Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
I MILITANTI GRIDANO “VOGLIAMO UNITA'”.. .DISCORSO APPASSIONATO DI MARTINA, PER UN GIORNO ABBRACCI TRA I MAGGIORENTI
“Unità ! unità !” Sono circa 70 mila i militanti pd, secondo gli organizzatori, presenti alla
manifestazione contro il governo in piazza del Popolo a Roma e dove oltre alle bandiere del Pd sventolano i vessilli dell’Unione europea.
“Serve un nuovo Pd per una nuova sinistra”, ha spiegato Martina, che in un discorso appassionato ha citato Corbyn e Bauman, e dalla piazza si è levato più volte il coro: “Unità ! unità !”
“A qualcuno piacciono i balconi, a noi piace la piazza aperta e di tutti”, ha detto Maurizio Martina, parlando dal palco. Ma ditemi se un paese come l’Italia può essere governato dal balcone di Palazzo Chigi con la claque dei 5 stelle sotto. Una scena tristissima da Repubblica delle banane. Dovete essere all’altezza di questo paese”.
“Da questa piazza io voglio dire a tanti elettori del centrosinistra che il 4 marzo” non ci hanno votato: “abbiamo capito. Adesso, però, ci date una mano perchè l’italia non può andare a sbattere per colpa di questi che governano in modo folle. Abbiamo capito la lezione, voltiamo pagina, guardiamo avanti. L’antidoto a tutto questo siete voi. Avete dato una lezione a tutti noi. Questa e la piazza del risveglio democratico, è la piazza della speranza, del cambiamento, della fiducia, dell’orgoglio, del futuro”, ha aggiunto, felice per avare scongiurato il flop pronosticato da Salvini che aveva parlato di “quattro gatti”.
“Di Maio, Salvini non tiene un paese se viene governato dall’odio, da ministri che passano il loro tempo a insultare. A proposito di assassini politici, vergognatevi. In un paese che ha vissuto il dramma di riformisti uccisi. Andate a rileggervi la storia. Noi combatteremo in parlamento e fuori del parlamento”.
“Se avete a cuore la sicurezza e la democrazia dimostrate di voler combattere la xenofobia e il razzismo. Altro che andare a cena con qualche organizzazione che andrebbe chiusa. Noi siamo figli della Resistenza e non ce lo dimentichiamo”, ha detto Maurizio Martina a proposito dal palco di Piazza del Popolo riferendosi alla fotografia circolata nei giorni scorsi che ritraeva Matteo Salvini a tavola con esponenti di CasaPound.
“A proposito di giustizia: Salvini, restituisci i 49 milioni sottratti ai cittadini”. Un appello a cui la piazza ha risposto intonando il grido “onestà -onestà “. “M5s ha assecondato l’inciucio sulla Rai tra Berlusconi e Salvini. Di Maio ha fatto il cameriere ad Arcore. Ha sigillato il nuovo contratto tra Berlusconi e Salvini”.
La kermesse si era aperta con l’inno di Mameli. L’ultima canzone prima del via ufficiale all’evento era stata Bella Ciao.
Da registrare l’abbraccio tra Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, dopo la freddezza degli ultimi mesi e l’abbraccio tra il segretario Martina e Renzi e tra Martina e Gentiloni.
“In viaggio verso Roma, verso Piazza del popolo. È giusto stare in piazza contro questo governo. Questi incompetenti mettono a rischio l’economia. Prendono in giro i loro elettori, perchè non manterranno comunque le promesse. Offendono gli altri cittadini, insultando chi la pensa diversamente. Noi dobbiamo reagire, senza paura”. Così Matteo Renzi aveva scritto su Facebook.
“E farlo senza divisioni interne, basta con le polemiche. Lottare colpo su colpo. E organizzare forme di resistenza civile contro la deriva venezuelana di di Maio e Salvini. L’Italia è stata resa grande dal lavoro, dal sudore, dalla fatica e non dall’assistenzialismo. Non lasciamo il futuro a chi vuole vivere di condoni e sussidi. Senza paura, amici”, ha aggiunto Renzi che oggi ha corso la “Corri la vita” a Firenze.
Anche il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, l’unico candidato alla segreteria del Pd è in piazza. “Noi abbiamo perso, inutile girarci intorno, ma non perchè abbiamo comunicato male, ma perchè il paese ha percepito la distanza siderale dalla loro condizione di vita”. Questo “non vuol dire arrendersi e scioglierci, ma aprire un processo di ricostruzione della dignita della sinistra. E questo è l’obiettivo primario del congresso” ha detto Zingaretti.
“Verso Piazza del popolo a circa 25 anni dall’ultima partecipazione a una manifestazione. Ci vediamo lì”. Lo scrive su Twitter Carlo Calenda. “Mi sembra una buona ripartenza non solo per il Partito democratico: in piazza ho visto tante persone che non sono del Pd ma che vogliono opporsi a questo governo populista”, ha detto l’ex ministro.
“Il Pd deve essere il fiume che difende i diritti, il fiume che difende il lavoro. Siamo la comunità che davvero ha fatto fare un passo in avanti importanti al Paese”. Lo ha detto l’esponente dei Giovani Democratici, Bernard Dika, prendendo la parola dal palco di Piazza del Popolo. “Riscopriamo la bellezza di camminare insieme”.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
“PD E FORZA ITALIA FANNO TERRORISMO MEDIATICO, VOGLIONO FAR SCHIZZARE LO SPREAD SPERANDO IN UN COLPO DI STATO FINANZIARIO”… NON C’E’ BISOGNO DEL LORO INTERVENTO, CI PENSATE TU E SALVINI DA SOLI
“Il Pd e Forza Italia non riescono a fare un’opposizione politica e quindi con i loro giornali creano terrorismo mediatico per far schizzare lo spread sperando in un altro colpo di stato finanziario: sono degli irresponsabili nemici dell’Italia”. Lo afferma il vicepremier Luigi Di Maio sul Blog delle Stelle.
“Ma nonostante il loro cinico impegno – prosegue – lo spread non è schizzato perchè gli investitori tutto questo lo sanno”. “In Italia – conclude – c’è un governo forte, compatto e destinato a durare che ha il consenso popolare più alto d’Europa e che fa gli interessi del Paese”.
Immediata la replica, su sponda Dem, da parte dell’ex premier Renzi: “Di Maio deve giustificare il flop della manovra di bilancio e parla di terrorismo mediatico. Andiamo con ordine Gigino: quella dei media si chiama informazione. Il terrorismo è quello dei brigatisti e degli estremisti. La tua invece si chiama solo cialtronaggine #PiazzadelPopolo”.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
LA STORIA DI SALIM , GIUNTO IN ITALIA NEL 2015, OPERAIO METALMECCANICO
Salim – nome di fantasia – ha 30 anni e vive a Bologna, dove lavora come operaio
metalmeccanico.
Nel 2015 ha attraversato il Mediterraneo su un barcone, scappando dalla Libia dove si è trovato investito dalla guerra ed è giunto in Italia dove, secondo quanto racconta il suo avvocato Ivana Stojanova, è ormai perfettamente integrato.
Quando è arrivato, Salim – racconta lui stesso – sapeva dire solo ‘grazie’ e ‘ti amo’. §Si è lasciato prendere dallo sconforto, quando è sbarcato a Reggio Calabria: “tutto mi sembrava difficile”.
Aveva lasciato la Libia, la sua famiglia, il suo lavoro come imbianchino e aveva attraversato il mare, per sfuggire a un paese dove “la gente veniva ammazzata per strada, anche senza motivo”. Alla faccia del porto sicuro.
Poi Salim è giunto a Bologna: grazie a Unibo for Refugees, il programma dell’Università di Bologna per insegnare la lingua e la cultura italiane ai rifugiati, in tre anni ha imparato la nostra lingua e adesso, racconta, “i miei colleghi mi dicono che la parlo meglio di chi è qui da oltre dieci anni”.
Gli piacerebbe un giorno riprendere gli studi, lavoro permettendo. Lavoro che gli vale come protezione umanitaria, grazie al lavoro di Stojanova, che ha impugnato il diniego ricevuto dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale alla sua richiesta di asilo: “Come aveva fatto un giudice a Milano nel 2015, anche il nostro si e’ appellato al fatto che il diritto al lavoro, riconosciuto dalla nostra Costituzione, era una ragione per concedere la protezione umanitaria”.
Un’interpretazione di questo tipo sarebbe impossibile grazie al nuovo decreto Salvini per chi, come Salim, viene dal Nord Africa.
“Ha tutte le carte in regola per ottenere il permesso di soggiorno come lavoratore straniero: ha un contratto a tempo determinato di 12 mesi, è titolare di un regolare contratto d’affitto, l’anno scorso ha superato il minimo di reddito previsto”.
“Seguo molte persone che hanno ottenuto la protezione umanitaria per problemi psicofisici conseguenti ai grossi maltrattamenti subiti in Libia. Col nuovo decreto, al momento del rinnovo rischiano di trovarsi senza niente” racconta la Stojanova, che segnala che solo nel 2018 sono stati frequenti i casi di non rinnovo per chi non aveva un lavoro e una casa.
(da Globalist)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
ELIMINARE I CAMPI SENZA CREARE UN’ALTERNATIVA ALIMENTERA’ SOLO TENSIONI SOCIALI: QUELLE SU CUI LA LEGA GIUSTIFICA LA PROPRIA ESISTENZA
Lunedi 24 settembre il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il “Decreto Salvini”, un provvedimento che accorpa i due decreti su immigrazione e sicurezza. E’ stato presentato nel corso di una conferenza stampa, a margine della quale il ministro dell’Interno ha affermato: «L’obiettivo è chiudere tutti i campi rom entro la fine della legislatura».
Dichiarazione apparentemente poco pertinente perchè nulla viene scritto nel decreto ministeriale sui rom e sui campi rom.
Probabilmente la dichiarazione va letta come un fissare una scala temporale di priorità : ora è toccato ai migranti, a breve sarà la volta dei rom.
In realtà esiste un trait d’union che lega il provvedimento salviniano e la “questione rom”, che si chiama: protezione umanitaria.
Secondo quanto riportato nel decreto, scompare infatti dal Testo Unico del 1998 il termine “motivi umanitari” e, insieme ad esso, viene abrogato l’istituto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Sino ad ora tale permesso era concesso a persone che avevano lasciato il loro Paese di origine per ragioni di carattere umanitario, perchè vittime di situazioni di grave instabilità politica, di episodi di violenza e di mancato rispetto dei diritti umani.
A norma di legge, veniva rilasciato dalla Questura senza tener conto della situazione politica o economica del Paese, quanto della storia personale dell’individuo e del suo livello di vulnerabilità . Per questo, in sempre più casi, potevano rientrare nei motivi di protezione umanitaria anche il diritto alla salute o il diritto all’istruzione.
Nella città di Roma centinaia di rom presenti nei sei “villaggi attrezzati” della Capitale hanno, come unico documento un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Avevamo registrato un’impennata della sua concessione quando nel Viminale sedeva Roberto Maroni: circa cinquemila rom furono censiti e portati in Questura di Roma. Qui, a molti di loro, venne concesso tale soggiorno che, rinnovato, resta negli anni l’unica carta che consente a centinaia di persone di non essere considerati “invisibili” e di avvalersi dei diritti minimi riconosciuti dalla Costituzione.
Cosa accadrà quindi negli insediamenti rom regolamentati dal Comune di Roma come diretta conseguenza del “Decreto Salvini”?
Che un’importante fetta delle comunità rom presente nei “villaggi” perderà il diritto a permanervi perchè in situazione di irregolarità amministrativa, vedendosi costretta ad allargare la fetta di popolazione considerata “senza fissa dimora”.
Si assisterà anche ad una brusca interruzione di quei processi inclusivi che nel mondo del privato sociale vengono portati avanti per sostenere la fuoriuscita dal “campi”.
Nel “campo” La Barbuta”, ad esempio, sono almeno una cinquantina le persone oggi provviste del documento per protezione umanitaria che, in mancanza di un rinnovo, verranno escluse dalle azioni inclusive organizzate dalla Croce Rossa per il superamento dell’insediamento come voluto dalla Giunta Raggi.
E’ lampante come il ministro Salvini non stia lavorando sull’emergenza — che i numeri ci confermano non esserci — ma sulla creazione di una condizione emergenziale dove continuare a pompare consenso.
Sanno tutti che comprimere i diritti, arrivando a strappare di mano un documento, l’unico documento, significa far cadere una persona nell’invisibilità , nella precarietà , nella necessità di organizzare strategie di sopravvivenza che probabilmente andranno oltre i confini della legalità
Dai centri di accoglienza e dai campi rom, nei prossimi mesi, usciranno persone che avranno cessato di esistere agli occhi dello Stato, per finire sulla strada, alimentare l’insicurezza e soprattutto la nostra percezione che gli stranieri e i rom sono tanti, troppi e che occorrano misure emergenziali.
E’ questo l’obiettivo del leader leghista e il decreto che porta la sua firma è il primo passo per realizzarlo. Del resto, se i problemi legati al tema dei flussi migratori e la “questione rom” venissero risolti o almeno contenuti, come giustificare l’esistenza politica di un partito xenofobo come la Lega?
Forse entro la fine della legislatura alcuni campi rom verranno eliminati. Ma non chi li abita. Si allungherà invece la fila dei senza fissa dimora, degli sbandati, dei disperati. E’ questo lo scenario che, con lucida volontà e spavaldo cinismo, si sta prefigurando nelle nostre periferie urbane.
L’emergenza resterà allora per tutti l’unica via di uscita. Un’emergenza che calpesterà i diritti di alcuni e toglierà soldi dai portafogli di altri.
In mezzo le percentuali dei punti in crescita della Lega.
Carlo Stasolla
Presidente Associazione 21 luglio
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DELLA RAI SI E’ DISTINTO PER RILANCIARE SU TWITTER LE BUFALE SOVRANISTE
Il neo-eletto presidente della Rai Marcello Foa sarà ospite di un meeting in Israele dal titolo che
ha dell’incredibile: “Manipolazione dei media e fake news: la democrazia è in pericolo?”
Peccato che Marcello Foa sia un retwittatore seriale di Fake News, quasi tutte quelle che vengono partorite dalla mente di Francesca Totolo, pasionaria di Casapound e autrice, tra le tante, della bufala dello smalto a Josefa
Ma tra Foa e la Totolo e tanti altri bufalari di professione sembra esserci un rapporto professionale di lunga durata.
Non solo: come abbiamo già scritto, Foa dal 2011 è manager di punta del Corriere del Ticino, che ha assorbito un gruppo chiamato MediaTi Holding, gruppo cliente del consulente Marcello Dettori, fondatore del sito di “news” Silenzi e Falsità , uno dei principali siti complottari italiani.
Oltre tutto questo, Foa scrive anche per Russia Today, il sito in lingua inglese foraggiato dal governo di Mosca e uno dei principali centri di aggregazione di notizie per i sostenitori di Putin.
Quindi alla domanda “la democrazia è in pericolo?” la risposta è “assolutamente sì”. Peccato che la colpa sia di gente come Marcello Foa.
(da Globalist)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
UNA TATTICA ANTICA: ADDITARE UN NEMICO ESTERNO CONTRO IL QUALE SCATENARE GLI IGNORANTI
Francesco Manacorda su Repubblica oggi parla della strategia di Lega e MoVimento 5 Stelle dopo la presentazione del DEF (che ancora manca della nota di aggiornamento approvata giovedì dal consiglio dei ministri):
Il leader della Lega, e in misura appena ridotta anche quello dei Cinque Stelle, sono e si rappresentano oggi in servizio permanente contro l’Europa.
Anche la nota di aggiornamento al Def che il consiglio dei ministri ha approvato giovedì (a proposito, dove è finito il testo di quel documento che dovrebbe uscire dal Tesoro?) è stata presentata all’opinione pubblica come il guanto di sfida gettato a una Commissione europea che impone vincoli insopportabili di finanza pubblica e, impedendo di fare deficit a piacimento, frena la crescita.
Una crescita che invece verrà adottando la tattica opposta a quella finora prescritta dall’Ue: ossia facendo maggiori debiti.
Non è una tattica nuova, anzi è la più antica che esista, quella di additare un “nemico esterno” contro il quale si chiede una mobilitazione generale: nella loro battaglia contro un’Europa molto indebolita Salvini e Di Maio hanno ovviamente buon gioco.
Secondo Manacorda quella di Lega e M5S non è tanto (o per ora) una sfida all’Europa:
È invece una partita in primo luogo interna al Paese e che si svolge sulle due dimensioni indicate dal Presidente: la prima è quella della solidarietà e della coesione sociale immediata, dove non si possono esporre ai rischi di una politica economica avventuristica i risparmi degli italiani, le prestazioni del welfare state e il funzionamento dell’economia.
La seconda dimensione è quella della prospettiva: i giovani e il futuro di cui parla Mattarella sono clamorosamente assenti dai provvedimenti del governo, a meno che non si voglia considerare un interesse verso i giovani la promessa del reddito di cittadinanza. Non una mossa liberatoria del governo contro l’Europa, dunque, ma uno scrollone che rischia di far male all’Italia.
(da “NexQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
QUEI PARASSITI CHE TROVI NEL VOLO ALITALIA IL MARTEDI MATTINA E DI RITORNO IL GIOVEDI POMERIGGIO: CACIARONI, FANNO COMMENTI VOLGARI SULLE DONNE, NON CONOSCONO LE LINGUE… RAPPRESENTANO DEGNAMENTE IL NOSTRO PAESE
Tra le poche certezze della vita sappiamo che a Natale ci scodelleranno un cinepanettone più
demente e volgare del precedente.
Sulla scia di questa certezza alcune riflessioni si impongono.
Innanzitutto sarà un successo commerciale, quindi il giudizio negativo riflette l’arroganza e la spocchia di noi che ci reputiamo intellettuali.
In secondo luogo ci domandiamo se l’Umanità descritta in quei film esista effettivamente.
La tragica risposta è affermativa: la scorsa settimana a Bruxelles ho verificato che la razza italica documentata nei cine-panettoni alligna e non si estingue.
A Bruxelles hanno messo radici due tipi distinti di comunità italiana: quella che lavora stabilmente e quella spedita dalla classe politica a rappresentarci.
La seconda è mirabilmente affrescata nei film dei Vanzina. Se un entomologo si dedicasse a questa forma di parassiti dovrebbe prendere un volo Alitalia da Roma il martedì mattina o un volo di ritorno il giovedì pomeriggio.
In genere sono dei politici trombati che vedono Bruxelles come un esilio e quindi cercano di rimanerci il meno possibile, al più due giorni scarsi.
A Bruxelles la concentrazione di questa razza infestante e invasiva è ovviamente inferiore che tra i sedili dell’aereo, ma gli esemplari sono facilmente identificabili. Caciaroni, vanno nei peggiori ristoranti turistici, fanno commenti volgari ad alta voce sugli attributi delle femmine di passaggio, non sanno parlare nè inglese nè francese. Insomma, al confronto Max Cipollino è un paradigma di eleganza e savoir fare.
La loro cifra è l’inutilità . Se gli chiedi di far qualcosa, sgranano gli occhi e ti prendono per pazzo.
Loro sono lì perchè la cugina della moglie l’ha data al politico di turno, mica per lavorare.
Una decina di anni fa, notando una paurosa asimmetria nella distribuzione dei fondi (in proporzione prendiamo molti meno fondi degli altri paesi), ed, erroneamente, pensando che la colpa fosse dovuta ad una mancanza d’informazione dei nostri vertici, cercai i responsabili per l’Italia dell’area 01 (ossia Matematica ed Informatica). Dopo una serie di rimbalzi, fui indirizzato verso due persone con un incarico non ben precisato: erano un ingegnere che aveva lavorato presso la BNL e un capitano di corvetta della Capitanerie di Porto di Civitavecchia.
Non mi fu dato di sapere perchè fossero stati inviati a Bruxelles, cosa avessero a che fare con Matematica ed Informatica, chi li avesse scelti.
L’unica certezza era che erano completamente inutili, non solo per la questione che avevo chiesto, ma in generale. Mi rivolsi perfino ad un politico. Anche lì buio pesto. Mi disse che era interessato solo all’innovazione relativa all’enogastronomico (forse l’unica cosa che capiva era la magnata al tavolo dell’osteria) mica a problematiche di infrastrutture scientifiche (non gli poteva fregare di meno di parlare di investimenti per migliorare la capacità del Paese di competere in settori altamente innovativi).
In un decenno la situazione non è assolutamente migliorata. E così gli altri Paesi europei non solo si sono appropriati di fondi destinati all’Italia, ma si sono abituati a farlo e considerano un atto ostile reclamare una distribuzione di fondi più equa.
Se fai notare che all’Italia spetterebbe il 13% dei fondi e gliene arriva solo l’8%, ti guardano con commiserazione e ti rispondono con un generatore automatico di risposte inutili ed irritanti tipo: ma se non fate domanda, ma il vostro progetto è scritto male, ma se nessuno straniero vuol studiare nel vostro Paese, etc etc.
È ovvio che servirebbe una nuova classe di lobbisti che, spalleggiati dal governo Italiano, difendessero i giusti interessi della Nazione.
Queste scelte sciagurate hanno determinato un progressivo impoverimento del Paese e aperto la strada al movimento sovranista. Al di là della giustezza o meno di questa posizione politica, ovvio che un Paese può pensare di cedere sovranità a una struttura confederativa solo se nell’ambito di questa struttura, i suoi interessi siano adeguatamente rappresentati.
Sono abbastanza convinto che se facessimo valere i nostri diritti a livello di Comunità Europea, i famosi 10 miliardi reclamati da Di Maio e che porteranno il deficit pubblico al 2,4% del Pil, potrebbero essere facilmente recuperati.
Ma si dovrebbe ribaltare la mentalità assistenzialistica, azzerare il nepotismo, imporre in una posizione ben retribuita (con potenziali grandi ricadute sul Paese) chi possiede le competenze giuste.
Insomma non dovrebbe essere più sufficiente nel CV che la cugina della moglie l’abbia data a uno che firma le carte.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
L’ECONOMISTA REICHLIN: “LA STRATEGIA DEL GOVERNO E’ PRENDERE TEMPO PER CONSOLIDARE I CONSENSI ALLE EUROPEE”… “L’OBIETTIVO SOVRANISTA SONO BANCHE CHE SOSTENGANO LO STATO INVECE DELLE IMPRESE: SARA’ LA FINE DELLA CRESCITA E ARRIVERANNO ALL’USCITA DALL’EURO”
Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera disegna la traiettoria politica del governo Lega-M5S a partire dal DEF presentato un paio di giorni fa.
L’economista spiega che la strategia sembra essere ormai perfettamente delineata:
Poichè immagino che i membri più avveduti della coalizione sappiano che è molto improbabile che una manovra così sbilanciata sulla spesa corrente sia adeguata a risolvere i problemi di crescita strutturale dell’Italia e che quindi anch’essi si aspettino che i miracoli preannunciati sul Pil non si vedranno, la strategia del governo mi sembra non sia in realtà quella di fare la rivoluzione, ma al contrario soltanto quella di prendere tempo.
Tempo necessario a consolidare consensi in vista delle elezioni europee e dei prossimi appuntamenti elettorali mentre si rende l’economia italiana progressivamente meno dipendente dagli investitori esteri. Questo comporterà misure che creino incentivi ai cittadini a comprare titoli di Stato, pressioni affinchè le banche facciano altrettanto e rinunciando quindi a quei vantaggi di diversificazione dovuti all’integrazione finanziaria che sono una delle motivazioni fondamentali del mercato unico.
Si potrebbe addirittura sostenere che una nuova regola per la comunità europea dovrebbe essere quella di dare completa libertà ai governi nazionali per le politiche di bilancio, se queste non comportano pericoli per gli altri e sono quindi finanziate interamente contraendo debito con i propri cittadini.
Questo potrebbe proprio essere l’inizio dell’Europa a due velocità con l’Italia nelle mani degli italiani, «recintata» per evitare che crisi possibili del debito contagino gli altri Paesi. Noi italiani saremmo così letteralmente tutti in una stessa barca, con un rischio bancario eguale al rischio sovrano: fallisce lo Stato, falliscono le banche e viceversa.
I cittadini rinuncerebbero in modo patriottico a usare i loro risparmi in modo più remunerativo mentre le banche sosterrebbero lo Stato invece che le imprese.
Se il patriottismo non bastasse, si dovrebbe considerare l’introduzione di controlli sui movimenti di capitale. È chiaro che questa prospettiva sovranista non potrebbe durare perchè affosserebbe ancora di più la crescita e soprattutto essa è fondamentalmente incompatibile con la logica di un mercato integrato e con la moneta unica.
Il passo seguente sarebbe quindi uscire dall’euro riconquistando libertà di cambio e di emissione di moneta propria. Ho già scritto dei limiti di questa scelta e dei costi che comporterebbe per gli italiani ma è lì che – in modo più o meno cosciente, e sicuramente poco trasparente –questo governo ci sta portando.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 30th, 2018 Riccardo Fucile
GLI SFASCISTI DEL TERZO MILLENNIO SONO I TAFAZZI DELLA TERZA REPUBBLICA
I somari che, muniti di bandiere cazzaline, hanno ragliato entusiasti nella squallida parodia di
un’adunata oceanica inscenata da una banda di scellerati sotto il balcone di Palazzo Chigi, rischiano un’epilogo devastante per loro ma soprattutto per tutta l’Italia.
Il manipolo di militonti non avevano nemmeno letto la Manovra del Popolo per il semplice motivo che non è stata mai pubblicata.
Gli schiamazzi erano quindi un viscido atto di fede millenaristica degli adepti ad un setta.
Gli Sfascisti del Terzo Millennio (o più modestamente i Tafazzi della Terza Repubblica) inebetiti dalle fregnacce, non si accorgono della valanga che sta per abbattesi sul loro capo.
Ai nonni l’ora del destino riservò scarponi di cartone per marciare a 40 gradi sotto zero. A loro riserva un mesto rovistare nei bidoni di rifiuti, anzi nei cumuli di rifiuti che si accumuleranno sui marciapiedi tra gli autobus in fiamme.
La Manovra del Popolo Bue infatti fa i conti (a voler usare un eufemismo per descrivere l’accozzaglia di panzane diffuse e rilanciate dai media di regime), senza tre osti nerboruti, con due poderosi badili di titanio al posto delle mani.
Si chiamano agenzie di ratings e i loro nomi esotici diventeranno presto familiari agli aspiranti redditieri di cittadinanza, anche più dei protagonisti del Grande Fratello Vip da cui traggono modelli di vita e sostrato culturale.
Tali agenzie esprimono giudizi sulla solvibilità di governi e aziende che emettono obbligazioni. Al contrario di quello che i pescazzari o la Procura di Trani hanno abituato la gente a pensare, queste agenzie per i giudizi sui debiti sovrani seguono procedure estremamente complesse e articolate.
Avendole seguite per conto di un governo posso assicurare che il grado di dettaglio e l’ampiezza degli aspetti considerati supera di gran lunga un’analisi del Fondo Monetario Internazionale o di qualsiasi banca di investimenti.
Sull’Italia il nuovo ratings di queste agenzie era previsto tra fine agosto e inizio settembre. Ma per evitare l’accusa di entrare come un Materazzi nell’area politica in un delicato momento di passaggio, le agenzie avevano rinviato l’appuntamento a quando il governo avesse messo sul tavolo le carte della manovra di bilancio.
L’ora delle decisioni irrevocabili è arrivata la sera del 27 settembre, salutata dai rintocchi delle campane a morto.
Se i documenti ufficiali, ancora tenuti segreti, dovessero confermare che il rapporto deficit/Pil è stato davvero fissato dalla teppa al 2,4% per i prossimi tre anni, nei prossimi giorni le maggiori agenzie di ratings Moody’s, S&P e Fitch certificheranno che il governo ha deciso di imboccare il sentiero della bancarotta.
Di conseguenza declasseranno il giudizio. Immediatamente i prezzi dei titoli di stato italiani si inabisseranno, portandosi a fondo il capitale delle banche che a loro volta subiranno un declassamento e quindi avranno difficoltà a rifinanziarsi.
Lo tsunami colpirà in pieno le imprese e le famiglie a cui verrà decurtato il credito i cui tassi di interesse schizzeranno verro il firmamento giallo-verde.
In poche settimane l’economia si precipiterà in recessione. Ma questo sarà solo l’inizio della strada che porta al precipizio della bancarotta.
Ovviamente gli squinternati al governo con i volti paonazzi dalla rabbia inizieranno ad inveire contro i mercati, contro l’Europa ricorrendo a tutta la sequela di menzogne con cui hanno abbindolato milioni di analfabeti funzionali.
Gli sfascisti di Pomigliano inizieranno a straparlare ai loro ultimi adepti di armi segrete, di Piani B, C e pure Z.
Il passo potrà non essere breve, ma di sicuro è segnato.
(da “NextQuotidiano“)
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