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DATI INAIL: DOPO LE RIAPERTURE 3.600 CONTAGI SUL LAVORO

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

PIU’ COLPITE LE DONNE E I LOMBARDI

A fine maggio sono stati denunciati all’Inail 3.600 casi di Contagio da Coronavirus in più rispetto al monitoraggio precedente del 15 maggio.
Lo rivela l’ultimo report dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Un aumento che coincide, nei tempi, al periodo di allentamento delle misure di lockdown del 18 maggio.
In tutto le denunce di infortunio pervenute all’Inail al 31 maggio sono 47.022. I contagi mortali sono stati 208, 37 in più nelle ultime due settimane. Più della metà  delle denunce (55,8%) e dei casi mortali (58,7%) sono stati registrati nel Nord-Ovest. La Lombardia la più colpita con il 35,5% delle denunce di contagio sul lavoro e il 45,2% dei decessi. Il 30,4% dei casi denunciati in Lombardia riguardano la provincia di Milano, mentre per quanto riguarda la mortalità  è Bergamo la più colpita.
La stragrande maggioranza dei contagi (il 71,7%) riguarda le donne. Mentre sono stati registrati più casi mortali tra gli uomini.
L’età  media, per entrambi, è di 47 anni per quanto riguarda le infezioni, e 59 per i casi di mortalità . Tra chi ha presentato denuncia, i lavoratori stranieri rappresentano il 15,6%.
Il settore più colpito è quello della sanità  e dell’assistenza sociale (81,6% delle denunce): il 41,3% delle denunce complessive arriva da medici e infermieri. Seguono servizi di vigilanza, pulizia, call center, settore manifatturiero e settore della ristorazione e del commercio.

(da Open)

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ALBERTO SAMORA’: CHI E’ L’ASSESSORE LEGHISTA CANTORE DELLE SS CHE ACCOMPAGNA SALVINI IN SICILIA

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

DALL’ISCRIZIONE ALLA MASSONERIA AL POEMETTO CHE INNEGGIA A HITLER

Il giornalista e assessore regionale alla Cultura della Regione Sicilia Alberto Samonà  fa spesso parlare di sè: per l’iscrizione (passata) alla massoneria prima, e per un poemetto che inneggia alle Ss di Hitler: «Monaci dell’onore», come scriveva in un libro di poesie edito nel 2001 oggi.
La storia è stata raccontata ieri dal Fatto Quotidiano prima che una serie di politici e aspiranti tali la riportasse ovviamente senza citare la fonte:
“Guerrieri della luce generati da padre antico e dalla madre terra. Nel sacrificio dell’ultima Thule. Monaci dell’onore’ ‘. E sopra i versi il titolo, due sciabolate d’inchiostro a fugare ogni dubbio sulle passioni giovanili filonaziste dell ‘autore: “Schutz Staffeln’ ‘, le famigerate Ss.
Repubblica racconta che oggi Samonà  sarà  con Salvini in Sicilia:
Oggi Salvini sarà  in Sicilia proprio per presentarlo ufficialmente: «Io giudico le persone per quello che fanno – dice Salvini – i nazisti sono stati delinquenti quanto i comunisti». La Lega insomma lo blinda, anche se l’ennesima polemica sulle uscite passate del neo assessore mette comunque in imbarazzo non solo il governatore ma anche lo stesso Salvini. Entrambi invitati a metterlo alla porta.
Una richiesta che arriva proprio dalla Lega siciliana, tra l’altro: «Salvini intervenga subito – dice la deputata regionale Marianna Caronia – e chiarisca se l’autore di tali abominevoli espressioni possa rimanere al suo posto». «A questo punto potremmo chiamare l’assessorato “identità  della razza”», attacca il presidente della commissione regionale Antimafia Claudio Fava, che aggiunge: «Per me un giovanotto che inneggia alla Ss andrebbe curato, invece Musumeci ce lo propina assessore».

(da “NextQuotidiano”)

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LE 2.600 AZIENDE CHE CHIEDEVANO LA CASSA INTEGRAZIONE SENZA AVERNE DIRITTO

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

349 A NAPOLI, 333 IN SICILIA, 264 IN LAZIO, 196 IN EMILIA-ROMAGNA, 163 IN LOMBARDIA… UN’IMMAGINE NON EDIFICANTE DI CERTA IMPRENDITORIA ITALIANA

In due mesi e mezzo l’Inps ha trovato 2.549 aziende che hanno fatto richiesta della Cassa integrazione illegalmente. Il dato è quasi equivalente a quello dell ‘intero 2019 (2400).
Peraltro, solo rispetto all ‘inizio settimana, i casi del 2020 sono aumentati di 300 unità . Racconta oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Carlo Di Foggia:
Questi numeri sono contenuti in un report dell ‘Inps inviato al ministero del Lavoro che lo ha richiesto dopo la polemica innescata dalle parole del presidente dell ‘istituto Pasquale Tridico, che in un’intervista aveva spiegato come, dopo lo scoppio dell’emergenza Covid, alcune aziende grazie alla Cig non abbiano riaperto “per pigrizia o per opportunismo”. L’uscita ha provocato una sollevazione di Confindustria. Il Sole 24 Ore ha fulminato Tridico con tanto di editoriale sull’eterno “spirito anti-industriale” che sarebbe “il male oscuro del Paese”.
Il presidente dell’Inps ha poi corretto il tiro, ma resta il fatto che i numeri restituiscono un’immagine non edificante di certa classe imprenditoriale.
Solo per la Cig in ogni sua forma (ordinaria, straordinaria, in deroga) il governo ha stanziato nel solo decreto “Cura Italia”di marzo 2,3 miliardi.
L’assalto dei furbetti era prevedibile: di norma tutti gli ammortizzatori sociali hanno dei requisiti minimi per essere fruiti, stavolta invece l’unico requisito era che il lavoratore fosse in servizio prima del 17 marzo, data del decreto.
Il servizio anti-frodi dell’Inps ha scovato di tutto: hanno fatto richiesta di Cig aziende inesistenti in settori incompatibili con il lockdown e/o presentato migliaia di assunzioni retroattive per far risultare in servizio prima del 17 marzo parenti, amici o soggetti che non lavoravano realmente nell’azienda.
Su quasi 2600 società  irregolari, il record spetta all’area metropolitana di Napoli (348), seguita dalla Sicilia (333) e dal Lazio (264), ma i numeri sono alti anche in Emilia Romagna (196) e Lombardia (163).
“L’assalto è stato impressionante, è come se i furbetti di un anno si fossero concentrati in due m e si ”, raccontano dall ‘istituto. Anche perchè la crisi ha fatto esplodere le ore di Cig richiesta: 860 milioni solo ad aprile contro le 260 milioni di tutto il 2019.
Dentro c’è di tutto: un’agenzia di pompe funebri calabrese che subito dopo il lockdown (il 9 marzo, ndr) aveva assunto 30 persone subito messe in Cig; un’altrra che è stata costituita due giorni dopo la “chiusura ”e in poche ore ha assunto una trentina di cittadini del Bangladesh; diversi stabilimenti balneari che hanno assunto come bagnini, i parenti del proprietario e persino il consulente del lavoro.
Formalmente i dipendenti oggetto di richiesta di CIG sono circa 10mila, ma il numero vero è più alto perchè in molti casi l’INPS non ha neanche accettato la domanda. Tutto considerato, il danno evitato è stato di un centinaio di milioni.

(da “NextQuotidiano”)

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LA PROCURA DI BERGAMO LAVORA ALL’IPOTESI CHE REGIONE E GOVERNO ABBIANO CEDUTO ALLE PRESSIONI DEGLI INDUSTRIALI PER EVITARE LA ZONA ROSSA

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

IN QUESTO CASO L’AVVISO DI GARANZIA COLPIREBBE TUTTI I SOGGETTI DELLA VICENDA

Un colpo di scena davvero inaspettato, si potrebbe dire con una buona dose di ironia. La procura di Bergamo lavora infatti a un’ipotesi di indagine sulla mancata zona rossa nella Val Seriana che mette al centro della scena gli industriali della zona, che avrebbero esercitato pressioni su governo e Regione Lombardia per evitare le chiusure.
Paolo Berizzi su Repubblica spiega oggi che nei giorni tribolati, e ancora avvolti in una parziale nebulosa, durante i quali Regione Lombardia e governo si passavano il cerino della decisione sulla zona rossa da istituire a Alzano e Nembro — i due paesi focolaio della bergamasca -, gli imprenditori del territorio hanno esercitato forti pressioni affinchè quella chiusura non si facesse.
Pressioni bipartisan. Geograficamente trasversali: sia sul governo regionale, sia su quello centrale.
È l’ipotesi di lavoro — non l’unica, ma la più interessante -, sulla quale sono concentrati i magistrati della procura di Bergamo. Da oggi sono in trasferta a Roma per sentire (come persone informate sui fatti) il premier Giuseppe Conte, i ministri Luciana Lamorgese (Interno) e Roberto Speranza (Salute). La vicenda giudiziaria — il reato ipotizzato è epidemia colposa — ruota intorno a quello che è il cuore dell’inchiesta: la mancata zona rossa nel focolaio bergamasco.
Che già  il 2 marzo, come documentato da Repubblica nell’inchiesta L’Ora zero, era in condizioni di gran lunga peggiori di quanto non fossero, dieci giorni prima, Codogno e gli altri Comuni del lodigiano (cinturati dallo Stato il 23 febbraio per contenere la diffusione di Covid 19).
Chi è perchè, e, a questo punto, su input di chi, ha ballato per 5-6 giorni — a inizio marzo — per infine decidere di non isolare Alzano e Nembro, come invece avevano espressamente suggerito gli scienziati, e estendere il lockdown all’intera Lombardia e poi a tutta Italia (dall’8 marzo)?
Sono le domande focali da cui muove il pool guidato dalla pm Maria Cristina Rota. Queste domande, da quanto trapela, potrebbero avere già  trovato tracce di risposta.
Naturalmente basta dare un’occhiata a quello che è successo in quei giorni, compreso il video #bergamoisrunning, per comprendere che la “scoperta” non è per niente rivoluzionaria.
Ma a parte l’ironia, la procura deve decidere se è possibile ravvisare reati in questo tipo di comportamenti. Il che, ad occhio, pare difficile perchè alla fine a decidere sono stati altri (governo e regione) e quindi a loro andrà  eventualmente imputato qualcosa.
Agli imprenditori lombardi e bergamaschi l’idea che il governo, o la Regione, potessero chiudere — in entrata e in uscita — la Valle Seriana un tempo soprannominata “valle dell’oro”, andò indigesta da subito.
E da subito — ipotizzano i magistrati — titolari e dirigenti delle fabbriche, rappresentanti delle associazioni di categoria, intermediari dell’economia e della politica si sarebbero attivati per scongiurare lo stop.
Un’azione di lobbying, certo. Ma che, se riferita al tessuto produttivo di una provincia che a marzo arriva a contare quasi 6mila morti ufficiali per coronavirus (+568% di decessi rispetto agli anni precedenti), assume caratteristiche ben diverse. Dice Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia: «Noi abbiamo sempre sostenuto che andavano protette e tenute aperte le filiere essenziali: aziende che producono cibo e farmaci e che garantiscono i trasporti. Se ci sono state pressioni da parte nostra possono essere state solo a questo scopo».
Da questo punto di vista, spiega ancora Repubblica, nell’inner circle dei vertici M5S si mormora che se gli imprenditori lombardi hanno cercato di condizionare la politica per lasciare aperta la Valle Seriana, non è a Roma che si sono rivolti ma piuttosto a Milano. Leggi: Regione Lombardia. Il Corriere della Sera invece in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini e Simona Ravizza spiega che la Regione Lombardia non ha mai presentato una richiesta formale per far dichiarare«zona rossa» i Comuni di Alzano e Nembro.
La conferma arriva al termine del secondo giorno di missione a Roma dei pm di Bergamo. E ora i magistrati vogliono ricostruire i contatti di quei giorni, verificare che tipo di rapporti e trattative ci furono con il governo. Agli atti dell’inchiesta è stato infatti acquisito il verbale della riunione svolta il 3 marzo dal comitato tecnico scientifico in cui si dà  conto di una telefonata tra gli scienziati e l’assessore alla Sanità  Giulio Gallera. E sarà  proprio questo uno degli argomenti al centro degli interrogatori del premier Giuseppe Conte e dei ministri dell’Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza fissati per oggi. Tutti convocati come testimoni.
In quel momento la linea degli scienziati è dunque tracciata, ma il suggerimento non viene preso in considerazione nè in Lombardia, nè a Roma visto che due giorni dopo il direttore del Comitato Silvio Brusaferro invia una relazione a Palazzo Chigi per ribadire la necessità  di «chiudere». Perchè la Regione non ritenne opportuno appoggiarlo? Di fronte ai magistrati il governatore Attilio Fontana ha dichiarato che la scelta spettava all’esecutivo.
Oggi Conte sosterrà  di fronte ai pubblici ministeri che «in caso di urgenza e necessità  la Regione poteva procedere autonomamente, come effettivamente è avvenuto in seguito e come hanno fatto altre Regioni». E spiegherà  che lui decise di aspettare perchè «intanto era maturata una soluzione ben più rigorosa, basata sul principio della massima precauzione, che prevedeva di dichiarare “zona rossa” l’intera Lombardia e tredici Province di altre Regioni».
La tesi prevalente nell’indagine per epidemia colposa avviata dalla Procura di Bergamo e dal pm Maria Cristina Rota della Procura di Bergamo si basa su un’azione di pressing, più che di lobbyng, da parte delle numerose e produttive aziende della Val Seriana. Una pressante “interlocuzione”, dettata dal rischio di vedere sfumare affari, interrompersi catene produttive decisive in un distretto che, da solo — con le sue 376 aziende, alcune con 800 dipendenti, poche con meno di 100 -, genera 680 milioni l’anno di fatturato. Agli imprenditori lombardi e bergamaschi l’idea che il governo, o la Regione, potessero chiudere andò indigesta da subito. E da subito — ipotizzano i magistrati — titolari e dirigenti delle fabbriche, rappresentanti delle associazioni di categoria, intermediari dell’economia e della politica si sarebbero attivati per scongiurare lo stop.

(da agenzie)

argomento: Giustizia | Commenta »

LAVORATORE IMMIGRATO MUORE CARBONIZZATO IN INCENDIO GHETTO DI FOGGIA

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

IN 18 MESI E’ LA QUARTA VITTIMA PER INCENDI NELLA BARACCOPOLI… E LO STATO STA A GUARDARE

Una persona è morta nell’incendio divampato all’alba di oggi all’interno di una baracca che si trova nel ghetto di Borgo Mezzanone, l’insediamento abusivo sorto nel Foggiano. La vittima non è stata ancora identificata.
A quanto di apprende le fiamme hanno avvolto un’abitazione di fortuna che si trova in una zona piuttosto isolata della “ex pista”, dove risiederebbero numerosi cittadini di origini senegalesi.
In un anno e mezzo è la quarta vittima registrata nel ghetto a seguito di incendi divampati nella baraccopoli.
Nonostante tante inchieste e denunce, nulla è cambiato: i lavoratori stranieri che sono sfruttati nei campi continuiano a vivere in condizioni disumane.
E lo Stato sta a guardare

(da agenzie)

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GLI AMERICANI STANNO DALLA PARTE DI CHI PROTESTA E CONTRO TRUMP

Giugno 12th, 2020 Riccardo Fucile

IL 74% SOSTIENE LE PROTESTE E IL 61% DISAPPROVA LA GESTIONE DI TRUMP (PERSINO IL 53% DI CHI VOTA REPUBBLICANO)

La stragrande maggioranza degli americani sta dalla parte di chi protesta per l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano ucciso durante un fermo di polizia a Minneapolis, e ritiene che nel Paese vi sia ancora un grosso problema razziale visto le forze di polizia non hanno fatto abbastanza per garantire che i neri siano trattati allo stesso modo dei bianchi.
È quanto emerge da un sondaggio realizzato dalla Schar School per conto del   Washington Post da cui emerge anche la netta contrarietà  degli americani alla gestione di questa vicenda da parte dell’amministrazione di Trump.
Secondo il sondaggio condotto su un campione statistico di circa mille persone raggiunte nel periodo tra il 2 e il 7 giugno, più di 2 americani su 3 (il 69 percento) affermano che l’uccisione di Floyd rappresenta un problema più ampio all’interno delle forze dell’ordine e che vede al centro la questione razziale.
Complessivamente, il 74% degli americani afferma di sostenere le proteste che sono state condotte per la morte di Floyd ma il dato percentuale schizza all’87% tra i democratici e cala al 53% tra i Repubblicani.
Come sottolinea lo stesso quotidiano statunitense, si tratta di un dato in ogni modo nettamente diverso da quello registrato nel 2014 a seguito delle uccisioni da parte della polizia di uomini neri disarmati a Ferguson e New York visto che all’epoca la maggioranza riteneva quegli episodi incidenti isolati.
Rispetto al diffuso sostegno alle proteste, il campione invece si divide e ha opinioni contrastanti alla domanda se le manifestazioni siano state per lo più pacifiche o per lo più violente ma tutti pensano che gli episodi più violenti siano colpa di singoli individui.
La metà  inoltre afferma che la polizia ha gestito la situazione ragionevolmente mentre il 44 per cento afferma che il personale delle forze dell’ordine ha usato troppa forza.
Anche se il sondaggio non ha analizzato le preferenze per le prossime presidenziali, dalle risposte è emerso che il 61% disapprova fortemente il modo in cui il presidente Donald Trump ha gestito le proteste.

(da Fanpage)

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