Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
CANTAMI, O DIVA, DEL GIUSTO SALVINI L’IRA FUNESTA… FORZA PADAGNI, FATE UNA COLLETTA TRA I RIVOLUZIONARI SOVRANISTI PRONTI A IMMOLARSI PER LA CAUSA
Il giorno dopo la sentenza del tribunale del Riesame che ha accolto il ricorso della Procura di
Genova sul sequestro dei 49 milioni di euro della Lega per la vicenda della truffa ai danni dello Stato, sui rimborsi elettorali non dovuti dal 2008 al 2010.
Nel processo sono stati condannati in primo grado Umberto Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito e tre ex revisori dei conti del partito che ora è guidato da Matteo Salvini.
Il ministro dell’Interno ha accolto la notizia con la calma e la sportività che lo contraddistinguono. «È una vicenda del passato, sono tranquillo», ha detto ieri il Segretario della Lega fiducioso dell’appoggio degli italiani «se vogliono toglierci tutto facciano pure, gli italiani sono con noi».
Salvini non ha rinunciato ad attaccare la procura genovese aggiungendo: «Spero che la procura di Genova impegni il suo tempo sul disastro dell’austrostrada».
Ed è questo non troppo velato attacco alla magistratura il succo della proverbiale tranquillità salviniana. All’indomani del via libera della Cassazione, ad aprile scorso, Salvini era meno tranquillo: «Cercano di toglierci dai giornali, dalle tv, dalle radio, dal Parlamento. Cercano di farlo “alla turca”. Ma non ci riusciranno. In democrazia sono i cittadini con il loro voto che decidono chi vince e chi perde, non un singolo giudice. Sono proprio curioso di vedere adesso cosa dirà il Presidente della Repubblica».
Salvini poi è andato all’attacco su Facebook e su Twitter dove ha messo in guarda e invitato a “temere l’ira dei giusti“, manco recitasse in un film di Quentin Tarantino. Dimenticando forse che al momento c’è una condanna in primo grado a carico del fondatore (e Presidente a vita) della Lega Nord.
Scrive che lavora per la sicurezza degli italiani e lo indagano per sequestro di persona. Quando in realtà non è indagato perchè sta lavorando (a proposito, quali atti o decreti ha firmato il ministro dell’Interno a riguardo?) per rendere l’Italia un paese “sicuro” ma perchè per dieci giorni ha impedito lo sbarco di 150 persone che non rappresentavano un pericolo immediato per la sicurezza.
Salvini scrive «lavoro per cambiare l’Italia e l’Europa e mi bloccano tutti i conti correnti, per presunti errori di dieci anni fa», ma il sequestro non ha nulla a che vedere con il suo operato a favore dell’Italia e dell’Europa.
Il provvedimento del Tribunale di Genova riguarda invece l’operato dei vertici di un partito politico e la gestione dei soldi pubblici.
E, come ha documentato l’Espresso, non si tratta di errori di dieci anni fa perchè i soldi in questione sono entrati nelle casse del partito anche tra il 2011 e il 2014, quindi durante la gestione di Roberto Maroni e Matteo Salvini.
Salvini “il giusto” e il misericordioso confonde i piani e si dipinge come vittima dell’attacco dei giudici e della magistratura che vuole fermarlo.
Ma nessuno vuole fermarlo nè tanto meno “chiudere” la Lega. Semplicemente si chiede alla Lega di restituire i soldi che secondo i giudici sono frutto di una truffa ai danni dei cittadini italiani.
I 49 milioni della Lega sembrano però essere, per i sostenitori del governo del cambiamento, un problema secondario, briciole.
Eppure il MoVimento 5 Stelle è sceso in piazza a stappare spumante dopo aver “tagliato” i vitalizi ai parlamentari.
Un provvedimento che genera un risparmio pari a poco meno di 40 milioni di euro all’anno.
La confisca dei beni è obbligatoria e come scrive il Riesame nella sentenza «siccome la Lega Nord ha direttamente percepito le somme qualificate in sentenza come profitto del reato in quanto oggettivamente confluite sui conti correnti non può ora invocarsi l’estraneità del soggetto politico rispetto alla percezione delle somme confluite sui suoi conti e delle quali ha direttamente tratto un concreto e consistente vantaggio patrimoniale».
Mentre Luigi Di Maio difende l’alleato di governo spiegando che «i fatti di cui viene accusata la Lega risalgono ai tempi di Bossi e il periodo antecedente alla gestione Salvini della Lega» il Senatùr si difende dicendo che quando ha lasciato la guida del partito quei soldi erano ancora nelle casse di Via Bellerio.
I collaboratori di Bossi sottolineano che stando ai bilanci quando Maroni ha preso in mano la guida del partito (nel 2012) a bilancio c’erano 40.025.226,74 euro. Quando arrivò Salvini nel 2014 l’attivo era di 17 milioni e nel 2015 di 9 milioni e mezzo.
La Lega sicuramente farà ricorso in Cassazione per cercare di fermare il sequestro, ma studia anche un eventuale Piano B.
Una delle ipotesi per evitare la “chiusura” è quella di fondare un nuovo partito in modo da cominciare da zero. Ma Salvini è restio ad abbandonare l’Alberto da Giussano e i vari simboli del marchio del Carroccio.
Torna così alla ribalta l’idea della colletta, già avanzata qualche tempo fa da Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, e rilanciata in queste ore da alcuni fan salviniani che hanno proposto che a trovare i 49 milioni siano gli italiani ovvero gli stessi a cui la Lega li ha presi in maniera indebita.
Forza padagni, mani al portafoglio per salvare la patria sovranista: e vediamo quanto sarete generosi per la causa.
(da agenzie)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
SIAMO AL DELIRIO, SAREBBE BASTATO INFORMARSI SUI DOCUMENTI UFFICIALE PER SAPERE CHE E’ FALSO
“La famiglia Benetton era ed è azionista di punta dei gruppi che controllano quotidiani come La Repubblica, L’Espresso, Il Messaggero. Ecco il motivo per il quale i media attaccano il Governo del Cambiamento e il Movimento 5 Stelle che, dopo 20 anni di opacità , rende pubbliche queste convenzioni“.
A scriverlo è il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli in un post pubblicato giovedì pomeriggio sul Blog delle Stelle, intitolato “Ecco il tesoro dei signori delle autostrade“.
Ma la holding Edizione della famiglia di Ponzano Veneto non è mai stata socia del gruppo Espresso, ha ceduto lo scorso anno le quote che deteneva in Sole 24 Ore e Caltagirone editore e già nel 2014 ha venduto la partecipazione in Rcs.
Via Twitter, il direttore di Repubblica Mario Calabresi ha replicato scrivendo che Toninelli “ha perso lucidità , ormai straparla” e “si è superato affermando il falso”, per poi augurarsi che “rinsavisca e cancelli in fretta queste frasi diffamanti“.
L’esponente M5s nel post parte dalla privatizzazione di fine anni Novanta (“in principio fu il centrosinistra che nel 1999 con il governo D’Alema privatizza Autostrade spa”) per descrivere come in seguito, con le convenzioni che blindano i guadagni dei concessionari e le successive proroghe, i caselli abbiano “finito per arricchire un pugno di grandi “prenditori” privati”.
Ma quando arriva agli intrecci tra i concessionari e le aziende editoriali scivola sulle partecipazioni dei Benetton.
“A dimostrazione ulteriore del connubio di potere che questo sistema ha generato”, si legge, “c’è il valzer di poltrone che ha visto molti personaggi politici (o ex politici) muoversi con disinvoltura dalle posizioni di governo e gli scranni parlamentari verso i Cda di Atlantia o degli altri concessionari. Oppure occupare contemporaneamente ruoli di vertice all’interno dei gestori autostradali e negli organi amministrativi delle grande imprese editoriali di questo Paese. Mentre la famiglia Benetton era ed è azionista di punta dei gruppi che controllano quotidiani come La Repubblica, L’Espresso, Il Messaggero“.
I Benetton in realtà non sono mai stati azionisti del gruppo Espresso.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
AGENTI IN TENUTA ANTISOMMOSSA HANNO CARICATO DI FORZA 16 RAGAZZI IN FILA PER UNA VISITA MEDICA.. VERGOGNOSE PAROLE DI SALVINI…MEDICI SENZA FRONTIERE DENUNCIA: “VIOLAZIONE INACCETTABILE DEL DIRITTO ALLE CURE MEDICHE”… LA QUESTURA: “SARANNO SUBITO RILASCIATI”
La polizia è alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti e allontanatisi dal centro di Rocca
di Papa nei giorni scorsi.
Su basi giuridiche sconosciute.
Stamattina agenti della Digos hanno prelevato 17 persone che erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici senza frontiere in piazzale Maslax, a Tiburtina, dove si trovava un presidio dell’associazione Baobab.
Di questi, 16 sarebbero ragazzi eritrei arrivati in Italia sulla nave Diciotti. Il diciassettesimo migrante è un siriano di 65 anni che aveva chiesto di accedere alla procedura per l’asilo politico.
A dare la notizia proprio i volontari di Baobab, in un post sulla loro pagina Facebook. “Poco fa, mentre seguivamo le notizie provenienti dallo sgombero di via Raffaele Costi, quattro blindati, un bus e sette macchine della Digos, sono arrivate al nostro presidio a piazzale Maslax. Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 16 ragazzi sul bus”.
La polizia, stando a quanto raccontato dai volontari di Baobab, ha confermato di essere alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti. I ragazzi sono stati individuati e accompagnati all’Ufficio immigrazione di Roma per essere identificati. “Abbiamo avuto rassicurazioni dalla forze dell’ordine che saranno rilasciati e lasciati liberi. Da quello che sappiamo dei 17 prelevati 16 sarebbero quelli della nave Diciotti che non sono rientrati nel centro di Rocca di Papa”.
Così Giovanna Cavallo attivista di Baobab, che ha accompagnato i migranti all’ufficio immigrazione insieme a un legale. A dimostrazione che non c’era ragione di fermarli, se non per una speculazione politica del governo.
LE INDEGNE PAROLE DI SALVINI
“Poverini in fuga dalla guerra? No, clandestini in fuga dalla legge”, commenta il ministro degli Interni Matteo Salvini
Baobab ha denunciato sui social “l’operazione illegale che si vuole mettere in atto: costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa. Ancora non si sa se questi ragazzi erano effettivamente sulla nave, in quanto la polizia ha costretto a far salire sul bus le prime persone che si è trovata davanti”, si legge nel post.
Anche Medici Senza Frontiere denuncia quella che definisce “un’inaccettabile violazione del diritto alle cure mediche”. “Poco fa al Baobab Experience poliziotti hanno portato via persone di nazionalità eritrea in fila per consultazioni mediche alla clinica mobile Msf”, si legge sul profilo Twitter. “L’operazione ha anche violato confidenzialità medica”.
“Un’ulteriore mortificazione per queste persone”, commenta Andrea Costa di Baobab. “L’operazione della polizia si spiega solo con la volontà di dimostrare che hanno tutto sotto controllo. Bisognerebbe ammettere invece che queste persone vogliono solo transitare per l’Italia, che sono dirette altrove, nel Nord Europa”.
I volontari ammettono di aver assistito “donne, uomini, bambini e minori non accompagnati migranti della nave Diciotti”. “Sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience. Non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando nè di fuggitivi nè di ricercati”. Su Facebook i volontari chiariscono di non aver “ritenuto di rendere pubblica la loro sosta al nostro campo per proteggerli”.
“Sono migranti ‘in transito'”, prosegue l’associazione. “L’Italia non è la loro meta, ma una tappa del loro viaggio verso il ricongiungimento con parenti e la speranza di una vita migliore”.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
SETTE ARRESTI, TRA LORO GLI EX ASSESSORE MONOSI (CDX), PASQUALINI (CDX) E TORRICELLI (PD)… L’ACCUSA E’ DI ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, PECULATO, CORRUZIONE, ABUSO D’UFFICO, VIOLENZA PRIVATA E LESIONI
Sette persone arrestate e 46 indagati a Lecce. Sono ex amministratori comunali, consiglieri — alcuni dei quali ancora in carica — e dirigenti, tutti accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, abuso d’ufficio e falso ideologico.
Scambiavano voti per alloggi popolari. Secondo quanto riportato dal Quotidiano di Puglia, sono finiti ai domiciliari “l’ex assessore e attuale consigliere comunale Attilio Monosi (centrodestra), il consigliere comunale Pd Antonio Torricelli, l’ex assessore della giunta Perrone Luca Pasqualini (centrodestra), il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro, leccese”.
Interdittiva invece per i dirigenti e funzionari dell’ufficio casa Piera Perulli, Giovanni Puce, Paolo Rollo e Luisa Fracasso.
Gli arresti sono stati richiesti dai pm Massimiliano Carducci e Roberta Licci. Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, è sostenuto da una maggioranza di centrosinistra ed è stato eletto nel 2017, dopo 20 anni di amministrazione di centrodestra.
I finanzieri del Comando Provinciale di Lecce, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 9 persone (di cui due in carcere, cinque agli arresti domiciliari e due con obblighi di dimora), indagati a vario titolo per reati di associazione a delinquere, peculato, corruzione, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, falso, occupazione abusiva, violenza privata e lesioni.
L’ordinanza, che ha interessato, tra gli altri, amministratori pubblici pro-tempore e dipendenti della amministrazione comunale, è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, in seguito a richiesta avanzata dalla Procura nel mese di dicembre dello scorso anno nell’ambito di indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Lecce.
Secondo l’ipotesi di reato formulata dai magistrati, è stata accertata l’assegnazione indebita di alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica in favore di persone non collocati in graduatoria in posizione utile, l’occupazione abusiva di alloggi resisi disponibili per l’assegnazione nonchè l’accesso illegittimo a forme di sanatoria di cui alla Legge Regionale 10 del 2014 concesse in assenza dei requisiti richiesti.
Si tratta di comportamenti che al momento non vedono coinvolti ulteriori soggetti oltre a quelli colpiti dalla misura cautelare di oggi.
Secondo i magistrati la finalità era quella di acquisire consenso elettorale dei potenziali beneficiari di alloggi pubblici. Su ordine della Procura della Repubblica sono stati, inoltre, notificati 34 avvisi di garanzia nei confronti di altrettanti indagati per analoghe ipotesi di reato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
ED ELENCA IL CALO DEGLI ATTIVI DI CASSA DURANTE GLI ANNI DEI SUOI SUCCESSORI : QUANDO HA LASCIATO C’ERA UN ATTIVO DI 40 MILIONI
“Colpa mia? Non è vero, quando ero io alla guida della Lega i soldi c’erano”. 
La replica di Umberto Bossi alle accuse è sempre la stessa. A poche ore dalla sentenza del tribunale del Riesame, a chi gli affibbia la responsabilità di quei 49 milioni di rimborsi elettorali non dovuti, spariti e ora da restituire, il Senatùr – che preferisce ormai il basso profilo dopo tutte le vicende politiche e giudiziarie avute – dà un consiglio: “Guardate i bilanci della Lega, lì c’è tutto in chiaro”.
La linea difensiva di Bossi è insomma che lo scaricabarile su di lui è in contrasto con i fatti, come i bilanci dimostrerebbero.
E quindi nei bilanci appunto è scritto che il totale attivo degli esercizi del segretario federale Bossi nell’anno 2011 è di 47.791.649,05.
Bossi si dimette da segretario della Lega il 5 aprile del 2012 alla vigilia del coinvolgimento del figlio Renzo nell’inchiesta sui rimborsi, e lascia al successore Roberto Maroni alla guida della Lega un tesoretto che a fine 2012 è di 40.025.226,74. “Sono i soldi che erano nelle casse del partito”: sottolineano i collaboratori di Bossi. Nell’anno 2013, sempre sotto la gestione Maroni, l’attivo di cassa è di 25.844.133,12.
Bossi e i suoi collaboratori segnalano che si tratta del bilancio della Lega Nord con il timbro della certificazione di Price Waterhouse, società internazionale di revisione dei conti.
Sempre per la serie della trasparenza dei bilanci, il totale attivo scende via via negli anni.
Ecco quindi che nel 2014, segretario Matteo Salvini, il totale attivo è di 17 milioni e nel 2015 di 9 milioni e mezzo.
C’è poi il capitolo della liquidità a disposizione del Carroccio e qui, nell’era Bossi, scoppia il caso Belsito che fa i famosi investimenti in Tanzania: dai 31 milioni e mezzo di liquidità (2010) si passa nel 2011 a 12 milioni e 700 mila.
Bossi e Belsito sono stati condannati una prima volta a Milano, per appropriazione indebita dei fondi del partito, nel luglio 2017. Una seconda volta, a Genova, due mesi dopo, per truffa insieme a tre ex revisori.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
NON ESISTE INCOMPATIBILITA’ GIURIDICA, SOLO QUESTIONE DI OPPORTUNITA’ POLITICA… HA RINUNCIATO ALLA PROVA ORALE MA NON HA RINUNCIATO ALLA CATTEDRA
Ieri il giornale Politico.eu, versione europea del media americano, ha rivelato che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si sarebbe dovuto presentare all’ora di pranzo nella sala delle lauree della Facoltà di Giurisprudenza per sostenere la prova orale del concorso per una cattedra a La Sapienza. Politico.eu faceva anche sapere che il colloquio era fissato per lunedì.
La cattedra della Sapienza si libererà il prossimo 31 ottobre con il pensionamento del professor Guido Alpa, di cui il premier è stato allievo prediletto.
Il concorso, arrivato alla sua fase esecutiva, era stato indetto il 14 dicembre 2017. La commissione, presieduta da un altro docente della Sapienza, Enrico Elio Del Prato, scelto in quel ruolo proprio dalla facoltà , lunedì avrebbe ascoltato la relazione orale dei candidati in lingua inglese su uno dei quindici lavori realizzati dagli stessi aspiranti docenti. Alla conversazione sarebbe seguita la valutazione.
Secondo alcuni giuristi la partecipazione di Conte al concorso è contraria alla legge del 2010 che regola il conflitto di interessi.
Dopo la diffusione della notizia Giuseppe Conte, a margine della conferenza stampa che ha presentato la nuova legge anticorruzione del governo Lega-M5S, ha fatto sapere che non andrà al colloquio a causa di impegni pregressi.
“La mia nuova veste mi impone di riconsiderare la scelta, — ha detto Conte —impegni istituzionali mi impediscono di partecipare al colloquio orale”. Senza accennare in alcun modo quindi al conflitto di interessi o alle ragioni di opportunità .
A quanto pare, quindi, Conte aveva intenzione di partecipare al concorso e poi, in caso di ottenimento della Cattedra, di mettersi in aspettativa per la durata del suo mandato a Palazzo Chigi, come consentito dalla Sapienza.
E, scrive oggi il Fatto, se Conte non ritiene incompatibili il concorso e il suo ruolo, può rinunciare alla prova orale di lunedì senza però ritirare la domanda per la cattedra, rimandando di qualche giorno la decisione definitiva.
D’altra parte la scelta sarà soltanto sua: la Sapienza, come avviene per ogni procedura selettiva per la copertura di una cattedra, ha formato una commissione — composta in questo caso dal Prof. Enrico Elio del Prato (Sapienza), dal Prof. Stefano Delle Monache (Università di Padova) e dalla Prof. Giusella Dolores Finocchiario (Università di Bologna) — che in una riunione dello scorso 1 agosto non ha ravvisato incompatibilità giuridiche tra la candidatura di Conte e la sua posizione da presidente del Consiglio.
Al di là degli aspetti formali, resta però un’evidente questione di opportunità , visto che il suo ruolo lo pone in una condizione diversa rispetto agli altri candidati al trasferimento.
A pesare, nella volontà del premier, c’è senza dubbio l’incognita sul suo futuro: il governo al momento tiene, ma non è detto che possa durare fino a fine legislatura.
E anche se fosse, Conte ha forse già chiaro che la politica non sarà più il suo mestiere. Nella storia della politica italiana, due casi simili sono già successi: Vincenzo Visco e Oliviero Diliberto parteciparono (e vinsero) due concorsi universitari mentre erano ministri, uno del Tesoro, l’altro della Giustizia.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
E’ TORNATO ALL’ATTIVITA’ LEGALE, SI OCCUPERA’ DI EGITTO
Cravatta blu e sguardo manageriale, la fototessera di Angelino Alfano è arrivata sul sito del mega
studio legale Bonelli Erede Pappalardo, nella pagina dell’Africa team guidato da Stefano Simontacchi.
Abbandonata la politica, Alfano ha iniziato a sfruttare la rete di conoscenze maturata nel periodo in cui era ministro degli Esteri: primo incarico, la creazione di un Focus Team in Egitto su Public International Law & Economic Diplomacy insieme all’ex politico locale Ziad Bahaa-Eldin, già a capo dell’authority finanziaria egiziana sotto Mubarak quindi vicepremier dopo il colpo di Stato di Al Sisi.
Sede principale di lavoro dell’ex ministro è il palazzo dello studio in via Michele Barozzi 1, nel centro di Milano, ma con frequenti visite negli uffici che lo studio ha preso sull’isola di Gezira, sul Nilo, nella zona più lussuosa del Cairo.
Nel sito dello studio, Alfano si presenta così: «Ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla libera professione, con un particolare orientamento allo scenario
e ai mercati internazionali. Intraprendo questo nuovo percorso professionale con l’entusiasmo e la voglia di un progetto a lungo termine, in cui valorizzare al massimo le mie esperienze pregresse, pur in discontinuità rispetto ai ruoli da me ricoperti in passato».
Lo studio dà il suo benvenuto ad Alfano in quanto «esperto di Diritto civile, commercio internazionale, procedure antiterrorismo, sicurezza negli stadi e sanzioni internazionali», aggiungendo che l’arrivo dell’ex ministro «rafforzerà il nostro presidio in Africa e nel Medio Oriente», soprattutto «nei servizi di consulenza per Stati e Istituzioni».
Laureatosi in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano nel ’93, Alfano è stato abilitato avvocato tre anni dopo, ma è subito diventato deputato dell’assemblea regionale siciliana, poi al Parlamento nazionale, infine ministro.
(da “L’Espresso”)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
“IL M5S HA UNA CLASSE DIRIGENTE DI SCAPPATI DA CASA”
La folla a Ravenna è grande, e anche molto calda.
Per Matteo Renzi è la prima volta da ex alla festa nazionale dell’Unità , ma l’accoglienza resta da star: più di un migliaio di persone lo abbraccia, applausi a scena aperta, quasi una nostalgia per il segretario che c’era e che — sottolinea lui stesso- ora non c’è più.
Renzi conferma che non correrà per la terza volta alle primarie da leader, «per due volte mi hanno fatto la guerra dall’interno, ho subito il fuoco amico, ora basta!».
La voglia di combattere è rimasta intatta, «ma non vengo qui per fare polemiche tra le correnti del Pd». La vis polemica è contro il governo gialloverde, «M5s ha una classe dirigente di scappati di casa, che rischia di far fare all’Italia la fine del Venezuela».
Non una parola sui perchè della sconfitta di marzo («Per chi è interessato c’è un mio video su Facebook»), «ma ora basta con l’autoanalisi è il momento di rimetterci in marcia e fare l’opposizione».
L’ora di comizio si trasforma in una satira spietata e indignata sul governo e sui ministri, dal premier Conte che «non è andato al Consiglio dei ministri perchè doveva fare un esame di inglese» fino a Di Maio, Salvini, Toninelli.
Col ministro del Trasporti, definito «Toni Nulla», Renzi è durissimo: «E’ un bugiardo, mente sapendo di mentire, dice di aver subito pressioni sul ponte di Genova e porta documenti con la data di gennaio».
E poi Salvini: «Sta facendo passare un’immagine dell’Italia con la clava, come se fossero arrivati al governo i Flinstones. Quando governavamo noi ci facevano le pulci, ora che lui se ne frega della sentenza sui 49 milioni di euro della Lega tutti zitti».
E qui partono i sassolini da levarsi dalle scarpe: «Il ministro dell’Interno vuole ignorare le sentenze, è in gioco la tenuta democratica, chi tace è complice. Dove sono i costituzionalisti in servizio permanente che ci accusavano di deriva autoritaria?».
Ce n’è anche per i «compagni» che hanno contrastato Renzi negli anni scorsi: «Avete attaccato il Matteo sbagliato, avete contribuito a rompere l’argine contro il populismo».
Il Matteo furioso torna più volte sul caso dei soldi della Lega: «Ora il vecchio slogan di Bossi si può tradurre ‘Lega ladrona, il M5S perdona’».
E giù bordate contro «chi gridava onestà », «l’unico cambiamento del governo è che cambiano idea ogni giorno, e non solo sui vaccini». Ma «questa magia finirà », è convinto l’ex segretario, «caro Salvini che citi i sondaggi, ti posso assicurare che la ruota gira, io sono un esperto».
Renzi mostra alcuni passaggi del suo documentario tv su Firenze e le bellezze italiane, spezzoni girati al museo degli Uffizi. «Bisogna ripartire da educazione e bellezza, andare nelle scuole a spiegare la differenza tra realtà e fake news, che stanno distruggendo una generazione. Serve una resistenza civile e culturale all’ignoranza e al qualunquismo». E assicura: «Non sarò alle primarie, ma il mio impegno sarà doppio, abbiamo il dovere di restare in campo perchè l’Italia abbia il coraggio di farla finita con questo governo».
Renzi non annuncia le sue scelte in vista del congresso, e si tiene alla larga dalla discussione interna. Chi sarà il suo candidato? Neanche una parola. Ma dalla platea parte un coro: «Congresso subito!», «Congresso subito!». Lui non risponde sui tempi. «Votate chi volete, ma chi vince dovrà avere tutto il Pd con sè. Non come è successo a me, che ho avuto i principali avversari dentro il partito».
Segue un lungo bagno di folla tra selfie e strette di mano con i volontari nelle cucine. C’è tempo anche per discutere di ricette con alcune cuoche.
(da agenzie)
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Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
IN UNA LUNGA INTERVISTA A IL SOLE 24 ORE IL PONTEFICE PARLA DI ECONOMIA, FINANZA E LAVORO…”NO AI SUSSIDI”
“L’attuale centralità dell’attività finanziaria rispetto all’economia reale non è casuale: dietro a ciò
c’è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi”. Ma, secondo Papa Francesco non è questo il modo corretto per arricchirsi.
In un’intervista esclusiva – che, scherzosamente, definisce “una piccola enciclica” – a Il Sole 24 Ore spiega perchè:
I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. È il lavoro che conferisce la dignità all’uomo, non il denaro. Una sana economia non è mai slegata dal significato di ciò che si produce e l’agire economico è sempre anche un fatto etico.
Nella sua prima intervista a un giornale economico e finanziario il Pontefice si sofferma molto sull’importanza del lavoro e sulla necessità del “genio creativo”, indispensabile per un “nuovo ordine economico”.
Dà inoltre il suo parere sui sussidi che, spiega, non contribuiscono a dare dignità , tranne in casi particolari. Anzi, in alcune circostanze tendono a deresponsabilizzare le persone:
Il lavoro crea dignità , i sussidi, quando non legati al preciso obiettivo di ridare lavoro e occupazione, creano dipendenza e deresponsabilizzano
Un ampio passaggio è dedicato poi ai migranti che, sostiene il Papa, sono persone povere che si spostano alla ricerca di benessere e fanno paura proprio a chi in questo benessere vive da tempo.
Chi arriva in Europa, deve avere rispetto della cultura del Paese che li accoglie. D’altro canto, però, è necessario che i Paesi europei si aprano all’accoglienza. Un invito, poi, agli imprenditori – citati molte volte nel corso dell’intervista a investire anche in favore di chi scappa dalla miseria:
“L’Europa ha bisogno di speranza e di futuro l’apertura, spinti dal vento della speranza, alle nuove sfide poste dalle migrazioni può aiutare alla costruzione di un mondo in cui non si parla solo di numeri o istituzioni ma di persone” (..) “Per queste persone che fuggono dalla miseria e dalla fame, molti imprenditori ed altrettante istituzioni europee a cui non mancano genialità e coraggio, potranno intraprendere percorsi di investimento, nei loro Paesi, in formazione, dalla scuola allo sviluppo di veri e propri sistemi culturali e, soprattutto in lavoro”.
Il Papa si rivolge direttamente ai leader dei Paesi europei. “Ci sono stati troppi silenzi”, dice e chiede di trovare una strada per superare la paura nei confronti di chi arriva:
“Affido queste responsabilità anche alla prudenza dei governi, affinchè trovino modalità condivise per dare accoglienza dignitosa a queste persone che invocano aiuto. (..) È necessario avere attenzione ai traffici illeciti, consapevoli che l’accoglienza non è facile”.
(da “Huffingtonpost”)
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