Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
FAR SCENDERE L’ALIQUOTA DEL PRIMO SCAGLIONE DAL 23% AL 22% FAREBBE RISPARMIARE 12,5 EURO O 7,3 EURO AGLI ITALIANI… E’ L’ULTIMA PATACCA PROPOSTA DALLA LEGA
Spendere più di 4 miliardi per mettere in tasca ai cittadini un beneficio di poco superiore ai 12 euro al mese.
E’ questo in sintesi l’effetto della ventilata riduzione di un punto percentuale, dal 23 al 22 per cento, dell’aliquota Irpef per il primo scaglione di redditi.
Una idea che ha fatto propria la Lega nei giorni scorsi, in vista della legge di Bilancio e nel tentativo di avviare la riduzione del peso delle tasse, da abbinare all’abbozzo di flat tax per le partite Iva.
La partita è tutt’altro che definita e di qui alla scrittura della Manovra interverranno molti cambiamenti. Ma questa è una delle ipotesi avanzata nella cabina di regia economica leghista per iniziare a lanciare un segnale agli elettori, dando ormai per scontato che realizzare in toto le promesse di una tassa piatta per tutti – modulata su due aliquote – sia un progetto da archiviare in vista di tempi migliori, se mai arriveranno.
A fare i conti in tasca al disegno leghista ci hanno pensato i commercialisti, oggi in audizione al Senato sulle semplificazioni fisali.
“Numeri alla mano, condividiamo le perplessità espresse da più parti sul rapporto costi – benefici della riduzione al 22% dell’attuale aliquota IRPEF del 23% e invitiamo governo e maggioranza a concentrare le risorse su interventi più mirati che possono lasciare veramente il segno, come quelli sulle partite IVA, tenendo però conto dei nostri suggerimenti per non creare pericolosi effetti distorsivi”, ha detto il presidente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti e degli Esperti Contabili Massimo Miani, a margine dell’intervento a Palazzo Madama.
Da dove viene quel conteggio? Sulla base delle dichiarazioni dei redditi dell’anno passato, i commercialisti calcolano un costo di 4,1 miliardi di euro dalla limata all’aliquota al 22 per cento.
Ma le risorse ingenti si andrebbero a spalmare su ben 30,8 milioni di contribuenti, quelli che dichiarano una imposta netta positiva e quindi pagano le tasse.
Questo meccanismo, sostengono gli esperti, “determina un vantaggio individuale molto esiguo, pari a 12,5 euro al mese per i 22 milionidi contribuenti che dichiarano un reddito superiore a 15.000 euro e pari a 7,3 euro al mese per gli 8,8 milioni di contribuenti che dichiarano meno di 15.000 euro di reddito”.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
POSTE ITALIANE FA SPARIRE IL FRANCOBOLLO PER CELEBRARE LAMPEDUSA “PORTA D’EUROPA”
Scompare nell’aggiornamento del programma filatelico 2018 il francobollo che era stato inizialmente programmato per celebrare la “Porta d’Europa”, il monumento realizzato da Mimmo Paladino a Lampedusa per ricordare i migranti morti in mare. Poste Italiane ha diffuso l’aggiornamento periodico al programma di emissione di carte valori postali: il numero complessivo di emissioni è rimasto invariato, ma non comprende più il francobollo per Lampedusa.
Una decisione che si inserisce in un contesto politico che ha visto mutare profondamente l’approccio italiano rispetto alle migrazioni con l’ascesa del nuovo Governo.
Inevitabile domandarsi se la linea di Matteo Salvini, quella dei porti chiusi e dei respingimenti, abbia influito anche nel programma di emissioni filateliche di Poste Italiane.
Interpellata, l’azienda rammenta che in base all’articolo 7 del Contratto di Programma 2015-2019, Poste Italiane è solo concessionaria, ma in punta di legge la decisione sulle emissioni spetta al Ministero dello Sviluppo Economico. Una valutazione governativa, quindi.
È invece stato inserito un francobollo (emissione prevista per il 20 novembre) dedicato al centenario dell’inaugurazione dell’Aula di Montecitorio progettata da Ernesto Basile e coperta con un grande lucernario (il “velario”) di Giovanni Beltrami al di sotto del quale c’è il fregio dipinto da Aristide Sartorio.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
SUL NOME DEL COMMISSARIO PER LA RICOSTRUZIONE E SUL RUOLO DI AUTOSTRADE M5S E LEGA NON SONO RIUSCITI ANCORA A TROVARE UN’INTESA
Un accordo al ribasso che ha prodotto un decreto mezzo vuoto: senza cifre e senza il nome del commissario per la ricostruzione. A Consiglio dei ministri in corso, iniziato con ritardo, nessuno tra i ministri aveva la certezza che il provvedimento venisse approvato. E infatti l’ordine del giorno della riunione recitava così: “Esame preliminare”. Alla fine è stato approvato “salvo intese”, quindi con la possibilità di modificarlo ancora.
I punti su cui non c’è un accordo sono tanti.
Tra questi il nome del commissario per la ricostruzione, il governo avrà dieci giorni di tempo per decidere chi sarà .
E poi il ruolo che avrà Autostrade per l’Italia nella ricostruzione del Ponte. Da un lato il Movimento 5 Stelle punta alla linea dura, ma i ricorsi della società che ancora oggi ha la concessione sono dietro l’angolo. Dunque la Lega a questo proposito si pone più trattativista.
A riunione in corso piombano le parole presidente della Regione Liguria e commissario per l’emergenza Giovanni Toti: “Il Governo vuole mettere un commissario per la ricostruzione del ponte Morandi. Non sappiamo ancora chi sarà ma abbiamo chiesto di poter scegliere quale figura sarà . Non vogliamo monopolizzare la Regione, ma abbiamo diritto da liguri e da genovesi di avere voce in capitolo”.
Fino a un attimo prima della riunione si intrecciavano telefonate tra il premier Giuseppe Conte, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e Giovanni Toti per trovare un accordo che, a quanto pare, a meno di ventiquattro ore dalla commemorazione delle 43 vittime del crollo del ponte a un mese dalla morte, ancora non c’è.
O per lo meno non c’è del tutto, tanto che il decreto risulta essere mezzo vuoto.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
LA ISOARDI FA PERDERE 300.000 SPETTATORI IN TRE GIORNI
Le tagliatelle di nonna Pina non sono più un pieno di energia, effetto vitamina.
Il cambio della guardia non ha giovato a La prova del cuoco che perde pubblico come un ristorante in cui, sostituito lo chef, il sapore delle pietanze non è più quello di prima.
Non basta evidentemente l’impegno della new entry Elisa Isoardi, pur avvezza alla conduzione di programmi daily-pop – da Unomattina a A conti fatti, da Tempo e denaro a Buono a sapersi – per rinverdire i fasti della Clerici che fu, che pure nelle stagioni più recenti non faceva propriamente i fuochi d’artificio.
La nuova stagione, partita lunedì 10 su RaiUno, ha ottenuto finora i peggiori ascolti mai registrati dal programma. C’è tempo per migliorare, si è solo all’inizio, ma i numeri non sono incoraggianti.
Tre giorni in onda e 300 mila spettatori in meno. Una partenza buona, con il 15,95% di share e un milione 611 mila persone davanti alla tv a seguire le istruzioni del buon manicaretto, poi Isoardi è arrivata a mercoledì con il 14,1% e un milione 361 mila spettatori.
Non conforta dare un’occhiata alla concorrenza: lo storico Forum, su Canale 5 alle 11 (La prova del cuoco inizia alle 11.30) in tre giorni è passato dal 15,98% al 16,7%.
La stagione precedente del programma di RaiUno, l’ultima con Antonella Clerici, aveva registrato complessivamente una media di un milione 891 mila spettatori e il 15,89% di share.
Un buon esordio coadiuvato, com’è naturale, da molta curiosità per l’ingresso in scena della fidanzata di Matteo Salvini, presente con un tweet di incoraggiamento (“Faccio il tifo per te e anche per la cucina italiana”).
Il tentativo di dare una cifra nuova al programma, alternando rubriche, come quella dedicata al pomodoro, al contest culinario o collegamenti con le regioni d’Italia, osservando gli spadellatori senza entrare troppo nel gioco, non insomma come Antonella Clerici che non mancava mai d’assaggiare, provare, gustare, sporcarsi le mani.
Colpo di teatro con la complicità di Caterina Balivo che annunciando “una persona in particolare che è arrivata qui in studio solo per te, vuole abbracciarti, baciarti e farti il vero in bocca al lupo” ha intodotto mamma Isoardi che, lucciconi agli occhi, ha donato alla figlia un bouquet.
nsomma, una prima puntata organizzata nei minimi dettagli, compreso l’indugio della telecamera sull’anello di brillanti, inquadrato in primo piano mentre Elisa toccava lo spicchio di limone che accompagnava lo sfrigolìo di un polpo in padella.
Liquidato lo storytelling con protagonisti Salvini, mammà , i ringraziamenti e la poesia, adesso però bisogna regolare un po’ i fornelli per non restare con un pubblico bollito, e non rischiare che La prova del cuoco vada a farsi friggere.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
LA CASA PIGNORATA PER 40.000 EURO DI DEBITI, UN SOCIO INDAGATO PER CORRUZIONE DALL’ANTIMAFIA, MULTE PER AFFISSIONI ABUSIVE A MILANO PER 148.000 EURO MAI PAGATE, OLTRE ALLA CONDANNA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA: A LUI IL CONDONO FISCALE INTERESSA
Marco Travaglio sul Fatto di oggi va all’attacco di Armando Siri, sottosegretario alle infrastrutture che non ricorda chi è il suo ministro e già con una condanna per bancarotta fraudolenta alle spalle.
Travaglio fa sapere che Siri ha un conflitto d’interesse con la pace fiscale proposta dalla sua Lega:
Al suo attivo, infatti, oltre alla condanna per bancarotta, vanta anche, nell’ordine: un socio indagato per corruzione dall’Antimafia di Reggio Calabria; una casa pignorata per 40 mila euro di debiti con l’Inpgi (la cassa di previdenza dei giornalisti) e 320 multe per affissione abusiva di manifesti non pagate al Comune di Milano per 148 mila euro (con tre ordinanze di ingiunzione rimaste inevase).
Se, come dice lui, la “pace fiscale” consentirà agli evasori di saldare le cartelle esattoriali versando un importo scontato “su tre diverse aliquote del 25, del 10 e del 6% della somma dovuta”, sarà fra i primi a beneficiarne e l’Inpgi e il Comune di Milano saranno fra i primi a rimetterci.
A meno che non abbia nel frattempo deciso di pagare i debiti: il Fatto gli ha chiesto più volte se intendesse farlo e lui, con grande trasparenza, non ha mai risposto.
Ho provato, sull’iPhone di un amico, a domandare all’altro Siri, l’assistente digitale, se il suo omonimo sottosegretario pagherà i suoi debiti tutti interi o, piuttosto, scontati grazie alla pace fiscale da lui stesso architettata.
Ma Siri (nel senso della app), che è persona seria, mi ha detto di non avere nulla a che fare con lui, mi ha minacciato di querela e, sempre amabilmente, mi ha mandato a fare in culo.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
IL VICE PREMIER SI PRENDE MERITI NON SUOI: NON HA MOSSO UN DITO, L’AZIENDA DI CERAMICHE E’ STATA SALVATA DAL GRUPPO SAXA GRES E DALLA REGIONE CHE HA STANZIATO I FONDI DELLA CASSA INTEGRAZIONE
Sono giorni di grandi successi per il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.
Prima la conclusione della vertenza sull’Ilva di Taranto, la gara illegittima che però al tempo stesso era legittima non è stata annullata e il M5S ha potuto festeggiare un importante traguardo: continuare a fare quello che aveva fatto il governo precedente riuscendo al tempo stesso a dare la colpa a Calenda e a prendersi i meriti.
Un pio di giorni fa Di Maio (e il sito del Ministero) ha dato la notizia che dopo tre anni al Ministero “abbiamo risolto la crisi di un’azienda umbra, la Tagina“.
L’azienda “salvata” dal M5S era stata comprata ad aprile
Di Maio è soddisfatto, grazie ad un emendamento approvato in commissione bilancio il governo «ha sbloccato la cassa integrazione in deroga per i lavoratori e salva l’azienda». Non c’è premio migliore dei cittadini che vedono lo Stato concretamente impegnato al loro fianco, per risolvere i loro problemi. Per festeggiare degnamente la conclusione della vicenda oggi il vicepremier si è recato a Gualdo Tadino, in Umbria, alla sede della Tagina.
La Tagina Ceramiche però era stata salvata, nell’aprile scorso, grazie all’intervento della Saxa Gres spa, azienda con sede ad Anagni, in provincia di Frosinone.
La Saxa Gres, azienda del gruppo Borgomeo, a marzo di quest’anno si era resa protagonista di un altro salvataggio, con l’acquisizione della Ideal Standard di Roccasecca, anch’essa a rischio chiusura.
I forni della Tagina (e la seconda vita dell’azienda) sono stati riaccesi il 18 giugno scorso. La produzione industriale è quindi ripartita poco dopo l’insediamento di Di Maio al MISE. Ma come ha dichiarato il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti l’azienda era già salva prima dell’intervento di Di Maio e del governo.
L’inerzia di Di Maio sulla vertenza Tagina
Anzi, il governo si è mosso molto lentamente sulla vicenda. Se Di Maio fosse intervenuto prima, accogliendo la richiesta di un incontro tra le parti al Ministero del Lavoro, probabilmente si sarebbe risparmiato tempo e inutili ulteriori sacrifici ai lavoratori.
Nei commenti al post di Di Maio è intervenuto anche il vicepresidente della Regione Umbria Fabio Paparelli che ha spiegato che i fondi per gli ammortizzatori sociali (la cassa integrazione) sono stanziati dalla Regione.
Anzi il 9 luglio il Ministero decise di non convocare le parti perchè, in base ad una nota del Ministero retto da Di Maio emanata il 20 giugno, gli uffici ministeriali facevano sapere che l’azienda sarebbe stata esclusa dai benefici degli ammortizzatori sociali perchè il gruppo Saxa Gres era subentrato successivamente ad una circolare emanata dal precedente governo nel febbraio del 2018.
Quindi inizialmente il Ministero aveva fatto sapere che c’erano degli impedimenti burocratici. A luglio il governo aveva detto no alla cassa integrazione straordinaria per i dipendenti della Tagina. La Tagina ha quindi fatto ricorso al TAR (il 30 agosto) contro la decisione del Ministero del 9 luglio. Paparelli ha anche pubblicato su Facebook il carteggio con il Ministero dove viene negato l’incontro con le parti sociali perchè la Tagina non poteva usufruire della Cigs.
Il governo ha quindi deciso, dopo tre mesi in cui non ha fatto sostanzialmente nulla per “salvare l’azienda” di inserire una proposta avanzata dalla Regione nel decreto Milleproproghe.
Proposta che conteneva una soluzione per concedere la Cigs ai dipendenti della Tagina.
A voler essere davvero intellettualmente onesti la Tagina è stata quindi salvata dalla Saxa Gres, dalla Regione e in ultima istanza dal Ministero che si è accorto che poteva “salvare” l’azienda a costo zero accogliendo la proposta della Regione.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
I PATRIDIOTI: DALLA “LETTERA SE L’E’ MANDATA DA SOLO” A “COSI’ ADESSO PUO’ CHIEDERE LA SCORTA” (NEANCHE SANNO CHE PATRONAGGIO VIVE SOTTO SCORTA DAL 1990 PERCHE’ FACEVA PARTE DELL’ANTIMAFIA E CHE L’INCHIESTA E’ IN MANO AL TRIBUNALE DEI MINISTRI)
Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha ricevuto una busta con un proiettile e minacce di morte. Il magistrato — che già nelle scorse settimane era stato oggetto di minacce per la sua inchiesta sulla Diciotti che ha portato all’apertura di un fascicolo di indagine nei confronti del ministro dell’Interno Salvini — ha ricevuto una lettera con il simbolo di Gladio. Nel plico c’era un proiettile, nel testo della missiva minatoria frasi come “Zecca sei nel mirino“.
Ieri pomeriggio il prefetto di Agrigento Dario Caputo ha convocato il comitato per l’ordine e la sicurezza convocato per esaminare, l’ipotesi di rafforzare le misure di protezione per il procuratore di Agrigento.
Patronaggio infatti ha già la scorta, che gli è stata assegnata negli anni Novanta quando era in servizio a Palermo e faceva parte del pool antimafia.
L’intero contenuto della lettera non è stato reso noto, non è quindi possibile identificare con certezza gli autori.
Quello che è certo è che quando venne data notizia dell’indagine a carico del “Capitano” il deputato leghista Giuseppe Bellachioma pubblicò su Facebook un testo altrettanto minaccioso: «Messaggio da parte della Lega Abruzzo: se toccate il Capitano vi veniamo a prendere sotto casa… occhio!!!».
I fan della Lega e i simpatizzanti di Salvini però non credono alla storia della lettera minatoria.
Anzi, gli esperti di intelligence dell’Internet hanno già scoperto che quella lettera Patronaggio se l’è mandata da solo per diventare più “simpatico” e convincere gli italiani a passare dalla sua parte.
Un ragionamento speculare a quello fatto da Salvini che ritiene di potersene infischiare delle indagini e degli eventuali processi perchè gli italiani sono tutti con lui e a differenza dei giudici lui è stato eletto dal popolo.
Di fatto però, al di là della solidarietà umana a Patronaggio non cambia nulla se qualcuno passa dalla sua parte.
Non ha bisogno di voti o like per indagare qualcuno. Per il semplice motivo che è il tribunale dei ministri, e non lui, a condurre le indagini sul presunto reato commesso da Salvini ai danni dei migranti della Diciotti.
C’è però chi ritiene che la “mossa” degli ignoti mittenti della lettera produrrà l’effetto opposto: “far incazzare il magistrato e continuare sulla sua linea”.
Come se un PM agisse motivato da sete di vendetta o per dimostrare qualcosa al politico di turno
Quelli che “l’ha fatto per avere la scorta”
Qualcuno ha fatto i conti della serva. Per cinquanta centesimi di proiettili (non si sa il costo dell’affrancatura) Patronaggio “guadagna”, sei uomini, due macchine di scorta, benzina gratis e autista gratis.
Quasi quasi è un affare subire delle minacce. Perchè, come spiega il l’anti-buonista di turno, la scorta non serve a nulla. Anzi: serve solo per pavoneggiarsi, come Saviano che usa la scorta per fare il gradasso “tanto la pagano gli italiani.
La scorta rinforzata, o la scorta semplice, serve solo per dimostrare che lui è uno che conta. E siccome per ottenerla servono delle minacce la logica lineare ne deduce che Patronaggio le minacce se le sia spedite da solo.
Come da prassi per tutti i “sinistroidi” anche Patronaggio vuole passare da vittima e da martire. Ma in realtà il vero obiettivo di quella che molti definiscono messinscena è un altro.
Tutto per attaccare Salvini!
Da quando Salvini ha deciso di usare la mano pesante con i migranti eritrei a bordo della Diciotti Patronaggio è diventato vittima della macchina del fango dei patridioti, quelli che in questi ultimi mesi sono stati alimentati — da politici e giornaloni quotidiani — con notizie allarmistiche a base di invasioni organizzate, sostituzione di popolo, Ong “taxi del mare” in combutta con i trafficanti di uomini. E ovviamente con la storia che nessuno sta scappando dalla guerra (al massimo dalla fame).
Ci sono poi diverse teorie tra cui scegliere.
È una messinscena, oppure è un complotto organizzato dai “complottisti di sinistra di cui Patronaggio fa parte” che hanno simulato la minaccia per screditare Salvini. Oppure la notizia è falsa perchè non c’è nessuna minaccia, è tutta una farsa organizzata dai giornalisti di sinistra, in fondo chi vuoi che minacci un PM?
Fortunatamente la gente ha capito tutto e non c’è possibilità alcuna che notizie del genere possano screditare l’immagine della Lega.
Curiosamente sono gli stessi argomenti usati da coloro che non volevano affrontare l’attentato terroristico del leghista Traini e spiegavano invece che era una mossa “pubblicitaria” per far passare Salvini e la Lega per dei razzisti.
Ma il vincitore è quell’onesto e bravo cittadino, rispettoso della legge, che ritiene che Patronaggio lo stia facendo solo per “apparire sui grandi schermi”.
Nemmeno per andare in televisione e concedere interviste direttamente per recitare in un film (magari una roba tipo “come ho fermato Salvini” o cose così).
La cosa divertente è che Patronaggio non ha più in mano l’inchiesta sul ministro dell’Interno, che infatti sarà giudicato dal tribunale dei ministri.
(da “NextQuotidiano“)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
“SAREMO FELICI DI SEDERCI INTORNO A UN TAVOLO”
Autostrade per l’Italia non molla la presa sul Ponte Morandi di Genova e insiste sulla sua partecipazione nella ricostruzione, malgrado il Governo ribadisca che verrà esclusa.
Oggi il Consiglio dei ministri affronterà il decreto Genova e potrebbe procedere all’affidamento diretto dei lavori sul Ponte a Fincantieri.
Il presidente di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, Fabio Cerchiai, in un’intervista a Gazzettino e Messaggero, spiega che “saremmo felici di sedere attorno a un tavolo” e condividere “ciò che può rendere più facile risolvere i problemi di Genova”.
“Secondo la convenzione, Autostrade ha l’obbligo e il diritto di provvedere nel tempo più breve possibile alla ricostruzione del ponte. Così come il ministero dei Trasporti ha l’obbligo di documentare le eventuali violazioni del concessionario, cosa che fino ad oggi non ha fatto”
uanto alla concessione, Cerchiai sottolinea la necessità di rispettare diritti e doveri da entrambe le parti.
“Circolano molte ipotesi sui contenuti di quel decreto e il governo ha tutto il diritto di assumere decisioni. Sempre naturalmente che ciò avvenga nel rispetto dei diritti e dei doveri sanciti nel contratto di concessione e delle norme vigenti” [..]
“Si tratta di materia complessa, non a caso a Cernobbio il premier Conte ha precisato che le eventuali decisioni sull’argomento non dovranno esporre il governo a rischi rilevanti”. […] “Non posso interpretare le parole del presidente Conte. Penso si riferisse ai rischi legali che potrebbero risultare, qualora il governo dovesse non rispettare quanto previsto dalla Convenzione. In tal caso non potremmo restare inerti, dovremmo tutelarci”.
Autostrade apre però alla collaborazione di Fincantieri.
“Siamo aperti ad ogni contributo che possa aiutare a ricostruire il ponte prima e meglio. Fincantieri è benvenuta” […] Ma “cambiare per decreto regole sulle quali i grandi investitori internazionali fanno affidamento per i loro investimenti, aprirebbe un capitolo pericoloso sul piano della credibilità del Paese”
(da agenzie)
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Settembre 13th, 2018 Riccardo Fucile
LA FAVOLA CHE I PREPENSIONAMENTI SAREBBERO L’UNICO MODO PER CREARE NUOVI POSTI DI LAVORO PER I GIOVANI
In questi giorni, in realtà da anni, anzi decenni, circola la fiaba che i prepensionamenti costituirebbero l’unico modo (o quantomeno il più efficace e diretto) per creare occasioni di lavoro per i giovani e ridurre il tasso di disoccupazione.
Trattasi della famosa Lump of Labour fallacy, la fallacia del numero di posti di lavoro eternamente costante.
Come tutte le fole è facile smontarla.
Se il numero di posti di lavoro in un’economia fosse fisso l’aumento dell’offerta di lavoro non sarebbe mai assorbito. Nella sua forma meno rozza la fallacia si riferisce al breve periodo, in quella più rozza, vale anche nel lungo periodo.
Affrontiamo le due “fattispiecie” separatamente.
1) La domanda di lavoro non è fissa nel breve periodo nè durante una recessione nè durante un’espansione. Durante una recessione esiste comunque un numero notevole di posizioni lavorative disponibili in quanto circa 2/3 delle assunzioni/separazioni si deve a turnover (Lazear and McCue, 2018). Quindi in recessione nascono meno nuove imprese, e ne falliscono molte di più che nei periodi di espansione. Le imprese che sopravvivono comunque assumono meno persone di quelle che perdono il lavoro a causa dell’incertezza sul futuro. In una fase espansiva nascono più imprese e ne falliscono di meno. Le imprese che continuano l’attività hanno più fiducia nel futuro, quindi sono più propense ad assumere e quindi ad assorbire la maggiore offerta di lavoro.
Quanto alla forma più rozza non meriterebbe nemmeno di essere presa sul serio se non fossimo bombardati dalle fake news più cervellotiche e strampalate a cui purtroppo abboccano in milioni come cavedani.
Basta osservare nel corso dei decenni cambiano drasticamente competenze, tecnologia, saperi, gusti, e tutto il resto.
Come è possibile immaginare che il numero dei posti di lavoro e soprattutto le competenze richieste rimangano immutabili?
Esempio banale. Il bimbo che nasce oggi, andrà a scuola fra sei anni quando magari saranno diffuse auto a guida autonoma. Una volta completati gli studi, entra in un mercato del lavoro che al momento non possiamo nemmeno immaginare.
Ma per gli esegeti del posto fisso prepensionando un camionista si fa spazio a un bioingegnere. Il tecnico di sicurezza delle reti dovrebbe sperare che il padre infermiere venga prepensionato? Il bambino che oggi guarda ancora la TV, studierà machine learning o quantum computing, di cui il padre ignora persino l’esistenza.
Purtroppo in tempi di fake news la logica non basta per eradicare le credenze mistico sciamaniche veicolate da giornali w televisioni.
Allora al ragionamento aggiungiamo una messe di dati relativi alla relazione (o, se preferite, alla correlazione) strutturale fra tassi di occupazione e disoccupazione, in Italia.
Periodo 2012-2018 in cui l’Italia viene faticosamente fuori dalla grave recessione.
I dati illustrano che gli uomini guadagano due punti percentuali nel tasso di occupazione a parità di tasso di disoccupazione
Arco temporale più ampio, tra il 2004 e il 2018 mostra il tasso di occupazione e di disoccupazione femminile.
Le donne guadagnano 5 punti percentuali di tasso di occupazione, rispetto a un decennio pirma, a parità di tasso di disoccupazione.
Ognuno è libero di avere le proprie opinioni, ma nessuno è libero di fabbricarsi i propri fatti.
I dati e la teoria economica sulla bufala dei Lump of Labour sono impietosi
(da “NextQuotidiano”)
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