Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
“POLVERE ERAVAMO E POLVERE PRESTO NUOVAMENTE SAREMO”
Perfino nell’uscire di scena, Luigi Di Maio appare inadeguato. Causa fallimento, o quasi. O magari
per conclamata modestia, penuria di idee, se non un semplice “grazie di tutto, ti faremo sapere!” da parte dei suoi amici della piattaforma Rousseau.
Sembra davvero messa così la storia, il surplace del governo, comunque volga al termine l’attesa, sì, il countdown per il varo del nuovo esecutivo.
“La vita di Cartesio è semplicissima” (“Vita Cartesii est simplicissima”) con queste parole il poeta Paul Valery apre un saggio sull’apparente complessità delle cose. Complesse solo a prima vista. Ovvero sovente tutto è molto più banale di come sembri, d’ogni sensazione e d’ogni timore.
Ed è forse, così temo, anche nel caso che vede Di Maio in primo piano, inclinato. Di più: con la silhouette del “Capo politico” del Movimento 5 Stelle, se non in campo lungo, ormai laggiù di sfondo.
Capo politico, titolo che in una organizzazione che almeno sulla carta si pretende “orizzontale” non può che suscitare perplessità , forse addirittura ironia, risate liberatorie. Capo politico, e di cosa ormai?
Le caratteristiche essenziali dell’esistenza del filosofo del Metodo mi sono tornate in mente facendo caso alla discussione sugli intoppi circa il possibile, tribolato, allestimento (non c’è termine più esatto, visto il tratto standistico che assume nelle parole dei grillini, maestri nel piallare ogni spessore dialettico, la nascita del Conte bis) del governo cosiddetto giallorosso, in bilico, o forse no, fin dal suo “carissimo amico”.
Chi, per passione, masochismo o vittima dei palinsesti estivi, si fosse imbattuto nei dibattiti televisivi dedicati al work in progress del governo, oltre ad avere certamente notato che la banalità trionfalistica del lessico calcistico è sempre più estesa alle questioni politiche, ora per manifesta mediocrità dei commentatori ora per presunto amore di chiarezza, avrà altresì rilevato che la vita professionale del “miracolato” (cit.) Di Maio non è mai affrontata in modo “semplicissimo”.
Ignorando che si tratti di una creatura in vitro della Casaleggio associati, un ragazzo di Pomigliano d’Arco, nuovo soggetto occupazionale lì pronto a prendersi, comunque la si pensi, la scena, come nel remake di “Serafino”, nel senso della pellicola di Celentano.
Al contrario, questa sua vita la si ingigantisce quasi contenga chissà quale immensità , il profilo di una imperdibile testa d’uovo.
Quasi che nella mente luminosa di Luigi Di Maio vi fossero i crismi per un radioso futuro nazionale. Più modestamente, aldilà del giudizio complessivo, sia morale sia attitudinale, che si possa avere di Luigi Di Maio, mettendo da parte i pregressi, cioè la sua rivelazione sulla scena pubblica, allo stato odierno, anzi, al fotofinish appena scattato del precedente governo, dove il campione affiancava in religioso silenzio campano i razzisti della Lega, in questa storia pre-terminale prevalgono semmai i sentimenti primari che investono una persona in bilico rispetto al ruolo già faticosamente conquistato: paure, invidie, orgoglio, risentimenti, visione del possibile baratro, precipizio.
Terrore di quel “… grazie di tutto, Luigi, puoi andare, ti faremo sapere”.
Dimenticavo: e forse perfino il dover fare i conti con la non meno spettrale altrui, cosiddetta, faccia di bronzo, se non di peggio.
Acclarato che il pubblico del quotidiano politico sa bene in che modo, tecnicamente, è avvenuta l’investitura iniziale di Di Maio.
Perchè mai esattamente lui lì a emergere dal casting della Casaleggio? Già , proprio le sue prerogative: dal taglio di capelli alla sfumatura alta, domande inutili ora che siamo quasi al mattino del giorno dopo.
Restando in tema, il perchè della scelta di una “faccia da lametta”, come direbbe Moravia volendo indicare una tipologia adatta alla narrazione popolare, faccina da foto affisse in una sala da barba, rigorosamente in bianco e nero, taglio di capelli che restituisca pulizia, affidabilità , senso del decoro.
Quel decoro “medio” che nella banale percezione comune si reputa destinato a risultare rassicurante. Doroteo, potremmo dire, per estensione. La faccia e perfino la nuca di Di Maio come stigma di un governo.
Assodato tutto questo, e prendendo le distanze dalla schiuma post-satirica di contorno che, grazie ai meme dei social appare sempre più egemone nel fissare i termini e la cifra subculturale del dibattito, là dove il povero Di Maio è definito il “bibitaro”, e lo si immagina pronto a reincarnarsi nella foto dove mostra la sacca dei caffè “Borghetti”, lì a districarsi tra la folla delle gradinate, già , pronto a far ritorno allo stadio “San Paolo”, quasi come in un compimento del “Qohèlet”, polvere eravamo e polvere nuovamente saremo…
Bene, escludendo tutto questo cascame prosaico, resta tuttavia la sensazione che l’impasse del dibattito attuale con tutti i patemi del caso siano da inquadrare nella microstoria che mostra la caduta del nostro Luigi, dove appunto la risposta è semplicissima, senza nulla togliere alle mille obiezioni che si possano fare a ciò che dovrebbe, sotto il volto di Conte, altro miracolato, prendere forma a Palazzo Chigi.
C’era una volta Di Maio. O forse: mi sa che assai presto Luigi non ci sarà più.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
ISCRITTI M5S AL VOTO LUNEDI’… “CONTE DEVE DIMOSTRARE DISCONTINUITA’, ALTRIMENTI NON SE NE FA NULLA. IL PROGRAMMA DEVE ESSERE CONDIVISO NON DETTATO DAI GRILLINI”
A metà giornata il taccuino della crisi è già pieno: Conte che va al Quirinale a sorpresa, il tam tam sui problemi insorti, la riunione che comunque si svolge tra premier incaricato e capigruppo delle due forze, le notizie che il voto online sulla piattaforma Rousseau avrà luogo lunedì pomeriggio, e che già prima di allora Conte porterà a termine il suo lavoro e prenderà la parola, forse davanti agli eletti m5s.
Ma il problema, che fino a ieri sembrava essere dalla parte dei 5 stelle, ora è dei democratici.
Zingaretti e i suoi non hanno ancora avuto nessun segnale che l’oltranzismo mostrato ieri da Di Maio si sia stemperato in una posizione più conciliante.
E in più di uno di loro cresce il sospetto che Conte e il capo politico m5s stiano interpretando i classici ruoli del poliziotto buono e di quello cattivo, per poi spuntare insieme quel che vogliono. Insomma si va avanti sui temi (oggi Delrio e Marcucci si sono detti soddisfatti del lavoro svolto) poi Conte fa la sintesi e presenta quel che il PD vuole assolutamente evitare.
Come spiega una nota di briefing per i cronisti inviata dal partito di Zingaretti: «Il cuore del problema è chiaro ed è questo: il Pd vuole fare un governo nuovo con 5 stelle e altri, di svolta e con un programma nuovo e scritto insieme. Invece il Movimento vuole i voti del Pd e della sinistra per un governo 5 stelle guidato da Conte e Di Maio».
Il segretario vede il pericolo, e sente la disillusione farsi strada nel partito. Un altro segnale che lo ha messo sull’avviso è stato il consenso riscosso dal Contestatore Unico, cioè Carlo Calenda, ieri sera a Reggio Emilia, alla festa nazionale del Pd, accanto alla vice di Zingaretti, Paola De Micheli.
(da Open)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
INCONTRO DI TRE ORE TRA CONTE, M5S E PD… PREVISTO INCONTRO DI MAIO-ZINGARETTI
Il presidente del consiglio incaricato Giuseppe Conte ha avuto un colloquio con il Capo dello Stato
Sergio Mattarella. Conte è uscito in auto da Palazzo Chigi dopo le dieci ed è entrato al Quirinale poco dopo. Poco prima delle 12 il premier è poi tornato a Palazzo Chigi per il vertice con le delegazioni di Movimento 5 Stelle e Pd sul programma di governo.
L’incontro è durato circa tre ore: “Abbiamo fatto ulteriori passi avanti, e il presidente si incaricherà di fare una sintesi quasi definitiva”, ha detto il capogruppo Pd alla Camera Graziando Delrio al termine dell’incontro con la delegazione M5S e il premier incaricato Giuseppe Conte.
“Sul fronte politico c’è bisogno di un chiarimento, ci aspettiamo che avvenga da qui a breve, ma non era sul tavolo” dell’incontro di Palazzo Chigi. “Abbiamo lavorato sui punti”, ha detto il capogruppo Pd al Senato Andrea Marucci ai cronisti dopo la riunione sul programma con la delegazione M5S e il premier incaricato Giuseppe Conte. Avete avuto rassicurazioni? “sui contenuti sì”. Così ha risposto ai cronisti all’uscita di Palazzo Chigi il capogruppo dem in Senato Andrea Marcucci.
“Vedremo nelle prossime ore, ma la ricognizione è andata bene. I tempi sono stretti”. Lo ha detto Stefano Patuanelli, capogruppo Ms al Senato, dopo l’incontro con il premier incaricato Giuseppe Conte e il Pd a Palazzo Chigi.
“Abbiamo parlato di programmi e del documento che abbiamo già condiviso per vedere se si può andare incontro alle istanze di tutte le forze politiche interessate. Si sta lavorando per andare avanti. I tempi? Il prima possibile”, ha detto il capogruppo M5S alla Camera Francesco D’Uva.
Le parole di ieri del capo politico 5 stelle hanno lasciato non poche scorie sul terreno della trattativa, che inizia a stancare anche il capo dello Stato Mattarella.
Si dovrebbe tenere nel pomeriggio un vertice a due tra Luigi Di Maio e a Nicola Zingaretti. La notizia filtra da fonti della futura maggioranza di governo. L’incontro servirà a chiarire le posizioni dopo le tensioni seguite all’ultimatum di ieri del capo politico Cinque Stelle sui punti irrinunciabili del programma.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
“OSTACOLA IL LAVORO DI CONTE INSIEME AL SUO CERCHIO MAGICO MENTRA FA FINTA DI APPOGGIARLO”
L’arroganza di Di Maio è una mossa studiata a tavolino da Giggino e dai suoi ‘boys’ che cercano disperatamente di salvare le loro poltrone e pensano che la strategia migliore sia quella dell’aggressività . In altri termini, più si abbaia, più il Pd fa un passo indietro.
Ed è così che sono andate le cose, almeno fino alla sparata del capetto grillino, il cui ultimatum è costato diversi milioni di euro sia per il crollo della borsa che per la crescita dello spread.
Perchè questi incompenti – di cui Di Maio è il capofila – stanno giocando al governo come i ragazzini giocano al medico e all’infermiera senza valutare i danni che le loro scomposte sparate provocano.
Eppure nei nefasti mesi del governo giallo verde perfino Draghi si era scomodato per dire che dichiarazioni troppo avventate avevano effetti negativi su borse e risparmi, ma tant’è.
Ma torniamo a Di Maio e ai suoi strappi che hanno irrigidito il Pd e anche il premier Conte.
Come spiegano numerose e qualificate fonti interne al M5s in questo momento dentro al Movimento sono aperte tre partite.
La prima è la più evidente, ossia la progressiva delegittimazione del giovinetto di Avellino che ha in poco tempo disperso un vero e proprio patrimonio politico e portato M5s su posizioni sovraniste
Ora mentre Di Maio ha raccolto solo schiaffi e ha fatto politicamente da sponda alle campagne di odio e razzismo, sta prepotentemente emergendo la stella di Giuseppe Conte. E al di là dei sorrisetti di circostanza a Di Maio e ai suoi boys la cosa va di traverso.
Da qui l’esigenza di smarcarsi, puntare i piedi e cercare la visibilità perduta dal un lato e rifarsi una verginità politica dopo aver fatto il cameriere di Salvini.
Con il suo diktat Di Maio ha voluto far sapere che lui deve essere ancora il protagonista.
L’altra faccia della medaglia sono i gruppi della Camera e del Senato, nel quale la stragrande maggioranza non sopporta più il Capetto e i suoi metodi arroganti.
Molti si rivolgono a Roberto Fico chiedendo una sponda che quasi mai arriva. Altri hanno di fatto nominato per acclamazione Conte il loro leader e girano documenti (che al momento la censura interna riesce a bloccare) pieni di critiche verso Giggino e i suoi.
Del resto il livello di sopportazione è ai minimi, soprattutto in un rapporto tra capi e gruppi parlamentari nel quale i primi decidono, fanno e disfano e i secondi sono liberi – si fa per dire – di votare le decisioni già prese dall’altro oppure finire davanti ai probiviri.
Visti i disastri questo giochetto non funziona più e anche in queste ore parlamentari e senatori M5s sono stati i soldatini manovrati per i giochi di Giggino e dei suoi boys che, accusano, poco hanno a che fare con il bene dell’Italia e del Movimento e molto più in favore delle loro poltrone e posizioni di potere che non intendono assolutamente mollare.
La prova plastica si è avuta nella recita – perchè di recita si tratta – delle veline pro-Giggino che la Comunicazione grillina ha propinato. La prima era racchiusa nello slogan “Chi attacca Di Maio attacca tutto il M5s”, la seconda era di approvazione dell’ultimatum.
Basta fare un giro e vedere chi sono state le persone più zelanti nel rilanciare le veline del movimento e si capirà chi siano i boys.
“Tutta gente con il culo appeso”, dicono ironizzando alcuni deputati grillini. Ossia i miracolati che tentano grazie a Giggino di non mollare la poltrona o avere qualcosa in cambio di Comte bis.
Che succederà ? Difficile dirlo. Ma sicuramente se dento M5s ci fossero meccanismi di reale democrazia interna Di Maio sarebbe immediatamente estromesso.
Ma gli unici che hanno potere sono Grillo (che ora si è messo a fare l’aventiniano) e Casaleggio
Gli altri, alla faccia dell’uno vale uno, mugugnano. Ma la bomba potrebbe scoppiare, con i gruppi parlamentari che a maggioranza escono allo scoperto.
(da Globalist)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
IL SINDACATO DI POLIZIA CONTRO IL VIMINALE: “SPECULAZIONI POLITICHE SUI NAUFRAGHI CHE ARRIVANO CON LE ONG E NESSUNO DICE NULLA SUI CONTINUI SBARCHI IN SARDEGNA”
Ennesimo sbarco di migranti lungo le coste del Sulcis, nel sud Sardegna, complici le favorevoli
condizione meteo: questa mattina sono arrivati 46 algerini, in diversi barchini.
I primi sono approdati a Porto Pino, nel Comune di Sant’Anna Arresi, intorno alle 7.
È stato un residente ad avvisare i carabinieri.
Sul posto i militari della Compagnia di Carbonia che ne hanno bloccato 33, tutti maschi, maggiorenni.
Alle 8.45 il secondo sbarco, questa volta nel porticciolo di Sant’Antioco, dove i carabinieri hanno fermato altri 13 algerini. Dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione, tutti verranno trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir.
Intanto sugli sbarchi dall’Algeria prende posizione il sindaco di polizia Siap. “Siamo alle solite — dice il segretario provinciale Mauro Aresu -: da mesi e mesi assistiamo ad una indegna speculazione politica sulla questione migranti che giungono in Italia a bordo di navi ong, mentre in Sardegna si sbarca nella più assoluta tranquillità e soprattutto si ottiene un ‘lasciapassare’ per l’Europa. Non può essere definita altrimenti l’intimazione a lasciare il territorio dello Stato, che sembra non urtare la ‘sensibilità sovranista’ di nessuno”.
Nel frattempo non si fermano gli sbarchi autonomi: quattro migranti sono stati sorpresi dai carabinieri, stanotte, sulla costa di Linosa (Ag).
Non è stata rintracciata alcuna imbarcazione e i migranti non avrebbero spiegato come sono arrivati. I quattro sono stati già trasferiti a Lampedusa con una motovedetta della Guardia costiera e portati nell’hotspot di contrada Imbriacola.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
UN LEGALE SPAGNOLO HA PRESENTATO REGOLARE DENUNCIA ALL’AUDENCIA NACIONAL
L’avvocato spagnolo Fernando Pamos de la Hoz ha presentato una denuncia contro Matteo Salvini per aver negato i porti per 19 giorni alla nave della Open Arms: la denuncia è al vaglio del Tribunale spagnolo ell’Audiencia Nacional
Nella denuncia, l’avvocato ha chiesto al procuratore di agire “per preservare l’integrità fisica e psicologica dell’equipaggio e di coloro che sono stati salvati da morte certa, e che secondo le ultime notizie stanno soffrendo l’indicibile a causa delle azioni, improprie di un essere umano, del ministro italiano”.
Secondo l’avvocato, Salvini è responsabile della “compromissione della salute e dell’integrità ” di tutti gli immigrati a bordo della nave spagnola Open Arms, e quindi deve essere indagato dalla procura del tribunale spagnolo.
Ricordiamo che anche il governo spagnolo aveva annunciato che “valuterà la possibilità di agire di fronte all’Unione europea o alle istituzioni che si occupano di diritti umani e diritto marittimo internazionale, contro il comportamento mantenuto dal governo italiano a proposito dello sbarco dei migranti a bordo della Open Arms”.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
“HA CONDIVISO RIPETUTAMENTE IMMAGINI RAFFIGURANTI NOTI MARCHI DI BIBITE, ALCOLICI E GENERI ALIMENTARI RENDENDOLI BEN VISIBILI, IN VIOLAZIONE DELLA NORMATIVA VIGENTE”
In effetti il dubbio è venuto a molti: il Codacons ha deciso di presentare una denuncia per
pubblicità occulta contro Matteo Salvini.
Il (o ex) ministro degli Interni, infatti, ha ripetutamente condiviso immagini raffiguranti noti marchi di bibite, alcolici e in genere alimentari – senza alcun riguardo per la visibilità delle stesse e per l`ampiezza del pubblico raggiunto – senza coprire loghi e simboli dei brand in questione
L`Associazione, che anni fa – a dimostrazione dell`assoluta terzietà delle sue iniziative – fece lo stesso con Matteo Renzi (che nel corso delle sue consuete dirette, metteva in mostra a tutto schermo la marca del PC utilizzato per rispondere ai suoi sostenitori), ribadisce che le personalità istituzionali devono astenersi in tutti i modi da comportamenti che potrebbero anche solo lontanamente influenzare le scelte di acquisto degli utenti e dei cittadini: una buona prassi purtroppo assente nel nostro Paese, dove ogni giorno vengono taciute e sconfessate le norme in materia.
Le normative vigenti, infatti, vietano in modo di imporre ai telespettatori messaggi pubblicitari non espliciti e occulti e, pertanto, la diffusione dei marchi da parte di Salvini configura una violazione delle disposizioni in materia e un danno per gli utenti, realizzando una forma di pubblicità occulta sulla quale l`Antitrust sarà chiamata a pronunciarsi.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
NELLE MOTIVAZIONI DELL’ORDINANZA SUL DISSEQUESTRO DELLA OPEN ARMS PESANTI RILIEVI SUL COMPORTAMENTO ILLECITO DEL VIMINALE
Un comportamento illegittimo. Un disprezzo delle leggi internazionali. In poche parole, gravi violazioni fatte nel nome di un’idea di legalità che significa solo repressione ma non rispetto delle regole quando queste tutelano i più deboli e la gente comune.
Le indicazioni del ministro dell’Interno, in tema di soccorso in mare, non possono prevalere sui Trattati internazionali cui l’Italia aderisce.
Spetta al primo Paese contattato dalle persone “in pericolo in mare” il coordinamento delle operazioni di salvataggio. E se il ministero non assegna il Pos (Place of safety) alla nave che ha fatto il soccorso si configura il reato di omissione di atti d’ufficio (328 del Codice penale).
Nel caso della Open arms, è ipotizzabile anche il reato concorrente di “sequestro di persona”
Lo ha scritto il gip di Agrigento Stefano Zammuto nell’ordinanza con cui ha ordinato il dissequestro della Open Arms rigettando la richiesta del pubblico ministero
L’obbligo di salvataggio delle vite in mare, rileva il magistrato, “costituisce un dovere degli Stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare. Le Convenzioni internazionali in materia cui l’Italia ha aderito costituiscono infatti un limite alla potestà legislativa dello Stato ai sensi degli articoli 10, 11 e 117 della Costituzione e non possono pertanto costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’Autorità politica”
Le norme prevedono inoltre che “sarà l’autorità nazionale che ha avuto il primo contatto con la persona in pericolo in mare a coordinare le operazioni di salvataggio, tanto nel caso in cui l’autorità nazionale competente Sar (Ricerca e soccorso, ndr) dia risposta negativa alla possibilità di intervenire in tempi utili, quanto in assenza di ogni riscontro da parte di quest’ultima”.
Dunque, scrive il gip, toccava all’Italia coordinare il salvataggio fatto dalla Open arms ed al Dipartimento per le libertà e civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno l’assegnazione del Pos.
In merito alla mancata assegnazione, per Zammuto “sussiste pertanto il fumus” dell’omissione di atti d’ufficio.
“Questo – spiega – perchè i pubblici ufficiali competenti (in corso di individuazione da parte del pm) hanno dato luogo, a fronte di una situazione di fatto connotata da eccezionale urgenza di intervento (con pericolo imminente per l’incolumità e la salute dei migranti trasportati, molti dei quali gettatisi disperatamente in mare per raggiungere le coste di Lampedusa) ad una condotta omissiva consistita nella mancata assegnazione del Pos”.
Per il giudice inoltre, contestando solo l’omissione di atti d’ufficio, il pm “ha colto solo una parte della vicenda umana e giuridica di cui si discute”. Il rifiuto di atti d’ufficio infatti, sottolinea, “ha comportato almeno dal 14 agosto, l’illecita e consapevole privazione della libertà personale dei migranti soccorsi, costretti a bordo per un apprezzabile lasso di tempo contro la loro volontà ”
C’è quindi il reato concorrente di sequestro di persona, “in analogia alla vicenda Diciotti”.
(da agenzie)
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Agosto 31st, 2019 Riccardo Fucile
LA DISCONTINUITA’ DI CONTE E’ UNA PAGLIACCIATA … QUANDO FINIRANNO ALLA SBARRA CAPIRANNO CHE FARE I SERVI DEI RAZZISTI NON PAGA
Alla terza notte senza sonno, con i naufraghi sempre più irrequieti e disperati, a bordo della Mare
Jonio è ormai chiaro che le parole chiave di questa crisi di governo – “discontinuità ” e “nuovo umanesimo” – sono solamente fumo negli occhi, o comunque niente di abbastanza concreto per garantire un trattamento dignitoso ai 34 sopravvissuti del naufragio del loro gommone (sei morti), mercoledì scorso davanti alle coste libiche.
E così, visto che la politica appare impotente — nonostante il nuovo peso assunto dal Pd — dal ponte di comando si è deciso di passare la parola ai legali: poche ore fa, con una mail di fuoco, Mediterranea ha dunque formalmente diffidato il comando generale delle Capitanerie di porto, preannunciando una denuncia penale per omissione d’atti d’ufficio.
L’accusa è chiara e circostanziata: Mrcc Roma (il maritime rescue coordination center italiano, l’ente preposto a coordinare i soccorsi a mare delle navi battenti bandiera nazionale) pur essendo stata avvisata immediatamente, non ha mai preso formalmente in carico la gestione di questo evento Sar (search and rescue) nè ha mai assegnato alla Mare Jonio un porto sicuro. E questo anche se, in una mail, si sia impegnato a sollecitare in tal senso le autorità italiane competenti.
“Con la presente — scrive il ponte di comando di Mare Jonio – si torna a rappresentare che a bordo della nave Mare Jonio si trovano ancora 34 delle persone soccorse in data 28 agosto”.
Tutti gli ospiti, si legge nella mail, sono stati torturati in Libia e il medico di bordo ha riscontrato comuni “sindromi depressive legate al loro tragico vissuto, all’esperienza della morte di sei compagni di viaggio e all’attuale situazione di incertezza e di sospensione del diritto”, insomma, ci sono tutti “gli estremi del trattamento inumano e degradante.
Sin qui la ricostruzione. Poi la diffida. Che comincia riassumendo l’ultima sentenza del Gip di Agrigento nella vicenda Open Arms.
Il coordinamento delle operazioni di salvataggio — ha scritto il giudice — ricade “sullo Stato che per primo ha ricevuto notizia di persone in pericolo fino a quando il RCC competente per l’area non abbia accettato tale responsabilità ”, nel caso specifico, dunque, senza dubbio l’Italia.
Sempre il gip ha inoltre ribadito che “l’obbligo di salvataggio delle vite in mare costituisce un dovere degli Stati e prevale sulle norme e sugli accordi bilaterali” di qualsiasi tipo.
“Le convenzioni internazionali in materia cui l’Italia ha aderito — ha scritto il Gip – costituiscono infatti, un limite alla potestà legislativa dello Stato ai sensi degli artt. 10, 11 e 117 della Costituzione e non possono, pertanto, costituire oggetto di deroga da parte di valutazioni discrezionali dell’Autorità Politica, ponendosi su un piano gerarchico sovraordinato rispetto alla fonte primaria”.
Non è un caso che la procura di Agrigento abbia aperto un procedimento penale a carico di pubblici ufficiali al momento ignoti, per il reato d’omissione di atti d’ufficio. L’accusa nei confronti di questi pubblici ufficiali è proprio quella di non aver assegnato un porto sicuro alla Open Arms e di non aver adottato “tutti i provvedimenti volti alla salvaguardia di beni di primaria importanza”.
Come ad esempio la vita e la dignità delle persone a bordo della Mare Jonio, che si trovano in questo momento in una situazione drammatica.
Continua a mancare l’acqua di lavanda — quella per l’igiene degli impianti e delle persone, costrette a lavarsi con le bottiglie di acqua minerale — e i casi di scabbia si stanno moltiplicando.
Da 72 ore, continua il ponte di comando, il Centro di coordinamento ha scritto di aver inoltrato alle “autorità italiane competenti” la domanda di un porto sicuro.
“Da allora, nonostante le reiterate richieste, non ci è pervenuta nessuna ulteriore notizia a riguardo. Torniamo pertanto a chiedere che ci venga assegnato un POS con urgenza, affinchè le persone a bordo siano messe in sicurezza e non si aggravi ulteriormente lo stato di compressione dei loro diritti fondamentali, con particolare riferimento alla loro salute fisica e psichica, riservandoci di adire tutte le vie legali per la tutela delle loro e delle nostre prerogative”.
(da agenzie)
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