Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL CALO MAGGIORE TRA GLI ITALIANI DEL CETO MEDIO-BASSO
Secondo l’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli pubblicato ieri dal Corriere della Sera, l’apprezzamento del governo Meloni, dopo due anni di lavoro a Palazzo Chigi, è sceso sensibilmente. Un dato che dovrebbe preoccupare la premier, anche se rispetto ad altri governo il suo risulta meno esposto al logoramento nel tempo.
Secondo l’analisi il gradimento per il governo Meloni al momento dell’insediamento poteva contare sul 51%. Ricordiamo che alle elezioni politiche i partiti che compongono la maggioranza ottennero poco meno del 44% dei voti validi.
Oggi però il gradimento per l’operato dell’esecutivo è sceso al 44%.
Il governo perde consensi in misura più consistente tra le persone di condizione bassa o medio-bassa, tra i ceti alti e i lavoratori autonomi, nel Nord-est.
Rispetto ai valori massimi di dicembre 2022, nella platea di chi ha una condizione economica bassa si passa da un gradimento per la premier dal 48% al 22,7% (-23,3%); tra coloro che hanno una condizione economia medio-bassa si passa da un gradimento del 57,5% al 40,1% (calo del 17,4%); chi ha una condizione economia medio-alta ha cambiato il suo giudizio sulla premier, con un gradimento che è calato 59,8% del 2022 al 50,4%. L’indice di gradimento, in coloro che hanno una condizione economia elevata, è sceso dal 62,7% al 57,8%.
Un calo nell’apprezzamento della premier lo fanno registrare anche pensionati e casalinghe: qui l’indice di gradimento è calato sensibilmente, per i primi si passa dal 59,6% al 42,5%; per le seconde si va dal 54,5% al 44,6%.
Su quali temi gli elettori bocciano il governo Meloni e su quali lo promuovono
Su tre temi però in particolare il giudizio degli elettori è positivo, al punto da essere superiore al consenso medio dell’esecutivo (indice 44): parliamo di politica internazionale, sostegno alle imprese e Pnrr. Sulla prima c’è un gradimento complessivo dle 46,8%. Su sostegno alle imprese il gradimento è del 45,3%. Mentre sul Pnrr la valutazione è in linea con quella sull’esecutivo, ovvero del 44%.
Al contrario ci sono alcuni temi su cui la valutazione è inferiore rispetto al gradimento complessivo. Parliamo di lavoro (39,2%), sostegno alle famiglie e contrasto alla denatalità (36,8%), pubblica amministrazione (34,7%), transizione ecologica e contrasto al cambiamento climatico (34,2%). Una valutazione molto al di sotto del gradimento complessivo la troviamo su riduzione delle tasse (28,6%), sicurezza (27,8%), giustizia (27,8%).
(da Fanpage)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
DI QUOTA 41 NON SI PARLA PIÙ. NEANCHE DI ALZARE LE PENSIONI MINIME. L’OBBLIGO DI VERSARE IL 25% DEL TFR AI FONDI COMPLEMENTARI (IDEA LEGHISTA) VIENE DECLASSATO A “PROMOZIONE SU BASE VOLONTARIA”
Si vive di più, nascono sempre meno bambini e bisogna «contenere la spesa pubblica». Ecco perché l’esecutivo di destra ha deciso di fare la riforma delle pensioni. Riaprire cioè la legge Fornero non per abolirla, come prometteva la Lega di lotta e governo. Ma per modificare i «criteri di accesso al pensionamento ». Nel breve termine si punta solo sulla volontarietà per trattenere al lavoro «le risorse ad alto know-how» della pubblica amministrazione. E quelle del privato «con incentivi alla permanenza». Ma nel medio periodo la musica cambia.
Lo scrive il governo stesso nel Psb, il Piano strutturale di bilancio inviato alle Camere venerdì notte. Il prossimo anno sarà di passaggio, con la conferma del pacchetto “flessibile” in vigore e già fortemente penalizzato con tetti, finestre e ricalcoli: Quota 103, Ape sociale, Opzione donna. Di Quota 41 non si parla più. Neanche di alzare le pensioni minime. L’obbligo di versare il 25% del Tfr ai fondi complementari (idea leghista) pare declassato a «promozione su base volontaria» dell’adesione ai fondi.
L’indicizzazione all’inflazione delle pensioni tornerà favorevole da gennaio, con i tre scaglioni Prodi-Draghi al 100-90-75%: «Non ci saranno altri tagli», ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ai sindacati. Aggiungendo però che il Parlamento è sovrano. In buona sostanza: se vogliono le minime, potranno tagliare loro. Il gioco delle tre carte.
Nel frattempo, per capire cosa ha in testa questo governo sulle pensioni, vale la pena leggere il Psb. [altro che pensioni anticipate, bisogna lavorare di più visto che la vita si allunga e l’offerta di lavoro si riduce (la popolazione in età attiva tra 15 e 64 anni, si legge nel Piano, si è ridotta di 1,8 milioni di unità tra 2013 e 2023). E dunque, in attesa della riscossa nelle culle, bisognerà ripiegare su sanità e previdenza integrative.
La bozza del Psb lo esplicitava ancora meglio: «Si provvederà a introdurre modifiche per la spesa pensionistica con l’adeguamento dei requisiti anagrafici di accesso al pensionamento». Diventato poi un meno forte «il governo si impegna» a modificare i «criteri di accesso», che coinvolgono però anche il numero di contributi versati, oltre che l’età.
Nel testo finito in Parlamento scompare l’obiettivo del «contenimento della spesa pubblica», mascherato dal più neutro «sostenibilità». Sparisce anche l’intento di operare per «le lavoratrici madri», salvate dall’aumento dei requisiti in quanto donne con figli. Finisce nel cestino pure l’intenzione di rivedere «il meccanismo di perequazione per i titolari di trattamenti pensionistici all’estero», probabile taglio dell’indicizzazione all’inflazione. Tentazione per ora accantonata.
Il Rapporto annuale dell’Inps, presentato qualche giorno fa, sottolinei la bassa età media reale di uscita dal lavoro (64,2 anni) rispetto all’età legale (67 anni). […] quella media è dovuta pure alle tante Quote leghiste. E che prima della riforma Fornero si viaggiava sotto i 60 anni. Alzare l’età, questo il nuovo pallino del governo. Fa bene ai conti. E anche alle statistiche dell’occupazione che si gonfiano con i lavoratori over 50. Anche questo scritto nero su bianco nel Psb.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
ALTRA MARCHETTA AGLI EVASORI DISONESTI, UNO SCHIAFFO AI FESSI CHE PAGANO LE TASSE REGOLARMENTE
Chi aderirà al concordato preventivo biennale 2024-2025 potrà regolarizzare le somme evase nel periodo 2018-2022.
Lo prevede un emendamento della maggioranza al decreto Omnibus approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze. Il concordato interessa una platea potenziale di 4,5 milioni tra autonomi e partite Iva.
Il ravvedimento operoso prevede che i contribuenti che entro il 31 ottobre aderiranno al concordato preventivo biennale pagheranno aliquote tra il 3 e il 15% sui maggiori redditi dichiarati nei due anni. E potranno sanare le somme evase nel quinquennio precedente. Vediamo come e perché.
L’assenza di sanzioni
L’impianto della sanatoria prevede un costo ridottissimo, senza sanzioni e interessi. Il calcolo della maggiorazione, spiega oggi Il Sole 24 Ore, prevede una maggiorazione forfettaria del 5% per chi ha un voto Isa massimo, fino al 50% per chi ha una maggiore inaffidabilità fiscale. All’imponibile si applicherà un’imposta sostitutiva articolata su tre aliquote, come per i versamenti del concordato preventivo. E che sarà del 10% per i voti Isa dall’8 in su; del 12% per i voti dal 6 all’8; del 15% per chi non raggiunge la sufficienza. È possibile anche sanare l’Irap con un’aliquota unica del 3,9%. Lo sconto è del 30% per il 2020 e il 2021, l’era di Covid-19. La sanatoria si chiude il 31 marzo 2025 con il versamento in un’unica soluzione o con 24 rate mensili.
I termini di accertamento
L’adesione al concordato preventivo biennale comporta un aumento dei termini di accertamento. Che arriveranno fino al 31 dicembre 2027 per chi sceglie il ravvedimento. Sarà invece più contenuto (un anno) per chi accetta solo il risultato del fisco con il concordato.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
TRA I TIFOSI COINVOLTI NEL MAXI BLITZ CI SONO ANCHE IL NERAZZURRO MARCO FERDICO E LUCA LUCCI, CAPO DEGLI ULTRAS MILANISTI CHE SI FECE FOTOGRAFARE CON MATTEO SALVINI, NONCHE’ CHRISTIAN ROSIELLO, BODYGUARD DEL CANTANTE FEDEZ
Gli agenti del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, della Squadra Mobile e della S.I.SCO di Milano stanno eseguendo decine di misure cautelari e decreti di perquisizione nei confronti di persone indagate a vario titolo per associazione per delinquere, con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, lesioni ed altri gravi reati. Gli indagati sono quasi tutti riconducibili alle tifoserie ultras di Inter e Milan e i reati connessi al giro d’affari legato al contesto calcistico.
L’operazione è in corso dalle prime ore di questa mattina da parte della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano.
Oltre all’attività degli agenti della Polizia altre misure sono state eseguite da militari del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (Scico) e del Nucleo Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Milano – Gico. Gli indagati sono quasi tutti riconducibili alle tifoserie ultras delle due principali squadre milanesi e i reati connessi al giro d’affari legato al contesto calcistico.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa alle ore 11 e 30 negli uffici della Procura della Repubblica di Milano alla presenza del procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del procuratore di Milano Marcello Viola, del questore di Milano Bruno Megale, del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Milan, Andrea Fiducia, del direttore del Servizio Centrale Operativo Vincenzo Nicolì, del comandante del Servizio Centrale Investigazioni Antonio Quintavalle e di investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza.
Tra gli ultras coinvolti nel maxi blitz della Polizia e della Guardia di Finanza, che ha portato a decine di misure cautelare e perquisizioni, ci sono, tra gli altri, uno dei capi ultrà interisti, Marco Ferdico, molto legato ad Antonio Bellocco, lo ‘ndranghetista ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, anche lui al vertice della curva nerazzurra e in carcere per omicidio.
E poi Luca Lucci, capo degli ultras milanisti, già condannato per droga e noto perché si fece fotografare nel 2018 con l’allora vicepremier Matteo Salvini alla festa per i 50 anni della Curva Sud. In più anche Christian Rosiello, bodyguard del cantante Fedez.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL PREZZO E’ GONFIATO DIECI VOLTE RISPETTO AL REALE VALORE
Mentre è impegnato nella campagna elettorale, Donald Trump ha trovato anche il tempo di procedere con le sue attività commerciali. Il tycoon potrebbe diventare nuovamente Presidente degli Stati uniti d’America: mancano circa quaranta giorni alle elezioni e dovrà vedersela con Kamala Harris. Nel frattempo, tra un impegno politico e l’altro, ha pubblicato un video in cui annuncia il lancio di orologi che portano il suo nome. Questa notizia ha creato parecchio scalpore: facendo due calcoli, sembra che il prezzo di alcuni modelli sia stato parecchio gonfiato, risultando così molto più costosi di quanto dovrebbero essere in realtà.
Donald Trump ha presentato al mondo gli orologi che portano il suo nome. Non è nuovo ad operazioni commerciali di questo tipo. Ha già concesso in licenza il suo nome per l’uso su numerosi prodotti, in passato per esempio ha lanciato le sneakers dorate e diversi altri prodotti con lo scopo di finanziare la campagna elettorale. Tante le spese da sostenere, a cui si aggiunge anche la a multa per frode finanziaria che è stato condannato a pagare. Gli orologi dell’ex presidente USA sono di due tipologie.
Fight Fight Fight
“Sono davvero speciali: li amerai. Sarebbero un fantastico regalo di Natale. Non aspettare, andranno a ruba” si legge nel post condiviso sulla piattaforma Truth Social con cui ha esposto il nuovo progetto nel campo del merchandising. Ci sono i crono subacquei Fight Fight Fight, tre modelli in limited edition (solo 1000 pezzi) placcati in oro 18K e con la firma di Donald Trump direttamente sul quadrante. Costano da 499 a 799 euro.
Poi ci sono quelli finiti al centro dell’attenzione, i Victory Tourbillon, messi in vendita a una cifra decisamente superiore.
I tre modelli da 100 mila dollari hanno attirato le maggiori attenzioni e le principali critiche. Si tratta di orologi disponibili in appena 147 esemplari numerati, in vendita però solo dal 2 in poi: “Il numero 1 è fuori mercato, perché è mio, ecco perché voglio che tu ne abbia uno” ha spiegato l’ex presidente. Sono realizzati quasi interamente in oro 18 carati e decorati con 122 diamanti VS1, con meccanismo tourbillon che ne migliora la precisione. I Victory Tourbillon vengono presentati sul sito ufficiale come “l’apice dell’orologeria di alta gamma”.
Vengono definiti “una dichiarazione di lusso senza limiti”. Ma queste belle parole non sono sufficienti a spiegarne il prezzo, che ai più è apparso decisamente sproporzionato.
In effetti molti orologi tourbillon spesso raggiungono cifre a sei cifre e oltre, ma sembra che in questo caso sia un prezzo gonfiato senza motivo. Ben Cook, creatore dei Ben’s Watches, ha commentato scettico: “Probabilmente ci vogliono non più di 15-16 mila dollari per realizzarli”. Gli hanno fatto eco atri esperti, seguiti da milioni di follower, che si sono domandati come si possa essere così scorretti e ingannare le persone in questo modo, con prezzi che non trovano riscontro nella qualità del prodotto, nei suoi costi di produzione.
Tutti i dubbi sugli orologi
Sul sito non ci sono informazioni su dove vengano fabbricati gli orologi o su chi li produca. Un disclaimer rivela però che né Trump né la sua azienda hanno progettato, prodotto, distribuito o venduto gli orologi. Viene specificato solo che un’azienda chiamata TheBestWatchesOnEarth LLC ha concesso in licenza il nome Trump per vendere la collezione. Si legge anche che tutte le vendite vengono fatte tramite pre-ordine e non sono previsti rimborsi, quindi sono definitive. Non solo: non è detto che acquistando l’orologio si riceva esattamente ciò che si è visto sul sito. C’è infatti scritto: “Le immagini mostrate sono solo a scopo illustrativo e potrebbero non essere una rappresentazione esatta del prodotto”.
Infine non sembra ci sia un diretto legame col finanziamento della campagna elettorale. Sul sito si legge, in basso, appena appena visibile: “GetTrumpWatches.com non è politico e non ha nulla a che fare con alcuna campagna politica. Gli orologi Trump sono pensati come oggetti da collezione per il solo divertimento individuale, non per scopi di investimento”.
(da Fanpage)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
E SUI SOCIAL ESPLODE LA PRESA PER I FONDELLI PER IL PREZZO TROPPO ALTO PER UN PRODOTTO NON ALL’ALTEZZA: “SE QUALCUNO COMPRA UNO DI QUESTI. BEH, HO UN PONTE DA VENDERVI…”
A meno di quaranta giorni dalle presidenziali americane, Donald Trump non ha ancora svelato come intende contrastare l’aumento dei prezzi al consumo, però ha le idee chiare su come gonfiarli: il tycoon ha messo in vendita un orologio tipo Rolex, personalizzato, d’oro e diamanti, per la modica cifra di centomila dollari. Ma alcuni esperti hanno bollato l’offerta come truffa, e indicato l’orologio come un modello che potrebbe valerne quasi dieci volte meno
“Ciao a tutti, è il vostro presidente, Donald J. Trump”. Comincia così il video introduttivo pubblicato su Truth del lancio del “Victory Tourbillon”, con un’enfasi che ha ricordato le parodie del Saturday Night Live. Il “Victory” fa parte di un lancio di prodotti per raccogliere fondi per la campagna elettorale, e che include crono subacquei “Fight Fight Fight” da 499 dollari, e altri modelli in argento o oro rosa.
La promozione arriva nelle ore in cui i legali dell’ex presidente hanno presentato un nuovo appello per congelare il pagamento allo Stato di New York della multa da 450 milioni di dollari stabilita dal tribunale di Manhattan per frode finanziaria. Il modello da 100 mila dollari ha attirato le maggiori attenzioni, e le critiche.
“Probabilmente – ha commentato su Instagram Ben Cook, creatore dei Ben’s Watches – ci vogliono non più di 15-16 mila dollari per realizzarli”. E non più di cinque ore di lavoro. Il distributore Adam Golden, che su Instagram ha un account che si occupa di orologi, è stato meno diplomatico. “Se qualcuno compra uno di questi – ha scritto, indicando i Trump Watch – beh, ho un ponte da vendervi”.
Altri esperti, seguiti da milioni di follower, si sono chiesti: “Ma chi può pensare di ingannare la gente in questo modo?”. [La campagna punta a venderne 147, numero simbolo considerato che Trump sogna di diventare il 47° presidente degli Stati Uniti. Ogni orologio sarà numerato, a partire però dal “2″. “Il numero 1 – spiega l’ex presidente – è fuori mercato, perché è mio, ecco perché voglio che tu ne abbia uno”. “Ne farete un grande regalo di Natale”, aggiunge, andando oltre la scadenza dell’Election Day del 5 novembre
(da La Repubblica)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
ALL’ORIZZONTE UN GOVERNO DI LARGHE INTESE TRA I POPOLARI DI NEHAMMER E I SOCIALDEMOCRATICI (I PRIMI SONO SCESI AL 26%, LA SINISTRA AL 21)
Una debacle per i due partiti che hanno governato l’Austria per tutto il secondo dopoguerra, socialdemocratici e popolari, e un trionfo per l’estrema destra Fpoe.
Il partito di estrema destra guidato da Herbert Kickl, l’uomo che ha promesso di orbanizzare l’Austria e ha fondato insieme all’autocrate magiaro i “Patrioti” europei, segna due record: incassa il miglior risultato della sua storia e arriva primo, con il 29% dei voti. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini è tra i primi a complimentarsi: «Premiati i nostri amici, una delegazione sarò con noi a Pontida».
Una campagna elettorale che Kickl ha condotto su temi radicali e assonanze sinistre, a partire dalla promessa di essere un hitleriano “Volkskanzler”. Ieri sera Kickl ha parlato di una «parola di potere» espressa dagli elettori. Ma è molto difficile pensare che diventerà cancelliere.
È stato il capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, a evocare la Costituzione per dire che l’incarico sarà dato a chi ha le migliori chance di governare, «a chi ha più del 50% e non il 49,5%». E ha ricordato la sua bussola personale nella scelta del capo di governo: «Qualcuno che tuteli i principi della democrazia liberale ».
Secondo la maggioranza degli analisti, è difficile che ci sarà un nuovo governo in Austria prima di Natale. E, a parole, sembra reggere il cordone sanitario verso Kickl. L’ex ministro dell’Interno, per ora, resta senza opzioni per ottenere una maggioranza.
Il “kanzlerbonus” di cui si parla nei Paesi di lingua tedesca, il vantaggio competitivo del cancelliere in carica non c’è stato per Karl Nehammer. Che dopo aver governato con i Verdi crolla al 26%, giù di undici punti rispetto alle ultime elezioni.
La Oevp «è il partito del centro», e Nehammer è sembrato di nuovo escludere un’alleanza con Kickl e l’estrema destra. La Fpoe, però, alla luce del risultato straordinario, potrà reclamare minimo la presidenza del Parlamento.
I socialdemocratici guidati da Andreas Babler registrano il peggior risultato della storia e precipitano al 21%. Ma la sinistra soffre in generale: insieme, Socialdemocratici, Verdi, Comunisti (Kpoe) e altri partiti progressisti non arrivano al 31%: è il peggior risultato dal 1945.
La Spoe resiste solo nelle zone urbane e soprattutto nella “rossa Vienna”, dove raggiunge il 30%, dieci punti sopra l’Fpoe. Anche i Verdi sono delusi, si fermano all’8%
Per la prima volta nel dopoguerra i due partiti tradizionali, Oevp e Spoe, raggiungono a malapena il 50% . È probabile che alla fine sarà il cancelliere uscente, Nehammer, a dare le carte del nuovo governo ricercando una coalizione con la Spoe e i Neos. E c’è chi teme che alla fine Nehammer potrebbe tergiversare per mesi per poi cedere a negoziati con la Fpoe, mentre il presidente della Confindustria austriaca, in maniera inusuale, si è espresso a favore di un’alleanza Popolari-Fpoe piuttosto di avere un governo con la Spoe. Per l’Europa sarebbe una pessima notizia: l’estrema destra potrebbe ostacolare il sostegno all’Ucraina e i pacchetti di sanzioni contro la Russia.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
COME TUTTE LE ULTRA-DESTRE D’EUROPA, CAVALCA L’ODIO PER I MIGRANTI ED È PUTINIANO E ANTI-AMBIENTALISTA… IL SOGNO? UNA DEMOCRAZIA PLEBISCITARIA, DOVE VIA REFERENDUM SI PUÒ REINTRODURRE LA PENA DI MORTE…IN UN PAESE NORMALE SAREBBE GIA’ IN GALERA
“Heimat, helden, Hegel”. È questo il pantheon del trionfatore delle elezioni in Austria, Herbert Kickl: patria, eroi, Hegel. Classe 1968, ex studente di filosofia, ex ghost writer di Joerg Haider, ossia dell’uomo che si è reinventato l’estrema destra ed è riuscito nel 2000 a farla andare per la prima volta al governo, Kickl è stato a lungo ritenuto troppo estremista persino per fare il ministro.
Nel 2017, quando finalmente lo divenne, il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, commentò, scioccato, che era «una bomba». E Kickl gli fece sapere che «la disinnescheremo insieme ». Il capo dello Stato, stavolta, è stato più esplicito: non gli darà l’incarico da cancelliere. E il fatto che il leader della Fpoe abbia condotto un’intera campagna elettorale definendosi “Volkskanzler” come Adolf Hitler, non ha aiutato certo ad ammorbidire la posizione di Van der Bellen.
Ma è un tragico segno dei tempi che i nuovi leader dell’estrema destra non debbano neanche più “de-diabolizzarsi”, ossia rincorrere l’elettorato centrista per vincere le elezioni. Più sono radicali, più vincono. Esattamente come l’Afd in Germania.
Grande appassionato di sport estremi, ascetico, maniacale nel proteggere la sua vita privata, Kickl è riuscito stavolta persino a battere l’uomo che lo attirò verso la politica, il suo mentore, Joerg Haider.
Nel 1999 il carismatico e controverso capo dell’estrema destra austriaca aveva sfiorato il 27%, l’ex ministro dell’Interno è riuscito a incassare il 29%. E se in questa campagna elettorale ha cercato di darsi un’aria più da statista, non ha mai nascosto le sue idee e le sue frequentazioni radicali.
Nel 2021 cavalcò le proteste “no vax” nelle piazze di Vienna accanto a identitari, neonazisti, militanti di estrema destra come Gottfried Kuessel. E anche al comizio di chiusura della campagna elettorale, venerdì, ha parlato di un «regime da Covid».
Da anni, parla di «follia gender» e si scaglia contro la tradizione del Parlamento di tingersi di arcobaleno nel mese del Pride, detesta la presunta «follia woke», i sessantottini, persino gli «Horckheimer, gli Adorno e i Marcuse» come urlò una volta in Parlamento, nel lontano 2009. E come l’intera, nuova destra europea, attacca quotidianamente quello che definisce il «comunismo ecologista ». E negli ultimi mesi non ha neanche escluso di voler reintrodurre la pena di morte, «se decisa da un referendum».
Kickl punta dichiaratamente a una democrazia plebiscitaria, basata proprio sui referendum. E poi ci sono i suoi legami strettissimi con la Russia di Vladimir Putin, e una coerente campagna elettorale improntata alle fandonie sulla “pace” con il Cremlino, ad attacchi presunti “guerrafondai” tra i partiti tradizionali che hanno sempre garantito il sostegno all’Ucraina.
Quando era ministro dell’Interno, l’Europa intera rimase scioccata quando Kickl ordinò alla polizia di eseguire un blitz nel quartier generale dei servizi segreti interni. Col senno di poi è chiaro che da ministro volesse rovinare il lavoro di una funzionaria che indagava sull’estrema destra. Ma la spettacolare azione che umiliò l’intelligence creò un danno enorme alla reputazione di Vienna. Per anni, i servizi stranieri diffidarono dei colleghi austriaci
Infine, c’è da sempre un tema d’elezione, per Kickl: l’immigrazione. Sono famosi gli slogan puerili in rima baciata che inventò in passato – «mehr Mut fuer unser Wiener Blut» («Più coraggio per il nostro sangue viennese») o «daham statt islam» («la patria al posto dell’islam»). Anche negli ultimi mesi, però, ha continuato a proporre il progetto di un’Austria «omogenea», che ricorda tempi bui e teorie che sembravano sepolte. Kickl promette una “Fortezza Austria”, parente stretta del marchio “Austria first” che il suo partito coniò anni prima di Donald Trump.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2024 Riccardo Fucile
IL LOOK “FLUIDO” È IDENTICO A UN VECCHIO POST SU FACEBOOK DEL 2020, E SCATENA I COMMENTI SUI SOCIAL: “SE SI PRESENTASSE A SCUOLA COSÌ GLI DAREBBERO 5 IN CONDOTTA…”
Al ministro Lollobrigida sono sfuggiti i diktat estetici di Giorgio Armani secondo cui un uomo deve indossare i bermuda solo «su una spiaggia o in giro per vacanza, perché c’è sempre una questione di appropriatezza». Meglio nascondere al maestro che «Lollo» li ha messi invece a un dibattito in occasione del G7 sull’agricoltura, per di più camouflage, ossia mimetici e con una camicia bianca che aveva bisogno di una bella stirata. Stesso look che sfoggia in un post su Facebook datato 2020.
Chi glielo dice adesso a Lollobrigida che ha un’eleganza fluida. Forse si è ispirato all’attore Pedro Pascal, quello del film Il Gladiatore 2, che sul red carpet del Met Gala ha sfoggiato degli shorts e non lo smoking. Chissà. Certo è che se la destra si vanta di «conservare» valori e tradizioni, quel bermuda rovina la narrativa. Forse oltre che dell’egemonia culturale dovrebbe preoccuparsi anche di quella dello stile.
Un vestiario che non è passato inosservato e che sui social network ha riscosso molta ironia.
A postare la foto del ministro anche Enrico Mentana che su Instagram scrive: “Non è un fotomontaggio”. Tanti i commenti. C’è chi afferma: “Se si presentasse a scuola così gli darebbero 5 in condotta”. Un altro ricorda l’epoca della Prima Repubblica: “Io non dico di tornare ai tempi di Aldo Moro in abito in spiaggia, ma cavolo, sei un ministro della Repubblica e hai il dovere di essere dignitoso”.
C’è anche chi ironizza su una possibile dimenticanza del ministro: “Magari non aveva capito che non era via Teams”, scrive un utente. Qualcuno ricorda anche il Salvini del Papete. “Ero ferma ai cubi del Papete, con l’inno d’Italia sui cubi…e ora cosa sto vedendo”.
Non è la prima volta che a Lollobrigida capita di riscuotere qualche ironia per il look scelto. La scorsa estate infatti, sempre sui social, era stata presa di mira la sua foto assieme ad Andrea Giambruno fuori da un discount mentre erano in vacanza in Puglia. Anche quella volta in bermuda e con le buste della spesa tra le mani.
(da La Stampa)
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