Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
VORREBBE DIRE 151.000 PERSONE IN TERAPIA INTENSIVA A GIUGNO E 430.000 ENTRO FINE ANNO, DECINE DI MIGLIAIA DI VITTIME… E CI SONO DEI POLITICI CRIMINALI CHE VORREBBERO RIAPRIRE TUTTO
Cosa succederebbe se l’Italia riaprisse tutto? Lavoratori in ufficio, scuole con i cancelli aperti, bar, ristoranti, contatti sociali come prima. Lo scenario sarebbe apocalittico.E’ quanto prevede il report del Comitato tecnico-scientifico sul quale Giuseppe Conte e tutto il governo hanno assunto le decisioni per la Fase 2.
Se si tornasse alla normalità , il picco dei contagi sarebbe raggiunto l′8 giugno. Numeri mostruosi, se si considera che la previsione dei posti necessari in terapia intensiva per quella data sarebbe superiore ai 151mila, a fronte dei circa 10mila letti di cui il nostro sistema sanitario attualmente dispone.
Il totale dei malati che necessiterebbero cure in reparti intensivi sforerebbe i 430mila entro la fine dell’anno.
Il tutto perchè l’R0, il parametro che indica il tasso di diffusione dei contagi, schizzerebbe a 2,25 (ogni persona con Covid-19 ne contagerebbe più di due). Una cifra da tenere a costante riferimento di tutti i ragionamenti sul tema, dato che il Cts considera fondamentale il mantenimento di quel rapporto sotto l′1. Il report – che Huffpost ha visionato – prevede 92 diverse simulazioni di riaperture.
Ma nelle conclusioni indica una strada ben precisa. Si legge infatti: “Il modello evidenzia come sia ipotizzabile attivare i seguenti settori Ateco a patto che vengano adottate tutte le misure di distanziamento sociale e di igiene personale ed ambientale: 1. settore manifatturiero; 2. settore edilizio; 3. settore commercio correlato alle precedenti attività e con, in fase iniziale, l’esclusione delle situazioni che generano forme di aggregazioni (es. mercati e centri commerciali); 4. trasporto locale correlato alle attività di cui ai punti 1, 2 e 3”.
Esattamente la strada scelta dal governo, che ha mutuato da qui le norme inserite nell’ultimo dpcm. Una strada che secondo le previsioni prevederebbe un R0 di 0,69 (ogni persona infettata ne contagia in media meno di una), e un numero di ricoveri in terapia intensiva che dal 4 maggio è destinato a diminuire.
Scrivono infatti i tecnici: “Essendo le stime attuali di R0 comprese nel range di valori tra R0=0.5 e R0=0.7, ed essendo evidente dalle simulazioni che se R0 fosse anche di poco superiore a 1 (ad esempio nel range 1.05-1.25) l’impatto sul sistema sanitario sarebbe notevole, è evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”.
Da qui la scelta del lucchetto per le attività di bar e ristorazione, che nei modelli previsionali farebbero schizzare R0 sopra l′1 anche se fosse esclusa la fascia di popolazione over 65, che si stima essere del 47% più suscettibile al contagio.
Non tanto per l’attività intrinseca, si spiega, quanto per l’aumento di contatti sociali che ne deriverebbero.
E da qui anche la scelta di non far ripartire l’anno scolastico: “Riaprire le scuole – si legge – innescherebbe una nuova e rapida crescita epidemia di Covid-19. In particolare, la sola riapertura delle scuole potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale”.
L’unica scelta presa in totale autonomia dalla politica è quella ormai famigerata della possibilità di incontrare i “congiunti”, probabilmente avendo un margine di 0,3 nel mantenere il tasso di contagio sotto l′1.
Una valvola di sfogo sociale che i tecnici hanno sconsigliato, prevedendo che il modello prevedesse il mantenimento di “tutte le attività in smart working e/o lavoro agile” e che le “attività di aggregazione” rimanessero interdette.
Per tenere R0 inferiore a 1, il Cts ha raccomandato inoltre “il rispetto delle raccomandazioni dei sistemi di trasporto”, il “rispetto delle raccomandazioni” di carattere generale, “il mantenimento del distanziamento sociale e dell’igiene frequente delle mani e ambientale in tutte le attività ”, e la raccomandazione all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi pubblici confinati o a rischio di aggregazione.
Su quest’ultimo aspetto i tecnici osservano che “ci sono però delle incertezze sul valore dell’efficacia dell’uso di mascherine per la popolazione generale dovute a una limitata evidenza scientifica, sebbene le stesse siano ampiamente consigliate; oppure variabili non misurabili, es. il comportamento delle persone dopo la riapertura in termini di adesione alle norme sul distanziamento sociale ed utilizzo delle mascherine e l’efficacia delle disposizioni per ridurre la trasmissione sul trasporto pubblico. ”
E concludono: “Elementi questi che suggeriscono di adottare un approccio a passi progressivi”. Proprio la strada opzionata dal governo.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA: LO HA GIA’ VIOLATO NEL CASO GREGORETTI PER CUI E’ A PROCESSO
Matteo Salvini ha annunciato con tanto di video che vuole scendere in piazza per protestare contro
al quarantena imposta dall’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 ma che intende farlo “compostamente e dignitosamente, distanti con guanti e mascherine, fuori dagli schermi e dai social”.
Ma c’è un problema. Ovvero il decreto Salvini.
Non è un segreto infatti che la legge di conversione del testo del Capitano conferma l’aumento di pena (minimo due, massimo tre anni e ammenda fino a 6mila euro) per chi si travisa — volto coperto da una maschera — in pubblico.
E prima dello scoppio dell’epidemia e dell’emergenza lo stesso Salvini si era detto pronto a scendere in piazza se qualcuno avesse voluto cambiare quelle norme: “Siamo pronti a raccogliere milioni di firme in piazza di tutta Italia per fermare questo ritorno al passato. In Italia c’è bisogno di più sicurezza. Che poi Conte dia più retta alle sardine che non al popolo è veramente surreale. Stiamo vivendo un momento di democrazia molto particolare. Ma tanto prima o poi si vota”.
L’intervento legislativo modificava la legge del 1975 trasformando da contravvenzione in delitto, punito sino a due anni di reclusione, “l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona” (anche una semplice sciarpa che copra il volto) “se il fatto è commesso in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico”.
Peraltro in tali casi è prevista la possibilità di arresto in flagranza. E se una sciarpa travisa, figuriamoci una mascherina.
E mentre la vicecapitana Giorgia Meloni dice alla Verità che manifestare è giusto e alla Stampa che invece non è il caso perchè «finchè dura il contagio andare in piazza significherebbe mettere in pericolo chi partecipa alla protesta. E l’opposizione sarebbe accusata di alimentare l’epidemia», sarebbe davvero divertente se alla fine Salvini rischiasse l’arresto per aver violato il Decreto Salvini.
Ehy, ma in realtà Salvini già rischia un processo nel caso Gregoretti per aver violato il decreto Salvini: ovvero il Decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 noto anche come “Decreto Sicurezza Bis” prevede che il ministro dell’Interno con provvedimento da adottare di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e informato il Presidente del Consiglio «può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale».
Insomma secondo questa interpretazione Salvini avrebbe violato la legge che lui stesso ha scritto. In più, la chiusura del porto di Augusta ad un’unità navale della GC dovrebbe essere avvenuta di concerto con i ministri Toninelli e Trenta (e dopo aver informato Conte). Se questa procedura non è stata rispettata allora si tratta di un atto illegale. Alla fine non è nemmeno una novità .
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
IL COMMISSARIO PER L’EMERGENZA SNOCCIOLA DATI E METTE TUTTI A TACERE: “NON E’ ECONOMIA DI GUERRA, E’ SENSO CIVICO”… “SE E’ UN DANNO PER VERGOGNOSI SPECULATORI NE SONO FIERO”
Interviene con non poca stizza il commissario per l’emergenza Coronavirus Domenico Arcuri alle polemiche scoppiate sul prezzo massimo imposto di 0,50 euro sulle mascherine chirurgiche.
Arcuri respinge le accuse dei «liberisti che parlano dal salotto di casa, sorseggiando il loro cocktail», riferendosi a chi rivendicava che il prezzo finale della mascherine doveva essere fissato dal mercato e non dallo Stato.
Quello fissato con l’ordinanza del commissario straordinario è il prezzo massimo, «non il prezzo massimo di acquisto — ha detto Arcuri — Lo Stato deve incentivare la produzione italiana, come con il Cura Italia: abbiamo rassicurato i produttori che compreremo tutto quello che produrranno. In 105 ci hanno ringraziato, solo uno ha avuto qualche dubbio».
E sulle polemiche, prova a chiudere: «L’idea che fissare un prezzo massimo abbatta la capacità dell’impresa italiana di produrne è superficiale o assai poco informata — aggiunge -. È economia di guerra? No, è senso civico. È per sempre? No, finchè il mercato non sarà libero. È un danno per i vergognosi speculatori, lo rivendico. Non ci saranno più le mascherine nelle farmacie e nei supermercati? Certo, nessuna che costi più di 0,50 euro».
Arcuri ribadisce «prudenza e cautela» quando manca meno di una settimana al 4 maggio, data in cui è previsto l’inizio della Fase 2 con il graduale alleggerimento delle misure per contenere i contagi.
«Penso sia necessario aver cura di noi stessi e dei nostri cari e che i fatti valgono più dei nostri desideri — dice il commissario — Non si può attendere che il rischio sia pari a zero per uscire dal lockdown, avete ragione, ma non ci si può illudere di uscirne sottovalutando i rischi che corriamo».
Che i rischi di un ritorno al lockdown siano alti, dice Arcuri, lo dimostrano anche i dati di questa mattina dalla Germania, dove l’indice di contagiosità del virus è tornato da R0 a R1 dopo le prime riaperture: «Il governo sta valutando se definire di nuovo delle zone rosse per evitare l’estensione di nuovi focolai di infezione, che riprendono a manifestarsi — ha aggiunto — Ecco perchè uscire dal lockdown non è facile ed ecco perchè essere costretti a tornare al lockdown non sarebbe difficile».
La fornitura delle mascherine dovrebbe passare da 4 a 12 milioni, secondo le prospettive anticipate da Arcuri: «Dal mese di giugno arriveremo a 18 milioni, dal mese di luglio 25 milioni e quando inizieranno le scuole a settembre potremmo distribuire 30 milioni di mascherine al giorno, undici volte quel che distribuivamo all’inizio dell’emergenza».
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
IL TASSO RISALE NUOVAMENTE A 1, MOBILITATE LE TERAPIE INTENSIVE
A 8 giorni dal progressivo allentamento delle misure di contenimento in Germania il rapporto di
contagio è in rialzo: da 0,7 della scorsa settimana a 1, come comunicato dalle autorità tedesche.
Con 156.337 casi di contagio e 5.913 vittime la Germania era pronta alle conseguenze di questa cauta riapertura e il rapporto di contagio viene monitorato strettamente, così come i letti in terapia intensiva.
Proprio come facciamo in Italia, anche in Germania la situazione viene monitorata sulla base dei posti liberi in terapia intensiva e da questo dato dipendono le decisioni e le riaperture del governo.
Il bollettino aggiornato a questa mattina dell’DIVI IntensivRegister, piattaforma digitale che monitora 1.251 ospedali in tutta la Germania segnala un aumento dei posti liberi nei reparti di terapia intensiva: sono 13.507 rispetto ai 12.789 del giorno prima. Con più letti liberi di quanti ne siano stati occupati, la situazione sarebbe sotto controllo e — secondo la gestione tedesca — il fatto che le terapia intensive siano pronte a un’eventuale inasprimento dei contagi permette di gestire la cauta riapertura.
La Germania è pronta a gestire lo scenario peggiore, quello che l’Italia non era pronta a fare per i pochi letti in intensiva e l’eccessiva pressione che è derivata dal ricovero di troppi contagiati.
Sin dall’inizio del contagio il governo tedesco ha fatto massicci investimenti nella sanità , con 3,1 miliardi adibiti al «raddoppio dei letti in terapia intensiva», come promesso dal ministro della sanità Jens Spahn.
Prima dell’esplosione della pandemia si contavano 28 mila in intensiva, 20 mila di questi con le attrezzature per la ventilazione polmonare e tutti i macchinati per la respirazione meccanica assistita.
Un rapporto stimato dall’OCSE pari a 34 letti in intensiva ogni 100 mila abitanti (uno dei più alti in Europa). Dall’inizio dell’emergenza i posti letto sono saliti a 40 mila con un rapporto salito a 48 letti ogni 100 mila abitanti.
(da agenzie)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
IN OCCASIONE DELL’ENNESIMA INAUGURAZIONE DEL NUOVO PONTE C’E’ STATA UNA CALCA DI PERSONE SENZA RISPETTARE IL DISTANZIAMENTO PREVISTO… UNA VOLTA SI TAGLIAVA IL NASTRO A OPERA FINITA (FINE LUGLIO)
Oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è venuto a Genova per il varo dell’ultimo impalcato del ponte sul Polcevera e le immagini della conferenza stampa su Twitter ci mostrano con dovizia di particolari cosa è un assembramento di quelli vietati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
In un video si può ascoltare distintamente Myrta Merlino che invita il suo inviato ad allontanarsi dalla folla per ovvie ragioni, mentre nel secondo possiamo ascoltare anche qualche parole del premier sul “cantiere dell’Italia che si rimbocca le maniche” che ci fa pensare che davvero questa conferenza stampa era proprio irrinunciabile anche al tempo del Coronavirus.
Insomma, dal 4 maggio i cittadini potranno lavorare, incontrare “congiunti” che diventano “fidanzati” ma solo se i rapporti sono stabili e ordinare pizza da asporto, mentre le photo
opportunity sono notoriamente immuni da SARS-COV-2.
Ma per fortuna ieri la polizia ha inseguito e raggiunto con un drone tre persone che facevano un picnic sul lago di Garda. Più di due persone è già assembramento, ma non a Genova.
Per la cronaca non si contano più le inaugurazioni del nuovo ponte di Renzo Piano, ogni occasione è buona per la passerella di Toti e Bucci, dalla demolizione alla posa della prima pietra, del primo pilone o bullone e compagnia cantando.
Fino a far di tutto perchè il ponte sia pronto prima delle elezioni regionali, ora rinviate a settembre.
Dato che il ponte sarà pronto a fine luglio (in ritardo di 7 mesi rispetto alla promessa iniziale) tanto valeva fare la cerimonia in quella data. Oggi si sono accalcate alcune centinaia di persone per una cerimonia inutile, violando le misure che impongono il distaccamento di un metro. Un classico assembramento vietato, un cattivo esempio per tutti.
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
STESSO GIORNO, DUE INTERVISTE PER DIRE COSE DIVERSE
Lei è Giorgia, è una madre, è cristiana, ma soprattutto ha delle idee. Però se non vi piacciono ne ha delle altre.
Per questo oggi la leader di Fratelli d’Italia rilascia un’intervista a Luca Telese sulla Verità per spiegare che se era giusto scendere in piazza contro un regime (quello di Mussolini), non si capisce perchè non si possa scendere in piazza “contro un governo che limita le libertà a colpi di decreto:
Protesterete?
(Pausa). Migliaia di italiani ci stanno chiedendo di scendere in piazza
Farlo significherebbe violare le disposizioni.
In queste ore faremo qualcosa per rappresentare in modo simbolico questo dissenso. Siamo a poche ore dal 25 aprile. Se era giusto scendere in piazza contro un regime, non si capisce perchè non si possa scendere in piazza contro un governo che limita le libertà a colpi di decreto
Immagino a questo punto cosa penserete voi. Ovvero che proprio ieri lo Sciacallo Salvini ha incitato alla rivolta contro il governo per la quarantena, ma finchè dura il contagio andare in piazza significherebbe mettere in pericolo chi partecipa alla protesta. E l’opposizione sarebbe accusata di alimentare l’epidemia.
Ebbene, non ci crederete: lo pensa anche lei. Perchè oggi Giorgia Meloni ha rilasciato anche un’intervista a Ugo Magri per La Stampa
Salvini accarezza l’idea di andare in piazza violando il lockdown. Una buona idea?
«Anch’io sono sollecitata da migliaia di persone avvelenate, in preda alla disperazione, che non ne possono più di limiti spesso assurdi imposti alle nostre vite, alle professioni, all’istruzione. Non si possono condannare a morte interi comparti economici attraverso la burocrazia delle riaperture per settore. Ma voglio essere sincera: finchè dura il contagio andare in piazza significherebbe mettere in pericolo chi partecipa alla protesta. E l’opposizione sarebbe accusata di alimentare l’epidemia».
Alla fine, che farete?
«Stiamo studiando altri modi per esprimere la rabbia che sale dalla gente, stiamo ragionando su come mettere in piedi iniziative forti ma compatibili con le regole, se possibile già in vista del primo maggio. Non mi faccia dire di più».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO LE CRITICHE PER LE SUE PAROLE SUI MERIDIONALI, FELTRI ORA VIRA SULLA MELONI
L’orgoglio e il pregiudizio. La presa di posizione di Matteo Salvini contro le dichiarazioni sui
meridionali di Vittorio Feltri, sembrano aver punto l’alterezza di Vittorio Feltri.
Il direttore di Libero, nel suo editoriale del 28 aprile, sferra un duro affondo — la classica parata e risposta nella scherma — nei confronti del leader della Lega, sottolineando come le sue comparsate televisive siano del tutto non incisive. Feltri attacca Salvini sottolineando come l’unica persona forte all’interno dell’opposizione sia Giorgia Meloni.
Così si consuma quel rapporto di affetto stabile (per utilizzare un concetto molto in voga): «Seguita (Matteo Salvini, ndr) a comparire in televisione però non incide se non quando si tratta di dire che io sono un coglione perchè, senza volerlo, avrei offeso i meridionali, affermando che alcuni di essi sono inferiori economicamente, non certo intellettualmente, rispetto ai settentrionali. Come se fosse un mistero che al Sud primeggiano le attività mafiose per la semplice ragione che la ‘ndrangheta e similari associazioni sono più organizzate ed efficienti dello Stato, il quale pertanto non riesce a batterle».
Se Feltri attacca Salvini, il direttore di Libero dimentica come le associazioni criminali citate siano le stesse che — e lo dicono le indagini e le pagine di cronaca degli ultimi (almeno) 15 anni — che sono molto presenti e ben radicate anche al Nord Italia. Al netto di tutto ciò, che è una verità palese agli occhi di tutti, il giornalista sembra non aver digerito la critica mossa nei giorni scorsi dal leghista.
«Comprendo che al capo della Lega premano i voti delle regioni da Roma in giù, mentre a me sta più a cuore la descrizione della realtà patria — prosegue Feltri -. Facciamo mestieri diversi e non invidio il suo. Tuttavia, un minimo di rispetto da lui me lo aspettavo. Pazienza, in politica pesano i suffragi più di chi li conta».
Così Vittorio Feltri scende dal Carroccio, ma ha già pronta un’alternativa: «L’unico personaggio all’altezza di contrastare gli affossatori del Paese è Giorgia Meloni, la quale è una terrona superiore ai padani».
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
TRAVAGLIO RACCONTA LA DOMENICA SERA DI ORDINARIO GILETTI
Oggi Marco Travaglio sul Fatto ci racconta una domenica sera di ordinario Giletti e del suo programma “Non è l’Arena: è Salvini”, dove è andato in onda il prototipo del nuovo talk show modello governissimo.
Dopo tre mesi di teledibattiti luttuosi e pallosi che issavano sul podio il virologo di turno all’insegna del “ricordati che devi morire”e del “noi siamo scienza, non fantascienza”, si è deciso che il virus non esiste più, i contagiati neppure, i morti sono un trascurabile effetto collaterale e il diritto costituzionale alla salute è un optional, anzi la fisima di un premier dittatore che ci dice di tenere le distanze ed evitare assembramenti per loschi scopi di potere.
Il dibattito sulla fase 2 al netto del virus funziona così.
Il conduttore strilla, tutto sudato come l’ossessa de L’Esorcista, che i negozi devono riaprire, le scuole pure, le fabbriche (quasi tutte aperte) pure (e lui ne sa qualcosa perchè “ho un’azienda”), le chiese (mai chiuse) pure (e anche noti mangiapreti, puttanieri e mignottoni anelano a tutti e sette i sacramenti).
E gli ospiti, fra cui manca purtroppo Panzironi, rimpiazzato però dalla Chirico che ha il pregio di parlare di tutto senza mai sapere nulla (ora vuole assolutamente “fare la messa”), hanno due opzioni: unirsi agli alti lai e dunque parlare liberamente; oppure, come il rassegnato Pregliasco, obiettare che riaprire tutto mentre si festeggiano “solo” 260 morti (più di quanti se ne piangevano l’11 marzo, giorno del lockdown ), coi contagi in aumento in Piemonte e in Lombardia, è un filino azzardato, e dunque venire subissati dalle urla belluine del conduttore e dei riaperturisti dell’ultima ora
Giletti deve dimostrare che la gente sta organizzando la sommossa e trasmette, per la seconda domenica consecutiva, lo stesso video delinquenziale di un “imprenditore”che minaccia in veneto stretto i “pezzi di merda” al governo: “Veniamo a prendervi a casa, vi buttiamo fuori di lì, pezzi di merda!”.
E lo spaccia per l’emblema di milioni di italiani arrabbiati, senza spiegare perchè manda in onda sempre quello. Sallusti commenta che Conte non riapre non perchè morti e contagi a Nord-Ovest restano altissimi, ma “per evitare che la gente scenda in piazza contro di lui”.
La Chirico, che pensa sempre quel che pensano i due Matteo ma un minuto dopo, innesta la modalità indignazione sull’occhio vitreo: “Mica possiamo chiuderci in casa per il virus ”.
Giletti, per riequilibrare, chiede alla redazione se Salvini non stia per caso parlando: guarda caso Salvini sta parlando e per combinazione — essendo il 26, giorno pari —vuole riaprire tutto con lo stesso cipiglio con cui, nei giorni dispari e con meno morti, voleva chiudere tutto.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 28th, 2020 Riccardo Fucile
L’INDICE RO SAREBBE RISALITO CON CONSEGUENTE PICCO DI RICOVERATI IN TERAPIA INTENSIVA E ALTRE VITTIME
Scenari analizzati in molteplici visioni. È questo il contenuto della relazione che l’Istituto Superiore
della Sanità guidato da Silvio Brusaferro aveva fornito il 22 aprile scorso all’esecutivo.
Al centro di tutto, c’è l’ormai famoso indice di contagio R0 che, in queste ultime settimane, è sceso sotto la soglia critica del valore uguale a 1. Il 6 aprile scorso si attestava, con una media nazionale, tra lo 0,5 e lo 0,7. Un valore positivo rispetto al mese di marzo ma che comunque permette una certa diffusione del contagio. Il tutto si è registrato in regime di lockdown. Con diverse riaperture, quindi, l’indice avrebbe avuto la propensione alla risalita.
La ripresa dei soli settori manifatturieri, dell’edilizia e di tutte quelle attività collegate alla produzione di quelle aziende che non hanno mai chiuso nemmeno nel corso del lockdown permetterebbe una variazione minima sulla modifica di questo indice, così come un aumento percentuale del 10% delle attività di svago (da qui la decisione del governo di permettere gli incontri con i congiunti, ma non già le riunioni di famiglia) se effettuato in sicurezza.
Tuttavia, le indicazioni più preoccupanti sarebbero arrivate proprio con una riapertura dei ristoranti e delle scuole.
Semplicemente il rientro in classe degli alunni avrebbe avuto un valore di 0,5 in più sull’indice R0 riportando, entro la prima settimana di giugno, la situazione delle terapie intensive negli ospedali nazionali al collasso.
Stessa cosa vale per il settore della ristorazione e per il settore commerciale: la ripresa avrebbe inciso pesantemente sull’indice (in misura, tuttavia, minore rispetto all’incidenza della riapertura delle scuole). Per questo motivo, si è pensato di analizzare l’andamento di questa prima parte della fase 2 per poi diversificare le varie riaperture anche nelle settimane successive.
A tutto questo si aggiunge la ferrea raccomandazione di utilizzare i dispositivi di protezione per limitare del 25% la possibilità di diffusione del contagio.
L’Istituto Superiore di Sanità , nell’ultima parte della sua relazione tuttavia, ha espresso delle perplessità in proposito. Mancherebbero le evidenze scientifiche sull’efficacia delle mascherine, ma resterebbero fortemente consigliate.
Inoltre, occorre valutare anche la risposta della popolazione alle prescrizioni, a partire dai primi comportamenti individuali che verranno tenuti in questa fase 2 dell’emergenza coronavirus. Perplessità anche sulla ripresa delle funzioni religiose, ritenute veicolo di contagio come qualsiasi altra manifestazione che possa prevedere più persone nello stesso posto.
Resta chiaro, inoltre, che anche le Regioni dovranno fare la loro parte, inasprendo laddove le norme generali siano poco adatte alle situazioni di emergenza di alcuni territori (si pensi alla Lombardia, ma anche al Piemonte, alla Valle d’Aosta, all’Emilia-Romagna) ed evitando soprattutto pericolose fughe in avanti.
(da agenzie)
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