Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
LA SUA VISIONE GEOPOLITICA, ECONOMICA E FINANZIARIA E’ SEMPRE STATA PIU’ VICINA ALLE DITTATURE MILITARI
“Con la Cina vinceremo la terza guerra mondiale”, con questa frase su Facebook, Alessandro Di
Battista, già deputato del M5S e attivista del movimento, conferma la sua visione su geopolitica, economia e finanza globale.
Nel lungo post, Di Battista si lancia in un messaggio apologetico verso il regime di Pechino, che ha “utilizzato al meglio il soft-power riuscendo a trasformare la sua immagine da untore ad alleato nel momento del bisogno”.
Tutto vero, peccato che ad esercitare soft power sull’Italia, attraverso mezzi di propaganda, fake news e bot, con la complicità di molti leader politici nostrani, sia un regime che reprime le libertà civili, sorveglia i cittadini e invia lettere intimidatorie ai giornali occidentali non allineati, l’ultimo, il caso del direttore del quotidiano tedesco Bild.
Di Battista non è però nuovo alle lusinghe verso dittatori e regimi autoritari.
Un posto privilegiato nel cuore di Di Battista lo conserva Maduro. Il presidente del Venezuela, che ha portato il Paese alla bancarotta, sopprimendo libertà individuali e di stampa e imprigionando dissidenti politici, viene celebrato addirittura in un atto di indirizzo firmato dallo stesso Di Battista alla Camera dei Deputati, in cui viene chiesto di “condannare con forza i tentativi di violazione dell’ordine costituzionale”, ovvero le azioni dell’opposizione a Maduro.
Nello stesso atto di indirizzo, Di Battista si scaglia contro Obama e contro le sanzioni imposte su visti e asset economici di persone residenti in Usa e considerate vicine al regime.
“L’Italia dovrebbe smetterla una volta per tutte di obbedire agli ordini degli Stati Uniti”, scriveva nel 2019, e lo stesso astio verso la democrazia americana è presente anche nel post odierno, anche in questo caso, niente di nuovo.
L’attivista ed ex deputato del Movimento 5 Stelle aveva speso anche ottime parole su Putin. “Meno male che c’è Putin”, aveva scritto su Facebook. “Senza di lui avremmo avuto un intervento americano in Venezuela”.
Il pacifista Putin, che però, non viene menzionato in riferimento alle azioni militari in Siria o Ucraina. Sembra insomma, che il sogno di Di Battista sia che l’Italia entri nella squadra militare di Russia, Cina e Venezuela: tre diverse dittature, tre regimi che, in modo diverso, reprimono le libertà civili nei rispettivi Paesi.
Tre Paesi con i quali, sia chiaro, l’Italia commercia e condivide interessi economici che creano beneficio ai rispettivi popoli. Ma tra commerciare stringendosi la mano su patti economici e firmare accordi militari o di sostegno politico c’è una bella differenza. E Di Battista dovrebbe conoscerla.
(da TPI)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
OGNI TANTO BATTE UN COLPO PER FAR SAPERE CHE ESISTE ANCORA
Annalisa Cuzzocrea su Repubblica prende spunto dall’articolo di Alessandro Di Battista sul Fatto in cui chiede di mollare il MES che gli è valso la nomea di “sciacallo” di Conte per raccontare il piano dell’ex parlamentare per riprendersi il MoVimento 5 Stelle insieme ad altri deputati ed eurodeputati sulla sua linea
Ma cosa vuole davvero Di Battista? Che ha passato Pasquetta sul tetto di casa con il figlio piccolo e la compagna in attesa del secondo. Che è tornato folgorato dalla bellezza e dalla civiltà dell’Iran e ora sogna un’intesa di ferro con la Cina. Che ha coltivato, da sempre, una fascinazione per i totalitarismi lontani e tacciato di totalitarismo le democrazie imperfette d’Occidente. «Il mio unico desiderio è non vedere un imputato per corruzione internazionale di nuovo a capo di Eni», ha ripetuto in queste ore spiegando che la sua uscita contro Descalzi, con tanto di appello e firme di parlamentari a supportarlo, era solo quello. Un tentativo che porta avanti dal 2013. Dire che voglio indebolire Conte è una «stronzata», si sfoga.
Sa che a farla girare sono i suoi “avversari” interni, o forse chi lo teme. Ma non può non sapere che le conseguenze – in politica – vanno al di là delle intenzioni. E che se sospinti dalle sue parole di intransigenza quattro europarlamentari votano prima contro la commissione von der Leyen e poi contro il recovery fund, e se a causa del suo appello l’assemblea dei parlamentari si è infiammata contro chi ha trattato le nomine (Crimi, Fraccaro, Buffagni) tutto questo, alla lunga, non può non avere un effetto sul governo. Perchè sul Mes, prima o poi, ci sarà un voto in Parlamento che potrebbe spaccare la maggioranza giallo-rossa senza possibilità di ricomposizione.
Il punto sarebbe un altro: la voglia di Di Battista di tornare in pista, di avere un ruolo, di essere centrale nel Movimento com’è stato in passato. Ma non c’è un orizzonte certo, per questo. Con le regionali rimandate in autunno, è molto facile che Crimi rinvii a ottobre-novembre anche quegli Stati generali che sarebbero dovuti servire a ricollocare i 5 stelle e a scegliere, poi, una nuova guida. Di Battista ha annunciato più volte di stare scrivendo qualcosa al riguardo. Un progetto.
Di Maio aveva ventilato l’idea di lanciarlo in ticket con la sindaca di Torino Chiara Appendino. Nessuno, tranne l’ala del presidente della Camera Roberto Fico, si schiera apertamente contro il volto più pop dei 5 stelle. Ma molti di quelli che lo conoscono dicono cose come: «Finchè non lo vedo non ci credo».
Non pensano abbia davvero voglia di mettersi sulle spalle la galassia impazzita del Movimento, perchè sarebbe prima di tutto fatica, noia, sudore. Tutto quello da cui l’ex deputato è fuggito, prima in America, poi in Iran, comunque lontano.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
“ULTIMA PAROLA AL PARLAMENTO”… “RIAPERTURE OMOGENEE SU BASE NAZIONALE”.. DECRETO APRILE SARA’ DI 50 MILIARDI.. LA APPL SARA’ VOLONTARIA
“Ci sono Paesi in Ue che hanno dimostrato interesse” al Mes senza condizioni. “La Spagna ha
dimostrato di essere interessata purchè non abbia le condizionalità ” previste prima dell’emergenza.
“Rifiutare questa nuova linea di credito significherebbe fare un torto a questi Paesi che ci affiancano nella battaglia” in Ue.
Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato prima del Consiglio Ue di giovedì. Un intervento, va ricordato, sul quale l’aula non voterà per dare un indirizzo al premier prima del vertice con gli altri leader Ue.
La ragione, secondo il premier, è che il Consiglio Ue “non sarà risolutivo”, anche se “dovrà dare un indirizzo chiaro”, ha detto in aula.
“Sull’ormai strafamoso Mes si è alimentato nelle ultime settimane un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie” ma l’intento è procedere con la “massima cautela”. “Chi esprime dubbi su questa linea di credito contribuisce a un dibattito democratico e costruttivo. Ritengo che questa discussione debba avvenire in modo pubblico, trasparente, in Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola”, ha detto Conte. Il premier ha definito il vecchio Mes “inaccettabile”.
Ma per capire se il Pandemic Crisi Supporto (la nuova linea di credito che fa riferimento al Mes, ndr) sarà effettivamente” senza condizionalità “bisogna attendere l’elaborazione dei documenti predisposti per erogare questa linea di credito. Solo allora potremo discutere se il relativo regolamento può essere o meno opportuno agli interessi nazionali”.-
“L’Italia sostiene una risposta coordinata, ambiziosa in relazione allo shock da Covid con l’idea che il Recovery Fund “dovrà essere conforme ai trattati perchè non abbiamo tempo per modificarli. Va gestito a livello europeo senza carattere bilaterale, deve essere ben più consistente degli strumenti attuali, mirato a far fronte a tutte le conseguenze economiche sociali, immediatamente disponibile e se dovrà ricadere nel quadro finanziario pluriennale dovrà essere messo a disposizione subito attraverso garanzie che ne anticipino l’applicazione”.
“L’Ue e l’Eurozona non possono permettersi di ripetere gli errori commessi nella crisi finanziaria del 2008, quando non si riuscì a dare una risposta comune. E’ un rischio che non ci possiamo permettere di correre perchè il fallimento nel produrre una risposta adeguata e coraggiosa provocherebbe un grave danno allo stesso progetto europeo”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato in vista del Consiglio europeo.
Il decreto di Aprile, che probabilmente vedrà la luce a maggio, stanzierà risorse “non inferiore a 50 miliardi”, ha annunciato Conte.
Conte precisa Arcuri: “Immuni sarà volontaria senza pregiudizi”. Il governo punta al “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti esistenti e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato. “L’applicazione sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni o pregiudizi”, aggiunge.
Il premier precisa quindi in parte le affermazioni del Commissario Arcuri che aveva detto che “l’alternativa alla mappatura tempestiva dei contatti è semplice: le misure di contenimento non possono essere alleggerite e noi dovremmo continuare a sopportare i sacrifici che abbiamo sopportato in queste settimane, privandoci di quote importanti della nostra libertà ”.
Sulla app Immuni “i capigruppo di maggioranza e minoranza saranno costantemente informati e io stesso mi riservo di riferire alle Camere”. Lo dice il premier Giuseppe Conte nell’informativa al Senato. “Si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo. Il motore del Paese deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato”, ha detto Conte.
“Anche per le misure di distanziamento sociale ci saranno alcune modifiche, non ci sfugge” la difficoltà dei cittadini “nel continuare a rispettare” le regole anti contagio e “l’aspirazione al ritorno alla normalità ”.
“Stiamo elaborando un programma di progressive riaperture che sia omogeneo su base nazionale e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo sotto controllo la curva del contagio”, ha aggiunto il premier. E la soglia del contagio di riferimento “vogliamo che sia commisurata alla recettività delle strutture ospedaliere delle aeree di riferimento”, aggiunge.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
IL DG DEL MNISTERO DELA SALUTE, ANDREA URBANI: “NESSUN VUOTO DECISIONALE, AVEVAMO DI FRONTE TRE SCENARI”
“Non c’è stato nessun vuoto decisionale”, dal 20 gennaio l’Italia si è dotata di un “piano nazionale di emergenza” sul contrasto al coronavirus con gli orientamenti programmatici che hanno ispirato le scelte del Governo.
A dirlo a Monica Guerzoni, sul Corriere della Sera, è Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, che replica alle critiche sui ritardi nelle decisioni prese, spiegando che in quel documento erano delineati tre scenari per l’Italia, uno dei quali così drammatico che il piano non è stato divulgarlo e anzi, è stato secretato.
“Dal 20 gennaio avevamo pronto un piano secretato e quel piano abbiamo seguito. La linea è stata non spaventare la popolazione e lavorare per contenere il contagio”.
Alla domanda sui motivi per cui la Lombardia è stata travolta dall’epidemia, Urbani che “si poteva fare meglio, ma siamo stati investiti da uno tsunami, che ha colpito l’Italia come primo Paese in Europa”.
Ed ancora:
“Con il senno di poi, sarebbe stato meglio un lockdown immediato. Ma allora c’erano solo i due cittadini cinesi e si è deciso di assumere scelte proporzionate. Attenzione, però. Come ha certificato l’Imperial College, se il Governo non avesse adottato le zone rosse e le altre misure di contenimento l’Italia avrebbe avuto tra i 600 mila e gli 800mila morti”.
Sarebbe saltato il sistema sanitario nazionale, oltre a gettare nel panico la popolazione. Questo scenario era così terribile che il ministro Roberto Speranza e il Comitato tecnico scientifico decisero di non divulgare il documento.
La Direzione generale della prevenzione sanitaria inviò il 5 gennaio a Regioni e ministeri una comunicazione con oggetto “Polmonite da eziologia sconosciuta — Cina”, riportando i sintomi clinici dei primi 44 casi di Wuhan: febbre, difficoltà respiratorie e lesioni invasive in entrambi i polmoni. Nella circolare la raccomandazione dell’Oms di “evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina”. Il 30 gennaio la decisione italiana di bloccare i voli con la Cina.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
LA CIG RICHIESTA POTREBBE SUPERARE DI TRE VOLTE LA CRISI DEL 2009
Per l’Italia “si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica di intensità
eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica”: “nell’insieme dei primi due trimestri” 2020 il Pil “si ridurrebbe cumulativamente di circa quindici punti percentuali”.
E’ la stima dell’Upb nella nota congiunturale di aprile. “Nell’ipotesi di un regresso dell’epidemia l’attività tornerebbe ad espandersi nel trimestre estivo”. Serve “massima cautela” nella valutazione delle stime che “risentono di un’incertezza estremamente elevata”.
Una crisi, quella documentata dall’Upb, che ha fortissime ripercussioni anche sulla richiesta di ammoritizzatori sociali. “Si stima, per la sola parte relativa alle richieste cig, che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009.
L’Upb ricorda che le informazioni diffuse dall’Inps indicano che le richieste per la cig con causale covid 19 pervenute fino al 10 aprile riguardano circa 2,9 milioni di lavoratori mentre le istanze relative all’assegno ordinario coinvolgono circa 1,7 milioni di beneficiari
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
“IL MES SENZA CONDIZIONI E’ UN BUON STRUMENTO PER USCIRE DALLA CRISI, MA NON CERTO SUFFICIENTE”
“I soldi messi sul tavolo senza condizioni dal Mes possono essere utili” all’Italia “per aiutare i veri eroi di questa crisi, dottori e infermieri. Non usarli sarebbe un peccato”. Così, in un’intervista su ‘Repubblica’, il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans.
“Il Mes senza condizionalità – spiega ancora – in questa situazione è un buono strumento, ma nessuno può credere che sia sufficiente per uscire dalla crisi. Non possiamo permettere che il debito pregresso e la posizione sui mercati condizionino la capacità di risposta alla crisi di un Paese. Queste differenze – sostiene Timmermans – devono essere livellate dall’Unione e il Mes da solo non è abbastanza per farlo. Serve appunto un piano di investimenti e un compromesso nel dibattito tra sussidi ai governi e prestiti da rimborsare. Devono capirlo anche Merkel, Rutte e i leader di altri Paesi: devono andare dalle loro constituency a dire che è nel loro interesse essere solidali con i partner più colpiti perchè ci permetterà di uscire tutti insieme e più forti dalla crisi”.
Secondo Timmermans il piano da 1.500 miliardi per uscire dalla crisi presentato dalla Spagna presenta “la stessa di cui ha parlato Paolo Gentiloni. Il documento spagnolo fa una lucida analisi delle necessità per rispondere alla pandemia, questo non significa che si riuscirà a fare esattamente come suggerisce Madrid, servirà un compromesso”
Un compromesso che non sembra piacere ai Paesi Bassi ma, incalza Timmermans, “la solidarietà è interesse anche dell’Olanda perchè se lasciamo cadere un partner sotto il peso della crisi cadremo tutti. Spero che lo capiscano anche il governo Rutte e il ministro Hoekstra”.
Mentre sui governi svedese, danese e finlandese contrari ai bond, il vicepresidente dice: “Anche a loro è chiara la necessità di agire in modo solidale, ma dobbiamo evitare di polarizzare la discussione sul binomio ‘sì-no” ai coronabond. Serve una enorme somma di denaro e dobbiamo creare una soluzione finanziaria a livello europeo affinchè ogni nazione possa accedere agli investimenti”
Italia e Spagna chiedono aiuti Ue a fondo perduto per mutualizzare i costi della crisi. “Concordo con il fatto che questa forma di solidarietà sia necessaria, ma questo non significa che anche gli altri strumenti non vadano usati. Se guardo alla pressione sul sistema sanitario, i soldi messi sul tavolo senza condizioni dal Mes possono essere utili per aiutare i veri eroi di questa crisi, dottori e infermieri. Non i usarli sarebbe un peccato”.
Salvini, Meloni e parte dei 5 Stelle dipingono il Mes come il demonio. “Di questo tipo di politici proprio non mi interesso, a me interessa il personale ospedaliero che si è sacrificato a Bergamo e in altre città . Perchè dipingere il Mes come il diavolo se il suo intervento è privo di condizionalità ? Questi politici mistificano e non servono l’interesse dei cittadini. Dovrebbero smetterla di pensare a un fugace consenso”.
Esiste il rischio che chi ricorre al Mes una volta esauriti i soldi sia costretto a chiedere un salvataggio vero e proprio. “II Mes senza condizionalità in questa situazione è un buono strumento, ma nessuno può credere che sia sufficiente per uscire dalla crisi. Non possiamo permettere che il debito pregresso e la posizione sui mercati condizionino la capacità di risposta alla crisi di un Paese. Queste differenze devono essere livellate dall’Unione e il Mes da solo non è abbastanza per farlo. Serve appunto un piano di investimenti e un compromesso nel dibattito tra sussidi ai governi e prestiti da rimborsare. Devono capirlo anche Merkel, Rutte e i leader di altri paesi: devono andare dalle loro constituency a dire che è nel loro interesse essere solidali con i partner più colpiti perchè ci permetterà di uscire tutti insieme e più forti dalla crisi”.
Quanto all’utilizzo del bilancio Ue per raccogliere sui mercati 1.000 miliardi da distribuire ai Paesi più colpiti dal virus, Timmermans non dà una risposta: “Il piano sarà presentato giovedì dalla presidente von der Leyen ai leader”, ma di sicuro “l’importante sarà creare una grande capacità di investimento per permettere un accesso ai mercati finanziari e generare i fondi che la Commissione investirà nella ripresa”, conclude nell’intervista.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
REPORT HA RIVELATO LE TRAME CONTRO PAPA FRANCESCO DELL’INTERNAZIONALE SOVRANISTA … NELLA FONDAZIONE INDOVINATE CHI TROVIAMO: IL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI E IL BANCHIERE GOTTI TEDESCHI… SALVINI, DIVORZIATO, E’ PRESIDENTE DI UNA ASSOCIAZIONE CHE ATTACCA IL PAPA PER LE SUE APERTURE AI DIVORZIATI
Nel frame tratto da Report di ieri sera, possiamo ammirare un Matteo Salvini in grande forma e
all’epoca ancora ministro dell’Interno durante la celebrazione del Premio Giuseppe Sciacca della Fondazione Sciacca. Il Capitano viene presentato come presidente del comitato scientifico della Fondazione.
Ma cos’è la Fondazione Sciacca?
Si tratta di una fondazione che ha alla sua presidenza d’onore il cardinale Raymond Burke ed è un’organizzazione ultraconservatrice cattolica, completamente sconosciuta tranne che tra chi conta in Italia.
Negli organismi direttivi si trova il capo dei servizi segreti Gennaro Vecchione e il banchiere Ettore Gotti Tedeschi. La sua anima è don Bruno Lima, che lavora a L’Aquila e officia messe in latino.
Don Bruno nel 2018 ha “acquistato” Matteo Salvini, che in un filmato viene presentato come presidente del comitato scientifico della fondazione. Per uno che non si è nemmeno laureato non è male.
La parte divertente — come fa notare Sigfrido Ranucci — è che Salvini, divorziato, è presidente di una fondazione che attacca il Papa per le sue aperture ai divorziati. Nell’attuale organigramma della Fondazione Sciacca pubblicato sul suo sito internet Salvini è diventato “componente” del comitato scientifico, mentre la presidenza è andata proprio a Lima.
La Fondazione ha scritto una lettera a Report nella quale esprime solidarietà a Burke e si dice indignata perchè è stato accostato ai nemici del Papa, visto che svolge i suoi incarichi al servizio della Santa Sede ed è fedele al Papa.
Burke, racconta ancora la trasmissione, viene intercettato mentre c’è chi gli chiede una spintarella per far diventare sottosegretario il senatore Armando Siri.
Si tratta di una storia già conosciuta e riguarda l’ormai famosa indagine su Paolo Arata, che secondo la procura di Palermo sarebbe socio di Vito Nicastri, ed è accusato di aver pagato 30mila euro proprio a Siri per un emendamento sull’eolico. La storia era stata raccontata all’epoca da Repubblica:
Il 17 maggio, Federico Arata chiamò il padre per riferire il messaggio dell’amico che brigava per entrare nel governo: «Mi ha detto se potevo fargli arrivare qualche sponsorizzazione presso l’ambasciatore americano che a quanto pare si sente con il presidente Mattarella». Federico aveva chiesto a Burke: «Ma il cardinale non lo conosce questo ambasciatore».
Arata junior aveva allora provato con Steve Bannon, l’ex stratega di Trump. Il padre concordava: «Sì, usalo, perchè Armando è un amico, lo merita». E ribadiva: «Ti devi concentrare su Bannon e sul cardinale».
Poi Report torna a mostrare alcune immagini del documentario ‘The Brink’ di Alyson Klayman (distribuito da Wanted) che mostrano per la prima volta l’incontro tra Bannon, Federico Arata e Salvini avvenuto a Roma il 7 settembre 2018.
Secondo Report, Arata jr è considerato il vero artefice dei rapporti tra Lega e Bannon. In The Brink, inoltre, viene raccontato che ‘The Movement’, l’organizzazione fondata da Bannon per promuovere il nazionalismo e il populismo di destra in Europa, avrebbe avuto un ruolo significativo nella nascita del governo gialloverde.
Stando a quando afferma nel documentario Mischael Modrikamen, portavoce di ‘The Movement’, “Bannon ha fatto pressioni e ha consigliato sia Di Maio sia Salvini per formare l’attuale coalizione”. Bannon, ricorda Modrikamen, “disse a Di Maio e Salvini: ‘Dovete provare a fare questa alleanza populista’”.
Nei giorni precedenti alla nascita del governo, racconta ancora il portavoce di ‘The Movement’, Bannon ha incontrato entrambi i vicepremier. “Certamente ha consigliato entrambi i leader — sottolinea -. Lui pensava che alla fine loro potessero fare un passo indietro, consentendo al primo ministro Conte di assumere un ruolo di comando”.
La storia della Fondazione Arata era stata raccontata nel maggio 2019 dal Fatto Quotidiano:
Tra Salvini e Burke l’amicizia risale a prima delle politiche del 4 marzo. Per due volte il leader della Lega era stato in visita a casa del cardinale statunitense, a Roma, in via Rusticucci 13, a due passi da piazza San Pietro. Visite che avevano destato un certo stupore negli ambienti vaticani. Da un lato il principale oppositore di Francesco nel Collegio cardinalizio. Dall’altro il politico italiano che già al raduno di Pontida del 2016, si era fatto fotografare con in mano la maglietta con su scritto “Il mio Papa è Benedetto”. Un gesto rimasto indigesto all’interno del Vaticano e della Cei.
Ma Salvini non si era fermato: “Papa Benedetto aveva idee molto precise sull’islam. Quelli che invitano gli imam in chiesa non mi piacciono”.
E ancora: “Io sono fermo a qualche tempo fa, a Papa Ratzinger”. Uno slogan che interpreta il sentire comune di diversi ambienti della destra e dell’ultradestra, che vedono in Bergoglio poco più che un prete di strada che diffonde un catechismo terzomondista e un pontefice di caratura inferiore al cospetto della sottile e sconfinata sapienza teologica incarnata da Benedetto.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
SONO QUEI SOVRANISTI CHE IN LIGURIA HANNO FATTO LA STESSA COSA (PER NON PARLARE DI CHI HA MESSO IL SIMBOLO DEL PARTITO)
Fornitura di mascherine per la comunità , pronti via. Due dispositivi di protezione in ciascuna bustina. Su ogni blister, è stampato il logo della Regione Campania. In tutto, sono 3 milioni di mascherine quelle che l’ente di Palazzo Santa Lucia ha deciso di acquistare.
Come sempre, attraverso la centrale di spesa pubblica Soresa. Che, con la determinazione numero 189 del 17 aprile scorso, quattro giorni fa, ha definito tutti gli aggiudicatari dell’accordo quadro e disposto l'”esecuzione del contratto in via d’urgenza, limitatamente ai quantitativi dei prodotti per i quali è stata dichiarata la disponibilità alla consegna immediata”.
Importo “complessivo presunto: 4 milioni e mezzo di euro”. E le prime sono arrivate ieri.
E fioccano anche gli attacchi dell’opposizione: Fi accende la polemica.
“Quel logo della Regione Campania sulle mascherine gratuite annunciate da De Luca è assolutamente
inopportuno, un indegno spot elettorale”, è la denuncia.
“Il governatore Pd si sta già preparando a distribuire i suoi “santini elettorali””, ha scritto tra l’altro la consigliera regionale Fi Maria Grazia Di Scala, in un’interrogazione rivolta a De Luca.
Sarebbe interessante conoscere la loro opinione sul governatore Toti che in Liguria ha fatto recapitare a tutti i liguri una busta con le mascherine con in evidenza la dicitura “Regione Liguria”. E stranamente nessun consigliere del centrodestra ha fatto interpellanze per “denunciare lo spot elettorale” del governatore uscente.
Maggiore eleganza dell’opposizione ligure Pd e M5s che non hanno mosso obiezioni.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2020 Riccardo Fucile
CON I 600 EURO CHE LO STATO HA REGALATO ANCHE A CHI HA 100.000 EURO IN BANCA NON C’E’ DA STUPIRSI
È uscita la nuova collaborazione tra Chiara Ferragni e il marchio di abbigliamento sportivo Champion.
Una capsule di tute pastello, lanciata sul web lunedì 20 aprile. Short o pantaloni lunghi da abbinare a felpa o crop top e sneakers rosa: uno stile perfetto per un look da quarantena, che Chiara ormai sfoggia sui suoi social da giorni. Il costo? 195 euro i pantaloni mentre la felpa può arrivare fino 235; 215 euro per le scarpe.
Prezzi decisamente inaccessibili per i tempi che corrono, con milioni di lavoratori fermi a causa dell’epidemia di Coronavirus e il prospetto di una forte crisi economica davanti a noi, dovuta al blocco della attività .
Eppure sul sito di Chiara è tutto sold out. Chi può permettersi oggi 430 euro per una tuta?
Solo tre giorni dal lancio della nuova collaborazione tra Chiara Ferragni e il brand Champion, e le tute dell’influencer sono già andate a ruba. È rimasto solo un paio di leggins da 105 euro, qualche reggiseno sportivo da 130 e le sneakers, ma solo nel numero 36.
La domanda quindi sorge spontanea: in una situazione come quella odierna, dove la maggior parte della attività sono chiuse, gran parte dei lavoratori sono in cassa integrazione e mezzo milione di professionisti ha chiesto il bonus di 600 euro come è possibile che le tute di Chiara siano sparite in quattro e quattr’otto?
Sarà forse l’incredibile marketing di Chiara, che ormai da settimane indossa solo tute, tranne qualche vestito da red carpet in occasione del giorno di Pasqua.
Saranno i suoi occhioni blu (il logo del suo brand) che anche se si posassero sulla camicia da notte di mia nonna la trasformerebbero in una miniera d’oro.
O sarà forse che qualcuno racconta balle sul suo stato di presunta indigenza?
La Ferragni era già finita al centro di numerose polemiche social riguardo un’altra collaborazione prodigiosa, fatta nel 2017, questa volta con Evian, con cui ha realizzato una serie limitata di bottiglie d’acqua personalizzate.
Le bottiglie, brandizzate con il mitico occhio, sono state vendute al modico prezzo di 8 euro l’una. E indovinate un po’? Anche quelle, in un paio di giorni, sono sparite dal mercato.
(da agenzie)
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