Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
“PRONTI A IMPUGNARLA PRESSO LA CORTE COSTITUZIONALE”… “IL M5S? ORMAI SALDAMENTE PROGRESSISTA, IO NON SAREI MAI ENTRATA IN QUELLO DELLE ORIGINI”
L’autonomia differenziata è legge, e la prima presidente di Regione dei Cinque Stelle, la sarda Alessandra Todde, risponde così: “Siamo pronti a impugnarla presso la Corte costituzionale e useremo tutti i mezzi e strumenti possibili come Regione a Statuto autonomo. È il tempo di atti concreti”.
Come siamo arrivati all’approvazione dell’autonomia differenziata? Come è stato politicamente possibile?
Giorgia Meloni, pur di portare a casa il premierato, ha ceduto a Matteo Salvini avallando la secessione dei ricchi. Interi mondi produttivi, i sindacati, le associazioni di categoria si stanno dichiarando apertamente contrari a tutto ciò. Questa legge ha ricevuto una sonora bocciatura anche a livello europeo perché comporta rischi per la coesione nazionale e per le nostre finanze aumentando le diseguaglianze. Non ci sono benefici, se non per qualcuno che cerca di costruire il proprio consenso sulle spalle delle Regioni più povere.
Quali potrebbero essere le conseguenze pratiche per la Sardegna, da un punto di vista sociale ed economico?
L’autonomia differenziata impoverisce la Sardegna, le sottrae risorse essenziali per i servizi di base e va contro l’articolo 3 della Costituzione, secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge. La destra vuole spaccare l’Italia, indebolire il Sud e aumentare il divario tra le Regioni agevolando quelle più ricche. Questa è una legge iniqua e ingiusta che non solo peggiorerà ancora di più la sanità, l’istruzione, i trasporti, ma renderà più difficile la vita dei cittadini. La Sardegna si batterà con tutti gli strumenti possibili per difendere la Costituzione, i diritti, l’uguaglianza e la dignità dei sardi. Dalla Sardegna, passando per tante altre Regioni, faremo sentire che c’è chi dice no alla secessione dei ricchi.
Come? Il referendum può davvero ricompattare il centrosinistra e aprire crepe tra le destre?
Siamo pronti a impugnare la legge in Corte costituzionale, stiamo valutando di muoverci in tutte le sedi possibili per fermare questa riforma sbagliata. Credo che in questa battaglia in difesa dell’unità nazionale troveremo alleati anche nel centrodestra. Ci sono presidenti regionali che giustamente stanno evidenziando tutte le criticità di questa scelta. Sull’autonomia differenziata il centrodestra è già spaccato.
Questa legge è figlia della riforma della Carta fatta dal centrosinistra nel 2001…
Bisognerebbe aprire una riflessione anche su questo. Ma credo che il nostro impegno ora debba concentrarsi sul fermare questa riforma.
Passiamo ai 5Stelle: Beppe Grillo e Virginia Raggi sostengono che sia necessario tornare al M5S delle origini, quello del “né destra né sinistra”. Lei che ha vinto con una coalizione di centrosinistra cosa ne pensa?
Io non sarei entrata nel M5S se fosse stato quello delle origini. Vi ho aderito quando aveva già imboccato la strada del cambiamento, e capito che è un conto è stare solo all’opposizione, un altro è prendersi responsabilità di governo. Noi 5Stelle siamo ormai saldamente nel campo progressista, e io che ho fatto della mia storia politica una storia antifascista, sono nel Movimento anche per le sue battaglie di sinistra.
Lei la cambierebbe la regola dei due mandati? Grillo ha ridetto no, e Giuseppe Conte non la pensa poi così diversamente.
Io distinguerei. A livello parlamentare la rotazione può servire, perché fare più di due mandati può creare potentati. Però ritengo utilissimo mettere la propria esperienza a servizio dei territori o in Europa.
Ergo, permetterebbe ai parlamentari con due mandati di candidarsi nei Comuni e nelle Regioni e nelle Europee.
Assolutamente sì.
Come si rilancia il M5S?
Ricordando ai cittadini perché ci avevano votato, ossia per le nostre battaglie contro la povertà e la corruzione e per i beni comuni, come l’acqua pubblica. O per la nostra attenzione ai giovani, che abbiamo coinvolto in un apposito network.
C’è chi l’ha citata come possibile leader alternativa a Conte…
È una totale idiozia. Nessuno nel M5S ha un percorso come quello di Conte, che è stato due volte premier gestendo una pandemia, e che nelle Politiche ci ha portato a un risultato sorprendente. Vorrei meno ipocrisia, anche su questo.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
LA CIFRA CHIESTA E OTTENUTA DA UN IMPRENDITORE PER LA GESTIONE DEL VERDE NELL’ISOLA… 33 ANNI, FA PARTE DEL NUOVO CORSO MELONIANO
Un assessore del comune di Ponza è stato arrestato per concussione dai carabinieri
del comando di Latina.
Si tratta del consigliere comunale di Fratelli d’Italia Danilo D’Amico, che dal sindaco Francesco Ambrosino aveva ricevuto la delega ai Lavori pubblici.
D’Amico, 33 anni, è coordinatore territoriale di FdI a Ponza. Secondo l’accusa, D’Amico aveva chiesto e ottenuto 5 mila euro da un imprenditore romano. Una tangente, secondo gli inquirenti della procura di Cassino, utile per far ottenere all’imprenditore un futuro appalto da 50 mila euro per lavori di pulizia dei sentieri dell’isola. Sorpreso il sindaco Ambrosino, eletto nel 2022: «Il Comune è sbigottito e comunque estraneo a queste vili pratiche. Il consigliere D’Amico, nel caso fossero confermate le indiscrezioni, ha tradito la fiducia del sindaco e dei suoi elettori e quindi è immediatamente espulso dalla maggioranza consiliare. Ponza è più forte di chi le vuole male e male si comporta. Non è possibile vanificare gli enormi sforzi che quotidianamente vengono messi in campo».
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
IN MOLTI TEMONO CHE SIA UN CLAMOROSO AUTOGOL CHE RENDERÀ IL PAESE ANCORA PIÙ DISEGUALE. E ANCHE DENTRO IL CARROCCIO, MONTA IL DISAGIO… IL GENERALE VANNACCI FA IL CERCHIOBOTTISTA: “NON SONO NÉ FAVOREVOLE NÉ CONTRARIO”
Mercoledì mattina si è chiusa con l’approvazione della legge che istituisce l’Autonomia differenziata, provvedimento bandiera della Lega, una turbolenta settimana parlamentare. Lo scontro politico invece rimane accesissimo e promette strascichi.
Tra maggioranza e opposizione, naturalmente, ma anche all’interno dello stesso centrodestra. In sofferenza sono — apertamente, pur con relativi distinguo — gli amministratori e gli eletti di Forza Italia al Sud: duramente critico il governatore calabrese Occhiuto, alcuni deputati hanno disertato il voto, rivendicandolo, mentre il presidente siciliano, Schifani, si smarca. Ma è dentro FdI che serpeggerebbe un malessere ancora non emerso.
I dirigenti buttano acqua sul fuoco: «I nostri conoscono la legge che hanno approvato e quindi sanno quanto è falsa la storia che spacchi il Paese. È tutta propaganda». Tuttavia a preoccupare i meridionali meloniani e quanti hanno curriculum più breve nel partito, sono gli effetti politici e mediatici del provvedimento: «Se passa la tesi che con l’Autonomia arriveranno meno soldi al Sud, rischiamo di pagare cara la legge della Lega».
Dall’altra parte il provvedimento compatta ulteriormente le opposizioni, già ritrovatesi unite contro il premierato. I capigruppo del M5S Stefano Patuanelli e Francesco Silvestri fanno anche un’altra mossa: scrivono al presidente della Repubblica chiedendogli di «valutare l’opportunità di esercitare la sua prerogativa costituzionale», di «non promulgare la legge» e rinviarla alle Camere.
Un giudizio critico sulla legge italiana è contenuto in un documento reso pubblico, fin da prima che arrivasse all’approvazione definitiva, da Bruxelles: «La devoluzione di ulteriori competenze alle Regioni italiane comporta rischi per coesione e finanze pubbliche» si legge nel Country report della Commissione, dedicato all’Italia. «L’Europa non ha sempre ragione», replica la Lega.
Ma la spaccatura più evidente è proprio territoriale: se i presidenti di Veneto e Lombardia sono pronti ad avviare il negoziato col governo per l’Autonomia, cinque Regioni, in maggioranza del Sud (la Campania in prima fila), preparano il ricorso alla Consulta.
«L’autonomia differenziata? Non sono né favorevole né contrario», dice Roberto Vannacci. E questa uscita del generale sospeso, campione di preferenze per il Carroccio al Centro-Sud, racconta bene quali siano gli umori dell’elettorato leghista non tradizionale, cioè quello sotto la linea del Po, invaghito dal salvinismo nazionale, non dalla versione doc nordista.
«Avrei votato quella legge? Non voglio fare ipotesi. Le ipotesi saltano al primo colpo di cannone, come diceva Clausewitz», risponde il neo-eurodeputato della Lega, parlando con Repubblica. Gelido, insomma, sulla legge-bandiera iper patrocinata dai colleghi lumbard e veneti.
Non è solo Forza Italia, quindi, a tribolare, dopo gli attacchi all’autonomia del governatore della Calabria e vicesegretario, Roberto Occhiuto. Per i due junior partner di Meloni al governo, Antonio Tajani e Matteo Salvini, sono giornate da pompieri, per evitare che focolai sparsi per lo Stivale diventino falò di consensi.
Dentro FdI, Meloni è riuscita a imporre il diktat: niente strappi, tutti a difesa della norma. Linea ribadita ieri dal ministro siciliano Nello Musumeci, anche se ruvidamente: «La legge non pregiudica l’unità d’Italia, il Sud deve smettere di continuare a piangere».
Persino l’ala Rampelli, la più romana e dunque la meno entusiasta, pare allineata, anche se ora rivendica: «Subito la riforma per i poteri di Roma Capitale». Per dare l’idea di un bilanciamento. La fronda che non ti aspetti spunta invece nella Lega, che oggi con Salvini e Zaia festeggerà l’autonomia a Montecchio Maggiore, nel Vicentino.
Con le Europee, il vicepremier è riuscito a tenere a galla il progetto di Lega nazionale. Ma ora a un pezzo della classe dirigente del Sud si attorciglia lo stomaco. Sbuffi di malumore forti dalla Calabria. Qui il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, re delle preferenze alle Europee (22mila voti, il triplo di Vannacci in zona, per dire) ha definito l’autonomia «un pasticciaccio».
Chiamando «servi sciocchi» i deputati del suo partito che hanno sventolato la bandiera calabrese a Montecitorio. E ammettendo che potrebbe uscire dalla Lega, visto che FI lo corteggia: «Possibile che mi caccino, ma non è il primo dei miei problemi».
Altri 4 consiglieri (sui 6 della Lega in Calabria) sono sulla stessa posizione. Il Carroccio sparirebbe nella Regione del Centro-Sud dove alle Europee si è piazzato meglio, tolto il Molise: 9,19%.
È dovuto intervenire ieri Claudio Durigon, luogotenente di Salvini nel Meridione, per sedare le bizze. Riuscendo a far firmare un comunicato di tregua al gruppo. Ma anche in Abruzzo c’è fibrillazione. «In quel tessuto produttivo che si era avvicinato a Salvini», racconta il fondatore della Lega regionale, l’ex deputato Giuseppe Bellachioma, uscito un anno fa.
Pure FI si lecca le ferite. «Abbiamo fatto di tutto per migliorare la legge ma restano, nonostante questo, perplessità che si sia raggiunto un assetto di assoluta garanzia per il Sud», ammette la deputata campana Annarita Patriarca. Ieri Tajani ha telefonato ad Occhiuto, che per ora non farà ricorso alla Consulta, né aderirà ai comitati pro-referendum.
Il presidente siciliano Renato Schifani si è sganciato dal fronte del Sud, prendendosela col collega: «Tutta questa preoccupazione di Occhiuto non la condivido». C’entrano anche le guerre di posizionamento, le antipatie: Schifani avrebbe voluto essere vicesegretario di FI, invece è stato nominato in un ruolo laterale, presidente del Consiglio nazionale. Ma la frattura è anche politica. Fra gli azzurri c’è chi ipotizza una contromossa, per placare la fronda calabrese: portare il reggino Francesco Cannizzaro al Mef, come sottosegretario con delega ai “Lep”. Il cuore dell’autonomia. In questo schema, Flavio Tosi, deputato, dovrebbe rinunciare al seggio a Bruxelles per lasciarlo alla sottosegretaria attuale, Sandra Savino.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
ESPLODE ANCHE IN SICILIA IL MALCONTENTO IN FORZA ITALIA
L’autonomia differenziata rischia di spaccare l’Italia nei prossimi mesi e per
gli anni a venire, come hanno ripetuto tanti esperti. Intanto ha già spaccato il centrodestra. Se la prima crepa era confinata a Forza Italia, in Calabria, nelle ore successive si è propagata altrove, in altre zone del Mezzogiorno, fino a toccare altri partiti, come la Lega.
Lo smottamento è iniziato con conseguenze imprevedibili. Perché nessuno può dirsi al sicuro e gli effetti possono colpire anche Fratelli d’Italia. Nel partito di Giorgia Meloni monta una certa preoccupazione per il movimento di opinione, molto critico verso l’autonomia, che si sta creando al Sud.
Del resto, il primo campanello è suonato con il voto alle europee: il Pd di Elly Schlein ha preso più voti di FdI nella circoscrizione meridionale. E non è passata inosservata la lettera degli industriali di Napoli scritta poche ore prima del passaggio definitivo della riforma Calderoli alla Camera. L’invito era chiaro: «Fermatevi».
AUTONOMIA FAMIGLIARE
Il nervosismo più forte si coglie comunque dentro Forza Italia. Gli attacchi di Roberto Occhiuto, presidente della regione Calabria, sono destinati a lasciare strascichi.
«Il centrodestra rischia adesso un boomerang elettorale», ha detto il vicesegretario di FI in un’intervista a Repubblica. Peraltro aprendo uno scontro in famiglia. Appena a gennaio, Mario Occhiuto, senatore di FI e fratello del presidente, diceva in aula a palazzo Madama: «Chi teme che il paese possa spaccarsi per questa riforma può dormire tranquillo».
Intanto a macchia di leopardo i dirigenti azzurri prendono le distanze dalle scelte dei vertici. In Sicilia Renato Schifani, si è allineato alla strategia del segretario Antonio Tajani. «L’autonomia migliorerà i servizi», ha detto il presidente della regione Sicilia. Rinfocolando la sfida a distanza con Occhiuto, un lungo derby per avere maggiore peso nel partito al Sud.
Ma dentro Forza Italia siciliana non tutti la pensano allo stesso modo. Appena pochi giorni fa, Luisa Lantieri, vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana in quota Forza Italia, ha messo agli atti la propria posizione: «L’autonomia differenziata non la possiamo permettere». Un ragionamento messo in bella mostra sul sito personale di Edy Tamajo, “mr. preferenze” in Sicilia per FI: alle ultime europee ha ottenuto 121mila voti.
Non proprio un endorsement alla riforma leghista. Un altro campione di consenso in Sicilia, Marco Falcone (100mila voti alle elezioni di giugno), si era già espresso un mese fa. «Serve un ulteriore approfondimento», aveva dichiarato elencando una serie di dubbi.
Dietro le affermazioni di Schifani, dunque, i forzisti siciliani non sono così granitici. La vicenda indebolisce, su scala nazionale, la leadership di Tajani, che era uscita rafforzata dal voto delle europee. I malumori aumentano intorno a una strategia troppo accondiscendente verso gli alleati.
Forza Italia è debole: dal premierato all’autonomia, finendo ad altri dossier centrali, come il redditometro e i bonus edilizi, che hanno visto sempre soccombere gli eredi politici di Silvio Berlusconi.
Si sono limitati a gesti simbolici, ma sostanzialmente inutili, come gli ordini del giorno al ddl Calderoli e le dichiarazioni polemiche consegnate alla stampa, per esempio, sulla retroattività delle detrazioni del Superbonus.
RISVEGLIO TARDIVO
Il problema autonomia non ha solo le tinte azzurre di FI. A rompere il silenzio nella Lega, è stato Filippo Mancuso, presidente del consiglio regionale in Calabria, peso massimo del partito di Matteo Salvini in quella regione. Alle ultime europee è stato candidato, portando a casa 22mila preferenze. «La legge approvata si è rivelata un pasticciaccio difficile persino da decifrare», ha commentato.
L’accusa, consegnata a una nota ufficiale, è stata pesante: «Il parlamento, anziché prediligere la semplificazione e la chiarezza normativa, cedendo alla fretta che non è mai buona consigliera, ha approvato un testo confusionario». Altro che «riforma storica» come ripetono in coro i leghisti. Certo, quello di Mancuso, insieme agli altri dissidenti dell’autonomia, suona come un risveglio tardivo. Il ddl Calderoli era uno dei capisaldi del partito in cui milita ed era messo nero su bianco nel programma di governo. I correttivi andavano fatti prima.
E allo stesso tempo l’accelerazione sui tempi di approvazione era storia nota da settimane. Fatto sta che il clima tra i salviniani del Sud è quello del rompete le righe. Frotte di portatori di voti tacciono e meditano di migrare sotto altri tetti politici.
Per smorzare le tensioni, alcuni parlamentari meridionali del centrodestra si sono esposti. «Non potrei mai votare qualcosa contro la mia Campania che al contrario voglio vedere crescere per il bene dei nostri figli e della terra per cui mi batto da sempre e che merita il meglio», ha detto il deputato campano della Lega, Andrea Zinzi. Stessi toni usato da Marco Cerreto, eletto con Fratelli d’Italia a Montecitorio: «Non mi sento traditore per aver detto sì all’autonomia che consentirà alle regioni di essere centrali». Uscite pubbliche per provare a sedare gli animi.
Ma con lo sguardo rivolto all’eventuale attuazione della riforma: serve la definizione dei livelli essenziali di prestazione. Sul punto, comunque, il governo non è intenzionato a metterci un euro. Giancarlo Giorgetti lo ha fatto capire chiaramente: «La riforma punirà i cattivi amministratori, e premierà quelli bravi». Soldi in più? Di questi tempi nemmeno a parlarne.
(da editorialedomani.it)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
E’ ACCADUTO NELLA ZONA INDUSTRIALE DI BOLZANO
È salito a otto il numero degli operai coinvolti nell’esplosione avvenuta poco dopo la mezzanotte nello stabilimento Aluminium, in via Toni Ebner, nella zona industriale di Bolzano.
Gli elicotteri di soccorso Pelikan, Aiut Alpin Dolomites e Trentino Emergenza si sono messi in volo di notte per portare cinque feriti in gravi condizioni nei centri di grandi ustionati di diversi ospedali
Gli operai feriti con ustioni trasportati in ospedale in elicottero
Due operai sono stati ricoverati a Verona, mentre uno a Padova, uno a Milano e un altro a Murnau in Baviera. Le persone con ferite meno gravi sono state invece soccorse e trasportate a Bolzano.
Per il momento non si hanno notizie sull’identità degli otto, così come non sono ancora state chiarite le cause dell’esplosione. Anche l’esatta dinamica non è ancora stata ricostruita, è in corso l’inchiesta avviata dalla Procura di Bolzano. I forni dello stabilimento, si apprende, sono piuttosto recenti. Un contributo determinate per ricostruire l’accaduto dovrebbe arrivare dalle telecamere di sorveglianza
La dinamica dell’esplosione è ancora da chiarire
Secondo quanto è stato ricostruito finora, subito dopo l’esplosione è scoppiato un incendio e i dipendenti sono rimasti coinvolti nelle fiamme. L’incidente si è verificato nel reparto produttivo dello stabilimento siderurgico. Sul posto sono rapidamente intervenuti i Vigili del fuoco e la Polizia.
Nelle prossime ore è in programma un incontro tra magistrati, tecnici e pompieri. “Si tratta di un incidente gravissimo. Stiamo lavorando in stretto contatto con la Prefettura, gli organi inquirenti e la Protezione civile e la Sanità per capire meglio quali sono le cause di questo incidente. Daremo ovviamente tutte le informazioni appena ci sarà maggiore chiarezza su quanto avvenuto”, ha detto all’ANSA il governatore altoatesino Arno Kompatscher.
Nella fabbrica si produce alluminio dal 1936. Aluminium ha iniziato la produzione di estrusi in leghe dure nel 1976, divenendo leader nel mercato europeo.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
IL GIOVANE MORTO SCHIACCIATO MENTRE SISGTEMAVA UNA SEMINATRICE A BREMBO
Doveva essere il primo giorno di semina dopo mesi di pioggia, e Pierpaolo
Bodini stava preparando il macchinario quando una delle pesantissime ali si è abbassata e lo ha schiacciato a terra, uccidendolo sul colpo. Così è morto l’ex studente di agraria 18enne di Brembio, nel Lodigiano, nella mattinata di ieri giovedì 20 giugno, mentre lavorava all’interno dell’azienda agricola Bassanetti. L’amico e collega che era con lui, 20 anni, è stato ricoverato in caso di shock all’ospedale di Codogno
Le indagini sul rispetto delle norme di sicurezza
Sul caso, adesso, è stato aperto un fascicolo (per ora senza indagati) da parte della Procura di Lodi: il procuratore Maurizio Romanelli ha ordinato il sequestro del macchinario per le perizie del caso sul perno. Sono all’opera anche i carabinieri della compagnia di Codogno e gli esperti dell’Ats, che dovranno verificare il rispetto delle norme di sicurezza sul posto di lavoro. E accertare se Pierpaolo Bodini avesse le reali competenze per potersi occupare della riparazione di un mezzo agricolo, dal momento che, secondo quanto emerso finora, sarebbe stato assunto come operaio apprendista e non certo come manutentore.
Per il 18enne, da un anno circa, era probabilmente un’attività di routine tra le tantissime che portare avanti una cascina richiede. Ma era formato per questo ulteriore compito, e lo stava attuando con le maggiori tutele possibili? Oppure, come può capitare nelle piccole realtà, il ragazzo stava svolgendo una mansione che in realtà non gli competeva? Intanto sono già stati ascoltati i titolari dell’azienda agricola, così come sono stati acquisiti i documenti sulla posizione lavorativa e contributiva del ragazzo, quelli sulla formazione e la sicurezza aziendale.
La mamma: “Amava i trattori e il lavoro in campagna”
Quel che è certo è che Pierpaolo, o “Bodo” come lo conoscevano tutti in paese, a quel lavoro spesso faticoso era attaccato in maniera viscerale. E raccontava di questa sua passione con foto e video di mezzi agricoli, seminatrici, zappatrici e macchinari di ogni genere. “Capita di rado di trovare qualcuno davvero appassionato di quello che fa. Lui amava i trattori, amava stare tra i campi”, hanno raccontato infatti la madre e la zia del giovane, a poche ore dalla tragedia. “Era un grande lavoratore, con una passione enorme per il mondo dell’agricoltura”.
(da Fanpage)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
SATNAM, ABBANDONATO DAVANTI CASA DAL DATORE DI LAVORO, ANTONELLO LOVATO CON IL BRACCIO TRANCIATO GETTATO IN UNA CASSETTA DELLA FRUTTA, NON AVEVA PERMESSO DI SOGGIORNO NÉ CONTRATTO, E VENIVA PAGATO 4 EURO L’ORA
“Satnam Singh è il centesimo lavoratore straniero morto quest’anno in Italia, il decimo proveniente dall’India. Vale la pena sottolinearlo, affinché l’orrore e la rabbia scatenati dalla sua morte non facciano dimenticare alcuni elementi fondamentali”, sottolinea il giornalista Piero Santonastaso nel suo ultimo post sulla pagina Facebook ‘Morti di lavoro’, progetto che punta a raccontare e dare conto del fenomeno degli incidenti sul lavoro al di là dei dati ufficiali.
Chi è Satnam Singh
“Satnam Singh è il 31enne morto mercoledì 19 giugno all’ospedale San Camillo di Roma dopo che lunedì 17 una macchina avvolgicavi nei campi di Borgo Santa Maria (Latina) gli aveva tranciato un braccio, provocato fratture alle gambe e lesioni alla testa” prosegue “e dopo che il padrone Antonello Lovato, 38 anni, lo aveva abbandonato davanti casa con il braccio gettato in una cassetta della frutta”.
“Non aveva permesso di soggiorno esattamente come migliaia di altri migranti; non aveva un contratto esattamente come migliaia di altri migranti; veniva pagato pochi spiccioli per spaccarsi la schiena, esattamente come migliaia di altri migranti (tra i quali la moglie Alisha); non aveva diritto a una vita, esattamente come migliaia di altri migranti”, si legge ancora nel post.
Secondo il ‘contatore’ di ‘Morti di lavoro’ nel giugno 2024 sono già 70 gli infortuni mortali (sul lavoro 46; in itinere 24; media giorno 3,6) e nel 2024 534 (sul lavoro 409; in itinere 125; media giorno 3,1). A guidare la triste classifica la Lombardia con 84 morti (53 sul lavoro – 31 in itinere); 55 Campania (44-11); 44 Emilia Romagna (32-12); 43 Veneto (30-13); 42 Sicilia (29-13); 38 Lazio (25-13); 36 Toscana (30-6); 27 Puglia (22-5); 26 Piemonte (22-4); 20 Abruzzo (16-4); 18 Calabria (15-3).
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
IL SOGNO SPEZZATO
Satnam Singh si svegliava tutte le mattine all’alba, usciva di casa alle 6,30,
percorreva 8 chilometri in bici verso le serre della famiglia Lovato e, nel tragitto tutto uguale di salici e oleandri delle campagne pontine, attraversava anche via della Speranza. Fino a un anno fa Satnam viveva in una stalla di bufale, letteralmente, assieme a sua moglie Sony, che lavorava con lui. E avere un tetto vero, una pur misera e illegale paga da 4 euro l’ora per spaccarsi la schiena, era per lui una speranza.
Di un progresso nella sua condizione di nullatenente, di miglioramento verso un futuro da non invisibile, di coronamento del sogno di avere i documenti in regola e poter mettere al mondo dei figli a cui offrire garanzie.
È morto di questo, Satnam, di ricattabilità, di mancanza di diritti, di disprezzo verso di lui del suo sfruttatore, che quando l’ha visto senza un braccio ha pensato solo a disfarsene come una cosa che ormai non serve, anziché salvarlo.
L’ospedale più vicino, il Santa Maria Goretti, dista solo due chilometri in più.
«Era un ragazzo come me», dice Ilario Pepe, 30 anni, saldatore, che ospitava Satnam e Sony in via Genova, una strada di buche e villini non tutti rifiniti. «Uscivamo di casa assieme ma lui tornava molto più tardi». Satnam sapeva farsi voler bene. «Se c’era un gioco di mia figlia a terra, si chinava lui per non farmi abbassare — dice Noemi Grifo, 26 anni, moglie di Ilario e incinta —. Coltivava pomodori e zucchine dietro casa e ce le portava a tavola. Anche la sera prima che è morto».
Noemi ha due anni più di Sony, si affaccia per dare aggiornamenti e proteggerla: «Ancora ieri ripeteva “ mio marito è vivo”, è terribile». Lei è chiusa in casa, ha un malore, a metà mattina arriva un’ambulanza.
Giura che non prendeva affitto da loro, i citofoni sono sbiaditi, sulla cassetta delle lettere ci sono adesivi con i nomi, non quello di Satnam ma quello di un altro indiano che forse ha vissuto qui.
Marco Omizzolo, sociologo dell’Eurispes che studia da anni la comunità indiana dell’agro pontino (tra 25 e 30mila persone, regolari e non) spiega che in casi analoghi c’è un contributo spese minimo, ma che l’ospitalità c’è ed è sincera. «Nel 2009 la paga media nei campi era 50 centesimi l’ora, con gli scioperi del 2016 si è arrivati a 6, oggi i 4 euro di Satnam sono realistici».
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2024 Riccardo Fucile
SMENTITA LA VERSIONE DEI PROPRIETARI DELL’AZIENDA AGRICOLA
Mentre Satnam Singh detto Navi finiva schiacciato da un macchinario agricolo perdendo un braccio e fratturandosi le gambe, Antonello Lovato dell’azienda agricola Lovato in via del Passo a Borgo Santa Maria in provincia di Latina «non era in preda alla paura». Anzi.
E dopo aver scaricato il corpo di Navi davanti casa sua si è fatto una doccia, ha lavato il pullmino dal sangue di Navi e ha cercato due avvocati. Anche se la moglie Alisha detta Soni lo aveva pregato di portare il marito in ospedale.
A dirlo è un testimone che ha trascorso il pomeriggio di ieri a parlare con i carabinieri. La procura di Latina accusa il figlio di Renzo Lovato di omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro. Mentre la moglie ha confermato che a tutti sono stati tolti i cellulari per evitare che si chiamassero i soccorsi.
La quattordicesima ora
La Repubblica oggi ricostruisce cosa è successo negli ultimi momenti prima dell’incidente. Che è avvenuto nell’azienda da due milioni di euro di fatturato dei Lovato. Nella strada sterrata, sotto gli alberi che delimitano la proprietà. Sono le 17,20 di lunedì 17 giugno. Due squadre di otto persone, tutti indiani, sono nella loro quattordicesima ora di lavoro dall’inizio della giornata. Il trattore tira la macchina avvolgi-plastica, il braccio di Navi finisce incastrato dagli ingranaggi. E arriva l’amputazione.
Il testimone
Un testimone indiano che era lì in quel momento ha parlato con i carabinieri. «Il signor Lovato non era in preda alla paura. Ha trovato il tempo di spegnere la macchina agricola, caricare il corpo di Satnam sul furgone, abbandonarlo davanti a casa. È andato a farsi una doccia, ha lavato il pullmino e cercato due avvocati. La moglie di Navi lo aveva pregato di portarlo in ospedale», sono le parole riportate da Repubblica e dette ai carabinieri.
Mentre secondo altre testimonianze avrebbe anche lasciato un pezzo del braccio (l’altro non si trova) in una cassetta della frutta tra i rifiuti. Ilario Pepe, saldatore, che ospitava Satnam e Soni in via Genova, aggiunge altri dettagli: «La moglie urlava “mio marito si è tagliato” e non capivamo. Ho incorso Lovato che andava via per chiedergli spiegazioni e ho capito che non voleva aiutarlo: “Non è in regola”, mi ha detto. Poi ho visto Satnam che a stento respirava, credevamo fosse morto ma poteva essere salvato»
Satnam Singh era arrivato da Napoli. Sbarcando in Italia dopo una traversata sul Mar Mediterraneo.
(da Open)
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