Destra di Popolo.net

LO SPETTACOLO DI SALVINI CHE SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI PER IL VIDEO DI LEONARDO

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

CONTINUA A STRIZZARE L’OCCHIO AI COMPLOTTISTI DIFFONDENDO MENZOGNE E MESSO ALLE CORDE DICE CHE “HA ALTRO DA FARE”

«Se qualcuno è tranquillo sapere che in Cina lavoravano in laboratorio a virus polmonari, io non lo sono», Matteo Salvini non molla e continua a strizzare l’occhio a complottisti e teorici del complotto che sono convinti che SARS-CoV-2 sia un virus creato in laboratorio dai cinesi.
La Lega ha infatti “scoperto” che nel 2015 un servizio di TGR Leonardo in cui si parlava di un esperimento per creare un virus polmonare a partire dai pipistrelli.
Matteo Salvini (ma anche Giorgia Meloni) hanno subito utilizzato quel servizio — che nulla ha a che vedere con il coronavirus che causa Covid-19 — per diffondere la fake news del virus di origine artificiale e non naturale e puntare il dito contro la Cina e il Governo (che cosa c’entri il nostro governo non è chiaro).
Ieri a PiazzaPulita Corrado Formigli ha chiesto al leader dell Lega di spiegare quel post e gli ha rinfacciato che Nature, la fonte di quel servizio, ha smentito che si trattasse dello stesso virus e non il SARS-CoV-2.
Salvini prima si arrocca sulla difesa à  la Mario Giordano ricordando di aver pubblicato «un servizio della RAI» per ribadire che lui non ha pubblicato nulla di falso.
E che il video sia effettivamente quello di TG Leonardo non lo ha messo in dubbio nessuno. Ciò che invece viene contestato è la lettura data da Salvini, il fatto che si suggerisca ai lettori che c’è una correlazione tra le due cose e che quindi sia possibile che anche SARS-CoV-2 anche se non è lo stesso virus sia nato in laboratorio. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature   ha mostrato che il virus che causa Covid-19 ha un’origine naturale. Di conseguenza allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non può essere stato creato artificialmente.
Ma Salvini evita di rispondere, al solito attacca invece che ammettere l’errore insiste sul fatto che nei laboratori cinesi «si creano virus polmonari» e quando Formigli lo incalza l’unica cosa che riesce a dire «era un altro virus polmonare e quindi evviva chi sperimenta i virus polmonari».
Non è una smentita, non è ammettere di aver fatto un errore (cosa che ieri in Senato ha chiesto di fare a Conte dicendo che è importante ammettere di aver sbagliato).
Anzi: Salvini è stato ben attento a rimarcare che quello dell’esperimento del 2015 era un virus polmonare; una scelta ben precisa per fissare nella memoria degli ascoltatori la somiglianza tra quel virus e il coronavirus che ha causato la pandemia di Covid-19.
Che prove ha Salvini a sostegno di quello che dice? Nessuna. Il servizio di TG Leonardo non è assolutamente una prova. Ma Salvini è già  oltre, già  parte con il piagnisteo dicendo «fra un po’ la colpa del virus sarà  mia, della Lega e dei sovranisti».
Accuse che nessuno ha mai fatto. Anzi sono i sovranisti che dicono che la colpa del virus è dei cinesi. Chissà  quanto ci vorrà  perchè anche in Italia qualche genio della Lega o di Fratelli d’Italia segua proponga di chiamare Covid-19 il “virus di Wuhan” come insistono a chiedere gli Stati Uniti.
Quello che la Lega sta facendo invece è continuare a spostare un complesso discorso scientifico su un piano totalmente non scientifico.
Ieri pomeriggio ad esempio hanno scoperto l’esistenza di un altro servizio di TG Leonardo (che è semplicemente un contenitore che parla di “cose scientifiche” e non un centro studi) dove si parla — con un   numero impressionante di condizionali, di “forse”, di ipotesi senza prove, di “non sappiamo se è andata così” — della teoria del complotto che circolava a fine gennaio e del famoso laboratorio di Wuhan. Un servizio andato in onda il 17 febbraio quindi prima che venisse dimostrata l’origine naturale di SARS-CoV-2.
Da Formigli Salvini poi come al solito conclude dicendo che ha altro di meglio cui pensare e che torna «a lavorare con i sindaci».
Quasi che non sia stato lui a tirare fuori il discorso del virus creato in laboratorio (e invece è stato proprio lui). Una frase che non significa nulla e che poteva dire qualcosa — forse — quando era ministro dell’Interno.
Salvini sa che pubblicare scemenze non ha nessuna conseguenza, anzi serve a distrarre gli elettori dai problemi veri (perchè non si limita a parlare coi sindaci, visto che è così importante per lui?) e che può sempre giocare la carta di quello che viene ingiustamente accusato o censurato.
Ad esempio ieri Massimiliano Romeo chiedendo “chiarimenti sul video della RAI” diceva all’Aria che Tira «noi non siamo quelli che credono alle teorie complottiste o chissà  visto che giravano già  da un po’ di tempo la possibilità  che qualcuno abbia messo in circolazione questo virus, questo no». Eppure sono proprio i leghisti che ammiccano ad una certa lettura, così come sostenevano il pericolo — praticamente inesistente — che il virus arrivasse dall’Africa sui barconi dei   migranti.
Ma Romeo spiega «rispettiamo assolutamente il parere degli scienziati e degli esperti però a noi un po’ il dubbio è venuto più che altro perchè il virus si sviluppa in Cina che non è che sia stata trasparente dall’inizio».
Il punto qui è che la poca trasparenza cinese è stata sull’entità  e la diffusione iniziale dell’epidemia, sostenere che siccome c’è stata poca trasparenza su quel versante allora è possibile sostenere (senza prove) che il virus è stato creato in laboratorio non ha alcuna logica.
Riguardo alla diffusione del video Romeo fa un capolavoro quando dice che «poi certi video girano». Quasi come se il social media manager di Salvini ci sia inciampato per caso e inavvertitamente lo abbia pubblicato su Facebook.

(da “NextQuotidiano”)

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LA FACCIA DI SALVINI QUANDO RIVEDE IL VIDEO IN CUI CHIEDEVA DI RIAPRIRE TUTTO

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

A PIAZZA PULITA IL LEGHISTA BALBETTA, POI AMMETTE DI AVER SBAGLIATO “COME CONTE”… MA CONTE DUE GIORNI PRIMA AVEVA CHIUSO LA LOMBARDIA

In due minuti e mezzo tratti da Piazzapulita possiamo ammirare la faccina piuttosto nervosa di Matteo Salvini quando Corrado Formigli gli mostra il famoso video “Riaprire, riaprire tutto” è davvero imperdibile.
Mentre lo guarda il nervosismo del Capitano è palpabile, sembra quasi ballargli l’occhio per la rabbia.
Quando il conduttore gli chiede un commento quasi balbetta: “Mi scusi… mi scusi… lei troverà  sicuramente le dichiarazioni ma non mi interessa il processo… era evidentemente una dichiarazione scientificamente sbagliata questa (cioè la sua, ndr), come era sbagliata quella del presidente del Consiglio che diceva ‘tutto sotto controllo’… Lei se lo ricorda? Lei in apertura di trasmissione mi ha chiesto ‘Conte è il suo presidente del consiglio?’ Sì. E quindi se il mio presidente del consiglio mi dice tutto sotto controllo, io ritengo che sia tutto sotto controllo, ho sbagliato io, ha sbagliato lui…”
Formigli replica subito: “Però il 25 aveva chiuso la Lombardia Conte, due giorni prima di quel video, insieme a un pezzo dell’Emilia e delle Marche, lei invece ha fatto quel video lì, ha fatto una valutazione sbagliata…”.
Ma soprattutto bisogna aggiungere un’altra cosa: se Salvini ha sbagliato come Conte, allora che differenza c’è tra Salvini e Conte? Perchè il primo dovrebbe essere meglio del secondo.
E non è tutto, perchè dopo l’intervista su Twitter Luca Morisi, il social media manager di Matteo Salvini, ovvero il responsabile delle pagine facebook in cui si postano video del Tgr Leonardo per accusare la Cina di aver fatto il Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in laboratorio finendo poi puntualmente derisi dall’intera comunità  scientifica e da tutti quelli che ci capiscono qualcosa, interviene chiaramente irritato perchè al Suo Capitano sono state fatte troppe domande rispetto al normale in televisione, interviene per difenderlo dicendo che Conte non aveva chiuso la Lombardia il 25 febbraio.
E a Formigli tocca correggerlo ricordandogli il calendario.

(da “NextQuotidiano“)

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L’OPERATORE SANITARIO CHE DICE COSA PENSA DI SALVINI MASCHERATO DA MEDICO

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

“VERGOGNATI, TRAVESTIRSI DA CHI E’ UN SIMBOLO DELLA POSSIBILE SALVEZZA NON E’ UN COMPORTAMENTO UMANO”

Giovanni Tommasini è un Tecnico Animatore Socio Educativo presso la Cooperativa Sociale Genova Integrazione a marchio Anffas Onlus.
Ieri sul suo profilo Facebook ha pubblicato un video in cui spiega perchè è indignato per la mascherina e il maglioncino dello stesso colore delle divise degli operatori sanitari sfoggiati da Matteo Salvini durante un collegamento con Sky Tg 24 qualche giorno fa. “Questo video è un messaggio a Salvini. Io sto finendo il turno di lavoro ora, stanotte andrò a casa e sarò preoccupato se mi aumenta la febbre. Sono anch’io un padre e ho paura che mi succeda qualcosa. L’altra sera sono andato a casa e ho visto l’immagine che mi sembrava di uno di quegli operatori sanitari che vengono intervistati. Invece eri tu, travestito da operatore sanitario con il maglioncino dello stesso colore delle divise infermieristiche e un’ambientazione tipo laboratorio, la mascherina tirata giù come se avessi appena finito un turno”.
“Sei abituato a cavalcare le onde emotive, ti travesti per entrare in queste situazioni ma siamo tutti disperati e preoccupati: non è il momento di cavalcare questo dramma, la maggior parte della gente avrà  pensato che eri tu l’angelo della salvezza e questa è una gran porcata. Ti chiedo per il momento di smetterla, perchè cavalcare la preoccupazione di un popolo e travestirsi da chi è un simbolo della possibile salvezza non è un comportamento umano. Chi va a lavorare, torna a casa e magari si deve mettere in quarantena non va preso in giro. Non è possibile prendersi gioco della disperazione di un popolo”.
Su Facebook Tommasini ieri ha aggiunto: “Probabilmente il mio messaggio, le mie parole, il tono proposto, era gia presente in un sentimento forte sentito in tutte quelle persone che vivono nella verità  della realtà  e non ne possono più di illusionismi, in particolare modo in questo drammatico momento storico. Caro Matteo, non è un bel comportamento…”.

(da “NextQuotidiano”)

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L’ASSALTO AL SUPERMERCATO LIDL DI PALERMO: “NON ABBIAMO SOLDI, NON POSSIAMO PAGARE”

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

UN LAVORATORE SU TRE E’ IN NERO E SENZA GENTE IN STRADA NON GUADAGNA…IL RISCHIO DELL’INFILTRAZIONE DELLA CRIMINALITA’

Ieri pomeriggio, a Palermo, una ventina di persone ha assaltato il supermercato Lidl in viale Regione siciliana, tra i più grandi e i più frequentati della città .
Sono entrati, hanno riempito i carrelli di generi alimentari, e raggiunte le casse hanno cercato di forzarle: “Non abbiamo soldi, non vogliamo pagare”.
Gli impiegati del market hanno chiamato polizia e carabinieri, mentre all’esterno tra la gente in fila, a distanza di un metro come impongono le regole anti Covid-19, è scoppiato il panico.
Per diverse ore è stato il caos. In città  si è sparsa la voce di furgoni che trasportavano derrate alimentari rapinati da bande.
Il tam tam, scrive l’ANSA, è corso sui social con l’apertura di un gruppo su Facebook che si chiama ‘Noi’. Nel giro di 24 ore gli iscritti erano già  585, soprattutto palermitani.
S’inneggiava alla rivolta: “Basta stare a casa, dobbiamo mangiare”. “Recupereresti lo que nos quitas” è lo slogan della pagina Fb, mentre alcuni di loro si organizzano attraverso delle chat. C’e’ chi dice: “Chi per giorno 3 aprile è pronto alla guerra lo scriva qui sotto e facciamo gruppo”, “dobbiamo rompere tutti i supermercati e se vengono gli sbirri…”.
Secondo un recente studio della Cgil a Palermo e provincia un lavoratore su tre è in nero. Il divieto a uscire di casa per fermare i contagi ha svuotato la città . E così chi vive vendendo il pane per strada, chi finora ha guadagnato con la frutta e la verdura nelle bancarelle dei mercati tradizionali o in quelli rionali da due settimane non incassa più un euro.
Sul gruppo “Noi” Salvatore fa il suo appello: “Qui non ci deve essere nessuna rivalità  di quartiere: Ballarò, Zen, Sperone, Cardillo, Villaggio Santa Rosalia (zone popolari). Dobbiamo essere uniti, e buttare le corna a terra a questi perchè se aspettiamo via Libertà  e viale Strasburgo (strade di zone benestanti della città )… a me non mi interessa dei domiciliari, io sono in prima fila. O vinciamo tutti o perdiamo tutti”.

(da “NextQuotidiano”)

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TROINA, IL COMUNE SPERDUTO CON 9.000 ABITANTI IN PROVINCIA DI ENNA, FOCOLAIO DEL CORONAVIRUS: “SITUAZIONE GRAVE, MANDATE L’ESERCITO”

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

CHI VOLETE CHE L’ABBIA PORTATO SE NON QUALCHE SCONSIDERATO A CUI E’ STATO PERMESSO DI SCENDERE DAL NORD AL SUD?

“Invio urgente di personale sanitario dell’esercito e di idonei dispositivi di sicurezza, attraverso un corridoio umanitario, per il personale sanitario impegnato”.
È la richiesta del sindaco di Troina, Fabio Venezia, per far fronte alla gravissima emergenza sanitaria dell’Irccs Oasi Maria Santissima, al presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, ai Dipartimenti Regionale e Nazionale della Protezione Civile, al Premier Giuseppe Conte, e ai ministri della Salute Giuseppe Speranza, e della Difesa Giuseppe Guerini.
Su segnalazione del commissario ad acta Giuseppe Murolo, nominato dalla Regione Siciliana per fronteggiare l’emergenza nella struttura, il primo cittadino ha deciso di attivare tutti i canali istituzionali necessari per far giungere all’Istituto personale sanitario di supporto e dispositivi di sicurezza: mascherine, camici monouso, occhialini, guanti, mascherine chirurgiche, visiere, cuffie, lenzuola usa e getta, siringhe, termometri, saturi metri, dispenser, respiratori, alcool e gel disinfettante.
All’Irccs di Troina sono ricoverati circa 160 disabili, 20 dei quali già  contagiati e molti altri, con gravi sintomi, in attesa dei tamponi di conferma. Per la loro assistenza, 24 ore su 24, sono impiegati circa 130 operatori tra medici, infermieri e altro personale. Tredici dipendenti sono rimasti contagiati e per altri 36 si attendono i risultati.
“La situazione è molto grave — chiosa il sindaco Fabio Venezia — e necessita di un intervento urgente ed immediato, dato il diffondersi di un tremendo focolaio che potrebbe avere conseguenze nefaste sia per i pazienti, molti fragili, che per gli operatori sanitari”.

(da agenzie)

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BERTOLASO LUNEDI’ STRINGEVA MANI AD ANCONA SENZA GUANTI E CON LA MASCHERINA SBAGLIATA

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

MENTRE ERA IN ATTESA DEI RISULTATI DEL TAMPONE, ERA IL CASO CHE SI RECASSE NELLE MARCHE?

Il Fatto Quotidiano, nelle more del contagio da Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 di Guido Bertolaso, da ieri ricoverato al San Raffaele, racconta oggi in un articolo a firma di Pierfrancesco Curzi come il commissario chiamato da Fontana e poi assunto anche da Ceriscioli lunedì si sia presentato ad Ancona stringendo mani senza guanti e con la mascherina sbagliata:
“Sta facendo discutere la mascherina indossata dall’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, durante la visita ad Ancona di lunedì scorso. Bertolaso, consulente della Lombardia, da mercoledì è ricoverato al San Raffaele di Milano, per fortuna pare in via precauzionale, dopo essere risultato positivo al tampone da Covid-19.
Altro motivo di discussione la necessità  da parte sua di compiere quel sopralluogo ad Ancona, stringendo mani senza indossare guanti, in attesa dell’esito del tampone a cui si era sottoposto. Bertolaso — collaboratore del governatore lombardo Attilio Fontana per l’ospedale alla Fiera di Milano — lunedì è atterrato in elicottero al molo Rizzo del porto di Ancona, invitato dal governatore delle Marche, Luca Ceriscioli, per una consulenza urgente: creare una struttura ospedaliera ex novo da cento posti letto di terapia intensiva in 10 giorni recuperando qua e là  12 milioni di euro.
Bertolaso non aveva i guanti e indossava una mascherina Ffp2 (Fil tering face piece) con valvola. Questa tipologia di presidio sanitario garantisce protezione a chi la indossa, ma non alle persone con cui entra in contatto:
“Quel giorno Ceriscioli (da martedì in quarantena assieme a una ventina di persone, con annesso tampone a giorni, ndr) indossava correttamente una mascherina chirurgica —ha attaccato Luisanna Cola, primaria del reparto di anestesia e rianimazione dell’ospedale Murri di Fermo —. Bertolaso invece indossava una mascherina che non va usata in pubblico, perchè sputando aria all’esterno della maschera invade l’ambiente circostante e mette a rischio chi sta vicino. Le goccioline che escono con l’espirazione, con valvola aperta, si depositano sulle superfici e favorisce le infezioni da contatto, le più frequenti e per le quali si raccomanda di lavare le mani”.

(da “NextQuotidiano”)

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UN BRUTTO SEGNALE: IL GOVERNO HA ALLEGGERITO LE SANZIONI PER CHI ESCE DA CASA VIOLANDO LA QUARANTENA

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

110.000 DENUNCIATI SE LA CAVERANNO (AMMESSO CHE PAGHINO) CON UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA DI 200 EURO SENZA CONSEGUENZE PENALI

Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera oggi spiega come il governo ha alleggerito le sanzioni per chi esce da casa violando la quarantena, mentre i “denunciati” sono più dei contagiati dal Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19:
Fino all’altro ieri le 110.000 persone uscite di casa, senza uno dei motivi ammessi, violavano la norma del decreto legge del 26 febbraio che richiamava l’articolo 650 del codice penale: una contravvenzione, pena fino a 3 mesi o ammenda fino a 206 euro, estinguibile oblando la metà  (103 euro).
Per il futuro, invece, il nuovo decreto legge n.19 del 25 marzo punisce l’inosservanza non più sul piano penale ,ma con una sanzione amministrativa tra 400 euro e 3.000 euro (aumentata fino a un terzo se commessa con un veicolo, raddoppiata in caso di recidiva).
Ma chi la salda entro 60 giorni dalla notifica paga solo il minimo di 400 euro, ulteriormente scontato del 30% (dunque 280 euro) se paga entro 5 giorni.
Una norma transitoria la applica anche alle violazioni già  commesse, ma in quei casi nella misura minima ridotta alla metà : quindi i 110.000 sinora denunciati non rischiano più alcunchè sul piano penale, mentre dovranno pagare una sanzione amministrativa di 200 euro.
Tirano un sospiro di sollievo le Procure e traballa invece la logistica delle Prefetture, che dai pm riceveranno le 110.000 denunce per irrogare la sanzione amministrativa: sperando peraltro che le persone poi paghino i 200 euro senza troppo contestare, altrimenti la massa di carte si risposterebbe nei Tribunali per i ricorsi ai Giudici di pace.
La nuova sanzione amministrativa (quella in concreto da 280 euro se pagata entro 5 giorni) varrà  anche per chi, avendo avuto contatti con casi certi di malattia o essendo tornato dall’estero, viola la cosiddetta quarantena volontaria.
Per chi invece positivo al virus viola il divieto assoluto di allontanarsi da casa (reato per cui basta il pericolo astratto di contagiare altri), il nuovo decreto legge prende l’involucro di una vecchia contravvenzione (articolo 260) di un regio decreto del 1934, testo unico delle leggi sanitarie, e ne porta la pena (a fine dei tre gradi di giudizio) all’arresto da 3 a 18 mesi, più ammenda da 500 a 5.000 euro.
Ancora diverso il caso se si ha certezza che in concreto un positivo, violando la quarantena, contagi una o più persone e propaghi la malattia: qui scatterebbe un reato che già  esiste, l’epidemia colposa, che come pena ha la reclusione da 1 a 5 anni.
Ma come si fa a dimostrarlo?

(da “NextQuotidiano”)

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LA PROTEZIONE CIVILE E IL PASTICCIO DELLA MASCHERINE INVIATE ALLE REGIONI E MAI ARRIVATE

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

NE SAREBBERO STATE SPEDITE 20 MILIONI DI PEZZI, NE RISULTANO ARRIVATE SOLO IL 20%… INTERVENGA LA MAGISTRATURA, E’ ORA DI FARE CHIAREZZA

«Effettivamente c’è una discrepanza che non mi aspettavo, e che ancora oggi non mi spiego, tra il numero di mascherine che inviamo e quelle che arrivano, non so se è un problema di corriere o di aziende ma da qualche parte il meccanismo si inceppa»: il commissario unico all’emergenza Domenico Arcuri ha ammesso ieri davanti ai presidenti delle Regioni che sui dispositivi di protezione c’è qualcosa che non torna e le sue parole finiscono per interpellare le responsabilità  della Protezione Civile (presente alla riunione con i dirigenti Luigi D’Angelo e Agostino Miozzo) cui spetta il compito di portare sul territorio il materiale.
Ecco quindi che nel Paese del doppio drammatico record – 44 medici morti e 6.205 operatori sanitari contagiati in corsia – irrompe sulla scena una nuova tipologia di mascherina: oltre alla “chirurgica”, e alla “professionale” (Ffp2 e Ffp3), da oggi abbiamo anche la “mascherina parlata”.
Quella che esiste solo sulla carta. Quella che il governo dà  per consegnata e che invece è misteriosamente dispersa. Ma cosa è successo di preciso?
Lo spiega oggi Repubblica:
Un documento stilato dalla Protezione Civile e datato 24 marzo, “Prospetto riepilogativo Dpi consegnati”, fotografa lo stato della distribuzione “regione per regione” in quel momento.
Se i numeri di questo report fossero veri, allora vorrebbe dire che la macchina del governo centrale (protezione civile + commissario) a quasi due mesi dalla dichiarazione dello stato di emergenza e a un mese dall’esplosione dell’epidemia, sarebbe riuscita a recuperare sul mercato 20.134.865 di pezzi, un volume appena sufficiente a coprire sì e no un quinto del fabbisogno mensile nazionale di Dpi.
Una quantità  che viene bruciata in una settimana. Ma, come Repubblica ha verificato, e come ha ammesso ieri Arcuri, quei numeri veri non sono.
Andiamo con gli esempi. Dall’inizio della crisi ad oggi, secondo la Protezione civile, nel Lazio sarebbero state consegnate circa 300mila mascherine (249.600 chirurgiche, 44,910 Ffp2). Ma la Regione ne conta appena 55mila, e del modello “Montrasio”, cioè quelle autoprodotte in Italia delle quali gli operatori sanitari romani sono tutt’altro che entusiasti. Le chiamano le Swiffer. Attilio Fontana le ha definite “carta igienica”.
Nella sua Lombardia, stando al report, hanno portato un 1,9 milioni di chirurgiche e 604.520 di tipo “professionali”. Ma in verità  ne risultano “disperse” 405mila.
Le Marche registrano zero chirurgiche arrivate e zero Montrasio, a fronte di più di un milione annunciate come già  consegnate.
In Campania abbiamo assistito a un duro scontro tra Regione e governo. Il presidente De Luca a cui era arrivato il report del 24 marzo ha scritto a Conte. Secondo il documento, i magazzini campani erano stati riforniti con 195mila chirurgiche, 536.900 Montrasio, 57.640 professionali.
Ma De Luca ha visto che quei magazzini erano praticamente vuoti. Solamente ieri, quando la polemica è diventata pubblica, magicamente gli hanno consegnato uno stock da 70mila pezzi di “professionali”.

(da “NextQuotidiano”)

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MUORE UN ALTRO MEDICO A BERGAMO: IN TUTTO SONO 44

Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile

CONTINUA AD ALLUNGARSI LA LISTA DEI DECESSI TRA I CAMICI BIANCHI… I CONTAGIATI SONO 6.205

Continua ad allungarsi la lista dei decessi tra i camici bianchi per l’epidemia di Covid-19, aggiornata dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo): è deceduto a Bergamo il dottor Giulio Calvi.
Il totale dei medici che hanno a oggi perso la vita per contagio da nuovo coronavirus arriva dunque a 44.
Assomiglia sempre di più ad un bollettino di guerra la lista dei medici deceduti. I contagiati sono 6.205 contagiati, ma è un dato destinato a crescere.
I dispositivi di protezione individuale dpi continuano ad essere carenti o mancare del tutto ma ora i camici bianchi sono stanchi di attendere.
Per questo la loro protesta approda sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica British medical journal BMJ: “Chiediamo misure immediate – è il loro monito -. Subito test veloci e tamponi”.
A parlare a nome dei medici italiani è il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli che, nella lettera pubblicata su BMJ, lancia un appello.
Precise le richieste dei medici: sbloccare immediatamente le forniture di dpi ed eseguire test a risposta rapida, seguiti da tamponi, in maniera sistematica a tutti gli operatori sanitari nel pubblico e nel privato che mostrano sintomi di infezione da Covid-19 anche lieve e in assenza di febbre o che sono stati in contatto con casi sospetti o confermati.
La Fnomceo chiede dunque un doppio screening prima con test veloci validati e poi con tamponi settimanali, a tutela di sanitari e pazienti e per controllare l’andamento dell’epidemia.
E poi, garantire finalmente adeguati dpi: “Continuano a scarseggiare o – scrive Anelli – ad essere centellinati in maniera inaccettabile nel bel mezzo di un’epidemia a cui pure l’Italia si era dichiarata pronta solo a fine due mesi fa”. E proprio la questione dei dpi, dalle mascherine a visiere e guanti, continua a far discutere: nuove scorte sono state annunciate e sono in arrivo, ma intanto i medici sono costretti a fare i conti con una drammatica carenza che li costringe, non si stanca di ripetere Anelli, a “combattere a mani nude contro il virus”.
Problemi di produzione e approvvigionamento che hanno spinto la Procura di Torino ad aprire un’inchiesta sulla carenza di dpi per medici e infermieri.
A sostegno della richiesta di adeguate protezioni è il direttore vicario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  (Oms) Raniero Guerra, che ribadisce come gli operatori sanitari ne vadano assolutamente dotati. Quanto ai tamponi, “vanno effettuati su categorie mirate, oltre che, ovviamente – afferma – proprio sugli operatori della sanità ”.
Misura che verrà  attuata dalla Lombardia, dove da lunedì medici e infermieri controlleranno la temperatura e faranno i tamponi se hanno più di 37.5 di febbre. Quanto ad un utilizzo esteso dei tamponi sulla popolazione, ciò è ritenuto “inappropriato” da Guerra.
E il ministro della Salute Roberto Speranza ha sottolineato che “sull’utilizzo dei tamponi i protocolli sono indicati dall’Oms, sui tamponi decide la scienza”. Per il viceministro Pierpaolo Sileri, invece, “un numero di tamponi più alto è necessario almeno per tutti quelli che hanno sintomi anche lievi e per chi è stato in stretto contatto con soggetti positivi” e sono anche “necessari tamponi-sentinella a soggetti asintomatici che sono nelle zone dei focolai”.

(da “Huffingtonpost”)

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