Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
COSA HA DA NASCONDERE? DI COSA HA PAURA? FORSE NON VUOLE CHE SI ACCERTINO LE RESPONSABILITA’?
“Leggevo di un’indagine sull’Ospedale di Alzano Lombardo così come è stato a Codogno. Se posso fare un appello: non è il momento di mandare inchieste sugli ospedali lombardi, lasciamo che medici e dirigenti lavorino. Anzi onore a chi è in trincea, io più che un’inchiesta dei Nas o un fascicolo della procura avrei mandato medaglie”: il leader della Lega Matteo Salvini, in collegamento con la trasmissione tv Orario Continuato su Telelombardia, si è dimostrato piuttosto nervoso riguardo la notizia dell’apertura di un’inchiesta sull’ospedale di Alzano. E il suo nervosismo pare piuttosto curioso.
Così come pare curioso che il Capitano citi i medici e “i dirigenti” (ma non ad esempio gli infermieri), proprio quando la Lega con un emendamento di cui lui era primo firmatario voleva salvare proprio i dirigenti della sanità lombarda.
Certo, magari l’emendamento di Salvini non c’entra nulla con il fatto che molti, moltissimi dei dirigenti nominati nella sanità lombarda e bergamasca in particolare erano stati etichettati proprio in quota Lega.
In ogni caso la notizia è che nei giorni scorsi la Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta sulla gestione dell’ospedale di Alzano Lombardo nell’emergenza Coronavirus.
Lo riporta il Corriere della Sera spiegando che si tratta di un fascicolo contro ignoti e che l’ipotesi di reato è epidemia colposa. In particolare sotto la lente della Procura sono la gestione dei primi malati risultati positivi e la decisione il 23 febbraio di chiudere e riaprire dopo alcune ore il pronto soccorso.
Ieri e lunedì i Nas hanno fatto perquisizioni nella struttura e hanno acquisito alcuni documenti. All’ospedale di Alzano era stato ricoverato l’84enne Ernesto Ravelli, poi il 23 trasferito al Papa Giovanni e deceduto, primo morto per Coronavirus in provincia di Bergamo.
E sempre ad Alzano era stato ricoverato un 83enne di Nembro il 15, con tampone risultato positivo il 23 febbraio.
L’inchiesta aperta dalla Procura di Bergamo sulla gestione dei primi pazienti con coronavirus all’ospedale di Alzano “è anche un atto dovuto”, spiegano all’AGI fonti investigative che precisano come, oltre a un esposto, si sia tenuto in considerazione anche delle numerose ricostruzioni giornalistiche su quanto accaduto.
L’inchiesta, riferiscono le stesse fonti, “sara’ lunga”, tenuto conto pure delle difficolta’ a compiere attivita’ investigative alla luce delle restrizioni dettate dall’emergenza coronavirus.
Da ambienti giudiziari, trapela che bisognera’ tenere conto da un lato della vicenda dolorosissima per le vittime, i familiari e tutta la città , dall’altro dell’opera del personale medico e paramedico che sta lavorando con dedizione e ritmi serratissimi. Cuore dell’indagine sarà capire come sia maturata la decisione del 23 febbraio di chiudere e poi riaprire subito il pronto soccorso dopo il ricovero dei primi pazienti positivi.
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
“VI RACCONTO COSA E’ SUCCESSO IL 23 FEBBRAIO AD ALZANO”: LA DENUNCIA DI UN OPERATORE SANITARIO DI UNA STRUTTURA COVID A BERGAMO
“Chi scrive vive e lavora a Bergamo in una struttura Covid-19”. Questa è la lettera inviata a TPI da
B.T., operatore tecnico dell’area Covid a Bergamo.
“Era il 23 Febbraio quando vengo a conoscenza dell’avvenuta chiusura del PS di Alzano Lombardo per il riscontro di 2 casi di positività al virus. Una paziente di mia moglie aveva transitato per quel PS il giorno precedente e temendo un contagio contatta l ‘Ospedale ricevendo comunicazione dell’avvenuta riapertura del presidio di pronto soccorso d’ autorità da parte dell ATS Bergamo EST. Come riporta la stampa nessuna sanificazione e nessuna separazione dei percorsi. Codogno il giorno 21 aveva diagnosticato il primo paziente italiano positivo, e il SINDACO dispone “per il pomeriggio di oggi e per la giornata di domani la chiusura delle scuole e, “almeno fino a domenica”, di tutti “gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, di pubblico intrattenimento ed i luoghi di ritrovo ed assembramento del pubblico. Alzano nulla. Nessun tampone nell’ospedale, nessun tracciamento di parenti e pazienti. Nessun tampone ai ricoverati. La grave mancanza messa in atto da chi ha il gravoso compito di TUTELARE la Salute Pubblica fallisce in maniera, a mio parere, decisiva nel contrastare la diffusione del virus.
Quello che ne consegue è la naturale evoluzione di quella scelta. Il numero dei malati che aumenta fino a diventare ingestibile. I numeri dei decessi diventa talmente imbarazzante che nemmeno tutti vengono accreditati al Covid 19.
Le strutture territoriali diventano impossibilitate a trattare la cremazione di simili volumi e sono costretti ad intervenire i mezzi militari per esportare le salme fuori Regione.
Lo sforzo sanitario messo in campo è stato estremo e improvvisamente diventiamo tutti Eroi in trincea a combattere un nemico invisibile e sconosciuto, quando, forse il nostro vero nemico siede sulle poltrone che governano questa crisi. Ci chiediamo chi ha avvallato l’iniziale silenzio? Quali interessi sono stati tutelati? Queste domande iniziano a trovare risposte grazie al Vostro impegno nella ricostruzione dei fatti”.
(da TPI)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL DIRETTORE GENERALE DELLA ASST, IL DIRETTORE SANITARIO E IL DIRETTORE MEDICO, TUTTI NOMINATI IN QUOTA LEGA AI VERTICI DI UNA SANITA’ DOVE L’EMERGENZA HA CREATO IL CAOS
Oggi Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano riprende l’infografica sulle nomine in quota Lega nella sanità in Lombardia (e soprattutto a Bergamo) per spiegarci chi sono i 3 o 4 uomini del Carroccio che devono spiegare la diffusione del Coronavirus dall’ospedale di Bergamo
I tre sono il direttore generale della Asst Bergamo Est Francesco Locati, il direttore sanitario Roberto Cosentina e il direttore medico Giuseppe Marzulli.
Il Fatto Quotidiano ha chiesto ai tre di ricostruire le prime ore del contagio più terribile del Paese, ma non ha avuto risposta.
L’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) Bergamo Est comprende gli ospedali di Seriate, dove ha la sua sede, e di Alzano, Gazzaniga, Piario, Lovere, Trescore Balneario, Sarnico.
È feudo leghista, presidiato da Francesco Locati, che ha voluto al suo fianco come direttore sanitario Roberto Cosentina. Il “Presidio 2” della Asst, che comprende l’ospedale di Alzano, ha Marzulli come direttore medico. […]
Alzano raggiunge i 170 contagi, il vicino paese di Nembro supera i 200. Nella provincia di Bergamo i morti sono oltre 2.300. Poi il contagio si estende a Brescia e infine, con esiti disastrosi, a Milano. Locati, Cosentina e Marzulli dovrebbero spiegare che cosa è successo all’ospedale di Alzano tra venerdì 21 e lunedì 24 febbraio.
Chi ha deciso di far indossare le mascherine, la notte del 21? Chi ha disposto la chiusura del Pronto soccorso, il 23? Ma poi: chi l’ha fatto riaprire?
Chi ha ordinato di proseguire la normale attività il 24? Perchè non è stato informato il ministero?
Sono stati invece informati i vertici della Regione Lombardia e l’assessore Giulio Gallera? È lui il “più uno”di questa storia: quando e come ha saputo ciò che stava succedendo ad Alzano? Ha avuto contatti con i dirigenti della Asst? Quando è stato informato della situazione il suo braccio destro, il direttore generale della sanità lombarda Luigi Cajazzo?
Il primo responsabile di questo caos è il direttore generale Francesco Locati.
È arrivato al vertice della sua Asst nel gennaio 2016, quando la Regione Lombardia rinnova il rito formigoniano della grande spartizione politica della sanità , con i suoi 19 miliardi di budget la parte più succulenta del bilancio regionale. È poi riconfermato nel 2018.
La lottizzazione dei manager sanitari per appartenenza politica viene “confessata”nel 2016, per un errore dell’Arca Lombardia, la centrale acquisti della Regione. Una cartina con i nomi dei prescelti e il simbolo del partito d’appartenenza compare per qualche ora sul sito di Arca e viene mandata via email all’indirizzario della Regione.
Poi la pagina è oscurata e viene inviato una rettifica in cui si spiega che la cartina è “un’artificiosa ricostruzione giornalistica ”.
Purtroppo aderente alla realtà : con il governatore leghista Roberto Maroni, nel 2016, i 35 direttori generali sono così spartiti: 13 alla Lega, 11 a Forza Italia, 10 al Ncd, uno a Fratelli d’Italia.
Nel 2018, il governatore Attilio Fontana sceglie 24 dirigenti sanitari della Lega, 14 di Forza Italia, due di Fratelli d’Italia. Locati c’è sempre.
Ha un rapporto diretto con Matteo Salvini e una relazione forte con Roberto Anelli , oggi capogruppo della Lega in Consiglio regionale, ma anche —scherzi del destino —ex sindaco e attuale consigliere comunale di Alzano, dove tutto iniziò.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL 7% DEL TOTALE DEGLI OSPITI DELLE CASE DI RIPOSO
Quasi mille persone, ovvero il 7% del totale degli ospiti delle case di riposo e delle residenze per
anziani, sono morti in Lombardia.
È il calcolo dell’Istituto Superiore di Sanità sulle RSA dopo la delibera della Regione Lombardia che ha portato i malati di COVID-19 nelle strutture in quello che è configurabile come un business.
Nelle strutture lombarde che hanno risposto all’Iss, 164 su 708, le morti sono 934 da febbraio, il 6,8% degli ospiti. La media nazionale è del 3,1%.
Una strage di anziani che si poteva già comprendere dai racconti degli operatori sanitari che hanno visto morire un terzo degli ospiti in alcune delle situazioni più tragiche.
E che fa ricordare la delibera della giunta — la numero XI/2906, 8 marzo 2020 — che chiedeva alle Ats, le aziende territoriali della sanità , di individuare nelle case di riposo dedicate agli anziani strutture autonome per assistere pazienti COVID-19 a bassa intensità . Ma anche l’invito a riaprire le RSA da parte di Regione Lombardia. Per questo, spiega oggi Repubblica, si è mosso l’ISS:
Quando l’Istituto si è reso conto che qualcosa non andava ha avviato il suo studio, basato su un questionario inviato a tutte le residenze inserite nel suo archivio (circa 2.500).
Si è appena conclusa la seconda puntata di questo lavoro e le strutture che hanno risposto sono passate da 250 a 570.
Si chiede, tra l’altro, quanti anziani sono morti dopo la diagnosi di Covid-19 e quanti con sintomi influenzali, proprio perchè si pensa che probabilmente c’è una sottostima dei decessi legati alla pandemia.
Ebbene, nelle strutture Lombarde monitorate, 164 su un totale di 708, queste morti sono state 934 a partire da febbraio, cioè il 6,8% del totale degli ospiti. La media nazionale è del 3,1%, ed è ovviamente trainata dalla stessa Lombardia. Toscana ed Emilia, che si dividono il secondo posto in classifica si fermano intorno al 3%.
Se si proiettassero le percentuali sul totale degli ospiti di Rsa, si otterrebbe un numero di morti legate al coronavirus altissimo: 12mila, delle quali almeno 3mila nella sola Lombardia.
L’Istituto ha anche chiesto quali sono stati i problemi principali in questo periodo e in quasi il 90% dei casi si cita la carenza di dispositivi di protezione individuale. Ovvero mascherine e guanti, la cui assenza era stata denunciata per tempo da Bergamaschini:
Il professor Luigi Bergamaschini, geriatra fra i più qualificati di Milano, ha subìto il 3 marzo un provvedimento di esonero perchè colpevole di autorizzare l’uso delle mascherine chirurgiche al personale alle sue dipendenze.
Il giorno stesso del suo allontanamento forzato è stato fatto esplicito divieto a medici e paramedici di indossarle. Le ripetute diffide sindacali che parlano apertamente di “gestione sconsiderata dell’emergenza” hanno indotto la Procura di Milano ad aprire un’inchiesta “Modello 44” a carico di ignoti.
Ma il delegato Cgil della Rsu, Pietro La Grassa, non esita a indicare il nome e il cognome del direttore generale del Pat, Giuseppe Calicchio, prescelto dalla Regione Lombardia, in carica dal primo gennaio 2019. “Il filosofo”, lo chiama, perchè in effetti quello è l’unico titolo universitario che Calicchio indica nel curriculum.
Di lui è noto semmai il legame con l’assessore regionale alle Politiche sociali, Stefano Bolognini, cerchia ristretta di Salvini, al cui fianco Bolognini si trovava anche l’estate scorsa al Papeete di Milano Marittima.
Gianni Rezza, responsabile delle Malattie infettive all’Istituto superiore di sanità ammette: «Abbiamo indubbiamente una sottostima del numero di decessi nelle Rsa, è inutile negarlo». Il motivo è che si sono fatti pochi tamponi. «E come sappiamo le morti vengono attribuite al coronavirus solo se c’è un test positivo. Purtroppo si sono avuti dei cluster nelle Rsa quindi in questo momento va prestata moltissima attenzione. Queste strutture, con il personale che entra per lavorare e poi esce, possono fare da amplificatore all’epidemia». Per Walter Ricciardi, consigliere del ministero alla Salute per l’emergenza, «fortunatamente la stragrande maggioranza degli anziani in Italia sta a casa loro. Del resto quando un virus come questo entra nelle Rsa fa una strage».
Ieri intanto il Pio Albergo Trivulzio ha tirato fuori i dati ufficiali di aprile: «Dal primo al 7 aprile sono deceduti 27 ospiti che presumibilmente avevano contratto il Covid-19 – fanno sapere – Nella prima settimana del mese al Pat le morti sono state complessivamente 37, di cui 10 a causa di patologie terminali non riconducibili al virus. I 27 pazienti deceduti nel mese di aprile per una polmonite avevano quasi sicuramente contratto il Covid», spiega Rossella Velleca, infettivologa della struttura.
La Regione Lombardia ha annunciato una commissione d’inchiesta. Che, racconta Repubblica, dovrà indagare anche sui test del tampone che non vengono fatti agli ospiti delle strutture:
Giorgia Memo, insegnante, quasi trema mentre racconta della madre Fernanda, 88 anni, ricoverata da cinque al “Fornari” del Pio Albergo Trivulzio, reparto Alzheimer, retta tra i 2.500 e i 3 mila euro al mese. Su 25 letti ieri ce n’erano 17 occupati da persone con febbre. Ogni giorno l’ansia, le consultazioni fra le famiglie in chat, dove corrono i racconti, i timori, le cattive notizie. Chi si ammala e chi muore. «Chiamo tutti i giorni per avere notizie – continua Giorgia – Ci dicono la temperatura, i risultati delle lastre, gli esami. Ma ancora niente tampone. Gli operatori fanno tripli turni, cercano di salvare il salvabile. Finirà che metà dei nostri cari se ne andrà .
Ci sono decine di malati in tutti i reparti: febbri, polmoniti, tutti in osservazione, alcuni in isolamento. Ma non c’è trasparenza». I parenti dei lungodegenti si conoscono tutti, molti entravano quotidianamente. Oggi che le porte sono sbarrate si tengono in contatto, si scambiano quei frammenti di informazioni che riescono a strappare dalle infermiere amiche.
C’è chi ha già mandato la documentazione in procura, come Gianfranco Privitera, 72 anni, che da giorni tempesta di raccomandate i vertici del Trivulzio. «Mia mamma si chiama Ersilia e ha 94 anni. L’hanno messa in stanza con una signora con la febbre. Dicono che non le fanno il tampone perchè non lo fanno a nessuno. Lei è terrorizzata, ma capisce. Vede morire uno alla volta i vicini di stanza».
Chissà se qualcuno prima o poi si prenderà la responsabilità di quello che è accaduto. E sta ancora accadendo.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE LA PROPRIETA’ ANNUNCIAVA ALLEANZE MONDIALI PER LA RICERCA CONTRO IL CORONAVIRUS, LICENZIA 76 DIPENDENTI SU 86
Licenziare ricercatori che potrebbero contribuire allo studio di un vaccino contro il coronavirus non sembra una buona idea ai sindacati. –
Uno strano caso quello della Rottapharm Biotech di Monza. “Vedere il dottor Rovati (Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico dell’azienda, ndr) annunciare sulla stampa locale alleanze mondiali per la ricerca contro il coronavirus ci lascia interdetti”, mandano a dire Luisa Perego, Tiziano Cogliati e Massimo Mazza, di Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil.
“L’annuncio – aggiungono – arriva infatti come una doccia gelata nel bel mezzo di una trattativa, che sta gestendo la procedura di licenziamento collettivo di ben 76 lavoratori su 86. In pratica, tutti”.
Licenziamenti giustificati dall’azienda con una situazione finanziaria difficile. I sindacati erano all’oscuro del nuovo progetto.
Si aspettavano di doverne discutere al tavolo del negoziato: “invece veniamo a sapere dalla stampa che il dott. Rovati si appresta a lanciare una nuova iniziativa imprenditoriale con non meglio precisati partner internazionali”.
E aggiungono: “è mentre su un tavolo si discute di licenziamenti, su un altro (che a noi è precluso) si discute di nuovi progetti aziendali. Se quindi esiste un nuovo piano industriale, che se ne discuta apertamente”.
E si aspettano di avere chiarimenti al prossimo incontro “su investimenti, assunzioni, partnership, soci” per poter formulare “valutazioni, utili e pertinenti alla positiva conclusione della procedura di licenziamenti”. In conclusione invitano l’Associazione industriali “a farsi garante della correttezza, trasparenza e buona fede della trattativa in corso”.
«È dura , durissima, mai come ora! – hanno scritto i 76 ricercatori – La paura per la nostra salute, per la salute dei nostri cari e per il nostro futuro più che incerto è oramai il chiodo fisso di tutti”. Ad appesantire ancora di più i loro cuori “la certezza di non avere più un lavoro, la certezza che, tra tre mesi, le nostre 76 famiglie non avranno più uno stipendio su cui poter contare”.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
IL SINDACO DI AULLA: “HO INVIATO TRE LETTERE ALL’ANSA NEGLI ULTIMI MESI PER SEGNALARE CRITICITA'”
Un ponte è crollato ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, sulla strada provinciale 70. Il ponte si
trova in località Albiano e collega la Sp70 con la Sp62. Nel crollo, secondo le prime informazioni raccolte dai vigili del fuoco che stanno operando con due squadre, sarebbero rimasti coinvolti due furgoni.
Il ponte stradale crollato sul fiume Magra è al confine tra Liguria e Toscana, in località , Albiano Magra (Massa Carrara), lungo una strada provinciale che collega la bassa Val di Vara con la Val di Magra (La Spezia). I due furgoni sono precipitati sul letto del fiume e rimasti sopra la carreggiata collassata.
Il conducente di uno dei due furgoni è rimasto ferito ed è stato trasportato in codice giallo all’ospedale. Un altro autista sempre di un furgone sarebbe invece rimasto praticamente illeso a parte lo choc.
“Ho inviato ben tre lettere all’Anas negli ultimi mesi per segnalare criticità sulla stabilità del ponte ora crollato”. Lo ha detto il sindaco di Aulla, Roberto Valettini dopo il cedimento del ponte.
“Il ponte è collassato su se stesso – ha aggiunto – la popolazione ha avvertito un forte boato. Per fortuna le limitazioni al traffico hanno evitato il peggio”.
Inoltre il 3 novembre scorso al ponte ci fu un sopralluogo dei tecnici Anas, da cui dipende l’infrastruttura, dopo che era stata rilevata una crepa sull’asfalto, ingrandita dalle abbondanti piogge. Ma dai controlli fu dichiarato che non sussistevano “condizioni di pericolosità ”. A riferirlo è Gianni Lorenzetti, presidente della Provincia di Massa Carrara che alcuni anni fa ha ceduto la struttura ad Anas.
Il sopralluogo, ricorda, fu fatto alla presenza anche dell’assessore comunale di Aulla e della polizia. Lo stesso Comune rassicurò i cittadini con un post sulla pagina istituzionale informando che “il traffico non avrebbe subito limitazioni”. “Il ponte – aggiunge Lorenzetti – è importantissimo per la popolazione dell’alta Lunigiana, punto di collegamento sia con i primi territori della Liguria sia con il resto della Toscana”.
In un post pubblicato sulla pagina ufficiale, il Comitato Autostrade Chiare, nato dopo la tragedia di Ponte Morandi, mostra la risposta di Anas Toscana a una lettrice che aveva segnalato una crepa sul ponte crollato oggi sul fiume Magra. “Nel sanare la crepa segnalata – scrive Anas il 4 novembre scorso – Anas ha provveduto a ripristinare il piano viabile…I tecnici hanno provveduto a eseguire una ispezione del ponte non riscontrando anomalie e difetti tali da intraprendere provvedimenti emergenziali. Il ponte di Albiano è costantemente attenzionato dai nostri tecnici della struttura territoriale Anas Toscana” si legge.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
CRESCE LA FIDUCIA NEL PREMIER CONTE… LEGA 26%, PD 22,6%, M5S 16%, FDI 12,5%, FORZA ITALIA 7,5%, LA SINISTRA 3,5%, VERDI 2,2%, ITALIA VIVA 2%
Non si arresta il calo della Lega, mentre il M5s recupera terreno. Il Pd si mantiene stabile mentre Fratelli d’Italia registra una lieve flessione, dopo gli exploit delle ultime settimane.
Forza Italia continua la sua lenta risalita, mentre Italia Viva di Renzi recupera un modesto 0,1%. E’ questo il quadro delineato dall’ultimo sondaggio dell’istituto Ixè, presentato ieri sera nel programma Cartabianca
Rispetto ai dati della scorsa settimana, dunque, il partito di Matteo Salvini continua a scendere: stavolta la Lega perde 0,2 punti percentuali e passa dal 26,2 al 26%.
In compenso non ci guadagna il Pd, che questa volta rimane stabile al 22,6%. Viceversa il Movimento 5 Stelle invece cresce dello 0,4% e passa dal 15,6 a un tondo 16%. Meno bene per Fratelli d’Italia, che dopo le buone prestazioni delle scorse settimane ora si presenta in flessione dello 0,3% e passa dal 12,8 al 12,5%.
Al contrario Forza Italia prosegue nella sua lenta risalita e mette a segno un +0,1, passando dal 7,4 al 7,5%.
In calo La Sinistra che, dopo la rimonta iniziata un mese fa, ora perde lo 0,4% e dal 3,9% scende al 3,5%.
Buon incremento invece per Europa Verde, che incassa +0,4%, passando dall’1,8 al 2,2% e supera Italia Viva di Matteo Renzi, che guadagna un modesto 0,1% e risale al 2% dall’1,9 della scorsa settimana. In fondo alla classifica resta Azione di Carlo Calenda, che perde lo 0,6% e si ferma all’1%.
Quanto alla fiducia nei leader politici, cresce in maniera incontrastata la fiducia nel presidente del Consiglio Conte che questa settimana è al 57% rispetto al 54 di 7 giorni fa.
I dati di Ixè sono più o meno in linea anche con un altro recente sondaggio di Index Research, presentato nel corso del programma di La7 Piazzapulita
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
CHI SI STA MUOVENDO MEGLIO NELL’EMERGENZA CORONAVIRUS? CONTE 44%, MELONI 12%, SALVINI 5%
Gli italiani ritengono che il leader politico che si sta muovendo meglio in questo periodo di
emergenza coronavirus sia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
A pensarlo, secondo il consueto sondaggio presentato durante la trasmissione Dimartedì su La7 dal professor Nando Pagnoncelli, è il 44% degli italiani.
Il capo del governo distanzia di ben 32 punti la seconda in classifica, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che doppia abbondantemente il segretario della Lega, Matteo Salvini, fermo a un misero 5%, un solo punto percentuale sopra il segretario del Pd Nicola Zingaretti, e ai risultati del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi.
Per Giuseppe Conte si conferma il trend in crescita del gradimento personale, anche nel confronto con quello per il governo: a febbraio l’avvocato pugliese era stato promosso dal 48% degli italiani, distaccando di 8 punti l’esecutivo, un distacco rimasto costante, come si vede dal cartello, e sfociato nel primo posto della classifica dei leader che meglio si stanno muovendo nell’emergenza.
(da agenzie)
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Aprile 8th, 2020 Riccardo Fucile
L’INCHIESTA SI CONCENTRA SULLA GESTIONE DEI PRIMI PAZIENTI E SULLA INSPIEGABILE CHIUSURA E POI RIAPERTURA TRE ORE DOPO DELL’OSPEDALE
La Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa sulla gestione dell’emergenza Coronavirus — a partire dalle ultime due settimane di febbraio — presso l’ospedale “Pesenti Fenaroli”di Alzano Lombardo.
Inchiesta partita grazie alle numerose denunce di operatori sanitari e cittadini raccolte anche da Francesca Nava su TPI, che ha portato avanti un’inchiesta giornalistica in più parti sul caos presso il pronto soccorso di Alzano (e sulla mancata zona rossa di Alzano e Nembro).
Lì dove tutto iniziò: quel 23 febbraio, come abbiamo denunciato tre settimane fa, al Pesente Fenaroli succede un po’ di tutto: nonostante fossero stati accertati due casi Covid-19, il pronto soccorso chiude e riapre inspiegabilmente dopo 3 ore, senza essere sanificato.
Restano ignoti i motivi della differenza di gestione tra l’ospedale di Codogno, chiuso totalmente e sanificato, e quello di Alzano Lombardo.
Due sono i punti sui quali si concentreranno le indagini: il trattamento dei primi pazienti che si erano rivelati positivi al Covid-19 ed erano ricoverati da più giorni vicino ad altri degenti, e la particolare decisione, scattata il 23 febbraio, di chiudere e poi riaprire il pronto soccorso. Fu la Regione Lombardia che, dopo cinque ore di stop totale dell’attività , tra le 15 e le 20 di quella domenica, chiese una riapertura.
L’avvocato bergamasco Roberto Trussardi, che segue da vicino il caso di Alzano Lombardo commenta così a TPI: “Finalmente il caso è finito nelle mani competenti del procuratore aggiunto Maria Cristina Rota. Adesso ci sarà un’indagine preliminare — che purtroppo sarà lunga — poi verranno iscritti i nominativi nel registro degli indagati. E a quel punto si potranno costituire le parti offese: tutte le famiglie delle vittime di Alzano. È un momento molto importante perchè finalmente chi ha materiali probatori specifici, almeno sa a chi inviarli. Adesso questo scandalo ha un nome”.
Per il momento, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità di Brescia, competenti anche sul territorio bergamasco, hanno acquisito una serie di atti proprio al Pesenti-Fenaroli, gestito dall’Azienda socio sanitaria territoriale Bergamo Est, con sede a Seriate e diretta da Francesco Locati, nominato a capo della ASST nel gennaio 2016 in quota Lega.
Il suo vice, il direttore sanitario Roberto Cosentina, ha ricevuto a gennaio una condanna a due anni e sei mesi per omessa denuncia e favoreggiamento personale dell’ex medico Leonardo Cazzaniga, condannato in primo grado all’ergastolo per 12 morti in corsia al presidio ospedaliero di Saronno. Cosentina era tra i medici della commissione nominata dall’ospedale per verificare l’operato del vice primario Cazzaniga.
Tra i documenti che sicuramente gli investigatori analizzeranno c’è la cartella clinica di Ernesto Ravelli, 84 anni, di Villa di Serio, il primo paziente deceduto in provincia di Bergamo: era arrivato al pronto soccorso il 21 febbraio, venerdì, ed era morto il 23, poco dopo il trasporto al Papa Giovanni XXIII. Ci sarà anche la cartella di Franco Orlandi, 83 anni, di Nembro, in ospedale fin dal 15 febbraio ma con tampone positivo ricevuto solo domenica 23 febbraio, due giorni prima di morire. Ma anche quella dell’agente di commercio Samuele Acerbis, 62 anni, che aveva insistito per giorni per ottenere un tampone e è morto una settimana fa.
Verranno insomma cercate le prove per giudicare chi ha orchestrato la riapertura e la non sanificazione dell’ospedale di Alzano.
L’avvocato Trussardi sottolinea i rischi per le prossime tappe dell’inchiesta: “Adesso è fondamentale che non passi l’emendamento sullo Scudo Penale in Parlamento nel frattempo, che altrimenti insabbierebbe tutte le responsabilità ”.
L’ emendamento al decreto ‘Cura Italia’ a prima firma di Marcucci del Partito Democratico voleva ridefinire, per il periodo di emergenza da Covid19, il perimetro della responsabilità penali, civili e politiche per medici e operatori del settore e anche per gli amministratori. Ma, al momento, si è trasformato da emendamento a un ordine del giorno.
Nella nostra inchiesta in più parti, noi di TPI ci siamo chiesti perchè i ricoverati con sintomi sospetti furono ricoverati insieme agli altri pazienti? Perchè quel 23 febbraio l’ospedale è stato brutalmente riaperto? Perchè una serie di tamponi furono trasportati da Alzano al Policlinico San Matteo di Pavia per le analisi? Perchè la direzione sanitaria si è lasciata scappare di mano la situazione, portando così i contagi a moltiplicarsi a dismisura?
Adesso sarà la Procura di Bergamo a verificare le responsabilità di questo disastro colposo che poteva essere evitato e che invece ha portato alla morte di 4500 persone.
(da TPI)
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