Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
DAI FILMATI CHE RIPRENDONO IL PESTAGGIO NON SONO RICONOSCIBILI I VOLTI DEGLI AGGRESSORI (LO ATTESTA ANCHE UN ANTROPOLOGO).IL FERMO E’ AVVENUTO IL GIORNO DOPO… LE AUTORITÀ UNGHERESI ACCUSANO SALIS DI ESSERE AFFILIATA DELLA “BANDA DEL MARTELLO”, GRUPPO TEDESCO MA DAGLI ATTI DELL’INCHIESTA TEDESCA SUL GRUPPO NON RISULTA MAI IL SUO NOME… INIZIALMENTE ACCUSATA DI 4 AGGRESSIONI, POI SONO DIVENTATE DUE PERCHE’ NON ERA NEANCHE IN UNGHERIA… REFERTI MEDICI DI 5 E 8 GIORNI CHE NON GIUSTIFICANO L’ACCUSA, NESSUNA DENUNCIA DELLA PARTE LESA
Nella vicenda di Ilaria Salis, la maestra milanese di 39 anni, detenuta in carcere a Budapest per una presunta aggressione a due neonazisti durante una manifestazione di estrema destra, ci sono diversi punti ancora oscuri. Non esiste, al momento, una prova inconfutabile della sua colpevolezza. Ed è su questo che la difesa della donna sta lavorando.
La detenzione preventiva
A Salis, detenuta preventivamente da quasi un anno nel carcere ungherese della capitale in regime di isolamento, sono stati negati per ben quattro volte gli arresti domiciliari nel Paese di residenza, come chiesto dai suoi difensori ungheresi.
Nella prima udienza a porte aperte del 29 gennaio – quella nella quale mezza Europa l’ha vista ammanettata e portata al guinzaglio da un’agente – i giudici hanno confermato la custodia cautelare in carcere e rinviato al 24 maggio. Prima di quella data, però, i suoi legali italiani e ungheresi potrebbero ripresentare la domanda per i domiciliari in Italia, almeno fino alla sentenza di primo grado.
Le aggressioni postume
Ilaria è ritenuta responsabile di «lesioni con pericolo di morte» ai danni di due neonazisti aggrediti a Budapest, tra il 9 e il 10 febbraio scorso, durante la commemorazione del “Tag der Ehre”, Giorno dell’Onore, quando in Ungheria è permesso celebrare il battaglione nazista che nel ‘45 tentò di impedire l’assedio della città da parte dell’Armata Rossa.
Al momento dell’arresto – non in flagranza di reato – le venivano contestate quattro aggressioni ma le accuse per due di queste sono cadute poiché Salis non si trovava ancora in Ungheria in quei giorni. Salis è in carcere dall’11 febbraio 2023.
Pena sproporzionata
Per le lesioni riportate dai due neonazisti – dichiarate guaribili in 5/8 giorni – rischia fino a 24 anni di carcere. Ma si è sempre dichiarata innocente e per questo ha rifiutato la proposta della Procura di Budapest di patteggiare una condanna a 11 anni. «Sproporzionato – aveva detto il padre – visto che il massimo della pena per l’omicidio volontario è 12 anni».
Il filmato delle polemiche
La Procura ungherese ha acquisito un filmato della sicurezza di un ufficio postale nel quale si vede un gruppo di cinque persone che insegue due manifestanti di estrema destra. Quando i due cadono a terra, i cinque li colpiscono a calci e con un bastone. Nel video, i volti non sono riconoscibili e le vittime non sono mai state in grado di identificare gli aggressori. La stessa perizia dell’antropologo attesta che non è possibile assicurare la persona del video sia effettivamente Ilaria.
Il giallo dell’affiliazione
Oltre alle accuse di aggressione, le autorità ungheresi accusano Salis di essere affiliata della “Banda del Martello”, un gruppo fondato a Lipsia, in Germania, nel 2017 con l’esplicita «finalità di assaltare militanti fascisti o di ideologia nazista». Ilaria ha sempre negato, tramite i suoi avvocati, di farne parte. Come confermerebbe il fatto che dagli atti d’indagine tedeschi sulla banda, il nome di Salis non figuri mai.
(da La Stampa)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
A FINE NOVEMBRE LA GIORNALISTA FRANCESCA BRUNATI AVEVA RACCONTATO CON DUE LANCI D’AGENZIA LE CONDIZIONI DISUMANE IN CUI È DETENUTA A BUDAPEST LA 39ENNE ITALIANA… ORA LA REPORTER DENUNCIA: “C’È DA FARE UNA SERIA RIFLESSIONE E NON GLI SCOOP. QUI CI SONO IN GIOCO DEI DIRITTI FONDAMENTALI”
La notizia di Ilaria Salis, in catene nelle carceri ungheresi, era nota almeno dalla fine di novembre. Ma ci ha messo due mesi a “esplodere”. Segno che talvolta le cose non contano per se stesse, ma per una serie di altre circostanze. Politiche o mediatiche.
Il 1° febbraio Francesca Brunati, trent’anni di cronaca giudiziaria di Milano, con Giornale, Voce e ora Ansa, ha scritto su Facebook: “Questo post è dedicato a chi si fregia di aver fatto lo scoop e a chi vende esclusive in tv. Qui ci sono in gioco dei diritti fondamentali e una donna dimenticata per mesi da tutti. C’è da fare una seria riflessione e non gli scoop, per altro farlocchi”.
DUE LANCI
Il 29 novembre 2023 Brunati metteva in rete Ansa due lanci, intitolati “Anarchica in cella a Budapest, ‘guinzaglio ai polsi e topi’”. Il primo take cominciava così: “Detenuti al ‘guinzaglio’, obbligo di guardare il muro durante le soste nei corridoi, ‘malnutrizione’, scarafaggi, topi e cimici ‘nelle celle e nei corridoi’, ‘una sola ora di aria al giorno’.
E’ la descrizione delle condizioni carcerarie in Ungheria contenuta in una lettera inviata ai suoi legali milanesi, Eugenio Losco e Mauro Straini, da Ilaria Salis, la militante anarchica milanese arrestata lo scorso febbraio a Budapest per lesioni nei confronti di alcuni esponenti dell’estrema destra durante una contromanifestazione”.
La missiva, 18 pagine scritte a mano, era stata depositata alla Corte d’Appello di Milano dai difensori per chiedere di non dare esecuzione al mandato d’arresto europeo, e quindi al trasferimento in un penitenziario ungherese, di Gabriele Marchesi, indagato assume ad Ilaria Salis e arrestato in Italia. Ilaria Salis denunciava: “Per più di 6 mesi non ho potuto comunicare con la mia famiglia, sono stata costretta a indossare, in occasione dell’interrogatorio, avvenuto senza avvocato, vestiti sporchi, malconci e puzzolenti”.
IGIENE E MALNUTRIZIONE
Oltre alla mancata fornitura, al suo arrivo nel penitenziario, del “pacco con articoli per l’igiene personale” e al carrello che “passa per la colazione e per il pranzo ma non per la cena” che, a suo dire, dimostra un “problema di malnutrizione”, nella missiva, spedita al Consolato d’Italia a Budapest, poi consegnata in copia all’avvocato Losco, si denuncia che i detenuti sono al “guinzaglio”.
Durante la loro traduzione “oltre alle manette qui ti mettono un cinturone di cuoio con una fibbia a cui legano le manette. Anche i piedi sono legati tra loro: intorno alle caviglie – prosegue – mettono due cavigliere di cuoio chiuse con due lucchetti e unite tra loro da una catena lunga circa 25 cm. Poi mettono un’ulteriore manetta a un solo polso, a cui è fissato un guinzaglio di cuoio che all’altezza dell’estremità è tenuto in mano dall’agente della scorta. (…) legata così ho dovuto scendere diversi piani di scale. Si rimane legati così per tutta la durata dell’udienza e sono rimasta così legata anche per tutta la durata dell’esame dell’antropologo”.
La notizia data dall’Ansa era stata preceduta il 24 novembre da un pezzo sul manifesto (“Aggredirono i neonazisti, italiani nei guai in Ungheria”) e lo stesso giorno sull’Unità. Più avanti è arrivata una inchiesta a fumetti di Zerocalcalre su Internazionale (“In fondo al pozzo. Una storia di nazisti, galera e responsabilità”), sono arrivati Fabio Tonacci su la Repubblica prima di Natale e Corrado Formigli a Piazza pulita su La7 a metà gennaio. E pian piano il caso è finito su tutte le prime pagine.
(da Professionereporter)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
POI ATTACCA SANGIULIANO: “HA MANDATO LETTERE ANONIME CONTRO DI ME”
“Mi dimetto con effetto immediato da sottosegretario del governo e lo comunicherò nelle prossime ore alla Meloni”: è quanto ha detto Vittorio Sgarbi, che si trova al centro della bufera al Ministero della Cultura, con le segnalazioni del ministro Gennaro Sangiuliano sui compensi ricevuti dal critico d’arte.
E sullo sfondo c’è anche la vicenda giudiziaria, con l’inchiesta – attualmente in mano alla procura di Macerata – legata al quadro di Rutilio Manetti rubato nel 2013, che ha avuto una deriva mediatica, dopo le urla e gli insulti l’intervista volgari che Sgarbi ha rivolto al giornalista Manuele Bonaccorsi di Report .
L’augurio di morte ritirato
“Ho espresso le mie imprecazioni come fa chiunque”, si è ostinato a rivendicare anche oggi il sottosegretario parlando a margine dell’evento “La Ripartenza” organizzato da Nicola Porro a Milano. A chi gli chiedeva quale fosse, in seguito alla sue reazioni, l’immagine di lui che arriva all’estero, Sgarbi ha risposto: “Dobbiamo chiederlo all’estero. Il sottosegretario non ha rilasciato nessuna intervista quindi quelle erano immagini rubate. E uno nel suo privato può dire quello che vuole”. Quanto agli auguri di morte rivolti ai giornalisti afferma: “Ritiro il mio augurio di morte, mi scuso di averlo pensato e non sono più neanche un sottosegretario. D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario. Mi scuso – ha aggiunto – con i giornalisti che si sentono in pericolo di morte, perché ho detto: vorrei che tu morissi. Mi scuso, perché chi l’ha interpretato in una trasmissione che è stata particolarmente cruda, ma che era sostanzialmente una trasmissione con un’intervista non autorizzata, non voluta”, ha osservato. Poi ha aggiunto: “Io – sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario” e “non voglio essere sottosegretario”.
Le lettere di Sangiuliano
Lo ha ribadito anche durante l’evento, la sua lecture su Michelangelo ha spiegato che “l’antitrust ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo di aver accolto due lettere anonime, che ha inviato all’antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro”. Per questo “mi dimetto e lo faccio per voi”, ha specificato.
“È un colpo di teatro, sono due ore che medito se farlo o se non farlo”, ha confidato Sgarbi. La legge “consente che io, attraverso il Tar, indichi quelle cose che ho detto” ossia “che non può essere in conflitto di interessi chi non ha un lavoro, chi non fa l’attore, chi non fa il professore, chi è in pensione come professore e come sovrintendente. Io ho fatto occasionalmente, le occasioni possono anche essere quotidiane, conferenze come questa”.
Questa conferenza, “secondo quello che l’Antitrust mi ha inviato, sarebbe incompatibile, illecita, fuorilegge”. Quindi, “per evitare che tutti voi siate complici di un reato, io parlo da questo momento libero del mio mandato di sottosegretario. Avete comunque un ministro e altri sottosegretari e io riparto” e “da ora in avanti potro andare in tv e fare conferenze”, ha concluso Sgarbi.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
FABIO TAGLIAFERRI, VICINO A ARIANNA MELONI, E’ STATO SCELTO ALLA GUIDA DI ALES, LA SOCIETÀ DEL MINISTERO DELLA CULTURA CHE GESTISCE LE SCUDERIE DEL QUIRINALE… ALVISE CASELLATI, DIRETTORE D’ORCHESTRA E FIGLIO DELLA MINISTRA DELLE RIFORME CASELLATI AVREBBE INCONTRATO IL MINISTRO SANGIULIANO PER DISCUTERE DEL FUTURO VERTICE DELLA SCALA DI MILANO… LA DESTRA SPINGE PER FORTUNATO ORTOMBINA CHE ORA DIRIGE LA FENICE DI VENEZIA
«Basta con l’amichettismo, con noi va avanti il merito», rivendicava solo pochi giorni fa la premier Giorgia Meloni parlando in televisione. Sarà per la prossima volta o quella dopo ancora, visto che al vertice della società in house del ministero della Cultura, la Ales, c’è Fabio Tagliaferri. Un amichettissimo di vecchia data, uomo fidato di Arianna Meloni a Frosinone e dintorni che da ieri è sia amministratore delegato sia presidente della S.p.a. che tra le altre cose gestisce le Scuderie del Quirinale.
Se la militanza di Tagliaferri è stata premiata, presto potrebbe esserlo anche la figliolanza: Alvise Casellati, direttore d’orchestra e figlio della ministra delle Riforme Casellati avrebbe infatti incontrato nei giorni scorsi il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per discutere del futuro vertice della Scala di Milano. Come raccontato da Repubblica nelle scorse settimane, l’incarico di sovrintendente deve essere rinnovato nel 2025 ma il nuovo nome deve essere indicato un anno prima.
L’ optimum per la destra sarebbe che dopo Dominique Meyer arrivasse Fortunato Ortombina che ora dirige la Fenice di Venezia: qui l’anno scorso ha diretto alcune opere proprio Alvise Casellati che, se l’operazione andasse in porto, avrebbe la strada spianata in direzione Milano.
Tornando a Tagliaferri, per ricostruire la parabola dell’ultimo nominato nella società alle dirette dipendenze del ministero guidato da Sangiuliano, bisogna bussare direttamente a casa Meloni. Più precisamente ad Arianna, sorella d’Italia che ha trovato in Tagliaferri l’uomo giusto per rilanciare il partito a Cassino: lì il nuovo presidente di Ales si è occupato di ricomporre il quadro di Fratelli d’Italia e sistemare il puzzle delle alleanze in vista delle elezioni.
Il suo compito, ha spiegato quando è stato nominato (sempre su spinta di Arianna Meloni) dall’onorevole e coordinatore provinciale del partito Massimo Ruspandini, è «gestire esclusivamente questa fase elettorale che terminerà con le elezioni comunali della primavera prossima». Ed ecco com’è andata: a inizio gennaio Tagliaferri ha presentato una rosa di nomi che poi dovrà essere vagliata al tavolo presieduto da un altro fedelissimo di Meloni (sia Arianna sia Giorgia).
Ovvero il coordinatore di FdI nel Lazio Paolo Trancassini. La questione della solidità della coalizione non sembra esattamente risolta, visto che nella relazione redatta da Tagliaferri si dice semplicemente che Lega e Forza Italia, volendo, potranno anche loro presentare un nome. Non solo Cassino
Nel curriculum da alfiere di FdI c’è anche la qualifica di assessore ai Servizi sociali di Frosinone, Comune in cui Fabio Tagliaferri era già stato titolare dei Lavori pubblici. Dopo che il consiglio di amministrazione di Ales ieri ha approvato la sua nomina, sono arrivate le dimissioni da assessore: baci, abbracci e ringraziamenti dopo «ventisei anni di presenza pressoché ininterrotta tra gli scranni del consiglio comunale della nostra città è arrivato per me il momento del saluto». Il futuro in Ales lo aspetta. Nel suo passato invece c’è anche l’esperienza da autonoleggiatore che risulta sempre nel curriculum e l’impegno nel mondo dei boyscout
(da Repubblica)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
I SUOI TRE “LOTTI” SONO CREA, ISMEA E AGEA, CON LA COLDIRETTI COME AIUTO BRACCIANTE: AL CREA STA PER INSEDIARSI ANDREA ROCCHI, ALL’ISMEA L’EX MISSINO LIVIO PROIETTI E IN AGEA FABIO VITALE
Il potere concima chi lo ha. Il ministro Lollobrigida annaffia, Fratelli d’Italia cresce. Siamo andati a vedere le più importanti nomine del ministro dell’Agricoltura nei suoi tre “lotti”, Crea, Ismea, Agea, rispettivamente un ente di ricerca, un istituto per il mercato agricolo, un’agenzia che eroga sussidi, e abbiamo scoperto che la pianta matura rigogliosa, con l’amore e le cure della Coldiretti.
Al Crea, a presiederlo, sta per insediarsi, su proposta del ministro […] Andrea Rocchi, professore della Sapienza, un amico di vanga del ministro della Salute, Schillaci.
All’Ismea, il rastrello lo maneggia adesso Livio Proietti, ex segretario provinciale dell’Msi a Roma, ex deputato di An.
In Agea, c’è invece Fabio Vitale, per cui il ministro stravede tanto da fargli spremere a freddo anche le olive della sua Subiaco. E’ un hortus conclusus. Neppure Giovanni Donzelli può rubare i fichi.
Approfittando degli impegni del ministro Lollobrigida, ieri al Mimit, […] abbiamo sbirciato oltre il recinto. E’ vero che fuori ci sono le proteste dei trattori, ma le rivolte, come ha spiegato il presidente di Coldiretti, Prandini, riguardano soprattutto Francia e Germania, “perché in Italia siamo riusciti ad aumentare la dotazione economica nell’ultima finanziaria. Noi ci dobbiamo concentrare a Bruxelles”.
Trattori a parte, tutto questo consente a Lollobrigida di far crescere la lattuga romana di FdI. Quando il ministro ha nominato Raffaele Borriello suo capo di gabinetto ha scelto il miglior contadino possibile. Borriello è stato capo delle relazioni istituzionali di Coldiretti, ma prima ancora ha ricoperto l’incarico di direttore generale di Ismea, l’ente che in agricoltura offre servizi informativi. Da che mondo è mondo chi lascia si permette di suggerire un possibile sostituto.
Borriello, era il 2021, ha suggerito il nome di Maria Chiara Zaganelli. Ora si sono ritrovati come ai vecchi tempi. In Ismea ne restava però uno che non amava il radicchio di Lollo. Era il presidente Frascarelli. In questi casi il buon agricoltore lavora di innesto. In politica si chiama “commissariamento”.
A luglio l’Ismea è stata commissariata e al posto di Frascarelli è andato Livio Proietti, a 170 mila euro l’anno, ex deputato di An. Dato che adesso la pianta è dritta perché non dare una spruzzata di fitofarmaci, un po’ di denaro per irrobustirla? Chi si occupa di agricoltura nei mesi scorsi è rimasto infatti sorpreso.
All’interno del Milleproroghe, poi bocciato, era stato inserito un emendamento curioso, il 13.013. Riguardava le commissioni uniche nazionali. Sono commissioni che nel mondo agricolo e ittico monitorano le tendenze di mercato, i prezzi.
E’ un servizio assicurato da “Borsa merci telematica italiana” ma nell’emendamento passava a Ismea che veniva dotata, a partire del 2024, di ulteriori 750 mila euro. E’ andata male, ma l’agricoltore è testardo e non si esclude che possa riprovarci. Insieme a Ismea si è commissariato pure il Crea. E’ un ente di ricerca agrario.
Sul commissariamento di entrambi gli enti ci sono perplessità. Tante. In Crea è stato nominato come commissario Mario Pezzotti, che è esterno all’amministrazione pubblica, tanto che il solito vicino d’orto dice: “Ma perdonami, mastro Don Lollualdo, ma non c’era nessuno interno che potevi mandare al posto del presidente che hai sollevato?”.
Pezzotti è un genetista, e il solito vicino si chiede: “Ma mastro Don Lollualdo, se ti serve uno che rimette a posto l’ente, insomma, un economista, perché hai scelto un genetista?”. E infatti il presidente sarà il professore Rocchi, direttore del Centro di ricerca ImpreSapiens. Sono docenti d’area che FdI è riuscita ad agganciare grazie all’ex rettore e oggi ministro Schillaci
Il problema della lottizzazione, in questo caso la “lollizzazione” , è quasi sempre che si ricomincia daccapo. Due mesi prima che il Crea venisse commissariato era stata varata una norma. Veniva istituito un registro dei crediti di carbonio agroforestali, crediti destinati agli agricoltori che riducono CO2. Le linee guida non sono state emanate anche perché chi dovrebbe farlo attende di capire se i frutti li raccoglie un presidente o un altro
All’Agea, questo problema, a dire il vero, non si è verificato. E’ stato nominato, a inizio legislatura, un dirigente come Fabio Vitale, ex Mise, Inps, uno che […] starebbe inondando l’Italia di sussidi. E alla fine non ci sarebbe nulla di inedito, se solo questa destra la smettesse con la storia delle “carte che ora diamo noi”, se solo la smettesse di volere giornalisti che gli dicano “ma quanto siete bravi!”, se solo la smettesse di pensare che una critica, un sorriso di scherno debbano essere lavati con la prepotenza di ricino. Non ci sarebbe nulla di male se solo Meloni e Lollobrigida dicessero: “Cara Schlein, tu non puoi sapere quanto è buono l’amichettismo nostro con le pere”.
/da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
ALTRA NUOVA SANATORIA PER TUTTI I SOSPESI DEGLI ULTIMI 22 ANNI
La strategia del «fisco amico» non ha limiti, tanto da perdonare pure quelli che, dopo essersi messi d’accordo con lo Stato meno di un anno fa per regolare le tasse non pagate non hanno onorato i patti con l’Agenzia delle entrate.
Governo pronto a varare la sanatoria della sanatoria lanciando una ciambella di salvataggio ai contribuenti «decaduti» della rottamazione quater. La maggioranza lavora infatti a un emendamento al decreto Milleproroghe (attualmente all’esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera) per riaprire le porte della sanatoria sulle cartelle con lo sconto su sanzioni, interessi e aggio della riscossione. Un intervento che punta ad andare incontro, come detto, ai decaduti, vale a dire a coloro che avevano presentato la domanda di adesione entro giugno 2023 e poi non hanno rispettato le scadenze di pagamento.
L’ipotesi allo studio, già formalizzata in qualche correttivo parlamentare, è quella di riaprire i termini delle prime due rate, che sono scadute rispettivamente il 31 ottobre e il 30 novembre (anche se per la rottamazione è concessa una soglia di tolleranza di cinque giorni per perfezionare i pagamenti). Termini che, però, avevano già incassato per la verità una mini proroga nel corso della conversione del decreto Anticipi con la possibilità di recuperare entro il 18 dicembre i due appuntamenti saltati.
Occorre ricordare che la Rottamazione quater, dalla quale si stima un gettito di circa 11 miliardi, prevede un versamento unico (privo di interessi) oppure in un numero massimo di 18 rate (5 anni) consecutive, di cui le prime due, con scadenza, come ricordato, il 31 ottobre e il 18 dicembre 2023. Le restanti rate, ripartite nei successivi 4 anni, andranno saldate il 28 febbraio, il 31 maggio, il 31 luglio e il 30 novembre di ciascun anno a decorrere dal 2024. La prima e la seconda rata erano pari al 10% della somme complessivamente dovute a titolo di definizione agevolata, le restanti rate invece saranno di pari importo.
Il pagamento rateizzato prevede l’applicazione degli interessi al tasso del 2% annuo, a decorrere dal 1° novembre 2023. Per pagare i moduli allegati alla «Comunicazione delle somme dovute» della definizione agevolata, oltre al servizio «Pago-online», è possibile utilizzare i canali telematici delle banche, di Poste Italiane e di tutti gli altri prestatori di servizi di pagamento aderenti al nodo pago Pa.
In alternativa, è attivo il nuovo servizio di domiciliazione bancaria disponibile nella sezione «definizione agevolata» in area riservata, che consente di attivare o revocare l’addebito diretto delle rate sul conto corrente, anche intestato ad altro soggetto se autorizzato.
La Rottamazione quater riguarda tutti i carichi affidati all’Agente della riscossione nel periodo ricompreso tra il 1°gennaio 2000 e il 30 giugno 2022 inclusi quelli contenuti in cartelle non ancora notificate; interessati da provvedimenti di rateizzazione o di sospensione; già oggetto di una precedente misura agevolativa (la cosiddetta Rottamazione e/o saldo e stralcio), anche se decaduta per il mancato, tardivo, insufficiente versamento di una delle rate del precedente piano di pagamento. Sono invece escluse le somme dovute a titolo di recupero degli aiuti di Stato; crediti derivanti da pronunce di condanna della Corte dei conti; multe, ammende e sanzioni pecuniarie dovute a seguito di provvedimenti e sentenze penali di condanna.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
SEMPRE DEVOTI ALLA CAUSA FILOGOVERNATIVA
Da tempo sono colto dall’irrefrenabile desiderio di spegnere il televisore quando nel salotto serale di Lilli Gruber – Otto e Mezzo – appare il colorito malsano e il volto sfatto di Darth Vader senza maschera. L’ingombrante simulacro inizia a interrompere i presenti e snocciolare argomenti a capocchia, le sue labbra si piegano in una smorfia beffarda, e allora capisco che a invadere lo schermo non è lo scherano dell’impero, bensì niente meno che Mario Sechi.
Ossia il primo dei goalkeepers, i portieri del team presieduto dall’editore Antonio Angelucci, con il mandato di parare qualsivoglia argomentazione critica nei confronti della premier Giorgio Meloni; la puffetta mannara ossessionata dalla ricerca della propria mascolinizzazione.
Compito a cui il direttore di Libero, schierato (a parte un breve innamoramento per Mario Monti, che non denota particolare lungimiranza politica) in permanenza a destra nelle sue variegate colorazioni, ma sempre forcaiole/rissaiole, si dedica con una tale passione che oltrepassa abbondantemente l’impegno professionale.
Tanto da indurre la sensazione che i suoi chicchirichì siano analoghi a quelli del professore Immanuel Rath dell’Angelo Azzurro, pronto a lanciarli in totale sprezzo del ridicolo pur di compiacere la donna fatale Lola Lola. E se nella pièce cinematografica, diretta nel 1930 da Josef von Sternberg, la bella era Marlene Dietrich, ora l’oscuro oggetto del desiderio senile sarebbe Giorgio/a Meloni?
D’altro canto ogni occasione è buona per consentire al Sechi di manifestare la propria devozione. Come lunedì scorso, quando nel talk show di prima serata de La7 si parlava dell’ignobile vicenda della nostra connazionale Ilaria Salis, prigioniera da un anno nelle carceri ungheresi per non si sa bene quale reato, e nel frattempo sottoposta a condizioni sub-umane (dagli incatenamenti alla convivenza con le cimici; una salute sempre più precaria priva di assistenza medica).
E il sosia di Darth Vader si premurava di lanciare la palla nella tribuna negazionista per evitare si ricordasse che il Primo Ministro di un’Ungheria regredita alla barbarie è quel Viktor Orban amicone del/della Meloni (ossia chi se la prende con l’amichettismo altrui).
Un caso di ferocia mediatizzata che fornisce il rimbalzo all’incrudelimento della comunicazione destrorsa; nell’imbarazzante gara relativa tra la Lega salvinizzata e i giannizzeri meloniani.
Gli uni che si inventano video sulle aggressioni della maestra Salis neppure presente e solidarizzano con gli aguzzini ungheresi (“se è ammanettata qualcosa deve aver fatto”), gli altri che scambiano strumentalmente vantaggi elettorali con prese di posizioni le più estemporanee possibili (vedi il cognato ministro Lollobrigida che prova ad ammansire gli agricoltori in sciopero denunciando “fuori di testa” l’Ue di Ursula von der Leyen con cui il suo datore di lavoro e parente, in fregola da accreditamento, va ostentatamente a braccetto).
Difatti quello di Sechi è solo il caso estremo di annichilimento della discussione (a Roma la chiamano “buttarla in caciara”) per silenziare la controparte, senza il minimo interesse per l’annunciato approfondimento. Missione a cui sono precettati un po’ tutti gli esponenti filo-governativi; all’opera per pure e semplici (e pure palesi) azioni di disturbo per bloccare le tesi sgradite. Sempre di più usciti dal bigoncio di Libero: oltre all’inquietante Sechi, la smarrita e sempre in imbarazzo Brunella Bolloli o l’ammiccante Francesco Specchia. Cui – di volta in volta – si aggiungono la tracotanza dell’ex politico finiano passato alla corte di Fratelli d’Italia Italo Bocchino o il maestro del sofisma cavilloso Alessandro Sallusti. Il perfido a tassametro Pietro Senaldi.
Svergognati sempre in tiro, secondo ben precisi ordini di scuderia, a prescindere da eventuali (qualora ci fossero) opinioni personali. Nel caso, da celare accuratamente.
Appunto, gente che va in televisione soltanto per gorgogliare borborigmi che giustifichino l’insindacabilità della parte da cui si riceve il meritato emolumento. E creare un gorgo melmoso in cui precipitare il dibattito pericoloso. Dopo di che avrebbero pure la faccia tosta di pretendere il riconoscimento della propria professionalità. E l’annesso rispetto. Al massimo gli si potrebbe riconoscere il merito di aver confermato il principio tutto italico che la linea più breve per unire due punti argomentativi è l’arabesco.
Si può pure capire l’esigenza della testata di invitare mazzieri di destra nei talk show per assicurare alla trasmissione un’apparenza pluralistica molto politicamente corretta. Ma dato che le cose stanno come stanno, non sarebbe preferibile escludere cagnacci del centrocampo che partecipano solo per abbaiare, fare catenaccio e – alla disperata – creare mischioni? Se non altro per il superiore rispetto verso l’audience.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
“A GAZA UNA DELLE PIU’ GRANDI CATASTROFI UMANITARIE”
Oltre 800 tra diplomatici e funzionari americani ed europei hanno sottoscritto un documento in cui accusano il governo di Israele di «gravi violazioni del diritto internazionale» nell’ambito della risposta militare contro la Striscia di Gaza all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Chiedono una reazione più decisa degli Stati altrimenti, scrivono in un testo visionato fra gli altri dalla Bbc, c’è «il rischio di rendersi complici di una delle più gravi catastrofi umanitarie del secolo» con scenari di «pulizia etnica e genocidio». Uno dei firmatari della dichiarazione, un funzionario del governo americano con più di 25 anni di esperienza ha dichiarato alla BBC le sue preoccupazioni. «Le voci di coloro che comprendono la regione e le dinamiche non sono state ascoltate», spiega. «Quello che è veramente diverso qui è che non stiamo fallendo nel prevenire qualcosa, siamo attivamente complici. Questo è fondamentalmente diverso da qualsiasi altra situazione che io ricordi», ha aggiunto, parlando in anonimato. La dichiarazione è firmata da funzionari pubblici di Stati Uniti e 11 paesi europei tra cui Regno Unito, Francia e Germania.
Cosa c’è scritto nella dichiarazione di USA e ben 11 paesi europei
Nella dichiarazione si accusa Israele di non aver «nessun limite» nelle sue operazioni militari «che hanno provocato decine di migliaia di morti civili prevenibili; e… il blocco deliberato degli aiuti… mettendo migliaia di civili a rischio di fame e morte». «Esiste il rischio plausibile che le politiche dei nostri governi stiano contribuendo a gravi violazioni del diritto internazionale, crimini di guerra e persino pulizia etnica o genocidio», si sottolinea nel documento. Le identità di coloro che hanno firmato o approvato la dichiarazione non sono state rese pubbliche e la BBC non ha visto un elenco di nomi, ma risulta che quasi la metà sono funzionari firmatari ha almeno un decennio di esperienza governativa alle spalle. Un coordinamento senza precedenti. «È unica nella mia esperienza di politica estera negli ultimi 40 anni», ha dichiarato alla emittente Robert Ford, ex ambasciatore americano in Algeria e Siria.
(da agenzie)
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Febbraio 2nd, 2024 Riccardo Fucile
SCATTANO LE PROTESTE NEI SUPERMERCATI PER IL TAGLIO AGLI AIUTI ALIMENTARI, SI VA VERSO UN AUMENTO FINO AL 200% PER LE BOLLETTE ELETTRICHE, NEL PAESE SI REGISTRANO NUMEROSI BLACK OUT E INCIDENTI TRA LE FORZE DELL’ORDINE E I MANIFESTANTI CHE PROTESTANO
Dopo la sospensione decisa ieri sera, è ripresa la sessione della Camera dei deputati in Argentina per l’esame della legge Omnibus presentata dal governo che, per ottenere il voto favorevole da parte di gruppi del centro-destra disposti al dialogo, ha accettato numerose modifiche ed una forte riduzione degli articoli da oltre 600 a 385.
§A partire delle 12 (le 16 italiane), dopo gli interventi straordinari di vari deputati dell’opposizione, sono previste le dichiarazioni di 140 deputati, per cui è prevedibile che la discussione si trasformi in una nuova maratona di numerose ore, al termine della quale si dovrebbe approvare la legge in generale, per poterla poi esaminare successivamente articolo per articolo.
Nonostante la sospensione, sono continuati i contatti fra gli emissari del presidente ultraliberale argentino Javier Milei con i rappresentanti de PRO di Mauricio Macri, dei radicali (Ucr), di Hacemos Coalición Federal e di Innovación Federal, per rimuovere gli ultimi punti di divergenza, soprattutto per quanto riguarda le privatizzazioni e il numero di deleghe legislative assegnate all’esecutivo. Intanto partiti di sinistra, sindacati e movimenti sociali, culturali, ambientali e a favore dei diritti umani, sono tornati, come avvenuto ieri con forti tensioni con le forze dell’ordine, a concentrarsi davanti alla sede del Parlamento manifestando la loro opposizione alle riforme liberalizzatrici propugnate da Milei.
Mentre Buenos Aires è attraversata da una forte tensione politica col dibattito sulla legge Omnibus al Congresso, da un’intensa ondata di calore e numerosi black out, l’Unione dei lavoratori dell’economia popolare (Utep) si è mobilitata contro il ministero del Capitale umano guidato da Sandra Pettovello, denunciando il “taglio degli aiuti alimentari” alle mense.
La protesta dell’organizzazione sociale è arrivata di fronte ai supermercati in vari punti del Paese, con cortei e slogan (“Non si gioca con la fame dei bambini” tra i più ricorrenti), nel quadro dell’iniziativa “Pentole vuote”. Le organizzazioni hanno protestato anche sotto il ministero, e Pettovello le ha raggiunte all’ingresso, per avvertire che è disposta ad “occuparsi degli affamati”, ma “non dei leader” delle organizzazioni.
Il governo dell’Argentina applicherà aumenti di oltre il 200% sulle bollette elettriche e del 150% su quelle del gas a partire da febbraio, a cui si aggiungeranno aggiornamenti mensili. E’ quanto si apprende dal rapporto pubblicato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) dopo la revisione dell’accordo che ha concesso ieri ulteriori 4,7 miliardi di dollari in prestito a Buenos Aires. In cambio degli stanziamenti infatti, Buenos Aires si è impegnata a ridurre i sussidi energetici in modo che non superino lo 0,5% del Pil. Nell’ambito dell’accordo il governo – d’intesa con il Fondo – ha confermato che sarà a breve rimosso il ‘cepo’ cambiario, meccanismo che restringe l’accesso alle valute straniere in vigore dal 2011. Le restrizioni hanno come obiettivo principale quello di controllare l’uscita di denaro dal Paese e evitare le speculazioni con il dollaro.
A Buenos Aires si registrano nuove tensioni tra le forze dell’ordine e i manifestanti che protestano contro la legge Omnibus, bloccando la strada in prossimità del Congresso, nel secondo giorno di discussione del progetto di legge. Secondo la stampa locale ci sono almeno un ferito ed una persona fermata.
Le forze di sinistra nel corso del dibattito alla camera dei Deputati chiedono un intervallo per capire cosa stia accadendo fuori dal Parlamento. Le tensioni si registrano nel quadro del protocollo di sicurezza per eliminare i blocchi stradali. Come negli incidenti di ieri, la polizia ha fatto ricorso al gas lacrimogeno.
Al Congresso a Buenos Aires le opposizioni di sinistra hanno chiesto un intervallo fino alle 21 durante la discussione della legge Omnibus per gli incidenti tra manifestanti e polizia fuori dal Parlamento. La pausa non è stata concessa e in molti hanno lasciato l’aula, per tornare poco più tardi.
Gli incidenti tra le forze dell’ordine e i manifestanti che protestano contro la legge Omnibus fuori dal Congresso argentino a Buenos Aires sono iniziati quando la polizia ha insistito per far rispettare il protocollo anti-picchettaggio che vieta l’interruzione della circolazione stradale. Si sono registrati scontri tra i militanti e la polizia, che ha usato proiettili di gomma, gas lacrimogeni, idranti e manganelli per indurre i manifestanti a spostarsi sulla piazza o sul marciapiede.
(da agenzie)
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