordinaria amministrazione governativa. Non accadrà .
A emergenza seguirà emergenza, a nemico seguirà nemico (l’Unione Europea, i profughi, la Germania, l’euro), fino allo scontro finale Lega vs. M5S, una sorta di sfida all’O.K. Corral dalla quale, nelle rispettive attese, uscirà un solo vincitore.
La politica, però, non si lascia piegare dalle arroganze dei capi e dalle analisi dei loro consiglieri, come le recenti vicende italiane dovrebbero aver insegnato, e invece non accade.
Quattro anni fa, sull’onda del 41 per cento ottenuto alle europee, Matteo Renzi si convinse d’aver ipotecato almeno un decennio di politica nazionale e si comportò di conseguenza, mostrando scarsa o nulla capacità di ascolto: si crearono così le condizioni per le batoste del referendum del 4 dicembre 2016 e delle elezioni del 4 marzo scorso.
Analogamente, il consenso di cui gode adesso Salvini non è talmente saldo da resistere nel caso la flat tax non si concretizzasse nel giro di qualche mese: Trump ha dovuto mantenere un’analoga promessa elettorale dopo un anno dall’insediamento alla Casa Bianca, quando s’accorse che il suo consenso andava rapidamente erodendosi. I piedi di argilla di Lega e Cinquestelle poggiano sulla volatilità dei loro elettorati.
Solo flat tax e reddito di cittadinanza potrebbero rafforzarli, ma per introdurli non bastano gli slogan.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: governo | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
CHI NASCE IN UNA FAMIGLIA A BASSO REDDITO IMPIEGA 150 ANNI A RAGGIUNGERE LA MEDIA DEL PAESE
Cantava in rima Totò che da morti si è tutti uguali e a vedere i dati Ocse sembra proprio che sia più facile aspettare la Livella naturale che affidarsi alla possibilità di “scalare” la società attraverso l’ascensore delle classi.
L’Organizzazione parigina ha rilasciato in settimana il rapporto sulla mobilità sociale e ne ha concluso che in Italia sono necessarie cinque generazioni perchè un bambino nato in una famiglia a basso reddito (tra il 10% più povero della popolazione) raggiunga il reddito medio nazionale
Dal rapporto dell’organizzazione parigina emerge che oltre sette genitori su dieci temono che i loro figli non raggiungano lo stesso status della famiglia d’origine. L’istruzione del nucleo risulta un fattore determinante: i due terzi dei figli la cui famiglia d’origine è poco istruita non riusciranno a fare meglio e solo il 6% riuscirà a prendere un diploma di scuola superiore.
La “trasmissione di padre in figlio” è alta per quanto concerne la tipologia di lavoro, se si considera che il 40% dei figli dei lavoratori manuali farà lo stesso lavoro dei genitori. Il 31% dei figli di chi percepisce un reddito basso percepirà lo stesso reddito.
L’Ocse punta il dito sull’entità molto bassa degli investimenti che si fanno nella scuola e nella formazione, citando ad esempio il fatto che i laureati guadagnano in media solo il 40% in più rispetto ai diplomati, mentre tale percentuale sale al 60% nei paesi dell’area Ocse.
La posizione dell’Italia in questa graduatoria non è a dire il vero peggiore di quella di altri vicini europei.
Ci sono alcuni paesi come la Francia e la Germania dove la media sale addirittura a 6 generazioni, per non parlare del Brasile e del Sudafrica (9 generazioni) o della Colombia (11).
La media cala drasticamente in Danimarca e negli altri paesi nordici (Norvegia, Finlandia, Svezia) dove sarebbero necessarie solo 2 o 3 generazioni. In media, nei paesi Ocse, solo il 17% dei bambini provenienti da ambienti modesti riescono a salire socialmente fino in cima alla scala dei redditi, mentre il 42% dei bambini di famiglie ricche sono in grado di rimanere a quel livello.
Per l’Ocse, manca insomma la “mobilità sociale”: in media, inoltre, solo il 24% dei figli dei lavoratori manuali diventa dirigente (il 27% in Francia) mentre la percentuale è doppia per i figli dei dirigenti.
Solo il 12% dei bambini con genitori scarsamente istruiti ha un’istruzione superiore, rispetto a più del 60% dei bambini nati in famiglie più intellettualmente preparate.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
10.607 SONO LE MENSE E I CENTRI DI DISTRIBUZIONE, 197 GLI ENTI CHE DANNO AIUTO… IN PRIMA FILA LA CHIESA PERCHE SE ASPETTATE INIZIATIVE DELLA POLITICA POTETE MORIRE DI FAME
10.607 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi impegnate
La punta dell’iceberg della situazione di disagio in cui si trovano molte famiglie sono i 2,7 milioni di persone che in Italia nel 2017 sono state addirittura costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare.
È quanto emerge dal rapporto Coldiretti ‘La povertà alimentare e lo spreco in Italia’, presentato alla giornata conclusiva del Villaggio della Coldiretti ai Giardini Reali di Torino con un impegno anche nella solidarietà e un focus sugli sprechi alimentari ed i consigli e le ricette dal vivo degli agrichef per valorizzare gli avanzi con la cucina del giorno dopo.
Ad avere problemi per mangiare sono dunque — sottolinea la Coldiretti — oltre la meta’ dei 5 milioni di residenti che, secondo l’Istat, si trovano in una condizione di povertà assoluta.
Nel 2017, circa 2,7 milioni di persone hanno beneficiato degli aiuti alimentari attraverso l’accesso alle mense dei poveri o molto più frequentemente con pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli.
Infatti, spiega Coldiretti, sono appena 114mila quelli che si sono serviti delle mense dei poveri a fronte di 2,55 milioni che invece hanno accettato l’aiuto dei pacchi di cibo sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).
Tra le categorie più deboli degli indigenti si contano — continua la Coldiretti — 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e circa 100mila senza fissa dimora.
Contro la povertà si attiva la solidarietà con molte organizzazioni attive nella distribuzione degli alimenti, dalla Caritas Italiana al Banco Alimentare, dalla Croce Rossa Italiana alla Comunità di Sant’Egidio.
E si contano ben 10.607 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi impegnate nel coordinamento degli enti territoriali ufficialmente riconosciute dall’Agea che si occupa della distribuzione degli aiuti.
Di fronte a questa situazione di difficoltà sono molti gli italiani attivi nella solidarietà , a partire da Coldiretti e Campagna Amica che dal Villaggio #stocoicontadini di Torino hanno lanciato per la prima volta l’iniziativa della ‘spesa sospesa’ a favore della Caritas.
Si tratta della possibilità di fare una donazione libera presso i 150 banchi del mercato per fare la spesa a favore dei più bisognosi.
In pratica, si mutua l’usanza campana del ‘caffè sospeso’, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo. In questo caso — spiega la Coldiretti — frutta, verdura, formaggi, salumi e ogni tipo di genere alimentare raccolto vengono consegnati alla Caritas che si occupa della distribuzione alle famiglie in difficoltà .
“In un’occasione di incontro tra campagne e città come è il Villaggio Coldiretti non potevamo non pensare a chi in questo momento vive grandi sofferenze a causa della crisi economica che ha colpito duramente soprattutto le fasce più deboli della popolazione- ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo- è però necessario intervenire anche a livello strutturale per rompere questa spirale negativa aumentando il reddito disponibile di chi oggi vive sotto la soglia di povertà ”.
(da agenzie)
argomento: povertà | Commenta »
Giugno 17th, 2018 Riccardo Fucile
IL DOCENTE DI POLITICA ECONOMICA AL SANT’ANNA DI PISA: “LA FLAT TAX E’ UN ERRORE MADORNALE E CONTRADDICE L’IMPOSTAZIONE DEL MOVIMENTO”
Giovanni Dosi era l’economista più ascoltato dal MoVimento 5 Stelle fino a un mese fa. Nel maggio 2017 era stato intervistato da Stefano Feltri sul Fatto prima di un convegno del M5S mentre il suo allievo Andrea Roventini era stato scelto da Di Maio per fare il ministro dell’Economia all’epoca in cui le liste dei ministri si spedivano via mail al Quirinale.
Oggi il professore di politica economica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa fa sapere in un’intervista rilasciata a Vittorio Malagutti su l’Espresso che si sente vittima di un voltafaccia a 5 Stelle dopo il contratto di governo con la Lega.
Dosi ha consigliato all’epoca in cui era ascoltato un programma prettamente keynesiano: più tasse ai ricchi, maggiore intervento pubblico in economia, investimenti supplementari nei servizi pubblici a carattere universale, come sanità , trasporti, scuola.
Adesso il professore nota che tutto questo è scomparso dal contratto di governo Lega-M5S.
«Sono molto preoccupato perchè i risultati sul fronte economico, semmai ci saranno, potranno essere raggiunti solo in un arco di tempo molto lungo, si parla di anni. La Lega invece punta ad allargare la propria area di consenso con misure propagandistiche attuabili in fretta e di fatto a costo zero».
Può fare qualche esempio?
«La politica dell’immigrazione è nelle mani di Salvini, che dalla poltrona di ministro dell’Interno è ora in grado di influenzare l’opinione pubblica ancora più pesantemente rispetto al passato. Penso per esempio alla campagna sui rimpatri forzati, i nuovi centri di detenzione per richiedenti asilo o la chiusura dei porti alle navi delle Ong. Una serie di annunci eclatanti seguiti da pochi provvedimenti finiscono per oscurare eventuali successi di politica economica, che arriveranno chissà quando.
Intanto anche sul fronte delle riforme economiche II vecchio cavallo di battaglia leghista, la Flat tax ora trasformata in Dual tax, sembra diventata di gran lunga l’argomento centrale del dibattito, non le pare?
«La Flat tax è un errore madornale sotto tutti i punti di vista. Il solo fatto che possa essere presa in considerazione in un programma di governo serio mi sembra una totale follia».
Dosi critica anche la flat tax e trova sorprendete che la proposta sia stata confermata da chi lavorava a un aumento dell’imposizione sui redditi più elevati ed a tassazioni supplementari sui grandi patrimoni finanziari.
E si dice stupito anche della marcia indietro sul Jobs Act: «Non riesco a spiegarmela, se non come un’ulteriore concessione alla Lega. La mia posizione, che a suo tempo avevo espresso anche ai Cinque stelle, è che l’aumento della flessibilità del lavoro, causato anche dal Jobs Act, contribuisce a ridurre la produttività delle aziende, che possono reclutare manodopera precaria, pagarla poco e mandarla via con facilità . Invece le aziende dovrebbero essere costrette a rinnovarsi, a investire in tecnologia oppure a chiudere se non sono più competitive».
Infine parla di un rischio politico intorno al tema dell’euro: «Se non si fa nulla, per cambiare le regole del gioco, qualcuno, anche dentro al governo, potrebbe approfittare delle crescenti tensioni con l’Europa per tentare di rovesciare il tavolo. In altre parole per imporre a furor di popolo l’uscita dall’euro. I sovranisti avrebbero così partita vinta con costi enormi per il Paese. Se a questo sommiamo l’impronta oggettivamente razzista e xenofoba che Salvini sta dando a questo governo, la mia preoccupazione aumenta di molto».
(da “NextQuotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »