Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
ALESSANDRA TODDE, CANDIDATA DI SCHLEIN+CONTE, RAGGIUNGE IL 45% MENTRE PAOLO TRUZZU, SINDACO DI CAGLIARI IMPOSTO DALLA DUCETTA IN CULO A SALVINI, SI DEVE ACCONTENTARE DEL 42,5%… SEMPRE A SINISTRA, RENATO SORU, CON LA SUA ‘COALIZIONE SARDA’, INTASCA L’11,2% … PER MELONI SAREBBE LA PRIMA BRUCIANTE SCONFITTA. MENTRE PER IL FATIDICO “CAMPOLARGO” PD-M5S IL SOGNO DI UNIRE LE FORZE POTREBBE DIVENTARE REALTÀ NAZIONALE… MELONI SAREBBE INTENZIONATA A NON CANDIDARSI PIU’ ALLE EUROPEE NEL TIMORE DI UN FLOP
Domenica prossima si apriranno le urne delle regionali in Sardegna: le prime elezioni del nuovo anno, che potrebbero rivelarsi molto sorprendenti per la tumultuosa scena politica italiana.
Sta circolando fra gli addetti ai lavori un freschissimo sondaggio riservato che è una doccia gelata per la destra e, in particolare, per i fratellini di Giorgia Meloni. Così smaniosi di affermare anche a livello locale il primato raggiunto con le politiche del 25 settembre 2022 da disintegrare le velleità di Matteo Salvini di ricandidare il presidente uscente Christian Solinas, esponente del partito Sardo d’azione, arruolato sotto la bandiera della Lega.
Ebbene, stando ai numeri, Alessandra Todde, candidata unitaria del centrosinistra (Elly+Conte), raggiunge il 45% mentre Paolo Truzzu, attuale sindaco di Cagliari, fortemente imposto dalla Ducetta in nome del centrodestra, si deve accontentare del 42,5%. Sempre a sinistra, Renato Soru, ricandidato alla presidenza con la sua ‘Coalizione sarda, intasca l’11,2%.
Se fra 7 giorni, tale rilevazioni diventassero realtà nelle urne, il centrodestra perderebbe la regione Sardegna e per Giorgia Meloni sarebbe la prima bruciante sconfitta. Mentre per il fatidico “campolargo” Pd-M5S il sogno di unire le forze potrebbe diventare realtà nazionale.
Sarà una Melona nervosetta quella atterrerà a Cagliari, mercoledì 21 febbraio, per l’evento di chiusura della campagna elettorale di Paolo Truzzu. ‘’Attesi, salvo imprevisti, i vice premier Antonio Tajani e Matteo Salvini””, scrive l’Ansa.
Quello che è certo è che, una volta ammainata la Lega, i voti del Partito Sardo d’Azione in mano a Solinas, non premieranno il Truzzu della ‘Signora “Fascio tutto io!”. Dunque: salgono le probabilità di un successo della Todde.
Mentre “Io so’ Giorgia” ha quasi del tutto cassato l’idea sulla sua candidatura alle europee. Anche in questo caso, entrano in ballo i sondaggi che non accontentano il suo desiderio di raggiungere il 30% . Fratelli d’Italia che non supera il 30% con la leader in campo sarebbe vissuto alla stregua di un clamoroso flop.
(da Dagoreport)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
MAGI ATTACCA SALVINI: “NON PUO’ ESSERE IL FESTIVAL DELL’IPOCRISIA, TI RICORDI QUANDO DEFINIVI L’ARRESTO DI NAVALNY UNA MONTATURA MEDIATICA?… LA DELEGAZIONE LEGHISTA SARA’ CONTESTATA?
Il Carroccio si è accodato per ultimo sulla strada del Campidoglio. Alla fiaccolata di lunedì per Aleksej Navalny (inizio previsto ore 18 e 30) la Lega ci sarà. Anche perché tutte le forze politiche di entrambi gli schieramenti avevano dato immediata adesione all’appello lanciato dal leader di Azione, Carlo Calenda: si è pronunciato subito il Pd (“noi ci siamo per contrastare un regime che uccide il dissenso e la libertà per solidarietà a chi oggi in Russia viene arrestato perché dissente da Putin e protesta per la morte di Navalny”, ha scritto Elly Schlein), si sono rapidamente aggiunti Avs, +Europa, i renziani di Italia Viva (che hanno sottolineato di aver iniziato a protestare proprio insieme a +Europa subito dopo la notizia della morte del dissidente russo).
E poi sono arrivate le adesioni dal centrodestra di FdI, Forza Italia e Noi moderati. Restavano fuori M5S e Lega. Ma quando pure Giuseppe Conte ha dato il via libera a manifestare insieme agli altri, Matteo Salvini si è trovato isolato.
E alla fine il partito di via Bellerio ha fatto sapere che manderà una delegazione alla fiaccolata. “Assolutamente sì”, ha risposto oggi il segretario a Lanusei, a chi gli chiedeva conferma dell’adesione. Ma ha evitato di entrare nel merito del caso Navalny: “Io spero che il 2024 sia l’anno della chiusura delle troppe guerre in corso tra Russia e Ucraina, fra Israele e Palestina”.
Non è ancora chiaro chi sarà chiamato a rappresentare il Carroccio. Ma già si preannuncia che la marcia sarà scivolosa. Riccardo Magi, segretario di +Europa, già attacca frontalmente: “La fiaccolata per Navalny non può trasformarsi nel festival dell’ipocrisia” e annuncia che lunedì sera sarà anche un’occasione “per condannare tutte complicità più o meno oscenamente ostentate come ha fatto e continua a fare la Lega con il regime di Putin”.
Magi si rivolge direttamente a Matteo Salvini: “Ricordo benissimo quando definivi l’arresto di Navalny una ‘montatura mediatica’, che era un leader solo del ‘3%’, quando ti ‘veniva da ridere’ se qualcuno chiamava Putin dittatore, quando volevi scambiare due Mattarella per mezzo Putin. E ricordiamo benissimo gli stretti rapporti tra il tuo partito e Russa Unita”.
(da agenzie)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
GIULIA: “NON HO PAURA E TORNO AL FRONTE”
Sono 25 gli italiani nella lista di oltre 96 mila persone che risultano attualmente ricercate dalle forze dell’ordine russe.
Tra gli italiani, il nome che spicca di più è quello di Giulia Schiff, pilota italiana arruolatasi in ucraina per combattere l’invasione nel Donbass.
In passato la 24enne si è detta pronta a morire per l’Ucraina, il Paese dove ha trovato l’amore. La giovane di Mira (Venezia), infatti, ha sposato un soldato ucraino conosciuto sul campo di battaglia. Dopo il matrimonio, al castello Bevilacqua in provincia di Verona, la foreign fighter ha lasciato i combattimenti, anche se rimane stanziata in uUcraina, dove si dedica alla raccolta di fondi per i cittadini ucraini in difficoltà. Lo scorso anno, Schiff aveva denunciato di essere stata picchiata e maltrattata nel corso di un rito figlio del nonnismo dell’aeronautica militare italiana, in occasione della consegna del suo brevetto di vol«Non sono particolarmente preoccupata – reagisce lei alla notizia-. Conoscevo un’altra lista in cui c’è anche il mio nome e in cui veniva chiesto a chi era nell’elenco di presentarsi alle autorità di Mosca e pentirsi, ma la cosa mi sembra abbastanza tranquilla. Credo che la mia storia nell’Aeronautica abbia reso i russi più rispettosi nei miei confronti». E ha aggiunto: «Molti degli italiani del nuovo elenco non li conosco. Io so già che sono sulle liste, ma appunto per me è abbastanza indifferente. Faccio molta attenzione ai social e in Ucraina l’intelligence ha chiesto sia a me che a mio marito Victor di stare attenti e controllare l’auto prima di partire».o.Chi è Rosario Aitala, giudice italiano ricercato in Russia
Spicca anche il nome del giudice italiano Rosario Aitala. Il motivo? Ha emesso un mandato d’arresto contro il presidente Putin. Il volto del giudice della corte penale internazionale è apparso ance in alcuni manifesti, affissi nelle città russe.
Secondo le autorità russe, infatti, il Vladimir Putin è notoriamente innocente, e per questo Aitala è stato incriminato in contumacia. La sentenza contro lo zar – riporta Rai News – sarebbe stata emessa in maniera consapevolmente illegale. Tra i profili di rilievo internazionale, si nota il nome della premier estone Kaja Kallas, probabilmente a causa della distruzione dei monumenti legati al periodo sovietico nel Paese Baltico.
A pubblicare la lista su X è Alessandro Orlowski esperto italiano di propaganda informatica. L’elenco completo, in cirillico non disponibile interamente sul sito ministero degli Affari Esteri di Mosca, dove però è possibile effettuare una ricerca per nomi. La lista intera è stata rilasciata e analizzata nel dettaglio da Mediazona, testata giornalistica indipendente e antiregime della Russia che ha reso il file disponibile su GitHub.
Di seguito la lista dei 25 italiani ricercati in Russia: Folco Renzo, Quinto Spinelli, Scaroni Giovanni Arsenio, Procope Ubaldo, Musco Giuseppe Umberto, Duzioni Filippo Paolo, Crisci Nino Gaetano, Vittorio Dordi, Gambino Salvatore, Rossini Felice Vito, Galletti Claudio Aliotta Gianluca, Lortikipanidze Besarion Gogievich, Scolozzi Pasquale, Bucci Roberto Carlo, Lanfredini Sandro, Angelucci Matteo, Riccolio Luca, Ballardini Leo Natale, Palli Marciano, Fabiani Massimo, Chiappalone Kevin, Di Massa Giovanni.
(da agenzie)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
MARINA DAVYDOVA: “SIAMO STATI TUTTI SCHEDATI, CI SIAMO SENTITI COME I CITTADINI RUSSI IN QUESTI GIORNI”… PIANTEDOSI CHIEDA SCUSA, NON SIAMO ANCORA IN RUSSIA
E’ arrivata la Digos a identificare la dozzina di persone che oggi pomeriggio a Milano voleva onorare con fiori la memoria di Alexei Navalny a Milano, in corso Como, sotto la targa in ricordo di Anna Politkovskaya, la giornalista russa anche lei dissidente perseguitata da Putin. Una pattuglia di passaggio, e destinata a un altro servizio, si è fermata vedendo delle persone davanti alla targa commemorativa e ha chiesto loro i documenti.
«Dopo l’uccisione di Navalny ci siamo mobilitati e siamo andati a mettere dei fiori in corso Como, volevamo avere insomma un momento di raccoglimento, ma eravamo pochi, una dozzina al massimo – spiega Marina Davydova, 41 anni, russa ormai trapiantata a Milano da tanti anni, iscritta all’associazione Annaviva che dal 2008 promuove la libertà di stampa e la tutela dei diritti umani nell’Est Europa. – . Ci siamo trovati sotto la targa per Anna Politkovskaja, grande giornalista russa assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006: il suo omicidio non è stato il primo e neanche l’ultimo della lunga lista di crimini commessi contro le decine e decine di giornalisti e oppositori del regime di Putin. Avevamo creato un evento Facebook e a differenza di altre iniziative che abbiamo promosso, in questo caso non abbiamo chiesto l’autorizzazione perché era solo una deposizione di fiori. Eravamo noi dell’associazione e sono venuti anche alcuni cittadini russi, ma appena arrivati sul posto si sono avvicinate tre persone che hanno cominciato a chiedere i documenti ai presenti».
Davydova racconta che questo ha creato grande stupore fra i partecipanti all’iniziativa, che era assolutamente pacifica e con un numero di partecipanti molto limitato. «Erano agenti Digos e noi siamo rimasti molto sorpresi, perché erano in borghese. Abbiamo chiesto spiegazioni e loro a quel punto ci hanno mostrato il tesserino. Quindi siamo stati tutti schedati e abbiamo dovuto lasciare loro anche l’indirizzo di residenza. Incomprensibile, non stavamo facendo nulla di illegale o di vietato, è una delle tante manifestazioni che abbiamo fatto negli anni, in genere anche molto più partecipate. Nessuno mai è venuto a identificarci. Insomma, anche se siamo in Italia, a Milano, ci siamo sentiti in qualche modo come si sentono i cittadini russi in questi giorni. Non mi sembra un crimine manifestare per la morte di un dissidente. Comunque ci ritroveremo a 40 giorni dalla morte di Navalny, come si usa in Russia, ma questa volta chiederemo l’autorizzazione».
A seguito di questo incidente, il senatore Pd Filippo Sensi ha proposto subito un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni Piantedosi. «Chiederemo conto di che Paese siamo», spiega l’esponente dem con un post su X.
Protesta anche Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione: “La polizia che ha identificato dei liberi cittadini riuniti sotto la targa di Anna Politkovskaja per commemorare Alexej Navalny deve aver sicuramente scambiato quell’angolo di Milano per una strada di San Pietroburgo o di Mosca. Confido che il ministro Piantedosi saprà dare le spiegazioni giuste e, se è il caso, prendere i provvedimenti adeguati”.
Domani, lunedì 19 febbraio, alle 19 ci sarà un altro presidio per Navalny in piazza Scala, indetta dall’associazione liberale Ponte Atlantico e dalla Comunità dei russi liberi di Milano.
«Abbiamo indetto questa iniziativa in contemporanea con l’analoga manifestazione di Roma, cui hanno aderito tutte le forze politiche dell’arco parlamentare – spiega Alessandro Litta Modignani coordinatore di Ponte Atlantico -. Accenderemo le torce dei nostri telefoni in segno di cordoglio e di sdegno. Alexey Navalny ha pagato con la vita la sua opposizione al regime criminale di Vladimir Putin e il suo assassinio non dovrà mai essere dimenticato. Contemporaneamente, in consiglio comunale, alcuni esponenti politici chiederanno l’intestazione con procedura d’urgenza di una strada della città a Navalny. Ci piacerebbe che fosse cambiata la denominazione di via Sant’Aquilino, dove ha sede il consolato russo. Siamo certi che alla manifestazione vorranno aderire tutte le forze politiche cittadine e che la proposta sarà approvata all’unanimità».
Alla manifestazione hanno già aderito Azione, Italia Viva, +Europa e altre forze politiche di ispirazione liberale e radicale.
(da agenzie)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
ELLY SCHLEIN ATTACCA: “I SOVRANISTI SULL’IMMIGRAZIONE HANNO FALLITO, A LAMPEDUSA DEI LORO SLOGAN NON SE NE FANNO NULLA”
Più ingressi legali, accoglienza diffusa sul territorio, missione europea di soccorso in mare, superamento della legge Bossi-Fini. Dopo giorni di emergenza a Lampedusa che hanno certificato la difficoltà del governo Meloni a gestire il fenomeno delle migrazioni, e dopo l’annuncio in fretta e furia di nuove norme decise oggi dal Consiglio dei ministri, il Pd risponde all’esecutivo lanciando una serie di proposte sul tema. “La destra italiana sull’immigrazione ha fallito”, si legge nel comunicato.
Meno di mezz’ora prima, Elly Schlein aveva attaccato Meloni: “Si ricordi che al governo c’è lei e si impegni a gestire il fenomeno migratorio anziché attaccare l’opposizione, perché a Lampedusa dei suoi slogan traditi non se ne fanno nulla e hanno bisogno di fatti”, aveva detto.
Il Pd, annunciando la sua strategia, ha ricordato “le tragedie di questi mesi nel Mediterraneo, i numeri degli arrivi irregolari cresciuti in modo molto significativo, il peso sconcertante sostenuto dall’isola di Lampedusa, la sensazione di grande difficoltà e solitudine denunciata a più riprese dai sindaci e dai Comuni”.
E ha accusato il governo di proseguire con una “narrazione folle”, una “strada demagogica” e “consapevolmente cinica, ma soprattutto inefficace”.
Le proposte del Pd di Schlein: riforma di Dublino, soccorso europeo in mare e accoglienza diffusa
Per prima cosa il Pd ha proposto di riformare il regolamento di Dublino, che “blocca i richiedenti asilo nel primo Paese di arrivo, spesso l’Italia”. Al contrario, bisognerebbe fissare una “condivisione obbligatoria dell’accoglienza tra tutti i Paesi Ue”, tenendo conto anche dei legami familiari di chi arriva in Europa, e anche permettendo a chi viene riconosciuto come rifugiato di spostarsi tranquillamente nell’Ue.
Poi i dem hanno rilanciato sul grande tema del soccorso in mare: “Serve una Mare Nostrum europea, per salvare le vite (ed evitare che Lampedusa divenga un hub naturale per il suolo europeo)”, si legge, mentre “la destra italiana si è sempre battuta contro la missione europea di ricerca e soccorso in mare”.
Ancora, servirebbe una “strategia europea” per investire in progetti e politiche che permettano lo sviluppo dei Paesi del continente africano. Gli accordi con i Paesi però devono “essere europei e fondarsi sulla salvaguardia del rispetto dei diritti umani”: un evidente riferimento ai recenti accordi del governo italiano con la Tunisia e a quelli più vecchi con la Libia.
Una volta che le persone migranti arrivano in Italia, la proposta è di puntare su “un grande piano per l’accoglienza diffusa, al fine di evitare grandi concentrazioni di persone accolte in poche singole strutture e in poche città”. Tanti piccoli centri, più facili da gestire, in cui fornire anche “consulenza legale e psicologica, insegnamento d’italiano, corsi di formazione”, insomma tutte cose che in parte c’erano già e sono state “progressivamente colpite dall’azione del governo”.
La risposta al traffico di esseri umani è semplificare gli ingressi legali
Per fermare il traffico di essere umani, la soluzione è puntare su una più forte “azione repressiva internazionale” e in più aprire “nuovi canali d’ingresso legali a tutti i Paesi Ue, sia per chi cerca protezione internazionale, sia per chi migra in cerca di lavoro”.
L’obiettivo deve essere “l’immigrazione legale”, mentre la destra sceglie di “lasciare che si alimenti la sensazione di insicurezza e crescano i numeri dei migranti senza dimora e senza diritti presenti nelle nostre città”. Per procedere a tutto questo, bisognerebbe anche superare la legge Bossi-Fini e dotarsi di una nuova legge sull’immigrazione.
Infine c’è il tema dei minori non accompagnati: la legge Zampa del 2017, che creava un percorso d’accoglienza a parte per loro, deve “arrivare alla piena applicazione”. Questo richiede più soldi e più personale ai Comuni. Allo stesso modo, bisognerebbe investire di più sull’accoglienza delle donne vittime di tratta e che hanno subito violenze e abusi.
Schlein: “In Italia non abbiamo politiche migratorie”
La segretaria Schlein ha commentato il piano del Pd a poche ore dalla sua pubblicazione, intervenendo all’assemblea annuale di Confindustria Trento: sulle politiche migratorie, ha detto, “abbiamo da anni in Italia un dibattito molto polarizzato, molto ideologico, che non aiuta a trovare soluzioni serie. Non abbiamo politiche migratorie degne di questo nome”. La leader dem ha ricordato che anche il presidente Mattarella “ha detto che vie legali e sicure sono la vera alternativa ai trafficanti”, e ha evidenziato che nell’attuale sistema del regolamento di Dublino “cinque Paesi europei su 27 hanno affrontato l’85% delle richieste d’asilo in Ue, e uno di questi è l’Italia”.
L’intervento di Schlein si è concentrato anche sulla “riforma della legge Bossi-Fini, che prevede che un datore di lavoro ti telefoni nel tuo Paese e ti chieda di venire nel nostro Paese. E questo non succede mai. Difficile che assumere qualcuno che neanche si conosce… Avere persone ricattabili crea dumping sociale e concorrenza sleale per le imprese che lavorano regolarmente”.
(da Fanpage)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
APPENA IL 40,4% HA FIDUCIA NEL GOVERNO MELONI
Secondo l’ultimo sondaggio realizzato da Dire-Tecnè con interviste effettuate il 15 e 16 febbraio 2024, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni è ancora il primo partito nelle intenzioni di voto degli italiani anche se prosegue il suo calo, seppur leggero.
Continua a recuperare terreno invece il Pd, saldamente secondo. Il partito di Giorgia Meloni è infatti al 28,4% (-0,1 rispetto a una settimana fa); seguito dal Pd di Schlein al 20% (+0,2).
Il terzo posto è ancora del Movimento 5 stelle, con il 16% (-0,2). A seguire troviamo Forza Italia stabile al 9,2%, un punto esatto sopra la Lega all’8,2 che perde lo 0,2%. Quindi Alleanza Verdi Sinistra risulta in salita al 3,9%, poi Azione al 3,8, Italia Viva è al 3% e Più Europa al 2,4.
Giorgia Meloni è ancora la leader più apprezzata dagli italiani, anche se in calo. Dietro di lei si piazzano Antonio Tajani, Giuseppe Conte ed Elly Schlein. Con il 44% delle preferenze la leader di Fratelli d’Italia si conferma quindi al primo posto (-0,2 rispetto a sette giorni fa), seguita dal segretario di Forza Italia Tajani al 33,9 (+0,1%). Sul gradino più basso del podio si colloca il leader M5S, Giuseppe Conte, al 30,8% (-0,1), tallonato dalla segretaria Pd, Elly Schlein, al 29,5%, che continua a incrementare leggermente il suo consenso (+0,1). Perde lo 0,1 il leghista Matteo Salvini, che scende al 28,7%. Seguono Maurizio Lupi (23,8%), Emma Bonino (23,7%), Carlo Calenda (20,9%), Angelo Bonelli (15,5%), Nicola Fratoianni (15,2%), Matteo Renzi (14,8%).
Continua a calare la fiducia anche degli italiani nel Governo Meloni. Il 52,6% degli italiani non ha fiducia nell’esecutivo, percentuale in aumento dello 0,1 rispetto alla scorsa settimana. Diminuisce anche la percentuale di chi invece ha fiducia che ammonta al 40,4% (-0,2%). Non sa il 7%.
(da Fanpage)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DEL PARTITO POPOLARE EUROPEO MANFRED WEBER TUMULA IL MELONI DREAM DI ESPORTARE A BRUXELLES UNA DESTRA COMPATIBILE COL PPE E DI CONDIZIONARE, DOPO LE ELEZIONI DEL 9 GIUGNO, I FUTURI ASSETTI DELLE ISTITUZIONI COMUNITARIE
Per Manfred Weber la morte di Aleksej Navalny è la dimostrazione che la Russia di Putin è un «violento regime dittatoriale». E l’assassinio dell’oppositore russo richiede un colpo di reni negli aiuti all’Ucraina, ma anche nel riarmo dell’Europa. Quanto alle elezioni europee, il leader del Ppe parla chiaro: «Non lasceremo che gli estremisti distruggano la nostra Europa. E intendo il Pis polacco, Orban, l’Afd e Le Pen».
Ma il politico conservatore tedesco puntualizza anche che sta continuando a lavorare per traghettare pezzi dei Conservatori nel Ppe
A proposito di aiuti all’Ucraina: Viktor Orban sta bloccando tutto. Da mesi.
«Perciò dobbiamo far sì che l’Europa possa parlare con una sola voce. Dobbiamo andare verso un sistema di voto a maggioranza».
Sì, ma se ne parla da anni. Non si può abolire il principio dell’unanimità senza l’unanimità. E Orban non lo accetterà mai.
«Non vedo iniziative serie da parte di Emmanuel Macron e Olaf Scholz. E allora dico: rovesciamo il tavolo. Se la Germania, l’Italia e la Francia prendessero la leadership su questo punto sono sicuro che metterebbero in moto una dinamica che porterebbe molti Paesi a riflettere ben bene sull’opportunità di restare soli con l’Ungheria. Il tempo sta per scadere».
In Germania sta accadendo qualcosa di incredibile: milioni di persone scendono in piazza da settimane contro l’AfD e a favore della democrazia. Cosa significa per il suo partito, la Cdu/Csu, dove qualcuno è ancora tentato dal far cadere il “muro” a destra per coalizzarsi con loro?
«Bisogna riconquistare gli elettori, questo è il primo imperativo. Per questo è importante che il patto migratorio sia stato appena finalizzato. Ma l’Afd resta un tabù assoluto, per noi».
Voi Popolari ci avete messo anni prima di liberarvi di Orban. Adesso il suo Fidesz potrebbe aderire ai Conservatori, guidati da Giorgia Meloni. Che ne pensa?
«Siamo cristiano-democratici e non lasceremo che gli estremisti distruggano la nostra Europa. E intendo il Pis polacco, Orban, l’Afd e Le Pen. Tutti coloro che mettono in discussione l’Europa nella sua sostanza. Che propagandano il nazionalismo e l’egoismo. Chiunque voglia parlare con noi deve essere filo-ucraino, filo-europeo e a favore dello Stato di Diritto. Per il Ppe, sono questi i tre principi fondamentali che rendono impensabile la formazione di una qualsiasi alleanza con l’Afd, le Pen, il Pis polacco o Orban».
Ma non teme che il Ppe si ridimensioni dopo le prossime elezioni europee?
«Sono piuttosto ottimista, perché abbiamo raccolto degli ottimi risultati in alcune elezioni recenti. E ci sono nuovi partiti che vogliono unirsi a noi. il Partito dei contadini olandesi ha già detto di voler entrare nel Ppe. Sono terzi, nei Paesi Bassi».
Qui a Monaco si è discusso molto dietro le quinte dei fondi americani bloccati per l’Ucraina. Che aria tira?
«L’Ucraina deve vincere la guerra. Non è solo una questione militare, ma di valori. Un anno fa ero a Bucha. Il sindaco mi ha raccontato come ha cercato di difendere la città quando i russi l’hanno invasa. Mi ha detto: “Signor Weber, ho vissuto il comunismo, la liberazione di Maidan ed elezioni libere. Sono stato eletto e voglio che i miei figli crescano nello stesso sistema libero e democratico”. Non dobbiamo certo spiegare agli ucraini perché stanno difendendo il loro Paese dai russi».
(da agenzie)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
“NON È LA PRIMA VOLTA CHE L’AMBASCIATA RUSSA CERCA DI INTERFERIRE SULL’ATTIVITÀ DEL PARLAMENTO ITALIANO E, TEMO, NON SARÀ L’ULTIMA”
«Non è la prima volta che l’ambasciata russa cerca di interferire sull’attività del Parlamento italiano e, temo, non sarà l’ultima. A meno che tutte le forze politiche del Paese — alcune delle quali cieche di fronte ai crimini di Putin — non reagiscano compatte a difesa del nostro spazio democratico».
La deputata pd Lia Quartapelle, attaccata per l’interrogazione sui tre neofascisti presenti alla commemorazione di Daria Dugin in ambasciata a Roma, dice di non essere spaventata. «Preoccupata sì, però: per ciò che un’aggressione così diretta ed esplicita a un singolo parlamentare significa».
Cosa significa, onorevole?
«Si tratta di un’intimidazione che purtroppo abbiamo già visto. Ricordo quando David Sassoli, da presidente del Parlamento Ue, fu inserito da Mosca fra le persone non grate per le sue posizioni sui dissidenti russi e l’invasione dell’Ucraina. In assenza di risposte forti, ce ne saranno ancora».
Come fa a prevederlo?
«Quando il nostro Parlamento viene attaccato dal governo ostile di uno Stato estero, se non c’è una reazione compatta di tutte le forze politiche si dà l’impressione che l’Italia sia una democrazia fragile in cui prevalgono le divisioni e le convenienze di parte, anziché la difesa della libertà delle nostre istituzioni. È su queste ambiguità che il regime di Putin gioca per condizionare la vita delle democrazie occidentali».
Teme qualcosa da quest’attacco?
«Non mi fanno paura. Trovo anzi controproducente il loro modo di relazionarsi con l’Italia. Frequentano i neofascisti, minacciano le Camere, uccidono gli oppositori, inquinano le elezioni in varie parti del mondo, come possono pensare che qui da noi si rafforzi l’idea che la Russia sia un Paese con cui è possibile dialogare?».
La timidezza della destra tradisce imbarazzo per via del gemellaggio della Lega con il partito di Putin?
«Le parole del vicesegretario Crippa sulla morte di Navalny sono orrende.
Sui rischi della propaganda russa servirebbe più consapevolezza. In questo senso, il mio caso è una cosa piccola rispetto a quanto accaduto venerdì. Putin ha mostrato ancora una volta la sua faccia più feroce.
Sulla quale, pure chi finora non ha voluto capire di cosa fosse capace, dovrebbe aprire gli occhi».
Cosa vedrebbe, se lo facesse?
«Un regime crudele e al tempo stesso impaurito. Dopo aver imprigionato, condannato e seppellito Navalny in una colonia siberiana, erano così terrorizzati da lui, dalla sua abilità comunicativa, dalle sue denunce, da avere la necessità di ucciderlo».
Mosca, e in Italia la Lega, dicono che non ci sono prove dell’omicidio.
«Biden ha dato per “incontestabile” la responsabilità diretta di Putin. Penso che le fonti del presidente Usa siano migliori di quelle di Crippa».
(da la Repubblica)
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Febbraio 18th, 2024 Riccardo Fucile
I PREZZI DELLE LOCAZIONI LIEVITANO: RECORD A PALERMO +38%
Gli italiani cercano sempre di più case in affitto, ma fanno fatica a trovarle. E intanto i prezzi volano: i canoni di locazione sono aumentati in media del 16,2% in un anno, con punte di oltre il 30%, come a Palermo, dove l’incremento è stato del 38 per cento. A fornire un quadro aggiornato del fenomeno è una ricerca, anticipata da Repubblica, di SoloAffitti, società di consulenza, gestione e tutela della rendita immobiliare che ha raccolto i dati su circa 3.600 contratti di affitto.
Nel 2023 la domanda è cresciuta in maniera esponenziale (+220%) rispetto all’anno precedente, mentre l’offerta, si legge in un passaggio del report, “è rimasta sostanzialmente stabile e non è più in grado di soddisfare la crescente richiesta”.
La capitale degli aumenti è Palermo
Affittare casa in città costa, in media, 100 euro in più al mese: 718 euro invece di 618. In testa alla graduatoria dei rincari c’è Palermo (+38%): il costo medio è 669 euro, ben 185 euro in più in dodici mesi. Dopo il capoluogo siciliano c’è Catanzaro (+25%), seguita da Milano (+11%), Cagliari (+9%) e Firenze (+7%). Trento, Genova e Ancona, invece, registrano il segno meno.
Stando sempre al dossier di SoloAffitti, nel capoluogo lombardo il canone medio è di 1.331 euro, a Catanzaro 547 euro, mentre a Cagliari è pari a 661 euro. Roma, con i 885 euro di affitto al mese, ha registrato un aumento del canone di appena l’1%: l’Accordo territoriale sui canoni concordati ha calmierato i costi.
Perché in affitto?
L’abitazione principale resta il primo motivo della richiesta di affitto anche se tra il 2022 e il 2023 si è registrato un calo del 4,9%, mentre è aumentata, seppur di poco (+1,8%), la richiesta di immobili in locazione per motivi di studio. Una percentuale importante (31,5%) è legata a questioni di lavoro.
Ma chi prende casa in affitto? Il 37,1% è costituito da coppie senza figli, mentre il 26,2% del totale degli affitti da una sola persona (+6% in un anno). Seguono le coppie con figlie (18,8%, in calo dello 6,5%) e due persone che condividono l’appartamento (17,7%).
Monolocali in centro città, il bilocale è il più ricercato
Per quanto riguarda la tipologia di immobile, i monolocali sono molto richiesti nelle zone di pregio e nei centri città, rispettivamente con una quota del 24,5% e del 24,4%. Ma in media è il bilocale (36,4%) il taglio più ricercato in tutte le zone, dal centro alle periferia.
Il quadrilocale, invece, è ricercato maggiormente in periferia (19,6%), poco in centro (10,9%). In generale è una tipologia che attrae il 14,3% di chi cerca una casa in affitto, ultima dopo il bilocale (in testa), il trilocale e il monolocale.
Università, stanze più care a Milano e Firenze
Anche per gli studenti universitari, che rappresentano più di un quarto del campione analizzato, la situazione non accenna a migliorare: il costo di una stanza singola è rimasto in media invariato rispetto al 2022, sebbene ci siano città come Milano e Firenze dove il prezzo medio è salito rispettivamente di 80 e 50 euro.
Il canone medio di una stanza singola è 303 euro, mentre la doppia costa 225 euro. La tripla, invece, si paga 174 euro. Sono in leggero aumento le stanze doppie, che registrano un rialzo di 20 euro; un incremento più significativo invece si registra per triple, in media più care di 50 euro.
A condizionare la scelta della stanza è soprattutto la vicinanza all’università e ai mezzi pubblici (98%), ma conta molto anche il wi-fi in casa (65%). Poca importanza al condizionatore (21%) e alla lavatrice e alla lavastoviglie (31%).
La “voglia” di affitto dei giovani
Ma cosa ha portato alla grande richiesta di affitti? Dal Centro Studi SoloAffitti viene spiegato che esistono due ragioni. La prima è legata a un cambio di paradigma: i giovani non hanno più il mito della casa di proprietà.
Al contrario, spiega l’amministratore delegato Silvia Spronelli, “hanno una vita più liquida e si spostano più facilmente, quindi tendono a non vincolarsi con l’acquisto di una casa di proprietà perché sanno che le loro esistenze e le loro necessità saranno mutevoli nel corso del tempo e l’affitto meglio si adatta a rispondere alle loro esigenze abitative”.
La seconda motivazione riguarda l’aumento dei mutui, che sposta quote di richiesta abitativa dal mercato della compravendita a quello dell’affitto. Le previsioni per il 2024 sono in linea con le tendenze già in atto: “La richiesta di immobili in affitto – spiega l’ad – continuerà ad essere sostenuta e un freno al caro affitti potrà arrivare solo da interventi volti ad aumentare l’offerta di immobili da affittare”.
(da agenzie)
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