Destra di Popolo.net

CHI VOTA PER IL PORTAFOGLIO E CHI PER DIFENDERE I DIRITTI

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

COME SI CAMBIA DA QUANDO SI HANNO LE PEZZE AL CULO A QUANDO SI E’ INTEGRATI E SI VUOLE CACCIARE INDIETRO QUELLI CHE OGGI SONO COME ERI TU IERI

Non commento la vittoria di Trump sulla Harris per una semplice ragione di coerenza: in un Paese normale Trump non sarebbe stato candidato alla Casa Bianca ma sarebbe da anni ospite di una Casa circondariale con diversi ergastoli sulle spalle. E in Paesi non democratici sarebbe già stato giustiziato con tutta la sua cricca di corruttori ed eversori.
Mi limito invece a un breve commento sulla composizione del voto di coloro che l’hanno votato, su cui si sono soffermati diversi media, sottolineando in primis che Trump ha vinto perchè ha parlato agli elettori dei loro interessi di portafoglio, mentre la Harris avrebbe perso perchè ha parlato di diritti.
Non solo, Trump avrebbe vinto facendo breccia nel voto degli hispanici e dei neri d’America, oggi integrati nel tessuto sociale a stelle e strisce. E’ un dato di fatto che oltre agli operai con livello basso di istruzione, siano aumentati i suoi consensi anche tra queste due categorie, interessate a “guadagnare di piu’.

Ipotesi tutta da verificare, visto che Trump rappresenta gli interessi del grande capitale finanziario Usa (e non l’ha mai nascosto). Liberi di illudersi, non costa nulla…
Ma è interessante un altro aspetto: hispanici e neri sarebbero preoccupati dal fenomeno dell’immigrazione, ovvero quello che hanno fatto loro negli anni passati.
Emigrare più o meno legalmente negli Usa, essere sfruttati, emarginati e ghettizzati, fino a costruirsi un futuro con un lavoro “quasi” normale (in ogni caso sottopagato). E dopo anni votano Trump per impedire ad altri come loro di fare lo stesso percorso, auspicando addirittura la loro cacciata.
Qualcuno parlerà giustamente di “guerra tra poveri”, ma nessuno ci vieta di definire il tutto una tipica espressione di lotta di classe tra chi è “arrivato” alla riva e assesta bastonate a chi nuota controcorrente per raggiungerla, affrancandosi dal un destino di povertà assoluta.
Mentre Musk dopo aver regalato a Trump 130 milioni per la campagna elettorale oggi, grazie al rialzo in borsa dei titoli Tesla (+14,38%), incassa 13 miliardi di dollari.
Mi ricorda quegli elettori del Nord che un tempo votavano Rifondazione fino a quando i sindacati nonfece loro raggiungere il riconoscimento dei loro diritti economici in fabbrica, per poi votare Lega ai tempi di Bossi al fine di garantirsi il portafoglio.
In questo mondo di stili borghesi, rivendico il diritto a votare per chi si batte per i diritti di tutti e non per chi vi invita a pensare solo al vostro portafoglio.
Tradotto: meglio perdere dalla parte giusta che vincere da quella sbagliata.

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VOGHERA, L’EX ASSESSORE LEGHISTA ADRIATICI SPARO’ PER UCCIDERE UN SENZATETTO. LA GIUDICE: “VA PROCESSATO PER OMICIDIO VOLONTARIO”

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

ERA CHIARO FIN DALL’INIZIO, MA QUALCHE TOGA SOVRANISTA LO VOLEVA DERUBRICARE A ECCESSO COLPOSO DI LEGITTIMA DIFESA

Sarà processato per omicidio volontario l’ex assessore leghista alla Sicurezza Adriano Adriatici che la sera del 20 luglio 2021 sparò e uccise Youns El Boussetaoui, il senzatetto marocchino morto poi in piazza Meardi a Voghera, la sera stessa.
La giudice di Pavia Valentina Nevoso ha trasferito gli atti del processo all’ex assessore alla Procura ritenendo che debba essere giudicato per omicidio volontario. Per la giudice, infatti, sbagliata l’imputazione di “eccesso colposo di legittima difesa”, formulata dalla Procura.
Ci sono «gravi, precisi e concordanti indizi di omicidio a carico di Adriatici quantomeno col dolo eventuale», ha detto la giudice leggendo una lunga ordinanza.
Sulla vicenda prese posizione anche il vicepremier leghista Matteo Salvini che disse: «Aspettiamo a condannare. La difesa, se così fosse, è sempre legittima».
Nel leggere l’ordinanza, la giudice ha più volte sottolineato che l’ex assessore leghista «ha accettato l’evento nefasto», cioè che El Boussetaoui potesse morire. «Non si può parlare di legittima difesa perché fu lui a creare ed accettare una situazione di pericolo», è la tesi della giudice che ha evidenziato anche come quella sera Adriatici agì da «privato cittadino» anche se, data la sua lunga esperienza di poliziotto, avrebbe dovuto immaginare che si sarebbe messo in una condizione di pericolo.
Dopo la lettura del verdetto, i genitori e i fratelli e le sorelle della vittima si sono abbracciati tra loro in lacrime e anche con gli avvocati di parte civile, Debora Piazza e Marco Romagnoli. Sempre la giudice: «Da ex poliziotto aveva tutti gli strumenti per valutare la situazione. Il dolo del reato è confermato anche dalla zona in cui il proiettile ha attinto la vittima: poteva sparare altrove, alle gambe».
I passaggi dell’ordinanza
E ancora, sempre nel leggere l’ordinanza la giudice Nevoso ha sottolineato che «L’aggressione non fu a sorpresa. La reazione di Younes era prevedibile. Adriatici ha mostrato un’arma carica e senza sicura, non è credibile un automatismo del dito sul grilletto». La tesi del Tribunale, nello spiegare i motivi che l’ha spinto a rinviare tutti gli atti in procura, è chiara: l’imputato ha «avuto un atteggiamento freddo verso la vittima, dopo aver esploso il colpo. Parlava al cellulare, andava avanti e indietro sulla scena del crimine mentre la vittima si lamentava». Younes era a terra, ferito dalla pallottola. Insomma, per la giudice l’intenzione di voler uccidere è palese. Da qui la richiesta di riformulare l’accusa in «omicidio volontario».
I fatti
È la sera del 20 luglio 2021 e al culmine di una lite Adriatici spara un colpo di pistola e uccide il senzatetto marocchino, che gravato da problemi mentali e dipendenze, aveva dato qualche problema in città. Nessuna telecamera ha ripreso con chiarezza quel momento ma Adriatici avrebbe seguito la vittima armato e con il colpo in canna. Un elemento che, per altro, si evincerebbe da un video che poi è stato trasmesso e finito agli atti. Elementi che fanno chiedere agli avvocati la riqualificazione del reato in omicidio volontario. Gli avvocati di Adriatici invocano invece la legittima difesa.
(da La Stampa)

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GLI AMERICANI HANNO LIBERATO UN CRIMINALE: CON IL RITORNO AL POTERE, IL TYCOON USERA’ IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA PER LICENZIARE I PROCURATORI CHE CONDUCONO I PROCEDIMENTI GIUDIZIARI NEI SUOI CONFRONTI E RIMANDARE QUALSIASI PROCESSO A DOPO IL 19 GENNAIO 2029, QUANDO AVRÀ LASCIATO LA CASA BIANCA

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

IN PIU’ THE DONALD HA L’ARMA DELL’“IMMUNITÀ ASSOLUTA” PER GLI ATTI COMPIUTI DA PRESIDENTE…DALLA CARTE SEGRETE A MAR-A-LAGO FINO ALL’ASSALTO AL CONGRESSO, TUTTI I FRONTI LEGALI APERTI

Donald Trump è di nuovo presidente degli Stati Uniti. Ma che fine faranno tutti i suoi guai giudiziari? Nelle prossime settimane il tycoon potrebbe doversi presentare di fronte al giudice di Manhattan che l’ha condannato nel processo penale collegato alla vicenda Stormy Daniels.
Il giudice Juan Merchan ha infatti accettato di spostare l’udienza a dopo le elezioni, esattamente al 26 novembre, in cui annuncerà la sentenza, che sulla carta potrebbe prevedere quattro anni di prigione, per i 34 capi di imputazione di falsificazione di documenti finanziari.
Ma la vittoria elettorale potrebbe cambiare completamente le cose e diventare la “carta uscita di prigione” per Trump, affermava nei giorni scorsi un’analista legale della Cnn sostenendo che una vittoria del tycoon avrebbe potuto insabbiare tutto.
E’ infatti attesa per il 12 novembre la decisione del giudice Merchan sul ricorso dei legali di Trump di annullare la condanna alla luce della decisione della Corte Suprema che ha concesso una parziale immunità all’ex presidente.
Nel caso che il giudice dovesse confermare la condanna del presidente eletto, gli avvocati di Trump chiederanno sicuramente un nuovo rinvio della sentenza, spingendo la questione nei prossimi mesi, con gli occhi fissi all’insediamento del 20 gennaio.
A parte questo processo concluso, Trump ne ha altri pendenti, sia statali che federali. Per quanto riguarda quelli federali, Trump ha detto più volte durante la campagna elettorale, denunciando l’utilizzo da parte dell’amministrazione democratica della giustizia come arma politica, che nel primo giorno di mandato “licenzierà in due secondi” Jack Smith, il procuratore federale che lo ha incriminato per le carte segrete trovate a Mar a Lago e per aver cercato di sovvertire i risultati elettorali del 2020.
In realtà, il presidente non può licenziare un procuratore speciale, ma dovrà farlo il ministro della Giustizia che sarà nominato da Trump, facendo poi cadere le accuse che erano state presentate. Ma una cosa è certa: il tycoon e i suoi alleati non hanno fatto mistero della volontà di attuare misure per “vendicarsi”
E oggi, subito dopo l’annuncio della vittoria di Trump, Mike Davis, che ha lavorato con il giudice della Corte Suprema Neil Gorsuch e si ritiene essere uno dei principali consiglieri legali del presidente eletto, ha provocatoriamente esortato Smith a “trovarsi un avvocato”, ventilando quindi la possibilità di azioni legali contro di lui.
In effetti la giudice federale della Florida, Aileen Cannon, nominata da Trump durante il suo primo mandato, ha archiviato il caso delle carte segrete che Trump ha portato via dalla Casa Bianca, rifiutandosi poi di consegnarle alle autorità fino alla clamorosa perquisizione dell’Fbi, ed ha definito la nomina di Smith come procuratore speciale “illegale”. Smith ha fatto ricorso contro questa sentenza.
Ma Trump deve fare i conti con un’altra incriminazione a livello statale, per i tentativi di interferenze elettorali in Georgia. L’amministrazione federale non avrebbe modo di intervenire sul corso di questo processo, ma la vittoria elettorale sicuramente metterà a rischio la prosecuzione di questo procedimento.
Anche perché non arriverà prima del 2025 la decisione della corte d’appello che potrebbe togliere il caso a Fani Willis, la procuratrice distrettuale democratica finita sotto inchiesta disciplinare per una sua relazione con uno dei suoi procuratori. Se il caso verrà tolto a Willis è molto difficile che un altro procuratore voglia prendersi un caso contro Trump che ormai sarà presidente in carica.
(da agenzie)

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“È ARRIVATO IL MOMENTO DI UNA VERA E PROPRIA RIVOLTA SOCIALE”: IL SEGRETARIO DELLA CGIL, MAURIZIO LANDINI, ALZA I TONI CONTRO IL GOVERNO

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

“LO SCIOPERO GENERALE DEL 29 NOVEMBRE NON È CHE L’INIZIO DI UNA BATTAGLIA PERCHÉ IL NOSTRO OBIETTIVO NON È SOLO CAMBIARE LA LEGGE DI BILANCIO, MA IL NOSTRO PAESE. AVANTI COSÌ NON SI PUÒ PIÙ ANDARE”

“Io credo che sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale perché avanti così non si può più andare”. Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario Cgil, parlando dello sciopero generale a margine della assemblea nazionale dei delegati a Milano. “Sarebbe utile che la politica si occupasse anche di questi temi: delle condizioni di vita e di lavoro delle persone” era stata la sua premessa. Landini ha spiegato che il sindacato lavora per cambiare la legge di bilancio, “perché il salario, la sanità, lo studio, la stabilità di vita delle persone deve tornare ad essere al centro della politica”.
Per Landini lo sciopero generale del 29 novembre “non è che l’inizio di una mobilitazione e di una battaglia perché il nostro obiettivo non è semplicemente migliorare o cambiare la legge di bilancio, il nostro obiettivo è cambiare e migliorare il nostro paese”.
Anche, ha aggiunto, “attraverso l’uso dei referendum” perché “pensiamo che per difendere la libertà di esistere di chi per vivere ha bisogno di lavorare le persone debbono avere dei diritti”.
(da agenzie)

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L’INCUBO DELL’EUROPA SI MATERIALIZZA COL RITORNO DI TRUMP ALLA CASA BIANCA: LE TENSIONI COMMERCIALI POTREBBERO FAR RIESPLODERE LA GUERRA DEI DAZI

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

IL DISIMPEGNO AMERICANO IN UCRAINA LASCERÀ L’UE DA SOLA A SOSTENERE KIEV, UN PASSO INDIETRO USA NELLE POLITICHE CLIMATICHE MINACCERÀ L’ATTUAZIONE DEL GREEN DEAL… BRUXELLES STUDIA LE CONTROMOSSE: “ORA E’ IL MOMENTO DI RIPRENDERE IN MANO IL NOSTRO DESTINO” …ORBAN E IL FRONTE SOVRANISTA CELEBRANO IL RITORNO DI TRUMP

L’Europa si è svegliata nel più temuto degli incubi: un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con tutto ciò che questo comporterà nelle relazioni transatlantiche. Nuove tensioni commerciali che potrebbero far riesplodere la guerra dei dazi, un possibile disimpegno americano in Ucraina che lascerà l’Ue da sola a sostenere Kiev, un passo indietro americano nelle politiche climatiche che minaccerà l’attuazione del Green Deal, solo per citare tre tra i principali dossier sui quali Bruxelles sta studiando le contromosse attraverso un gruppo di lavoro ad hoc – ribattezzato “Task Force Trump” – istituito dalla Commissione europea.
Eppure anche in Europa c’è chi festeggia per i risultati che arrivano dall’altra parte dell’oceano. Tra i leader, il primo è stato, come previsto, Viktor Orban. Il premier ungherese, che non ha mai nascosto le sue simpatie trumpiane, all’alba di questa mattina ha postato su Facebook una sua fotografia davanti a uno schermo con i risultati ancora provvisori: «Buongiorno Ungheria! Sulla strada verso una grande vittoria». Per poi aggiungere, sul social X, che questa è «una vittoria estremamente necessaria per il mondo».
Seppur scontata, la presa di posizione di Orban assume particolare rilievo perché in questo semestre la sua Ungheria guida la presidenza di turno dell’Unione europea e poi perché da domani gli altri 26 leader Ue saranno suoi ospiti a Budapest per la riunione informale del Consiglio europeo, che sarà preceduta da vertice della Comunità politica europea con tutti gli altri rappresentanti dei governi europei extra-Ue. Ed è proprio nella capitale ungherese che i capi di Stato e di governo dell’Unione avranno la prima discussione sul risultato delle elezioni americane e sulle possibili contromosse.
«Ora è arrivato il momento di riprendere in mano il nostro destino» è il comun denominatore nelle prime reazioni che arrivano dagli esponenti politici europei. «L’Europa deve svegliarsi e assumere il suo ruolo di potenza» dice la socialista francese Aurore Lalucq, presidente della commissione Affari economici del Parlamento europeo. «Ho paura per l’Ucraina» ammette l’eurodeputata tedesca dei Verdi, Anna Cavazzini, che guida la commissione Mercato Interno. «L’Europa conta sempre meno per l’America – si chiede l’ex ministra francese Nathalie Loiseau, oggi eurodeputata liberale? – Vuol dire che dovrà contare sempre di più su se stessa. Unita sceglierà il suo destino, divisa lo subirebbe».
Ma la vera sfida per rispondere a questa “sveglia” è proprio quella dell’unità. Detto di Orban, che resta fieramente al fianco di Donald Trump, la pattuglia che segue la sua linea è nutrita. Il fronte dei sovranisti europei sta festeggiando in modo compatto i risultati che arrivano dagli Stati Uniti: dai tedeschi di Afd agli olandesi del Partito della Libertà di Geert Wilders, alleati della Lega nel gruppo dei Patrioti, fino all’ex premier sloveno Janez Jansa, il cui partito è ancora membro del Ppe, e gli spagnoli di Vox. Ma a celebrare il ritorno di Trump alla Casa Bianca ci sono anche molti Conservatori, la famiglia politica europea presieduta da Giorgia Meloni di cui fa parte Fratelli d’Italia, che questa notte si sono radunati in un hotel di Bruxelles per seguire i risultati.
(da Il Fatto Quotidiano)

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CHI È IL PIÙ TRUMPIANO DEL REAME? SALVINI RIVENDICA DI ESSERE STATO DA SEMPRE IL FAN NUMERO UNO DEL TYCOON IN ITALIA. ALLA FACCIA DELLA MELONI, CHE SI FACEVA DARE I BACETTI SULLA CAPOCCIA BIONDA DA BIDEN

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

LA DUCETTA CORRE SUBITO A RIPOSIZIONARSI: “CONGRATULAZIONI A TRUMP, ITALIA E STATI UNITI SONO LEGATE DA UN’ALLEANZA INCROLLABILE”… LA PREMIER PER “COPRIRSI” DOVRÀ RINNEGARE “SLEEPY JOE” E SPOSTARSI ANCORA PIÙ A DESTRA

Non ha fatto in tempo a vincere Trump e ad autoproclamarsi 47esimo presidente degli Stati Uniti che nel centrodestra italiano è partita la corsa a riposizionarsi. Con la premier Meloni che parla di “alleanza incrollabile” e il vicepremier Salvini che puntualizza: “Unico a sostenerlo”. Più equilibrata Forza Italia che – attraverso il ministro degli Esteri Tajani assicura: “Lavoreremo bene con Trump come abbiamo lavorato bene con Biden”.
I primi e più sinceri a esultare sono i leghisti. Da Salvini a Borghi a Crippa, quello del Carroccio è un unico grido di giubilo. “Lotta all’immigrazione clandestina e taglio delle tasse, radici cristiane e ritorno alla pace, libertà di pensiero e no ai processi politici. Anche negli Usa vincono buonsenso, passione e futuro! Buon lavoro, Presidente Donald Trump”, scrive sui social il leader e vicepremier Salvini. Per poi ribadire. “Che gioia, che vittoria, giornata storica”
Parole che dimostrano come sia già partita la corsa a dimostrarsi l’amico e alleato più fedele del neo presidente americano. Tanto che è lo stesso segretario a ribadire: “Sono ben contento di essere stato se non l’unico uno dei pochissimi in Italia che da tempo non ha mai nascosto la preferenza”.
Tra le forze del centrodestra erano tutti d’accordo? “Penso che altri anche nel centrodestra la pensassero in maniera diversa, così come su altri temi di politica europea” ma “ciò non intacca minimamente l’azione del governo”, ha dichiarato.
Giorgia Meloni è tra i primi leader mondiali a congratularsi (dopo Orban e Macron). “A nome mio e del Governo italiano, le più sincere congratulazioni al Presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump – scrive sui social – . Italia e Stati Uniti sono Nazioni ‘sorelle’, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Buon lavoro Presidente”.
Più pragmatica la posizione di Forza Italia. Per il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani l’elezione di Trump “darà stabilità agli Usa, un nostro grande partner”. “Io non vedo problemi per l’elezione di Trump, anzi credo che lui abbia una naturale simpatia per l’Italia” e “come abbiamo lavorato bene” con le precedenti amministrazioni “sono convinto che lavoreremo bene con la nuova amministrazione” del tycoon.
(da agenzie)

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LA NAVE LIBRA NAVIGA VERSO L’ALBANIA CON 8 MIGRANTI A BORDO (LA META’ DELLA PRIMA VOLTA): FALLITO IL RASTRELLAMENTO CHE AVREBBE DOVUTO RAGGIUNGERE QUOTA 40 PERSONE (NON LI HANNO TROVATI)

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

COLPISCE IL NUMERO INSIGNIFICANTE DI NAUFRAGHI MENTRE A LAMPEDUSA NEGLI STESSI GIORNI CI SONO STATI OLTRE MILLE ARRIVI

Fallito anche il tentativo del governo Meloni di radunare un gruppo più numeroso di persone da trasferire in Albania. La nave Libra è in navigazione verso il porto di Shengjin con otto migranti a bordo, la metà della prima volta. Secondo le intenzioni dell’esecutivo la.nave avrebbe dovuto attendere fino a recuperare almeno 30-40 persone ma dopo due giorni aspettare ancora con delle persone a bordo sarebbe stato un abuso impossibile da giustificare.
L’arrivo del pattugliatore della Marina militare è previsto per la mattinata di domani, giovedì 7 novembre. I migranti sono stati intercettati e soccorsi lunedì scorso in acque internazionali a sud di Lampedusa dalle autorità italiane. I migranti saranno portati prima nell’hotspot di Schengjin, dove saranno definite le procedure di identificazione, e poi quelli che verranno sottoposti al trattenimento, saranno trasferiti nel centro di Gjader per il rimpatrio.
«Colpisce vedere che la seconda operazione Albania parte con un numero veramente insignificante di naufraghi mentre a Lampedusa negli stessi giorni ci sono stati oltre mille arrivi e senza che nessuna delle problematiche giuridiche che sono state sollevate dai tribunali italiani abbia trovato soluzione.- afferma Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste –
Sia il tribunale di Catania che quello di Roma, pur nella diversità delle decisioni (disapplicazione della legge interna o rinvio alla Corte di Giustizia) hanno affermato lo stesso principio ovvero che la decisione del governo di dichiarare alcuni paesi di origine sicuri sicuri per legge non solleva i giudici dall’obbligo di verificare in concreto se lo sono per quelle specifiche persone che chiedono asilo».
(da La Stampa)

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INTERVISTA A ROSARIO VENTURA “FACCIO IL CAPOTRENO, NON SONO UNO SCERIFFO. SBAGLIATO ASSOCIARE VIOLENTI E STRANIERI”

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

PARLA IL CAPOTRENO CHE E’ STATO ACCOLTELLATO A GENOVA

«A parte le ferite sto bene, l’importante è quello; possiamo raccontarlo, quindi è andata bene così». Rosario Ventura, 44 anni genovese, controllore di Trenitalia aggredito lunedì a coltellate mentre era in servizio su un treno regionale alla stazione di Rivarolo da due passeggeri senza biglietto, ha una vistosa fasciatura tra il gomito e la spalla a coprire una ventina di punti di sutura e ancora il segno livido in fronte di una testata ricevuta.
Dopo la paura il peggio è passato ma esattamente 24 ore prima Rosario era sdraiato a terra su un binario della stazione ferroviaria di Rivarolo, a Genova, dopo aver ricevuto almeno tre coltellate, oltre a calci, schiaffi e sputi, da due aggressori giovanissimi ai quali stava controllando il biglietto del treno: il 21enne che ha materialmente sferrato i colpi e una ragazza di 16 anni, già denunciata. «Pensavo mi avesse preso solo di striscio – racconta – e che la giacca avesse attutito il colpo ma poi ho tolto la camicia, perdevo sangue dalla manica e lì hanno cominciato a cedere le gambe, ma sono sempre rimasto cosciente».
Ci racconta com’è andata?
«Ero appena entrato in servizio, stavo controllando i biglietti. La coppia è salita a Sampierdarena, diretta a Bolzaneto; era l’ora dell’uscita dalle scuole, con tanti ragazzi. Mi hanno detto che non avevano intenzione di pagare. Gli ho detto di scendere e loro: “Chiama pure la polizia, fai come vuoi”. La gente attorno si iniziava a lamentare. Con un’altra collega abbiamo valutato di farli scendere».
Da lì è nata la discussione.
«Nel diverbio la ragazza mi ha dato un calcio alla schiena e mi ha sputato addosso. Il ventenne ha a sua volta sputato ad una passeggera, mi sono girato per vedere come stava e lui mi ha dato una testata. Poi ho visto che metteva una mano in tasca e ho capito. Mi sono girato e mi ha colpito sul lato sinistro».
Quello di Genova è stato l’ennesimo caso di aggressione ai danni del personale viaggiante del trasporto ferroviario. Le era mai successo nulla di simile?
«No, non con coltello, qualche collega si è preso insulti o sputi in servizio. Ma mai coltellate. Con me avevo il manganello ma non l’ho usato. Anche chiedere i biglietti fa parte del mestiere, lo devi fare. E ai due ragazzi avevo chiesto 1,60 euro, neanche la multa intera da 51,60».
E sulla sicurezza, c’è bisogno di fare di più?
«Non mi esprimo. Io faccio il mio lavoro e l’ho sempre fatto fin dove posso arrivare, senza fare l’Highlander, perché sceriffi non ne esistono, altrimenti è inutile. Tornerò dopo la guarigione a fare il capotreno, il ruolo che mi è sempre piaciuto».

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I CONTI NON TORNANO: LA MANOVRA DEL GOVERNO MELONI VIENE BOCCIATA SENZA APPELLO. BANKITALIA GELA GIORGETTI: GLI OBIETTIVI DI UNA CRESCITA DELL’1% NEL 2024 E DELL’1,2% NEL 2025 SONO MIRAGGI

Novembre 6th, 2024 Riccardo Fucile

E BACCHETTA IL GOVERNO PER LA SFORBICIATA SULLE DETRAZIONI FISCALI: “METTE A RISCHIO L’EQUITÀ FISCALE” ,,, LA CORTE DEI CONTI CRITICA I TAGLI LINEARI A MINISTERI E ENTI LOCALI: “SAREBBE NECESSARIA UNA SELEZIONE DEGLI INTERVENTI…”… LA MANCANZA DI RISORSE PER AUMENTARE IL PERSONALE DELLA SANITÀ

Un’economia senza slancio mette a rischio i conti pubblici. È quanto emerge dalla seconda giornata di audizioni parlamentari sulla manovra. Gli obiettivi del governo di una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,2% il prossimo sembrano ormai archiviati. Lo notano Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio. Anche Istat parla di «battuta d’arresto» del Pil nel terzo trimestre. E di mancanza di segnali positivi dal «clima di fiducia» misurato in ottobre.
E poiché la terza manovra del governo Meloni contiene «misure restrittive», come ammette il presidente del Cnel Renato Brunetta, proprio perché «figlia del Psb», il Piano di riduzione di deficit e debito, «servono scelte importanti» sulla spesa, insiste la Corte dei Conti. Per i giudici contabili «il quadro resta difficile». I tagli di spesa incidono sulla carne viva di famiglie, lavoratori, pensionati, imprese.
Bocciati dunque i tagli lineari, la spending review miliardaria del governo che non sceglie, ma fa solo cassa su ministeri ed enti locali tirando una riga. «Sarebbe necessaria una selezione degli interventi», prosegue la Corte. E invece «mancano indicazioni di come si traduca in una revisione dei servizi offerti ai cittadini».
La situazione appare grave in particolare per la sanità, unico settore tra l’altro a registrare un aumento di spesa. Alla fine del triennio, nel 2027, risalirà al livello del pre-Covid, il 6,4% del Pil, pari a 152 miliardi. Insufficiente perché non tiene conto delle assunzioni indispensabili ad evitare un crollo del sistema.
Bankitalia sostiene che nei prossimi dieci anni servono il 30% di medici in più e il 14% di infermieri extra rispetto al 2022. In pratica, oltre 50 mila medici e 24 mila infermieri per rimpiazzare i pensionati. Altri 20 mila infermieri e 6.300 operatori sanitari solo per far fronte alla medicina del territorio, prevista dal Pnrr.
Il presidente dell’Istat Francesco Maria Chelli dà i contorni dell’emergenza: l’anno scorso le famiglie hanno speso 40,6 miliardi per curarsi e quanti rinunciano alle cure sono il 7,6% dal 6,3% del 2019. Ecco che gli aumenti sulla sanità previsti dal governo Meloni sono «solo una risposta parziale», insiste la Corte dei Conti.
L’altro elemento critico risiede nel comparto fiscale, il cuore della manovra. La conferma in modo strutturale del taglio del cuneo e dell’Irpef – insieme valgono quasi 18 miliardi su 30 di legge di bilancio – è apprezzata da tutti. «Viene eliminata una fonte di incertezza», commenta Bankitalia.
Tuttavia i due interventi si sommano ai nuovi creando non solo «un sistema di tassazione né più semplice né più trasparente », nota Bankitalia. Ma oltre alla complessità, cresce la disparità, per il tetto alle detrazioni sopra i 75 mila euro: «Equità a rischio». Per Upb «le misure fiscali sono poco intellegibili».
Soprattutto si «ampliano le differenze»: a parità di reddito, fino a 50 mila euro, un lavoratore dipendente prende di più del pensionato e dell’autonomo. Avviene perché il governo ha trasformato il vecchio taglio del cuneo in un bonus fino a 20 mila euro e in una detrazione tra 20 mila e 40 mila euro.
L’operazione poi di trasformazione del taglio al cuneo da contributivo a fiscale non pare essere neutrale. L’Istat calcola in 2,4 milioni i beneficiari aggiuntivi: lavoratori dipendenti dai 35 ai 40 mila euro di reddito (prenderanno 576 euro annui in media). Il totale della platea sale così a 17,4 milioni. Ma in 500 mila perderanno tutto perché il governo è passato dal considerare il reddito Irpef al reddito complessivo.
Secondo Upb questa fascia di “perdenti” totali è più ristretta: 310 mila (rinunciano in media a 771 euro annui). A questi vanno aggiunti i “perdenti” parziali che nel riconteggio rinunciano a 380 euro all’anno e sono 805 mila. In totale, per Upb, siamo a un milione e 115 mila persone “svantaggiate” in tutto o in parte sul 2024. La platea è più alta della stima Istat: 18,8 milioni (con 3,7 milioni nuovi).
(da agenzie)

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