TAP, IL M5S SAPEVA DELLE PENALI DAL 2015 E HA CONTINUATO A PROMETTERE QUELLO CHE SAPEVA DI NON POTER MANTENERE
LA STORIA DELLA PENALE O MEGLIO DEL RISARCIMENTO DEL DANNO PER 15 MILIARDI
Repubblica oggi racconta che il sì forzato del governo Lega-M5S al TAP non è solo questione di penali da 20 miliardi: i loro leader dovevano essere al corrente dell’impossibilità di fermare l’opera già dal 2015, alla faccia di Di Battista che in campagna elettorale parlava di TAP da fermare in 15 giorni.
In realtà ci sono almeno tre elementi che documentano come tutto fosse chiaro già dalla scorsa legislatura quando i 5 Stelle sedevano in Parlamento e quindi non potevano non sapere.
Il primo documento è la Ratifica del trattato Italia-Albania-Grecia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio del 2014 e che dà , di fatto, il via libera alla realizzazione dell’opera con l’Italia che si impegna a non ostacolarla.
Contro l’approvazione i 5 Stelle votarono effettivamente contro: erano consapevoli, dunque, che rappresentava un punto di non ritorno per la realizzazione del gasdotto.
Un secondo punto arriva l’11 settembre del 2014 quando il ministero dell’Ambiente dà il via libera al decreto ambientale che autorizza tutte le opere necessarie per costruire il tubo nella parte italiana.
Infine l’ultimo documento cruciale è del 20 maggio del 2015: l’Autorizzazione unica firmata dal Mise. Il trattato internazionale. Il decreto ambientale. L’autorizzazione unica. È dal 2015 che era chiaro che, indietro, era praticamente impossibile tornare.
In più c’è da precisare meglio la questione delle penali:
L’alternativa, ha spiegato lunedì sera il premier Giuseppe Conte alla delegazione che ha incontrato, era andare incontro a penali da circa 15 miliardi.
«Dove sono queste penali?», hanno chiesto i Comitati. In realtà non esistono. Ma perchè non si tratta esattamente di penali.
Ma della somma — «stimata per difetto» fanno sapere da Palazzo Chigi — fatta tra un possibile risarcimento del danno (sono stati già realizzati 750 chilometri di opera) e il mancato guadagno che bloccando l’opera il Governo farebbe a Tap che ha già firmato i contratti con il consorzio Shah Deniz per la distribuzione del gas in tutta Europa
(da “NextQuotidiano”)
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