Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
SUL FONDO PER LA RIPRESA DECIDERANNO I LEADER LA PROSSIMA SETTIMANA… QUALCHE PASSO INDIETRO DI TUTTI, MA L’ITALIA NON HA OTTENUTO GRANCHE’ RISPETTO ALLE ASPETTATIVE DEL GOVERNO
L’Olanda ha rinunciato alla pretesa di condizioni rigide per l’uso del Fondo salva-Stati, ma ha ottenuto di vincolarli solo alle spese sanitarie.
L’Italia ha messo da parte le richieste di «un Mes senza condizionalità » e ha accettato la proposta franco-tedesca che prevede condizioni minime.
Roma si è dovuta arrendere anche sul passaggio che cita il piano per la ripresa, quello in cui il ministro Roberto Gualtieri voleva un riferimento esplicito ai Coronabond.
Non c’è stato verso: il comunicato vergato dall’Eurogruppo parla solo di un fondo «temporaneo», «commisurato ai costi straordinari della crisi» che devono essere sostenuti «da un adeguato finanziamento».
Ognuno ha dovuto fare un passo indietro e solo così la situazione si è sbloccata nel mini-vertice tra i cinque principali Paesi dell’Eurozona (Italia, Olanda, Francia, Spagna e Germania) che ha preceduto l’Eurogruppo vero e proprio.
Nel pomeriggio c’era stato anche un giro di chiamate tra i rispettivi capi di Stato e di governo che aveva dato la spinta all’intesa. Per Roma un’intesa che lascia un po’ di amaro in bocca, ma Gualtieri vede il bicchiere mezzo pieno: «Un ottimo risultato. L’Italia si batterà perchè le decisioni del Consiglio europeo siano all’altezza della sfida che l’Europa sta affrontando».
Toccherà al Consiglio europeo di settimana prossima lavorare sui dettagli del Fondo per la Ripresa, visto che nel documento approvato non si parla di emettere bond comuni.
I ministri passano la palla ai leader, ai quali chiedono di fornire le linee-guida in merito agli «aspetti pratici e legali, inclusa la sua relazione con il bilancio Ue, le sue fonti di finanziamento».
In un passaggio si parla di possibili «strumenti finanziari innovativi, coerenti con i Trattati Ue». Ed è in questa frase che l’Italia e la Francia vedono gli spiragli per lavorare sugli strumenti per emettere debito comune.
Ma Angela Merkel ieri è stata chiara: in una videoconferenza con i gruppi parlamentari della Cdu-Csu ha escluso l’ipotesi di eurobond. Un paletto che anche il parlamento olandese ha fissato con una nuova risoluzione. Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, si limiterà a comunicare ai leader del Consiglio europeo che alcuni Paesi hanno chiesto di introdurre i Coronabond, ma la parola è stata tenuta lontana dal testo di conclusioni ufficiali approvato da tutti i ministri.
Il fronte del Sud ha ottenuto un capitolo che in sostanza chiede di mettere più soldi nel bilancio dell’Unione europea, tema che nelle scorse settimane ha visto la Germania e gli altri Paesi del Nord sulle barricate.
«Il prossimo bilancio — si legge nel testo di compromesso — giocherà un ruolo centrale nella ripresa economica. Dovrà riflettere l’impatto di questa crisi e la dimensione delle sfide che abbiamo davanti».
Via libera al meccanismo anti-disoccupazione “Sure” (100 miliardi di prestiti ai governi) e al fondo dell’emergenza della Banca europea per gli investimenti (200 miliardi per le imprese).
Per quanto riguarda il Mes (oltre 200 miliardi), si è deciso che le linee di credito precauzionali «saranno aperte a tutti gli Stati» in una misura pari al 2% del loro Pil. Gli Stati potranno usarle soltanto per finanziare i costi sanitari, diretti e indiretti. Ma non per le altre spese socio-economiche indirettamente legate all’emergenza.
A Roma la prima reazione non è stata di grande entusiasmo, soprattutto sul Mes e sulla possibilità di usarlo solo per le spese sanitarie. «L’importante adesso sarà spiegare bene che noi non lo attiveremo» ha fatto sapere il premier Giuseppe Conte.
(da “La Stampa”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
QUANDO I POTERI FORTI CHIAMANO, I SOVRANISTI SCATTANO SULL’ATTENTI… PRIMA I PROFITTI, POI LA SALUTE, COME E’ SUCCESSO NEL BERGAMASCO
Sono giorni che Confindustria, il cui unico interesse è riaprire le industrie paventando scenari apolalittici per l’Italia, critica le posizioni del Governo che invece – giustamente – segue le indicazioni dei medici e persiste nel lockdown generale.
Ma gli industriali trovano un alleato in Matteo Salvini, che non perde occasione per sposare la battaglia dell’economia contro la salute e per attaccare i sindacati: “Qualcuno non ha capito che siamo in tempi di guerra, siamo ancora ostaggio dei no dei sindacati, stiamo allungando i tempi della cassa integrazione” ha detto il leader della Lega
L’unico a non avere capito che siamo in guerra sembra però Matteo Salvini. Le chiacchiere stanno a zero: se si riapre il virus torna a crescere, se il virus torna a crescere moriranno tante altre migliaia di persone.
Il cosiddetto ‘ostaggio dei sindacati’ altro non è che il rispetto delle indicazioni della comunità scientifica. L’unico a tenerci in ostaggio è il virus, e non c’è altro modo di sconfiggerlo se non quello di tenere chiuso tutto.
Salvini, anzichè lavorare per capire come evitare la catastrofe economica, preferisce fare il gioco degli industriali, condannati fortemente dalla segretaria generale della Fiom Francescas Re David: “Le pressioni di Confindustria e degli industriali sono cieche. Più dura l’epidemia, più a lungo l’economia non si riprenderà . Le regioni del Nord sono proprio i territori in cui il disastro sanitario sta impattando di più anche perchè non sono state fatte le chiusure delle imprese nell’immediato, e bergamo ne è la dimostrazione”.
(da Globalist)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
ORMAI NON SANNO PIU’ COSA DIRE: QUANDO SI ARRIVA A SOSTENERE CHE BISOGNAVA REGALARLI ALLE IMPRESE SIAMO ALLA FASE PSICHIATRICA AVANZATA… FINO A DUE GIORNI FA PLAUDIVANO A GERMANIA E SVIZZERA CHE FACEVANO PRESTITI ALLE IMPRESE
Chi critica le misure del decreto liquidità del governo, che ha messo a disposizione 400 miliardi di aiuti alle imprese, lo fa sostenendo che si tratti solo di un “regalo alle banche” e che lo Stato avrebbe dovuto distribuire quei soldi direttamente alla aziende, senza pretendere in cambio nulla.
Non potevano certo mancare loro, i sovranisti.
“Il governo si propone di garantire le banche dalle insolvenze debitorie, anzichè sostenere le attività produttive con trasferimenti diretti sui conti correnti aziendali. La liquidità non è somministrata a fondo perduto nelle vene produttive del Paese, bensì nella formula del prestito con il vincolo della restituzione.”
In altre parole, il popolo — o meglio, i suoi autoeletti difensori — vorrebbe che lo Stato erogasse quei 400 miliardi di euro di aiuti versandoli direttamente sui conti correnti delle imprese, e si indignano perchè chi riceverà gli aiuti dalle banche, dovrà restituirli. Dimenticando quella che è la mission delle banche: fare da intermediari tra chi ha una disponibilità di denaro sotto forma di risparmi e chi domanda credito.
Se l’Italia presta soldi non va bene, se li prestano la Germania o la Svizzera sì
In primo luogo allora va segnalata una cosa. A metà marzo la pagina della Lega Nord era in prima linea nella polemica con il governo Conte perchè metteva a confronto le risorse stanziate per combattere la crisi dagli altri paesi, tra cui la Germania, e l’Italia.
All’epoca però facemmo notare l’ovvio: sulla Germania, nello specifico, il Financial Times ha spiegato che si tratta del credito che la KfW, la banca statale per il sostegno alle imprese, potrà mettere a disposizione del sistema. Questo è lo “scudo protettivo” nei confronti delle imprese che secondo il ministro dell’Economia, Peter Altmaier, potrà essere messo in campo in un tempo indefinito in caso di bisogno. Non si tratta quindi dello stanziamento del governo, come nel caso dei 25 miliardi del Decreto Cura Italia.
Ecco quindi che in quel caso si trattava di prestiti, ovvero della stessa cosa che sta mettendo in campo il governo italiano: prestiti alle imprese.
Perchè quando lo fa la Germania sono dei santi e quando lo fa l’Italia è tutto un favore alle banche?
In più, qualche tempo fa si magnificava la Svizzera che dava 500mila franchi “con un click”, secondo Salvini. Cos’erano anche quelli? Prestiti.
Quello svizzero è “Un credito garantito al 100% dalla Confederazione fino a 500000 franchi (10% della cifra d’affari annuale) a tasso di interesse dello 0% annuo per il primo anno”, “ovvero un modulo, dedicato agli imprenditori, per richiedere un credito (non soldi regalati quindi) fino a un massimo di 500mila franchi (sulla base del fatturato annuale dell’azienda che ne faccia richiesta) a interessi zero per il primo anno, soldi che non necessitano di garanzie in quanto garantiti dallo stesso Stato”.
E allora anche la Svizzera va nel club: se presta Berna è ok, se presta Berlino è ok, se presta l’Italia mamma mia è una truffa, Conte ladro!
In effetti, c’è per caso qualcuno in Europa che ha annunciato soldi regalati alle imprese? No. Però il problema è l’Italia. Perchè
Perchè lo Stato non versa direttamente i soldi alle imprese?
Se lo Stato avesse deciso di versare direttamente la cifra monstre di 400 miliardi di euro, l’effetto immediato sarebbe sul debito pubblico, che ha già superato i 2400 miliardi. Inoltre, le richieste di aiuto devono essere necessariamente “filtrate”, un compito che la macchina statale non è in grado di assolvere.
Lo Stato, comunque, si fa garante: se il debito non dovesse essere onorato, farà fronte all’eventuale inadempienza del debitore.
La liquidità di emergenza può essere richiesta da tutte le aziende (dalla ditta individuale alla società per azioni) e da tutti i titolari di partita Iva. Data la stasi provocata dall’epidemia di Coronavirus, l’innesto di liquidità dovrebbe innanzitutto servire per il pagamento di fornitori, che a loro volta potranno pagare i propri.
La liquidità è erogata dalle banche ma a fare da garante è lo Stato. Nessuna banca potrebbe sobbarcarsi, infatti, un rischio così alto, correndo il pericolo di non reggere all’onda d’urto di una serie di crediti che potrebbero divenire inesigibili se la crisi dovesse prolungarsi.
A erogare gli aiuti saranno a Sace e il Fondi di garanzia per le Pmi (Piccole e medie imprese), uno strumento operativo dal 2000 con la sua di favorire l’accesso alle fonti finanziarie delle piccole e medie imprese mediante la concessione di una garanzia pubblica (che si affianca e spesso si sostituisce alle garanzie reali portate dalle imprese).
Grazie al Fondo, l’impresa ha la concreta possibilità di ottenere finanziamenti senza garanzie aggiuntive (e quindi senza costi di fidejussioni o polizze assicurative) sugli importi garantiti dal Fondo, che non offre comunque contributi in denaro.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
HA PARLATO UNA VIA DI MEZZO TRA GEORGE CLONEY E ARNOLD SCHWARZENEGGER… E NON SI CAPISCE PERCHE’ LE DONNE DOVREBBERO RESTARE A CASA
L’ultima battaglia di Matteo Salvini (oltre a quella contro l’Europea per il Mes) è quella delle messe pasquali con le chiese aperte per la festività . Proposta rispedita al mittente un po’ da tutti, anche dalla sua compagna di coalizione Giorgia Meloni.
La trama, però, è sempre la stessa perchè se il leader ha dato un’indicazione, ecco che il capogruppo della Lega a Livorno vuole (anzi, vorrebbe) le chiese aperte ai capifamiglia.
«Si aprano le Chiese a Pasqua e si permetta di partecipare ai capifamiglia, in rappresentanza della propria società domestica, con due persone per panca, una panca sì una no — ha scritto Lorenzo Gasperini sulla propria pagina Facebook -. Il resto è cianciare di politici impauriti, di destra o di sinistra, senza virilità , senza speranza».
Insomma, se la proposta di Salvini di aprire gli accessi in chiesa a turno, come nei supermercati, faceva sorridere, quella del capogruppo della Lega a Livorno di chiese aperta ai capifamiglia sembra essere una parodia.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
“NON SERVONO A NULLA, LASCIANO IL NASO SENZA PROTEZIONE E USANO IL MATERIALE DEI PANNOLINI PER BAMBINI”
Ricordate l’ira dell’assessore alla Sanità della Regione Lombardia Giulio Gallera del 14 marzo scorso? “Oggi le mascherine che possono essere usate sono le FFp2 o FFp3, o anche quelle chirurgiche, invece ci sono mandate quelle che sono un fazzoletto, un rotolo di carta igienica, e non sono marchiate Ce, Comunità europea. Noi non vogliamo fare polemica, però è evidente che non è possibile utilizzarle. C’è un’emergenza mascherine che va risolta con i giusti presidi. La Lombardia sta facendo uno sforzo pazzesco, almeno dateci gli strumenti adeguati”, aveva dichiarato ai microfoni di Sky Tg 24 (Qui il video dell’intervista).
A distanza di meno di un mese, la Regione Lombardia è riuscita a fare anche di peggio, provocando l’irritazione del personale sanitario in prima fila nella lotta alla pandemia di Coronavirus.
Riccardo Germani portavoce di ADL Cobas spiega in un post su Facebook:
Ennesima umiliazione nei confronti di chi sta prestando il suo lavoro nelle strutture sanitarie. Un’offesa a chi svolge una professione sanitaria e mette a rischio ogni giorno la propria vita. Bisogna fermare la Lega al governo della Regione Lombardia e la Fippi S.p.A a cui hanno dato questo ordine di produzione. Le mascherine prodotte dalla FIPPI S.p.A. per gli operatori sanitari di cui Fontana qualche giorno fa andava fiero dichiarando: “Per fortuna che c’è la Lombardia che le produce”, quanto ci costano? Ne produrranno 900.000 al giorno rendendo ridicoli dei professionisti.
Addirittura prima di iniziare la produzione è andato a visitare l’azienda l’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo di Saronno e quindi suo bacino elettorale, che ha testato con mano l’avvio della produzione; possibile che non si sia accorto della somiglianza a delle mutande per incontinenti?
Gli operatori della sanità lombarda dopo aver visto i malati di Covid-19 ricoverati nelle residenze per anziani facendo una strage di ricoverati, adesso dovrebbero indossare i pannolini come protezione facciale. Non ci credevamo nemmeno noi che arrivassero a tanto, eppure non hanno fermato la produzione di queste mutande che vorrebbero spacciarci per mascherine, arrivate già in diversi ospedali della Regione Lombardia e nelle RSA hanno lasciato gli operatori allucinati e non sapevano se ridere o piangere.
Se le parole del sindacalista possono apparire esagerate, per convincersi che non si discostano affatto dalla realtà , ci viene in soccorso il video pubblicato sempre su Facebook da Giorgio Arca, che spiega:
Non l’avevo ancora vista e sono riuscito a recuperarne una. La pseudo mascherina fatta con materiale dei pannolini è veramente un obbrobrio. Per indossarla bisogna infilarla dalla testa perchè senza lacci, non rimane fissa, lascia il naso senza protezione ma per spiegarlo meglio ho fatto un video, come potete vedere e dove si evidenzia l’inutilità .
Mi rivolgo alla giunta Regionale, vi presentate in televisione per vantare i medici e infermieri per il grande lavoro che fanno, ma non li mettete in condizione di operare in sicurezza e questa pseudo mascherina lo dimostra. Il personale sanitario vuole i dispositivi idonei per curare i cittadini colpiti da covid 19.
A tutti coloro facente parte del personale sanitario a cui è stato chiesto cosa pensassero di questo dispositivo, tutti in coro hanno detto ciò che ho evidenziato nel video e che questo dispositivo non serve a nulla. È certificato il materiale ma non la funzionalità del prodotto.
Quindi ritirate questo prodotto e non sprecate soldi pubblici acquistando cose che non servono, qualche volta interpellate il personale sanitario che lo deve usare. Vigileremo affinchè siano ritirate.
Sono più di cinque milioni le mascherine già prodotte e consegnate a Regione Lombardia dalla Fippi di Rho in provincia di Milano, con l’obiettivo di arrivare a 20 milioni di pezzi entro fine aprile.
La Fippi è un’azienda che opera nel campo della produzione di pannolini per l’infanzia a marchio di terzi, e ha ricevuto l’ordine da Aria, l’Azienda per l’Innovazione e gli Acquisti di Regione Lombardia.
Le mascherine prodotte sono destinate in primo luogo ai presidi sanitari, dagli ospedali alle Rsa, e al personale medico. “La produzione a regime di 900mila pezzi al giorno è iniziata dalla fine della scorsa settimana, quando è arrivato il via libera dell’Iss. Al momento stiamo producendo esclusivamente per Regione Lombardia, poi vedremo. La linea è avviata e può continuare a produrre, se ci saranno altre richieste”, ha detto Claudio Guarnerio fondatore dell’azienda, all’agenzia Askanews, dove ha spiegato che per avere il via libero definitivo dall’Iss ci sono volute circa tre settimane, ma la linea di produzione convertita alle mascherine era già pronta dopo dieci giorni: “C’è stata molta collaborazione fra Regione, Politecnico e Iss per ottenere le autorizzazioni e consentirci di avviare la produzione su larga scala in tempi rapidi”.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA TESTIMONIANZA DI UNA PAZIENTE ABBANDONATA A SE STESSA TRA RIMPALLI VERGOGNOSI
Ha prima scoperto di essere positiva al Covid-19, poi sulla propria pelle ha avuto modo di riscontrare la vulnerabilità del protocollo per il rientro a casa dei pazienti malati. Una lettrice di Tgcom24 denuncia il rimbalzo di responsabilità tra Croce Rossa, 118 e 113. La storia ha un lieto fine ma pone un inquietante interrogativo: “Quanti positivi al coronavirus facendo finta di niente hanno preso un mezzo pubblico per tornare a casa esponendo altre persone al contagio?”.
Ecco il testo integrale della lettera firmata:
Caro direttore,
scrivo perchè ho scoperto, sulla mia pelle, che a Milano esiste un “buco” nelle disposizioni per fronteggiare il coronavirus. Segnalo un episodio di cui sono stata protagonista e che spero non capiti più a nessun altro, in quanto estremamente preoccupante. Sono positiva al Covid-19 e nella giornata di mercoledì sono stata accompagnata in ambulanza all’ospedale Sacco di Milano. Non essendo necessario il ricovero, sono stata dimessa. Davo per scontato che, essendo io contagiosa e dunque “pericolosa” per la comunità , mi avrebbero riaccompagnata a casa in modo protetto, invece mi è stato riferito che l’accompagnamento è previsto solo per i pazienti che vengono dimessi dopo un ricovero. Tutti gli altri, anche se positivi al virus e contagiosi, devono tornare a casa con mezzi propri.
Ho chiesto aiuto alla Croce Rossa, ma non avevano mezzi a disposizione. L’operatore mi ha, però, suggerito di cercare un taxi predisposto per il trasporto di pazienti Covid. Ho dunque chiamato il radiotaxi e chiesto un’auto attrezzata. Ben cinque compagnie mi hanno risposto di non avere mezzi a disposizione. A quel punto, avrei potuto fare finta di niente e cercare un taxi senza far presente di essere positiva e contagiosa. Ma non me la sono sentita di mettere a rischio un ignaro tassista. Ho chiamato il 113. L’agente al telefono mi ha risposto che il mio problema non era di loro competenza e ha cercato di rimbalzarmi alla Croce Rossa. Ho riferito di aver già sentito l’associazione, mi è stato risposto: “Chiami il 118”. L’ho fatto, ma l’operatore mi ha risposto che la mia non era un’emergenza sanitaria: “Torni a casa con mezzi propri: si faccia dare un passaggio da un amico o un parente, oppure prenda i mezzi pubblici”.
Basita, ho richiamato il 113. Di nuovo l’agente al telefono ha cercato di rimbalzarmi. Di fronte alle mie proteste, anche lui mi ha consigliato di sbrigarmela da sola. A quel punto, stremata poichè era passata oltre un’ora e mi trovavo in strada, davanti all’uscita dall’ospedale e dolorante, ho minacciato di prendere sul serio un tram e poi la metropolitana, ma solo dopo essermi tolta mascherina e guanti! La minaccia ha funzionato: la polizia ha contattato il 118 e li ha convinti ad accompagnarmi a casa con un’ambulanza. Mi chiedo a quante persone sia capitata questa situazione. Soprattutto, mi chiedo quanti abbiano avuto la pazienza di aspettare più di un’ora per strada che le autorità preposte si rendessero conto della gravità della situazione. So per certo da un amico che un altro paziente Covid, trovatosi nella mia stessa situazione, ha fatto finta di niente ed è tornato a casa prendendo bus e metro. Quante persone avrà contagiato durante il percorso?
(da TGCom)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
40-50 AEREI CONTRO I 113 ATTUALI… ALTRA INIEZIONE DI LIQUIDITA’, NON BASTANO I 500 MILIONI GIA’ STANZIATI
Il Corriere della Sera annuncia che la Nuova Alitalia nazionalizzata dal governo Conte Bis partirà già a maggio con una flotta più che dimezzata e un’alleanza internazionale ancora da decidere tra il blocco Delta Air Lines-Air France Klm e quello Lufthansa-United. Racconta Leonard Barbieri:
È stata una videoconferenza a tratti anche tesa quella tra iministri Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) e Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti) e Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Si è parlato del trasporto aereo nazionale e soprattutto di Alitalia.
Patuanelli ha spiegato che la flotta della compagnia sarà «fortemente ridimensionata», ma senza fornire numeri: la newco partirà prima della conclusione dell’emergenza sanitaria, cioè a maggio.
A quanto si apprende si ragiona su 40-50 aerei (contro i 113 attuali). Il vettore tricolore – in amministrazione straordinaria dal 2 maggio 2017 – avrà bisogno di ulteriore liquidità : non basterà la gran parte dei 500 milioni di euro previsti dal «Cura Italia».
I sindacati hanno chiesto un «progetto coraggioso» con«forti investimenti dello Stato, come stanno facendo gli altri governi europei». «Siamo contrari al ridimensionamento della flotta e chiediamo che nel nuovo perimetro ci siano non solo l’aviation, ma anche la manutenzione e l’handling, senza escludere alcun lavoratore», dice Fabrizio Cuscito,segretario nazionale della Filt Cgil.
Questo dovrà essere accompagnato da una «revisione del sistema tariffario e una riforma delle regole di concorrenza partendo dai contributi aeroportuali», aggiunge Claudio Tarlazzi, segretario generale di Uiltrasporti.
Nel 2018, ha riportato un’inchiesta del Corriere, questi incentivi soprattutto alle low cost ammontavano a 226,1 milioni di euro.
Tra blocchi dei Paesi, restrizioni e crollo della domanda a causa del coronavirus Alitalia trasporta oggi circa 4.000 passeggeri al giorno, -94% rispetto a un anno fa, stando alle cifre raccolte da diversi operatori aeroportuali.
Tagliate pure le rotte (da oltre 90 a una ventina), in servizio effettivo ci sono 37 aerei.
Intanto da ieri sono in vendita i biglietti per i voli della continuità territoriale sarda sulle tratte da Cagliari, Alghero e Olbia per Roma Fiumicino e Milano Malpensa (fino alla riapertura di Linate). Con una precisazione: i collegamenti su Alghero e Olbia si potranno avviare se riaprono i due scali sardi chiusi per ora fino al 13 aprile.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
LA SICILIA STANZIA UN CONTRIBUTO DI 800 EURO PER I GIOVANI CHE NON SONO TORNATI A CASA, LA TOSCANA CONTRIBUISCE A PAGARE I LORO AFFITTI… LE ALTRE REGIONI DEL SUD QUANDO PENSANO DI SVEGLIARSI?
C’è chi faceva il cameriere, chi la babysitter: lavoretti per mantenersi all’università . Oggi, con l’epidemia di Coronavirus, è tutto fermo e i ragazzi fuorisede non possono più far fronte alle spese, soprattutto a quelle più onerose: basta pensare al costo di una stanza singola in una città del nord — a Milano per esempio si oscilla tra i 400 e i 600 euro. Molti di loro poi hanno lasciato il Nord per tornare a casa, al Sud, visto che le università sono chiuse da settimane e che è stata attivata la didattica a distanza.Ma adesso chi paga gli affitti? Molti ragazzi sono in seria difficoltà : Sebastiano Pala, di Udu (Unione degli universitari) Milano, è uno di questi. Iscritto all’università Statale, è originario della Sardegna ed è tornato a casa perchè nella sua stanza, nel capoluogo lombardo, «non aveva il wifi».
«Ho un canone concordato per studenti, pago 360 euro più spese, e mi ritengo fortunato rispetto alla media. La proprietaria di casa si è anche detta disponibile a una rinegozazione del canone d’affitto ma non è sempre così. Ci sono le agenzie che ti chiedono di pagare 200-300 euro per la rescissione del contratto anticipato e ci sono anche i proprietari che dicono di no alla riduzione del canone». In altre parole, confessa, «siamo stati lasciati da soli» con i genitori che adesso «rischiano di non guadagnare più nulla con il mercato ormai fermo da settimane».
«Mio padre non lavora ed è in cassa integrazione all’80% dello stipendio», aveva raccontato Francesco La Spina, 23 anni, studente a Torino, che chiedeva di rientrare in Sicilia per poter «risparmiare su affitto, bollette e spesa»: «Non sono un “mammone”, chiedo un rientro organizzato al Sud».
Camilla Guarino di Link Coordinamento Universitario, invece, pone l’attenzione sul problema della rinegoziazione del canone d’affitto mensile: «Tutto viene rimesso al buon senso dei proprietari che, però, non essendo costretti, in alcuni casi si rifiutano. Per questo bisogna far sì che per gli oltre 500mila studenti universitari fuorisede si trovino altri soluzioni».
«C’è chi sta agendo direttamente come la Regione Toscana e chi, come la Regione Siciliana ha stanziato 7 milioni di euro»
Toscan
Interveniamo intanto con fondi regionali, ma l’auspicio è che su questa criticità intervenga anche il governo”. “I giovani universitari sono una ricchezza della Toscana — aggiunge la vicepresidente e assessore alla cultura Monica Barni — Abbiamo il dovere di mantenere vitale il tessuto di relazioni di cui sono protagonisti i tanti studenti fuori sede che vivono nelle città che ospitano gli atenei. Con l’azienda per il Diritto allo studio stiamo lavorando per aiutare gli studenti borsisti fuori sede in questa fase di emergenza sanitaria ed economica, aiutando a sostenere i canoni di locazione. L’impegno della Regione a favore del diritto allo studio e della cittadinanza studentesca è una priorità “.
Sicilia
Si tratta di quattro milioni destinati «agli studenti iscritti in atenei al di fuori della Sicilia, anche all’estero»: «Per loro 800 euro, se hanno mantenuto la permanenza, in quelle sedi, dal 31 gennaio fino a oggi». Altri tre milioni, invece, andranno agli studenti fuorisede, ma residenti in Sicilia, «che abbiano richiesto il contributo alloggio all’Ersu — l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario — per l’anno accademico in corso e siano risultati idonei, ma non assegnatari del beneficio».
«I destinatari del primo contributo dovranno, inoltre, essere regolarmente iscritti all’anno accademico 2019/2020, appartenere a un nucleo familiare con una certificazione Isee non superiore ai 23 mila euro annui e non godere di altri benefici economici erogati per le stesse finalità », spiega la Regione Sicilia.
Un sostegno, quasi un “premio” a chi ha deciso di non tornare a casa, che verrà erogato tramite gli Ersu. A spiegarlo è il governatore dell’isola Nello Musumeci: «Abbiamo ritenuto doveroso riservare una particolare attenzione a quei giovani che hanno affrontato il sacrificio della lontananza dalle loro famiglie in un momento particolarmente difficile, rinunciando a rientrare in Sicilia». Il bando sarà disponibile entro mercoledì 15 aprile sul sito del dipartimento dell’Istruzione e della formazione professionale della Regione Siciliana e su quelli degli Ersu regionali.
La proposta: «Congelare gli affitti»
Sebastiano di Udu Milano, invece, propone il «congelamento del pagamento degli affitti mensili senza incorrere in sanzioni». In altre parole, non pagare nulla in questo periodo per poi «spalmare la cifra non corrisposta nei mesi successivi». Ma c’è anche Stefano Chiappelli, segretario generale nazionale del Sunia, il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari, secondo cui bisognerebbe «favorire la rinegoziazione dei contratti agevolando i proprietari con detrazioni fiscali. Altrimenti, finita l’emergenza, ci ritroveremo con un aumento vertiginoso degli sfratti».
(da Open)
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Aprile 9th, 2020 Riccardo Fucile
OGGI DI MAIO SI INDIGNA PER IL TITOLO ANALOGO DEL QUOTIDIANO DIE WELT, MA ALLORA NON EBBE NULLA DA DIRE
L’indignazione per l’articolo del giornale tedesco Die Welt, che ha invitato l’Europa a non dare finanziamenti all’Italia perchè altrimenti sarebbero finiti nelle mani della mafia, sembrava essere scritto direttamente su ispirazione di un discorso di Beppe Grillo a Strasburgo risalente al 2014.
In quella circostanza, però, non c’era nessun ministro degli Esteri Luigi Di Maio che si era indignato, tanto da chiedere allo stato di riferimento di dissociarsi da quelle parole.
«Sono venuto due o tre volte qui in parlamento — aveva detto Beppe Grillo -. E sono venuto per dire di non dare più finanziamenti all’Italia perchè scompaiono in tre regioni: Calabria, Sicilia e… Quindi a mafia, ‘ndrangheta e camorra».
L’occasione per pronunciare quelle frasi era stata data a Beppe Grillo da quello che sarebbe diventato il campione della Brexit Nigel Farage, che con il suo UKIP era a capo del gruppo europeo Efdd di cui, fino al 2017, ha fatto parte anche il Movimento 5 Stelle.
Insomma, le parole del guru del Movimento 5 Stelle non suonano poi così diverse rispetto a quelle del quotidiano tedesco Die Welt che ha titolato «In Italia la mafia sta solo aspettando una nuova pioggia di soldi da Bruxelles».
Solo che, a sei anni di distanza, il Movimento 5 Stelle — in virtù di una trasformazione in senso molto patriottica, soprattutto dopo l’esperienza al governo con Matteo Salvini — ha reagito diversamente
(da agenzie)
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