Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
“LASCIATI SOLI, ABBIAMO MESSO A RISCHIO LA NOSTRA VITA”… PRESSIONI DELLA DIREZIONE PER NON USARE LE MASCHERINE, TURNI MASSACRANTI, SENZA TAMPONI E SENZA PROTEZIONI
Oltre 150 firme, ordinate in fila, con accanto il nome in stampatello. Tra medici, infermieri, fisioterapisti e operatori sociosanitari del Pio albergo Trivulzio si sta diffondendo una lettera durissima contro i vertici del Pat e relativa gestione dell’emergenza coronavirus. Che si conclude così: “Siamo disponibili ad essere ascoltati dagli organi inquirenti deputati a far luce sulla vicenda”.
«Siamo stati lasciati completamente da soli, senza direttive che prevedessero protocolli aziendali diagnostico-terapeutici, senza univoche direttive sul trattamento dell’epidemia del Coronavirus, senza norme di isolamento, senza la possibilità di fare tamponi e senza DPI fino al 23 marzo».
A scriverlo sono medici, infermieri, sanitari e amministrativi del Pio Albergo Trivulzio, finito nell’occhio del ciclone (e di un’inchiesta della Procura di Milano) per i 143 anziani morti da marzo ad oggi. Bisognerà capire se i decessi siano o meno legati alla diffusione del virus.
«Vietato usare le mascherine»
I sanitari, nel documento anticipato dal Corriere della Sera, denunciano «la mancata fornitura delle mascherine, giudicate non necessarie, e dei tamponi oltre alla circostanza di aver dovuto sopportare di essere redarguiti dal personale direttivo nel caso in cui qualcuno del personale sociosanitario indossasse mascherine portate da casa a tutela della salute degli ospiti e del personale stesso». Mascherine che sarebbero stati «obbligati a togliere al fine di evitare di generare un “inutile e ingiustificato allarmismo” tra i pazienti e i loro parenti»
Come è stato trattato il personale
Uno di loro sarebbe stato «sospeso temporaneamente dal servizio per aver contravvenuto alla disposizioni», altri invece sarebbero stati «invitati a riprendere anzitempo il servizio dopo un periodo di quarantena fiduciaria senza prima aver eseguito il primo e il secondo tampone». Tamponi che sarebbero serviti per verificare la «negatività evitando l’ulteriore diffusione del contagio tra gli ospiti e il personale».
«Nessun reparto Covid-19»
I sanitari spiegano di aver ricevuto «direttive che impedivano l’invio in urgenza, tramite 112, dei pazienti più gravi in pronto soccorso sostenendo che le cure prestate presso il nostro istituto fossero “migliori” oltrechè “maggiormente dignitose” rispetto a quelle prestate in pronto soccorso». Nessun reparto Covid-19 sarebbe stato allestito all’interno della struttura, «nonostante le numerose sollecitazioni alla direzione dell’istituto». Lì avrebbero potuto «isolare i pazienti sospetti, tutelati esclusivamente dal personale dedicato». E, invece, «a tutt’oggi il personale viene spostato da un reparto all’altro senza verificare la negatività del tampone, esponendo quindi al contagio ulteriore personale sanitario e pazienti».
«Turni di lavoro massacranti»
Nonostante tutto, aggiungono, medici, infermieri, sanitari e amministrativi hanno sempre lavorato «con energia e professionalità osservando spesso turni di lavoro a dir poco massacranti»: «Molti di noi hanno messo a repentaglio la propria salute rimanendo vittima del contagio a causa delle descritte carenze sotto il profilo della normativa di prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro». Infine denunciano «il clima aziendale interno non tra i più favorevoli» e si dicono pronti ad essere ascoltati il prima possibile dagli organi competenti per far luce sulla vicenda.
Una comunicazione che, è doveroso sottolinearlo, prende le distanze anche da quanto «affermato da altri colleghi con dichiarazioni condivise dal direttore del dipartimento sociosanitario mediante apposizione della propria firma». Il riferimento è a una precedente lettera firmata da alcuni medici nella quale si difendeva l’operato dell’Istituto.
(da agenzie)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
E NON RACCONTI LA BALLA CHE LA LEGA E’ SEMPRE STATA CONTRARIA AGLI EUROBOND, L’INTERVISTA DELL’EX MINISTRO LEGHISTA GARAVAGLIA LO SPUTTANA
Dove se lo è ficcato Salvini l’orgoglio italiano mentre la Lega votava contro i Coronabond? Dopo aver
scatenato una cagnara indegna insieme a Fratelli d’Italia e Casapound un paio di settimane inventando che il governo italiano aveva firmato o addirittura attivato il MES, ieri il Carroccio insieme a Forza Italia ha votato contro un emendamento proposto dai Verdi che proponeva di mutualizzare il debito per l’emergenza Coronavirus a livello UE.
La parte divertente della questione è capire bene a cosa abbiano detto no Lega e Forza Italia (Fratelli d’Italia invece ha votato a favore).
L’emendamento proposto da Philippe Lamberts a nome dei Verdi infatti diceva che il Parlamento Europeo “ritiene essenziale, al fine di preservare la coesione dell’Unione Europea e l’integrità della sua unione monetaria, che una quota sostanziale del debito che sarà emesso per contrastare le conseguenze della crisi della COVID-19 sia mutualizzata a livello dell’UE”.
Ovvero che si utilizzi uno strumento come i Coronabond o gli Eurobond — cioè proprio quelli che secondo la tesi difensiva di Giulio Tremonti avevano spinto il centrodestra nel 2011 a dare l’ok proprio al MES — per avere soldi da utilizzare per l’emergenza Coronavirus e per la ripartenza dell’economia attraverso gli investimenti quando il lockdown sarà finito ma che sia emesso a livello comunitario in modo da avere un tasso d’interesse più basso.
Un titolo emesso non da un singolo Paese, ma da un’entità comune europea, un «Eurobond» quindi, appianerebbe queste differenze e il suo prezzo si avvicinerebbe in teoria più a quello tedesco che a quello emesso dall’Italia o da un qualsiasi altro Paese della «periferia» del Continente, proprio perchè a garantire sarebbe l’intera area euro.
Mettere in comune i debiti non è però certo un’operazione semplice e indolore: in fondo non lo sarebbe neanche all’interno di una famiglia allargata.
Perchè se da una parte significa verosimilmente risparmiare sui costi necessari a sostenere il fabbisogno dei membri più deboli della comunità , riducendo allo stesso tempo anche pericolose oscillazioni delle spese per gli interessi, dall’altra si chiede un innegabile sacrificio a chi invece è generalmente considerato più solido, affidabile e parte quindi da un punto di forza. (Il Sole 24 Ore
Ovvero si chiedeva esattamente quello che la Lega e Forza Italia chiedevano nel 2011, quando secondo la loro tesi era necessario dare l’ok al MES era necessario creare strumenti di finanziamento comuni.
In questa ottica si capisce almeno perchè Fratelli d’Italia ha votato sì. Ed è incomprensibile che Salvini, il quale da mesi spara fabbisogni di venti, quaranta, cinquanta, cento miliardi per far ripartire l’economia, dica no.
Infatti è esattamente questo il ragionamento che faceva qualche tempo fa Massimo Garavaglia, ex sottosegretario all’Economia del governo Conte in quota Lega, in un’intervista rilasciata a Formiche:
Ci deve essere una via di uscita al Mes, o no?
Una sì, almeno in linea teorica. Facciamo parallelamente gli eurobond, come sostiene l’economista Alberto Quadro Curzio. Se si vuole fare la riforma del Mes allora dobbiamo fare anche gli eurobond, per avere un debito europeo e più garantito. Se io devo aiutare qualcuno col Mes allora voglio in cambio un debito formato europeo, con gli eurobond, così siamo 1 a 1. Io ti aiuto sulle banche e tu mi aiuti sul debito, in sintesi.
Una specie di patto…
Io dico, rigiriamo la cosa. La Corte costituzionale tedesca ha bocciato più volte gli eurobond, allora io dico facciamo prima gli eurobond e poi parliamo del Mes.
Mentre lo stesso Salvini alla fine di marzo polemizzava con l’Europa che moriva tra Berlino e Bruxelles perchè non stava lavorando ai Coronabond
Insomma, se la UE non mutualizza il debito dell’emergenza Coronavirus allora l’Europa è morta.
Se qualcuno propone di mutualizzare il debito dell’emergenza Coronavirus allora la Lega vota contro.
Tutto chiaro, no?
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
E’ RIVOLTA SUI SOCIAL… I VERDI: “SONO DEI FALSI PATRIOTI, IN EUROPA VOTANO CON I NEMICI DELL’ITALIA”
Le delegazioni della Lega e di Forza Italia al Parlamento europeo hanno votato contro un emendamento presentato dal gruppo dei Verdi a una risoluzione sulla risposta dell’Ue alla pandemia del coronavirus che chiedeva la creazione dei Coronabond per condividere il debito futuro degli Stati membri.
È quanto emerge dalla lista dei voti nominali del Parlamento Europeo. Le delegazioni del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico hanno votato a fa favore, mentre quella di Italia Viva si è astenuta.
Il testo dell’emendamento dei Verdi prevedeva di condividere a livello Ue una quota consistente del debito che sarà emesso dagli Stati membri. “Per preservare la coesione dell’Ue e l’integrità della sua unione monetaria, una quota sostanziale del debito che sarà emesso per combattere le conseguenze della crisi del Covid-19 dovrà essere mutualizzato a livello Ue”, diceva il testo.
L’emendamento è stato bocciato con 326 voti contro, 282 a favore e 74 astenuti.
Con il voto positivo di Lega e Forza Italia l’emendamento sui Coronabond sarebbe passato
I verdi contro la Lega
“Falsi patrioti, hanno detto no ai Coronabond insieme ai nemici dell’Italia”
Una vergogna: “Ieri nel Parlamento Europeo è andata in scena la fiera dell’assurdo che ha danneggiato e sbeffeggiato l’Italia. La Lega di Salvini ha detto no a un emendamento dei Verdi che chiedeva l’introduzione dei Coronabond, da istituire nel pacchetto Ue per rispondere alla crisi economica, votando insieme alle forze sovraniste e di destra che attaccano sistematicamente il nostro paese”
Lo dichiara il coordinatore dei Verdi Angelo Bonelli
”I campioni salviniani di patriottismo, da Rinaldi alla Donato, hanno votato sostenendo le posizioni del governo olandese e dei sovranisti, ovvero niente coronabond e niente mutualizzazione del debito causato dalla crisi da coronavirus: questi sono falsi patrioti che in Italia fingono di difendere il nostro paese ma fuori confine si alleano con i nemici dell’Italia. C’è un’altra incredibile e assurda votazione che riguarda il M5s che ha votato contro l’introduzione del ‘Recovery Fund’, ovvero il fondo comune dell’Ue che dovrebbe finanziare la ripresa economica dell’Europa e quindi anche dell’Italia.
”Due domande a Di Maio e Conte: la posizione del M5S e del governo è quella del no anche al ‘Recovery Fund’ proposto dalla Francia? E dopo aver detto di no anche al Mes senza condizioni per finanziare la sanità , come pensate di sostenere finanziariamente la ripresa economica del nostro Paese?” conclude Bonelli.
(da Globalist)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
“IL PIU’ GRANDE FALLIMENTO VIENE DALLA LEGA DI SALVINI”
“Il populismo uccide” così si intitola l`editoriale firmato da Markus Feldenkirchen pubblicato
sull`ultimo numero dello Spiegel, il settimanale liberal-moderato, il più venduto in Germania.
L`articolo affronta in maniera analitica, paese per paese, coma la crisi del Coronavirus stia ledendo il successo di vari leader e partiti sovranisti in giro per il mondo.
Tra le “vittime” anche la Lega Nord e la sua gestione della crisi in Lombardia, regione che guida direttamente con suoi due esponenti dal 2013 (prima con Maroni e poi con Fontana), senza contare il fatto che era sempre suo il Presidente dal 1994 al 1995 (Arrigoni) e appoggiò il successivo lungo “regno” di Formigoni (dal 1995 al 2013).
Cosa scrive il der Spiegel sulla Lombardia Dopo aver raccontato di come Jair Bolsonaro, Boris Johnson e Donald Trump abbiano commesso grossolani errori nei rispettivi Paesi nella gestione della crisi, Feldenkirchen passa all`Italia
Il più grande fallimento nell’affrontare il Coronavirus viene però dalla Lega Nord, in Italia, il partito di Matteo Salvini. Guida la Lombardia, lì dove il virus ha avuto le peggiori conseguenze. Circa la metà di tutti i decessi da Coronavirus in Italia provengono da questa regione. Fino all`8 marzo, la Lega aveva deciso di collocare i pazienti lievemente infetti in case di riposo
Un errore fatale che ha portato alla morte di innumerevoli anziani. «Chiunque si fosse opposto a questo avrebbe perso i finanziamenti, quindi tutti hanno tenuto la bocca chiusa», ha dichiarato il direttore di una di queste residenze. un capo di 400 residenze. Si dice oltretutto che la morte di 70 residenti in una residenza per anziani a Milano sia tenuta nascosto
Un dipendente della casa che voleva obbligare l`uso di mascherine e rigorosi protocolli di igiene è stato subito licenziato. «Non si voleva provocare il panico» ha dichiarato. La Lega negli anni ha indebolito gli ospedali pubblici e promosso le cliniche private. Sfortunatamente, il settore privato fornisce solo l`8% dei letti per le terapie intensive.
Solo tre giorni fa lo stesso settimanale aveva duramente attaccato la Merkel per il suo rifiuto ad una maggiore solidarietà europea. con un un articolo, pubblicato anche in italiano, dal titolo: “Il rifiuto tedesco degli Eurobond è non solidale, gretto e vigliacco”
“L`Europa sta affrontando una crisi esistenziale. Apparire come il guardiano della virtù finanziaria in una situazione del genere è gretto e meschino. Forse conviene ricordare per un momento chi è stato a cofinanziare la ricostruzione della Germania nel Dopoguerra
Gli eurobond sono obbligazioni comuni emesse da tutti i paesi dell’Euro e non un`elargizione. Hanno il vantaggio di essere considerati un investimento sicuro, in quanto gli stati con una buona reputazione come la Germania risultano responsabili anche per i debitori meno solidi, come l`Italia
Questo rende i prestiti un po` più costosi per la Germania, ma notevolmente più economici per l`Italia. Berlino se lo può permettere, mentre Roma, se fosse lasciata sola, presto non sarebbe più in grado di prendere in prestito denaro sul mercato finanziario, dato che i tassi di interesse sarebbero troppo alti.”
(da agenzie)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
“HA INDICATO ALLE RSA DI NON TRASFERIRE IN OSPEDALE QUESTI PAZIENTI, DI FATTO ABBANDONANDOLI AL LORO DESTINO”
Il senatore ex MoVimento 5 Stelle Gregorio De Falco ieri sera su Facebook ha scritto che la Regione Lombardia ha deciso di rinunciare a curare i pazienti con più di 75 anni in “presenza di situazioni di precedente fragilità o di più comorbilità ”. De Falco scrive pure che la giunta lombarda aveva anche dato indicazione alle RSA di non trasferire in ospedale quei pazienti, determinando di fatto di abbandonarli al loro destino.
“La Lombardia ha rinunciato a curare i pazienti delle case di riposo con più di 75 anni in “presenza di situazioni di precedente fragilità o di più comorbilità ”, è quanto risulta immediatamente dalla delibera n° XI/3018 del 30 marzo 2020.
La giunta lombarda aveva anche dato indicazione alle RSA di non trasferire in ospedale quei pazienti, determinando di fatto di abbandonarli al loro destino.
I militari della Guardia di Finanza, coordinati dai PM Clerici e De Tommasi, stanno indagando sugli effetti di questa delibera e della precedente n° XI/2906 con cui la Regione in data 8 marzo aveva chiesto di trasferire alcuni malati di Coronavirus a bassa intensità nelle residenze per anziani.
La magistratura sta procedendo, ma già ora non si può nascondere lo sgomento che si prova a leggere questi documenti. In circa un quarto delle RSA lombarde il Coronavirus ha decimato i residenti delle case di riposo con livelli di mortalità impressionanti. Questi sono i fatti.
Nel chiedere la immediata rimozione o la sospensione dal servizio dei responsabili amministratori, tecnici e politici, esprimo profondo cordoglio per le vittime e per quanti hanno sofferto la scomparsa dei propri cari, purtroppo anche in conseguenza di decisioni che sembrano essere state causa di ulteriore sofferenza
La delibera citata da De Falco si trova sul sito della Regione Lombardia e dice questo:
“Età avanzata (>75 anni) e presenza di situazione di precedente fragilità nonchè presenza di più comorbilità , è opportuno che le cure vengano prestate presso la stessa struttura per evitare ulteriori rischi di peggioramento dovuti al trasporto e all’attesa in Pronto Soccorso. A tali ospiti occorre misurare la saturazione periferica di ossigeno
(da agenzie)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
NEL SUO PAESE NON C’E UNA FARMACIA, LUI VA A ROVATO IN BICI A RITIRARE I MEDICINALI PER POI CONSEGNARLI AI PAZIENTI: “IL LORO GRAZIE NON MI VA PIU’ VIA DALLA TESTA”
A Lodetto di Rovato non ci sono farmacie. Per questo motivo, Davide Martinelli — corridore
professionista dell’Astana Pro Team, classe 1993 — ha deciso di salire in sella alla sua bicicletta e di sprintare fino alla vicina Rovato per poter aiutare i suoi compaesani a superare questa emergenza coronavirus e dare loro una mano durante questo lockdown.
Si è fatto autorizzare e, grazie alla sua buona gamba che gli ha permesso di partecipare anche al Giro d’Italia 2017, non ci ha pensato su due volte nel rendersi protagonista di questa iniziativa encomiabile.
«Sono legatissimo al mio Lodetto, comunità di poco più di 1500 persone, dove sfortunatamente non c’è nè una farmacia nè alcun negozio di alimentari! — ha scritto su Facebook — Dentro di me penso: è la mia occasione per rendermi utile e ripagare le tante persone che mi hanno sempre sostenuto negli anni, e dare una mano a chi in questo momento ne ha bisogno.
Ho una bici, 2 gambe ormai non molto allenate e uno zaino, e niente.. oggi ho avuto l’onore di poter andare in farmacia a ritirare dei medicinali per una coppia di anziani, in totale 30 minuti e una decina di km, nulla di speciale per un atleta, ma quando glieli ho consegnati sull’uscio di casa, ovviamente con le dovute precauzioni (mascherina e guanti) ho sentito un grazie, che ancora ora mi rimbomba in testa».
In un momento in cui la stagione ciclistica si è fermata, in cui tutte le grandi corse sono state annullate o rinviate al prossimo autunno, Davide Martinelli ha deciso di mettersi a disposizione per tutta la sua comunità . Un gesto di cuore, che vale più di mille braccia alzate in volata o al termine di una cronometro — specialità di cui Martinelli è stato per due volte campione italiano Under 23.
Può essere senz’altro soddisfatto il padre Giuseppe Martinelli, uno dei direttori sportivi più vincenti della storia del ciclismo italiano, dai tempi della Mercatone Uno di Marco Pantani, passando per i successi più recenti di Vincenzo Nibali quando indossava la maglia della squadra kazaka. Del resto, se Davide ha questo amore sconfinato per la sua terra e le sue radici, il merito è anche un po’ suo. Ennesimo trofeo nel suo personalissimo palmarès. Forse il più bello.
(da agenzie)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
L’OSSERVATORIO SULLE RSA HA RACCOLTO I DATI
Sono stati fra 6.000 e 7.000 i decessi avvenuti nelle strutture di ricovero per anziani (Rsa) a partire dal primo febbraio. Sintomi sono stati individuati in oltre il 40% dei deceduti, ma ”è difficile distinguere fra influenza e Covid-19″, Lo indicano i primi dati dell’Osservatorio sulle Rsa promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e presentati oggi da Graziano Onder, del Centro cardiovascolare e dell’invecchiamento dell’Iss, nella conferenza stampa organizzata dall’Istituto.
I decessi, ha proseguito Onder, corrispondono a circa il 7% del numero complessivo degli anziani residenti nelle Rsa, calcolato in oltre 80.000.
Di questi, la maggior parte si trova nel Nord Italia e solo un migliaio sono risultati positivi al nuovo coronavirus, la maggioranza dei quali in marzo.
Fra le criticità finora rilevate nelle Rsa, l’osservatorio dell’Iss indica soprattutto la carenza di dispositivi di protezione, la carenza nelle somministrazioni di tamponi e la carenza di personale.
Non c’è nessun picco nella curva dell’epidemia: “si è trattato di un picco artificioso”, generato dal lockdown, ha detto l’epidemiologo Giovanni Rezza, dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nella conferenza stampa organizzata dall’Istituto.
Nella fase 2, spiega Rezza, sarà importante rafforzare soprattutto il controllo del territorio con l’identificazione rapida dei focolai, test, rintraccio e isolamento dei contatti e azioni di contenimento ed eventuale creazione di zone rosse.
(da agenzie)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
L’HANNO TRASFERITA IN UN REPARTO CON 39 POSITIVI SU 40, UNA FOLLIA PER UNA NEGATIVA AL VIRUS
Il Fatto Quotidiano racconta oggi la storia di Maria Felicia Pinto, morta l’8 aprile all’Istituto Palazzolo
Don Gnocchi dopo essere stata ricoverata, nonostante non fosse malata di COVID-19, in un reparto con 39 pazienti su 40 affetti da Coronavirus:
Maria Felicia aveva anche la febbre. Aveva anche un “piccolo impegno ai polmoni”: così lo aveva definito il medico di turno dell’Istituto Palazzolo, lo stesso che alla figlia aveva detto, poche ore prima e senza tanti giri di parole: “Signora, parliamoci chiaro, in questo reparto su 40 pazienti 39 sono positivi al Covid, tranne sua madre. Se risultasse ancora negativa al tampone sarebbe meglio saperla a casa che qui dentro”.
Maria Felicia morirà la mattina dell’8 aprile, stroncata da una pancreatite necrotica emorragica ma forse anche dal virus contratto proprio al Palazzolo di Milano, una delle strutture —comprende una Rsa e una casa di cura —che fanno capo alla Fondazione Don Gnocchi: aveva 78 anni, nessuna patologia cronica.
Un dramma finito in un verbale della Questura, dove la figlia, Daniela Conte, ha presentato denuncia. “Ora sto valutando anche un esposto per ricostruire la catena degli errori —dice Daniela —. A partire dalla Regione Lombardia, per le sue delibere, per arrivare all’ospe dale Niguarda e al Palazzolo”.
La donna era ricoverata al Niguarda dal 29 gennaio, in gravi condizioni per quella pancreatite che l’aveva portata a subire tre interventi chirurgici, l’intubazione, la terapia intensiva. Solo che dopo era scoppiata l’emergenza Covid e per lei, lì, non c’era più posto. Per liberare posti letto era stata portata al Palazzolo: in fondo, un via libera c’era già , con la delibera della Regione che disponeva il trasferimento di pazienti nelle Rsa:
Maria Felicia era lucida, sempre attaccata allo smartphone per poter parlare con la figlia. “Non mi è stato restituito”, dice Daniela. “Nè il suo telefono, nè il cavo lungo che le avevo comprato per consentirle di averlo sempre in carica”. All’ospedale Niguarda è il 12 marzo quando la caposala le dice che sua madre deve essere dimessa, mentre la dottoressa la rassicura, le spiega che nelle sue condizioni, dopo un’altra tac, servono come minimo altre due o tre settimane di monitoraggio
Ma l’emergenza incombe e pochi giorni dopo, il 18 marzo, Maria Felicia viene trasferita al Palazzolo. A Daniela crolla il mondo addosso, si sente abbandonata. È al Palazzolo, dove la ricoverano nell’unità operativa di Medicina, che la donna viene sottoposta al primo tampone che risulta negativo. Il secondo non verrà mai eseguito. Difficile parlare con i medici.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 17th, 2020 Riccardo Fucile
LA RELAZIONE E’ UN PESANTE ATTO DI ACCUSA
Repubblica racconta oggi in un articolo a firma di Giuliano Foschini e Gianluca Di Feo la relazione degli ispettori del Ministero della Sanità sulle case di riposo lombarde.
Le decisioni prese dai vertici della Regione Lombardia e gestite in gran parte dai dirigenti del Pio Albergo Trivulzio potrebbero avere avuto un effetto pesantissimo nell’aggravare il bilancio delle vittime e hanno violato le direttive impartite dal governo sin dai primi giorni dell’epidemia:
Davanti all’assalto del morbo, la Regione ha scelto di liberare gli ospedali dai casi meno gravi spostandoli nelle case di cura della terza età . Senza preoccuparsi neppure di verificare se i padiglioni dove venivano trasferiti i contagiati fossero veramente isolati dalle camere dei residenti. Senza nemmeno fornire protezioni adeguate a medici e infermieri o effettuare tamponi. Una negligenza nefasta, che ha ignorato ogni principio di precauzione proprio mentre il coronavirus dimostrava tutta la sua forza.
[…]Dall’8 marzo l’assessorato di Giulio Gallera ha avviato un’operazione in grande stile per svuotare le corsie degli ospedali travolti dall’epidemia. Bisognava trovare posti per le vittime del Covid 19 che avevano superato la fase critica ma dovevano ricevere ancora assistenza costante. O per altri ricoverati che non risultavano positivi, ma erano rimasti comunque a lungo esposti nei nosocomi investiti dal morbo. Nel sistema sanitario lombardo creato nei diciotto anni di potere di Roberto Formigoni però le capacità della sanità pubblica sono state drasticamente ridimensionate. E così ci si è rivolti ai privati: alle case di cura per anziani, che avevano personale medico e spazi disponibili. Ben 15 hanno cominciato a ricevere questi pazienti, in cambio di una retta giornaliera vicina ai 250 euro.
Secondo la relazione bastava un’autocertificazione senza controlli per entrare nello smistamento.
La regia degli spostamenti è stata affidata al Pio Albergo Trivulzio, incaricato di fare da centrale di smistamento e tra i primi ad accogliere i pazienti provenienti dagli ospedali. Uno degli elementi adesso al centro dell’indagine contro Giuseppe Calicchio e gli altri dirigenti dell’istituto per epidemia e omicidio colposi.
Secondo le prime risultanze dell’ispezione ministeriale, la Regione si sarebbe preoccupata di fornire indicazioni più rigorose soltanto con una seconda deliberazione settimane dopo, quando i trasferimenti erano già cominciati.
Sempre però senza procedere ad alcun accertamento. Saranno le inchieste a determinare quanto la carenza di controlli abbia incentivato la diffusione del male.
(da agenzie)
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