Destra di Popolo.net

SALVINI E’ LA DESTRA PER COME L’HA SOGNATA LA SINISTRA PER ANNI: BECERA E RAZZISTA

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

DEFINIRE SALVINI DI DESTRA E’ UNA BESTEMMIA POLITICA

Salvini e la destra. In un paese normale dovrebbe essere uno iato intellettuale, una bestemmia politica.
Perchè, davvero, abbinare la figura di Matteo Salvini con una delle tante declinazioni possibili di una destra di governo è davvero difficile. Impossibile.
Certo, se poi invece destra è davvero diventata quello che pretendeva la sinistra italiana (becerume culturale, bava alla bocca, urlo permanente, instupidimento cerebrale, violenza verbale), allora sì: Matteo Salvini incarna alla perfezione quest’idea di destra impolitica, di estrema destra capace solo di esaltare i problemi senza trovare le soluzioni, capace solo di vivere sulle paure dei più senza scommettere sul coraggio di pochi.
Salvini è la destra per come l’ha sognata la sinistra per anni: un incubo.
Ma un grande paese come l’Italia non può sottostare senza reagire a questa idea caricaturale, deforme di destra. Un fenomeno da baraccone.
Bisogna tentare di ricostruire una destra pacata (non moderata), elitaria, professionale, realista, efficace, sapiente.
Che sappia immaginare una grande Italia in una grande Europa.
Che sappia declinare il patriottismo senza riempirlo dei peggiori sentimenti umani. Una destra che sappia gettare le fondamenta di nuove cattedrali per una “povera patria” abbandonata a se stessa, che sappia finalmente pensare alla unificazione del paese senza mettere gli uni contro gli altri.
Una destra che sa benissimo che non è nè con l’odio sociale nè con la paura diffusa che si costruisce una grande casa comune i cui muri siano intrisi di grandezza e di orgoglio.
Tutto questo è velleitario? Sicuramente sì. Ma la grande politica nasce proprio nei momenti in cui la strada sembra farsi più difficile.
È in quel momento che bisogna mettersi in cammino.

Filippo Rossi
(da “il Fatto Quotidiano”)

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LA GERMANIA CI RIMANDA I RICHIEDENTI ASILO SBARCATI IN ITALIA, COME DA TRATTATO DI DUBLINO

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

40 ARRIVI AL MESE, MA SALVINI NON LO DICE PER NON PERDERE LA FACCIA DI FRONTE AL SUO ELETTORATO BECERO

Berlino rimanda i migranti in Italia senza attendere l’accordo bilaterale annunciato dal ministro dell’Interno Horst Seehofer ma mai firmato da Matteo Salvini.
L’Ufficio federale per l’immigrazione e i rimpatri, “in applicazione al Trattato di Dublino”, sta infatti inviando in queste ore moltissime lettere ai profughi arrivati in Germania passando per l’Italia, ordinandone il trasferimento.
Non si esclude, per la prima volta, l’impiego di voli charter. Prossime date: il 9 e il 19 ottobre.
Un passo indietro. Nei mesi scorsi il ministro Seehofer aveva imbracciato un braccio di ferro con Angela Merkel arrivando ad annunciare dimissioni mai date per risolvere il problema dei richiedenti asilo che si spostavano in Germania da altri paesi d’Europa, dove erano arrivati.
Il Trattato di Dublino prevede che sia il paese d’approdo dei profughi ad occuparsene, valutando anche la possibilità  di dare o non dare la protezione internazionale. Ma in molti arrivati in Italia decidevano poi di migrare verso i paesi con maggiore benessere economico, come la Francia e la Germania.
Seehofer ha allora stipulato accordi bilaterali con gli altri paesi dell’UE per rimandare nel paese di primo approdo chi si era spostato in Germania.
Dopo un incontro con Matteo Salvini sembrava che ci fosse anche la possibilità  di stipulare un trattato anche con l’Italia, che a quel punto però avrebbe accettato di far ritornare sul proprio territorio cittadini stranieri in barba a tutta la propaganda gialloverde.
Per questo l’accordo è rimasto sepolto al ministero dell’Interno.
Seehofer però non sembra essersi rassegnato.   Dall’inizio dell’anno, racconta Petra Haubner, avvocato che assiste i profughi in Baviera, a Repubblica, «c’è stata un’accelerazione micidiale: ogni giorno da Deggendorf», dove si trova uno dei centri di ancoraggio più importanti della Germania, «prelevano almeno un richiedente asilo o una famiglia intera per i Paesi di prima destinazione. Nella stragrande maggioranza dei casi li mettono su un volo per l’Italia».
Al di là  della propaganda italiana, la verità  è che la Germania, e soprattutto la Baviera, hanno accelerato enormemente i processi per i cosiddetti “casi Dublino”.
In Baviera l’Ufficio Federale per l’Immigrazione invia così lettere ai richiedenti asilo intimandogli di presentarsi a un appuntamento per essere riportati nei paesi d’arrivo, tra cui l’Italia.
Attualmente, dalla Germania ne arrivano una decina alla settimana, selezionati dopo una lunga istruttoria e il confronto tra ministero dell’Interno italiano e tedesco: alla fine, se nulla osta, vengono messi su aerei di linea, accompagnati a bordo da agenti di polizia fino agli aeroporti italiani (di solito Roma, Milano o Torino), poi presi in consegna e portati nei centri di accoglienza.
Il ministero dice di non sapere nulla dei voli organizzati da Seehofer.

(da “NextQuotidiano”
)

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BAVIERA, VOLANO I VERDI: S’INCRINA IL MODELLO CONSERVATORE

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

NEI SONDAGGI GLI AMBIENTALISTI HANNO SUPERATO L’SPD E SONO DIVENTATI LA VERA OPPOSIZIONE A CDU-CSU

Oggi marceranno ancora una volta accanto agli ambientalisti ed ecologisti per partecipare alla grande manifestazione di protesta contro l’abbattimento della foresta di Hambach minacciata dai lavori di ampliamento di una grande miniera di carbone tra Colonia e Aquisgrana.
Ma quello dell’ecologia non è più il tema dominante e centrale per il Bà¼ndnis 90-Die Grà¼nen, il partito dei Verdi tedeschi.
Il loro guscio esterno è ancora verde, ma il nocciolo si è tinto anche di rosso socialdemocratico, blu neoliberista e persino di nero conservatore.
La crisi politica
Nel pieno di una crisi politica che sta sgretolando le fondamenta del bipolarismo tedesco, con il lento tramonto della cancelliera cristiano-democratica Angela Merkel e l’erosione di consensi dei «Sozialdemokraten» dell’Spd, sono proprio i Verdi ad essere diventati la nuova forza politica di centro senza la quale in Germania sarà  arduo in futuro dar vita a stabili maggioranze di governo.
In vista delle elezioni amministrative nelle regioni chiave della Baviera e dell’Assia il 14 e 28 ottobre, il partito raggiunge nei sondaggi la quota record del 18% attestandosi al secondo posto nella graduatoria dei principali partiti, prima ancora dell’Spd e della destra populista della AfD.
A livello nazionale sono riusciti addirittura a raddoppiare i loro consensi dall’8,9% ottenuto alle politiche del 2017 agli attuali 17-18%.
Una tendenza riscontrabile anche in numerosi altri Paesi europei, dalla Svezia all’Olanda, dove i vecchi ambientalisti di sinistra di un tempo conquistano fasce di elettori sempre più ampie e politicamente eterogenee.
In una roccaforte del conservatorismo tedesco come quella del Baden-Wà¼rttemberg, la regione di Stoccarda dominata un tempo dalla Cdu, da 7 anni a questa parte ad occupare la poltrona di governatore è il Verde Winfried Kretschmann che oggi difende anche gli interessi delle potenti lobby dei costruttori automobilistici Daimler e Porsche, e che ha appoggiato il recente inasprimento delle leggi sull’immigrazione.
Nella nerissima Baviera, la star della campagna elettorale è la verde Katharina Schulze, 33 anni, sempre sorridente, di bell’aspetto, moderata nei toni e politicamente pragmatica, e che con il suo carisma sta contribuendo al crollo di popolarità  dei cristiano-sociali (Csu) che da oltre 60 anni dominano il loro feudo prealpino con maggioranze assolute e che adesso, col 33% delle preferenze indicate dai sondaggi, risc hiano nella peggiore delle ipotesi di ritrovarsi addirittura sui banchi dell’opposizione.
Le nuove alleanze
«I Verdi profittano molto della crisi d’identità  dei due grandi partiti tradizionali, quello della Cdu/Csu e del Spd», spiega il politologo Oskar Niedermayer dell’università  di Berlino.
«Paradossalmente, però, i Verdi profittano sia in Germania sia nel resto dell’Europa anche dell’affermazione della nuova destra populista, rappresentando l’ultimo bastione credibile e autentico che resiste e non si è fatto contagiare dalla retorica xenofoba, intollerante e semplificazionista dei tribuni della destra».
In Baviera, i Verdi di Katharina Schulze non pongono nessun veto ad una possibile alleanza di governo assieme ai cristiano-sociali del governatore Markus Sà¶der e del leader di partito e Ministro degli interni Horst Seehofer.
Stando ai sondaggi potrebbero però in teoria dar vita anche a una coalizione alternativa con socialdemocratici, liberali e la lista indipendente dei Freien Wà¤hler.
I tempi in cui i Verdi si definivano come gli antagonisti per eccellenza del centro-destra sono del resto tramontati.
Oggi il partito è più che mai eclettico ed eterogeneo, viene votato sia dai dipendenti delle start-up metropolitane sia dai coltivatori di prodotti biologici della provincia, dalle donne come dagli uomini, dalle classi medio-alte ed imprenditoriali come da studenti e intellettuali.
Classi che in Germania stanno molto bene, forse anche troppo, ma che nel loro benessere non vogliono rinunciare ad alcuni valori fondamentali, che solo i Verdi difendono attualmente in modo credibile: l’ambiente, la tolleranza, il multiculturalismo.

(da “La Stampa”)

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TAGLI AGLI SCONTI FISCALI, NUOVE TASSE, ACCONTI IRPEF E IRES: IL GOVERNO A CACCIA DEI SOLDI DEGLI ITALIANI PER FINANZIARE LE BUFALE ELETTORALI

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

CONDONO AGLI EVASORI E PARTITE DI GIRO NEL GRANDE BLUFF

Tagli ai ministeri e nuove tasse. È l’inevitabile soluzione che adotterà  il governo per far quadrare i conti della prossima manovra. Non mancano poi le partite di giro, che in questo caso finiranno per penalizzare le piccole imprese.
A fronte di una manovra, che tra reddito di cittadinanza, riforma pensioni, avvio della flat-tax e blocco degli aumenti dell’Iva vale all’incirca 40 miliardi di euro, grazie all’aumento del deficit al 2,4% il governo disporrà  di 27 miliardi di euro.
Gli altri 13 saranno coperti con le solite vecchie ricette.
I tagli alle spese
Nel menù non possono mancare le riduzioni delle spese. Stando alla Nota di aggiornamento il governo ha messo in conto 3,6 miliardi di risparmi, in pratica due decimi di punti di Pil, tra «tagli alle spese dei ministeri e altre revisioni di spesa». Ma in attesa che riprenda quota la spending review, che richiede tempi lunghi prima di produrre risparmi consistenti, si ripiegherà  sui soliti tagli lineari e semilineari già  effettuati dai governi passati innanzitutto a carico delle amministrazioni centrali.
Nuove entrate
L’altra leva che verrà  attivata inevitabilmente è quella delle entrate. In maniera diretta e indiretta aumenteranno insomma le tasse su molti soggetti e diverse fasce di contribuenti, intervenendo innanzitutto su regimi agevolativi e detrazioni.
Si inizierà  così ad attaccare la montagna delle famigerate oltre 700 «tax expenditures» (che tutte assieme valgono oltre 300 miliardi di euro), tagliando drasticamente gli sconti fiscali
Ma oltre a ciò è anche possibile che vengano ritoccate le percentuali di acconto, ovvero i versamenti che i contribuenti effettuano a fine anno.
Già  in passato del resto gli acconti Irpef ed Ires, che oggi sono rispettivamente al 98% e al 100%, erano stati aumentati al 100% per l’Irpef, al 101% per l’Ires e al 110% per l’Irap.
Nel 2013, secondo le stime della Cgia di Mestre, questa misura quando venne adottata produsse 2,6 miliardi di maggior gettito. Ma è un chiaro escamotage contabile, visto che quello che si anticipa un anno lo si perde l’anno seguente in sede di conguaglio.
Partite di giro
Sempre in campo fiscale si assisterà  anche a vere e proprie partite di giro. Per estendere la flat tax del 15% a 500 mila tra partite Iva individuali e piccole imprese ammesse al regime forfettario dei minimi verrà  infatti abrogata ad altre 2 milioni di partite Iva la possibilità  di applicare la tassazione flat al 24% come le società  di capitali.
L’Iri, l’imposta sul reddito di impresa che doveva debuttare giusto l’anno prossimo, verrà  infatti cancellata.
Non solo, ma per introdurre la riduzione dell’aliquota Ires al 15% sulla quota di utili destinati all’acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni, verrà  eliminato l’Aiuto alla crescita economica (Ace), una agevolazione che già  oggi consente di pagare zero tasse sulla parte di reddito corrispondente all’aumento del patrimonio netto dell’impresa per accantonamento di utili o nuovi apporti di capitale. In sostanza, fanno notare gli esperti del settore, per l’insieme delle partite Iva il saldo rischia di essere negativo.
Una tantum
Altre voci di entrata sono ancora in bianco, come i proventi della pace fiscale: l’ipotesi è che possa portare tra i 3 ed i 5 miliardi una tantum. Ma non ci sono certezze e questo lascia in sospeso gli altri interventi che si potrebbero mettere in campo. Quello che è certo che tutte queste misure, stando alle stime del Def, freneranno il Pil di 0,4 punti, mentre tutti gli altri interventi lo faranno crescere di un 1 pieno. Il saldo finale è quello 0,6 in più calcolato dal Mef per il 2019. Che è la vera scommessa del governo giallo-verde.

(da “La Stampa”)

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IL DEF E LE TASSE: PIU’ ACCONTI E MENO SGRAVI

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

ABOLITE LE IMPOSTE SUL REDDITO PATRIMONIALE E AIUTO ALLA CRESCITA ECONOMICA: COSI’ LA RIDUZIONE DEL CARICO FISCALE ALLE PARTITE IVA SARA’ PAGATO DA TUTTI I CONTRIBUENTI

La Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza è stata finalmente partorita e subito bocciata dall’Unione Europea, che ha inviato una risposta chiara alla lettera di Giovanni Tria in attesa del giudizio delle agenzie di rating.
Nel nuovo DEF sono abolite sia l’imposta sul reddito imprenditoriale (Iri) sia l’aiuto alla crescita economica (Ace).
E potrebbe non bastare visto che sul fronte delle maggiori entrate si annunciano, rinviando i dettagli alla manovra 2019-2021, anche aumenti che «proverranno da modifiche di regimi agevolativi, detrazioni fiscali e percentuali di acconto d’imposta».
Di che stiamo parlando? L’IRI e l’ACE servivano ad obiettivi di riduzione del carico fiscale per tre miliardi: con la rinuncia all’imposta sul reddito imprenditoriale la diminuzione del carico fiscale per le partite IVA annunciata dal governo con la cosiddetta Dual Tax verrà  pagata da tutta la platea dei contribuenti professionisti. Sull’addio all’Ace a denunciare ieri il rischio di una aumento della pressione fiscale è stato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani :«La sostituzione dell’Ace con il nuovo meccanismo agevolativo può essere in molti casi a saldo negativo e sarà  quindi importante trovare soluzioni tecniche idonee a scongiurare un aumento della pressione fiscale che pensiamo non essere certamente tra gli intendimenti del governo».
A dire addio all’Ace saranno 1,2 milioni di imprese.
Non solo: le coperture della manovra 2019 sono quantificate in circa 20 miliardi e per questo il governo immagina di aumentare gli acconti fiscali, come già  fatto dai governi precedenti.
Alle imprese, in particolare alle banche (ma è stato fatto anche con i contribuenti per l’Irpef), si chiede sostanzialmente di versare un po’ più tasse in acconto, ed un po’ di meno a saldo.
Per lo Stato significa più soldi nel’19   e un po’ meno nel ’20, quando le esigenze del bilancio saranno meno pressanti. In teoria.

(da “NextQuotidiano”)

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QUANDO LA PREFETTURA LODAVA IL “MODELLO RIACE” E IL SINDACO LUCANO

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

LE ACCUSE DELLA PROCURA NASCONO DA DUE ISPEZIONI PREFETTIZIE DEL 2016, MA NEL 2017 UNA RELAZIONE DELLA STESSA PREFETTURA ESALTAVA IL MODELLO DI ACCOGLIENZA

L’indagine sul sindaco di Riace inizia con la segnalazione di alcune anomalie da parte della prefettura di Reggio Calabria. Irregolarità  contenute in due relazioni ispettive del 2016.
Tuttavia l’anno successivo un’altra squadra di ispettori della prefettura,   diversi dai primi,   hanno prodotto un terzo documento nel quale si tratteggia il modello Riace. Tre relazioni, dunque, alle quali però è stato dato peso diverso.
Quelle negative hanno fatto da impulso all’inchiesta, l’altra è rimasta ai margini della vicenda giudiziaria.
Il rapporto che ribalta l’esito di quelli redatti nel 2016 è sorprendente. Perchè è scritta da funzionari dello Stato, oggi sottoposti al ministro Salvini.
«Riace è così, è un microcosmo strano e composito, che ha inventato un modo per accogliere e investire sul proprio futuro», hanno scritto quattro vice prefetti della Repubblica nel rapporto ispettivo scritto dopo la visita del gennaio 2017.
Gli ispettori della prefettura proseguono: «Le ragioni che hanno spinto ad abbandonare il tono strettamente burocratico e trasmettere uno spaccato della vita quotidiana in Riace, risiedono nella avvertita necessità  di raccontare la storia dell’immigrazione del borgo divenuto famoso prima per i Bronzi e poi per l’impegno del Sindaco Lucano. Questi è un uomo che ha dedicato all’accoglienza buona parte della propria vita, combattendo battaglie personali e raccogliendo riconoscimenti internazionali di assoluto prestigio. L’evolversi dell’esperienza ha comportato difficoltà  ulteriori, probabilmente non previste e ha reso impossibile, presumibilmente, un controllo ferreo di tutte le attività  svolte. Ciò ha evidenziato le pecche del sistema, individuate in precedenti relazioni, che denotano la necessità  imprescindibile di attuare gli opportuni ed immediati mezzi correttivi. Auspicabilmente con una azione sinergica di supporto che possa permettere di mantenere e migliorare gli standard di efficienza, sicurezza e legalità  che la normativa di settore richiede. Si ritiene, per concludere, che l’esperienza di Riace sia importante per la Calabria e segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa Regione. Si precisa, peraltro, che il Sindaco Lucano ha sempre fornito una importante collaborazione a questa Prefettura in occasione degli sbarchi degli ultimi tempi, assicurando l’ospitalità  che molti altri Centri della provincia avevano prima negato ed intervenendo spesso con propri mediatori linguistico-culturali in situazioni critiche, al medesimo rappresentate».
Insomma, toni decisamente diversi dalle pesanti accuse che portano la firma della procura di Locri.
E poi ci si stupisce se qualcuno ipotizza un disegno ben congegnato per screditare il sindaco di Riace.

(da “NextQuotidiano”)

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PONTE MORANDI, GENOVA PAGA IL CONTO DEI RITARDI DEL GOVERNO

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

CALANO AFFARI IN PORTO,   INCASSI ESERCENTI MENO 60% , DIMEZZATI GLI INGRESSI ALL’ACQUARIO

La prima boccata d’ossigeno è arrivata giovedì, grazie a un treno merci proveniente da Dinazzano (Reggio Emilia) e diretto al porto. N
on accadeva dal 14 agosto, che un convoglio dal Nord Italia alimentasse le banchine, adesso sono state riaperte due delle tre linee finora bloccate dalle macerie e insomma: «Non è come tornare agli standard antecedenti lo scempio – spiega Paolo Emilio Signorini, che guida l’autorità  portuale Genova-Savona – ma si tratta d’un passo avanti dopo un trauma che ci stava rispedendo indietro, nonostante sette mesi di crescita costante, al 7%, nella movimentazione container».
La principale industria cittadina è lo specchio dei troppi segni «meno» che l’economia del capoluogo ligure, e non solo, ha inanellato dal crollo del Ponte Morandi; distribuiti in primis fra i moli e il commercio al dettaglio, senza tralasciare le industrie della zona rossa e alcuni luoghi simbolo come l’Acquario.
L’unica voce di conforto viene dal turismo dei «pacchetti», tant’è che i transiti di agosto e settembre all’aeroporto sono aumentati del 15% sul 2017. E però non basta a placare l’insofferenza d’una comunità  che lunedì, per la prima volta dal giorno del massacro, si è data appuntamento per una manifestazione di piazza, nella stessa mattina in cui sarà  presente con ogni probabilità  il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.
Posti a rischio
Tre numeri fotografano le difficoltà  del principale scalo marittimo italiano insieme a Gioia Tauro, dodicesimo d’Europa: -24% di tasse portuali incamerate a settembre 2018 sullo stesso mese dell’anno precedente; -16% il traffico contenitori dell’agosto 2018 sul 2017; -10% le chiamate di «camalli», gli addetti allo scarico delle merci. Spiega Signorini: «Il porto vive dello scambio pieni-vuoti fra il bacino dell’estremo ponente (Pra’, che perde meno degli altri ovvero il 3,5%, ndr) dove ha sede uno dei principali terminal merci, e quello più centrale (Sampierdarena, ndr). L’unica arteria a disposizione dei camion per fare avanti e indietro in fretta su questa direttrice era fornita dal Ponte Morandi. Tagliando quella, a cascata rallenta il resto».
E va ricordato che uno studio Isfort-Confcommercio fissa in 600 mila euro i costi aggiuntivi giornalieri nel comparto delle imprese d’autotrasporto costrette ad aggirare il blocco, mentre sempre sul fronte logistico-occupazionale aleggia lo spauracchio dello stop ai finanziamenti per il Terzo valico, la nuova linea ferroviaria che dal mare dovrebbe proiettare al resto del settentrione e all’Europa centrale: 150 posti a rischio nell’immediato, 2.000 in prospettiva.
Dal medio-ponente al primo entroterra, il circondario di ciò che resta del viadotto è sinonimo di maxi-spese supplementari per una ventina d’insediamenti industriali, che hanno dovuto fare i conti con un’onerosa e imprevedibile riorganizzazione.
Lo spiega Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, principale gruppo presente in quest’area oltre che presidente di Confindustria Liguria: «Confermo le stime abbozzate nei primi giorni: le attività  di carattere industriale presenti sotto il viadotto pagano nel complesso 300 mila euro in più ogni ventiquattr’ore, per drenare i disagi generati dalla tragedia. Riattivare le strade avrà  benefici persino psicologici».
Negozietti in crisi
A gettare per primi la spugna rischiano d’essere i più piccoli, e addentrarsi nel commercio è un incubo: -50/60% gli introiti dei negozi sistemati a Nord del ponte, in uno spicchio dove vivono almeno 70 mila persone, con riflessi sulle vendite al dettaglio un po’ ovunque: «Genova – spiega Alessandro Cavo, numero due della Camera di commercio — è allungata sia sulla costa sia nell’hinterland. E gli acquisti restano proporzionali alle facoltà  di spostamento, poichè gli spazi a buona densità  commerciale sono limitati».
Gli stessi dati valgono per la superficie creata in passato appena a Sud dell’autostrada caduta, un bacino dove s’era deciso di concentrare le declinazioni genovesi d’Ikea, Leroy Merlin, Decathlon, Maison du monde, Unieuro e Arcaplanet.
Lo sfacelo del Morandi è un deterrente urbi et orbi e lo certifica il flop forzato d’una delle attrazioni simbolo, sebbene disti sei chilometri e mezzo.
Si tratta dell’Acquario di Genova, inserito martedì da TripAdvisor nella top 5 mondiale: «Nelle due settimane successive al disastro – spiega Giuseppe Costa, al vertice di Costa Edutainment che gestisce la struttura – i visitatori sono diminuiti del 50% sul 2017, dal 14 agosto a oggi del 25%. L’Acquario è spesso meta di turisti che puntano la Liguria per un giorno singolo di svago e lo spauracchio dell’ingorgo inibisce».
Considerato che la città  deve fare i conti pure con il rumoroso crac del colosso dei ticket-restaurant Qui! Group (320 milioni di buco, 200 con bar e ristoranti medio-piccoli, 125 posti di lavoro in bilico) e che si gioisce ormai semplicemente perchè è nero su bianco l’assenza di esuberi all’acciaieria Ilva passata sotto Arcelor Mittal, non è difficile intuire quanto si debbano stringere i tempi della ricostruzione.

(da “Il Secolo XIX”)

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MEDICO SI RIFIUTA DI CURARE UN IMMIGRATO CON PERMESSO DI SOGGIORNO SCADUTO

Ottobre 6th, 2018 Riccardo Fucile

L’ORDINE DEI MEDICI AVVIA PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE IN QUANTO L’ATTO E’ CONTRARIO AL CODICE DEONTOLOGICO… OVVIAMENTE L’INDAGATO PER SEQUESTRO DI PERSONA LO DIFENDE

Si è rifiutato di curare un uomo immigrato con il visto di soggiorno scaduto e lo ha denunciato ai carabinieri: un medico di un pronto soccorso di Trento è stato richiamato dall’ordine dei Medici e adesso è al centro di una procedura disciplinare. “Quando si parla di salute – ha commentato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli – non abbiamo bisogno di tifosi”.
“L’ordine ha fatto bene” ha aggiunto, “sia per dare modo all’interessato di fornire la sua versione dei fatti, sia per tutelare il principio del codice deontologico che tutti i medici sono tenuti a rispettare”.
Dalla parte del dottore il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che nei giorni scorsi ha scritto su Facebook: “Solidarietà  al medico di Trento che ha segnalato ai carabinieri un immigrato marocchino irregolare”

(da agenzie)

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GOVERNO GIÀ BOCCIATO: E’ ARRIVATO IL NO DI BRUXELLES ALLA PATACCA DEL DEF

Ottobre 5th, 2018 Riccardo Fucile

“DEVIAZIONE SIGNIFICATIVA, PREOCCUPAZIONE SERIA”: LA COMMISSIONE AVVERTE CHE SE NULLA CAMBIA IL 15 LO SCONTRO SARA’ INEVITABILE

“I target di bilancio rivisti sembrano, ad una prima vista, puntare ad una deviazione significativa dal percorso raccomandato dal Consiglio. Questa è una fonte di seria preoccupazione”: lo scrivono i commissari Moscovici e Dombrovskis nella lettera all’Italia, chiedendo alle autorità  di “assicurare che la bozza di legge di stabilità  sarà  in linea con le regole comuni di bilancio”.
I commissari rilevano che “in base alle stime italiane i nuovi target corrispondono ad un deterioramento del deficit strutturale di 0,8% del Pil nel 2019”, mentre le raccomandazioni della Commissione, “adottate dal Consiglio, Italia compresa, il 13 luglio”, chiedono al Paese “di assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa netta primaria non superi lo 0,1% nel 2019, che corrisponde ad un aggiustamento strutturale di 0,6% del pil nel 2019”. È per questo che i nuovi target suscitano “seria preoccupazione”.
I commissari ricordano poi che la valutazione del rispetto delle raccomandazioni del 13 luglio “comincerà  una volta che la bozza di legge di stabilità  arriverà  alla Commissione, cosa che deve avvenire entro il 15 ottobre”.
E “ogni scambio formale nel contesto di questa procedura avrà  luogo dopo quella data e all’interno delle scadenze previste dalle regole”.
Dombrovskis e Moscovici chiudono la missiva ribadendo la “disponibilità  ad un dialogo costruttivo”.

(da agenzie)

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