Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
LE ACCUSE DI TONINELLI SI RITORCONO CONTRO DI LUI: E’ IL MINISTERO CHE NON HA ANCORA STANZIATO I FONDI PROMESSI”
Strada dei Parchi, concessionaria di A24 e A25, ha inviato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una diffida per lo sblocco dei 192 milioni per la messa in sicurezza dei viadotti, fondi che vennero inseriti nel decreto Genova e poi tolti.
Nella diffida si chiede di “voler adottare senza ulteriore indugio e comunque entro e non oltre 5 giorni ogni atto autorizzativo teso a consentire l’avvio di lavori urgenti o comunque ritenuti necessari, con ogni conseguente assunzione di responsabilità in caso di ulteriori ritardi e/o espresso diniego”.
E non è difficile comprendere il motivo della mossa della società : ieri infatti il ministro Toninelli, parlando all’ANCE, ha lanciato un grido d’allarme sulla sostenibilità dei viadotti dell’A24 e dell’A25.
Il grido però stona con la realtà dei fatti, che ha visto il ministero prima inserire e poi cancellare dal Decreto Genova i fondi per operare sui viadotti.
“Purtroppo, abbiamo dovuto prendere atto che i vertici tecnici del Ministero ancora non ritengono che ci siano le condizioni per firmare i decreti attuativi che autorizzerebbero i lavori di messa in sicurezza dei viadotti, perchè a loro dire non c’è la copertura; un fatto incomprensibile se si considera che il ministro Toninelli ha assunto, pubblicamente, l’impegno dello sblocco dei fondi”, ha fatto sapere Mauro Fabris, vice presidente di Strada dei Parchi Spa, concessionaria delle autostrade abruzzesi e laziali A24 e A25.
Secondo alcune indiscrezioni, infatti, l’ufficio legislativo del Mit ha sbagliato la modalità (tecnicamente: si sono dimenticati la rimodulazione dei fondi) con cui era previsto nel decreto Genova lo stanziamento di 192 milioni per gli interventi antisismici sulle autostrade A24 e A25.
Una volta ammesso l’errore, però, al DIPE non è stato posto rimedio a nulla. Strada dei Parchi con la diffida intende così scaricare sul ministero la responsabilità di eventuali incidenti. D’altro canto sono le Infrastrutture a dover tirare fuori i soldi.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA GIOVANE PERUVIANA IN ITALIA DA OLTRE 18 ANNI: “MI SONO LAUREATA, LAVORO E PAGO LE TASSE. LA CITTADINANZA ME LA SONO SUDATA E GUADAGNATA, PERCHE’ DEVO ASPETTARE ALTRI 4 ANNI GRAZIE A LEI?”
“Signor ministro, io rappresento il suo perfetto ‘prototipo’ di immigrata. Sono residente
nel Bel Paese da oltre 18 anni, mi sono laureata, come può notare faccio un uso corretto sia scritto che parlato dell’italiano e sono un’onesta contribuente. Ho iniziato a lavorare stabilmente, con contratti regolari sia da dipendente che da partita Iva, subito dopo l’università . La cittadinanza non solo me la sono conquistata, come coronamento di un percorso di integrazione. Me la sono anche sudata e guadagnata. Ho presentato domanda con i miei redditi, infatti. Ecco signor ministro, io, una cittadina perfettamente regolare, rischio ora di non avercela mai questa cittadinanza”.
Elizabeth Arquinigo Pardo è una ragazza peruviana: “Sono nata a Lima e mi sono trasferita qui quando avevo dieci anni. Scrivo perchè mi sento tradita dalla nazione in cui vivo e della quale faccio parte integrante”.
Elizabeth, in una lettera aperta al ministro dell’Interno, pubblicata sui siti possibile. come stranieriinitalia. it, denuncia quella parte del decreto immigrazione che incide sulla concessione della cittadinanza.
In particolare laddove allunga a 4 anni (dagli attuali 2) i termini per definire l’intera procedura da parte della pubblica amministrazione.
Elizabeth scrive a Matteo Salvini, “che durante la campagna elettorale asseriva: ‘Tutti i cittadini extracomunitari, che lavorano, pagano le tasse, studiano e sono ben integrati, sono miei amici'” per chiedergli “cos’è cambiato? Perchè sono aumentati a 48 mesi i tempi di attesa dell’istruttoria per la cittadinanza? Non eravamo suoi amici?”.
E poi: “Ecco signor ministro, sta proprio qui il paradosso, che mette in luce tutte le sue contraddizioni: io, una cittadina perfettamente regolare, contribuente in regola, laureata e con la voglia di proseguire con i suoi studi, rischio di non avercela questa cittadinanza. Già , mi piacerebbe continuare con gli studi con un master all’estero. Ora, purtroppo, per via di quest’ultima sua riforma non sono libera, sono in trappola, prigioniera della burocrazia nostrana.
Per colpa della legge vigente sono obbligata a rimanere in Italia fino alla fine dell’istruttoria, che ora a causa del nuovo decreto durerà 4 anni. Trovo il suo provvedimento ingiusto, perchè viene meno alla parola data in campagna elettorale a noi, suoi “amici regolari””.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA STORIA DELLA PENALE O MEGLIO DEL RISARCIMENTO DEL DANNO PER 15 MILIARDI
Repubblica oggi racconta che il sì forzato del governo Lega-M5S al TAP non è solo questione di penali da 20 miliardi: i loro leader dovevano essere al corrente dell’impossibilità di fermare l’opera già dal 2015, alla faccia di Di Battista che in campagna elettorale parlava di TAP da fermare in 15 giorni.
In realtà ci sono almeno tre elementi che documentano come tutto fosse chiaro già dalla scorsa legislatura quando i 5 Stelle sedevano in Parlamento e quindi non potevano non sapere.
Il primo documento è la Ratifica del trattato Italia-Albania-Grecia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio del 2014 e che dà , di fatto, il via libera alla realizzazione dell’opera con l’Italia che si impegna a non ostacolarla.
Contro l’approvazione i 5 Stelle votarono effettivamente contro: erano consapevoli, dunque, che rappresentava un punto di non ritorno per la realizzazione del gasdotto.
Un secondo punto arriva l’11 settembre del 2014 quando il ministero dell’Ambiente dà il via libera al decreto ambientale che autorizza tutte le opere necessarie per costruire il tubo nella parte italiana.
Infine l’ultimo documento cruciale è del 20 maggio del 2015: l’Autorizzazione unica firmata dal Mise. Il trattato internazionale. Il decreto ambientale. L’autorizzazione unica. È dal 2015 che era chiaro che, indietro, era praticamente impossibile tornare.
In più c’è da precisare meglio la questione delle penali:
L’alternativa, ha spiegato lunedì sera il premier Giuseppe Conte alla delegazione che ha incontrato, era andare incontro a penali da circa 15 miliardi.
«Dove sono queste penali?», hanno chiesto i Comitati. In realtà non esistono. Ma perchè non si tratta esattamente di penali.
Ma della somma — «stimata per difetto» fanno sapere da Palazzo Chigi — fatta tra un possibile risarcimento del danno (sono stati già realizzati 750 chilometri di opera) e il mancato guadagno che bloccando l’opera il Governo farebbe a Tap che ha già firmato i contratti con il consorzio Shah Deniz per la distribuzione del gas in tutta Europa
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
LA TRISTE FIGURA FATTA A PORTA A PORTA DA UNA MINISTRA CHE “DEVE ANCORA INFORMARSI” E NON SA DI COSA SI PARLA
È un decreto scritto col cuore sul quale il ministro Toninelli si è molto impegnato, ci ha
messo quasi due mesi per scriverlo.
Ma a fronte di cotanti sforzi non tutti nel governo sembrano aver letto il Decreto Genova che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri.
Tra questi c’è la ministra del Sud Barbara Lezzi che ieri era ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta. Verso la fine della trasmissione Vespa ha chiesto alla Lezzi di commentare, ed eventualmente smentire, una notizia data da Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera quattro giorni prima.
La notizia è che nel decreto emergenze sono contenute anche disposizioni per la ricostruzione post-terremoto a Ischia che condona le case abusive e consente agli abusivi di poter accedere ai contributi per la ricostruzione.
A denunciare il regalo ai furbetti era stata Legambiente che una settimana fa faceva notare come un articolo del decreto prevedesse una sanatoria «per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, vengano conclusi i procedimenti di condono ancora pendenti».
Un condono tombale che consentirebbe anche agli abusivi le cui abitazioni hanno riportato danni durante il terremoto di poter accedere ai contributi per la ricostruzione. Un altro articolo del provvedimento (l’articolo 23) dà invece la possibilità di avviare i lavori di riparazione «purchè le costruzioni non siano state interessate da interventi edilizi totalmente abusivi per i quali sono stati emessi i relativi ordini di demolizione».
Ma cosa ne pensa la ministra del Sud di questa vicenda? D’accordo che qualche tempo fa il MoVimento 5 Stelle aveva parlato di abusivismo di necessità ma qui il punto è che si consentirebbe di far ricostruire abitazioni in luoghi dove non si poteva costruire e questo in un territorio che è soggetto ad un alto rischio sismico e ad un forte stato di dissesto idrogeologico significa non avere ben chiaro qual è il problema. E soprattutto sarebbe lo Stato a pagare la ricostruzione delle case abusive. A Ischia le pratiche per le sanatorie sono 28.000 (su 64.115 abitanti) e ci sono strutture costruite in zone ad alto rischio.
La risposta di Barbara Lezzi è spiazzante: «guardi c’è questa norma io onestamente non so se si dà questo contributo per costruire nelle stesse aree di rischio ed eventualmente come».
Tradotto: la ministra sa che c’è una norma riguardante Ischia all’interno del Decreto Genova ma non sa in quale modo viene erogato il contributo.
La situazione per la Lezzi peggiora quando tenta di difendere lo stesso il provvedimento: «io so anche che queste case abusive sono state tenute là per decenni, sicuramente ci sarà stato un accordo anche con il Comune e verificate le condizioni di queste persone, poi bisogna vedere anche come si ricostruisce, cioè se si ricostruisce con criteri antisismici sì o no».
Al solito la colpa è di chi è venuto prima ma è la seconda parte di questa risposta che è interessante. La Lezzi non sembra capire che il problema è che quelle abitazioni sono abusive e sono costruite in zone dove non si può costruire, il fatto che vengano costruite con “criteri antisismici” non significa nulla, perchè se vengono ricostruite in una zona soggetta a frane, smottamenti o allagamenti saranno sempre in pericolo.
Vespa ci prova a far notare l’ovvio ovvero che «sono crollate case abusive in un posto dove non si può costruire e voi gli date i soldi per ricostruire in un posto dove non si può costruire» chiedendo alla ministra di smentire la notizia data dal Corriere.
Barbara Lezzi però non sa che rispondere «io non lo so, onestamente devo leggere tutto il testo di questo articolo perchè le dico io non l’ho letto, l’altro giorno ne avevo letto un altro credo sempre del Corriere della Sera che riguardava la questione dei fanghi che invece riportava diverse inesattezze le dico la verità quindi io anzichè leggere titolo ed occhiello vorrei leggere poi il testo perchè molto spesso accade».
La “questione dei fanghi” è stata in realtà pubblicata da Repubblica e purtroppo non è dato di sapere a quali inesattezze si riferisca la Lezzi.
Dovrebbe leggere il decreto, incalza Vespa e la ministra risponde «no no il decreto sì poi vorrei leggere il contenuto dell’articolo perchè molto spesso a fronte di questo titolone nel testo vengono dette le cose giuste; alcune volte a fronte del titolo quindi io magari mi leggo il testo di questo articolo poi vedrò e risponderò».
Insomma è sempre colpa dei giornalisti.
Ma i decreti li scrivono i giornalisti o i ministri?
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX CAPO DELLA PROTEZIONE CIVILE: “E’ SOLO QUESTIONE DI BUROCRAZIA”… “LA VERITA’ E’ CHE LO STATO DESTINA GLI INTROITI INVECE CHE ALLA SICUREZZA AD ALTRE SPESE”
“È una questione di burocrazia, le risorse ci sono”. Guido Bertolaso, già Capo della Protezione Civile, ai microfoni di ‘6 su Radio 1′ parla della messa in sicurezza della A24-A25 all’indomani dell’allarme lanciato dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: “Le autostrade italiane sono una miniera d’oro per lo Stato e per i concessionari che le utilizzano in nome e per conto dello Stato – spiega poi Bertolaso – Andare a dire che non ci sono i soldi per mettere in sicurezza un ponte per garantire la sicurezza a tutti gli automobilisti è semplicemente ridicolo. Basta evitare che una quota parte degli introiti finisca nelle casse dello Stato per pagare tante altre problematiche e destinarli invece a garanzia della sicurezza di chi attraversa le nostre autostrade. Sappiamo che quelli che sono i soldi che noi paghiamo ai caselli autostradali non vanno alla sicurezza di quello che stiamo percorrendo ma vanno nelle casse dello Stato per coprire i tanti problemi e costi che lo stato deve affrontare nella vita quotidiana del Paese. Bisogna assumersi la responsabilità di ciò che si dice”.
Per Bertolaso, “Se il ministro Toninelli dice che non ci dorme per l’autostrada A24, visto che è il massimo responsabile politico del Paese nell’ambito delle infrastrutture, avrà le sue informazioni e le sue preoccupazioni deriveranno anche da questo; non credo derivino solamente da alcuni sopralluoghi sulla base di alcuni piloni che probabilmente saranno stati scelti ad arte per far vedere che la situazione è particolarmente grave”.
Infine, sulla possibilità che Autostrade per l’Italia partecipi alla demolizione del Ponte Morandi di Genova, Bertolaso conclude: “E’ giusto lasciare la porta aperta a tutti; la giustizia e la magistratura deve fare, e spero che si dia una mossa da questo punto di vista, le giuste valutazioni e indagini”.
(da agenzie)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
E’ UNA DELLE CONDIZIONI POSTA DAL SINDACO BUCCI PER ACCETTARE LA NOMINA A COMMISSARIO… “PER LA RICOSTRUZIONE CI VORRANNO ALMENO 18 MESI”
“Potranno prendersi carico solo dei lavori di rimozione delle macerie”: Gianluca Rospi del
MoVimento 5 Stelle è il relatore grillino del Decreto Genova e così ha motivato il parere favorevole dato dal governo all’emendamento che rimette in gioco Autostrade per l’Italia su Genova.
Un ritorno in bello stile per la società dei Benetton che è riuscita, grazie ai buoni uffici con il commissario Marco Bucci, a rientrare in ballo per la demolizione di ciò che resta del Ponte Morandi secondo uno schema che cancella l’esclusione di Autostrade dalle opere “propedeutiche e connesse” alla ricostruzione del ponte (come enunciato nel comma 7 del primo articolo del decreto).
E quindi in linea di principio nulla potrà impedire al commissario straordinario (e sindaco di Genova) Marco Bucci di incaricare la concessionaria anche per la demolizione del viadotto.
Gli estensori dell’emendamento sono deputati di Forza Italia, e non a caso: è stato il governatore ligure Giovanni Toti a guidare la soluzione del caso utilizzando anche il potere di veto di Bucci, che ha accettato il ruolo di commissario straordinario in cambio di questo emendamento.
La norma andrà in vigore con l’approvazione del decreto ma per cominciare la demolizione bisognerà comunque attendere l’ok della magistratura.
E infatti ieri il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini era tornato pero’ ad auspicare il coinvolgimento di Aspi nella realizzazione del nuovo viadotto. Auspicio a cui il sindaco ha poi risposto, sollecitato dai cronisti: “Io lascio sempre tutte le porte aperte, non ne chiudo mai una. Alla fine vedremo di scegliere quella migliore”.
Ma l’ipotesi di un coinvolgimento di Aspi, come più volte ribadito dal governo, è probabilmente l’unica voce del decreto che non subirà alcun tipo di variazione.
Intanto ieri Remo Calzona, 79 anni, ordinario di “Tecnica delle Costruzioni” alla facoltà di Ingegneria alla Sapienza di Roma dal 1978, in un’intervista al Sole 24 Ore ha spento gli entusiasmi delle promesse dei ministri: «Servono almeno 18 mesi per progettare e ricostruire il Ponte di Genova crollato: tre per fare il progetto, tre per scegliere le imprese con mini-gara, 12 mesi per ricostruire. Diffidate di chi vi propone tempi più rapidi: sono irrealizzabili».
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
“VERREMO INCONTRO A TUTTI, NON SIAMO COME LODI”
Dopo l’esplosione del caso di Lodi, anche in Veneto era venuto fuori che la Regione pretendeva dagli stranieri delle certificazioni provenienti dai paesi d’origine per ottenere i buoni libro.
Ora però, il presidente del Veneto Luca Zaia fa marcia indietro: “Per ora per i ‘buoni libro’ basterà l’autocertificazione sui redditi all’estero di cittadini extracomunitari. Esigeremo la documentazione dai consolati in un secondo tempo”. Tuttavia, continua Zaia, “se il cittadino vuole il muro contro muro, in quanto ritiene di non dover presentare nulla, non avrà diritto al contributo”.
Per Zaia, la discussione nata attorno alle norme a carico delle famiglie straniere per ottenere le agevolazioni per l’acquisto dei testi scolastici “è una tempesta in un bicchier d’acqua. Il Veneto non è Lodi”.
Sulla presentazione del certificato Isee ha quindi aggiunto: “A chi contesta che è difficile tornare nel proprio Paese per ottenere un certificato sul possesso di immobili dico che cercheremo di andare incontro a tutti. Accetteremo dapprima le autocertificazioni, e quindi prima o poi i documenti salteranno fuori”.
Quindi nessuna discriminazione: “Lo spartiacque tra la discriminazione e l’inclusione sta nella comprensione”.
(da agenzie)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
51% CHI VUOLE RESTARE NELLA UE, 34% CHI VUOLE USCIRE, 11% GLI INDECISI… LE BALLE SOVRANISTE COMINCIANO A ESSERE COMPRESE
Se la Gran Bretagna dovesse tenere oggi un altro referendum sull’adesione del paese
all’Unione europea, gli euroscettici potrebbero non ripetere il loro successo.
Lo afferma uno studio commissionato dal Parlamento europeo e pubblicato oggi, secondo il quale circa una persona su due in Gran Bretagna, il 51%, voterebbe ora per rimanere nel blocco.
Il 34% delle persone intervistate ha dichiarato che sceglierebbe ancora la Brexit, mentre l’11% si è detto indeciso.
I dati arrivano mentre i leader dell’Ue si preparavano a incontrarsi per quello che è stato annunciato come un summit “make-or-break” a Bruxelles.
Tuttavia, i colloqui tra Londra e l’Ue sembrano essersi nuovamente arrestati sulla spinosa questione del confine irlandese. Il tempo stringe, con un accordo che deve essere ratificato da entrambe le parti prima che la Gran Bretagna esca dall’Ue il 29 marzo.
Intanto oggi il capo negoziatore Ue, Michel Barnier, ha aperto alla possibilita’ di estendere il periodo di transizione di un anno nel tentativo di sbloccare l’impasse nelle trattative con Londra sulla Brexit. Lo hanno riferito fonti diplomatiche.
“Una delle opzioni è di estendere la fase transitoria di un anno”, fino al 2021, per cercare di ottenere più tempo per negoziare un accordo commerciale, ha riferito Barnier ai ministri degli Esteri dei Ventisette.
In serata la premier britannica, Theresa May, è attesa a Bruxelles per la cena dei capi di Stato e di governo dove terrà un discorso, cui seguirà — in separata sede — il rapporto di Barnier sulla situazione. Il nodo principale resta la mancanza di un accordo sul confine nordirlandese.
(da agenzie)
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Ottobre 17th, 2018 Riccardo Fucile
L’IRONIA DELLA PALLAVOLISTA ITALIANA CHE HA TRASCINATO LA NAZIONALE FEMMINILE DI VOLLEY IN SEMIFINALE
“Da fuori siamo il simbolo dell’integrazione, ma per noi è la normalità “.
Parole di Miriam Sylla, schiacciatrice della nazionale femminile italiana di volley, nel corso del programma ‘Un Giorno da Pecora’, RaiRadio1.
La ventitreenne giocatrice di origini ivoriane è impegnata con la nazionale femminile italiana nei Mondiali di pallavolo in corso di svolgimento in Giappone.
Nel sestetto azzurro sono due le atlete di origini afroamericane.
Alla provocazione dei conduttori Giorgio Lauro e Geppi Cucciari sulla qualificazione: “Sarà contento Salvini!”, Miriam risponde con ironia: “Oh! Lo sento che fa i salti di gioia”.
(da agenzie)
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