Aprile 29th, 2020 Riccardo Fucile
PROTESTE DEI SINDACATI E NON SOLO: CONTRIBUTI PUBBLICI PER 3,5 MILIONI E POI RISPARMIA ALTRI 250.000 EURO
La Federnuoto ha messo in cassa integrazione i suoi 85 dipendenti. Questa è la notizia, decisione che ha lasciato di stucco il quartiere generale di Sport e Salute e che ha fatto imbufalire i sindacati.
Con questa mossa il presidente della Fin, Paolo Barelli, risparmierà 250 mila euro che vanno a sommarsi ai 500 mila ottenuti dal 20% dei tagli ai collaboratori e ad altri 3 milioni per l’annullamento delle varie manifestazioni.
Anche la Federtennis ha fatto una scelta simile, quindi dov’è lo scandalo? Premesso che la Federtennis ha azzerato anche i compensi a tutti i collaboratori (vedi Pietrangeli, Palmieri e Barazzutti in primis), quelli del tennis hanno spiegato di essere una federazione che si autofinanzia per l’87% dei propri costi.
Cosa ha di diverso allora la Federazione nuoto? Il semplice fatto di aver ricevuto il contributo di Sport e Salute, bonificato proprio per evitare la cassa integrazione dei dipendenti.
Soldi pubblici, destinati a uno scopo preciso, che invece Barelli ha deciso di utilizzare diversamente.
I sindacati, Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa e Cisal Fialp sono insorti: “La Fin è un’associazione senza fini di lucro e con personalità giuridica di diritto privato che, pur non operando in un mercato concorrenziale, continua ad essere destinataria dei contributi pubblici erogati dal Mef per il tramite della società Sport e Salute, compresi quelli ricevuti proprio per sostenere il costo del personale dipendente, l’incidenza dei quali, stando al bilancio consultivo anno 2018 della predetta federazione, risultava pari al 103,8% della spesa complessivamente sostenuta, quindi posta interamente a carico delle finanze pubbliche. Ciò solleva seri dubbi sulla liceità del ricorso a simili forme di integrazione salariale, perchè quell’ulteriore sovvenzione andrebbe a sovrapporsi a quella già attribuita dal presidente e amministratore delegato di sport e salute con la lettera del 21 aprile scorso, con la quale si comunicava l’avvio delle procedure per il conferimento anticipato della seconda tranche del contributo annuo a tutte le federazioni sportive erogato dal Mef”.
Per questo i sindacati ritengono illegittima l’azione della Fin e “si riservano di valutare la decisione assunta in tutte le sedi deputate e, contestualmente, di avviare tutte le iniziative di lotta ritenute necessarie a contrastare la scelta assunta dalla fin per tutelare i diritti e gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”
La Federnuoto, che gestisce sei centri federali, può vantare un fatturato di cinquanta milioni di euro. Questo caso aprirà dunque un nuovo contenzioso, per Barelli, in un contesto che forse nemmeno lui si attendeva: oltre ai sindacati c’è chi si attende ora la reazione da parte di Vito Cozzoli, il presidente-ad di Sport e Salute.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Aprile 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’AUDIZIONE DEL COMMISSARIO PER L’EMERGENZA
“Le Regioni hanno già in deposito 47 milioni di mascherine che gli abbiamo fornito”, ha detto il
commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri in audizione davanti alle commissione riunite Finanze e Attività Produttive.
“Sul territorio sono già approntati dei depositi regionali e gli uffici del commissario hanno 4 depositi nei quali vengono stoccati questi dispositivi che poi – ha spiegato – vengono progressivamente distribuiti quando servono. Non c’è dunque un problema di dove conservare questi beni”.
Il calmieramento del prezzo “ha suscitato lo strepito dei pochi danneggiati dalla decisione, nel silenzio dei tanti cittadini che invece ne vengono avvantaggiati. Prima dell’emergenza una mascherina costava 8 centesimi, dopo alcuni giorni si trovavano in vendita a 5 euro: è uno spazio di profitto che andava assolutamente limitato”.
Arcuri ha aggiunto che “l’obiettivo è quello di annientare una speculazione vergognosa rispetto ad un bene primario come quello della salute”.
“Ho chiesto anche – ha concluso – che vengano normate sanzioni per chi, malgrado le tariffe fissate, tenti lo stesso di vendere le mascherine ad un prezzo più alto”.
Arcuri ha ricordato che il prezzo di 50 centesimi “è stato fissato sulla base di alcuni parametri: cinque aziende ce ne stanno già fornendo, e arriveranno a darcene 660 milioni, ad un prezzo di 0,38 euro. E’ possibile che alcune aziende abbandonino l’idea di riconvertirsi perchè non trovano il prezzo compatibile con lo startup delle loro attività ma noi abbiamo fissato solo il prezzo massimo di vendita, non il prezzo massimo di acquisto. L’obiettivo di calmierare non è ostile a quello di assicurare che una filiera produttiva italiana vada a sostituire quella estera”.
Un problema quello dei pezzi alti che ha già creato problemi. Il Gruppo Crai ha annunciato che “si vede costretto a ritirare dalla vendita, dai negozi, le mascherine chirurgiche” a causa del prezzo imposto massimo di 50 centesimi. “Siamo nell’impossibilità -si afferma- di vendere le mascherine ad un prezzo inferiore al loro costo di acquisto. Confidiamo che il governo voglia risolvere al più presto tale situazione in modo da consentirci di riprendere la vendita delle mascherine in questione”.
Arcuri ha tenuto infina precisare che “l’obiettivo di calmierare il prezzo” non va contro quello “di attrezzare una filiera italiana e sostituire con essa prodotti che siamo costretti a importare.”Stiamo ragionando che per le mascherine in magazzino le aziende non abbiano a rimetterci, pensando a forme di ristoro se hanno comprato a un prezzo più alto (prima del prezzo calmierato, ndr). Da domani però non potranno comprare a un prezzo più alto, altrimenti avranno a rimetterci”.
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Aprile 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCUSA E’ DI FRODE IN COMMERCIO: “HA PORTATO IN ITALIA MASCHERINE NON SICURE E CON CERTIFICATO FALSO”
L’ex presidente della Camera Irene Pivetti è indagata a Siracusa per le mascherine importate dalla Cina. L’indagine ha al centro la Only Logistics, la società di cui è amministratrice unica e rappresentante legale, oggetto nei giorni scorsi di un’inchiesta di Repubblica.
La principale accusa a carico di Pivetti è frode in commercio, perchè ha importato mascherine modello Ffp2 “dotate di una falsa certificazione di conformità da parte della Icr Polska Co.Ltd”, e le ha poi vendute a distributori su tutto il territorio nazionale nonostante l’Inail, con un provvedimento del direttore centrale del 16 aprile, le avesse imposto il divieto di metterle sul mercato
Le mascherine, in altre parole, non sono buone: sono pericolose per chi le indossa. Tant’è che Pivetti è indagata anche per l’illecito amministrativo per aver smerciato “dispositivi di protezione di terza categoria – si legge nel decreto di perquisizione disposto dal pm Salvatore Grillo – non conformi ai requisiti essenziali di sicurezza”.
Proprio oggi la guardia di finanza di Siracusa ha sequestrato 9.000 di quelle mascherine, finite nei negozi in diverse regioni.
Con Pivetti, è indagato in concorso Salvatore Stuto di STT Group, che ha comprato i Dpi cinesi dalla Only Logistics e li ha rivenduti ad alcune farmacie, tra cui la San Lorenzo di Bologna (da cui è partita l’inchiesta, ndr), “pur essendo consapevole del mancato rispetto degli standard previsti dal Regolamento Ue 2016/425”.
L’ex presidente della Camera, raggiunta dall’Adnkronos, commenta: “Io indagata? Abbiamo tutte le carte a posto. Cannoneggiano la mia azienda che è seria, è un’indecenza. Evidentemente qualcuno si era stancato di fare torte e si è inventato questa storia”.
Siracusa non è l’unica procura che si è mossa.
C’è anche quella di Savona che sta lavorando sulle mascherine importate dalla Only Logistics e, nei giorni scorsi, ha disposto il sequestro di 170.000 pezzi, alcuni dei quali ancora stoccati in un deposito nel Terminal 2 di Malpensa.
Le indagini, però, puntano a Roma: gli inquirenti, infatti, vogliono capire se sono le stesse acquistate dalla Protezione Civile a metà marzo, con due contratti firmati con la Only Logistics: 15 milioni di mascherine cinesi per 30 milioni di euro.
Come documentato da Repubblica, hanno passato la dogana ma sono rimaste negli scatoloni perchè prive di certificato valido e ad oggi non risultano autorizzate dal Comitato Tecnico-Scientifico.
Non è chiaro se lo Stato le abbia già pagate: il contratto prevede l’esborso del 60 per cento dell’importo alla firma e del restante 40 per cento al momento dell’arrivo in Italia.
Un ex-collaboratore di Pivetti, Fulvio Daniele, già addetto commerciale della Only Logistics, ha rivelato che “a margine del contratto con la Protezione Civile c’era un accordo riservato per il quale la dottoressa Pivetti poteva rivendere privatamente una parte delle mascherine che importava”.
(da “La Repubblica”)
argomento: Giustizia | Commenta »