Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
L’INDAGINE RIGUARDA LA VENDITA DI UN TERRENO PER L’EDIFICAZIONE DI UNA CASA DI RIPOSO – UN’ALTRA PARTE DELL’INDAGINE RIGUARDA L’ACQUISTO DI MASCHERINE E ALTRI PRESIDI SANITARI
Due ex sindaci di Santa Maria di Sala (Venezia), Nicola Fragomeni, attuale
presidente del Consiglio Comunale e coordinatore provinciale di Coraggio Italia, e Ugo Zamengo, consigliere comunale, insieme a due manager della sanità padovana e due imprenditori padovani, sono stati arrestati nell’ambito di un’indagine per corruzione, legata alla vendita di un terreno per l’edificazione di una casa di riposo nel comune veneziano. Un’altra parte dell’indagine riguarda l’acquisto di mascherine e altri presidi sanitari, fatto con affidamento diretto da Fragomeni a un familiare, che avrebbe portato a un guadagno illecito di 60 mila euro.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
RIVOLTO A GILETTI: “LEI STA RISCHIANDO, E NON SOLO A LIVELLO DI MAFIA”
“Il passaggio di mano dell’agenda rossa l’ho visto nel ’92-93 Ho visto dei fogli che la riproducevano. Io dico che Graviano non era lì come dicono i pentiti a proposito dell’omicidio di Borsellino. Graviano ha 12 ergastoli, non devo difenderlo per fargliene togliere uno”. Così Salvatore Baiardo stasera a Non è l’Arena.
E rivolto al conduttore Massimo Giletti: “Lei sta rischiando parecchio, a 360 gradi, fa del buon giornalismo ma sta rischiando, e non solo a livello di mafia”.
Le notizie su Messina Denaro di cui parlò a novembre 2022 durante lo speciale di Non è l’Arena, mi arrivarono “da un ambito palermitano ma non dai fratelli Graviano, sono 30 anni che non li vedo e sento. Sono 1022 le persone che hanno l’ergastolo ostativo” la cattura di Denaro “non può far comodo solo ai Graviano. I Graviano hanno staccato la spina da Palermo”. Così Salvatore Baiardo stasera a La7.
Non sono stati i Graviano a dire a Salvatore Baiardo nel novembre 2022 che sarebbe stato arrestato Matteo Messina Denaro. Lo ha stesso lo stesso Baiardo su La 7 alla trasmissione condotta da Massimo Giletti. “Queste persone si sono trasferite nel febbraio ’92 al nord – ha detto Baiano – se dovevo continuare a delinquere rimanevano in Sicilia, nella loro Brancaccio. Come facevano a dirmelo i Graviano se si volevano tirare via da un certo ambiente? Non sto dicendo che sono dei santerellini. Dico: non ci sono solo i Graviano”. “Lei è coraggioso nell’affrontare questo tema, ne deve andare fiero, tanti la stanno abbandonando. Il coraggio non le manca”, ha detto Baiardi a Giletti
“Matteo Messina Denaro non ne ha per molto”. Lo dice Salvatore Baiardo a Non è l’Arena su La7. “Penso non ne abbia per molto, altrimenti non succedeva quanto è successo, almeno questo presumo”.
Alla domanda su chi sia stata la fonte della sua profezia nel novembre 2022 a Giletti, Baiardo ha risposto: “Non posso dirlo in televisione”. “Sappiamo bene – ha proseguito – che non è tutto finito, è finito con l’arresto di Denaro quel tipo di epoca. Stiamo dando troppa credibilità ai pentiti. Trovatemi un pentito che si sia pentito da uomo libero, tutti si sono pentiti per non fare galera. Non sono un pentito non l’ho mai fatto. Ho fatto 12 querele contro chi mi chiama pentito”, ha concluso Boiardo.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
VANNO IMPEGNATI ENTRO LA FINE DELL’ANNO TRA PNRR E VECCHI FONDI STRUTTURALI… MINISTERI E REGIONI IN RITARDO, COMUNI SENZA TECNICI SPECIALIZZATI
Oltre 70 miliardi da spendere quest’anno. Tantissimi soldi, tra Pnrr e vecchi fondi
strutturali europei in scadenza e che rischiamo di restituire. Eppure l’Italia non sembra nelle condizioni di poter accelerare la spesa. E si presenta alla vigilia di possibili altri sostegni Ue in grande affanno.
Regioni e ministeri sono in ritardo. Le centrali di spesa ingolfate. I Comuni lamentano carenze di funzionari specializzati in bandi e rendicontazioni. C’è il caro materiali che svaluta gli appalti. Una situazione, di sicuro ereditata, ma che preoccupa il governo Meloni in procinto di riferire in Parlamento lo stato dell’arte sul Pnrr: entro gennaio si attende la relazione semestrale. Le prospettive non sono buone.
Pnrr: meno di 20 miliardi spesi
L’ha fatto capire Raffaele Fitto a fine dicembre. Il super ministro che ha le chiavi in mano del Pnrr, ma anche dei fondi Ue e del Sud, si è detto sicuro che il target di 20,5 miliardi di spesa del Pnrr entro il 2022 (previsto dal governo Draghi) “non sarà assolutamente raggiunto”. Il non speso si trascinerà nel 2023, quando – a detta della Nadef, il documento base della politica economica italiana – ci sono altri 40,9 miliardi da spendere e 46,5 nel 2024. Tra quest’anno e il prossimo l’Italia deve impiegare di fatto la metà di tutte le risorse del Pnrr (191,5 miliardi).
Non che l’Europa non sia generosa con l’Italia, anche se va detto che il 64% del Pnrr è fatto di prestiti da restituire (a tasso agevolato). Il nostro Paese è il primo destinatario del Piano di ripresa e il secondo dopo la Polonia per i fondi strutturali. Ed è anche vero che di fatto non abbiamo mai perso quasi nulla di fondi Ue (tranne 50 milioni nel 2007-2013), grazie ad alchimie contabili che dalle nostre parti si chiamano “progetti sponda”. Un mondo per spendere alla fine tutto. Progetti polverizzati per lo più, è la critica prevalente.
Fondi strutturali Ue: a rischio quasi 30 miliardi
Ma ora è diverso. Oltre i 40 miliardi del Pnrr, come detto, ci sono 29,9 miliardi di fondi Ue del 2014-2020 ancora non spesi, da “fatturare” entro il 31 dicembre del 2023 (le sigle si chiamano Fesr e Fse e servono alle imprese e per l’occupazione). In tutto erano 64,9 miliardi di fondi per l’Italia su 460 miliardi totali in Ue. L’82% di questi fondi è già “impegnato”, come si dice in gergo: abbinato a progetti concreti delle Regioni o dei ministeri. Ma con il Pnrr si rischia davvero il cortocircuito, la congestione della spesa.
E non c’è modo (troppo tardi) per riprogrammare questi fondi, la cui titolarità è quasi tutta degli enti locali. La premier Meloni guarda con favore agli 8 miliardi “avanzati” in due programmi: Occupazione giovani e Politiche attive. Vuole usarli per fare i corsi di formazione ai beneficiari del Reddito di cittadinanza. Ma sarà complicato dirottarli lì. Non solo perché almeno 7 miliardi sono di fatto “prenotati” per la decontribuzione al Sud (il taglio delle tasse sul lavoro). Ma perché è davvero complesso cambiare rotta sul filo delle scadenze Ue.
Il nuovo decreto Semplificazioni
Un bel problema che il ministro Fitto pensa di risolvere in due modi. Da una parte con un nuovo decreto Semplificazioni – annunciato per gennaio, forse arriverà in febbraio – per velocizzare e rimodulare i progetti Pnrr, sfrondare quelli irrealizzabili, superare la “paura della firma” dei funzionari. Dall’altro con una trattativa a livello Ue per ottenere maggiore flessibilità nei tempi di spesa (allungarli sarà però quasi impossibile), ma soprattutto nel menù di spesa, per concentrarsi su cosa può davvero correre.
“Il ministro deve però anche riconvocare il tavolo con le parti sociali”, dice Ivana Veronese, segretaria confederale Uil. “Nella nostra analisi sui fondi strutturali Ue che rischiamo di perdere, quasi 30 miliardi, ci sono risorse preziose per il sociale e l’occupazione, oltre che per l’ambiente, l’energia, i trasporti, la ricerca e l’immigrazione. Significa occupazione e rilancio, specie per il Sud. Il ministro ci convochi“.
(da La Repubblica)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
“SENZA COPERTURE DELLE FORZE DELL’ORDINE NESSUNO RIUSCIREBBE A RESTARE LATITANTE PER 30 ANNI E GIRARE LIBERAMENTE”
Matteo Messina Denaro si sarebbe lasciato prendere volontariamente.
Lo ha sostenuto stasera a In Onda su La 7 l’ex procuratore generale di Palermo ed oggi senatore M5s Roberto Scarpinato, che ha aggiunto : «Messina Denaro non è più Diabolik come l’avevamo battezzato, cioè un capomafia estremamente raffinato che riusciva a sfuggire a tutte le indagini. Ha iniziato a commettere una serie di errori da dilettante: usare il telefonino, chattare. Perché evidentemente aveva deciso di lasciarsi prendere».
Scarpinato ha anche gettato pesanti ombre sulla polizia, sostenendo che senza una copertura delle forze dell’ordine nessuno riuscirebbe a restare latitante per 30 anni.
(da agenzie)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
LE SOLITE BALLE DELLA FECCIA SOVRANISTA FATTE CIRCOLARE SUI SOCIAL PER ALIMENTARE ODIO RAZZISTA
Spesso la disinformazione che viaggia sul web canalizza le sue energie sul
tentativo di screditare gli immigrati. Altre volte, i percettori del reddito di cittadinanza. Altre ancora, entrambi: è il caso di una bufala già rodata, quella dei presunti «maxi-sussidi» erogati alle «famiglie extracomunitarie», che torna periodicamente in diverse salse scatenando l’indignazione degli utenti. Vediamo perché più che una notizia di cronaca si tratta di una storiella di fantasia.
Per chi ha fretta:
Circola sui social il breve racconto di una «famiglia extracomunitaria» che, nonostante non abbia versato alcun contributo allo Stato italiano, percepisce mensilmente una somma superiore a quella di un pensionato che ha lavorato per 44 anni.
Il testo ripropone la narrazione divisiva e per molti convincente secondo cui il governo eroga sussidi con ingiusta parzialità
In realtà la vaghezza del racconto, la sua pretestuosità e le numerose incongruenze che contiene portano a concludere che si tratti di una storiella inventata di sana pianta.
Analisi
«Famiglia extracomunitaria. 2 anni di residenza. Contributi versati = 0. Isee inesistente. Reddito di cittadinanza = 780 euro. Assegni familiari = 175 euro per figlio, in media ne hanno tre: 525 euro. Totale: 1.425 euro al mese… Soldi che vengono prelevati dall’Inps. Italiano residente da 66 anni. Contributi versati: 44 anni. Pensione = 1300 euro lordi!! Penso che ci sia qualcosa che non funziona». Questo epigramma sdegnato è diventato virale su Facebook, accompagnato di volta in volta da commenti diversi. «Meglio stare zitta», scrive ad esempio questa utente condividendo il post.
La pioggia di likes, commenti e condivisioni conferma l’efficacia della narrazione secondo cui gli immigrati «ci rubano i sussidi». Ma alcune incongruenze presenti nel testo dimostrano che, sebbene convincente, questa storia è priva di fondamento concreto.
Partiamo dall’inizio. «Famiglia extracomunitaria, due anni di residenza». E qui notiamo una prima stonatura, dal momento che – come specificato sul sito del governo – per ottenere il sussidio «è necessario essere residente in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo». Il dato è il primo che salta agli occhi, ma non l’unico. Perché il richiedente deve anche essere un «cittadino maggiorenne» e rispettare diverse condizioni: se non italiano, né europeo, deve infatti essere un cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, o apolide in possesso di analogo permesso.
La regolare residenza sul territorio del nostro Paese, come indicato dalla legge Bossi-Fini (n. 189 del 30 luglio 2002), è infatti legata all’ottenimento di un permesso di soggiorno.
E il documento si ottiene a due condizioni: i richiedenti devono essere considerati rifugiati o devono lavorare regolarmente in Italia. La prima ipotesi è immediatamente da escludere, ancora una volta per le tempistiche: nel caso dei rifugiati, infatti la cittadinanza può essere ottenuta dopo 5 anni di regolarità.
Andando per esclusione, dunque, bisognerebbe supporre che il richiedente in questione abbia lavorato regolarmente in Italia: anche questo è un dato che contraddice le informazioni contenute nel post, che parlano di «contributi versati pari a zero» e «Isee inesistente».§
Gli Assegni Familiari
Veniamo agli Assegni Familiari, che – così come l’Assegno per il Nucleo Familiare (ANF) – dal 1° marzo 2022 sono stati sostituiti dall’Assegno unico e universale per i figli. Il cambiamento, viene spiegato sul sito dell’Inps, è finalizzato «alla semplificazione e al contestuale potenziamento degli interventi diretti a sostenere la genitorialità e la natalità, e universale in quanto viene garantito in misura minima a tutte le famiglie con figli a carico, anche in assenza di ISEE o con ISEE superiore alla soglia di euro 40mila». E fin qui, niente di incompatibile.
Ma vengono poi chiariti alcuni dettagli:
L’importo dell’Assegno unico e universale per i figli a carico è determinato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, verificata tenendo conto dell’ ISEE in corso di validità. Pertanto, alle famiglie che al momento della domanda siano in possesso di ISEE in corso di validità, l’assegno è corrisposto con importi maggiorati e calcolati in base alla corrispondente fascia di ISEE . Le medesime maggiorazioni sono comunque riconosciute, con decorrenza retroattiva con tutti gli arretrati, anche a coloro che al momento della presentazione della domanda non siano in possesso di ISEE , ma per le quali l’ISEE sia successivamente attestato entro il 30 giugno.
Non solo. I calcoli contenuti nel testo appaiono peregrini, e non solo nel passaggio in cui si afferma che «gli extracomunitari in media hanno tre figli». Ma anche perché, come ricorda il portale Informazionefiscale.it, «per i percettori del reddito di cittadinanza l’assegno unico è calcolato sottraendo dall’importo teorico spettante la quota del reddito relativo al figlio o ai figli che compongono il nucleo familiare». E soprattutto:
L’assegno unico per il periodo da marzo ad agosto 2022 ha raggiunto in totale 5,4 milioni di richiedenti e 8,7 milioni di figli beneficiari appartenenti a nuclei non percettori del reddito di cittadinanza, per una spesa pari a 7,3 miliardi di euro. Circa il 46 per cento degli assegni corrisposti è relativo a beneficiari appartenenti a nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro, mentre per il 20 per cento dei figli non è stata presentata alcuna attestazione ed è stato riconosciuto quindi l’importo minimo di 50 euro previsto per i minorenni. Questo l’importo base dell’assegno unico per i minorenni, che sale fino a 175 euro se invece è presentato il modello ISEE e se il valore dello stesso non supera i 15.000 euro, al netto delle ulteriori maggiorazioni riconosciute.
Conclusioni
Il post virale è un mix di informazioni pretestuose, non solo non verificate ma a tratti anche inverosimili. Contiene una serie di contraddizioni che, sommate alla retorica ricorrente che vuole alimentare lo scontento per l’immigrazione e i percettori del RdC, portano a concludere che la storiella sia stata inventata di sana pianta.
(da Open)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
L’ALLORA PROCURATORE DI VENEZIA DISPOSE PIU’ DI 300.000 ORE DI INTERCETTAZIONI
Quella del ministro Carlo Nordio contro l’abuso delle intercettazioni da parte dei
magistrati inquirenti è solo «una pericolosa operazione di propaganda» tuona lo scrittore, già magistrato e parlamentare Pd, Gianrico Carofiglio.
In un’intervista a la Repubblica, l’ex magistrato accusa il ministro di voler spuntare le armi di chi indaga, aumentando il rischio di «generare impunità per gravi reati, senza alcun modo aumentare le garanzie per i cittadini».
Accusa Nordio di dimenticare come le garanzie ci siano già a proposito delle intercettazioni che non riguardano il merito delle indagini, facendo riferimento con un un po’ di veleno al fatto che il ministro è ormai in pensione dal 2017: «Da due anni esiste una norma che impone di inserire nel fascicolo soltanto le conversazioni che il pm e un giudice, ripeto un giudice, ritengono rilevanti ai fini dell’inchiesta».
E infine Carofiglio lancia la frecciata al ministro, ancora una volta secondo lui smemorato: «Mi pare di ricordare, il ministro Nordio, quando era magistrato, non aveva come dire, un’opinione così negativa della strumento delle intercettazioni».
Lo scrittore cita l’indagine portata avanti dall’allora magistrato Nordio a Venezia sugli appalti del Mose: «Le ha usate moltissimo e mi sembra di aver letto proprio su Repubblica che nel procedimento sul Mose, di cui era coordinatore in qualità di procuratore aggiunto, siano state disposte più 300mila ore di ascolti».
In quell’occasione, Carofiglio ricorda come parecchie di quelle intercettazioni finirono sui giornali. Un dettaglio che pare sfuggire, rintuzza lo scrittore, non solo al ministro in carica ma anche a buona parte del centrosinistra, oggi all’opposizione: «L’allora pm oggi ministro ha qualcosa da dire sul punto? E l’opposizione che, M5s a parte, sembra piuttosto taciturna sull’argomento?».
(da Open)
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Gennaio 23rd, 2023 Riccardo Fucile
LA POLONIA CHIEDERA’ AUTORIZZAZIONE ALLA GERMANIA PER L’INVIO DI CARRI ARMATI LEOPARD
L’Ucraina per vincere «ha bisogno di diverse centinaia di carri armati, non di dieci o venti»: lo ha affermato su Telegram il capo dell’ufficio del presidente, Andriy Yermak.
Per poi aggiungere: «Il nostro obiettivo sono i confini del 1991 e la punizione del nemico che pagherà per i crimini». Alla richiesta di maggiori forniture militari si affiancano le minacce del Cremlino, dirette a chi tenderà una mano verso Kiev. Le forze russe «sbricioleranno» tutte le armi e i mezzi militari che i Paesi occidentali forniranno all’Ucraina: lo ha promesso il vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov, citato dalla Tass.
Le minacce di Mosca
«Gli avversari della Russia – ha affermato ancora Ryabkov – continuano ad alzare la posta, ma, come abbiamo detto fermamente o fiduciosamente in numerose occasioni, gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti».
La pressione della Polonia e i tentennamenti di Berlino
Nel frattempo la Polonia sta esercitando pressione sulla Germania, alla quale chiederà l’autorizzazione a inviare i carri armati Leopard in Ucraina. Lo ha annunciato il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. Berlino si è mostrata prudente: ieri la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock aveva dichiarato che la Germania non si sarebbe opposta ad una volontà polacca di inviare i tank a Kiev. Sottolineando però che al momento non era stata posta una richiesta di autorizzazione da Varsavia, tenuta a fare richiesta ufficiale alla Germania.
L’incontro del Gruppo di contatto per l’Ucraina a guida Usa per coordinare ulteriori aiuti militari, avvenuto lo scorso 20 gennaio a Ramstein, ha confermato i tentennamenti della Germania. Il Paese ospitante del vertice ha infatti concordato sulla linea del sostegno ulteriore all’Ucraina, ma il neo-ministro della Difesa di Berlino Boris Pistorius ha puntualizzato: «come e in che tempi non è ancora definito». «Abbiamo parlato anche della possibile consegna di Leopard: ci sono buone ragioni a favore e buone ragioni contro», ha aggiunto, spiegando che «non c’è ancora una decisione finale».
Questa mattina l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, arrivando al consiglio affari esteri di Bruxelles, ha dichiarato: «A Ramstein si sono prese decisioni molto buone, ci sono stati risultati concreti e poi ogni Paese decide a livello nazionale: la Germania si è impegnata molto nei confronti dell’Ucraina e non si deve parlare solo dei carri armati. Certo, il presidente Zelensky li chiede, ma ci sono idee diverse all’interno degli Stati membri».
(da agenzie)
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